mercoledì 30 aprile 2014

Contabilità, etica, etologia, fisiologia, recupero e santità, lenocinio e anatomia, negli atti parlamentari, intorno alla discussione della Legge Merlin.

La femmina intesa come mamma e moglie dalla moralità ineccepibile, poi le puttane e i casini. L’Italia degli anni ‘50 che affronta l’abolizione delle case chiuse è un Paese che si divide sulla concezione del sesso e delle donne. Gianna Preda e Mario Tedeschi, per il Borghese, pubblicarono nel 1971 un diario sul Ventennio della pacchia. Dal 12 dicembre 1948: “Si discute il progetto di legge sulla regolamentazione della prostituzione presentata dalla senatrice Merlin. Tutti i colleghi di ogni settore la guardano divertiti e con vago compatimento. Essi non sanno il potere straordinario di una zitella onesta e innocente”. Nel 1948, Angelina Merlin detta Lina aveva 61 anni ed era socialista. La legge venne approvata due lustri dopo, nel 1958, da un fronte trasversale: Dc, Pci, Psi e Pri. Contro: i monarchici, il Msi, il Pli e i socialdemocratici. I resoconti parlamentari offrono un efficace affresco di quei tempi. L’educazione alla castità, l’amore come fiamma nobile Senato, 28 settembre 1949. Mario Cingolani, classe 1883, Dc, insegnante e agricoltore: “Parecchi fra noi vogliono che le giovani generazioni siano educate in questa maniera, non abbiano gli occhi bendati ma la consapevolezza di una educazione alla castità che è educazione alla responsabilità, alla verità, all’educazione pre-matrimoniale fino all’altezza suprema del matrimonio in cui la donna abbia uno sposo degno di lei: fiamma viva e pura, che consideri l’amore cosa seria e nobile, e non una ‘bevuta di un bicchiere d’acqua’”. Quarantré milioni di coiti. Meretrici di casino e no Senato, 16 novembre 1949. Gaetano Pieraccini, classe 1864, Unità socialista, medico: “Il mio discorso sarà forse un po’ lungo e particolareggiato; d’altra parte credo di essere il solo a difendere il bordello, e quindi mi vorrete scusare. Faccio una comparazione fra le tre diverse fonti femminili di contagio: donne di postriboli, meretrici vaganti tesserate, meretrici clandestine. (…). Ora voglio fare un rilievo che riguarda in particolare lei, onorevole Merlin. Ella ha parlato di 100 sedute d’amore al giorno per ogni donna di postribolo; ciò non è possibile, è una esagerazione, perché se si realizzassero 100 coiti al giorno, calcolando anche 15 minuti per ciascuna seduta, 100 sedute richiederebbero 25 ore! Abbassiamo il tempo della ricreazione: portandolo a 10 minuti; ci voglione sempre 17 ore circa. Per contro le libere possono praticare 2-4 amplessi al giorno, perché costoro debbono dare la caccia ai clienti; ma supponiamo pure 6 sedute al giorno. Ora, quando noi affermiamo che le meretrici dei postriboli danno un minor numero d’impestati che quello dato dalle girovaghe, pure segnando alle postribolanti un numero di sedute pro die tanto superiore a quello raggiunto dalle libere vaganti (io ho calcolato 30 in media le sedute delle casineggianti, e, per essere generoso, ho ammesso 6 sedute al giorno per le altre), voi avete un minor numero di amplessi e un maggior numero di sacrificati alle malattie veneree. Se le casineggianti sono 4mila – e su questo punto siamo tutti d’accordo, o meglio sono d’accordo le statistiche – con trenta sedute al giorno per ciascuna si arriva in Italia a 120mila coiti pro die, e se si considera il periodo di un anno si giunge alla cifra di 43 milioni e 800mila coiti. Queste cifre, ripeto, sono veramente significative se si considera che di fronte a tanti rapporti sessuali delle casineggianti, e a un assai minor numero di rapporti di meretrici libere, queste ultime danno un numero molto ma molto più alto d’impestati. E perché allora si debbono chiudere i postriboli?”