lunedì 28 giugno 2010

Appunti dalla Riva dei Bruti.

Oggi, leggendo sul portale della splendida performance di Roma 11, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo. Mercato che vai, performance che trovi con annessa mentalità "vincente". I valorosi colleghi, hanno tratto profitto dallo scudo fiscale, cioè da operazioni a titolo di sanatoria, con modesto onere doganale. "Aggancio", in quel contesto, è la parola giusta. Il cacciatore di capitali, specializzatosi da una vita nell'ingegnosa metodica, è certamente un altro personaggio del "generone" romano. Così è chiamato il crogiolo di circostanze, opportunità e persone che creano e gestiscono un ambiente. "Famo a capisse..."
Anche la foto dei due dioscuri, orgogliosi come due statue dello stadio dei marmi è tipico della locale - non me ne vogliano i passionali & responsabili colleghi - commedia dell'arte.
La piazza di Roma è importantissima per la raccolta, frutto del risparmio familiare ( il più alto e costante in Italia ), mentre per i grandi numeri, servono i giusti "agganci" negli studi professionali, che sono maestri nel gioco speculativo ed elusivo.

Appunti dalla Riva dei bruti.

La tavola degli Impegni di AUDIT potrebbe essere il nonecalogo dei Pokemon.
Pensavo che ci ispirassimo ai Circoli di qualità, non ai cartoni animati.
Forse devo rivedere certe mie ironie sui timori "influenzali" che il Sant'Uffizio nutre nei confronti della Walt Disney, quale propalatrice di principi massonici verso l'infanzia: i profeti d'occasione sono celatamente fra noi.

domenica 27 giugno 2010

Percorsi e itinerari.

Lungo il Corso, detto via dell'Indipendenza, che dalla stazione centrale porta alla Piazza Maggiore e viceversa, stazionano, alternandosi, mendicanti professionali. Si tratta di una professionalità dipendente da organizzazioni criminali che assegnano i posti, ne stabiliscono i budget, ne confrontano le performances. l'aggio sulla mendicità è praticato in tutto il mondo, con modalità simili, quando non identiche. Sono circuiti collaterali allo sfruttamento di altre forme di servaggio, dalla prostituzione, al lavaggio carpito dei parabrezza, ai fiori coltivati in serre al neon, identici nel formato, nella colorazione e nell'obsolescenza, a Bologna come a Barcellona.
Quando ero bambino, il mio papà mi consegnava talvolta qualche monetina da dare ai poveri. Erano pochi noti, che invecchiavano mentre io crescevo, sempre allo stesso posto, per lo stesso orario ( quello dei loro aguzzini ) . Ne ricordo uno, giovane e magro, ma già canuto, fuori da una libreria economica, a lato della Loggia del Podestà, storica sede della Camera di commercio.
Era cieco e tremolante, mite e rassegnato. Sentiva cadere le monetine nel berretto, si animava per un attimo, ringraziava e tornava a vibrare sommessamente.
All'alba e a sera, una coppia di bruti, maschio e femmina, lo accompagnava al lavoro e lo riportava chissà dove.
Sempre uguale, apparentemente senza tempo.
Ero già giovane quando, improvvisamente, sparì.
Oggi lo sfruttamento è industriale e interseca ogni lobby appartata e sorridente, a cominciare dai Cinesi che sono i grossisti dei vu' cumprà, con i loro laboratori clandestini, la loro scala economica e imprenditoriale gerarchico-familistica, la loro rete commerciale integrata ( quasi cinquanta ristoranti nella provincia di Bologna, senza contare i bar e le tavole calde con servizio a domicilio ).
Basta non creare problemi evidenti, cioè al cittadino borghese e la legge diventa un optional.
Che fine fanno, a fine carriera questi reietti, prodotti della vita...senza mediazioni?

mercoledì 23 giugno 2010

Milone

Quando, con sicuro cipiglio, il pensiero di un'azione sostituisce l'atto ed i tempi materiali d'esecuzione, il (in)disponente si allontana subito, carpendo la penna a disposizione della clientela, appoggiata sul banco. Quando, al contrario, al crearsi di un malinteso, frutto spesso di Passione e Responsabilità mal adattate alla realtà, bisogna sistemare i piccoli guai, mentre gli astanti sbuffano nell'attesa, chi ha provocato il disagio, la penna l'abbandona.
E' sicuramente un corollario etologico che affonda le sue radici in tempi preistorici, sul quale, confrontandolo con il costume canino, l'unico a cui possa attingere, cercherò di formarmi delle opinioni.
Per ora ti lascio, caro Milone, mentre tu cerchi di recuperare la clava.

Milone

Scioperare o non scioperare, caro Milone? Per te il problema non si pone; quando mai si è visto un gladiatore incrociare le braccia? I lottatori, per sopravvivere, devono sopprimere i competitors e godersi una fuggevole pausa ristoratrice, prima di riprendere per i capelli la propria incerta esistenza.
Non è così per i salariati, che possono astenersi con ritenuta alla fonte il mese successivo e, percentualmente, sulla tredicesima, a fine anno.
Pur rispettando il tradizionale manifesto politico della CGIL, unica opposizione, per surroga, di questo Paese, non ne condivido, come in passato, l'ideologia di fondo. Se non si fosse sciolto dopo soli due anni, 1946-1948, avrei aderito con passione al Movimento di Giustizia e Libertà. Per ora, ho smesso addirittura di votare.
Però, se dovessi attribuirmi una ideologia, un corpo di pensieri e di sentimenti, sarebbero laici, illuministi, sensibili alla crescita morale, oltreché economica della mia società e, in questo senso, che un pinco pallo, non indispensabile, ben visto soprattutto dagli evasori fiscali, si permetta di pensare di poter chiudere la bocca ai suoi concittadini, mi perplime.
Casomai, lo sciopero non servirà a nulla, ma ci penserò stasera.
Ciao.
Pier Paolo

Milone

caro Milone,
roteando proattivamente sulla mia seggiolina con rotelle, ho colto l'habitus dei camerieri del ristorante Diana, in attesa dei rarissimi clienti della colazione del mezzodì. A volte la sala resta desolatamente vuota, ma loro presidiano i tavoli nel loro completo cremisi, quasi bianco, decorato da una cravatta nera, simile a quella che portavano gli uomini in lutto quando io ero bambino, in alternativa ad un bottone nero all'occhiello.
Il portamento, l'espressione, tradiscono Passione e Responsabilità, anche se, all'ora del pasto non consumato al loro desco a pagamento, li vedo percorrere l'ambito ristoratore, sbattendosi ritmicamente il tovagliolo sull'avambraccio, senza la compostezza abituale.
Davanti a me, invece, sciamano con passo felpato, ritmico e flessuoso i miei colleghi Credem'a me: gli uomini con grisaglie e cravatte ton dur ton, le donne con mises pratiche ma eleganti. Gli uni e le altre hanno sul volto un cipiglio professionale altero, che si scioglie subito con i trasandati, ma ricchi clienti.
Intorno a me si agita la proattività passionale e responsabile di tutto il personale, che mi investe di ogni adeguamento procedurale e normativo, di ogni sistemazione di sospesi, di ogni integrazione occasionale.
Mi guardo attorno, smarrito, lento di riflessi come sono, ammirato ma inadeguato a tanto fervore.
Buon appetito, Milone.

