venerdì 31 dicembre 2010

Milone

Buon anno, Milone! Non sarà molto diverso da quello trascorso, perché se devi continuare la scalata al Milione - dal Sig. Bonaventura a Gerry Scotti, al Credem'a me, è lo slogan nazional-popolare - non potrai che ripeterti.
Ho appena finito di parlare con una bella ragazza, con qualche tratto di trascuratezza, che passerà la fine e il principio ( sic! )con la sua gatta e che non sa se la roulette della vita le consentirà di cogliere una simultanea magia. C'è chi punta, ripunta, spera nella combinazione vincente, senza credere in altro e, eventualmente, accontentandosi di questa.
Auguri a tutti gli amici del giaguaro, moderna stirpe servile, a chi, per essere "in", si infile in tutte le morse più costrittive, si traveste in tutte le fogge, coglie l'attimo che, siccome è breve, va ricolto in continuazione, non essendo capace di offrire un'autentica soddisfazione. Auguri perché, miscelandosi con gli arcana imperii, possano gustare i rarefatti sentori di quella vita che, non essendoci, è per questo agognata e, paradossalmente, rimpianta.
Una nuova stagione di spettacolo sta per cominciare. Auguri a tutti noi!

mercoledì 29 dicembre 2010

Milone

Sono tornate di moda le berrette di lana e i cappellini di feltro, stile liberty. Le signore ne beneficiano, le ragazze meno. Mancano ancora le velette. Qualche ragazza, in maschera simil-operaia - in realtà sono( pseudo )intellettuali che se ne guarderebbero bene - porta il bertocco della nonna con ricami all'uncinetto. E' l'Italia dei telefoni bianchi che si riattrezza. Il Paese della bipartizione fra le due Chiese, dopo la caduta dei miti e del Muro, è diventato il Paese del Nord e del Sud ( lo era già )e anche altri aspetti iconografici riemergono, come se niente fosse stato. L'unica Entità che, mutando, si conferma ( oltre alla Chiesa cattolica ) è il Credem'a me.

Milone

Mi sto godendo, caro Milone, il silenzio sepolcrale dei locali vuoti, contrastato solo dall'uniforme ronfio dei sifoni che portano nelle nostre arterie l'acqua del
riscaldamento. Sono entrati solo due camusi, addetti alle pulizie ed il nostro postino indio-peruviano. Gli sparuti clienti rimasti si rivoltolano nelle coperte. Dopo la prima colazione, una scorsa al giornale, dove leggeranno, per riempitivo, del prossimo attentato a Fini nel paesello di fra' Giuseppe e poi, prima di colazione, faranno un salto in banca. Credo che qualcuno si sia tenuto i soldi da parte per portarceli durante la settimana bianca degli altri e sentirsi meno soli.
Forse è proprio per questo vuoto angosciante, improvvisamente deprivato di proattività, che qualche abraso neuronale s'inventa disordini, disservizi teorici e attiva la fileira spionistico-organizzativa.
Mirandolina faceva, all'occasione, le sue "confidenze" a Sior Todaro e così lo coinvolgeva. Non aveva capito che il suo compito era di risolverglieli i problemi, non di crearglieli.

Milone

Ti dicevo, Milone, che in questa azienda i diritti sindacali - dei lavoratori, non dei sindacalisti - non sono riconosciuti e la plebe, apparentemente, non se ne adonta. Le dieci ore di assemblea all'anno, senza crumiri itineranti, non vengono usufruite. Certamente per non interrompere la servile catena di montaggio, con metronomo umano senza inquadramento e obblighi connessi, ma anche, ritengo, per non permettere un'espressione meno che conformistica da parte degli imprudenti e coraggiosi partecipanti.
Anche se molti non verrebbero, se la assemblee fossero tenute per piazza, sono convinto che ne verrebbe fuori un quadro problematico e non più idilliaco della realtà, Credem'a me.
In due anni non ho visto un volantinaggio, un aggiornamento, un voto sullo stato di una qualche trattativa, di cui per altro si legge sul bollettino parrocchiale, fino al rapido ed ineluttabile precipitare dove "paron" vuole..
Ora sembra che, per dare una parvenza di pluralismo al regime, stia infilando il muso in casa - come fanno i cani nelle adiacenze vestibolari dominicali - un'altra timida aspirante. Ironia del destino, le due pretendenti, le chiameremo per il momento, la moglie e l'amante, sono l'anagramma l'una dell'altra e hanno stretto uno strumentale patto di collaborazione, non presentando caratteristiche molto diverse fra di loro.
Come in ogni regime, il pluralismo di facciata non deve mancare, salvo non contare niente perché senza base di consenso.
E' però possibile che l'opposizione nasca all'interno del regime stesso, non alterandone la natura antidemocratica, ma offrendo una bifocalità di rappresentazione.
P.S.
Va pur detto, mon cher ami, che, se anziché al Credem'a me, fossi finito alla Pop. Milano, per esempio, avrei dovuto constatare altrettali e vischiose difficoltà ed altrettanto impegnativo sarebbe stato dire la mia. Lo avrei fatto in assemblea e con ogni strumento agibile, pur non aspettandomi grandi esiti dalla nostra compromissoria categoria, che, non essendo né carne, né pesce, aspira "all'eccellenza" e, sapendo di non poterla conseguire, ripiega facilmente su qualche beneficio accessorio.
Per altro, alla Pop. dell'Etruria, il rappresentante sindacale e dirigente territoriale aziendale appartiene alla CGIL.
Io, che lavoro in azienda e per il sindacato, non appartengo a nessuno.
Forse è solo un gioco, che può diventare pericoloso per la fantasiosa indulgenza che troppi dimostrano nel credere alle trame ed alle cospirazioni e, per colmo di dabbenaggine, nel credersene protagonisti.

sabato 25 dicembre 2010

Milone

Oggi potevamo tranquillamente chiudere. A parte qualche solitario e qualche commerciante all'ingrosso che ha chiuso i magazzini, nessuno fa capolino in banca. Imbarcati, direttamente alla porta delle scuole, i figlioli non ancora autonomi, le famiglie si sono trasferite verso le località sciistiche. E' il genetliaco di una partenogenesi, simbiosi di simboli potenti, che coinvolgono anche gli agnostici e che ci fanno percorrere a ritroso e in pastis, tappe di una non lineare evoluzione autocertificata.

Milone

Oggi, alle 18,30 - diretta su Sky e La 7 - presso il bar Zanarini-Zanetti, si terrà il party iconografico del "nuovo" Bologna f.c., targato Segrafedo-Zanetti, con la regia finanziaria di Intermedia. Fioccheranno gli auguri "a te e Consorte". Sul lato opposto della piazzetta, in locali messi a disposizione dalla Banca di Bologna, si terrà un mini CDA dell'uno+undici. A parodiare il tutto, Lucio Dalla, con movenze da primate spellacchiato al buffet, in attesa di dedicare un mese di concerti - a pagamento - al mito pedatorio cittadino e Gianni Morandi, Presidente onorario, dietro versamento di 500.000,00 euro.
Considerando che il re del caffè ( altrui )subentra con un impegno diluito al 35%, subito dopo aver spogliato l'insolvente Porcedda di un albergo periziato per 11.000.000,00 di euro - mentre il debito era di 6,6 - ed il pasticcione Menarini di appartamenti, capannoni e garages e che già si annunciano cessioni di giocatori appena ingaggiati, è lecito dedurne che la sua impresa inizi senza esborso effettivo di capitali.
Banca di Bologna sarà la banca della società sportiva e la supporterà ( pubblicizzata ) in ogni sua iniziativa. La Banca di Bologna è sinonimo di Pierferdinando Casini e del suo partitino clientelare. Rapidissima evoluzione ( apparente ) da Cassa Rurale ed Artigiana che era.
Ci sarà anche il Presidente degli azionisti poveri ( 100 euro )Maurizio Cevenini, fermato da un ictus nella sua corsa a Sindaco.
Tutto per Amore, dichiarano.
Come noi, nel nostro ambito, per Passione e Responsabilità.
Senza mischiare valori, sentimenti ed aree di interessi.
Altrimenti, la Max Mara's family avrebbe perso una occasione.

Milone

Caro Milone,
è passato un altro anno della nostra formazione da seminario Credem'a me. Le dieci ore individuali che il contratto di lavoro riserva alla non interferita discussione delle tematiche professionali ed ambientali non sono state ( mai ) utilizzate., tanto che i piu ( come i morti ) non ne sospettano neppure l'esistenza. In compenso, ben più di dieci ore ( fuori orario ) sono state dedicate alla propaganda di regime, puntellata dalla spicciativa vigilanza dei suoi delegati "a credenza", cioè senza responsabilità.
In questo periodo, i gestori, versione Babbo Natale, fanno le consegne a domicilio dei gadget, dopo aver sostituito i filippini e i cingalesi nelle incombenze finanziarie delle famiglie che ci danno da mangiare. Non esiste il premio di produttività, sostituito, discrezionalmente ed al ribasso, dagli ad personam. Dei sindacati, desiosi di SAS, tracce sparse come l'albumina nelle urine. Meglio così, di questi campioni è bene fare a meno ed affidarsi al Foro interiore.
Di auguri non mi sento di farne, tranne che al buon Sulati, costretto a recitare come da copione ed al quale, come da copione correttamente interpretato da trent'anni, ho risposto.
A tutti gli altri, un cordiale: incapponitevi!

Milone

Riepilogando: il back office si fa dopo ( il front office ), ma se il tempo ordinario di lavoro non lo consente, buona grazia se lo incastro fra le mene susseguentisi. Capisco l'ira repressa di chi, più che per passione ( sic! )e responsabilità, fa le cose per forza, ma un po' d'aplomb, Credem'a me.

Milone

Sulle ali dell'Amore, i miei valenti colleghi planano su Parigi, nei fine settimana e poi ci restano per l'inagibilità delle piste. In più, essendo voli ed amori low-cost, non sono previsti servizi sostitutivi, in affitto, dei quali usufruì un po' di anni fa, quando approdai ad Orly con l'Air Tunisie, noleggiata per i suoi clienti da Air France.
Così, per un'indeterminazione circa le ferie, i suoi tempi e l'incastro con ogni altra specie di latitanza, per la lagnanza di un RDE senza galloni ( che aveva sofferto dello stesso inconveniente ), per l'intervento di una RDO frettolosa, per un cupio serviendi riflesso, ma privo di riflessione, si devono leggere amene baggianate sulla posta elettronica, mentre la passione e l'irresponsabilità turistico sentimentale provocano disservizi che il caso provvede fortunosamente a sanare. Credem'a me.

Milone

Milone, il 60% dell'organico preme alle bussole. intravedo anche il mio frate-guardiano, Giuseppe d'Andria, uno dei più importanti teologi aziendali. Stupito e scandalizzato, chiedo alla prima avventrice la ragione di tanta apparente irresponsabilità ed ella, soavemente e con consumato mestiere, mi giustifica l'avanti-indietro con la consegna delle agende e dei calendari per i bambini dei clienti.
La RDO-AR30 occupa il salottino di lato, a fronte della mia postazione. E' sola e sposta le pedine sul computer, nell'aziendale gioco degli scacchi. Ogni tanto sorride e parla felice, fissando lo schermo. Che sia in video-conferenza? Mi accorgo che da un orecchio le pende un filo: si consulta o parla con il fidanzato. Tutto insieme, proattivamente.
Donde provengo, aziendalmente parlando, i caratteri e le espressioni erano molteplici: i cloni dei miei attuali colleghi c'erano, eccome, ma l'ecosistema era estremamente vario. E' vero che la gestione non era per piccoli gruppi, come si fa qui, per conformare chi vi è ospitato, ma una simile uniformità era impensabile. A dire il vero, anche gli azionisti erano un esercito e non una piccola conventicola di interessi. Basta poco per dirsi S.P.A., Credem'a me.

martedì 14 dicembre 2010

Milone

Impazza, per me improvvisamente, il manicomio dei gadget natalizi. Anche noi non ci esimiamo dall'ansia del presente inutile e banale, tarandolo sulle qualità reddituali dei diversi destinatari. I più facoltosi ne riceveranno quanti ne può contenere un magazzino e ne butteranno via una gran parte; li daranno ai bambini piccoli, ancora analfabeti, ma già con l'istitutrice che parla inglese, che provvederanno a farli a pezzettini. I meno peggio, saranno riciclati ai dipendenti - da noi esclusi in prima battuta - come un tempo i vestiti smessi. Il diuturno allenamento ginnico si esercita ora dalle postazioni di lavoro all'improvvisato deposito delle agende e dei calendari formato tabloid, trasparenti sulle due facciate. Devono essere calendari estivi. L'importante è adempiere al rito maniacale, mostrarsi non solo memori, ma devoti e proni. Probabilmente, un comportamento omissivo della consolidata tradizione non sarebbe neanche notato e tutto si esurisce all'interno dell'anima anelante.
Purtroppo, anche in famiglia et similia, imperversa lo stesso tsunami: dal cappone - già castrato all'uopo di essere definitivamente sacrificato nella ricorrenza di una nascita, propedeutica ad un altro sacrificio finalizzato ..e poi dicono che le culture evolvono..- ai certosini, alle riunioni prenatalizie per lo scambio di regali, fino all'apoteosi spendereccia per figli e nipoti. Maestre gioiose di cerimonie sono le donne che, prese come sono dall'ansia di perfezionismo, delegano una serie incrementantesi di incombenze logistiche e di trasporto, facendosi direttoriaramente sostituire. Dev'essere un destino.
Telefona la Galotti: "c'è il dottor Loviso?"; "no, è in ferie"; "quando ritorna?"; "immagino, la settimana prossima"; - pensa, caro Milone, quanto levecchie tare gravano ancora su di me - "non è possibile, giovedì ha appuntamento con noi"; "mi informo".
Torna domani.
Ciao, Milone.

