mercoledì 31 ottobre 2012

FIAT feritas

La FIAT ha comunicato ufficialmente che licenzierà diciannove operai Savi, in seguito all'ingiunzione del Tribunale di Roma di riassumere altrettanti operai Reprobi, colpevoli di aderire a religioni non riconosciute dall'azienda. La Corte di giustizia non poteva che prendere atto della discriminazione ideologica e provvedere di conseguenza. La replica della FIAT si appoggia sulla sponda politica della vicenda e intende provocare una guerra fra poveri e fomentarne un'altra, di religione, fra i sindacati, sfruttandone le precedenti, intervenute, divisioni. Trattandosi di operai, la contesa - se ci sarà - rigurderà il pane, anche se non tutte le diciannove situazioni familiari saranno analoghe. Si fosse trattato di impiegati, al comune aspetto contingente, si sarebbe aggiunta, sommandosi, la smania ipotetica della carriera, anche la più insignificante. Fra l'estremismo aziendalista, solo egoismo all'ennesima potenza, fra la ritorsione vendicativa e indiscriminata e il nazismo, lo spirito totalitario - anche della sinistra storica, al potere - non corre alcuna differenza. I numeri non sono fatti per gli uomini. Per gli uomini costituiscono sempre un pretesto.

lunedì 29 ottobre 2012

Paradossi italiani.

Il PD e la UDC eleggono un Governatore che da giovane fu antimafia e militò nel PCI. Forse, è in questa presa d'atto che i tempi cambiano, che il mio coetaneo, rappresentante del nuovo, addirittura rivoluzionario, ripone la sua originalità, ma meglio sarebbe dire la sua rigenerazione. E', in vero, un vecchio trombone ultraresistente della politica che sale alla presidenza della regione più autonoma e più sovvenzionata d'Italia e che, attraverso le sovvenzioni, esercita il clientelismo più fantasioso. Ma il Governatore non avrà la maggioranza nel Consiglio regionale: quella relativa è andata ai grillini, quella di coalizione, intrisa di intrallazzi e di mafiosità - come ha sottolineato, in altri termini Casini -, si vedrà. In fondo, la Sicilia è confermata e garantita nei suoi assetti, mentre l'Italia si avvia ad essere sempre più montiana, con la UDC, alla quale si potrebbe togliere la "U", in funzione di garante di ogni gattopardesco conservatorismo. Nel contesto siciliano, l'stensione maggioritaria sarà considerata ed assorbita come tradizionale acquiescenza. Starà ad una sommersa società civile, manifestarsi e far valere le sue maggioritarie ragioni, a prescindere da appartenenze prive ormai di qualsiasi riferimento reale.

Ipocrite influenze.

Nella Sicilia delle 61 circoscrizioni a zero per la destra, di alcuni anni fa, si staglia, sullo sfondo di un astensionismo record, la vittoria minoritaria del candidato del PD e dell'UDC. A vincere, è sempre il Gattopardo e, nella fattispecie, la mafia, il cui garante è proprio il Cappellano dell'UDC. Grillo va all'opposizione e vedremo cosa potranno fare i suoi seguaci, in un contesto intimidatorio come quello siciliano. Totò Cuffaro langue in carcere e si consola con i suoi cannoli - speriamo non con quelli dei compagni di detenzione - e la prospettiva, già praticata, del non voto, si staglia sempre più nitida nella mia coscienza. Il PD è una ciofeca, plebea e arrogante, ipocrita e falsificatrice, come la destra. Leggo, nelle prime note della residua stampa..post ulivista, di "trionfo dell'autoproclamato innovatore", in perfetta sintonia con il pensiero, debolissimo, imperante, anche se l'aspetto lo smentisce. L'Italia ha questa fisionomia e non può, né si smentirà. Tralasciamo dunque le involuzioni sicule e parliamo di cose che contano, credem'a me. Un atletico collega, che per regolamento interno, non dovrebbe praticare sport pericolosi e incompatibili con la mansione, ha trascinato i suoi novanta chili di passione e di responsabilità - dicevano gli ammirati colleghi - fino al suo banco di sofferenza e di testimonianza. Già l'inverno scorso, scivolato con la moto sull'asfalto viscido, si presentò claudicante, con spacco inferiore al pantalone, in perfetta grisaglia. Lo aspettavamo già giovedì della scorsa settimana, nei pressi delle bussole e con un orecchio alla cornetta e l'altro al telefonino, fino a che, l'astuto rugbista, inscenò la pantomima dell'atleta a bordo campo, che schiuma agonismo..e poi rinuncia, fra gli applausi. Il poveretto, prima ancora di avvisare la sua famiglia, la sua fidanzata, ha relazionato il RDO. Potrebbe rischiare conseguenze non preventivabili, per la fretta, che mai sarebbero ascritte alla sua azienda, non avendogli quest'ultima sollecitato alcunché, se non per bocca e sommersa iniziativa di figure prive di inquadramento? Per questa via, certamente, ha avuto buon gioco nel violare la sua privatezza e nel suscitargli riflessi masochistici, prodottigli dall'emarginazione di qualsiasi forma di sindacalismo. Due influenze, uno strappo ai legamenti, i corsi, finanziati dalla Comunità europea e il banco è già saltato. E pensare che, per semplici contusioni..in itinere si marca visita e si chiede anche un risarcimento assicurativo. Beata l'azienda che non ha bisogno di eroi. Per gli eroi, ovviamente. L'Enrico Toti de no' altri ( antri è sbagliato ) ha evitato di essere ricoverato in itinere, da qualche ambulanza di presidio sul territorio, che lo avesse scambiato per un infortunato e non per l'eroe che passa ai nostri annali. Per oggi ( gioved' scorso ), non farà il suo ingresso trionfale nel nostro Cottolengo, nel quale la mente è, comunque, più sinistrata del corpo. Credem'a me, da noi si riposa solo da morti. E' opinione corrente che il Gonfio - per gli amici - sia stato sollecitato, messaggiato, durante la sua malattia; deve aver ceduto allo stress e preferito il dolore fisico. Un private banker rivela - quale canone di segretezza avrà violato? - di essere stato vittima, domenica scorsa, di un'ischemia temporanea unilaterale, che ascrive allo stress. Però, lunedì, mercoledì e giovedì scavallava come al solito e, oggi, di nuovo lunedì, è sempre in battuta, senza variazioni. In cuor suo, si riproponeva di darsi una calmata..ma solo in cuor suo. In compenso, l'eroica Guardia è riapparsa, con gruccia annessa al suo officio. Non è uscito per il caffé, non ha potuto depositare mazzette in cassaforte durante l'orario di sportello perché ci "avrebbe messo troppo a rientrare al suo posto", ha coercito le voluttà deietorie e, per lui, ho chiesto aiuto ai più caritatevoli colleghi, perché gli reggessero il moncone alla toilette. A sera, cioè in fin d'orario, il menomato è rimasto, come faceva prima d'infortunarsi, al suo posto. L'ho visto rigirarsi dolentemente sul suo scranno, prima di uscire. Sono certo che un ipote4tico lettore di queste note, ne trarrebbe pretesto per attribuirmi insensibilità morale, equivocando volutamente sui costumi e sulla moralità.

lunedì 22 ottobre 2012

Polifonia narrativa.