Milone

Mi rendo conto, Milone, che le nostre facoltà affabulatorie soffrono di afonie, crepitii, strozzature, che ci riportano al linguaggio ianrticolato dei nostri primordi. Spesso bisogna sollecitare le ripetizioni dei nomi aspirati, sospirati, sibilati, accennati, ma anche di quelli declamati con troppa fretta o teatrale vigore. Come ai primordi, chi ritiene di essere Paganini soffre le ripetizioni, sospettando che l'esito sarebbe tale e quale e pretendendo di essere inteso dal suono e dall'atteggiamento.

lunedì 21 giugno 2010

Milone

La segui, Milone, la FIFA Word Cup?
Le squadre più accreditate stentano nel girone iniziale, in attesa di misurarsi fra di loro negli scontri diretti.
In fondo, le squadre minori adottano al tattica ostruzionistica che ci ha reso famosi con Nereo Rocco, quando eravamo poveri.
Molte delle nazioni che praticano il catenaccio tattico, cioè a tutto campo, chiudendo ogni spazio alle invenzioni dei più tecnici competitori, puntano alla visibilità mediatica ed all'acreditamento nel lucrosissimo mondo del business pallonaro.
Sono in genere espressione di nazioni tutt'altro che povere o dotate di campioni da esportazione.
Rischiano invece di uscire dalla competizione al primo turno tutte le nazionali africane, che non rinunciano a giocare e manifestano talune ingenuità organizzative, pur essndo dotate di ottimi elementi e valendosi dei consigli di tecnici girovaghi.
Devono pagarli molto di più di quanto consentirebbero le loro condizioni, stimate sul reddito pro capite e non sulle rendite da materie prime per i paesi ex coloniali, se fra gli anonimi girovaghi, compare anche Sven Goran Eriksson , già trainer della Lazio, già C.T. dell'Inghilterra, con qualche interesse commercial calcistico, ma anche come "console onorario" di una multinazionale arabo-britannica.
Il torneo, del resto, si svolge in Africa solo geograficamente, dato che l'estrema propaggine meridionale del continente, abolita l'apartheid si è evoluta verso i mercati globali, relegando nella miseria, nell'AIDS e nella criminalità i discendenti di quegli ingenui contestatori che preferivano morire anziché vivere da afrikaneers. Lo stesso movimento del Nelson Mandela, durante la sua lunghissima detenzione, si è reso protagonista di ogni sorta di corruzione.
Forse è per questo che tutte le nazionali africane rischiano l'eliminazione al primo turno, peggiornado le performances delle edizioni precedenti.
O si trata, invece, di carenza di Passione e Responsabilità?

Se hai anche tu un esempio di Passione e Responsabilità...

Così recita la propaganda aziendale, alla quale ho provocatoriamente preposto il seguente esempio.
Sabato scorso, a metà giornata, è venuto meno José Saramago, un bell'esempio di passione e responsabilità. Affabulatore delicato e sentimentalmente ironico, interprete della saudade, la nostalgia di ciò che non si è mai vissuto, espressa attraverso l'involuto idioma portoghese.
La sua espressione assomiglia ad un incessante esame interiore, che attinge alla cultura, ai classici ed alla mitologia, declinati nei termini della vita quotidiana e dell'esperienza.
Frondista, durante la dittaura fascista di Salazar e di Caetano - si iscrisse in clandestinità al partito comunista - diresse una rivista letteraria e pubblicò su giornali e riviste.
Dopo la rivoluzione dei garofani, che sancì la fine di un isolamento periferico del Portogallo, che si uniformò ai costumi dell'Europa occidentale, non ritenendo, la classe dirigente economica di quel paese, che fosse ancora opportuno e produttivo per sé, tenersi fuori dai giochi, iniziò una intensa produzione di romanzi storici ed ideologici ed anche di sociologia politica, in forma di racconti.
Rivisitò il Nuovo Testamento, scrivendo Il Vangelo secondo Gesù Cristo - l'unico che non ne ha scritto uno - suscitando l'ostilità rabbiosa della Chiesa cattolica, per aver rappresentato un Gesù, figlio del Dio veterotestamentario ed a sua volta padre di quel Genitore, nella versione della nuova religione che, Lui ignaro, si sarebbe prodotta ed affermata secondo i canoni del potere mondano. Un Gesù, in punto di morte, disilluso dal Padre, che prega gli uomini che continueranno a soffrire della Sua crudeltà, di perdonarLo.
Anche in morte, l'Osservatore romano non si è astenuto da una invettiva all'acido prussico, del tutto priva di Carità cristiana.
Il Governo portoghese non se la sentì di farsi rappresentare da lui nelle concioni letterarie mondiali e Saramago si appartò sull'isola di Lanzarote, dove ricevette la notizia del Premio Nobel e dove riposeranno una parte delle sue ceneri. Le altre - e solo le ceneri - saranno restituite a Lisbona.
Ha esercitato con modestia non servile la passione e la responsabilità che gli venivano da dentro e, sia pure consegnato ora alla sua dimensione museale, è un garbato maestro di vita del nostro breve tempo.

sabato 19 giugno 2010

Milone

Deve intendersi per lavoratore, caro Milone, colui/ei che, impiegato o operaio svolga attività routinarie, prima di venir sostituito da qualche macchinario. Il plusvalore, incorporato nel lavoro, di cui si occupò Carlo Marx, sembra aver perso d'attualità e d'appeal per il beneficiario, cioè il capitalista proprietario dei mezzi di produzione.
Sembra, ancora che, per questa via, ci si avvii verso la fine del lavoro, come già profetizzava dieci anni or sono Jeremy Rifkin, eccezion fatta per qualche precaria od occasionale prestazione.
Sembra, dicunt, tradunt...verranno falsi profeti e spargeranno il verbo di Mammona.

Milone

Il personale a disposizione, caro Milone, già massa di manovra, a volta sosta presso la nostra sede, in attesa di un ingaggio, come i braccianti nelle piazze dei paesi meridionali.
Che si tratti di manovalanza è attestato, perché, quando, dopo aver sostituito influenzati, depressi, infortunati, gravide o mestruate, personale irresponsabile in ferie, restano per un giorno o poche ore, senza lavoro, vengono ospitati in Sede, come capitava una volta a coloro che non volevano partecipare agli scioperi, verbo sconosciuto al Credem.
Ivi si adoperano in ogni compito occasionale, con Passione e Responsabilità, senza conoscere neppure il loro fine pena.
Nel frattempo non acquisiscono nessuna esperienza, conoscenza o portafoglio che li possa rendere appetibili alla concorrenza e aspettano un'acronimica futura investitura, per poter uscire dal limbo dell'intermediazione operativa, fra vertici organizzativi e riva dei bruti.

