mercoledì 20 ottobre 2010

Milone

Il nuovo RDE che - mi dicono - è un collega di ritorno, a Reggio Emilia usciva alle 21.
Da noi, ieri, è uscito in orario.
Dopo una battaglia vittoriosa, gli ozi di Capua.

Milone

Mirandolina mi ha confidato di non essere più la RDE.
L'avevo intuito, osservando i movimenti da uno strapuntino all'altro.
"Quindi io questo non lo faccio più...perché non ho più nessuno sotto di me". Sia chiaro, si trattava di una trasmissione di dati, passata per competenza, al nuovo titolare, di cui dovrò imparare, senza fretta, le generalità; mi ha colpito però il lapsus rivelatore della vanitas di un potere acquisito alla voce ( l'investito direbbe sul campo ), senza responsabilità formali, ma solo nell'ambito dei passionali e responsabili e senza il becco di un quattrino.
O, nell'ipotesi più favorevole, proprio un becco ( alla toscana ).

Milone

Fa ormai freddo, Milone, ed ho dovuto prendere atto che nei locali Credem'a me non sono previsti gli attaccapanni, né a stelo, né ad armadio. O meglio, a mia precisa domanda al nuovo RDE, che forse non si chiama Nicola, costui mi ha suggerito di riporre il soprabito nell'armadio dei moduli e degli scartafacci, polverosissimo.
Gli attaccapanni sono antiestetici, evidentemente. Secondo me, estetica ed estetismo sono concetti più complessi e confinanti con la morale, ma qui, al Credem'a me, si coltivano ritualità rinunciatarie, che deformano e condizionano l'anima ( psiche ).
Vattelapesca, per quale fissazione di traumi si è arrivati a questo ordine maniacale, da un lato, rivelante invece un sostanziale disordine mentale, per di più contagioso. Deve essere vero che "quando si trattò di scegliere la tonalità dei portacenere in Sede, la contesa fra il nero e il grigio antracite coinvolse la gerarchia aziendale, centrale e periferica", in un partecipato dibattito conciliare, simile a quelli della Chiesa primitiva.
Così i nostri spolverini giacciono appallottolati sulle poltroncine di servizio, in una coreografia minimalista.

lunedì 18 ottobre 2010

Milone

Oggi, Milone, è dei nostri un altro dei gladiatori della tua palestra. Si chiama Nicola - mi pare - ma non è il povero stagista.
E' anche lui estremamente proattivo, lungo e fra i box della front-line; lavora in itinere, ma non secondo i principi dell'Accademia della STOA, bensì di quelli propri di un drappello di commandos.
Avevo già notato che, anche sul piano fisico, i nuovi colleghi o provengono dal Corpo dei Bersaglieri o sono stati ben addestrati podisticamente. Anche i meno giovani hanno quel passo impettito da "Poveri ma belli" che immortalò, nel primo dopoguerra, Maurizio Arena.
Costui si affaccia di cella in cella, si informa se tutto va bene, controlla la congruità del contenuto dei bustometri e dimentica di dirti che il cambio contante (GVCD), per un aggiornamento intervenuto sabato, non chiude la transazione, pur contabilizzandola ed eseguendola.
Ad ogni rasicurazione fornitagli, fa il segno di Fonzies.
La Delma, rubiconda consorte dell'autista dell'ENEL di Ravenna, presso la quale feci un turno estivo di lavoro da studente, per racimolare qualche soldino, diceva del suo capufficio: "Quello lì va su e giù come la pelle dell'uccello".
Da noi devono essere tutti capuffici.