. L’imene come organo transitorio anti-insetti Ancora Pieraccini, nella stessa seduta: “C’è poi un’altra questione: in certi Paesi non esistono preconcetti o pregiudizi sessuali: per esempio, sulla verginità delle donne. L’imene è considerata giustamente come un organo transitorio. Arrivati a una certa età, l’epoca pubere, l’imene ha terminato la sua funzione, perché è sostituita dalla produzione pilifera: l’imene prima, poi la produzione pilifera servono di protezione all’ingresso di parassiti, specialmente insetti, negli organi genitali. Ma queste considerazioni ci trascinerebbero in altro campo, e non è oggi il caso di fermarcisi sopra. In ogni modo si riferiscono a popolazioni nordiche europee, dove si riconosce piena libertà alla vita sessuale”. I lenoni esistono da Adamo ed Eva Senato, 17 novembre 1949. Raffaele Caporali, classe 1866, Dc, docente universitario e medico: “I lenoni ci sono stati sempre e sempre ci saranno. Se me lo permettete cito la storia del vecchio testamento. Adamo ed Eva nel paradiso terrestre caddero nella colpa a causa del lenone che fu il diavolo trasformato in serpente per convincere Eva, la quale a sua volta convinse Adamo a mangiare quel tale pomo che ci è rimasto qui nella gola. (Ilarità). I lenoni esisteranno sempre perché l’umanità è quella che è: sofferente, piena di bisogni e anelante al piacere! Parliamoci chiaro: non ci scandalizziamo ipocritamente!”. Il cervello della donna pesa meno di quello dell’uomo Ancora Caporali, nella stessa seduta: “Il cervello pesa 1157 grammi nell’uomo e 995 nella donna secondo il celebre anatomista Broca. (…). L’intelligenza è minore nella donna, che non ha mai avuto geni come un Dante, un Leonardo, un Raffaello, pure avendo avuto Giovanna D’Arco, Madame Curie, Santa Caterina da Siena e Madame Lebrun nella pittura. La donna di grande ingegno è per lo più sterile. L’eunuco non ha mai avuto un genio. Le prostitute difficilmente escono incinte”. Prostitute e sante le Taidine del Cottolengo Senato, 17 novembre 1949. Italo Mario Sacco, classe 1886, Dc, insegnante e avvocato: “Io non so quanti degli onorevoli colleghi sappiano chi siano le Taidine, da Taide, che Dante qualificò in quel modo che tutti sanno; le Taidine costituiscono in quell’oasi di dolore, di carità, di espiazione che è il Cottolengo di Torino, una famiglia religiosa; sono tutte ex meretrici, esse vivono tutto il giorno e tutta la vita che rimane loro, coperte da veli per cui la loro fisionomia è ignota; nessuno più le riconosce, in questo modo espiano la colpa di essersi troppo disvelate in passato. Sono non soltanto recuperate, ma sante”. Esigenze fisiologiche e omosessualità al fronte Camera, 28 gennaio 1958. Alfredo Cucco, classe 1893, Msi, docente universitario e medico: “Io non ho avuto il bene di conoscere la senatrice Merlin; ma ebbi occasione di conoscere un suo fratello durante la prima guerra mondiale: un autentico eroe. Ci trovammo insieme in un tribunale di guerra, in difesa di tre militari che erano stati in linea per lungo tempo, senza poter soddisfare certe esigenze fisiologiche. Ebbene, si erano verificati al fronte frequenti casi di omosessualità e quell’avvocato Merlin fu egli stesso testimone di quello che certe volte significa non poter dare alla gioventù quelle possibilità che sono fisiologicamente necessarie. Onorevoli colleghi, impari chi di voi non sa come l’astinenza sessuale a una certa età possa condurre molte volte a una vera forma di intossicazione dell’organismo”.