Milone

Milone, il vetro che, in tempi non lontani, si frapponeva fra gli operatori e il loro prossimo, sub specie clientis, aveva una funzione, oserei dire, morale. Neutralizzava i sorrisi seduttivi, come quelli equini, standardizzava la mimica vis a vis, casomai provocava deformazioni espressive, nel tentativo di farsi intendere attraverso il viscosissimo fluido.
Era la grata del confessore contro l'immodestia o la miseria della carne e, nel caso nostro, contro non accattivanti afrori sudaticci.

In risposta alla mail di un esodando differito.

Temo, caro Stefano, che non di Tremonti si tratti, né di Berlusconi.
Il primo è diventato ricchissimo consigliando gli evasori di altissimo target, il secondo ha una visione edonistica della vita e mai vorrebbe passare per "moralizzatore".
Dopo il default della Grecia e quello probabile dell'Ungheria, che ha la parità di cambio del suo fiorino con l'euro e la revisione dei conti di portogallo, Spagna e Italia, l'Europa teutonica, non accettando più di pagare i costi del dopoguerra, si è prima imposta una dura manovra correttiva, poi, per via diplomatica, ha imposto correzioni ( secondo me, non risolutive ) ai paesi gaudenti, soprattutto di ozio e di buon clima.
Hai visto con quanta repentinità è stata innalzata l'età pensionabile delle donne che, come gli uomini, non lavorano nella pubblica amministrazione?
Anche in questa occasione, abbiamo rincorso l'italico stellone, nella speranza di voltar pagina prima della Quaresima e il Governo, messo alle strette, ha impiegato la furbizia per gestire il potere. Noi Italiani, del resto, passiamo la vita a prenderci in giro e sostanzialmente, con qualche recriminazione, accettiamo di farci prendere in giro.
Il capitolato sugli esodi prevede il rispetto dei patti sottoscritti, salvo "modifiche intervenute nel frattempo, nella legislazione previdenziale". Ormai, la legislazione nazionale, per le grandi poste, consiste solo in atti di recepimento di decreti europei ( tedeschi ). Cambia, quindi, più che la normativa - che è molto simile - il costume applicativo.
Non pensare solo al tuo "particulare": forse, anche gli evasori saranno costretti a pagare un po' più di tasse e tu potrai martirizzarti, in famiglia e con l'affezionata clientela, IGNAVA CREATURA.
Mi auguro di cuore che la sorte o la Grazia ti siano favorevoli e che, dopo le ferie Giuliane, tu possa accedere al paradiso domestico, che, a mio parere, terminerebbe alla fine di Settembre.
E poi, all'apparir del vero...
Con affetto,
Pier Paolo

Milone

Osservavo le tavole degli impegni di Credemfactor, caro Milone, e mi sovvenivano i principi del diritto primitivo, le ataviche XII tavole del primo diritto romano, ma anche i principi consuetudinari del diritto anglosassone, quella giurisprudenza legata al costume, così efficace per l'imperialismo commerciale britannico e per l'integrazione culturale del meticciato sociale nord americano.
Che bello sentirsi investiti di una missione salvifica, sentimentale e al di fuori di aridi criteri oggettivi, quale "ira bona" nel punire anche con la morte, quanto "sentiamo interiormente" ingiusto.
Poi mi è sovvenuto di quando ero catecumeno, aspirante - si diceva - a un vago pulviscolare, simile allo zucchero a velo. I principi stentorei, ma trattati con sospirosi dolcificanti, il sentore di vaghe minacce e il placido sorriso mentre si lisciavano la pancia gravida, ma non di feti o di liquido amniotico.
Mi è andata bene che non ho incontrato preti pedofili.
Il profilo, però, era quello: agreste, padronale e paternalistico.
Invece è giusto solo quello che prevede lo "ius", il diritto e non le impressioni soggettive che ne può coltivare ciascuno di noi.
Non è giusto, ad esempio, che per ascoltare il bolso briefing sui "tempi liberati dalla semplificazione della procedura, da dedicare alla consulenza ed alla vendita, con catalogo premi, dal tostapane al lettore portatile di CD", i miei colleghi siano stati costretti ad avviarsi verso casa alle 18,40, senza indennità e recuperi, dopo aver consumato una giornata a ritmi da catena di montaggio.
Non è giusto che il personale in missione, alla stessa ora e per lo stesso tempo, abbia dovuto raggiungere i luoghi delle conferenze.
Non è giusto, soprattutto, che si tema di farlo presente, con paura e autoirresponsabilità.

Milone

La deforestazione continua...
Lungo il corridoio, davanti a me, passano i carrelli con i tronchi trasformati in tanta carta certificativa.
L'eretica invenzione, insieme alla scrittura, ebbe in origine ben altri scopi ed i bramini si compiacquero poi degli esiti sacrileghi sugli ex adepti, piangendo la loro ex esclusiva sapienza.
Li trasporta lo stesso boscaiolo, a giudicare dall'aspetto - sia detto con deferenza - che ha commesso il peccato di invaghirsi di aspettative più comode, ma meno sane.
E oggi, fra il depresso e l'incazzato, ciabatta con i sandali fra il furgone e il salone, scandendo i suoi passi come un metronomo ( deve fare altre sei consegne ), sperimentando per la prima volta il senso del ridicolo.

Milone.

Caro Milone, voglio raccontarti un episodio, capitato poco fa, alle 9 a.m.
Si è presentata una signora, in procinto di partirire una bambina, mi ha detto en passant...
Voleva versare due assegni in dollari che le erano stati rilasciati da una associazione ematologica ed oncologica di una Università americana.
La dottoressa, senza birignao e cicisbeismi, anzi, con aggraziata semplicità, diceva che la figlioletta avrebbe dovuto essere già nata.
L'ho fatta accomodare in un salottino che, per la mancanza di climatizzazione sembrava un forno. Ho poi chiesto se c'era qualcuno disponibile ad effettuare l'operazione di versamento in valuta nord americana, ma, con passione e responsabilità ci si stava occupando di altre beghe di non specificata natura.
Ho raccolto personalmente, firme, girate copia di un documento di riconoscimento, quando la ricercatrice, che doveva ricoverarsi e che non aveva evidentemente nessuno da delegare, più tardi, a perfezionare la banale transazione, ha deciso di procrastinare l'incasso, con equilibrio e prudenza.
Con calma e pigrizia una delle due femmine crudeli, individuate per l'esecuzione, che di figli per ora non ne fanno, per evitare di dover inviare le quattro poste elettroniche previste dal regolamento aziendale in questi casi, si chiedeva: " avrei bisogno di un caffé."
"Posso uscire?"
"Due minuti, va bene." - rispondeva l'altra - " No, se non vieni tu, lo sportello non può essere lasciato solo ( sic! )".
Un caso di responsabilità pusillanime...solo verso il dio aziendale che le ha convinte di poterle punire. Nessuna attenzione per l'umano bisogno.