Milone

La nostra appartenenza, caro Milone, non contempla, ovviamente, normative, circolari ed un ufficio preposto alla loro diffusione e lettura. Bastano i flash di propaganda, i corsi di indottrinamento, dai quali i giovani partecipanti tornano sempre più condizionati e dotati di parole d'ordine simili ai riflessi pavloviani, la comunicazione ad una via dei vari "C", nei quali vengono replicate, senza cambiare neppure una virgola, le disposizioni acquisite, anzi trasmesse, sul Sinai.
Per questo ci vuole tanta passione e responsabilità, per sopportarla.
P.S.
Non guardo quasi più i telegiornali, ma ieri mi trovavo in una stanza attigua e lo schermo dei nostri valori condivisi trasmetteva una lamentosa immagine del Santo Padre - sembrava, a dire il vero, la Papessa Benedetta - che sospirava: "il lavoro e l'impresa devono concorrere al bene comune". Non credo al bene, casomai ai beni - non intesi solo in senso materiale - come non credo al lavoratore, ma ai lavoratori, ciascuno con una sua specifica individualità. Accetto che altri possano credervi, laici o devoti che siano, ma un po' me ne guardo.
La FIOM-CGIL ha tenuto, di sabato, la sua manifestazione nazionale. Non ci sono stati disordini e non sono stati mangiati bambini ( Jonathan Swift sosteneva che i bambini più buoni sono quelli dei paesi papisti, teneri e fragranti ). CISL e UIL - l'acqua santa e il diavolo - avevano officiato insieme, sacrificando il capro espiatorio del fisco. la CGIL ha manifestato per tornare a trattare, secondo l'adusata doppiezza (ex) comunista. L'acqua santa e il diavolo trattano, a prescindere. Capro espiatorio: il lavoro.

Milone

Continua a piovere, Milone.
Dalla mia postazione osservo la vita grigia che il monitor mi offre.
Intorno ai basamenti fradici del cassonetto dei rifiuti, immersi in un laghetto, rimbalzano argentini, i nuovi contributi. All'altezza della scritta "Uscita" - un chiaro invito - passano, per un attimo, sagome di viandanti rattrappiti.
Mentre si mescolano le voci degli indaffaratissimi colleghi che recuperano l'arretrato che altrimenti si creerebbe se solo rispettassero l'orario di lavoro, senza curarsi dell'azionista, mi sovvengono due miei amici cani che, come hanno già fatto con i loro padroni, hanno riservato anche a me un trattamento festoso e fangoso che mi ha condotto in filiale ricoperto di zampate di terriccio umido sull'immacolata camicia di bucato che avevo indossato, Fin sul cancello, mi erano balzati sui fianchi e sulla schiena e mi avevano marcato con il loro affetto.
Ai nostri clienti non ha fatto un baffo. L'eleganza consiste, infatti, nell'immacolatezza delle mutande, della quale, per qualche gessato scuro, sospetto.
Dicevo dei miei amici cani: penso che provino sentimenti e che capiscano molte cose, anche se non hanno favella per mascherarle. In compenso, i loro gesti sono espliciti e, con chiarezza adamantina ci ricordano i contenuti della vita, che noi umani abbiamo rivestito di vaniloqui elaborati, Credem'a me.

Milone

Caro Milone,
osservo attraverso la telecamera l'immigrato che ci pulisce il bancomat esterno e le bussole, che suonano incessantemente quando lui vi entra e vi esce. Le ante girano sui perni e lui le segue col gesto, continuando a pulirle.
Prima di accedere al ripostiglio delle scope e degli strofinacci, l'assistente alla clientela, che apre anche le porte al mattino e accompagna in cassaforte la cassiera, è dovuta scendere nell'interrato per digitare il codice di accesso al locale di "igiene e civiltà", come diceva Totò.
Il pover'uomo, presumibilmente un cingalese, è sempre timido, sommesso e ingrugnato. Non porta nel suo lavoro passione, questo è evidente. La responsabilità si limita alla mezz'ora di contratto, prima di scapicollarsi verso qualche altro loculo da pulire.
Le sue modalità lavorative mi ricordano molto quelle in uso al Credem'a me: proponetegli una carta ego business; io non me la sento.