L'Italia è sempre il solito, mediocre, casino.

Via la legge Merlin: trasversalmente, come usa in questo Paese, si vogliono riaprire le "case di tolleranza". Quel che si tollererebbe non sarebbe il sesso esplicito, che sarebbe del tutto identico, anche nelle appartate, poco illuminate, alcove, a quello stradale, esplicito solo nelle sue avvisaglie adescatorie e contrattuali, ma la speculazione affaristica su una merce molto ricercata, che non esilierebbe affatto l'apparato criminale, che se ne vale per arricchirsi, ma lo metterebbe al riparo dai rari strali della legge che, attraverso i suoi custodi in divisa, delle medesima merce, se ne vale, come delle colazioni a sbafo nei bar multati. Apportate, dunque, le necessarie variazioni lessicali ai luoghi di convegno venereo, insinuati i vantaggi, di tutti i tipi, soprattutto per le lavoratrici, come si fa per gli altri lavoratori, con tutto l'armamentario mistificatorio a disposizione, sta per riaprirsi una delle attività più lucrose, in ogni tempo, che vedrà i promotori finanziari alla caccia di depositi, insieme ai produttori delle banche ed i ragionieri che amministreranno le aziende copulatorie, di nuovo arruffianati, come avveniva, ai bei tempi, quando, settimanalmente, si recavano in banca a depositare il ricavato di tanti "depositi". La vicenda umana è fatta di progressi, ma anche di ripiegamenti, entrambi temporanei e non è detto che le fasi di decadenza siano uniformemente avvertite come tali: qualcuno ci lucra, qualcun'altro ci si diverte, sentendosi anche rassicurato dal contesto legale, dal pubblico riconoscimento. Legge Merlin. Ovvero la legge del 20 febbraio 1958 n. 75 con prima firmataria la Senatrice Lina Merlin, partigiana, prima donna eletta al Senato e membro dell'Assemblea Costituente: la legge stabiliva, entro sei mesi dall sua entrata in vigore, la chiusura delle case di tolleranza e l'abolizione della regolamentazione della prostituzione. Bologna delle case chiuse. Via delle Oche, forse il postribolo più famoso della città: frequentato da molti studenti che, per ogni esame passato, potevano farvi una "visita" gratuita. Le imposte alle finestre dovevano rimanere sempre serrate; le finestre e i balconcini si aprirono solo per salutare , nel 1945, la fine della guerra e partecipare all'eccitazione per la caduta del fascismo. Subito dopo, tornarono ad essere chiuse. Le prostitute venivano registrate in Commissariato, con il nome d’arte e quello vero, sui documenti veniva scritto “prostituta”, pagavano tasse annuali, ma non avevano più diritto di voto. I carabinieri mensilmente le portavano in ospedale per gli esami clinici e un dottore andava direttamente presso la "casa". Nelle camere c’erano anche dei bagni. Oltre a via delle Oche, altri postriboli in via dell`Orso, il più lussuoso, in via Bertiera e fuori porta Bovi Campeggi. Quando la tolleranza costava cinque lire. Nel caldo umido appesantito dall' odore del talco, del lisoformio, dei sudori e dei fiati, che era stagnante nelle case di piacere, l' umore della signora Fiorina, quella sera, era perfido. Stava nel suo ufficio di tenutaria della "Pensione Rossi", una "maison" di prima categoria nella romana via Mario de' Fiori. La "maitresse" Margot aveva lasciato la cassa. Confabulavano. Dalla "sala stampa" di via della Mercede, un fedelissimo cliente aveva portato la notizia che da tempo bolliva in pentola. Quella mattina, la senatrice Lina Merlin aveva presentato il suo progetto di legge per l' abolizione delle case chiuse. Era il 16 agosto 1948. L' Italia aveva da poco superato il trauma, le paure dell' attentato a Togliatti. Quella sera, anche la "sciura Maria" e la "sciura Virginia", austere sacerdotesse dello