Milone.

871.000! Mentre tu ti evolvi. Milone, e acceleri verso l'esito della tua esperienza: la scomparsa, io mi involvo e regressivamente replico atti meccanici. Mentre i tuoi successi sono accompagnati da fanfare e slogans, io posso cogliere solo la compunzione di pochi dediti alla pratica socratica e maieutica di sgravare i mezzi forti del loro contenuto. Costoro danno molta importanza al denaro, anche se, per loro, è poco e riservano un formale rispetto per il sacerdote che glielo amministra ( ministrum ).
Assisto poi alla orgogliosa reticenza degli offerenti al nostro tempio ( la bancocrazia antica è cominciata così ), laconici e, in fondo in fondo, imbarazzati del nero delle loro anime, ma rassicurati dalla lascivia con cui possono lavarsele. Noi li mandiamo in pace.

Milone.

A volte penso, Milone, che il denaro sia un formidabile anestetico dell'intelligenza e che, ad un ricco, manchi pochissimo per essere un genio.

In morte di José saramago

Ieri, verso l'ora di pranzo, è morto José Saramago, nella lunare isola di Lanzarote, dove si era appartato, dopo uno scontro con il governo portoghese e, soprattutto, la Chiesa cattolica del suo paese, dopo la pubblicazione del Vangelo secondo Gesù Cristo ( l'unico che non ne avesse scritto uno ). Mi mancherà, col suo liguaggio involuto, in traduzione, che probabilmente è mal reso in italiano, riflesso di una riflessione costante sui miti, come sulla vita. Ho quasi terminato la lettura delle sue opere; non tutte mi sono piaciute, ma in ognuna ho trovato tratti descrittivi ed interpretativi, offerti all'anima del lettore. Non l'ho mai sentito come un profeta, né lui credo che aspirasse a diventarlo, come il suo Cristo stesso. Troppo divertito e ironico per prendersi sul serio eppur impegnato nell'offrire un senso alle sue descrizioni. Paradigmatico Cecità, condizione indotta da un morbo che acceca e imbarbarisce. Tutti, tranne una. Alle donne ha riservato sempre garbo e attenzione: ai loro sentimenti ed alla loro sentimentalità, pur nel realismo più manifesto. Taluni tratti dell'amore femminile sono quasi perfetti. Il capolavoro letterario di questi bozzetti è la dichiarazione della Maddalena agli apostoli, sul perché del maggior amore che Gesù le riservava rispetto a loro.
Uomo di modeste origini, schiacciato, come tutti i suoi connazionali dalla dittatura di Salazar e di Caetano, diede il meglio di sé dopo la rivoluzione dei garofani, dal 1982 in poi. Nel '92, solo dieci anni dopo, era già esule alle Canarie, in ricercata solitudine in quell'isola di Lanzarote, lavica, spossante per la calura che promana dal sottosuolo e desertica, dopo aver constatato che la libertà politica non si era tradotta in libertà morale e neppure culturale. Ha rinnovato con vigoria la tradizione poetica e letteraria del suo triste Portogallo, pur ricco, nelle sue ridotte dimensioni, dei Lusiadi Di Camoes e delle disperate cronache di Pessoa. E' stato paragonato, credo con esattezza, a Kafka, Borges. Le sue fantasie meste mi hanno accompagnato per un tratto adulto della mia vita e traevano origine dalla sua esperienza di bambino povero in una terra povera, l'Alentejo, dei suoi primi lavori di meccanico per automobili, dalla repressione salazarista e delle sue prime deroghe come redattore e poi curatore di una rivista letteraria. Ora la sua opera acquisterà un carattere museale, sarà riassunta nei Meridiani, non sarà più alimentata dall'analisi dell'evoluzione umana nei suoi caratteri politici e sociologici, attraverso l'elaborazione fantastica, ma ricca di conoscenza, delle culture antiche, nel loro adattamento al potere presente. Ai portoghesi ha apportato il sorriso, ma dubito che per ora la maggior parte di loro sia in grado di apprezzarlo. Ora che è morto sarà anche troppo celebrato, di ritorno a Lisbona. Lui, per parte sua, aveva asserito di essere già morto nel 2007 e di non essere più risorto. Mi mancherà come interlocutore delle mie solitudini, ma eviterò, per rispetto di farne un culto non essendo lui più in grado di darne una interpretazione autentica.