Milone

La proattività, Milone, tocca il culmine.
Vengono validamente sostituiti sia l'acronimo di direzione, evidentemente più impegnata dalle parti dello stadio ( pagano un solo direttore ogni due filiali ) ed il suo GSB ( ma che vo'r di'? ), che non omette comunque, quasi ogni pomeriggio, di recarmi buste colme di contanti e di assegni che, insieme alle utenze private di ciascuno, gli rilasciano ad ogni sua visita itinerante.
Le due colleghe residue che firmano, autorizzano e si investono di ogni compito come se ne avessero veste, sono incollate al telefono, ricevono poi ogni sorta di cliente, recuperano sui sospesi. Solo una di loro, alle 12,30 precise, mangia un tarallo del panificio qui a fianco.
Un vecchio signore, prossimo ormai all'estrema dimora, ascolta le ultime parole di consolazione del nostro profeta finanziario. La forza del dollaro, la debolezza dell'euro, l'ultimo prodotto che non è mai andato così bene. Gli orizzonti restano però limitati.

Milone

Piove Milone, sembra che grandini!
Dal video-bussola vedo i goccioloni rimbalzare, in bianco e nero, come in un film neo-realista.
L'inquadratura fissa ci offre la vista di un cassonetto dei rifiuti per la raccolta indifferenziata.
Jonesco, Becket, Credem'a me.

giovedì 14 ottobre 2010

Milone

Oggi, il Resto del Carlino ha riprodotto la prima pagina del 13 Marzo 1977, in una veste da quotidiano vero e non in quella di tabloid a colori e pettegolo, in triplice fusione territoriale e, perciò, pur privo di contenuti, molto diffuso. Rievocava la battaglia del movimento studentesco asserragliato nel quartiere universitario, contro i celerini di Kossiga con le loro facce riarse da contadini che tanto piacevano al mio omonimo e poeta, Pasolini.
Avevo già, allora, ventisei anni e, quindi, un chiaro ricordo di quegli eventi, vissuti da spettatore e senza più freschezza né sufficiente ingenuità per attribuir loro significati mitologici.
Incappai, all'imbocco di via Zamboni, venendo da piazza di Porta Ravegnana, in un drappello di poliziotti in assetto antisommossa, che, dopo aver circondato i contestatori nei palazzi universitari che occupavano, impedivano l'accesso ai cittadini.
A me, questi tutori dell'ordine ( di chi? ) non suscitarono né simpatia, né commozione, quali ultimi retaggi di un'Italia rurale e ricca di tradizioni ( anche la pellagra? ). Mi imbattei in giovani bruti e ignoranti, eccitatissimi ed intolleranti. L'espressione dei loro volti, l'analisi dell'iride dei loro occhi, avrebbe certamente offerto spunti di diagnosi a un bravo psichiatra. I giovani borghesi radicali che si agitavano lungo i porticati, alle finestre delle facoltà occupate e fra gli intricati vicoli di una cittadella che continuo ad amare anche oggi che è solo teatro di sballo e di "degrado" delle quotazioni immobiliari della zona, interpretavano con duecent'anni di ritardo, una rivoluzione borghese e libertaria che, in Francia, Voltaire, Rousseau e Montesquieu avevano già tenuto a battesimo quando da noi "furoreggiava" l'Arcadia. Che inneggiassero a Che Guevara ( ancora ci stava ) e a Mao Tse Tung ( oggi Mao Tse Dong ) è del tutto secondario e secondariamente fuorviante.
Sconcertante, è stato mostrare la paginata ai miei due compagni di sportello, pur ricchi di altrettanto immaginifiche e radicali certezze: anime ignare, sospettose dell'ignoto.