Il modello organizzativo, credem'a me, è qiuanto di più specioso si possa immaginare. Se un famiglio si ammala, se si infortuna o se deve sottoporsi ad un intervento chirurgico..potete star certi che, in tempo reale, tutta la sparuta combriccola ne sarà al corrente, salvo il vincolo di segretezza riguardo alla confessione, obbligo di precetto sistematico. Anziché solidarizzare con lo sventurato, fargli sentire la solidarietà e la nostalgia degli sfigatissimi colleghi, gli schiavi decerebrati, punzecchiano: " quanto si è preso? Un mese, due?" Se una femmina riproduce questa razza di ignavi, ecco scattare il controllo accompagnatorio, necessario perché la accompagna fin quasi al parto. Se un menomato si presenta con la sua carrozzella alla porta, ecco che il portiere informale prende servizio e, fra un moccolo e un'imprecazione soffocata, si cala nella parte. Se un platformista ferroviario deve trasferirsi temporaneamente in provincia, il nostro maggiordomo accreditato, l'anima impalpabile ma onnipresente del nostro consorzio, prende la sua automobile e lo accompagna. Non ho ragguagli circa un eventuale strappo fino al domicilio del non auto dotato collega, anche se cortesia vorrebbe, senza aggravio di chilometri per l'azienda. Da quando è stato promosso a questo ruolo di fiducia, ha sostituito le sue camicie grigiastre e funeree con luminosisime camicie bianche e una cravatta perlacea. Non ho incertezze: costui, un giorno, non sarà più Giovanni, sarà Massimo il dimidiato e, infine, Adolfo. Un vecchio signore con tutti gli acciacchi che ne preannunciano la morte, espettorandomi in viso e sputacchiandomi sulle mani, mi racconta del cartello con il quale il suo medico di base comunica agli ambulanti che potrà richiedere pagamenti diretti per certificazioni, analisi, visite specialistiche ed altre elencate prestazioni, consentite dal nuovo prontuario medico, a sgravio della mutua ed a carico dei malati. Mi narra del mutato atteggiamento verso gli esenti in confronto a quello adottato verso i paganti, vecchi e nuovi, confermandomi nella sensazione del rapido imbarbarimento dei costumi, ormai declinanti agli usi post bellici , ante anni '60, che sentivo narrrae da bambino. Rustichello mi si fa da presso e sussurra che l'operazione va conclusa, che il tempo corre inesorabile e il reddito si riduce. Lui,Pamelona e il Gonfio mi sportellano clienti per dedicarsi a non so quali urgenze. Vicino alla vetrata che dà sull'ingresso, Rustichello sta competendo - saranno passati trenta secondi - con un occasionale che imprudentemente ha cambiato un assegno e si è visto decurtare l'importo di sei euro e settantanove centesimi. Rustichello è inflessibile, sostiene che tutte le banche fanno così, finché la tigna si spegne nella presa d'atto - diciamo così - dello sventurato avventore che ancora coltiva suggestioni da servizio pubblico e in un frettoloso congedo. L'insoddisfazione interiore del nostro securizzatore pro tempore, gli si legge in volto; in forme psicanalitiche dovrà rivalersi su qualche capro espiatorio o scoppiare di bile. Una vittima delle levatrici ubriache e dell'analfabetismo imperante nella sua provincia, all'epoca in cui nacque..e ancor si ostina a sopravvivere, lamenta la mancata documentazione del suo pagamento dell'IMU. Ci immergiamo nello scatolone che custodisce le copie conformi e constatiamo che un terrorista ha mischiato parte del 2011 con le evidenze in corso. In sottofondo, si leva un turpiloquio blasfemo, ma di regime, che fa impallidire la mia calda proposizione dei discorsi di Adolf Hitler ai Quadri del suo partito. Fra un vaffa,n culo e l'altro, la preziosa documentazione viene reperita. Tra non molto, il reclamante tornerà a noi, con quattro copie della sua dichiarazione familiare e ci chiederà: " che cos'è questo casino?" Il contenuto delle risposte lo confermerà nel suo pregiudizio. Una cliente telefona da Parigi e ci ( si ) chiede perché il bancomat non funzioni nella Ville lumière. Non sa, la tapina, che doveva informarci dei suoi spostamenti oltre i confini segnati e che, per precauzione ( nostra ), glielo abbiamo bloccato. Il nostro sistema di controllo fra i punti-vendita, di cui non possiamo verificare i dati contabili, è analogo al criterio dei "passaporti interni", in vigore nell'ex Unione sovietica, nella quale i Soviet avevano la prevalenza ispettiva, inquisitoria e distributiva, su ogni altra, sovrastrutturale istituzione civile. Sembra anche del tutto speculare al modello cubano riformato di Raoul Castro, nel quale è fatto divieto, ai nativi, di gestire rapporti finanziari fuori dalla provincia, comprensorio o territorio, nel quale si è avuta la ventura di accendere un rapporto bancario. Penso che verrà confermato, per questa via, il ruolo di "autorizzazione" della banca, quella a cui si appartiene, ai viaggi ed agli affari "liberalizzati" verso l'estero, in aggiornata continuità con il sistema di controllo vigente in precedenza. Le sventure si accaniscono su di noi: la betoniera del contante impasta un maxiversamento, un gelataio reca quintali di monetine , gli itineranti si avvicendano in un moto insensato, sempre lo stesso. Il nostro e il loro è un lavoro adatto a chi non ha nient'altro per la testa..ma proprio niente. La diagnosi ( del rugbista? ) che pare che si sia infortunato, si accresce di particolari. Si azzardano prognosi. Anche il nostro sventurato RDO è della partita, non so se in veste di informatore o di informato. Sa anche del battibecco con l'occasionale. La Sora Assunta è più efficiente della Stasi. Estroversa e sicura di sé si rimaterializza la ragazza marocchina che, appena un anno fa, si sposò e fu pittata con l'hainé sulle mani e sui piedi. E' già madre di una bambina bolognese di due mesi. Mi confida che sta per abbandonare l'Italia, con marito o appresso al marito. Si è convinta che per il nostro Paese non ci siano più speranze per molte generazioni. Andranno in Germania, perché là, si che si guadagna. Sul piano linguistico, è già poliglotta. Parla, infatti l'arabo, il francese, lo spagnolo ( diffuso in uan parte minoritaria del territorio, ex colonia iberica )l'italiano e l'inglese che ha studiato. Fa la commessa in un negozio per uno stipendio da fame. Si sente ben disposta all'apprendimento di una quinta lingua. La mia concittadina non parlerà forse mai l'italiano, altri figli nasceranno, tedeschi o chissà. Anche il papà, trasferì la sua attività in una altra nazione - non mi dice quale -; ora, dopo essere andato in pensione, ne ha aperta una analoga in Marocco. Il Marocco - mi informa - è un Paese in pieno sviluppo economico: basta avere i capitali e si può star certi che nel Magreb occidentale lieviteranno, quindi, il Marocco è un Paese prospero per chi dispone di capitali, miserabile per chi ne è privo. Forse, spero, anche l'Italia, fra non molto, conoscerà questa dinamica economica e sarà ai vertic delle classifiche per reddito mal distribuito. Mi interessa di più conoscere e possibilmente approfondire la mentalità di questa Ruby laboriosa, mercantile e errante, secondo consolidati costumi familiari: sarà un' ebrea errante - tanti ce ne sono in Marocco e non conoscono particolari problemi - quindi espressisone di un cosmopolitsimo degli affari per lei ancora agli albori o è solo una levantina povera ma sveglia e disposta a mettersi in gioco, in formazione familiare, dove le possibilità appaiono più propizie e con i fondamentali minimi assicurati. Mi disse, infatti, dopo il suo matrimonio. che non avrebbe sposato un italiano perché da noi, fra le altre debolezze, non esisteva una tradizione di matrimoni misti e neppure una accettazione sociale delle culture estranee, perché l'immigrazione era un fenomeno di prima generazione. Famiglia, lavoro, tentativi, conservazione delle tradizioni in terra estranea, da non mischiarsi se non per una società ristretta già presente e sinergica, creazione, in giro per transazioni, di nuove soggettività. Niente di originale, né di nuovo, ma di vitale e interessante, sì.

domenica 21 ottobre 2012

Mutanti ( segue ).

( segue )L'importanza dell'informazione e della comunicazione negli apparati repressivi o nei progetti di liberazione è accentuata dal fatto che le pratiche del lavoro e della produzione economica stanno diventando sempre più mediatizzate. Le tecnologie della comunicazione stanno diventando smepre più centrali in tutte le pratiche produttive e fondamentali al genere di cooperazione necessaria alle attuali modalità produttive. La comunicazione e i social media hanno il simultaneo effetto di liberare e di incatenare molti lavoratori al loro lavoro. Con il nostro smartphone e la nostra connessione wireless possiame essere dovunque e, contemporaneamente, essere sempre al lavoro. In qualunque luogo andiamo, stiamo lavorando. La mediatizzazione è il fattore principale nella crescente, indistinta separazione fra lavoro e vita. La coscienza mediatizzata è frammentata e dispersa. I media impongono una costante interpretazione, chiedono di scegliere quello che preferiamo, di contribuire con le nostre opinioni, di narrare la nostra vita. La soggettività mediatizzata è costantemente assorbita nell'attenzione. L'informazione prodotta dai lavoratori, senza inframmettenze, produce un'informazione valorizzante, mentre la burocrazia della direzione produce un'informazione di controllo. Lo scopo che si prefigge la mediatizzazione del lavoro è di trasformare l'informazione viva, frutto dell'esperienza di lavoro empirica, in un'informazione morta, dopo che è stata cristallizzata nei meccanismi e nell'intero apparato burocratico. Il linguaggio morto della direzione e dell'organizzazione, codifica e rafforza il funzionamento della disciplina e le relazioni di subordinazione. Lo scambio dell'informazione viva fra i lavoratori, che si cerca di impedire, è suscettibile di essere mobilitato in azione collettiva e in insubordinazione. Nella figura del mediatizzato, oggetto di una stupida e offensiva propaganda, è mistificata e depotenziata l'intelligenza umana, o, per meglio dire, il mediatizzato è pieno di informazione morta che soffoca la capacità di creare informazione viva. La crescente precarietà, flessibilità e mobilità dei lavoratori, richiesta dall'accumulazione neoliberista, segna una nuova fase accumulatoria ,nella quale si creano diversi strati di popolazione in surplus. E' un dato statistico incontrovertibile che la precarietà precipita nella superfluità e costituisce la creazione di classi pericolose nella prospettiva dell'ordine. Le forme di internamento e di espulsione dei migranti sono solo un aspetto di arruolamento in un regime securitario, depositario, in parte, della popolazione superflua e in parte di una funzione intimidatoria nei confronti della popolazione libera, ma priva di mezzi. La crisi, avvitandosi, suscita una gamma completa di paure, la principale delle quali è di perdere il lavoro. E', di conseguenza, necessario essere un lavoratore leale con il proprio padrone ed è necessario non scioperare se non si vuole finire licenziati. Il lavoratore securizzato acquisisce il doppio ruolo di recluso e di guardia, nel regime di sorveglianza e accetta che altri, oltre a lui, siano privati della libertà.

mercoledì 17 ottobre 2012

Mutanti.