domenica 13 giugno 2010

Commento al "Paese delle prugne verdi" di Herta Muller

Il paese delle prugne verdi, di Herta Muller, scoperto e pubblicato da una piccola casa editrice, ante famam, - oggi i diritti sono stati acquistati dalla Feltrinelli, come quelli di un altro Nobel, José Saramago, dopo che quest'ultimo ha litigato con la Einaudi, per via di Berlusconi , mentre la Marsilio editrice è riuscita a proporre una saggistica breve, quasi novellistica dell'autrice - si apre, si sviluppa e si chiude attraverso una narrazione a flash back, del tutto primordiale rispetto ai fasti editoriali ( se il mercato sarà propizio ) che si prospettano. Il contesto è quello del Banato, regione rumena di lingua tedesca. Uno dei lasciti dell'orribile strage della prima guerra mondiale, una delle cause addotte, della seconda, che anziché razionalizzare quelle situazioni di stranieri in patria ( che riguardava e riguarda anche etnie ungheresi ) produrrà un assetto bipolare in Europa e nel mondo, in via, ora, di riassetto precario e, al di là delle intenzioni dichiarate, necessariamente instabile.
Clima di miseria e di alienazione, di estraneità e "assurdo" dolore, catatonicamente vissuto, giustificazione e premessa di una morte interiore.
Una realtà che, prefiggendosi di escludere qualsiasi sentimentalità nella vita umana e schiava di un determinismo ideologico materialistico, riduce le persone a sagome informi, apparentemente inerti, eppur sofferenti.
Drammaturgicamente affine al teatro dell'assurdo di Samuel Becket e agli uomini ridotti a rifiuti di Eugene Jonesco, che traggono il loro humus, il primo dalla livida e poverissima Irlanda e il secondo da una superba cultura gallicana che si avviava, dopo essersi liberata dalla vandeana e feudale mentalità latifondistica e nobiliare, verso la vertigine del vuoto, della mancanza di senso, della Nausea esistenzialista, astratta e attratta come una calamita, dal comunitarismo astratto, senza identità.
La narrazione procede a strappi e imbozzola gli avvenimenti che non conoscono nessuna fluidità. Eppure è la vita delle protagoniste inizialmente, dei protagonisti, in seguito, estraniata e ripiegata su se stessa: silenzio e paura. Quando l'assurdo e l'abuso si sedimentano nella coscienza di Lola, ecco che la morte, autoinflitta, pone fine al vuoto, per precipitarsi in un'altra voragine buia.
L'ufficialità del sistema si accorge di lei e la prende in considerazione, dopo averla arruolata, solo per espellerne la memoria e, per farlo, ribalta la verità, piuttosto che la prassi.
Il suo diario, l'autocoscienza della vittima, viene sottratto e le compagne che hanno assistito inerti al suo sfacelo, sono chiamate a decretarne "democraticamente" la rimozione. Al posto loro - chiarisce l'autrice - Lola avrebbe fatto altrettanto, perché la dittatura non prevede variabili.
Solo la morte della poveretta, atto di estrema contraddizione, rianima le menti e i cuori sopiti e impauriti.
Il ristretto eppur vago mondo circostante si riempie di figure afasiche, simboliche nella loro catatonicità. La povertà e l'oppressione coartano la fantasia e la creatività e consentono solo rattrappite sensazioni notturne, al riflesso di una luce, di un bagliore dell'immaginazione, in una immobilità timorosa.
Un mondo di pazzi, di alienati, anche se la pazzia viene dall'esterno e non consente deroghe.
Tre ragazzi che non vogliono accettare il suicidio di Lola, la surrogano nel cuore della sua amica narrante.
Tutti e ciascuno aspirano ad andarsene, per conoscere un'altra, vagheggiata realtà. In questa, solo il dittatore e i suoi favoriti stanno bene e non si curano del sentore di morte che instillano. Perché loro continuino a sentirsi felici è necessario che tutti gli altri soffrano e temano la delazione e la punizione.
Il Banato è il paese delle prugne verdi, frutto facilmente accessibile e avidamente consumato, pregno dell'asprezza della miseria e dell'estraneità.
Le vite dei protagonisti sono costantemente interferite e controllate da visitors, fantasmi quanto mai concreti, ma anonimi che tutto requisiscono, alterano, nascondono. Sono gli agenti e i confidenti della Securitate, la cui identità può essere solo sospettata.
La comunicazione fra le persone è monca: il tradimento della fiducia può avvenire anche all'interno della prorpia cerchia familiare. In qualsiasi momento, chiunque può essere indotto o costretto a tradire, anche solo avvalorando una tesi precostituita.
Il contesto narrativo è emblematico di una società arretrata, ancorché totalitaria, nella quale sopravvivono, senza contraddire il sistema, solo i sentimenti e gli atti più bassi. La corrispondenza che non riceveva risposta poteva essere l'esito dell'indifferenza del destinatario, ma anche dell'intercettazione della censura. Un carcere.
I tre ragazzi e la narratrice vengono ripetutamente sottoposti a delle perquisizioni; gli vengono aizzati contro tutti i compagni di "quadrilatero", contenente le case assegnate dallo Stato. Capita che alcuni testi, lettere e appunti vengano requisiti, senza essere compresi, perché scritti in tedesco.
Una ulteriore ghettizzazione, nel ghetto generale.
Gli attori, non certo i protagonisti, della meccanica rappresentazione, sono malati, tarpati mentalmente e moralmente. Lola è stata distrutta dagli abusi gratuiti e irresponsabili e dall'insensibilità circostante.
Le popolazioni di confine inglobate come minoranze fra etnie a cui non si sentono affini e pur omologate dal comunismo, conservano intatti i pregiudizi e i particolarismi, che la convivenza coatta incrementa.
Anche i sogni sono da "realismo socialista". Misere cose stantie, simbolismi aridi, flash back di significati psicanalitici. Grevità; una assoluta mancanza d'amore. La vita relazionale è interdetta, fatta di riti maniacali, che servono a frapporre un diaframma, un filtro per ogni atto, parola, intenzione.
La narrazione continua, più di quanto non si sviluppi, per figurazioni secche e spoglie, percorre un terreno sterile, in un ambiente claustrofobico, nel quale, le persone, i soggetti, sono gravemente malati e la prospettiva è negata.
Tutto avviene nella catatonia e senza risorse materiali e morali.
Alla povertà, in senso lato, si aggiunge lo sradicamento. La scrittrice non omette, anzi sottolinea ripetutamente che il padre, soldato delle SS, ha cantato le lodi di Hitler fino alla morte: il Reich che non fu e che lo ha costretto ora in un ghetto straniero.
Gli abitanti del Banato possono sconfinare solo nella contigua Ungheria, dove, a parti conformi o invertite, Rumeni e Ungheresi possono continuare a tormentarsi, a seconda della linea di confine che li incorpora. I Tedeschi, diffusi un po' dovunque nell'Europa continentale, sconfitti, si trovano un po' dovunque, profughi un po' particolari e non immuni dalla presunzione che aveva portato il terzo Reich a tentare un'assimilazione continentale, nella quale avrebbero avuto una veste padronale sugli altri popoli, ideologizzati come inferiori.
Allo straniamento si aggiungono le investigazioni, gli interrogatori e le vessatorie perquisizioni di un grigio burocrate statale.
La vita sentimentale non esiste; si riduce a rapporti occasionali e vissuti attraverso un filtro che anestetizza la possibilità di amarsi.
Una comunità privata di ogni tradizione culturale propria ed impedita dal confronto simbiotico con le altre, nel cui ambito, invece, alligna la rivendicazione linguistica, che esclude, a sua volta, gli "stranieri".
Il testo assomiglia a un test psicoanalitico, per immagini ed associazioni di idee.
Costante è il desiderio di emigrare, contraddetto dalla reclusione nel proprio Paese, anzi in quella regione del Paese che era appartenuta ad un altra nazione i cui costumi si condividevano, nella quale l'appartenenza, anche un po' razzistica, si sentiva di più per la periferica vicinanza ad altri popoli, non amati.
Aridità, stanchezza morale. Residuano solo le suggestioni di fuga, di evasione, fino a che, l'unica possibilità contemplata si affaccia: il suicidio. Quando l'esito è scongiurato, è solo per quel poco di amicizia che si riesce ancora a coltivare
Georg, uno dei ragazzi, che era già stato ogetto di pestaggi ed era inviso al regime, ottiene un permesso di espatrio. Due settimane dopo, a Francoforte, vola dalla finestra di un palazzone. Libero dal controllo alienante ed asfissiante della Securitate, non doveva vivere. Anche nelle associazioni dei profughi all'estero, militavano figure ambigue.
La morte del compagno non scoraggia due dei tre superstiti; solo uno, che si sente ormai un fallito, non avverte più il richiamo della "madrepatria". Fanno domanda d'espatrio e l'ottengono. Sono morti gli ultimi parenti nel Banato e le figure simbolicamente assurte a modelli. Nel frattempo, Kurt ha esaurito la sua spinta vitale e, di li a poco, morirà. La pallida amicizia di Teresa, ripudiata dal marito perché incapace di avere dei figli, durerà poco. Malata, scomparirà, lasciando a Kurt l'estrema via di fuga della corda alla quale si appenderà, anche lui suicida.
Kurt, prima di morire, aveva ritrovato l'energia per immaginare una nuova vita in Germania ed era tornato sulle sue primitive decisioni, chiedendo a sua volta l'espatrio.
L'impulso gli era venuto dalla delusione per il mutato atteggiamento di Teresa che, dopo una escursione in Germania, aveva preso ad evitarlo ed a fare la delatrice.
Aveva ceduto ad un ricatto, aveva negoziato la sua relativa e controllata autonomia con il tradimento dei compagni e dei concittadini.
Lo sgherro Pjele compare nell'ultimo bozzetto, mentre cammina per mano al nipote. Mistura di sentimentalismo e corruzione in fieri, abiura della coscienza.
Estraniarsi e rimanere muti provoca risentiti imbarazzi; dire la propria significa esporsi alla derisione e allo scherno.
Una schematica ma efficace summa della miseria opportunistica di uomini e di donne, fino alla persecuzione per indurre alla disperazione, fino all'omicidio. Connivenza per convenienza e realpolitik, anche da parte di chi non è costretto nella morsa della dittatura, come le associazioni dei profughi, fuori dai confini rumeni.
L'opportunismo omicida è stato anche interno al regime: la rivoluzione in diretta televisiva, diretta da Jon Jliescu, numero due e braccio destro di Ceausescu, il processo pubblico e la fucilazione dei despoti, marito e moglie, secondo il modello pubblicitario e coinvolgente a rima baciata del comunismo, utilizzato per contrappasso....
Però, al di là della vicenda storica, l'humus amorale non si trova solo nel Banato, in Romania e nel comunismo. Su questo è utile meditare, alla luce delle esperienze empiriche di ogni giorno, di ogni ambiente, di tante situazioni. E' questo il contenuto specifico e generale, che l'opera ci consegna.