ieratico "Filelfo", il casino milanese che contendeva il primato d' eleganza, di erotismo "per bene" al vecchio "Disciplini", badarono assai poco ai clienti. La notizia le preoccupava. Giuseppe Erre, detto S'ciossola, tenutario di quattro bordelli a Milano e di altrettanti nell' hinterland, aveva fatto spallucce. Non si era mosso dalla cassa del "Porlezza", tanto ricco e a milioni, era già diventato. Ma le "sciure", no. Loro avevano aperto da poco, rilevando gli arredi, i tendaggi, le specchiere, i moretti veneziani del mitico "San Pietro all' Orto" che era stato smantellato dalle ruspe. Quella sera, i casini d' Italia furono irti di imprecazioni. Sembrano passati mille anni, ora che la legge Merlin è allo studio della commissione parlamentare per una riforma più liberale, cioè neo-mercatoria. Invece, sono meno di sessanta e dieci di questi se ne andarono in una battaglia che divise l' Italia, come tante altre cose "fondamentali", che un certo centrismo mediatorio, dopo un ventennio di dittaura, ha contribuito a tenere insieme con il nastro adesivo. I restauratori di quei santuari del dio Lingam e della Yoni, non si sono mai rassegnati ed in gran parte coincidono con coloro che non si sono mai rassegnati alla democrazia, che ora possono sparpagliarsi come pantegane, dopo essere stati fatti uscire, per fare numero, dalle fogne. Avrebbe dovuto avere vita facile quella crociata. La Senatrice (gli avversari la chiamarono "amica della spirocheta pallida") aveva alle spalle la recente vittoria di Marta Richard in Francia. Sul finire del 1946, le "maisons" (nella sola Parigi se ne contavano 171) erano state abolite. Alti erano stati i lamenti, i dolciastri, crepuscolari rimpianti per le alcove dello "Chabanais" di Eugene Gambier, per quelle camere che offrivano all' erotismo la spintarella dello stile moresco, pompeiano, gotico, giapponese. Per qualche anno, la memoria e le melanconie esaltarono l' affabilità suadente di madame Fabienne, "maitresse" dell' "One Two-Two" in rue de Provence e l' arredo di quel postribolo di lusso: la camera tirolese, la campestre, l' africana, il"transatlantico". Ma Marta Richard non aveva dovuto molto penare. Il terreno era già stato arato, dieci anni prima, dal Fronte Popolare. Nel 1936, la questione delle case chiuse era stata posta dal ministro socialista Henry Sellier. I tenutari, i "tenanciers" si erano riuniti in consorzio, avevano messo insieme 4 milioni di franchi, una cifra enorme per quell' epoca. Avevano pagato, corrotto e vinto. Ma quella sconfitta degli abolizionisti preparò il successo di Marta Richard. Ben diverso ed estenuante fu il cammino della legge Merlin: dieci anni di corse in avanti e di subitanei dietrofront, all' insegna di un possibile "boom" della sifilide, del "via libera" ai gonococchi. L' Italia non aveva una tradizione abolizionista. Lina Merlin non aveva predecessori. Rare erano state, nel tempo, le voci contrarie al "meretricio di Stato". Nel 1888, mentre il Parlamento dedicava otto sedute alla prostituzione legalizzata, solo il deputato Corrado Tommasi Crudeli parlò di "Stato super-mezzano". Da più di un ventennio, l' Inghilterra aveva sbaraccato le "case", ma il governo Crispi, che stava per impantanarsi nelle ambizioni coloniali, badò soltanto a riordinare: più controlli medici e divieto del gioco, del vino dentro le "maison" dentro i "ciabot" come dialettalmente li chiamava l' onorevole Vigoni che, nel ricordo di un' esperienza, definita fuggevole, al "Babi" di Torino, votò a favore dei divieti, parlando di "atmosfere appesantite dal lezzo delle pratiche vergognose e dai fiati carichi di vino" e lamentando: "Pareva impossibile che quei bruti divisi tra la foia e il