Milone

Il saloncino è deserto e, con i suoi tappeti al suolo, sembra una dimora beduina. Scorrendo lungo gli ambiti professionali, intravedo una scenografia progressiva e cangiante, incasellata nelle finestrelle successive. Taluni, soli, sembrano ipnotizzati dal videoterminale, talaltri si intrattengono con gli ultimi avventori.
Il sistema delle camerette in progressione lungo i corridoi o dei semplici paraventi era in uso, fin dall'antichità, per l'esercizio di altre lucrose attività. La stilista ci ha preso per caso, o, sapendolo, si è divertita a produrne una costosissima copia?

Milone

Buongiorno vecchio mio e bene alzato.
Oggi occupo la cella di un collega dedito alle imprese, che sta smaltendo le sue ferie come i grassi superflui alla salute dell'organismo aziendale. Sono all'estremo opposto del corridoio carcerario ideato da Gae Aulenti per le maestranze Credem'a me. Sento in lontananza la voce monocorde, come quella di una segreteria telefonica, del nostro capostazione di Aversa che chiede di me, sospettando che anche oggi sia arrivato in ritardo, anche se questa mattina sono sfuggito al suo controllo, perché in ritardo è arrivato lui. Non passano venti secondi che, come atteso, inquadro la sua testa nella finestra che dà sul corso laterale al CIM: controlla con un solo sguardo, chiede conferma di quello che già sa, ringrazia e saluta. Sempre le stesse parole, come "il pranzo è servito" degli attori esordienti. Saltellando da un posto all'altro, manteniamo coperte le posizioni, come i mezzi busti della R.A.I. durante la prima Repubblica, o come i manichini che il papà di mio cognato, già bon vivant, corridore delle Mille Miglia, metteva nel letto della casa di campagna per ingannare l'indaffaratissima consorte, vera architrave anche economica della famiglia ed uscire dalla finestra, per recarsi a far visita a qualche succulenta contadinotta.
Così inganniamo il nostro Super-io, aziendalmente orientato, e cerchiamo di insinuarne uno conforme agli educandi collaboratori. Ma, sapendo che le costrizioni interiorizzate si trasformano in nevrosi - e quanti sintomi e prodromi se ne avvertono d'intorno - continuerò a far conto di essere a teatro, casomai all'Arena del Sole che celebra i suoi duecento anni, i primi centocinquanta dei quali, dedicati all'intrattenimento diurno del popolo, che assisteva agli spettacoli masticando una crescente con la cipolla e commentava le vicende a viva voce, interagendo con gli attori. Nell'Arena indistinta, si mischiavano grossolanità e riservate e modeste finezze, che non avevano altra possibilità di contemplazione e di espressione.
Deve essere l'ora del libero passeggio nel corridoio della nostra San Quintino, perché un altro detenuto nei box sbuca lungo il camminamento e dice la sua su questa mia.
Ci sentiamo.

Milone

Mio caro Milone, non mi giungono notizie di interessamento della Famiglia all'acquisto dello spellacchiato Bologna f.c., da cui anche un Porcedda qualunque può pensare di spillar quattrini. La nostra è una realtà provinciale, come ha avuto la spudoratezza di sottolineare - proprio lui - ma l'affermazione è fondata, tanto è vero che, non appena si esula dalla contabilità domestica, si subiscono le scorribande di ogni sorta di avventurieri.
Ho l'impressione che anche nell'ambito delle aziende sia ancora sedimentata una mentalità premoderna e asindacale che per tutelare la propria bottega trascura le possibilità dei supermerket. Vige ancora l'economia dei piccoli feudi, dei piccoli castelli che costellano, restaurati, ogni sperduto e ridotto territorio. Da ciò l'inevitabile e "necessaria" mentalità cortigiana. ma di questa, se ne avrò estro e convinzione, ti riferirò poi.
Non so se intenzionalmente - credo di sì - o per precipitato di una miscela di elementi, il ruolo che ricopre il sindacato compatibile, esemplificativamente presso il Credem, sia riassumibile così:
la fase delicata dell'azione sindacale nasce quando bisogna determinare il valore della funzione economica rispetto all'utilità aziendale ed assegnare a ciascuna raltà produttiva, una zona, la più ampia possibile, di movimento e di sviluppo. La facoltà di giudicare in questo campo spetta esclusivamente al Credem, inteso come Ente di governo e non più - anzi, qui mai - ai sindacati o associazioni professionali che siano.
Gli scopi di governo del Credem vengono tutelati dai suoi organi esecutivi, coesi e orizzontali, molti dei quali privi di attribuzioni formali - vedi l'acronimicità della gerarchia di fatto, a confondere ed esemplificare ( sic! ).
I sindacati, se vogliono avere un diritto - limitatissimo - di cittadinanza, devono subordinarsi e ricevere una missione regolamentare ben definita, in forza della quale essi divengono degli organi para-aziendali. Ma il Credem, con ciò, non aliena da sé la propria sovranità, in quanto, in un ambito regolamentare, i sindacati non rivestono carattere di autonomia e non sono altro che dei mezzi per la disciplina economica e produttiva dell'azienda. Il modello Credem'a me ha realizzato lo svuotamento dei sindacati nell'azienda e la loro trasformazione in organi amministrativi, distaccati dai lavoratori ed irresponsabili. Anche se questi organi continueranno a sviluppare il nome di sindacati, la loro costituzione ed il loro funzionamento, il loro impiego, non avranno più nulla a che fare col sindacalismo, ma l'assimileranno alle altre branche dell'azienda ed alle più odiose fra di esse: a quelle adibite, in modo particolare, a stillare ai lavoratori una parte delle loro spettanze e, soprattutto, della loro dignità.

domenica 12 dicembre 2010

Milone

Le Tavole degli impegni ( assunti da chi e per conto di chi? ) di questa anziché di quella sottosezione aziendale, oltre ad essere dei nonecaloghi o dei dodecaloghi, per non sembrare presuntuosi o per esserlo troppo, sono tanto simili da sfiorare l'identità, per cui suggerirei di sostituirli sinteticamente, nei termini che seguono:
il Credem è unico, è una monade inscindibile;
il Credem è una cittadella nella quale non vi possono essere antitesi, né di individui, né di gruppi;
il Credem controlla tutte le organizzazioni al di fuori, ma non può essere controllato al di dentro.
Solo il Credem trascende gli interessi contrastanti dei singoli e dei gruppi, per coordinarli ad un fine superiore.
La nostra parola d'ordine è: durare!
Durare giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, di modo che tutte le riserve, le critiche, le opposizioni si infrangano come mota, dinnanzi a questo monolitico blocco della volontà e della tenacia.
Per il triennio in corso...con Passione e Responsabilità.

mercoledì 8 dicembre 2010

Milone

Dalla rarefatta posizione riservata ad un tutelato di legge - condizione alla quale, per certi versi, mi assimilo anch'io - la vetrina sul mondo risulta particolarmente angusta ed extra vitale. Non consente di cogliere nel loro decomprimersi, le dinamiche dell'esistenza, tanto comuni ed iterative, quanto particolaristiche alla nostra individualistica sensibilità, ma solo qualche fotografia...un po' mossa di quanto, a decompressione in atto e a ricompressione in potenza, accade nei due, tre attimi fra l'entrata e l'uscita. Pochissimi prendono sul serio il ruolo - suppongo importantissimo, anzi strategico -, del portinaio ed è lui stesso, talvolta, a darsi importanza, suggerendo a qualche imbranato alle bussole che..come si entra dalla bocca, così si esce da..
Ogni tanto qualcuno saluta, altrettanti chiedono banalità convenzionali di cui non possono essere ignari, se non altro per l'età ed una certa frequentazione, anche occasionale, delle banche. Quando l'usciere viene puntato con decisione, si tratta del bancomat sbarazzino che continuamente rimpinzito per sollecitazione di extra-comunitarie di recente immigrazione, che non sanno ripetere che le solite tiritere - come i non graduati acronimi di questo esercito di Pancho Villa -, addebita ma non eroga, eroga la ricevuta del prelevamento precedente o non consente proprio di prelevare per qualche motivo che il cliente di altro sportello finge di ignorare...
In compenso, si sta un po' in pace e si può mettere ordine nei pensieri che premono; oltre la parete lignea giungono attutite le conversazioni telefoniche concitate degli indaffarati e i trilli isterici d'insofferenza di qualche donzella con la testolina dall'estetista.
I colleghi, agenti della Securitate, sbucano alle spalle o di lato, a seconda delle adiacenze e non omettono mai di lanciare uno sguardo allo schermo o al tavolo; si presentano anche i gestori con qualche annosa incombenza trascurata, indirizzati dagli informati ed organizzativamente coinvolti militanti. Anche i cassieri volanti trovano il tempo di ammannire le copie delle operazioni firmate a domicilio - anche a grandi distanze -, che trattengono per mesi, dai clienti "che ci danno da mangiare, a chi meglio e a chi peggio", quando "si libera" qualcuno più precario di loro. Qui, con Passione e Responsabilità, "ci si fa carico" anche degli aspetti meno esornativi del lavoro altrui. A Roma, la chiamavano massa di m(erda)anovra o il tavolo della mignotta, dove ce buttan tutti.
Roba da "coatti", figurarsi al Credem'a me.

lunedì 6 dicembre 2010

Milone

Milone, vecchio mio, la manifestazione degli studenti sosta all'altezza del parallelo dell'Equatore, proprio davanti alle griffate adiacenze del Credem'a me. Lo speaker propone gli slogans che vengono avvalorati dall'inarticolato consenso dei partecipanti; la manifestazione è interferita dagli agenti della Digos che non si distinguerebbero dagli studenti in processione dietro qualche illusorio baldacchino, se non fosse per l'età. Dall'interno degli augusti locali che ci ospitano, gli sportellisti mugugnano frasi di qualunquismo reazionario. E' la generazione dell'impresa al potere, come noi lo siamo stati di un Paese più libero e meno bacchettone, in tutti i sensi. Il mondo sogna, involvendosi rotatoriamente su se stesso. Basta saperlo e non farsi, né oggi, né mai, menare per il naso dagli slogans, distinguendoli per la gioia giocosa o per la noia che apportano e curarsi bene perché non costituiscano mai un precetto.

Milone

Fra imprenditori e prestatori d'opera non intercorrono quelle differenze che gli uni e gli altri, per consolarsi della loro ignoranza, avvertono. Si tratta di una mera differenza reddittuale, basata su una speculare mentalità materialistica, ignara dei concetti di civiltà, dignità e valore, che non si riduca - quest'ultimo - a differenziale di prezzo e di potere d'acquisto.
Figlio di un accessibile e rudimentale empirismo, l'utilitarismo degli uni si scontra con quello speculare e neghittoso degli altri, senza che entrambi e ciascuno per la sua parte sappiano riconoscerne la comune matrice.