domenica 6 giugno 2010

Critiche e recensioni.

Mi è stata rimproverata una certa piaggeria nella mia modesta critica alla rappresentazione "Holliwood", tenutasi il 26 Maggio scorso al Teatro delle Celebrazioni. Come se le critiche, incensatorie o distruttive non soffrissero tutte di ipocrisia pelosa o invidiosa, di adesione ad una fazione recitante, anziché ad un'altra che con lei compete per interesse.
Eppure, il lavoro mi è piaciuto sul serio e il giovane Pietro è stato brillante, con fatica e applicazione, come richiede ogni cosa ben fatta. Come lui, sul piano dell'impegno c'è stata solo la moglie del divo decadente e le due Greta Garbo, misurate nella fase delle aspettative ed in quella dell'aridità per la condizione raggiunta, attraverso l'adusato sistema delle qualità improprie, quanto mai attuale oggi, anche in politica.
Anche il divo in procinto di essere superato dalla tecnologia è stato bravo e molto: ha retto a lungo la scena, dando al personaggio il manierismo un bianco e nero di un film d'epoca. Si è un po' compiaciuto del ruolo, enfatizzandone gli aspetti grotteschi e magniloquenti, come si conviene a un divo narcisista.
Pietro però, si è impegnato a mettere in ridicolo l'animo superficiale dell'impresario, mostrandone, non so quanto volontariamente, gli atteggiamenti di maniera, così in voga a quei tempi, risultando più credibile, nel ruolo, dell'altro interprete, pur bravo, che ha proposto una versione arrogante ed aggressiva, più consona ad un produttore moderno di film di consumo, almeno nella fantasia collettiva.
Invece Pietro, mi ha ricordato un po' il grande Charlie Chaplin, che rappresentava sì un omino povero e alle prese con le quotidiane esigenze di sopravvivenza, ma anche le immature fantasie del Grande dittatore, alle prese con il mappamondo.
Quando è entrato in scena con la sua marsina di due taglie inferiori alla sua stazza - in via di ridimensionamento - e con il cilindro che non si adattava alla folta e riccioluta capigliatura, con un sorriso giovanile e un po' gigionesco, ha reso benissimo, l'immaturità prevaricatrice del potente, creatore-finanziatore di illusioni, assecondato dal narcisismo degli interpreti e dalle speranze del suo harem.
Lo ha reso bene perché, ad onta della freschezza giovanile coniugata al fisico commendatizio, ha saputo far valere una tecnica di pregio ed un'impostazione canora e vocale raffinata, non frutto di doni naturali, che probabilmente non esistoono, ma di studio condotto con serietà.
Se dicessi poi che al suo apparire poteva sembrare Stan Laurel redivivo, nulla toglierei all'efficacia della sua interpretazione; le aggiungerei semmai una ulteriore dose di ironia, ben dominata e distribuita.
Le foto su facebook sono del tutto analoghe, nelle espressioni e nelle posture, a quelle di qualsiasi altro teatrante e credo che il film dell'opera resterà un significativo ricordo nel tempo, quale che sia la carrierà che Pietro intraprenderà. Ha già capito e interiorizzato che, anche se non è garanzia di successo, l'applicazione lo è sempre, di risultato.
L'applauso a scena aperta dopo il brano cantato da solista, resta per lui a testimoniarlo.

Milone

Caro Milone,
dalla mia vetrina sul corridoio interno dell'involuta Sede, che si articola per anse e gomiti, a spirale, con due salette per appartarsi, illuminate a basso consumo, avverto alcune affinità di situazione con le etére moderne di Amsterdam e osservo la vita che scorre, per flussi e riflussi, davanti ai miei occhi.
Panta rei, mi verrebbe da dire, poi, invece, medito che, più appropriatamente, trattasi di occlusione fognaria che potrebbe esondare.
L'ambiente è felpato, la consuetudine è fatta di cordialità complice o del minimo di parole necessarie. Diversi depositanti sono abituati a farsi intendere con un ammiccamento, allo sportello; poi scendono in caveau a depositare il nero nelle cassette di sicurezza. Qualcuno squaderna fasci di banconote per depositarne un po' di quà e un po' di là, in un'altra nostra filiale o in un'altra banca.
Sono in buona parte contanti.
Riceviamo anche i domestici dei depositanti o i loro salariati, che cambiano assegni per incassare lo stipendio. Sono assegni di altre filiali, per lo più regionali, anche se loro, dirottati a Bologna per lavoro, li prendono al netto di onerose commissioni. Un datore di lavoro ha bonificato personalmente uno stipendio, invece, per valersi delle facilitazioni ( 0,52 cm. )
E' proprio vero, c'è un dare e un avere nella vita ( è anche un po' la nostra dottrina ) e qui si versa con metodicità. Un po'. ma proprio un po', si consente di attingere con padronale accondiscendenza e parsimoniosa prudenza.