Milone

Il 14 Ottobre 1980, quarantamila colletti bianchi della FIAT, uscirono dai cancelli e sciamarono per le ampie strade sabaude. I Quarantamila sono diventati il simbolo della "liberazione" dalle continue manifestazioni operaie che impedivano a loro la sfilata d'accesso al lavoro.
Reclutati dai Capi reparto e guidati da tale Arisio, subito dopo eletto in Parlamento, che li abbandonerà alle feroci ristrutturazioni che non li risparmieranno, sono state le truppe camellate del Tafazzi di turno.
Con quell'iniziativa finì l'esperienza movimentista del '68, che però aveva già fecondato la società di convulsi, più impegnativi, con tutte le ovvie contraddizioni, elementi, tanto liberali nei costumi e nelle illusioni, quanto speculari alle esigenze di un capitalismo ancora familistico e pigramente assistito ( e che oggi è cambiato meno di quanto vorrebbe dare ad intendere ).
Entravamo, senza saperlo, nella modernità mercantile.
Non ingannino, in questo senso i travagli successivi al '68, di questo parto faticoso, il terrorismo in primis, per quasi tutti gli anni '70: era nella logica consequenziale degli eventi.
Sarebbe stimolante cercare di sviscerarne i contenuti, ma Mirandolina è tornata, spettinata e con la goccia al naso e manca la concentrazione necessaria. Basti dire che con l'atto di morte della classe operaia, ci avviammo in quella terra di confine costituita dalle più ampie libertà civili e dalle recuperate metodiche, mutatis mutandis, di "spirito imprenditoriale", così chiaramente descritte da Adam Smith ne "La ricchezza delle nazioni".
Ne propongo l'acquisto per la nostra biblioteca.

Milone

Caro Milone, hai aperto sessantadue conti da ieri sera. Non ti farà male?
Osservavo casualmente il corridoio creato(si) di fatto fra le postazioni successive del front-office lungo il percorso di confezionamento dei nostri polli selezionati e, come per un'illuminazione o un sintomo di Alzeimer, ho improvvisamente collegato quella immagine ad un alveare, nel quale le api operaie possono proattivamente prodigarsi, passando di cella in cella.
Per rimanere nella metafora, ho immaginato che, per qualche esigenza superiore fosse necessario recludere, spero temporaneamente, i coloni e far scorrere elettronicamente delle sbarre ferrate, come tante volte abbiamo visto nei penitenziari nord-americani. I box, infatti, sono tutti uguali, anzi anonimamente identici.
Che bisogno ci sia stato di Gae Aulenti, probabilmente stilista di famiglia, per corredare il tutto, fa parte di quelle iconografie di sistema, che illuminano di splendore ( sia pur con le lampade a basso consumo ) l'Ente superiore per rifrarsi sui giulivi e operosi coatti.

Milone

Dalla mia posizione privilegiata posso monitorare il via vai dei colleghi e, pian piano, farmi un'idea di che cosa vadano a fare.
Nei gironi scorsi, caro Milone, ti confidavo che spesso mi sembra che siano più le entrate che le uscite nel corso della giornata., possibilità illogica e quindi impossibile.
Un attimo fa, però, mi è sovvenuto di avere inquadrato nel mio spettro visivo un accigliato Nicola, lo stagista del Credem'a me. E' entrato con una borsaccia giallo-sporco ed è subito uscito di nuovo con una rigonfia busta di cellophane. Sarebbe bastata un'occasionale distrazione per presumere che fosse uscito una volta e rinvenuto due. Una volta, al rientro pomeridiano, gli ho chiesto se fosse soddisfatto dell'apprendimento sul campo che gli riserviamo e lui, di solito laconico e più che riservato ( devono avergli anche suggerito l'acconcio comportamento da seguire ) ha espresso tutto il suo entusiasmo per l'affiancamento ad un tizio a me ancora ignoto. Sta di fatto - ormai dubito di sbagliarmi - che svolge soprattutto le commissioni, così usuali da noi, a domicilio dei clienti, privati o rivenditori che siano, ovviamente quando la visita non rivesta un carattere "incentivante" per il gestore o la gestrice.
Rigorosi studi, sudate carte e tanta strada ancora da percorrere, con l'illusione, per sedare il disappunto, di andare "per aspera ad astra".
Sarà meritocratica quest'azienda, ma io, non solo in banca, non ho mai visto che, a chi sono riservati questi "meriti" siano date altre "possibilità od occasioni ( casomai della vita )" che non siano strumentali.
Carmina panem non oportant - carmina nella vasta accezione di teorie - e a un bravo laureato con master è sempre preferito il protetto o la protetta di qualche salumaio ricco.
Da che mondo è mondo e da che banca è banca.