Milone

Caro Milone, sono cominciati i consumi natalizi, cartina di tornasole della capacità di spesa di noi italiani. Molti negozi sperano di ridurre il deficit o di accantonare qualcosa per i tempi grami che succederanno al Natale. Insieme alle luminarie, ogni azienda punta all'abbellimento in extremis dei suoi smunti bilanci.
Anche se il denaro circolante è sclerotico, è altresì vero che, dagli anni '60, nessuno fallisce povero. Il previdente accantonamento, soprattutto in nero e all'estero, costituisce la miglior assicurazione contro gli eventi di mercato, tanto contrabbandati nei confronti della clientela e dei dipendenti, quanto riguardati come la peste, nell'ambito del tutelato ( oggi un po' meno ) capitalismo de no' antri. Le aziende nascono, si consolidano, si gonfiano e poi cessano le attività, nell'arco di pochi decenni. In provincia di Bologna, nel 2011 saranno premiate ( se resisteranno alla congiuntura ) le sei aziende che, il prossimo anno raggiungeranno i cento anni di sopravvivenza, nonostante i passaggi ereditari. Ma siccome in natura nulla si crea e nulla si distrugge, si può supporre che la circuitazione della ricchezza prodotta si sposti temporalmente e fra le famiglie - quanto imparentate sarebbe istruttivo conoscere - lasciando invariato il prodotto, salvo crisi effettive e distruttrici che, per quanto evocate ad ammonimento e per indurre paura, ci si cautela di evitare razionalmente, come la concorrenza vera. Lo stesso diritto nazionale si ostina a considerare dei reietti e a dare l'ostracismo ai falliti, a differenza del diritto anglosassone che consente di perseverare ed eventualmente di fallire ripetutamente. Da noi, la stabilità tradizionale e corporativa di chi compra lavoro e di chi lo vende, è vissuta come un valore imprescindibile, un po' come la famiglia che , anche se molto meno stabile di un tempo, conserva la referenzialità tutoria della Gens sui suoi legittimi discendenti.
Ops! Ho sentito un botto. E' stato Giovanni che, a forza di correre da un box all'altro, ha sbattuto il cranio contro uno spigolo. Una tumefazione violacea si appalesa sullo zigomo; fa un salto all'enoteca nel vicolo di fronte e torna con una borsa del ghiaccio."Mi hanno offerto anche un bicchier di vino". La tumefazione aumenta. "Chiederai un risarcimento per infortunio professionale?" "No, mi sembra una piccola cosa."
La tumefazione comprende l'occhio destro e straripa verso la tempia. E' la nostra Gens, Credem'a me.

domenica 5 dicembre 2010

Milone

Caro Milone, bunkerizzato sulla linea dell'Equatore di via Indipendenza e preso purtroppo da mille altre incombenze, mi era inizialmente sfuggita la dipartita di Mario Monicelli, autentico autore e raffinato tecnico del cinema, nei confronti del quale i tentativi di classificazione nell'ambito delle convenzioni politiche, ideologiche e morali "politicamente corrette", non hanno mai scalfito la sua fiera ma tranquilla particolarità di "maledetto toscano". Viareggino di nascita, quindi versiliese, come la mia mamma, che però è di Lucca, ( due mondi separati da soli cinque chilometri, ma irriducibili, direbbero gli uni degli altri ) ha avuto per tutta la sua lunga vita una visione senza filtri dell'esistente, ritradotto in immagini fedeli e, e perciò stesso urticanti. Ironia, intelligenza, assoluta indipendenza di giudizio lo hanno guidato nella sua esistenza appagata, che non ha voluto più condurre allo sfacelo del cancro che lo divorava. Essendo molto anziano, la sua malattia è evoluta lentamente e fino a Maggio, magro, esangue, ma lucidissimo, aveva rilasciato interviste e lasciato il suo contributo penetrante e fuori dalle mode e, proprio per questo, tanto chiarificatore ed incisivo. Quando ne ho accennato a Giuliano d'Aversa, uno dei maggiori teologi del nostro Ordine - come avrebbe chiosato Umberto Eco - mi ha chiesto: "e chi era?"; "novantacinque anni? Corbezzoli!"; " si è suicidato, come?"
Il tempo passa e cancella tutti i suoi segni per poi ridisegnarli, sempre uguali, ma con differenti capacità d'espressione. Nella sua morte Monicelli ha dato testimonianza di un ethos antico e precristiano. Niente funerali, a che e a chi servono? Il figlio, già anziano, ha aggiunto: "nessuna litania dolente; per vivere, ha vissuto." E tanto basta.

Milone

Ore 11,30.
Dopo due sportellate della velocissima anta della bussola d'ingresso, una vetusta ed elegante signora caracolla per il salone, accompagnata da una minuta e troppo giovane badante. Troppo, perché non dovrebbe essere lecito legare un (quasi) morto a un vivo, supplizio riservato dagli Inca e da qualche tribù indigena del nord-America ai rei di qualche sciamanico reato. Le analogie camaleontiche fra ciò che è stato e ciò che ancora è, mutatis mutandis, non le conosciamo e viviamo, ogni volta, con la stessa inconsapevole convinzione che siano una novità e, quindi, non ci curiamo di modificarle in senso più civile.
L'aggrotata ma sverzurosa signora ha più di novant'anni e la bambina che l'accudisce sorride sbarazzina alle sue battute, della sua sordità e si prende cura di lei con attitudine filiale. Mai immaginerebbe in quali spire sia finita e per quale favorevole - nonostante tutto - combinazione del Fato non corra il rischio di essere ancor più impropriamente coinvolta. La Signora ha due conti, uno personale ed uno intestato ad una Società Alberghi Bologna, costituita un anno dopo l'applicazione della legge Merlin, in via dell'Orso, dove sorge con nuovo marchio post-fusione l'hotel Metropolitan, nella mansarda del quale l'attempata inquilina vive ancora. Ha dovuto accettare di ascoltare la televisione con la cuffia, perché disturbava gli ospiti flanellanti e più dediti al riposo, ( anche se l'usbergo è noto per non aver dimesso le tradizioni ) con il volume dell'audio.
Paziente e prodiga ( sussurra alla ragazzina di trattenersi trenta euro di mancia ) sorride charmante e, indicando con vigore il soffitto, mi incarica di salutarle il "capoccia".
Nella precedente vita bancaria, in via delle Clavature, ricevevo le sollecitazioni telefoniche di tale Signora Nelly - ometto il cognome - che, nonostante avesse un miliardo di lire da parte, in B.O.T. e C.C.T., ogni mese voleva essere aggiornata circa la sua pensioncina di ex dipendente statale. Ebbene, costei percepiva effettivamente lire 1.500.000, in quanto da simil-giovane aveva diretto, con regolare contratto, una casa di tolleranza regia. All'epoca, l'amministratore - il ragioniere dei casini - godeva dei rispetti di tutta la direzione delle banche affidatarie: ottimo cliente, apportatore di denaro fresco.
E la fonte del denaro, "sacro", lato sensu, continua inesauribile ad alimentare l'organismo sociale, di cui le banche sono il cuore pulsante. Con Passione e Responsabilità.

domenica 21 novembre 2010

Milone

Passeggiando lungo il Corso dell'Indipendenza, di ritorno dal caffé, da sud verso nord, ci si mischia continuamente nel flusso degli arrivi che, dalla stazione ferroviaria, risalgono verso il centro. In un chilometro, fra vetrine deprivate di eleganza ma non dei prezzi di rappresentanza, si concentra, pur fluida, il meticciato italiano ed internazionale che restituisce per quel breve tratto a Bologna, la sua natura di città di transito. Lo sfavillio delle vetrine, le comparse umane che vi si riflettono, la simmetria dei portici che veicolano il transito, l'asimmetria dei palazzi storici e prestigiosi, pur sporchi per l'inquinamento, inducono i viandanti ad un breve ottimismo ed allo scambio lieve delle battute nel gruppo famigliare ed amicale. Dall'interno dei negozi occhieggia qualche proprietario con l'espressione di chi si annoia per la solitudine, le inservienti dei bar sono più compiacenti di noi - mi scuso, più dotate di passione e di responsabilità - e le più giovani e straniere, fra un sorriso, un cappuccino e una marchetta, gridano improvvisamente a qualche vecchio flaccido che sta uscendo: Gaspare, domani sono libera. Chiamami sul cellulare!
Più reperibili di così..avercene! Parallele o perpendicolari al Corso della Libertà conquistata, corrono tante, strette e riservate, quasi buie viuzze ; dalla storica via del Malcontenti, lungo la quale, sotto le sevizie del popolo, avido di sangue e di distrazioni, i condannati venivano tradotti alla Montagnola dove lo spettacolo partecipato si concludeva con lo smembramento dei suppliziati, legati per gli arti a quattro cavalli lanciati in direzioni opposte, alle taverne, ai postriboli ed alle case compiacenti, verso le quali gli sciamanti danarosi potevano deviare con noncuranza, percorrendo solo pochi metri.
Forse, caro Milone, te ne parlerò un'altra volta.
Giunto alla meta, mi rifugio nuovamente nell'austera Sede del Credem'a me, dove il passeggio si selezione e prende ritmo nell'anelito ai piani alti, pur col leggero dispetto sul volto di qualche signora che deve ancora scegliere se trascurare, in sostituzione, parte dello shopping, una canasta o lo spuntino con l'amica accompagnata da due signori e con l'impettita sicumera erettile ( anche questa sostitutiva ) di attempati(ssimi) investitori con sahariana invernale verde e marrone a imbozzolargli il ventre contenuto dalla Gibaud e un berretto bohemienne rosso bordeau con quadri azzurri e verdi. I colleghi entrano ed escono in continuazione; chissà se conoscono tutte le opportunità dei luoghi? A giudicare dall'atletica baldanza, anche alla decima rentrée, si direbbe che non.
Ma non essere troppo fiducioso, Milone.
L'ormai lunga esperienza bancaria mi induce a dubitare della passione e della responsabilità degli sviluppatori, terminalisti od acronimi che dir si voglia.
Oggi c'è un po' di mossa. Il povero stagista è già alla ventesima commissione, il doppio della media.
Con le riunioni al bar, il fischio si fa insostenibile.

Milone

Caro Milone, viviamo in un mondo strano, nel quale le tradizioni, i costumi e fin'anche le norme non costituiscono più un riferimento oggettivo del vivere e dell'operare. Parlavo ieri sera con un'aggraziata signora, amabile e spiritosa, che opera per conto di una stimata società, nostra cliente. Siccome mi porgeva in sequenza una serie di moduli, alcuni dei quali non amministrabili allo sportello, le ho chiesto - nei termini acconci - per quale presunzione ritenesse, lei e la sua società, che noi dovessimo sbrigarle anche le faccende private presso la posta et similia. Dopo aver accennato ad una certa familiarità di rapporti che già intravedevo, ha sottolineato che il pagamento delle utenze societarie e private con bollettini, ad esempio, era soggetta ad una commissione che non si limitava al recupero del balzello (ex)pubblico. Se le cose stanno così, vecchio mio, propongo si istituire anche un servizio di doag's sitter, al quale, nell'ambito della Passione e della Responsabilità, sospetto di essere un potenziale candidato. Ecco perché, di prima mattina, è così minuzioso il computo dei tagli delle banconote richieste a domicilio e la ragione dei rimbrotti, quando i suddetti tagli sono consegnati al primo avventore che, passando, ne faccia richiesta.

Ieri sera si è tenuta una riunione di un'ora e mezza, dopo la chiusura pomeridiana della banca. Mosé era disceso dal Sinai e ci aveva recato le Tavole dei "nostri" Valori, Principi e Impegni.
Dato che non erano discutibili e che la vita urge e reclama, ho ritenuto che li avrei appresi nella prassi e, avendo avvertito il suono di motivi orecchiabili, nell'uscire ho gettato una moneta nella custodia del violino di una brava e gentile, nei tratti e nei modi, ragazza, che, proprio sullo stipite della nostra porta, li suonava per i serotini passanti.
Un'improvvisazione bella ed amabile di una musicista di altra Accademia. Il Conservatorio di Bologna vieta ai suoi studenti di esibirsi in strada, sui mezzi pubblici e davanti ai ristoranti in estate. Secondo me, sbagliando.

Milone, solo tu puoi salvarci. Porcedda, omen-nomen, è insolvente e siamo già a -3. L'ultimo presidente scudettato, Renato Dall'Ara era reggiano e pur aiutato molto e molto discretamente dalla famiglia Goldoni - della quale è scomparso pochi giorni fa l'ultimo rampollo, Franco - i "Gondoni, a Bologna per via dei profilattici che rappresentavano il loro "core business" -, seppe dimostrarsi meno provinciale e più appassionato degli "imprenditori" locali.
Sono convinto che con la tua intercessione e per la Passione e la Responsabilità che caratterizza la Famiglia e i suoi vassalli, la mitica, perché i suoi fasti sono ormai preistorici, società potrà risorgere dalle sue ceneri..o peggio e io sarò il primo presidente del Milone fans club.

mercoledì 17 novembre 2010

Epigrammi.

Un papà azzimato ed intalcato si affaccia sulla soglia della palestra per sollecitare il figlio judoka che si attarda con i compagni. Questi prova ad affidargli la giacca dismessa: " non vedi che è sudata e io sono pulito?", chiosa, sedendosi su di una panca. Esce dalla doccia un altro imberbe atleta: "Sa che cosa mi ha fatto Niccolò, quando eravamo sotto la doccia?" "No", "Mi ha pisciato addosso".
"Niccolò, mi incazzo come una pantera; non perché gli hai pisciato addosso, ma perché la doccia è un servizio pubblico, un luogo frequentato da tutti. Lo fai anche a casa?"
Testuali parole, che ci lasciano, a nostra volta, afoni e prospetticamente pessimisti.