Milone

Milone, ho preso una topica colossale.
Confuso dalla Passione, dalla Responsabilità e dalle dinamiche aziendali che mi hanno rimesso in circolo dopo tre anni e mezzo di segregazione, oltreché dai salti temporali che la toponomastica viaria offre offre ai viandanti, ho scambiato la festa per l'istituzione della Repubblica, con la vittoria dimezzata nella prima guerra mondiale, come la definì Dannunzio, l'irredentista.
Ricolloca, te ne prego, i tempi, i luoghi e le date e scusa la defaillance neuronale.
Incipit dell'età che avanza, crassa ignoranza o, chissà, lapsus freudiano?
Nella prima guerra mondiale combatté, al fronte, mio nonno, che per sfortuna anagrafica fu anche mobilitato nella seconda, quando era già adulto e con famiglia.
Fu catturato, si ammalò, ma riuscì a portare a casa la pelle, conservando fino alla fine il suo carattere mite, sovrastato dall'impetuosità della pur ottima moglie, fedele a lui ed ai principi di quelle epoche, per tanti versi così sfortunate.
Invece, il 2 Giugno '48, data del referendum istituzionale che sancì la Repubblica, era ancora viva la mamma della mia nonna materna che, pur essendo di condizione modesta, ma austera e fedele ai canoni cattolici della sua epoca, si premurò di votare per la Monarchia.
"Ho votato per il simbolo con il cappellino", il copricapo dentellato della Repubblica, simile, per gli umili, ad una corona.
Si sostiene in sede storica che la Vandea di allora prevalse e che il ministro degli affari interni Romita "imbrogliò" i dati.
Così nacque la nostra Repubblica, come la vittoria dimezzata del pervertito Aedo nazionale.
Per questi bei risultati, milioni di morti; trentasette calcolati nel 1918.
'18 - '48..domani vado dal medico. Ma non temere, Milone, non mi metterò in malattia. Continuerò a scriverti con passione e responsabilità.
Scusa, stavolta, la confusione.

Milone

Milone, la critica letteraria, Credem'a me, assomiglia troppo alla retorica dei buoni sentimenti per la scuola elementare...dei tempi miei.
Voler ficcare la passione e la responsabilità in ogni dove, mi ricorda lo sforzo, invero stentato, di tutti i centri di potere di rivedere, attraverso la propria ideologia, ogni avvenimento storico, politico e quant'altro, anche a costo di contraddire la realtà e fidando sull'ignoranza dei destinatari
Parliamo del Vecchio e il mare, proposto come carburante per epiche imprese produttive.
Ora, la solitudine del pescatore non rimanda al gioco di squadra. La sua lotta con il pesce spada è simbolica della sua dannazione che non prevede alternative e che con un altro dannato della natura intraprende una lotta drammatica, quanto occasionale ed inutile.
Hemingway è stato un uomo gaudente, ma interiormente insoddisfatto, che ha dissipato la sua vita fra alcool, tabagismo e puttane e, si sa, Bacco, tabacco e Venere mandano l'uomo in cenere.
L'autore era un edonista per mancanza di principi, un epicureo mancato per interiore miseria, che non trovò di meglio, per suggellare la sua vita, che suicidarsi, stabilendone preventivamente la data.
Ditelo ai poveri destinatari del messaggio, perchè non si trovino poi a commentare, come il patriarca contadino di "Novecento" di Bernardo Bertolucci, che trova il padrone impiccato nella stalla e, con lui appeso, continua a rigovernarla: "succede sempre così quando non si ha niente da fare e la testa bolle, bolle...

Milone

Ho letto delle vicissitudini di Alessandro Carbone, caro Milone, e mi pare che si sia omesso di dire che il malcapitato PBS, aveva solo due acronimi generici alle spalle, due anni e venticinque giorni di anzianità, compreso l'anno e mezzo di prova sotto specie di contratto di inserimento e che, traumatizzato dalla propaganda imperante, Passione e Responsabilità comprese, si è attivato proattivamente per semplificare i passaggi burocratici improduttivi, aggiudicandosi la maglia nera Credem.
Avrà comunque imparato ad accantonare le scartoffie, a prolungare per il tempo minimo, ma indispensabile, gli adempimenti preliminari e a ricomporre il marasma della sua vita profesionale entro le 19,30 di ciascun giorno, responsabilizzandosi coscienziosamente circa il (non) pagamento dello straordinario, senza cercare di riversarlo sull'azienda.

Riflessioni post tonsura.

La novella del barbiere, mi ha fatto riflettere, per un meccanismo di libere - non so quanto - associazioni, sulla personalità e la vita di un medico, cardiopatico grave, dedito al laser terapeutico e all'accantonamento, possibilmente lucroso, di denaro.
Costui, celibe, è padre di numerosi figli, incidentati da numerose e spesso occasionali partners.
Delle sue origini, della sua educazione non so nulla, né, a pelle, mi incuriosice.
L'ho sempre avvertito come una personalità negativa.
Costui, che nel suo periodare non si avvale di contributi strumentali esclusivamente medici, esprime una filosofia di vita improntata alla arida concretezza, basata sull'arricchimento, il conseguimento ed il mantenimento di una posizione di vantaggio, attraverso la quale essere esentato da fatiche ed affanni e da assunzione di inibenti responsabilità.
Amante dei documentari di caccia e pesca, deve aver coerentemente seguito le tracce del maschio predatore, dimentico che, in natura, spesso a caccia vanno le femmine di maschi indolenti, seppur dominanti a tavola, pur avendole per comodità adeguate ai criteri di riconoscibilità che l'ecosistema civilizzato prevede...per null'altro scopo che evitarne i disagi.

Chiacchiere da tonsura.

Il mio barbiere, giovane molisano dalle pretese intellettuali, per letture abborracciate, ma costanti, che fu segretario della sezione del P.C.I. del suo paese, prima di dedicarsi alle acconciature e che, nonostante le delusioni ideologiche indottegli dagli ex compagni di ventura, ha preso poi a frequentare giovani border line, amanti della musica e dai confusi principi, scambiati per anarchici, mi narrava giorni fa di un suo amico, a sua volta amico di una famiglia, o meglio del pater familias, che, riscoprendo quanto all'epoca del fidanzamento con la signora, poi convolata ad altre nozze, non aveva afferrato, aveva ripreso sotto il tetto coniugale altrui la primigenia relazione, infiammando le ovaie e la fantasia dell'annoiata ex signorina. Costei, già madre di una bambina con il marito, aveva deciso di non poter sopportare una situazione così noiosa se non al fuoco del ritrovato amante, il cui calore aveva fatto una frittata delle sue ovulazioni, mettendola incinta una seconda volta. E qui, la duplicità fra convenzione borghese, con le sue inadeguatezze alla felictà compiuta, ma pure con le sue comodità locative e reddituali, l'aveva indotta a dichiarare al drudo ritrovato, che la creatura in gestazione era quasi certamente frutto della di lui cretività, ma che ad educarla ed allevarla sarebbe stato il marito legittimo. Non per questo, ella intendeva privarsi della sua presenza attiva per i lunghi ed altrimenti insopportabili anni a venire.
Ecco uno spaccato di una realtà, affrancatasi, nei fatti e non solo nelle dichiarazioni, dai principi di convivenza convenzionali - almeno fino a ieri - e lo spostarsi dinamico e dialettico dei termini di onore e di reputazione. A che serve il primo, quando è salvaguardata la seconda? La vita può continuare, senza appesantimenti, anzi: il marito crederà di essere un maschio realizzato nel constatare quanto con lui sia serena ed appagata la moglie, i bimbi saranno coinvolti e accuditi con fervore e forse svilupperanno sensibilità e volontà positive. Nell'ombra, il demiurgo, quando avrà superato la ritrosia strana, che lo aveva portato a diradare le sue visite ed a suscitare l'irata stupefazione del suo vecchio amico, tesserà la sua trama spermatica e, se sarà saggio e adeguatamente spiritoso, farà della sua vita un capolavoro alchemico, rinunciando alla fama, ma sapendo, solo lui, di aver vissuto.