Ricordate gli antichi profeti che, con il potere della loro visione, creavano un popolo? In questi tempi cupi di capitalismo reale, la profezia è appannaggio delle aziende, dei loro house organ. Gli Stati cedono la loro sovranità ad entità sovranazionali, in pratica al nucleo-Paesi con i fondamentali economici più forti e si subordinano, subordinando i rispettivi popoli, al maggiore incremento dei records della nazione leader, di cui il maggior incremento societario non è che il corollario e, insieme, il fondamento. All'Internazionale dei popoli si sotituisce l'Internazionale die capitali. La forza-lavoro è mobile e a disposizione, anche se, nella fase giovanile della sua esperienza, crede o si sforza di credere, di inseguire un proprio obiettivo, che sfugge continuamente, mentre si realizzano gli obiettivi del capitalista che, alla prima occasione o alla prima difficoltà nel mantenere la propria appartata, egoistica separatezza da ogni obbligo partecipativo, scioglierà la compagine e i sogni in un'entità più utilitaristicamente omogenea. Per questo i partiti politici tradizionali sono al capolinea e nuovi condottieri, forieri di pochi slogans distruttivi, innovatori e liquidatori del preesistente- in linea perfetta con la volontà implicita del capitalismo reale, che può dissimularsi nel cicaleggio replicante degli occasionali opinions leaders -, si affacciano sulla scena. Anche i sindacati hanno perso ogni credibilità e la opposizione al sistema si è spostata, come alle origini, nelle associazioni spontanee. Il capitalismo reale, che trae alimento dalle crisi che provoca, è imploso nel 2008, ma nessun Gorbaciov ne ha messo in discussione i criteri, né né gli esiti. Il capitalismo non conosce, non rispetta, nessuna organizzazione statale. L'importanza dell'informazione e della comunicazione negli apparati repressivi, aziendali o politici, è accentuata dal fatto che le pratiche di lavoro e della produzione sono sempre più mediatizzate. Possiamo, quindi, andare dove vogliamo, anche in vacanza, che si vorrebbe ridurre ad un'interruzione breve fra un'attività e l'altra ed essere ancora al lavoro, cioè, in qualunque luogo andiamo, stiamo lavorando. Mediatizzando, sfuma la distinzione fra lavoro e vita. I media, inoltre, non rendono passivi, se non nell'obbedienza all'imput predeterminato. Fatto salvo questo limite, non da poco, impongono, infatti, una costante partecipazione, una ininterrotta attenzione. Quello appena descritto è il modello informativo, strumento del potere, sia esso aziendale o espressione dell'ordine rapinatorio degli Stati post democratici, che creano e conservano, ai fini della produttività schiavistica, la etnia degli indebitati. Esistono due tipi di comunicazione: quella morta e celebrativa degli apparati aziendali, che rafforza il funzionamento della disciplina e le relazioni di subordinazione e lo scambio dell'informazione viva fra i lavoratori, che può, potenzialmente, essere mobilitato in azione comune e in insubordinazione. Per questo motivo, viene osteggiato in tutte le maniere, dalla omertà, eletta a sistema, circa vicende repressive ed intimidatorie della vicenda aziendale, esattamente come avviene per pari situazioni,negli Stati ed apparati totalitari, proprio perché da essi stessi suscitate, ma che, stante la natura finalistica della struttura, non devono trovare una fisiologica, sana, pubblica espressione. Si creano filtri di accentramento-intercettazione presso figure direttive e/o di fiducia, deputate allo scopo, perché disperdano ogni possibile rivendicazione e favoriscano ogni accordo particolaristico, compatibile con un range di possibilità già previste, si attivano e si sollecitano atteggiamenti condizioantori, pressanti e spionistici. Un ruolo cardine nello spengimento di ogni velleità, hanno, in questo contesto, i cosiddetti sindacati gialli. L'abdicazione dell'Unione sovietica e il trionfo di un neo-liberismo, privo di basi reali ed in balia delle apparenze finanziarie, hanno comportato una trasformazione sociale e fabbricato nuove figure di soggettività. L'egemonia finanziaria e, quindi, bancaria, ha prodotto l'indebitato. Mentre il debito diventava lo strumento principale con cui affrontare le necessità sociali, la rete sociale di sicurezza è stata sgretolata. Un numero crescente di persone e di famiglie sopravvivono contraendo debiti e si trascinano sotto il peso e la responsabilità di onorarli. Il debito ci controlla, detta il nostro ritmo di lavoro e determina le nostre scelte. L'effetto è di costringerci a lavorare sodo e senza distrazioni. Il debito esercita un potere morale le cui armi principali sono la responsabilità e la colpa. L'indebitato è coscienza infelice che rende la colpa una forma di vita. La propria vita è stata venduta al nemico che ne trarrà profitto. Esisteva, un tempo, una massa di lavoratori salariati; esiste oggi una moltitudine di lavoratori precari. I precari vivono la loro relazione con i padroni come una relazione gerarchica fra debitore e creditore. Il centro di gravità della produzione capitalistica si è spostato fuori dalla fabbrica, la società è diventata una fabbrica nella quale tutta la forza-lavoro è subordinata al controllo capitalista. Il capitale sfrutta l'intero spettro delle nostre capacità produttive, la vita stessa è stata messa al lavoro. Il capitalista, quindi, accumula ricchezza principalmente attraverso la rendita enon attraverso il profitto: la rendita finanziaria. Il debito mette in ombra la produttività del lavoratore, ma chiarisce la sua subordinazione. ( segue ).

Calabrache.

Secondo scipero delle scuole in pochi giorni. Penso che l'ultimo, sbiadito ricordo di uno sciopero, fatto o goduto, per i miei giovani colleghi, risalga a quei tempi. Ad un accenno di coro che si leva dai transitanti alla piazza, dai cunicoli della piattaforma, una voce cavernosa domanda e si domanda: " che succede, là fuori?". Altrove, dunque. Un robot informato lo ragguaglia. E pensare che, per convenzione, la scuola è reputata o semplicemente affermata come momento formativo. Dovrebbero, invece di perdere tempo, venire, a spese dello Stato, come apprendisti, al Credem'a me: da noi sì che si cresce. I borborigmi interni si confondono con quelli esterni, perché un drappello dei manifestanti, ancora sparsi, si è fermato a parlare davanti ai nostri accessi; i toni si alzano quel tanto che serve a continuare, intendendosi, la feconda conversazione; un viandante trova ricetto nel vestibolo ante bussole. Lo vedo dal monitor, aspetta che i vandali si decidano a sciamare verso il recinto dei riti ordalici. ecco che una collega, fischiantissima, - deve essere radioattiva - guadagna con inusitata velocità la porta. Deve temere ritorni di fiamma o nuovi arrivi. Probabilmente si era nascosta dietro una colonna e attendeva il momento propizio per mettersi al sicuro. Perché tanta paura? Esternamente non si nota. Il rumore dell'autobus torna a prevalere sul vocio, si può effettuare la prima uscita per il caffé di reparto. Strana gente, i bancari e questi in particolare. Avere un diploma da ragioniere o una laurea in scienze affini, gli fa assumere una spiccata attitudine alla separatezza dalle pubbliche manifestazioni volgari e una pietosa disposizione a recitare, ignorati, gli splendori di Madame Chantal, un noto indossatore travestito, con qualsivoglia salumiere proprietario o negriero autorizzato. Arriva un pensionato-consulente o collaboratore a prodotto, un libero professionista della quiescenza. Ce n'è più d'uno. Non ce la fanno con la pensione, troppe retribuzioni pattizie, troppi contributi non versati. Promotori finanziari e bottegai in cerca di monete si intersecano in un moto incessante di flusso e riflusso, in un vortice miscelatore di gironi. I primi recano con sé impediti clienti che costituiscono la prova che ignoranza e ricchezza non di rado vanno a braccetto, i secondi hanno il problema dei resti, dei blister: la loro vita è uno scarto. I bottegai-laureati, farmacisti et similia, palesano una devoluzione trasformatrice: dalla farmacopea alla chimica fiscale. tre, quattro visite pedanti al dì, prima e dopo i pasti. Per fortuna, saltiamo ancora la somministrazione prima di coricarci. Ieri, Jennifer Lopez, che doveva esibirsi in serata all'Unipol Arena, ha bloccato il traffico in via Indipendenza, nonostante il transennamento e la presenza di vigili urbani, polizia e carabinieri, oltre a non meglio identificati baschi azzurri, che, per età, potevano essere membri di qualche associazione di reduci, ora volontari. Cordoni su due marciapiedi contrapposti, macchine fotografiche e da ripresa...dentro il portone di San Pietro, la mendicante di turno, che tutti ignorano, riesce a sorridere di tanta stupidità. I borsaioli fanno affari d'oro. Oggi, 12 Ottobre 1492, Cristoforo Colombo scopriva casualmente, come già altri prima di lui, ma ufficialmente, l'America. Chissà se la Lopez e i suoi ammiratori, genia di replicanti in ogni angolo di questa piccolissima terra, lo sanno? Vengono a noi, in coppia, due inservienti della CAMST. Fanno le cassiere, le pulizie, portano i soldi, ritirano le monete ( che palle, questa assimilazione con una delle categorie professionali più anodine e meschine: i commercianti , anche i manierismi sono speculari ai nostri, anche l'invidia sotto traccia che si fa sfuggire continui paragoni, circa gli orari e il week end libero ) sparecchiano, tengono la contabilità. hanno un inquadramento conforme e adeguato. Al Credem'a me, molti, troppi, si prestano a fare altrettanto. Dovrebbero lavorare alla CAMST per sentirsi completamente realizzati e non affannarsi più in un avvitamento concentrico verso il basso scambiato per una spinta ascensionale, ma gli imporrebbero il grembiule e non la grisaglia e si sentirebbero, per questo, diminuiti. Ci portano spesso delle monete ossidate o messe a scaldare sul fuoco insieme alle castagne di stagione. Talune sembrano conservate nella muffa. Dicono che siamo favoriti nel cambio con metallo lindo dai rapporti istituzionali che abbiamo con la banca d'Italia. Che confusione di idee, eppure sono certe! Anche noi, Credem'a me, abbiamo intrapreso la risalita controcorrente, come i salmoni verso le faucu degli orsi: dobbiamo preservare i dividendi di centotrentotto azionisti e gli stipendi spropositati di pochi manager, molto inclini a dire e ripetere stupidaggini proterve. La follia agitatoria, lo stordimento produttivistico, il frullatore aziendale, impazzano; il via vai dei soliti quattro gatti, li fa sembrare una legione. Ormai, a prità di caratteristiche fisiche, li confondo: hanno tutti lo stesso passo. Nonostante il mercato bloccato, riprendono le dimissioni, con sottoscrizione di patto di non concorrenza. Stranezze associative e dissociative apparenti. Mai visto un dimissionario firmare clausole inibitorie - fra l'altro di nessun valore, perché la penale sarebbe pagata dal nuovo beneficiario-imprenditore - , quando se ne va. Una ragione ci sarà.