Milone

Quanto siano entropici i sentimenti ed i pensieri ( o immaginati tali ) delle persone, nel loro variabile riproporsi di generazione in generazione, già credevo di sapere, ma la loro proposizione scherzosa seppur veritiera, me li rivela ogni volta, sorprendendomi. I testardi sentimenti di destra che ispirano i miei due - forse tre - compagni di banco odierni, in reazione al suono della manifestazione studentesca che sciama lungo l'Equatore di via Indipendenza, mi sconcerta, perché - ritengo - viene da semplici lavoratori, la cui ingenuità riguardo ai loro destini eterni ( nel senso che non si compiranno mai,come se li immaginano ) e progressivi è pari a quella, almeno gioiosa e canterina, dei manifestanti. Questi ultimi provengono dai Centri sociali delle periferie bolognesi e non ( c'è anche qualche delegazione straniera )e sventolano vessilli domestici ( ho distinto anche due bandiere del Bologna f.c. ). Sono manifestazioni diverse per contenuti e interlocutori, rispetto a quelle dei miei tempi e mi hanno ricordato una campagna elettorale in Brasile, al suono del Samba. Un cartellone recava la scritta:"l'istruzione combatte la disoccupazione", slogan ingenuo non più di quelli che leggiamo quotidianamente sul nostro portale. Io, personalmente, non mi aspetto niente dalla sinistra politica, tanto è vero che, quando votavo, mai un mio residuale suffragio è andato al P.C.I., ma neppure ( me ne guardavo bene ) alla D.C. e al M.S.I., ma non ho mai identificato i miei sogni con il modello socialmente al potere. Uno slogan che - non so se consapevolmente e sinceramente - accenna al sapere ( che per me non deve servire all'occupazione )potrebbe, chissà, per una eterogenesi nei fini, contribuire modestamente all'elaborazione di quello spirito critico, senza il quale la nostra vita di primati rischierebbe di assomigliare troppo ai più divertenti documentari del National Geographic.

Milone

Caro Milone,
la prima cliente di questa mattina mi ha raccontato di essere una ex commerciante di Palermo, costretta dalle continue estorsioni a cessare l'attività. Dal momento che non intendeva pagare, è stata sottoposta a numerose rapine intimidatorie e chiarificatrici circa l'esazione comunque condotta e con qualsiasi mezzo. A compiere questi gesti erano dei ragazzi "in prova", sempre agitatissimi e pericolosi. Fra una rapina e l'altra, danneggiamenti e incendi di beni della proprietaria, il cui andamento di gestione era ben noto ai profittatori, nonostante la sua riservatezza in proposito.
Le estorsioni non sono state denunciate per non mettere a repentaglio la propria famiglia e perché, ad onta di quanto si va proclamando, anche postulando la buona fede, gli organici della polizia non consentono una cura personalizzata e costante, mentre la mano d'opera della mafia è ridondante.
Per questo, due anni or sono si è trasferita a Bologna ed ha trovato un posto in Prefettura come addetta alle pulizie.
A Natale non tornerà a Palermo: non è opportuno. La sua attività andava bene e, chiudendo, ha privato i grassatori di un cespite, ha accorciato la coperta del taglieggio e, per questo, potrebbero vendicarsi.
Quanto a Ciancimino junior e prima che le "troppe" chiacchiere provocassero un accenno d'intervento - un po' siculo - di sintesi degli indottrinatissimi picciotti del Credem'a me, mi ha detto che "è facile pentirsi da una comoda posizione alto-borghese, probabilmente in cambio di adeguati benefici e quando un certo ruolo che la famiglia ha ricoperto, ha perso la sua valenza".
Sarebbe diverso se i pentimenti si verificassero, almeno ogni tanto, in media re.
Mi ha accennato ad altre cose circa la politica, i maggiorenti e le istituzioni. Poi, ritirato il suo miserrimo stipendio, se ne è andata.
Sarà stato per far contenta la Banca d'Italia, ma come facciamo, vecchio Milone della Magna Grecia, a conservarci originali ed immacolati, anzi pieni di passione e di responsabilità, in contesti simili?
Non insinuo, semplicemente me lo chiedo.
Tu dovresti intendertene. Spero che tu voglia darmi qualche chiarimento in proposito. Anche se i carusi mi direbbero che di queste cose non devo (pre)occuparmi.

giovedì 11 novembre 2010

Milone

L'unico inconveniente rilevabile, quando si lavora con quell'eterna reinvenzione che sono i giovani, è che sono "naturalmente" convinti che si debbano ancora condividere le loro impazienze nell'impossessarsi dell'immagine del mondo che hanno attinto crescendo - non abbastanza - a qualche capezzolo ideologico. Per altro, la condivisione comporta lo scambio, ma ci vogliono canoni comuni per comprendersi. Ad esempio, a nulla vale suggerir loro che anche Aiace, nella sua aspirazione a giacere con Giunone, aveva dovuto acontentarsi del simulacro della Regina degli dei, inviatogli, sotto forma di nuvoletta, dal fedifrago ma geloso Giove.
Probabilmente, ci si accorge di invecchiare quando si avverte la restrizione del proprio spazio rispetto all'infinito ( appunto! ) dei novelli Argonauti, ma se questo è lo spazio colonizzabile, glielo lascio volentieri. Crescendo, distingueranno la natura delle ombre riflesse sulla parete della caverna.

Milone

Oggi, Milone, a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, si festeggia il Santo Patrono ( protettore ). La feudalità di queste ricorrenze, che coniugano etica e "giusto" riposo, sono oggetto di minuta osservanza in Credem'a me. Tanto sulle Bab, quanto sulle mail se ne fa una continua citazione, con allegata utenza portatile dei reperibili e della SAM sostituta. Dalle Alpi alle Piramidi, non passa giorno senza che il calendario gregoriano non sia citato, ma i cassieri volanti, cavalieri cadetti e senza terra, non ricordano di avere mai colto, nelle loro peregrinazioni, qualche religiosa combinazione che li affrancasse dalla maledizione biblica.
Evidentemente, al Credem'a me, è il lavoro che rende liberi.

Milone

E' l'autoconvinzione di possedere qualità superiori che ostacola qualunque sistema meritocratico. La ruota cromatica che accompagna ogni banale iniziativa di questi pavoni ed il favore che la clientela più danarosa riserva a chi, fra di loro, ha saputo efficacemente arruffianarseli, rendono poco credibili i conclamati, troppo conclamati, principi. La sospettosa ed incessante contesa che anima questi venditori di se stessi, attraverso le loro presunte competenze - oggi così diffuse e parcellizzate da essere soggette a rapida obsolescenza - è quanto di più deprimente e, paradossalmente, divertente a cui si possa assistere. Nessuno vuole tirare la volata agli altri, alcuni, invece, si propongono di sfruttare la scia, avendo ancora una scarsa familiarità con gli avventori, fruitori dei nostri servizi. La contesa è celata dalle convenienze, così come le convenienze costituiscono una captatio benevolentiae, nell'auspicata ipotesi che possano trasformarsi in veicolo o volano verso di sé, di opportunità commerciali. Il tutto suona falso fin dall'inizio, ma con il tempo si manifesta attraverso una meccanica di "verità", fatta di attenzione a non prestarne troppa, di approcci superficiali e fuggevoli, di fin troppo trasporto verso i potenziali benefattori, quando si appalesano. Se si accorgono di un trattamento preferenziale, da parte di qualche sportellista, sopratutto a fine anno, per i rush C/C, vengono meno anche i convenevoli e, non potendo inimicarsi i veicolatori, si abbattono sul seduttore scorretto. Cose viste e riviste, caro Milone, sempre uguali, generazione dopo generazione. Come? Ne soffro o ne ho sofferto? Ti giuro che non, anzi, insieme ad altre scenette, queste rappresentazioni mi hanno sistematicamente divertito, attraverso i particolari apportativi dai diversi interpreti. Sono stati una piccola e sistematica conferma di un aspetto - che tende a diventare totalitario della natura, si dice, umana. Resto scettico sulle potenzialità dei meriti, almeno in questa vita, e non ho mai pensato di arruolarmi nel meccanismo deterministico dell'usura vitale, sistematica pur priva di scosse. Non sono mancate le difficoltà..che non sarebbero mancate comunque. Nel tuo Gymnasium, Milone, non ti servi della retorica o di involuzioni lessicali, per stabilire chi vale e chi non. E' un criterio limitato, ma come tutti gli altri.

martedì 9 novembre 2010

Milone

Il processo di incafonimento prosegue, anzi tende ad accelerare.
Forse, in un prossimo futuro, ci daranno ad intendere che il mondo è, di noi gladiatori.
il Corso, piovigginoso ed umido, pullula di povere anime che per guadagnarsi un panino ammiccano ai viandanti indifferenti, alla ricerca di un buon samaritano che abbia tempo e voglia di ascoltarli. Poco più in là, altre poverette - troppe per non essere pagate con una mancia - si informano sulle abitudini di lettura dei perdigiorno che, a quest'ora, gironzolano in cerca di un'occasione di borseggio o in attesa del momento di pranzare. Un ragazzo mi porge un ombrellino, di produzione cinese domestica, usa-rompi-getta; ragazze in abiti di pelle nera, con le labbra rimarcate e ciglia finte lunghe un kilometro, si guardano intorno con aria avida e dispregiativa. Anche qualche travestito passeggia "sulle sue".
Pochi passi e sono alla CAMST. Bé, caro Milone, anche in quest'ambito si nota che troppo e in peggio è cambiato. Mi dirai: "è solo una questione di forma". Ne convengo. Però ricordo che, pochi anni or sono, l'atteggiamento era più "impegnato", l'orgoglio del ruolo - anche quello del vettovagliamento, a beneficio della causa - era vissuto con rivendicata professionalità. Prima del Centro Ristoro, fa bella mostra di sé una Nutelleria cooperativa, gustosa premessa all'obesità secondo i canoni estetici popolari del colonialismo culturale d'importazione. Attigua, la sala mal illuminata del pasto veloce, con un tanfo - non esagero - di condimenti, cotture e conseguenti vapori che rivelano la scadente qualità del cibo, che non deve soddisfare i corrotti palati, ma solo la vista, come da indotto pubblicitario.
Gli inservienti si intossicano ad un tavolo comune, prima di digerire servendo al banco o ai tavoli. Tavarish! era il modo di chiamare il cameriere nell'Unione sovietica: compagno. Questo bastava a conferirgli un senso di dignità nell'uguaglianza, anche se non leniva né scaldava le pene del cuore di ciascuno. Ora, solo un cartellino sul petto con il nome proprio, una specie di epigrafe generica alla sopravvivenza.
Entrano alcune clienti d'antan, non meno restaurate delle peripatetiche sulla via, anzi, come loro un po' incerte e un po' risentite riguardo al loro "ubi consistam".
Adesso che anche la palestra dei gladiatori di Pompei, che aveva resistito all'eruzione del Vesuvio, è crollata, non ci resta che la tua, Milone.
Credem'a me.

Comparse e comparsate.

Il nostro cappellano, quasi ogni sera, all'incirca all'ora di chiusura, fa la sua pastorale comparsa in Sede.
Si porta all'interno del sentiero che collega i box del front-office, scambia qualche convenevole con ciascuno, per poi dirigersi verso la sua scrivania, fra il bagno e l'ufficio del direttore. Il suo sembra il tavolo dell'ultimo arrivato al ristorante, quello arieggiato dalle toilettes, quasi sempre vuoto.
Chi glielo faccia fare, per di più in prolungamento di orario, avendo a disposizione degli attrezzati locali sindacali, non saprei, se non una Passione ed una Responsabilità simbiotiche e mimetiche.

domenica 7 novembre 2010

Milone

Lungo il corso, sotto i portici, una umanità cosmopolita ma raccogliticcia, sciama nella cornice dei negozi, ormai quasi tutti discount. Lo scalpiccio marmoreo ha conservato la scivolosità: ce ne accorgeremo quando farà molto freddo e nevicherà, ma in molti punti è abraso, rimosso, sollevato. Evidentemente non ci sono i soldi per la manutenzione.
I proprietari degli appartamenti, nei signorili palazzi, del bene pubblico non si curano e sono, talvolta, tanto cafoni dal restaurare oltre ogni limite antiestetico, il loro decadente aspetto per inquadrarlo in un contesto privato, coreograficamente gratificante. Sono in buona parte sedicenti imprenditori alberghieri, sedicenti commercianti all'ingrosso, sedicenti "appaio, quindi sono". Un buon numero di costoro provengono da periferiche provincie meridionali e non tradiscono raffinatezza e cultura, bensì, dietro sorrisi di maniera, modi dialettali ed improvvise smorfie dozzinali. L'investimento delle plusvalenze in immobili è uno dei consolidamenti occulti di capitali estorti e sottratti all'occhiuto controllo sociale dei borghi d'origine. Peccato che, insieme ai cespiti, migrino anche i loro parenti, fino all'ottavo grado in via collaterale e che, qui giunti, pur conservando tutte le borboniche e popolari caratteristiche di formazione, si travestano, negli abiti e nelle espressioni, in modernisti incalliti e, subito dopo, sentenziosi. D'altra parte, è la coesione familiare la base e la salvezza dell'Italia, argine e contrasto alla fungibilità morale indotta dal mercatismo, discrimine fra tradizioni consolidate e da tramandarsi e dissipazione reiterata della propria esistenza in inani e ripetute esperienze.
I garzoni di panetteria, le commesse dei negozi, le inservienti dei bar, suonano ai campanelli: " sono la Wanda, le porto su i cappuccini". Un po' come facciamo noi, probabilmente per i medesimi clienti.
Poi. eccole in banca, con lo stesso grembiule indossato al banco, ora al di qua, ora al di là.
La tenutaria - pardon, la direttrice - dello scannatoio di via Dell'Orso, riconvertitosi in albergo senza tralasciare le consolidate tradizioni, precede i suoi numerosi dipendenti e provvede al deposito dei loro stipendi. Segue la processione degli escussori, ciascuno con il suo assegnino.
I cassieri volanti oggi si sono portati, seguendo la linea dell'Equatore, che passa alla latitudine de via Indipendenza n. 22 ( a giudicare dal clima ) sui nostri sportelli e svolazzano fra le voliere con aria assente.
Giuliano l'Apostata è andato a presentare la fidanzata a zia, mammate e sorata. Il suo temporaneo sostituto, appena assisosi al suo posto, mi ha assegnato un compito, per poi sollecitarmi: "voglio proprio vedere".
Mi mischio alla folla.