Osservazioni

Osservo dalla finestra gli orpelli dei palazzi signorili di fronte che presentano qualche adeguamento alla praticità d'uso, come si evince quando gli infissi sono a metà.
Dietro quelle riserve contro la disorganizzazione, si esercitano, con placida ponderazione o con convulsa frettolosità, le riflessioni, le tattiche e le strategie a beneficio di chi può pagare, quale che sia il frutto del suo guadagno, anzi, quasi sempre, in funzione dei mezzi impiegati per conseguire altri mezzi, destinati a fini ( o ancora mezzi ) suggestivi e immaginifici o semplici e immediati, entrambi mediati dalle convenzioni.
Penso alle elaborazioni adolescienziali, allo studio condotto nel silenzio di stanze ovattate o nel rumore di una famiglia poco avvezza ai riti discreti dello studio e più incline all'ira delle compulsioni quotidiane, endogene ed esogene...

Milone

Caro Milone,
sono in via dell'Indipendenza alla vigilia della commemorazione della Vittoria mutilata.
Sono dannunzianamente pieno di Passione e responsabilità e tendo all'eccellenza in un tripudio di fanfare interiori.
Entrando, ho riconosciuto un collega di Paternò, che conobbi alla metà degli anni '90in occasione di un'assemblea sindacale alla quale partecipai, nel sottotetto della Sede, allora corredata, in sala, di splendidi tappeti.
Era stato trasferito, non ne aveva compreso il motivo, imprecava e sacramentava in siciliano strettissimo. Erano gli anni dell'innesto Maramotti nel tronco centenario del Credem'a me.
Siamo tutti e due molto cresciuti, nel frattempo, di taglia sartoriale e siamo ancora qui a presidiare la nostra vetrinetta, con pazienza e responsabilità.

mercoledì 2 giugno 2010

Finzioni o apparenze.

La rappresentazione artistica è finzione, apparenza fornita ai sogni, non necessariamente romantici, degli spettatori.
Lo si affermava, il 26 Maggio scorso, nel musical: "Hollywood - Ritratto di un divo", interpretato con felice maestria dal Gruppo teatrale del Liceo Marco Minghetti di Bologna.
E' stato un lavoro di livello, meritevole del prezzo del biglietto e nel quale i giovani attori hanno cercato di dare il meglio di sé, applicandosi per mesi nello studio, nelle prove e nel canto, nonostante i gravosi studi quotidiani.
La serata e il loro sforzo sono andati a beneficio di associazioni ed enti morali, la cui opera - se meritoria o meno - lo sanno loro! - è stata lo spunto-pretesto per offrire agli interpreti la possibilità di esprimersi. Ci sarà chi lo avrà fatto con spirito carrieristico - forse il giovane attore drammatico Lorenzo Pullega, interprete di John Gilbert, per estetica vanità - sia detto senza deminutio, ma come caratteristica, semmai non prevalente - come le già mature e apparentemente sicure di sé, ragazze. Una citazione va riservata alla moglie delusa di Gilbert, dotata di grande personalità e capacità di riempire la scena. Bravissime, in particolare, le due Greta Garbo: quella con la valigia degli esordi e la cinica e arida diva realizzata. Da chi?
Non certo dall'amore da set di Gilbert, utile solo per gli esordi, bensì dalla vena speculativa e cinica, come quella della diva, del produttore Louis Mayer, anch'esso offerto nella duplice versione di un rozzo e vitalistico decisionista, quasi un capo cantiere attrezzista e in quella rifinita e caratteriale interpretata da Pietro Riguzzi.
L'interpretazione del giovane attore, più giovane della media dei compagni di scena, è stata la più ricca di contenuti psicologici. Il suo Louis Mayer è dotato d'intelletto, piegato al calcolo economico come a quello sensuale, causa, il primo, e conseguenza, il secondo, di uno status di potere da difendere, anche e soprattutto dalle influenze morali o pseudo-morali di un ambiente corrotto ed anche effimero, eppur capace, come tutte le cose umane di contemplare intrinsecamente l'aldilà delle contingenze e di contraddirne le esigenze deterministiche, almeno interiormente.
Riguzzi-Mayer, in questo senso, volteggia a dieci centimetri dal palcoscenico e ci offre saggi di maestria, frutto della sua applicazione costante, della serietà del suo studio, reso possibile dall'evidente amore per il teatro, vetrina culturale della pantomima dell'uomo, delle sue finzioni che tradiscono in continuazione la sua verità. E' del grande interprete, indipendentemente da considerazioni anagrafiche, saperne tradurre le caratteristiche e farle sue. E Riguzzi ci riesce, ogni volta che entra in scena, come solista o come cointerprete, dando sempre un connotato specificamente suo ad ogni performance. Pur essendo evidente la cura dei dettagli scenici di cui si è appropriato, Pietro li esegue senza manierismi scolastici - che pure ha sequenzialmente approfonditi - e li supera nell'interpretazione.
Delicati e piani i motivi cantati con acquisita tecnica e voce chiara e modulata, sia individualmente sia in incalzanti duetti. Rapsodici i bozzetti mimati, come quello della scelta della futura attricetta, in fila per i favori dell'impresario.
Nel canto di Pietro Riguzzi abbiamo riconosciuto le qualità raffinate di un attore in piena evoluzione, che non si presenta in scena, come nelle altre occasioni della vita, senza essersi preparato a gestirle, pur non disdegnando nessuna parte che compone il mosaico, sempre rispettabile, ma non per questo armonico, del teatro della esistenza, nella quale, con applicazione variabile e senso di appartenenza graduato, ogni giorno recitiamo, quale che sia l'obiettivo, pratico o di senso che perseguiamo, spesso confondendone i termini. Pietro sa già ricondurre ad unità sintetica, ma non dogmatica questo agone, mantenendo con divertita partecipazione i tratti umoristici della vita.
Complimenti sinceri!