sabato 13 ottobre 2012

ONU, quando c'è, batte un colpo.

Poche ore fa il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha varato una risoluzione, un via libera ad un intervento internazionale nel nord del Mali, sfuggito al controllo governativo e passato in quello di Tuareg separatisti, di radicali islamici e di Al Qaeda. Missione internazionale: lo è, ma limitatamente ai Paesi dell'Africa occidentale, marca, ex coloniale, della Francia che ancora vigila e si intromette in ogni vicenda locale e che ha fatto adottare ai quei popoli il "franc-cefa", secondo un rapporto di cambio riferito al franco ed ora all'euro. La francia lamenta soprattutto l'espropriazione della sua tutela di fatto sul Mali e ha premuto sugli altri menmri del Consiglio di sicurezza e sugli alleati stabili ed occasionali, per far muovere truppe africane, a tutela di interessi ocidentali, quasi esclusivamente strategici e dei suoi desideri di prevalenza nelle aree che l'avevano vista colonizzatrice. Agli Africani, in quanto tali, poco interessa - ritengo - che in una parte del Mali gli equilibri, frutto di altrui mandati, vengano alterati. L'ONU, comunque, in questa circostanza, dimostra di non essere solo un feticcio diplomatico, anzi, se ci si limita alla tutela di interessi regionali che si sposino con la geostrategia d'area o globale, agisce come un'entità reale del diritto internazioanle, mentre viene svilito e bypassato, quando la grande potenza statunitense, che non ha mai ottenuto, se non a cose avviate o a posteriori, riconoscimenti bellici, lo ignora e procede comunque, casomai dopo aver imbastito una inutile e inconcludente fase dibattimentale, spesso proponendo o imponendo argomenti pretestuosi per dare corso ai suoi scopi. In questo caso, nulla ostava all'intervento, se non la messa in prima linea di contingenti africani. Più coerente e meno ipocrita sarebbe stato un dispiegamento di truppe francesi, ma, forse, ai regimi west-africani, dotati di una parvenza di parlamentarismo d'importazione francese e demandati ad una politica di contenimento di soggetti ignoti alle diplomazie, ostili all'occidente e inclini alla guerra santa, gli sviluppi maliani recavano qualche apprensione. Ho un ricordo personale di quella regione, uno scacchiere ora francofono, ora anglofono con diramazioni meridionali portoghesi. Rammento i mercenari bianchi, presenti ad ogni posto di confine a fare da mediatori fra i turisti e i custodi dei confini, che ad ogni passaggio, chiedevano pretestuosamente dei soldi per chiudere un occhio su mancanze mai commesse, ignorando qualunque evidenza contraria. Chissà perché, ma anche questa esperienza me ne richiama di attuali. Pochi giorni fa, Romano prodi era stato nominato commissario d'area, un po' come Mario Monti è il commissario europeo, a disvelamento di cosa si componga la diplomazia mascherata e di che cosa si sostanzino gli apparati politici transnazionali, le nomine e le candidature. La Francia è stata "richiesta" dall'ONU di fornire assistenza , addestramento e aiuto logistico a truppe quasi locali, ma talmente male organizzate da rischiare di perdersi e di perdersi gli obiettivi. Nella primavera di quest'anno, approfittando della confusione provocata da un colpo di Stato di alcuni giovani ufficiali, il Movimento di liberazioane Tuareg, fondato da fuoriusciti libici, dopo il recente conflitto, ha proclamamto la secessione del nord del Mali, abitato appunto dai Tuareg. Altro esempio di come la guerra si espanda orizzontalmente e verticalmente, in zone acconce. I militari golpisti ci ripensavano, ma nel nuovo Stato autoproclamatosi: Azawad, prendevano posto al Governo anche islamisti e affiliati ad Al Qaeda, che poi avrebbero cacciato i "nativi" Tuareg. Ecco, allora, i Tuareg che chiedono aiuto alle istituzioni internazionali, che se ne sarebbero bellamente fregate, se non fossero stati in gioco anche i loro interessi sensibili, soprattutto in relazione ai mobilissimi esponenti di Al Qaeda. Guida francese, braccia africane e accertata presenza di centinaia di militari frncesi, ma anche statunitensi e canadesi, fiondatisi sull'obiettivo. Romano Prodi, per l'esattezza, è "inviato speciale per la regione del Sahel", che comprende anche il Mali. Dovrà quindi fare un lavoro di sottile cucitura d'ambiti, atteggiamenti e comportamenti, rispettare le specificità delle esigenze neo-coloniali e tessere un ordito che possa accontentare l'ufficialità immaginifica dell'ONU, che, questa volta - lo ribadisco - ha potuto fare il suo mestiere. La diplomazia è questa e, anche quando deve accontentarsi di un ruolo vicario e subordinato alla logica di potenza, si adatta plasticamente ad ogni esigenza esornativa. Se Prodi ci saprà fare, otterrà altri sponsor influenti ad una sua ipotetica elezione alla Presidenza della repubblica italiana o nei ranghi della ricca ed evoluta galassia europea. Perché l'ordine regni di nuovo a Bamako ( la Capitale ),Timbuktu e Gao, la regione dovrà essere restituita al Governo del Mali, che conterà come il due di picche, tranne che in termini di ufficialità repressiva, ad opera delle armi dell'Ecowass - Economic community of west african States, comprendente quindici Paesi - ....anche se l'assistente del Segretario generale dell'ONU per i diritti umani, Ivan Simonovic ( ma va là ) ha dichiarato che i ribelli hanno imposto nei territori occupati la Sharia, con corollario di lapidazioni e di amputazioni, distruzione di monumenti storici ( di solito, fatti di terra lavorata ) e un peggioramento delle condizioni delle donne. Lo ha constatato di persona. Viaggio pagato. Quelle terre - se sono personalmente testimone, ho attraversato fiumi e tratti di mare, anche sul traghetto che è affondato disastrosamente alcuni anni fa e girato a piedi per savane e villaggi - sono sempre state inquinate ed invase da mercenari, chi al soldo dei Francesi, chi degli Inglesi e chi degli Spagnoli, che supportati dalla loro aviazione, hanno condotto e conducono guerre, ignorate, che non trovano risoluzione - un po' come in Afganistan, forse in Iraq et similia - e conservano solo un magmatico status qua, osteggiato e combattuto, su base locale, da milizie mai dome. Se questo è, a che serve tutta questa messinscena, se non a ripristinare, per l'ennesima ed inutile volta, un equilibrio instabile? Eppure la diplomazia, questa volta ha avuto un ruolo, anche l'ONU, forse Prodi. Il diritto internazionale ha trovato formale apllicazione, in uno scenario da teatrino dei burattini.

giovedì 11 ottobre 2012

Congedi dai ricordi.