Milone

Oggi, la Sveglia invoca pane e formazione, sostentamenti materiali e spirituali per ottenere o mantenere lavoro. Non si accenna al valore del denaro che consente di comperare, periodo per periodo, più o meno lavoro, né ne stima la valenza al pari di qualsiasi altro bene fungibile, le patate ad esempio, il pane stesso od altri companatici. Vorrebbe pascere, come tutti gli altri sindacati, in partnership con chi paga il lavoro e ripristinare, anche per via di corporativi inquadramenti, le Arti ed i Mestieri che si sono trascinati intatti dal Medio Evo agli albori del capitalismo e che furono, amministrativamente e nei termini della non innovazione delle abilità tecniche, affidati alle parrocchie, anche in funzione di calmiere fra zone e feudi. Poi passa a d esaminare i patti leonini che, per guardarsi accuratamente dalla concorrenza, la nostra famiglia feudataria ed i nostri vassalli azionisti, fa sottoscrivere, per un tozzo di pane, per un pugno di riso, ai suoi valvassori e valvassini, per sollecitare la mediazione sindacale. Direttamente o indirettamente aumenterebbe solo il prezzo.
Chi fa da sé fa per tre..per quanti errori possa commettere.

Milone

Caro Milone, un sole rifratto, tipico del periodo, illumina la Festa della vittoria mutilata - come la chiamava D'annunzio, quando non era impegnato con i suoi cani al Vittoriale per cerimoniali non celebrativi o con Eleonora Duse, per non "specchiate" rappresentazioni. Il centro cittadino è presidiato da figure improbabili - sempre le medesime - che mi pare di avere scorto anche lo scorso anno ed in tutti i numerosi anni precedenti. Identici, se non gli stessi. L'ufficiale dei carabinieri, alto e magrissimo, che con un guanto ( uno solo ) ripiegato nella mano destra, incede lungo il Pavaglione, incrociando una crocerossina anziana in completa uniforme, che a passettini misura l'acciottolato, con un piglio eviratore e deluso per essersi sciolto nelle trincee ideali e fra le tende da campo, nella cura amorosamente ipocrita e strumentale dei mutilati e nelle ridotte di qualche ufficialetto, che non la sposò. In fondo al porticato, una camionetta con tre poliziotti, con iscrizione sulla schiena, manganello e pistola, capelli arruffati e barba incolta, a contraddire l'iconografia militare, da loro desueta. Fra di loro ed intorno a loro, si affastellano, affollandosi, ma del tutto indifferenti, ragazzi e meno ragazzi in simil eskimo di panno con cappuccio, ragazzine in jeans d'ordinanza, signore e signori dalle mises variabili. Dalla facciata di palazzo D'Accursio, ad ogni finestra e balcone, pendono panni bordeau, come per i decennali parrocchiali.
Sono ormai cerimonie senza partecipazione e senza interesse, probabilmente neppure per chi è comandato ad officiarvi.
Onore ai caduti e a coloro che cadranno! E' la loro unica utilità pretestuosa.

mercoledì 3 novembre 2010

Una journée à la banque.

Plumbea e mortifera giornata. Si succedono, distanziati, delegati ad operare, con rettangoli di carta stropicciata. La splendida dentiera della incaricata di un famoso e vetusto avvocato, mi scintilla davanti, ostentata, mentre prendo nota delle pietre miliari delle domiciliazioni - ormai complete - presso di noi, in attesa dell'ultima formalizzazione, successoria.
Il povero stagista sembra uno staffettista che attende il testimone dal caveau. I colleghi azionisti degli e dagli acronimi alti, fradici alle bussole, le fanno fischiare in continuazione, per paranoica sesnsibilità, funzionale a ridurre il premio assicurativo.
La festa dei simulacri si addice ai colleghi che se ne sono serviti come ponte per anticipare l'eterno riposo, aspirazione ineluttabile ed agognata di chi ha "scelto" di perpetuare la specie e le tradizioni e, con esse, i patrimoni od i mestieri.
Nuovi artefici ed ausiliari degli interessi costituiti, carne da macello...clienti per i marmisti.
Giuliano l'Apostata - di che cosa lo dirò poi - si appalesa con un tabulato dei conti disguidati da Service, che si è vendicato dei bassi salari..tanto, qui o altrove, non cambierà nulla per gli improvvisati operatori.
Morticia, al mio fianco, un'autentica dark lady, li avoca a sé, spegnendo sul nascere la foga produttivistica e proattiva dell'Apostata, che mi aveva preso sul serio quando gli avevo detto che desideravo non assumermi oneri troppo difficili. Concorda con me che non sono proattivo. Apostasia neuronale da trattamento Credem'a me.
E' presente anche, grave, il nostro cappellano-sindacalista. decido di prendere un caffé, gli zombies decidono di affollarsi nei nostri locali, forse attratti dalla luce cimiteriale. Quando rientro, Giuliano l'Apostata sembra dovermi comunicare qualcosa, poi si distrae di fronte al cliente che mi fronteggia. Assume su di sé l'operazione. Provvedo al pagamento della Votiva Lux per l'illuminazione dei locali.
Fa capolino un solicello: è la pallida estate dei morti.
Une journée à la banque.

martedì 2 novembre 2010

Critica e teatro.

Nella mia prima critica dello spettacolo "Hollywood", vincitore fra le compagnie scolastiche, mi focalizzavo sulla performance dei protagonisti principali e, in quest'ambito, sottolineavo talune critiche all'interprete dello sfortunato protagonista maschile, schiacciato fra un amore per una donna frigida e omosessuale, che in lui cercava solo lo strumento della propria realizzazione, il fallimento del suo matrimonio per inseguire caparbiamente un'illusione, e la rapida obsolescenza artistica per l'introduzione del sonoro nel cinema.
In particolare, notavo il mestiere già consumato dell'interprete che metteva in sordina l'istrionismo, il particolare coltivato, l'estro che mi erano sembrati appannaggio di Pietro Riguzzi. A metà strada, ma eccellentemente, si situano le due Greta Garbo, sia la prima senza risorse e sotto traccia, forse anche umile e l'ultima, ormai inserita nel meccanismo della finzione e pronta ad imporre le sue algide caratteristiche. Nel mestiere dell'ottimo e già professionale protagonista, mi era parso di cogliere una certa vanità tecnica, insieme ad una consumata abilità propositiva. va da sè, che la miscela di questi elementi hanno certamente contribuito al successo di tutta la compagnia, sotto l'egida dell'appassionata regista.
non abbia quindi a dolersene il valente primattore, anzi, forte della sua conoscenza circa la finzione scenica, sappia farsi forte delle critiche, anche le più ingenerose, che sono il frutto di una faziosa preferenza, affettiva, ma anche artistica, per il gusto, un po' istrionesco della caratterizzazione personale del proprio personaggio. Se, come ognun sa, il teatro è rappresentazione falsificatoria di un testo letterario, la critica, ancella spesso frustrata ed inane, non può essere da meno, ma questo non deve deprimere chi ha prestato il proprio lavoro con tanto impegno e così importante risultato e , men che meno incrinare i rapporti di costruttiva e feconda coesione interpretativa, che spero prossimamente di poter ricommentare, in una ancor più entusiastica collaborazione.

lunedì 1 novembre 2010

Conferme di un percorso ancora lungo.

La compagnia del Ginnasio-Liceo Marco Minghetti di Bologna, ha vinto il primo premio per la rappresentazione di Holliwood, fra le scuole nazionali.
E' stata una bella soddisfazione per i giovani attori, che si sono scrupolosamente preparati per un anno intero e che hanno visto riconosciuto il loro sforzo. Anche la regista, emarginata dal Liceo per beghe clientelari, ha avuto un suo intenso momento di felicità.
Come tutti gli avvenimenti belli e meritati ha avuto il suo contraltare mesto nell'impossibilità a partecipare di compagnie lontane, attive in aree depresse, che non avevano i mezzi, né l'organizzazione per portarsi fino a Cesena.
Ma questo non toglie nulla alla qualità dell'offerta premiata: la vita è questa e questa la società. In forme cangianti sarà sempre così e gioia e mesta impotenza continueranno a convivere in due mondi paralleli.
Particolarmente felice è stata la conferma di Pietro e delle sue qualità sceniche e canore, che pare intenzionato a coltivare nella faticosa e modesta privatezza di un teatro vero.
Esito parziale di un impegno serio e diuturno, di un ritmo da dare alla propria vita in ogni suo atto e per ogni sua acquisizione, per alternare l'amore per il sapere con le sue costanti e, volta per volta, successive ed autentiche felicità.
Complimenti e avanti così!

Milone

Noi tireremo diritto!
Versione soft: "Sono alloggiata all'albergo qui di fronte e devo partire. Il bancomat non funziona. Non prende la tesserina." "E' cliente Credem?" "Ma che ne saccio io, credem'a me..devo partire subito." "Allora vada nella sua banca".
Versione hard:dopo aver ripartito la posta in arrivo, fatto due o tre quadrature en passant, per mantenersi in allenamento e di ritorno dal caveau gravato di sacche, indifferente all'ovvio incasinamento del bancomat - che non sarà aperto prima di venerdì! - anche se ieri ha contabilizzato senza erogare i soldi entro il termine ultimativo di trenta secondi, si fionda sul cliente credem-doc, appoggiato pigramente al banco.
Tutto, anche il servizio al cliente, nostro o altrui, deve svolgersi secondo i tempi robotizzati di una virtuale catena di montaggio. Le uniche differenze sono di genere: la donna Credem continua a sorseggiare il suo cocktail con l'astante rapito, il Credem-men scapicolla con atletica compostezza verso un obiettivo immaginario.
Alle mie garbate osservazioni, rispondono sinteticamente, che possono attaccarsi- i non clienti, o meglio i non affiliati - allo sperimentato rimedio di chi è solo. Versione aggiornata del
Ce ne freghiamo!

Milone

Non tutti colgono, mio caro Milone, le opportunità che vengono loro offerte.
Non si rendono infatti conto che i biennali avvicendamenti costituiscono evolutive possibilità di crescita che li porteranno, forse, un giorno alla stazione eretta.
Quale posizione gli venga chiesto di tenere durante il cursus honorum meritocratico è implicito e corrisponde all'iter richiesto per ottenere una sposa presso talune tribù primitive dell'Africa. La corvée è a carico del pretendente ed a beneficio del padre della sposa, in rappresentanza del potere e della sua trasmissione, icone a cui sarà educata, ovviamente, la discendenza della neo-coppia-
E' importante essere consapevoli che non stiamo trattando di costumi pittoreschi ed ignoti alle nostre latitudini, come taluni episodi di cronaca nera testimoniano, ultimamente a Taranto e provincia, evidentemente area di consolidate tradizioni tribali.
Resta il fatto che la ritualità filo-padronale, che gli stregoni officiano, lascia amareggiati i destinatari, soprattutto per la consapevolezza, prima rimossa o denegata - anche proditoriamente verso i non eletti - di aver visto spegnersi l'illusione maligna, colpevolmente coltivata, che che gli stregoni e pupari sapranno rianimare ancora e poi...ancora, fino alla spremitura completa.

Milone

Che succede Milone?
Da qualche tempo, il senso delle massime quotidiane che il portale ci propone è parzialmente cambiato ed alla assoluta assertività, positiva e romantica, si è inframezzata una indefinita vena possibilista, anche di potenzialità negative.
Il culmine di quest'ultimo filone, per ora, è stato toccato oggi, con la frase di George Eliot sul fallimento possibile, pur dopo tutte le fatiche di Sisifo.
La disperazione di un esito così antagonista rispetto agli ambiziosi fervori ( Passione e Responsabilità? ) è mitigata, sublimata, rivoltata, nell'orgoglio impotente di uno sforzo fine a se stesso.
Non si indulge, quindi, al pessimismo esistenziale, che, avvilendo, adagia la personalità in una oziosa contemplazione,ma, almeno, si mette in conto che non basta volere - pur elemento indispensabile - per poter coniugare aspirazioni e realtà, ma, ciò non di meno, non è moralmente lecito esimersi dal provarci.
Attento però vecchio mio, non complicarti la vita con senili riflessioni; senza volere, potresti aprire la via al pensiero critico e, per questa via, decadono le civiltà.
Credem'a me.

mercoledì 20 ottobre 2010

Milone

Il nuovo RDE che - mi dicono - è un collega di ritorno, a Reggio Emilia usciva alle 21.
Da noi, ieri, è uscito in orario.
Dopo una battaglia vittoriosa, gli ozi di Capua.