bicchiere, fossero studenti votati al sapere, soldati votati alla gloria della patria". Tutti lamentarono, ma tutti tolleravano. Non fu il senso morale, nè l' indignazione democratica per le gabelle sugli orgasmi a pagamento a spingere il presidente del Consiglio Saracco ad una larvata minaccia al "pacifico esercizio della prostituzione". Era l' estate del 1900. Si trattava solo di zelo verso i Savoia. In una casa da 2 lire, "El Peocet", del milanese Bottonuto, l' anarchico Bresci, prima di uccidere Umberto I, si era rilassato, ma senza "consumare", nel letto di Alberta Magnani, la più bella della quindicina. "Non possiamo dimenticate che il mostruoso delitto è stato preparato in una casa infame" gridò Saracco. Invece, dimenticarono. Bisognerà aspettare il 1919 per riascoltare in Parlamento un attacco ai bordelli. Quello di Filippo Turati: "Nei postriboli controllati dallo Stato borghese, i lavoratori si avviliscono, corrompendo le loro figlie più sfortunate". Ma, quella di Turati, era una voce ormai fioca. Più forte era la voce della reazione già in camicia nera. L' attacco si spense nel nulla, mentre gli squadristi del sansepolcrismo, capitanati da Mario Giampaoli e Ferruccio Vecchi, si corroboravano, prima di manganellare, nella "maison" milanese di San Carpoforo. Flanellavono fra grasse epigoni di Mimì Bluette e aggressive maschiette. Poi, al grido "Camerati in camera" lanciato dal tenutario Cesare Albino Bianchi, salivano per una "doppia". I patrons delle case non ebbero nulla da temere dall' avvento del fascismo. Potè dormire sonni tranquilli quell' Albino Bianchi che, negli anni in cui ancora si cantava "Se potessi avere mille lire al mese", vantava introiti di 5 mila lire al giorno. Era il tenutario del già leggendario "Disciplini" che obbligava ad abbandoni da 20 lire, dei tre "cinque lire" di Fiori Chiari e, sempre a Milano, dell' antichissimo "Cilinder" al Verziere, dello "Scudino" di via San Cristoforo, del popolaresco San Carpoforo, della "Grotta Azzurra" di Pavia, di due casacce per militari in via Dell' Amorino a Firenze, della "Suprema" di La Spezia (al 50 per cento) e più tardi del milanese "San Pietro all' Orto" che ristrutturò con evocazioni liberty. Neppure le trattative per il Concordato offuscarono il cielo delle "maisons des plaisirs". La Chiesa aveva ben altri problemi e ben altre concessioni da spuntare. Del resto, anche la Roma papale aveva tollerato. Predisposto fisiologicamente al sesso spiccio, alla "sveltina" da ufficio, Mussolini non si pose la questione, se non per il sospetto che, nel flanellare dei casini, si potesse tramare un' irridente fronda al regime. In un appunto di suo pugno al capo della polizia, Arturo Bocchini, si legge: "Occhi aperti sui casotti. Possono darci delle noie. Puntare specialmente sulle fallofore straniere. Francesi in prima linea". Non si fece convincere dalle tesi abolizioniste, neppure nel pieno della campagna demografica e del sesso "comandato" a procreare soldati. Lesse, come ricorda Giancarlo Fusco in una bellissima memoria sul mondo delle case chiuse, un saggio giuridico di un collaboratore del guardasigilli Alfredo Rocco che stava fascisticamente riformando il Codice e le leggi di pubblica sicurezza. Meditò sulla frase "il meretricio tollerato e statale contrasta con il clima di salute fisica e morale, di luminosità spirituale e di orgogliosa dignità umana che è la vera sostanza ideologica del fascismo". La apprezzò. Fece premiare l' aiutante di Rocco. Ma abbozzò: le marchette non avrebbero spento quella "luminosità". Il rischio era troppo grosso. La virilissima Italia era radicata nei casini. Le adunate si concludevano sempre là dentro. Gioventù littoria e militi lasciavano i