Se ne è andato, neppur troppo vecchio, ma minato nella salute da infarti, demenza senile e non so che altro, un autentico campione del calcio mondiale: Helmut Haller, splendida mezzala sinistra del Bologna con il quale vinse l'ultimo, lontanissimo scudetto della società rossoblu. Andavo allo stadio a quei tempi e lo ricordo molto bene. Anzi, ricordo l'intera formazione che giocava, come si fa solo in Paradiso: Negri, Furlanis, Pavinato, Tumburus, Janich, Fogli, Perani, Bulgarelli, Nielsen, Haller, Pascutti. Negri, "Carburo" era anche il portiere della Nazionale, davanti a lui una difesa rocciosa e sufficentemente tecnica, centralmente chiusa dallo stopper Tumburus dal libero Janich, due boscaioli in gita campestre, coadiuvati a sinistra da Furlanis e a destra da Pavinato. Già tre friulani, Furlanis, Tumburus e Janich oltre a un veneto, Pavinato. Davanti a loro, come raccordo arretrato con il centrocampo, giocava il fiorentino Fogli, a destra svariava e spesso segnava Marino Perani, bergamasco. Poi il regista della squadra, Giacomo Bulgarelli, mezz'ala destra, il grande Arald Nielsen "Dondolo", goleador danese e uomo di grande equilibrio, mitezza e educazione, più volte vincitore della classifica marcatori. Mezz'ala sinistra e,a sua volta, grande regista, molto incline al goal, era Helmut Haller, incontenibile nel suo caracollare palla al piedi, portandosi appresso i marcatori, fin verso l'area o dentro l'area stessa, dove tirava in porta o formulava l'ultimo passaggio. Ala sinistra e seconda punta, un altro friulano, Ezio Pascutti. Goleador di razza e maratoneta della fascia sinistra superiore del campo. Quanti nazionali: Negri, Tumburus e Janich ( poche volte ), Fogli e Perani, Bulgarelli e Pascutti. Nielsen e Haller nella formazione danese e in quella tedesca. Haller segnò anche il goal del temporaneo vantaggio della Germania dell'Ovest contro l'Inghilterra, che pareggiò con il "goal fantasma" e si impose ai supplementari, giocando a Wembley. Haller aveva le movenza tranquille del campione, non era un atleta frenetico, come usa oggi, ma un fondista che sapeva prender palla con un'ottima disposizione tattica e che raramente se la faceva togliere dai piedi. Fu un beniamino particolare del pubblico bolognese; del tedesco aveva poco, amava ridere e divertirsi, restò famosa una sua sbronza in autostrada con un camionista napoletano incontrato per caso. Restò al Bologna per lunghi anni, come quasi tutti gli altri suoi compagni, che diedero luogo ad un ciclo, mai più ripetutosi, di piazzamenti di vertice e, soprattutto, di bel gioco. Trentenne, andò alla Juventus, con la quale, prima di ritirarsi, vinse altri due scudetti. Haller è morto precocemente o, almeno a non tarda età. Ha avuto tre o quattro mogli ( è controverso ) ed è vissuto fino ad oggi, giorno della sua fine, in una cittadina tedesca. Ha sempre partecipato a tutte le celebrazioni societarie del Bologna e, quando le sue condizioni di salute sono declinate, non ha mai fatto mancare il suo messaggio. Restano, nella mia memoria, immagini esteticamente belle e sportivamente gratificanti di un ottimo virtuoso del pallone, insieme ai suoi compagni ritratto in fotografie che io ho vissuto, da giovane spettatore, che fanno da pareti al club di incontro e ristoro, ai piedi della tribuna centrale dello Stadio comunale, ex littoriale, che oggi porta il nome di Renato Dall'Ara, ultimo Presidente scudettato della storia rossoblu.

Mellin, Nipiol, Plasmon e Credem'a me.

La crescita, dobbiamo su dare per la crescita - meglio che su prendere, certamente -. Cresciamo? Com'è cresciuto! Non si preoccupi: crescerà. Prende lo sciroppo per le ossa? Il mio è stato sotto traccia fino ai quattordici anni e poi: una pertica. L'Italia non crescerà neppure nel 2013, quest'anno accuseremo un deficit accrescitivo del 3%. Se non si cresce, bisogna che gli altri decrescano, non noi. Licenziamenti a go go, esodazioni senza accompagnamento, ma poi in azienda non si rientra. Chiusura parziale di esercizi, se non supportati da adeguata redditività, affrancamento delle imprese da qualsiasi vincolo di solidarietà sociale. Eppur si deve crescere. Nuova linea di prodotti per l'infanzia..mentale. Per crescere: Credem'a me! Dopo le care, vecchie pappe che la mia mamma mi preparava quando ero infante e che la mia prima sorella non conobbe - rimettendoci, ritengo - perché erano stati già apprestati i prodotti Mellin mentre l'ultima, in ordine di tempo, trovò a sua disposizione il Nipiol e il famosissimo Plasmon, tutt'ora in auge. Or che mi ritrovo, "novello" apprendista a un nuovo inizio, crescerò anch'io? Credem'a me, profano, tu potrai ascendere a imperitura luce. Al Credem si cresce, si domanda un bambinello, occhioni cerulei, sesso incerto? Scherzi? Anche post mortem. Usate dunque i prodotti del Credem'a me, sono semplicemente fantastici, come tutti gli altri che servono solo ad espungervi dei soldi dalle tasche, in cambio di un sogno, di un'aspirazione che cresce in voi, mentre noi cresciamo. In questo senso, cresciamo insieme. Siamo già pronti per il mercato prossimo venturo - ci è bastato restar fermi nelle concezioni, negli egosimi e nelle tradizioni - nel quale il discount service sarà generalizzato e il lavoro sarà a singhiozzo. Con le mansioni, pardon, i ruoli, dei nostri Peter Pan aziendali(sti).

mercoledì 10 ottobre 2012

Supplenze.

Oggi che il direttore dimidiato è foraneo, il responsabile del CIM mostra un nervosismo, certamente frutto dei compiti ispettivi che gli sono stati demandati. Fa incursioni improvvise in sala, ammette ad alta voce ( troppo alta )di non rendersi conto e poi chiede, di passaggio, che cosa faccia questo....e questo. Ci deve essere qualche antenna in azione. Quando i commissari della CGIL facevano delle ronde, dopo l'orario, per dare mostra della rilevazione degli straordinari in corso, che non venivano sempre segnati, mi opposi al metodo ( non al contenuto ) propagandistico e intimidatorio, oltreché ridicolo, da ronda proletaria ( la versione di sinistra dello squadrismo ) che tradiva un'impostazione comunista totalitaria. Mi opposi, ovviamente, a quattr'occhi e direttamente con loro. Ormai ne sono certo da tempo, ma suggerisco lo stesso all'ardito sostituto e ispettore di astenersi da atteggiamenti intrinsecamente fascisti. E' più che sufficiente, ai fini reddituali, l'intensivo e sistematico sfruttamento dei famigli. L'ideologia domestica non è obbligatoria.

Ieri.

Ieri, quarantacinque anni fa, è morto il Che. "Che", nell'idioma spagnolo e nell'argot sud americano, è un rafforzativo-sostitutivo del nome proprio e serve ad indicare e identificare con immediatezza, una persona dotata di carisma e guaperia. Aveva lasciato l'Avana dopo aver fatto parte del Governo rivoluzionario ( una contraddizione in termini ) e aver avvertito che la convivenza con Fidel Castro lo avrebbe relegato progressivamente in un ruolo burocratico, casomai burocratico-rivoluzionario. Le celebrità e le celebrazioni si sarebbero sovrapposte, poi sarebbero diventate duali, le regioni nelle quali avevano rispettivamente agito, il nord per Fidel, il sud per il Che, rischiavano l'identificazione retorico-rivoluzionaria, la dualità avrebbe alterato il totalitarismo del sistema ( più concettualmente e sentimentalmente che fattivamente, perché ogni prassi ipotetica deve convivere con la storia, il clima e l'indole di chi è chiamato ad interpretarla )costituito un potenziale fattore di crisi. Rispetto a Castro, espressione della più istruita, oltreché potente, borghesia cubana, era un apolide , un esule combattente. Il Che era nato in Argentina in una famiglia di professionisti e aveva, per parte sua, completato gli studi in medicina. Poi. "dopo aver fatto contenti papà e mamma" si era "arruolato" fra i barbudos castristi. Aveva lasciato i suoi approdi per viaggiare nell'universo rivoluzionario, laddove "un uomo freme di sdegno ogni qual volta assiste ad un'ingiustizia". Sulla coerente vita da hidalgo di Ernesto Guevara non sembrano esserci opacità; sulla vera genesi del lider maximo, non tutto è evidente. Anch'egli di ottimi studi - è avvocato - e di grande eloquenza - splendido un suo discorso commemorativo di una tappa della Rivoluzione cubana che lo aveva visto protagosta, a cui ho assistito in Plaza de la Revolucion, in uno spagnolo muy lindo - ma anche di estrazione privilegiata - perché la possibilità di coltivare un animo rivoluzioanrio è un privilegio -, di finanziatori non trasparenti ( esistono foto di Castro a New York ). L'Avana è, ancora oggi, Centro della coordinadora massonica latino-americana. Esiste una componente di sinistra della Massoneria internazionale ( ne fece parte Garibaldi ) e gli Stati Uniti non ne sono esenti. La scelta di Guevara fu vitalistica e missionaria insieme: un messianesimo accompagnato dalla morte, che inflisse e che accettò con calma ( testimonianza del suo assassino )per portare agli oppressi e agli inconsapevoli la libertà dall'umiliazione. C'è poco in lui del marxista tedesco..o russo, anche se conosceva la dottrina. Vitalista perché prese rapidamente atto che il potere stanziale, la rendita pigra non gli si addiceva e che, forse, da straniero e da esule non era concretamente possibile . Riprese quindi le armi e si spostò in Bolivia, Paese miserabile e in mano ad un dittatore: Barrientos. Fu venduto ai miliziani del regime proprio da quei campesinos che si illudeva di rappresentare ed ucciso il giorno successivo all'arresto da un sergente, probabilmente in cambio di qualche mediocre riconoscimento. Per anni è rimasto sepolto sotto un'autostrada, fino a che il Governo boliviano ne ha consentito la riesumazione e l'inumazione nel Mausoleo di Santa Clara, prima, suo cenotafio. Era stato un combattente valoroso e un comandante sottile. Riuscì ad espugnare Santa Clara, nel sud dell'isola, con trecento uomini, avendone ragione, con una serie di assalti mirati che, in poche ore, provocarono gli spostamenti delle truppe, necessari a colpire al cuore la guarnigione, composta da quasi tremila uomini. Fu razionalmente spietato: non ci furono superstiti fra i prigionieri. A Santa Clara sono conservati i vagoni del treno che recava i rinforzi, che furono intercettati e annientati. Sono rimaste anche alcune amache sulle quali i givernativi avevano consumato la loro ultima siesta. il Che è stato un mito per un'intera generazione di ragazzi europei, borghesi come lui, anche se infinitamente più vili. Non fu un mito, invece, per i diseredati sud americani, di cui, probabilmente, gli sfuggiva la dimensione e la natura vera, con l'eccezione dei cubani anziani che avevano conosciuto lo sfruttamento economico e morale degli statunitensi e la ferocia primitiva del fascismo caraibico di Fulgencio Batista. I Cubani, splendidi combattenti, ne hanno ammirato il coraggio e la determinazione, non aliena da ironia e cultura. Oggi è consegnato alla memoria dei Cubani a cui contribuì a restituire dignità e sensuale libertà, per decenni e oggi purtroppo svilita dal decadere fisico del suo compagno di militanza, il lider maximo e dalla successione familistica, affidata al fratello Raoul, non stimato, perchè non combatté. La vita è cos', nella sua empirica concretezza. E' un attimo che si consuma subito o che prolunga i suoi effetti per più o meno tempo, per poi svanire nell'indifferenza. Il suo, di attimo, lo ha cercato, ottenuto e vissuto. Aspirare ad averne due era utopistico. Hasta siempre Comandante.