Milone

Mirandolina mi ha confidato di non essere più la RDE.
L'avevo intuito, osservando i movimenti da uno strapuntino all'altro.
"Quindi io questo non lo faccio più...perché non ho più nessuno sotto di me". Sia chiaro, si trattava di una trasmissione di dati, passata per competenza, al nuovo titolare, di cui dovrò imparare, senza fretta, le generalità; mi ha colpito però il lapsus rivelatore della vanitas di un potere acquisito alla voce ( l'investito direbbe sul campo ), senza responsabilità formali, ma solo nell'ambito dei passionali e responsabili e senza il becco di un quattrino.
O, nell'ipotesi più favorevole, proprio un becco ( alla toscana ).

Milone

Fa ormai freddo, Milone, ed ho dovuto prendere atto che nei locali Credem'a me non sono previsti gli attaccapanni, né a stelo, né ad armadio. O meglio, a mia precisa domanda al nuovo RDE, che forse non si chiama Nicola, costui mi ha suggerito di riporre il soprabito nell'armadio dei moduli e degli scartafacci, polverosissimo.
Gli attaccapanni sono antiestetici, evidentemente. Secondo me, estetica ed estetismo sono concetti più complessi e confinanti con la morale, ma qui, al Credem'a me, si coltivano ritualità rinunciatarie, che deformano e condizionano l'anima ( psiche ).
Vattelapesca, per quale fissazione di traumi si è arrivati a questo ordine maniacale, da un lato, rivelante invece un sostanziale disordine mentale, per di più contagioso. Deve essere vero che "quando si trattò di scegliere la tonalità dei portacenere in Sede, la contesa fra il nero e il grigio antracite coinvolse la gerarchia aziendale, centrale e periferica", in un partecipato dibattito conciliare, simile a quelli della Chiesa primitiva.
Così i nostri spolverini giacciono appallottolati sulle poltroncine di servizio, in una coreografia minimalista.

lunedì 18 ottobre 2010

Milone

Oggi, Milone, è dei nostri un altro dei gladiatori della tua palestra. Si chiama Nicola - mi pare - ma non è il povero stagista.
E' anche lui estremamente proattivo, lungo e fra i box della front-line; lavora in itinere, ma non secondo i principi dell'Accademia della STOA, bensì di quelli propri di un drappello di commandos.
Avevo già notato che, anche sul piano fisico, i nuovi colleghi o provengono dal Corpo dei Bersaglieri o sono stati ben addestrati podisticamente. Anche i meno giovani hanno quel passo impettito da "Poveri ma belli" che immortalò, nel primo dopoguerra, Maurizio Arena.
Costui si affaccia di cella in cella, si informa se tutto va bene, controlla la congruità del contenuto dei bustometri e dimentica di dirti che il cambio contante (GVCD), per un aggiornamento intervenuto sabato, non chiude la transazione, pur contabilizzandola ed eseguendola.
Ad ogni rasicurazione fornitagli, fa il segno di Fonzies.
La Delma, rubiconda consorte dell'autista dell'ENEL di Ravenna, presso la quale feci un turno estivo di lavoro da studente, per racimolare qualche soldino, diceva del suo capufficio: "Quello lì va su e giù come la pelle dell'uccello".
Da noi devono essere tutti capuffici.

Milone

La nostra appartenenza, caro Milone, non contempla, ovviamente, normative, circolari ed un ufficio preposto alla loro diffusione e lettura. Bastano i flash di propaganda, i corsi di indottrinamento, dai quali i giovani partecipanti tornano sempre più condizionati e dotati di parole d'ordine simili ai riflessi pavloviani, la comunicazione ad una via dei vari "C", nei quali vengono replicate, senza cambiare neppure una virgola, le disposizioni acquisite, anzi trasmesse, sul Sinai.
Per questo ci vuole tanta passione e responsabilità, per sopportarla.
P.S.
Non guardo quasi più i telegiornali, ma ieri mi trovavo in una stanza attigua e lo schermo dei nostri valori condivisi trasmetteva una lamentosa immagine del Santo Padre - sembrava, a dire il vero, la Papessa Benedetta - che sospirava: "il lavoro e l'impresa devono concorrere al bene comune". Non credo al bene, casomai ai beni - non intesi solo in senso materiale - come non credo al lavoratore, ma ai lavoratori, ciascuno con una sua specifica individualità. Accetto che altri possano credervi, laici o devoti che siano, ma un po' me ne guardo.
La FIOM-CGIL ha tenuto, di sabato, la sua manifestazione nazionale. Non ci sono stati disordini e non sono stati mangiati bambini ( Jonathan Swift sosteneva che i bambini più buoni sono quelli dei paesi papisti, teneri e fragranti ). CISL e UIL - l'acqua santa e il diavolo - avevano officiato insieme, sacrificando il capro espiatorio del fisco. la CGIL ha manifestato per tornare a trattare, secondo l'adusata doppiezza (ex) comunista. L'acqua santa e il diavolo trattano, a prescindere. Capro espiatorio: il lavoro.

Milone

Continua a piovere, Milone.
Dalla mia postazione osservo la vita grigia che il monitor mi offre.
Intorno ai basamenti fradici del cassonetto dei rifiuti, immersi in un laghetto, rimbalzano argentini, i nuovi contributi. All'altezza della scritta "Uscita" - un chiaro invito - passano, per un attimo, sagome di viandanti rattrappiti.
Mentre si mescolano le voci degli indaffaratissimi colleghi che recuperano l'arretrato che altrimenti si creerebbe se solo rispettassero l'orario di lavoro, senza curarsi dell'azionista, mi sovvengono due miei amici cani che, come hanno già fatto con i loro padroni, hanno riservato anche a me un trattamento festoso e fangoso che mi ha condotto in filiale ricoperto di zampate di terriccio umido sull'immacolata camicia di bucato che avevo indossato, Fin sul cancello, mi erano balzati sui fianchi e sulla schiena e mi avevano marcato con il loro affetto.
Ai nostri clienti non ha fatto un baffo. L'eleganza consiste, infatti, nell'immacolatezza delle mutande, della quale, per qualche gessato scuro, sospetto.
Dicevo dei miei amici cani: penso che provino sentimenti e che capiscano molte cose, anche se non hanno favella per mascherarle. In compenso, i loro gesti sono espliciti e, con chiarezza adamantina ci ricordano i contenuti della vita, che noi umani abbiamo rivestito di vaniloqui elaborati, Credem'a me.

Milone

Caro Milone,
osservo attraverso la telecamera l'immigrato che ci pulisce il bancomat esterno e le bussole, che suonano incessantemente quando lui vi entra e vi esce. Le ante girano sui perni e lui le segue col gesto, continuando a pulirle.
Prima di accedere al ripostiglio delle scope e degli strofinacci, l'assistente alla clientela, che apre anche le porte al mattino e accompagna in cassaforte la cassiera, è dovuta scendere nell'interrato per digitare il codice di accesso al locale di "igiene e civiltà", come diceva Totò.
Il pover'uomo, presumibilmente un cingalese, è sempre timido, sommesso e ingrugnato. Non porta nel suo lavoro passione, questo è evidente. La responsabilità si limita alla mezz'ora di contratto, prima di scapicollarsi verso qualche altro loculo da pulire.
Le sue modalità lavorative mi ricordano molto quelle in uso al Credem'a me: proponetegli una carta ego business; io non me la sento.

Milone

La proattività, Milone, tocca il culmine.
Vengono validamente sostituiti sia l'acronimo di direzione, evidentemente più impegnata dalle parti dello stadio ( pagano un solo direttore ogni due filiali ) ed il suo GSB ( ma che vo'r di'? ), che non omette comunque, quasi ogni pomeriggio, di recarmi buste colme di contanti e di assegni che, insieme alle utenze private di ciascuno, gli rilasciano ad ogni sua visita itinerante.
Le due colleghe residue che firmano, autorizzano e si investono di ogni compito come se ne avessero veste, sono incollate al telefono, ricevono poi ogni sorta di cliente, recuperano sui sospesi. Solo una di loro, alle 12,30 precise, mangia un tarallo del panificio qui a fianco.
Un vecchio signore, prossimo ormai all'estrema dimora, ascolta le ultime parole di consolazione del nostro profeta finanziario. La forza del dollaro, la debolezza dell'euro, l'ultimo prodotto che non è mai andato così bene. Gli orizzonti restano però limitati.

Milone

Piove Milone, sembra che grandini!
Dal video-bussola vedo i goccioloni rimbalzare, in bianco e nero, come in un film neo-realista.
L'inquadratura fissa ci offre la vista di un cassonetto dei rifiuti per la raccolta indifferenziata.
Jonesco, Becket, Credem'a me.

giovedì 14 ottobre 2010

Milone

Oggi, il Resto del Carlino ha riprodotto la prima pagina del 13 Marzo 1977, in una veste da quotidiano vero e non in quella di tabloid a colori e pettegolo, in triplice fusione territoriale e, perciò, pur privo di contenuti, molto diffuso. Rievocava la battaglia del movimento studentesco asserragliato nel quartiere universitario, contro i celerini di Kossiga con le loro facce riarse da contadini che tanto piacevano al mio omonimo e poeta, Pasolini.
Avevo già, allora, ventisei anni e, quindi, un chiaro ricordo di quegli eventi, vissuti da spettatore e senza più freschezza né sufficiente ingenuità per attribuir loro significati mitologici.
Incappai, all'imbocco di via Zamboni, venendo da piazza di Porta Ravegnana, in un drappello di poliziotti in assetto antisommossa, che, dopo aver circondato i contestatori nei palazzi universitari che occupavano, impedivano l'accesso ai cittadini.
A me, questi tutori dell'ordine ( di chi? ) non suscitarono né simpatia, né commozione, quali ultimi retaggi di un'Italia rurale e ricca di tradizioni ( anche la pellagra? ). Mi imbattei in giovani bruti e ignoranti, eccitatissimi ed intolleranti. L'espressione dei loro volti, l'analisi dell'iride dei loro occhi, avrebbe certamente offerto spunti di diagnosi a un bravo psichiatra. I giovani borghesi radicali che si agitavano lungo i porticati, alle finestre delle facoltà occupate e fra gli intricati vicoli di una cittadella che continuo ad amare anche oggi che è solo teatro di sballo e di "degrado" delle quotazioni immobiliari della zona, interpretavano con duecent'anni di ritardo, una rivoluzione borghese e libertaria che, in Francia, Voltaire, Rousseau e Montesquieu avevano già tenuto a battesimo quando da noi "furoreggiava" l'Arcadia. Che inneggiassero a Che Guevara ( ancora ci stava ) e a Mao Tse Tung ( oggi Mao Tse Dong ) è del tutto secondario e secondariamente fuorviante.
Sconcertante, è stato mostrare la paginata ai miei due compagni di sportello, pur ricchi di altrettanto immaginifiche e radicali certezze: anime ignare, sospettose dell'ignoto.

Milone

Il 14 Ottobre 1980, quarantamila colletti bianchi della FIAT, uscirono dai cancelli e sciamarono per le ampie strade sabaude. I Quarantamila sono diventati il simbolo della "liberazione" dalle continue manifestazioni operaie che impedivano a loro la sfilata d'accesso al lavoro.
Reclutati dai Capi reparto e guidati da tale Arisio, subito dopo eletto in Parlamento, che li abbandonerà alle feroci ristrutturazioni che non li risparmieranno, sono state le truppe camellate del Tafazzi di turno.
Con quell'iniziativa finì l'esperienza movimentista del '68, che però aveva già fecondato la società di convulsi, più impegnativi, con tutte le ovvie contraddizioni, elementi, tanto liberali nei costumi e nelle illusioni, quanto speculari alle esigenze di un capitalismo ancora familistico e pigramente assistito ( e che oggi è cambiato meno di quanto vorrebbe dare ad intendere ).
Entravamo, senza saperlo, nella modernità mercantile.
Non ingannino, in questo senso i travagli successivi al '68, di questo parto faticoso, il terrorismo in primis, per quasi tutti gli anni '70: era nella logica consequenziale degli eventi.
Sarebbe stimolante cercare di sviscerarne i contenuti, ma Mirandolina è tornata, spettinata e con la goccia al naso e manca la concentrazione necessaria. Basti dire che con l'atto di morte della classe operaia, ci avviammo in quella terra di confine costituita dalle più ampie libertà civili e dalle recuperate metodiche, mutatis mutandis, di "spirito imprenditoriale", così chiaramente descritte da Adam Smith ne "La ricchezza delle nazioni".
Ne propongo l'acquisto per la nostra biblioteca.