Milone

Hai visto certamente, ieri sera, caro Milone, l'indegno spettacolo del pre-tentativo di partita fra l'Italia e la Serbia.
Io mi sono collegato in ritardo, come dicevano una volta i telecronisti, ma abbastanza in tempo per osservare gli atteggiamenti assunti, i simboli evocati e farmi un'idea del significato.
Indegna non è stata solo la manifestazione, ma soprattutto per noi spettatori, il commento.
I numerosi telecronisti RAI, con le loro stempiature da impiegati e la giacca e la cravatta, con la pelle sudaticcia del buon padre di famiglia e l'inconfondibile, lombrosiana fisionomia del raccomandato incompetente e servile, che conosco come le mie tasche, si sono sovrapposti l'uno sull'altro in una improvvisata gara della cazzata.
Un circo massimo in balia di quattrocento facinorosi ( erano duemila ), l'impossibilità di celebrare le esequie a distanza dei nostri alpini caduti per una giusta causa (e quando mai...), la polizia prudentissima applaudita da tutto il circo massimo, le facce grevi ed inconsapevoli dei numerosi delegati della Federazione gioco calcio, ex calciatori ed ex allenatori, bravi a coltivare i rapporti con le quinte colonne.
"Ecco che i nazionali serbi applaudono..ironicamente i facinorosi ( li facevano stupidi come loro ) e mostrano le tre dita che significano che perderanno a tavolino per tre a zero. Questa è stata la più bella: le tre prime dita della mano sono l'inconfondibile segno dei cetnici, etnia di guerrieri e di nazionalisti terribili, temuti ed evitati anche dalle SS naziste, durante la seconda guerra mondiale.
Sorvoliamo sui pietosi tentativi di far disputare una partita, per mere questioni reputazionali e di bottega. Completano un quadro miserrimo.
Bisognerebbe mettere in evidenza la cattiva propaganda ed il pessimo servizio informativo, mistificante, ipocrita e non all'altezza, irrispettoso degli utenti.
Quei nazionalisti hooligans, di cui io non condivido un'acca, stavano manifestando contro i bombardamenti NATO che partirono da Aviano, quando ormai la vittoria serba nella guerra interetnica era prossima, l'ostilità verso gli albanesi mussulmani e la storica pretesa di sovranità sul Kosovo.
Un'altra occasione trascurata per pavido interesse di sottolineare la tossicità della retorica di convenienza e lo squallore dei suoi corifei.

Milone

Mi è capitato di leggere ieri il notiziario interno della CISL e l'ho trovato,in quest'occasione, un po' meno neutrale. Anche se si limitava alla cronistoria degli adeguamenti parsimoniosi del Credem'a me, senza entrare nel merito dell'imitazione mercatoria di Unicredit, che qualche ricordo esperienziale, sedimentato nella memoria biologica, mi ha suscitato - ha lamentato l'inveterata avarizia padronale, il minutaggio delle "decime" su ogni operazione, su ogni prestazione, come se tutto fosse dovuto.
Un feudalesimo che ribalta l'analisi, o meglio, la riporta ai suoi prodromi, ma dalla quale i vassalli piccolo-borghesi non potranno mai affrancarsi, fintanto che non saranno disposti a pagare una diversa, personale gabella.
Perché questo possa accadere, però, è necessaria la costituzione di un sindacato pluralista, ancorché unitario, dato che sulla politica, che scambia acquiescenza contro occupazione e fornisce buoni servizi per pubblicizzarsi, non c'è da contare.
Ma se il nostro generoso rappresentante "unico", anziché unitario, non avesse acceduto all'invito cislino, a sua volta invitata da chi? e, per sciagurata ipotesi si fosse costituita una rappresentanza pluralistica, che ne sarebbe stato del Credem?
Quanto a che ne sarà se gli anticorpi aziendali dovessero in futuro indebolirsi, è presto detto: l'azienda andrebbe all'incanto in men che non si dica, tralasciando la troppo generosa politica della "crescita" del personale.
Continuiamo quindi ad andare alla tenzone per le microregioni con i nostri ronzini, lasciando i destrieri nelle rimesse del Castello ( Kafka ).