domenica 7 ottobre 2012

Ricordi, immagini che si trasfigurano, nella loro immobilità, al mutare degli scenari.

Anniversario dell'assassinio di Anna Politkovskaja, non ricordo quale, ma non importa, in quell'androne spoglio di casa moscovita, alla quale rientrava con la borsa della spesa, dalle due figlie, dopo aver fatto visita alla madre, agonizzante in ospedale pur un cancro. Dell'omicida sono rimaste le immagini sbiadite, in bianco e nero, mentre, di spalle, si allontana. Nessun colpevole accertato, due incerti indiziati che trascinano alle calende greche un processo, che si vorrebbe celebrare a ricordo sfumato, in contesti diversi e manipolabili. La giornalista aveva sposato la causa della democratizzazione reale della società post sovietica ed attaccava documentatamente Vladimir Putin, il suo alter ego Medvedev e i capi mafia alla testa della ribellione cecena. Aveva pubblicato decine di articoli, centinania e centinaia di pagine; aveva viaggiato verso i luoghi descritti ( avevano già tentato di avvelenarla durante un volo verso la Cecenia )e aveva ottenuto una visibilità mondiale. La restaurazione putiniana, intrisa di affarismo e di interscambiabilità dei ruoli nell'ambito di una ristretta cerchia di fedeli, se, da un lato, aveva posto termine alla etilca dissipazione di Boris Eltsin, al fenomeno della prostituzione mondiale delle madri divorziate e divenute improvvisamente prive di reddito, aveva però cassato i disordinati processi di democrazia nella società russa e aveva ristabilito uno spionistico e repressivo apparato sui civili sconcertati. I tentativi di autonomia della minuscola, ma ricca di materie prime, Cecenia, aveva condotto a un vero e proprio tentativo di pogrom verso il piccolo Stato islamico, purtroppo, a sua volta, manipolato da mafiosi, riemersi dalle nebbie della società sovietica, nella cui nebbia si erano mantenuti saldamente al potere,in un contesto per loro comunque favorevole: quello della mancanza di informazione, dialogo e dialettica. La Politkovskaja conosceva ormai bene il contesto ceceno e si era proposta come mediatrice, prima dell'eccidio del teatro moscovita, alle porte del quale fu respinta dalle forze di sicurezza, prima dell'eccidio indiscriminato, purché omertoso, voluto da Putin. Questa è stata la contraddizione portata con vigore nelle more di una società svilita e corrotta che, solo a prezzo di una dittatura degli affari degli oligarchi, ha trovato un archeologico assetto. Non ci sono più - almeno per ora - gli attentati dei Ceceni a Mosca, le centinaia di nazionalità hanno smesso di manifestarsi pubblicamente, gli oppositori economici o politici sono in carcere, il presidente e il primo ministro si scambiano ogni dieci anni le cariche, facendosi beffe della costituzione. Le Pussy Riot sono in galera per offesa alla sacralità della religione ortodossa, in realtà per offese all'antico binomio del trono e dell'altare.. Il cammino di Anna Politkovskaja si è interrotto e con esso, il cammino della Russia verso una libertà, che, dopo travagli e rovine, coerentemente alla loro storia, avrebbe potuto portare le loro migliori espressioni ai vertici della cultura e della sensibilità morale europea. Invece, vivono di nuovo appartati, riarmati e in mano ad un ristretto manipolo di freddi omuncoli senz'anima. I bolscevichi di sempre ( bolscé=minoranza ) criminalmente al vertice.

sabato 6 ottobre 2012

Diffusione di libertà.

La blogger cubana Yoany Sanchez è stata imprigionata perché voleva presenziare al processo - definito "pubblico" dall'House organ del governo, Granma, dal nome dell'imbarcazione sulla quale Fidel Castro raggiunse Cuba, dal Messico, con altri combattenti - al presunto omicida spagnolo di un suo compagno di dissidenza. Il timore di cronache non ufficiali, diffuse nell'etere, ha indotto il regime familistico a chiuderla in gabbia. Il volo dei twitter, levatisi da tutto il mondo, li ha indotti a sospendere l'illegale detenzione dopo trenta ore. La lotta, civile e culturale, per la libertà nell'isola continuerà e potrà essere condivisa dai blogger di tutto il mondo.

Falsi profeti, per i gonzi.

Ricordate, circa un anno fa, la proposizione del testo: Meritocrazia di Abravanel, ancora disponibile - ritengo - nella libreria del Credem'a me? Il demagogo dei padroni, la summa del nostro portale, mistifica il concetto di merito, prescindendo completamente dalla cultura e dallo spirito critico: in una parola, della civiltà. Pubblico un commento, di Giuseppe Caliceti, all'autore e al suo contenuto, con il sospetto che sarebbe stato meglio ignorarlo. Decido di farlo, nella persuasione che questi ideologi, filosofi buoni per le teste vuote di chi è dotato solo di contenuti tecnici, siano particolarmente insidiosi, nelle more di una società che, affossando la cultura, ha messo in mora anche la libertà e la partecipazione. Indovinate a beneficio di chi. "Ha fatto un concorso dieci anni fa. Non lo ha vinto. Non è stato assunto a tempo indeterminato, ma gli è stato chiesto di lavorare nella scuola entrando in una graduatoria come precario. In attesa di assunzione. Lo Stato, come un buon padrone, ha detto al precario-apprendista: «Lavora qui, mancano docenti, poi ti assumiamo, questione di tempo». Detto a 250.000 precari. Poi cambia idea: «Senti, faccio un nuovo concorso, tutti partite da zero. Se vinci, ti assumo. Se non vinci…». «Ehi, ma tu…». Lo Stato: «Comando io. Ho cambiato idea. Fine del discorso». Figura meschina? Fate voi. Ma al governo non importa solo imporre le sue scelte, ma convincere l’opinione pubblica che sono le migliori. Per farlo dispone di mezzi di informazione e prezzolati giornalisti. Roger Abravanel, del Corriere, titolare del blog Meritocrazia.it: «Quale insegnante preferireste per vostro figlio, una signora 45enne oggi al numero 152 della graduatoria di merito di un concorso di 10 anni fa, o una giovane trentenne che è risultata tra i primi a un concorso fatto in questi giorni?» Domanda retorica che dovrebbe scagionare il governo dalla figuraccia. Rispondo: un docente giovane, Roger. Esatto?. Detto questo: come mai, allora, l’età di pensionamento dei docenti è aumentata ad oltre i 65 anni? Qui tu e il governo ve ne fregate di studenti e famiglie? Esatto. Sostiene Abravanel: «In Italia negli ultimi 25 anni si è diffusa una mentalità devastante che ha di fatto ucciso la meritocrazia nelle nostre scuole: il pensare sempre e solo ai problemi di chi lavora nella scuola (gli insegnanti) dimenticando le esigenze dei “clienti” del servizio pubblico dell’istruzione (gli studenti)». Altra devastante falsità. Perchè non ricorda che la scuola primaria italiana, prima di Abravanel e Gelmini, era la 1ma in Europa e la 5a al mondo per qualità (dati Ocse) e adesso è precipitata in classifica. Non dice che l’Italia è tra i Paesi che investe meno in formazione e ricerca. E ogni volta che qualcuno parla di difficoltà del sistema scolastico, lo si fa solo per tagliare: vedi l’epocale taglio Gelmini. Non dice che in Italia gli studenti che escono dalle private sono mediamente meno preparati di quelli che escono dalla scuola pubblica (dato Ocse 2008). Insomma, dice solo ciò che vuole. Parlando di «clienti» al posto di «studenti»(?) di scuola come servizio e magari, presto, a pagamento e privato – e non come istituzione pubblica e gratuita. In sintesi, non parla della scuola della Costituzione, cuore della democrazia – che ha a che fare con l’art. 3, – ma di un’altra. Quale? Ne parla in Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto (Garzanti 2008), un aberrante manifesto dell’ideologia meritocratica. Favorevole a una selezione precoce della specie-studente. «In genere si ritiene che per assicurare eguaglianza di opportunità bisogna dare a tutti la stessa qualità di istruzione. Questo luogo comune è profondamente errato: dando a tutti la stessa educazione non si aumenta la mobilità sociale e il merito muore» (p. 256). Siamo al darwinismo sociale. Ci sono i meritevoli e gli immeritevoli, i furbi e i coglioni. Le differenze avrebbero una giustificazione naturale di tipo parascientifico, razzista. L’antica aristocrazia di nascita è sostituita dall’ «aristocrazia dell’ingegno». La scuola? Fortemente gerarchica, dove non si insegna più la pluralità di culture e valori, ma si inculcano precocemente i valori del sistema produttivo. L’intelligenza? «La capacità di aumentare la produzione, direttamente o indirettamente, si chiama «intelligenza» (p. 173). L’educazione e l’istruzione di bambini e ragazzi? Sostituita da misurazione e classificazione delle abilità. «A che pro abolire le ineguaglianze nell’istruzione se non per rivelare e rendere più spiccate le ineluttabili ineguaglianze della natura?» (p. 122) E ancora: «Sessant’anni di ricerche psicosometriche e sociologiche hanno portato a ritenere che (le) capacità intellettive e caratteriali siano prevedibili, senza che sia necessario attendere la «selezione naturale» della società» (p. 65). Siamo oltre ogni aberrazione pedagogica. Qui pare che Abravanel abbia già in mente una teoria eugenetica che ha come suo nemico principale la democrazia. Sono queste la scuola e il governo che vogliono gli italiani per i loro figli? Sveglia!