Milone

Caro Milone, hai aperto sessantadue conti da ieri sera. Non ti farà male?
Osservavo casualmente il corridoio creato(si) di fatto fra le postazioni successive del front-office lungo il percorso di confezionamento dei nostri polli selezionati e, come per un'illuminazione o un sintomo di Alzeimer, ho improvvisamente collegato quella immagine ad un alveare, nel quale le api operaie possono proattivamente prodigarsi, passando di cella in cella.
Per rimanere nella metafora, ho immaginato che, per qualche esigenza superiore fosse necessario recludere, spero temporaneamente, i coloni e far scorrere elettronicamente delle sbarre ferrate, come tante volte abbiamo visto nei penitenziari nord-americani. I box, infatti, sono tutti uguali, anzi anonimamente identici.
Che bisogno ci sia stato di Gae Aulenti, probabilmente stilista di famiglia, per corredare il tutto, fa parte di quelle iconografie di sistema, che illuminano di splendore ( sia pur con le lampade a basso consumo ) l'Ente superiore per rifrarsi sui giulivi e operosi coatti.

Milone

Dalla mia posizione privilegiata posso monitorare il via vai dei colleghi e, pian piano, farmi un'idea di che cosa vadano a fare.
Nei gironi scorsi, caro Milone, ti confidavo che spesso mi sembra che siano più le entrate che le uscite nel corso della giornata., possibilità illogica e quindi impossibile.
Un attimo fa, però, mi è sovvenuto di avere inquadrato nel mio spettro visivo un accigliato Nicola, lo stagista del Credem'a me. E' entrato con una borsaccia giallo-sporco ed è subito uscito di nuovo con una rigonfia busta di cellophane. Sarebbe bastata un'occasionale distrazione per presumere che fosse uscito una volta e rinvenuto due. Una volta, al rientro pomeridiano, gli ho chiesto se fosse soddisfatto dell'apprendimento sul campo che gli riserviamo e lui, di solito laconico e più che riservato ( devono avergli anche suggerito l'acconcio comportamento da seguire ) ha espresso tutto il suo entusiasmo per l'affiancamento ad un tizio a me ancora ignoto. Sta di fatto - ormai dubito di sbagliarmi - che svolge soprattutto le commissioni, così usuali da noi, a domicilio dei clienti, privati o rivenditori che siano, ovviamente quando la visita non rivesta un carattere "incentivante" per il gestore o la gestrice.
Rigorosi studi, sudate carte e tanta strada ancora da percorrere, con l'illusione, per sedare il disappunto, di andare "per aspera ad astra".
Sarà meritocratica quest'azienda, ma io, non solo in banca, non ho mai visto che, a chi sono riservati questi "meriti" siano date altre "possibilità od occasioni ( casomai della vita )" che non siano strumentali.
Carmina panem non oportant - carmina nella vasta accezione di teorie - e a un bravo laureato con master è sempre preferito il protetto o la protetta di qualche salumaio ricco.
Da che mondo è mondo e da che banca è banca.

Milone

Hai visto certamente, ieri sera, caro Milone, l'indegno spettacolo del pre-tentativo di partita fra l'Italia e la Serbia.
Io mi sono collegato in ritardo, come dicevano una volta i telecronisti, ma abbastanza in tempo per osservare gli atteggiamenti assunti, i simboli evocati e farmi un'idea del significato.
Indegna non è stata solo la manifestazione, ma soprattutto per noi spettatori, il commento.
I numerosi telecronisti RAI, con le loro stempiature da impiegati e la giacca e la cravatta, con la pelle sudaticcia del buon padre di famiglia e l'inconfondibile, lombrosiana fisionomia del raccomandato incompetente e servile, che conosco come le mie tasche, si sono sovrapposti l'uno sull'altro in una improvvisata gara della cazzata.
Un circo massimo in balia di quattrocento facinorosi ( erano duemila ), l'impossibilità di celebrare le esequie a distanza dei nostri alpini caduti per una giusta causa (e quando mai...), la polizia prudentissima applaudita da tutto il circo massimo, le facce grevi ed inconsapevoli dei numerosi delegati della Federazione gioco calcio, ex calciatori ed ex allenatori, bravi a coltivare i rapporti con le quinte colonne.
"Ecco che i nazionali serbi applaudono..ironicamente i facinorosi ( li facevano stupidi come loro ) e mostrano le tre dita che significano che perderanno a tavolino per tre a zero. Questa è stata la più bella: le tre prime dita della mano sono l'inconfondibile segno dei cetnici, etnia di guerrieri e di nazionalisti terribili, temuti ed evitati anche dalle SS naziste, durante la seconda guerra mondiale.
Sorvoliamo sui pietosi tentativi di far disputare una partita, per mere questioni reputazionali e di bottega. Completano un quadro miserrimo.
Bisognerebbe mettere in evidenza la cattiva propaganda ed il pessimo servizio informativo, mistificante, ipocrita e non all'altezza, irrispettoso degli utenti.
Quei nazionalisti hooligans, di cui io non condivido un'acca, stavano manifestando contro i bombardamenti NATO che partirono da Aviano, quando ormai la vittoria serba nella guerra interetnica era prossima, l'ostilità verso gli albanesi mussulmani e la storica pretesa di sovranità sul Kosovo.
Un'altra occasione trascurata per pavido interesse di sottolineare la tossicità della retorica di convenienza e lo squallore dei suoi corifei.

Milone

Mi è capitato di leggere ieri il notiziario interno della CISL e l'ho trovato,in quest'occasione, un po' meno neutrale. Anche se si limitava alla cronistoria degli adeguamenti parsimoniosi del Credem'a me, senza entrare nel merito dell'imitazione mercatoria di Unicredit, che qualche ricordo esperienziale, sedimentato nella memoria biologica, mi ha suscitato - ha lamentato l'inveterata avarizia padronale, il minutaggio delle "decime" su ogni operazione, su ogni prestazione, come se tutto fosse dovuto.
Un feudalesimo che ribalta l'analisi, o meglio, la riporta ai suoi prodromi, ma dalla quale i vassalli piccolo-borghesi non potranno mai affrancarsi, fintanto che non saranno disposti a pagare una diversa, personale gabella.
Perché questo possa accadere, però, è necessaria la costituzione di un sindacato pluralista, ancorché unitario, dato che sulla politica, che scambia acquiescenza contro occupazione e fornisce buoni servizi per pubblicizzarsi, non c'è da contare.
Ma se il nostro generoso rappresentante "unico", anziché unitario, non avesse acceduto all'invito cislino, a sua volta invitata da chi? e, per sciagurata ipotesi si fosse costituita una rappresentanza pluralistica, che ne sarebbe stato del Credem?
Quanto a che ne sarà se gli anticorpi aziendali dovessero in futuro indebolirsi, è presto detto: l'azienda andrebbe all'incanto in men che non si dica, tralasciando la troppo generosa politica della "crescita" del personale.
Continuiamo quindi ad andare alla tenzone per le microregioni con i nostri ronzini, lasciando i destrieri nelle rimesse del Castello ( Kafka ).

Milone

Si sono materializzate in filiale alcune grisaglie, che, alla luce cimiteriale dei salottini, intrattengono a colloquio alcuni convocati. Fra un colloquio e l'altro svestono e rivestono i paramenti che, per loro, sono costituiti dalla giacca. Riassettano alcune scartoffie, aggiornano, con un click, il portatile.
Gli officianti devono essersi confusi con i nostri, interni; mi sono accorto di loro dopo averli visti ripetutamente entrare...mi capita spesso di riconoscere le persone, ripetutamente alle porte. Non fanno che entrare e uscire ( ma non ci faccio caso ) in formazione uniforme ( in tutti i sensi ) per un caffé di concertazione, interpolati oggi dagli esaminatori della nostra Opus (Dei).
Ho intravisto anche una sorridente e materna verificatrice, che ci aveva già fatto visita due settimane or sono, tetra solo nei capelli corvini su tailleur nero, come si conviene alle nostre vestali.
Chissà quali acronimiche prospettive stanno prefigurando ai loro astanti, costretti dalla paura e dal conformismo a far buon viso a cattivo gioco?
Mi sovviene un tecnico dei computer della vecchia banca che, per un service, si applicava fra l'Emilia-Romagna, le Marche e il Veneto e che, a differenza di tanti suoi colleghi, non era mai ingrugnato e laconico: una volta gli ho visto aprire la valigetta metallica degli attrezzi, fra i quali custodiva una copia di "Sulla strada" di John Keruac.
Sarebbe opportuno che la nostra biblioteca ne dotasse il nostro personale destinato a "fare molta strada".

martedì 12 ottobre 2010

Milone

Manca Mirandolina e le ingiunzioni del Sior Todaro, a lei normalmente indirizzate, sono appannaggio di tutti. "Avevo chiesto l'esito di quell'assegno...rispondetemi!" "Che fine ha fatto quell'effetto?" "Entro dieci minuti voglio il piano ferie, da quì a fine anno!!"
Forse quest'ultima frase l'ho scritta io, spacciandomi per Brighella e non avrei creduto che, poco dopo, due gestori si presentassero per propormi i loro desiderata su post-it.
Come sa ogni amante della commedia dell'arte ( borghese )- che Goldoni mi perdoni - l'inane proprietà poco potrebbe e saprebbe se non potesse contare sui suoi collaboranti e corifei, con qualche incursione - scusate la presunzione e l'autocitazione - del Sior Marzio della Bottega del caffé, che potrei essere io.
Quanto all'inane Padrone, sappiamo che comunque, come Pantalon batocio, si lamenterà che "paga sempre lui".
Come forse sospetterai, caro Milone, oggi sono in portineria e Mirandolina non mi ha assegnato accoppiamenti fra vecchi e nuovi moduli antiriciclaggio, scartoffie da infilare nelle pratiche stipate e specimen da sfoltire.
Che si riguardi.
Grazie per la tua amicizia.
P.S.
Si è accesa una contesa fra due colleghi in previsione della stesura dei piani ferie: la solita proattività collaborante mi sembra contraddetta dalle "Smanie per la villeggiatura".
Sai, Milone, che credono che le ferie siano benefici discrezionali di questa o di quella azienda? "A te quante ne davano?" - mi chiedono - "A noi - rivolgendosi al collega - quante ne danno?" "Boh..ventidue?"
Approccio anormativo al rapporto di lavoro.

Milone

I modelli gerarchici femminili prendono sempre più piede, vecchio e tradizionalista amico mio. Le manager sono, come tutte le donne, molto determinate, vestono con ricercata ma algida aggressività, sono fedelissime a tutte le liturgie del potere e non si abbandonano a qualsivoglia satira.
Per brandire lo scettro del potere, di cui sono naturalmente prive, a parte un bozzetto caricaturale, ed invidiose, hanno assunto sembianze da sacerdotesse, versione sterile degli antichi ed agresti baccanali e dell'officio al dio Lingam, nel quale ogni celebrante e di ogni età, è protagonista. Vi ho assistito e li ho fotografati in India e non erano visite guidate per turisti; sono entrato in uno dei tanti sacelli disseminati per Bombay ( Mumbay ) e le signore hanno continuato le danze e la ricopertura coi petali di fiori, sorridendo tranquillamente.
I connessi auspici di fecondità sono rimossi per le nostre simil-imprenditrici, che ritengono di essersi ritagliate altre e più egoistiche gratificazioni.
Così ridotte, poi, si selezionano fra loro e creano delle vere e proprie "salsicce", come le chiamano a Napoli, avendo cura, competitiva, che le insalamate siano disposte agli stessi autocondizionamenti. Una versione moderna di altre e deprecate mutilazioni rituali.
Per l'uso che ne ha già fatto e per quello che intende farne ora, quale miglior garanzia per il loro inconscio Signore e Padrone?

Milone

Che suggerirvi ancora?
Di essere un po' più originali e non imitare troppo la FIAT, con le sue infornate di carri rotti, con la sua espansione in aree depresse sotto tutti i punti di vista ( ieri come oggi ) e di non assumerne, per reazione e spirito provinciale i metodi nel reparto presse.

lunedì 4 ottobre 2010

Milone

Leggendo questa mattina "I clienti ci portano a cena", mi è sovvenuto, caro Milone, il modello di relazioni industriali che sovrintende da quasi un ventennio alle sorti della nazione.
Anche a Residenza La Certosa, in Sardegna, la logistica si occupava degli inviti, della sistemazione, delle rotazioni e delle iniziative più acconce a favorire quelle sinergie dinamiche che tanto stanno a cuore al Presidente imprenditore.
Lì si trattava di belle ragazze da "instradare" nello star system cinematografico, televisivo o parlamentare, passando per la selezione in camera da letto. Una segretaria, oggi parlamentare europea, dirigeva il traffico dell'harem. Non mancavano nei sontuosi giardini e a bordo piscina, Primi Ministri cechi itifallici, che, lancia in resta, gironzolavano fra le sdraio.
"Se quella me la porto a letto, pago una cena!"
E tutti a fare il tifo per lucrare un'altra occasione e potersi porre un altro obiettivo, con la fantasia, mentre il caro ( oggi meno ) leader, con la papaverina, conseguiva gli scopi "sociali". Ne era, come direbbe l'avvocato "ma va là", il beneficiario unico e finale.
Il diritto di proprietà era per gli antichi giuristi, jus utendi, fruendi, abutendi ( diritto d'uso, di trarne frutto, di distruzione del bene stesso o, anche, di alienazione ). Gli altri intorno, con il "mercato in mano", partecipi ma mai protagonisti. Chi sempre cavallo, chi sempre cavaliere.