gagliardetti appoggiati al muro esterno, di fianco all' immancabile orinatoio, e si concedevano 5, 10, 20 lire di sbiadito orgasmo. Non se ne fece niente, al di là di qualche giro di vite; di un' occhiuta vigilanza e di qualche spione dell' Ovra mandato a far flanella nei postriboli per sventare l' antifascismo, quasi che l'opposizione, allora timidissima, si liberasse liberando gli ormoni. Nei salottini dei romani "Grottino" e "La Piera", di "Saffo" e della "Rina" a Firenze, dell' "Orientale" a Venezia, dell' "Orso" di Bologna, l' Ovra, la polizia politica, stava a orecchi ritti. Erano "case" di lusso, borghesi, per l' erotismo altolocato. Nei lupanari da battaglia per il popolino, per la truppa, quelli piastrellati e grevi di sentori della "Sbarra" a Milano, di vicolo Soderini, di Panico, delle Colonnette a Roma, bastavano i poliziotti in borghese. E, qualche volta, non lasciavano correre. Erano prontissimi a cogliere nel volgare esplodere del linguaggio le più innocenti avvisaglie di disfattismo. Ne fece le spese il caporale Norberto Placidi. Sulle scale di un casotto di vicolo delle Capannelle a Roma, spingeva da tergo una "signorina" verso un fulmineo "congresso carnale" e le diceva a piena voce: "Viè, fregnadoro, che mò te metto er duce a villa Torlonia". Fu arrestato per vilipendio. Uno studente fu ammanettato perchè, alludendo al proprio strumento, diceva a una riedizione di Luisa Ferida: "Questo sì che è volitivo. Altro che la mascella del capoccione". Ma il giro di vite non fu soltanto di sorveglianza politica. Quando Mussolini decise che il maschio latino, le donne non le paga, le conquista, cominciarono le punzecchiature. Niente di grave. Il regime tollerava, come aveva fatto l' Italia di Cavour, quella di Crispi e di Giolitti e come, per 10 anni, fece quella repubblicana e democristiana. Non aboliva, ma assediava di divieti: sequestro della licenza ai tenutari di quelle case che il risanamento edilizio e gli sventramenti littorii radevano al suolo; braccio corto nel rilascio di nuove licenze; ritiro dei permessi alla morte dell' intestatario. Non si ammettevano, insomma, dinastie di "patrons". Ma, anche in questo campo, la politica era quella del bastone e della carota. Da una parte si sfoltivano le licenze, dall' altra le si concedevano ai raccomandati, a qualche antemarcia (il casino di via Rutilia a Milano debuttò nel 1940, alla vigilia della guerra) e si premiavano con il titolo di commendatore i tenutari che, in Abissinia, avevano ben meritato della patria, scaricando nelle terre d' oltremare i rifiuti delle "maisons" italiane e limitando così la fornicazione dei coloni con le indigene, tanto invisa alla difesa della razza. Quanto a tradizione, il progetto Merlin navigava, dunque, nel vuoto. Fu proprio questo vuoto, e non le manovre affannose e non convinte dei tenutari, a disseminare di steccati il cammino della legge. Si cominciò a discuterla al Senato, nell' autunno del 1949 e rapidamente fu approvata. Era il dicembre di quell' anno e iniziò il tira e molla, con la Camera che non completava il lavoro del Senato. Finivano le legislature e tutto riprendeva da capo. La legge rimase a bagnomaria. Intanto i tenutari si erano organizzati, costituendo l' "Associazione Gerenti Autorizzati" che, però, non ebbe la grinta di quella francese negli anni Trenta. Su 1300 iscritti (tanti erano i "patrons" anche se le case erano in tutto 717, perchè molte licenze avevano più soci), solo 627 presero parte alla prima riunione nel 1950. Poi, le presenze andarono scemando e le proposte anche e i quattrini per la controffensiva pure. Il decano, Remo B. di Roma, suggerì di accettare l' abolizione purchè si lasciassero sopravvivere casini