Svalutazioni.

Hanno svalorizzato il lavoro, grazie all'impegno sistematico di più governi che si sono passati il testimone. Hanno svalutato i salari e le pensioni, mentre era in atto una riduzione drastica del welfare. Il futuro di ormai ben più di una generazione di giovani è stato sequestrato. Così la crisi e chi la pilota, oggi, «ha la meglio» persino sui bisogni primari delle persone. Automaticamente le conseguenze del disastro vengono scaricate sui poveracci che non hanno né stock option né suv pagati dalla collettività per sopportare le valanghe di neve della Città Eterna. E sembra a troppi persino normale che in queste condizioni si pretenda da chi ancora un lavoro ce l'ha, magari cassintegrato o precario, di rinunciare ai suoi diritti perché oggi come oggi non ce li possiamo permettere. Non è più un diritto, dopo una valutazione positiva di un congruo periodo di prova - tre mesi - essere confermati in un lavoro: è stato il caso della brava e meritevole Ilaria Cesari, congedata dopo aver supplito alle carenze d'organico quest'estate. Quanto dev' essergli costato, a 'sti rabbini, materialmente e psicologicamente, sostenere un onere temporaneo perchè lo sfruttamento del personale era giunto all'estremo senza consentire più, nonostante questo, il mantenimento dei servizi? Quanto poi sia costato alla brava Ilaria vedersi accantonata dopo essere stata usata - come gli altri, ma solo temporaneamente - nulla importa. Io le ho augurato che si sia trattato di un colpo di fortuna e che non le capiti più di incappare in questi profittatori e spero che il fato le sia propizio. Hanno svalorizzato il lavoro a livello politico e sindacale, anche perchè, precarizzato com'è diventato, di valore in sé ne conserva effettivamente molto poco. Che senso conservano ancora, sia la politica, sia il sindacato per i lavoratori, che, soli, conferivano loro valore e dignità, mentre la parte benestante della società avrebbe preferito affrancarsene, eccezzion fatta per i servizi di polizia?

venerdì 5 ottobre 2012

Incertezze.

Chissà con chi, oggi, svilupperemo le nostre trame, nella solitudine. La città è deserta. Restano aperti, per dovere di bandiera, i network più popolari, mentre, anche negli ospedali e, con enfasi sproporzionata all'importanza, nei tribunali, le presenze sono ridotte all'essenziale. Eppure, entrando e ritrovando ai loro posti i famigli, sempre in servizio, del Credem'a me, nelle stesse positure e nei medesimi atteggiamenti del giorno prima, di poche ore prima, sento frusciar nell'aria fogli di tabulati divisi, un tintinnar sommesso di chiavi, un suono di monetine in bilico negli appositi contenitori. Da una cella all'altra dell'alveare risuonano parole stantie, sia che alludano a pregressi, incompleti adempimenti, sia che ne profetizzino di futuri, intervallati da qualche vaffa' , data l'assenza di testimoni che possano contraddire la nostra presunzione reputazionale. Il più devoto, lo spirito santo del Credem'a me, è stato invitato a leggere la comparazione fra le risultanze semestrali, nostre e di alcuni competitors, puramente immaginifici, piccoli, medi e grandi. Un vocio si leva, breve, dal corso: "chiudi la porta..adesso ci imbratteranno il bancomat". Uno dopo l'altro, tutti si portano alla porta, confusi, incerti sui sitemi di sicurezza da attivare. Per ogni minuzia, esistono evidentemente dei sistemi di verifica conformistica. Una ritardataria autorizzata si presenta alla bussola: mi accorgo che gli accessi sono stati prudenzialmente chiusi. Il piccolo corteo passa rapidamente. il devoto, prima di partire con la sua auto, per il circondario, si provvede del contante necessario a pagare due multe in cui è incappato durante le sue peregrinazioni temporizzate. Lo sparuto drappello di contestatori rifluisce: pochi slogans, niente uova, questa volta per noi, scarsa attenzione, quindi, degli astanti, in vasca, preponderanti per numero e non intimoriti da una falange compatta e organizzata. All'interno del nostro acquario, di specie non esotiche, si consumano gli stessi gesti. I cassieri si dedicano al tesseramento Credem club. Si provvede alla rilevazione dei non associati, per procedere ad un'intensa attività di proselitismo. Le stesse mosse di fine anno, di ogni anno. Ad anno nuovo, ricchi premi e cotillons, che, insieme al buoni benzina e alle retribuzioni pattizie acontributive, costituiscono la cifra dei nostri riconoscimenti e delle nostre promozioni. Due colorati, ma smunti, giovanotti, vengono ricevuti dal nostro promotore devoto: potrebbero essere comparse compaesane per dare un po' di fumo negli occhi, ma anche esponenti della nuova imprenditoria indiana; infine, due lavavetri reclutati al semaforo. Non si conosce l'esito dell'iniziativa, che viene diligentemente annotata a futura memoria ed a difesa da tentativi di svalutazioni commerciali..incentivanti. Il nostro Enrico Toti, che, ieri, è stato respinto a tutti i varchi del T Day, dagli inflessibili miliziani dell'assessore Colombo, ventitré anni di radicalismo ideologico, che mette al bando, dalle 07 alle 22, disabili - anche i ciechi - anziani e tutti i mezzi di trasporto pubblici e privati, compresa la navetta del Majestic-Baglioni, i cui ospiti, dopo aver pagato dai tre ai settemila euro al giorno, per le suites più pretenziose, nei dì festivi devono farsela a piedi o nottetempo. Unica deroga, strana, ma solo apparentemente, perché si tratta di un competitor elettorale e ideologico, a cui in realtà si appaltano, spartendoseli, appositi ambiti e servizi, per il bus turistico scoperto dell'ASCOM, che comunque versa un aggio nelle casse comunali. Improvvisamente, il clima cambia. Altro che sparuta manifestazione di studenti, che, in altre città, ha dato luogo a scontri e reciproche manganellature. Gli ascosi ( impauriti? ) avventori dei nostri servizi si materializzano dalle prossimità e, dalle 10 alle 11,20 a.m. e, ben più concretamente molesti degli ingenui intellettuali in fieri, ci torturano fiondandosi, tutti insieme, agli sguarniti sportelli. Molti, infastiditi per riflesso identitario e per non aver usufruito di un possibile ponte vacanziero, si dedicano alle pedanterie, ai reclami minuti, in una sorta di ritorsione frustrata. Un cliente di Marsala , privo del titolo materiale del "conto-libretto", ma "buon amico di Gargano e di Pappalardo". La documentazione richiesta al luogo dal quale si imbarcarono i Mille per l'infausta impresa, si compendia in un OK, firmato Tal Dei Tali. Capienza accertata, documento fotocopiato e la Vispa Teresa, matricola dell'Alma Mater, già saccente verso il padre finanziatore, può iscriversi. Subito dopo, un'altra marsalese, prodotto della scelta meridionalistica del Credem'a me. Anche lei, come il papà ormai poco coinsiderato della figliola "divenuta sapiente", sembra una brava persona. Vedo che si attribuisce le facoltà di "truccatrice", sullaa carta d'identità. E' nata in Svizzera, durante l'emigrazione. Deve semplicemente accreditarsi un assegno. Ecco, infine, una mamma di San Severo di Foggia, d'impronta borbonico-borghese, recante un assegno circolare, emesso tre anni prima da una filiale ceduta dal faudatario locale a quello reggiano. E' della metà del 2009 ed è un regalo della nonna al nipote, allora diciottenne. E' non più esigibile, ma vorrebbe ugualmente riscuoterlo. Come pass partout, indica il nome del di lei fratello, direttore - specifica - a San Severo di Foggia. L'assegno tornerebbe indietro - le obietto - e se ne va, infastidita, con le pive nel sacco. Nè lei, né io, siamo unitari. Fioccono le richeste di pagamento multe. Tra un po' andremo a prendergli i figli a scuola, Già, come dog's sitter, siamo specilaizzati. Propongo l'istituzione di un servizio di pompe funebri, per lucrare sul servizio, cercare di fidelizzare gli eredi o, in alternativa, per l'estrema, vendicativa depredazione del transfugo.