Milone

Consola, caro Milone, riscoprire la presenza della devozione popolare. La città pare deserta, i portici rivelano la perfetta simbiosi dell'architettura con i motivi decorativi delle volte e del marciapiede, all'interno dei quali si inquadrano rari passanti.
Solo qualche scristianizzato - i soliti noti - si è presentato ai nostri sportelli per l'aggiornamento dei suoi materialistici sentimenti, considerando che oggi è anche San Francesco, patrono dell'Italia minore.
Gli studenti non studiano e le famiglie che possono, prolungano il fine settimana, si levano con comodo e solo nel pomeriggio faranno due passi in centro.
La Festa patronale richiama alla mente le onoranze al feudatario castellano, che ti dà da mangiare ( gli avanzi ), che consente alle pulzelle spulzellate da qualche garzone di trovare una scusa per il matrimonio, rassicura, cioè, circa la propria "sostenibilità".
Talvolta ci si arma e si combatte per lui.
Per questo il patrono è "santo" ( da sanitas=salvezza, ora salute ) e pigramente onorato, Credem'a me.

mercoledì 29 settembre 2010

Milone

Va bene. Milone, che business is business, nel nostro caso inteso come cura dell'aia domestica, ma il rifiuto di cambiare valuta estera ai pellegrini è pratica antieconomica, in questo mondo "globalizzato".
Mi sono deciso a scriverti, dopo aver dovuto rifiutare una prestazione che sapevo dovuta, nella mia vetero-cultura da azienda di servizi, per l'ennesima volta.
Non ci sono commissioni che tengano: rompono le scatole, dicunt, tradunt.
Così si intacca il costume più inveterato: a Bologna, città di transito, il cambio mercatorio faceva parte dell'ospitalità riservata a chi portava interesse e, che fosse culturale, non sconcertava, ben sapendo che cultura, commerci e libero scambio vanno a braccetto. Pare che non sia più così e non è certo un'evoluzione.
Questa mattina, una signorina americana, dotata di dollari, mi ha confidato che stava risalendo per via Indipendenza dalla stazione, senza aver ancora trovato accoglienza presso sette filiali, prima della nostra e che stava facendo esperienza e conoscenza del centro cittadino, sia pur con scarse speranze, ormai per ragioni di sussistenza.
"Vengo da Trieste e là nessuna banca ha dimostrato difficoltà".
"Sa, in quella città di confine, approvigionarsi anche di dollari, stimati, insieme all'euro, anche in Slovenia e in Croazia, non guasta".
L'unico scambio che non conosce cris, ormai, insieme a quello delle pompe funebri, è rimasto probabilmente il meretricio, almeno lungo lo stesso faticoso tragitto della nostra ospite. Il giovane Questore Rendina, che poi divenne un poliziotto famoso, appena approdato a Bologna, chiese, per competenza, all'anziano predecessore, dove potesse trovare "da far bene".
"E' venuto in treno, giovanotto?" "Si". "Bene, ritorni in via Indipendenza e suoni ai numeri dispari sulla destra, scendendo, e a quelli pari sulla sinistra e troverà ciò che cerca".
Come cambiano i tempi: le banche nacquero come esazione della prostituzione sacra nei templi pagani, i cui sacerdoti vestivano, anche allora, in maniera acconcia.
Come minimo, però, mi sembra una mancanza di proattività.

domenica 26 settembre 2010

Milone

Si è presentato un signore allampanato, con anello, fede nuziale ed orologio con bracciale in oro massiccio.
Si è appoggiato languidamente al banco ed ha proposto un assegno da versare sulla nostra Sede di....
Si è raccomandato di individuare bene il conto e di escludere con attenzione quello intestato a sua moglie, presidentessa della Fondazione beneficiaria, alla quale, però, risultavano intestati due conti.
"Telefono al Private". "Buongiorno, sono a Bologna...e non mi ricordo quale dei conti della Fondazione è vero e quale è falso". "Si, quello sul quale voi nascondete i soldi che versiamo...Bene, grazie".
So, per esperienza, che i personaggi facoltosi non scherzano, ma spesso sfottono: aggiornavo trent'anni fa i libretti al portatore della Ceramiche Ragno, che un Vice Direttore di quei tempi recava e poi ritirava a e da me, giovane operatore. Erano tutti intitolati: "il lavoratore", "sciopero" e "primo maggio" e contenevano i fondi neri della defunta società.
Comunque, a prescindere dalla scherzosità o dalla serietà ( si fa per dire ) della conversazione di cui sono stato testimone, penso che le Fondazioni siano il business di questo scorcio iniziale di XXI secolo.
Evidentemente, anche per delinquere, "est modus in rebus".

MILone

Ci sono diversi clienti, caro Milone, che passano ignorandoci davanti alle nostre postazioni di lavoro.
A dire il vero, pochissimi e anziani ci informano che devono salire di livello, mentre tutti gli altri, impettiti per lo status o piegati ed arrancanti per l'età, tirano diritto.
Ancor meno sostano presso di noi per qualche operazione d'uso corrente, lasciandoci talvolta le cose da fare per fare un salto da...Tamburellano sul banco ed assumono impazienti espresioni egizie - di profilo - per non condividere il nostro sguardo.
Le donne, in particolare, economizzano sulle parole; si riprendono l'eccessiva confidenza che l'acquisizione dello status ha richiesto, se non si è trattato di una partnership paritaria.
Che vuoi che ti dica - ti assicuro che sono sincero - non me ne potrebbe fregar di meno e, probabilmente, sotto la maschera, lo colgono, perché col tempo divengono, sia pur teatralmente, cordiali, addirittura confidenziali, quando, accompagnati/e nei locali delle cassette di sicurezza ti informano che sono venuti a "caricare gli orologi", oppure, le signore, squittiscono, lamentandosi che la cassettina è troppo pesante. Ma io, con perfetto aplomb britannico ed in ossequio al culto della privacy, le lascio arrangiare e mi mantengo in disparte, per constatare infallibilmente che se la cavano benissimo.

Milone

Come sono graziosi i nostri gestori alle prime brune d'autunno. Li vedo sfilare nei loro abitini d'ordinanza, appena usciti dal guardaroba, come gli scolaretti alla ripresa delle lezioni.
Durante l'estate, troppi avevano attenuato il rigore della propria immagine ed indulto ad allentamenti del laccio della cravatta, fino alla rimozione della medesima.
Qualcuno, inibendo artificialmente la naturale sudorazione, ha "indossato l'abito" anche nei mesi caldi e spero che venga rimeritato in questa vita.
Infatti, chi non osservava, almeno la prima volta, queste pratiche da autoflagellati e chi non sapeva "portare il cilicio", si presentava allo sportello e - horribile visu!" ai clienti, con la camicia double face: corpo irregolarmente scuro e maniche chiare; qualche versione leopardata.
Un'idea per la prossima sfilata Max Mara.

Confini.

La signora che fa le pulizie in filiale, rigorosamente fino alle 9,30, sia pur modestissimamente vestita, è sempre rigorosamente in ordine e pulita. Porta sul capo un foulard, oggi rosa, a sottolineare la sua composta femminilità.
Fra l'attaccatura dei capelli sulla fronte e le sopracciglie porta una fascia bianca che la fa assomigliare ad una religiosa e che, probabilmente, ha la stessa simbolica funzione.
Svolge il suo lavoro con puntualità, applicazione, senza affrettarsi ma senza concedersi pause. Una mattina, entrando, l'ho rispettosamente salutata: non ha risposto ed ha continuato a svolgere il suo compito. Quando ha terminato, conduce il carrello con gli attrezzi e l'acqua insaponata lungo il salone, evitando di calpestare i tappeti; li ripone - suppongo - nell'apposito stanzino, dopo aver vuotato l'acqua nei bagni, si cambia e, senza mutare atteggiamento, si allontana.
Garbo e particolarità, senso della propria cultura ed identità pur nel rimuovere lo sporco degli altri, pensieri subordinati alle proprie necessità ed alla propria famiglia.
Restando così le cose, queste caratteristiche la accompagneranno decorosamente nell'esistenza. Ma se, domani, la sorte o la cattiveria alterassero la sua sussistenza e le mostrassero quel che già conosce, cioè l'assurdità della sua vita, se si trovasse sola anche nella piccola cerchia dei suoi affetti, immagino che potrebbe por termine alla sua vita con lo stesso imperscrutabile contegno, non essendo previste nella sua condizione e cultura, diverse "sistemazioni". Non diversamente dalla donne kamikaze. Con passione interiore ed obbligata responsabilità.

Profumo...di restaurazione.

Finalmente, ci sono riusciti. Alessandro profumo è stato costretto a dimettersi con il pretesto dell'accentuata influenza libica in Unicredit, che Cesare Geronzi, come un cavallo di Troia, gli aveva portato in dote all'atto dell'incorporazione della Banca di Roma.
Era stato Romano Prodi a chiederglielo insistentemente e lui, influenzato anche dalla moglie, funzionaria dei democratici, aveva accondisceso.
Nelle ridotte della vecchia banca, fin dall'inizio, si diceva che l'avevano raggirato, che era troppo ingenuo e manageriale per sopravvivere ai riti della finanza privilegiata. Infatti, subito dopo, scoppiò il bubbone dei subprime, che lo costrinse a fiondarsi al TG1 della 20 per "rassicurare i mercati".
Profumo era stato chiamato al Credito Italiano, una banca allora statica, di natura prevalentemente finanziaria, gestrice di grossi patrimoni e molto legata alla massoneria, alla quale aveva a sua volta aderito, come condicio sine qua non.
Per i primi dieci anni della sua carriera era stato un semplice impiegato.
Con piglio manageriale, aveva preso ad investire questi capitali, aveva sfruttato l'ultimo boom di borsa e si era prodotto in una vertiginosa performance, prima in Germania subito dopo la riunificazione e poi nei nuovi mercati est-europei. Si trattava, a ben vedere, di speculazioni finanziarie etero-dirette, ma efficaci e vincenti.
Poi la bolla si sgonfiò e si passò a scommettere sul prezzo di un titolo di tempo in tempo, per lucrarne la differenza a proprio favore e cumulare perdite corrispondenti, con in più le onerose commissioni specifiche. Si faceva così nelle borse agrarie per fissare un range sopportabile nel prezzo delle derrate alimentari, grano e patate soprattutto, fra i produttori prima e poi, nell'ambito delle borse agricole, da un raccolto all'altro.
La politica dei budget indusse molti riciclati gestori a sostenere l'affidabilità dei clienti, facendo loro sottoscrivere contratti sui derivati. Molte imprese sono andate in default.
Non so dire quanta sia stata la responsabilità del CEO e quanto abbia pesato il rifiuto a sottoscrivere i bond statali al 7-8% e quanto l'ostilità fredda e velenosa dell'Andreotti padano (Tremonti), ma sono certo che molto ha contribuito il generone stretto attorno a Cesare Geronzi. Costui è stato l'unico ad uscirne rafforzato.
Dotato di scarsa competenza bancaria, aveva retto il moccolo a Lamberto Dini in Banca d'Italia, ne aveva ospitato le strutture partitiche nei locali della Banca di Roma, con personale della banca.
Prima, aveva sostituito Ferdinando Ventriglia al Banco di Napoli; da lì, per conto di Andreotti, era passato alla Cassa di Risparmio di Roma e poi, sotto la stessa ispirazione, si adoperò per la creazione della Mediobanca de Sud. Fu allora che Andreotti fu inquisito e Geronzi cominciò una navigazione solitaria e procellosa, soprattutto per gli altri.
Ingaggiato Matteo Arpe, gli diede carta bianca, poi il benservito, ma con liquidazione da sbilancio societario. Ma lui, politicamente accorto, era già pronto a comprometterne un altro ed alla Mediobanca vera è approdato, solo per fondare "che Banca!", a beneficio di trecento - dico trecento - suoi clienti dell'ex banca. Oggi fa l'assicuratore, ma, con Banca Generali, ha già selezionato quella ed un'altra utenza privilegiata.
Profumo è stato un buon manager, pur non senza peccato, che però è stato investito da una pioggia di sassi da parte di peccatori incalliti.
Come diceva ieri sera l'ottimo Ferruccio De Bortoli, pur scottato e reso prudente da una precedente giubilazione: "in Italia non conta il merito, ma solo la capacità di relazionarsi".
Buona trasferta americana, probabilmente.