strettamente riservati ai militari. Un altro pezzo grosso partorì l' idea di un baratto: devolvere il 30 per cento degli utili netti al fondo di disoccupazione, a patto che il governo bloccasse la legge. Scesero in campo i catastrofisti della sifilide. I giornali satirici presentarono la senatrice Merlin come la madre dei Gracchi. Mostrava una spirocheta pallida e un gonococco e diceva: "Questi sono i miei gioielli". Di rimando la senatrice socialista sbandierava mazzette di lettere, missive di prostitute che inneggiavano alla crociata. Una affidava la sua disperazione a un dato: "Centoventi uomini al giorno, centoventi bidet. E' così da tutta la vita". Passavano le legislature e, intanto, i tempi cambiavano. L' Italia maschile si stava abituando all'idea delle serate senza casino. La televisione aveva acceso il suo monoscopio. "Lascia o raddoppia" sarebbe stato il succedaneo del far flanella, della marchettina veloce, digestiva. Il 4 marzo 1958, gli abolizionisti vinsero. La legge lasciava cinque mesi e passa per liquidare le "imprese". Sarebbe scattata il 20 settembre, giorno della presa di porta Pia. Ci furono resse alle porte di "Borgo Tasso" a Parma, al "Superba" di Genova, al "Fiori Chiari" di Milano per l' addio. Ma nessun dramma, nessun trauma. In fondo, non era una questione nazionale. Ci si accorse che su oltre 7 mila Comuni solo 260 avevano avuto una casa di tolleranza. Era dunque l'enfasi a gonfiare gli eventi e le arrapate sensibilità. Ora, sottendono alla propaganda restauratrice, cointeressenze politiche e commerciali, mentre il senso civile ed umano di quella faticosa affermazione civile, viene stravolto nella stretta mercificazione di tutto quanto possa essere organizzato razionalmente per trarne un profitto, troppo grande perché ne possano restar vuote le grinfie di tutti i possibili, associati, favoreggiatori e profittatori. Poi ci saranno le prestatrici d'opera e gli utenti. I dati di cronaca, i nomignoli, le citazioni, sono tratti da documenti dell'epoca e di quella immediatamente successiva.

Avvisaglie di tempi di nuovo barbari.

Lina Merlin è stata una partigiana e, a guerra finita, ormai ultrasessantenne, una senatrice della Repubblica, per il Partito socialista italiano. E' nota per la legge che, dopo dieci anni di dibattiti, dalla data della sua presentazione, abolì il meretricio di Stato, fonte di tante fortune, oggi trasformatesi in alberghiere, continuando nel processo - autentico - di (ri)valutazione della donna, che era cominciato con il suffragio universale, che in Italia, prima del 1948, non era stato ancora raggiunto. Oggi, in un interregno di privatizzione commerciale di ogni aspetto della vita, sull'onda, purtroppo impetuosa della superficicialità vanesia di donne e di uomini e di un'ignoranza civile debordante, si vorrebbero rilegalizzare ambienti di meretricio. In realtà. la legge già stata aggirata cento volte e i favoreggiatori della prostituzione ai diversi livelli tariffari sono diventati gli uscieri degli alberghi e, talvolta, anche i portantini, mentre i locali per incontri privati, spacciati per liberi privé, sono numerosi nelle città e nelle più amene località circonvicine. I siti di incontri sono frequentatissimi e una recente statistica - che si presenta come imparziale - ha testimoniato che il 46% delle fedifraghie, occasionali o durature, ha avuto inizio sul web. Si tratta di un'evoluzione commerciale degli originari cinema porno, cancellati dalle cassette e dai dvd specializzati, a cui sono succeduti i club privé, a cui non è mancata la collaborazione dei ristoranti vicini, con qualche diatriba solo per i parcheggi. Del resto, già all'epoca dei casini classico-moderni, gli altrimenti