Milone

Si sono materializzate in filiale alcune grisaglie, che, alla luce cimiteriale dei salottini, intrattengono a colloquio alcuni convocati. Fra un colloquio e l'altro svestono e rivestono i paramenti che, per loro, sono costituiti dalla giacca. Riassettano alcune scartoffie, aggiornano, con un click, il portatile.
Gli officianti devono essersi confusi con i nostri, interni; mi sono accorto di loro dopo averli visti ripetutamente entrare...mi capita spesso di riconoscere le persone, ripetutamente alle porte. Non fanno che entrare e uscire ( ma non ci faccio caso ) in formazione uniforme ( in tutti i sensi ) per un caffé di concertazione, interpolati oggi dagli esaminatori della nostra Opus (Dei).
Ho intravisto anche una sorridente e materna verificatrice, che ci aveva già fatto visita due settimane or sono, tetra solo nei capelli corvini su tailleur nero, come si conviene alle nostre vestali.
Chissà quali acronimiche prospettive stanno prefigurando ai loro astanti, costretti dalla paura e dal conformismo a far buon viso a cattivo gioco?
Mi sovviene un tecnico dei computer della vecchia banca che, per un service, si applicava fra l'Emilia-Romagna, le Marche e il Veneto e che, a differenza di tanti suoi colleghi, non era mai ingrugnato e laconico: una volta gli ho visto aprire la valigetta metallica degli attrezzi, fra i quali custodiva una copia di "Sulla strada" di John Keruac.
Sarebbe opportuno che la nostra biblioteca ne dotasse il nostro personale destinato a "fare molta strada".

martedì 12 ottobre 2010

Milone

Manca Mirandolina e le ingiunzioni del Sior Todaro, a lei normalmente indirizzate, sono appannaggio di tutti. "Avevo chiesto l'esito di quell'assegno...rispondetemi!" "Che fine ha fatto quell'effetto?" "Entro dieci minuti voglio il piano ferie, da quì a fine anno!!"
Forse quest'ultima frase l'ho scritta io, spacciandomi per Brighella e non avrei creduto che, poco dopo, due gestori si presentassero per propormi i loro desiderata su post-it.
Come sa ogni amante della commedia dell'arte ( borghese )- che Goldoni mi perdoni - l'inane proprietà poco potrebbe e saprebbe se non potesse contare sui suoi collaboranti e corifei, con qualche incursione - scusate la presunzione e l'autocitazione - del Sior Marzio della Bottega del caffé, che potrei essere io.
Quanto all'inane Padrone, sappiamo che comunque, come Pantalon batocio, si lamenterà che "paga sempre lui".
Come forse sospetterai, caro Milone, oggi sono in portineria e Mirandolina non mi ha assegnato accoppiamenti fra vecchi e nuovi moduli antiriciclaggio, scartoffie da infilare nelle pratiche stipate e specimen da sfoltire.
Che si riguardi.
Grazie per la tua amicizia.
P.S.
Si è accesa una contesa fra due colleghi in previsione della stesura dei piani ferie: la solita proattività collaborante mi sembra contraddetta dalle "Smanie per la villeggiatura".
Sai, Milone, che credono che le ferie siano benefici discrezionali di questa o di quella azienda? "A te quante ne davano?" - mi chiedono - "A noi - rivolgendosi al collega - quante ne danno?" "Boh..ventidue?"
Approccio anormativo al rapporto di lavoro.