Lotte..acquiescenze.

Un allevatore è stato divorato dai maiali che allevava. Sia che si siano accorti dei suoi scopi, sia che si siano rivalsi per la scarsità del pastone, sono incondizionatamente solidale con loro. Un mio collega dell'Agro romano, che possedeva un allevamento di pecore siciliane, da latte e bergamesche, da lana, senza che per questo gli fosse eccepito il benché minomo conflitto d'interessi, mi raccontò che i ben più miti animali, una volta gli si erano rivoltati contro, nell'ovile. Pur sospettando che sia stata una competizione fra maschi per le sue incursioni pecorecce e pecorine nella stalla, ne dedussi che quando vengono invasi gli ambiti identificativi e riproduttivi di una comunità,scoppia una violenta gara eugenetica. Non in tutti gli ovili, Credem'a me.

giovedì 4 ottobre 2012

Approcci bellici e velleità belliciste.

Prove d'intervento in Siria. A metterle in atto è la Turchia, potenza bellica regionale e membro della NATO. I ribelli, armati e foraggiati dalle potenze petrolifere dell'area e dai loro alleati occidentali o filo occidentali, come i Turchi stessi, non riescono a rovesciare il sanguinario dentista-Presidente ed è quindi necessario un "casus belli", che li esenti da un intervento esplicito e diretto. Chi meglio, quindi, della Turchia, orgogliosa stracciona anatolica, già prima linea militare del fronte terrestre anti Unione sovietica ( undicimila chilometri di confine ) per provvedere alle provocazioni e alle ritorsioni dopo gli inevitabili incidenti sui confini, lungo i quali i ribelli si sono abbarbicati, oltre i quali si rifugiano e si riforniscono. Lo Statuto della Nato - mai applicato nei cinquant'anni della guerra frdda - prevede, come la Santa alleanza e la Triplice intesa, che ogni attacco contro uno dei suoi membri diventi un attacco a tutta l'alleanza e la impegni solidalmente nella "comune" difesa. Che sia uno o più membri dell'Alleanza di cui sopra a portare l'attacco, sotto mentite spoglie, è, ovviamente, secondario: il riflesso, programmato nelle retrovie diplomatiche, scatta lo stesso. Che il nostro ministro tecnico delle feluche, Terzi di Sant'Agata, un nome che ci riporta alla Belle époque, quando si perdono le tracce dell'ereditaria carriera intrapresa dai suoi antenati, che nessuno prende in considerazione - a ragione - quando cerca di riportare in patria due marò dall'oceano indiano, produca oggi dichiarazioni grondanti "preoccupazione, solidarietà, mandati dell'ONU e non so che altro di inutile e vacuo, ci richiama arditamente alla nostra funzione di provetti assistenti di volo, spalettanti sulle piste di decollo-atterraggio, disseminate sulla penisola. Una sorte, la nostra, speculare a quella dei Turchi, disposti a tutto pur di poter entrare nella Comunità europea o, almeno ad averne un trattamento commerciale privilegiato. Così è facile lusingarli e ingannarli, meglio tenere le loro oligarchie, figlie di Ataturk, sulla corda delle loro aspirazioni minime. L'America preme perchè questo avvenga, ma i Francesi, versione Sarkozy, hanno sentenziato: " se entrassero, dopo di loro verrebbe il diluvio", l'Italia, nel fratempo, commenta tutte le ipotesi ed è disponibile a tutte. Per adesso, i Turchi devono accontentarsi di stare nella NATO e noi anche. Nella U.E ci stiamo alle condizioni che sappiamo. Dalla fine della Guerra fredda, quando due concezioni politiche e militari si tenevano in rispetto e le guerre venivano intraprese dagli Stati Uniti per contenere l'espansione comunista nel mondo, contrastare gli interessi periferici dell'Unione sovietica e non della Cina con la quale Nixon strinse celebratissimi patti di collaborazione che erano funzionali all'assorbimento del suo debito pubblico, con il quale finanziava l'accumulazione bellica, il mondo è oggetto di risistemazioni capillari e specifiche, soprattutto nelle zone energetiche, mentre la guerriglia è stata esportata su scala globale, come l'economia finanziaria. Noi, come al solito, facciamo i pesci in barile; se e quando non riuscissimo più a farli, sarebbero dolori e lutti in progressione geometrica, come, molto più banalmente, ne stiamo sostenendo, sul versante maggioritario più debole della nazione, per ( far) restare qualche d'uno nei clubs che contano.

Patroni e patrocinii.

Il Santo Patrono di Bologna ha consentito alla comunità cittadina di godere, in gran parte, di un ponte festivo, Ieri, paventando il vuoto, erano affluiti in massa, conferendo alla solita operatività, ritmi nevrotizzanti. Oggi, sono quasi tutti in vacanza. Ciò non di meno, il Credem'a me vigila sui confini, sulla clientela foranea e, allo scopo, lascia di presidio, due sorteggiati, al piano superiore. Il promotore finanziario stanziale si preoccupa di poter entrare e uscire, secondo necessità, professionali o tabagistiche, mentre un volonteroso collega, disponibilissimo, chiamato a ricoprire tutte le mansioni vicarie, aleggia sul Credem come il suo spirito santo. Il direttore dimidiato oggi è di corvée in comune non patrocinato. Verso la fine del turno monco, una nota ufficiosa informa che, chi lo ritiene, può portarsi sulle agenzie foranee, non soggette alle celebrazioni patronali. Mentre il personale esecutivo, delle casse, degli archivi, della sovrintendenza ai cessi, della portineria con orario differenziato, sosta in sala, in attesa dell'ora fatidica, gli assistenti commerciali sciamano con largo anticipo a marcare il concetto che, in cambio di un prolungato e sistematico orario di adibizione, anche sul territorio, possono godere di modeste e occasionali deroghe all'orario di ingresso e di uscita, senza incorrere in segnalazioni e susseguenti, almanaccati, provvedimenti disciplinari e accontentandosi di un incremento pattizio, senza contributi e a saldo zero, rispetto alle previsioni di spesa retributiva del CCNL e dei contratti di acquisizione di rami d'azienda, scippando, per ripartirli in questa forma "complice", i premi di rendimento non corrisposti e quelli scippati.. E' la maniera in cui sono chiamati a comportarsi da "imprenditori". Anche Rustichello, molesto marcatempo e custode dell'esclusiva ignoranza aziendale, entra dopo ed esce prima,a discrezione, dandone informativa agli unici che non dovrebbero esserne destinatari: i colleghi di reparto. Anche il cappellano aziendale, in questa giornata di costumi allentati, ha vigilato, silente eppur attento. Credem'a me, siamo la banca più bella che c'è.

martedì 2 ottobre 2012

Confronti semestrali.

Nella precedente vita lavorativa, che deve essere stata un Purgatorio, dal quale sono poi trasceso all'attuale Paradiso, dal quale - senza giustificazione alcuna - rischio di fare il percorso inverso, verso l'Inferno, era d'uso confrontare i propri attributi con quelli dei colleghi, per marcare una primazia nel gruppo e verificarla nel tempo. Ogni sei mesi, circa, dopo la prima, comune valutazione, il rating e tutti gli altri parametri, venivano aggiornati,con sistematicità. Dopo ogni confronto, il risultato, la classifica, veniva diffusa fra i colleghi. Venivano messi in evidenza, soprattutto, gli scostamenti dalle previsioni, dai luoghi comuni, dalle consuetudini di apprezzamento e di auto-apprezzamento. Presso di noi, il modello - poteva forse essere diversamente? - consegue l'eccellenza; svettiamo sui concorrenti, grandi e piccoli, a base locale o internazionale , con mission circoscrizionali, regionali o specifiche. Si tratta, cioè, di stime d'apparenza, convenientemente alla nostra natura finanziaria alla moda, senza uscire dal tracciato della passerella, sulla quale con cipiglio superiore e ancheggiamento inferiore, abbarbicati, scorriamo. La furia incrementizia genera quella produttivistica e il principio beota si incista nelle vacuità cerebrali dei coscritti, come le tante altre verità di fede, sulle quali ci adagiamo per non subire contrasti. In illo tempore, i competitors si radunavano nel vestibolo degli attaccapanni, nell'angolo più appartato del salone e si mostravano, confrontandoli, i risultati generat(ori - ivi)i della loro eugenetica superiorità. L'inaspettato vincitore fu un personaggio dimesso, semi calvo e gobbetto, sul quale nessuno aveva puntato, anche perché, nel gruppo, c'era un colored, prodotto dell'esperienza coloniale italiana,le cui spese erano state pagate da quell'entità imperiale, religiosa, provvidenziale. Il "negro bianco", come fu chiamato fino alla quiescenza, sbaragliò la velleitaria concorrenza. Non conobbe altro primato. Un po' come noi.