Milone

I modelli gerarchici femminili prendono sempre più piede, vecchio e tradizionalista amico mio. Le manager sono, come tutte le donne, molto determinate, vestono con ricercata ma algida aggressività, sono fedelissime a tutte le liturgie del potere e non si abbandonano a qualsivoglia satira.
Per brandire lo scettro del potere, di cui sono naturalmente prive, a parte un bozzetto caricaturale, ed invidiose, hanno assunto sembianze da sacerdotesse, versione sterile degli antichi ed agresti baccanali e dell'officio al dio Lingam, nel quale ogni celebrante e di ogni età, è protagonista. Vi ho assistito e li ho fotografati in India e non erano visite guidate per turisti; sono entrato in uno dei tanti sacelli disseminati per Bombay ( Mumbay ) e le signore hanno continuato le danze e la ricopertura coi petali di fiori, sorridendo tranquillamente.
I connessi auspici di fecondità sono rimossi per le nostre simil-imprenditrici, che ritengono di essersi ritagliate altre e più egoistiche gratificazioni.
Così ridotte, poi, si selezionano fra loro e creano delle vere e proprie "salsicce", come le chiamano a Napoli, avendo cura, competitiva, che le insalamate siano disposte agli stessi autocondizionamenti. Una versione moderna di altre e deprecate mutilazioni rituali.
Per l'uso che ne ha già fatto e per quello che intende farne ora, quale miglior garanzia per il loro inconscio Signore e Padrone?

Milone

Che suggerirvi ancora?
Di essere un po' più originali e non imitare troppo la FIAT, con le sue infornate di carri rotti, con la sua espansione in aree depresse sotto tutti i punti di vista ( ieri come oggi ) e di non assumerne, per reazione e spirito provinciale i metodi nel reparto presse.

lunedì 4 ottobre 2010

Milone

Leggendo questa mattina "I clienti ci portano a cena", mi è sovvenuto, caro Milone, il modello di relazioni industriali che sovrintende da quasi un ventennio alle sorti della nazione.
Anche a Residenza La Certosa, in Sardegna, la logistica si occupava degli inviti, della sistemazione, delle rotazioni e delle iniziative più acconce a favorire quelle sinergie dinamiche che tanto stanno a cuore al Presidente imprenditore.
Lì si trattava di belle ragazze da "instradare" nello star system cinematografico, televisivo o parlamentare, passando per la selezione in camera da letto. Una segretaria, oggi parlamentare europea, dirigeva il traffico dell'harem. Non mancavano nei sontuosi giardini e a bordo piscina, Primi Ministri cechi itifallici, che, lancia in resta, gironzolavano fra le sdraio.
"Se quella me la porto a letto, pago una cena!"
E tutti a fare il tifo per lucrare un'altra occasione e potersi porre un altro obiettivo, con la fantasia, mentre il caro ( oggi meno ) leader, con la papaverina, conseguiva gli scopi "sociali". Ne era, come direbbe l'avvocato "ma va là", il beneficiario unico e finale.
Il diritto di proprietà era per gli antichi giuristi, jus utendi, fruendi, abutendi ( diritto d'uso, di trarne frutto, di distruzione del bene stesso o, anche, di alienazione ). Gli altri intorno, con il "mercato in mano", partecipi ma mai protagonisti. Chi sempre cavallo, chi sempre cavaliere.

Milone

Consola, caro Milone, riscoprire la presenza della devozione popolare. La città pare deserta, i portici rivelano la perfetta simbiosi dell'architettura con i motivi decorativi delle volte e del marciapiede, all'interno dei quali si inquadrano rari passanti.
Solo qualche scristianizzato - i soliti noti - si è presentato ai nostri sportelli per l'aggiornamento dei suoi materialistici sentimenti, considerando che oggi è anche San Francesco, patrono dell'Italia minore.
Gli studenti non studiano e le famiglie che possono, prolungano il fine settimana, si levano con comodo e solo nel pomeriggio faranno due passi in centro.
La Festa patronale richiama alla mente le onoranze al feudatario castellano, che ti dà da mangiare ( gli avanzi ), che consente alle pulzelle spulzellate da qualche garzone di trovare una scusa per il matrimonio, rassicura, cioè, circa la propria "sostenibilità".
Talvolta ci si arma e si combatte per lui.
Per questo il patrono è "santo" ( da sanitas=salvezza, ora salute ) e pigramente onorato, Credem'a me.