ristoranti si trovavano nei pressi, quando non all'interno dei lupanari medesimi. Oggi i bar imperversano anche dentro le biblioteche multimediali. Resta il fatto che in quelle "fabbriche", alla "catena di montaggio" c'erano esseri umani, persone depositarie altrimenti di dignità e capaci di soffrire. La prostituzione al coperto non aboliva quella stradale o quella praticata in case private; la affiancava, per il grande consumo, in strutture che dovevano all'erario pagare tasse proporzionali agli introiti, cioè al cottimo delle prestatrici di servizi e nei quali le lavoratrici cambiavano di quindici giorni in quindici giorni, sottoposte ai ricatti ed alle referenze dei tenutari sparsi per la penisola e le isole, per evitare sentimentalismi e defezioni dal "dovere", senza la possibilità di rifiutare i clienti, come recitava il regolamento dei regi postriboli. In altri Paesi dell'U.E. il bordello commerciale è a regime da anni; in qualche luogo è stato recentemente razionalizzato, attraverso la riduzione dei punti di vendita. Non si è trattato di un ipocrita fenomeno di moralizzazione, ma di una riduzione della rete, stimata sui costi-ricavi. La senatrice Merlin, che si proponeva di contrastare il più feroce degli sfruttamenti, quello verso ragazze analfabete delle regioni confinanti ( almeno all'inizio della loro carriera ), che venivano vendute dalle loro famiglie indigenti, col pretesto di un lavoro, come capita oggi alle africane che ripagano i debiti di famiglia ed i loro, per il viaggio, con un gesto semplice e radicale, con il quale concordo. Quel poco di coscienza laica, tradotta in provvedimenti legislativi, che alberga in questo opportunistico paese, è stato frutto di iniziative di esponenti del P.S.I., per tutti gli altri aspetti, confusionario e pure corrotto, almeno dal momento in cui vide svanire l'opportunità di sopravanzare il P.C.I. Ho raccolto e rielaborato meteriale sulla vexata quaestio, che proporrò a parte, subito dopo questo post.

domenica 27 aprile 2014

Le plurime icone della santità.

Due Papi per due Papi Santi, uno contemporaneo, Angelo Roncalli, banalmente definito il Papa buono, mentre fu in realtà un finissimo ed energico diplomatico, come l'indizione del Concilio ecumenico vaticano II dimostrò, a tanti anni di distanza da quell'evento, prima abusato liturgicamente e poi rinnegato passo, passo, dopo la morte di Giovanni Montini, Paolo VI e un restauratore tradizionalista ( che ancora non ha abbandonato la cronaca ) e politicamente nazionalista come tutta la Chiesa polacca, in rappresentanza della religiosità est-europea. I giovani veglianti in Piazza San Pietro, il primo dei due non lo conoscono se non per sentito dire; la generazione anziana ne ricorda le immagini nei telegiornali RAI e INCOM, in bianco e nero, ancora portato a spalla dai lettighieri pontifici. Il riferimento alla ennesima controriforma della Chiesa, che interpretò i riti e le liturgie per renderli somiglianti ai costumi della società moderna, allora in impetuosa evoluzione, è evidente, ma la canonizzazione tardiva si rende possibile solo ora, nonostante un solo miracolo attribuito al già Beato Giovanni, per volontà ed espresso voto di Francesco I ed in tandem con il terzultimo Pontefice, che del Concilio vaticano II è stato il più pervicace affossatore. Si dirà che non è vero, che tutto va interpretato alla luce della Grazia, ma resta il fatto che il monoteismo è, per sua natura, strutturato per ricondurre qualsiasi interpretazione della Storia ad un evento fondante e dirimente, che riduce ad uno, l'unico dio creatore, ogni evento. Anzi, l'interpretazione, che potrebbe comportare l'assimilazione di altre deità, intese come influssi ideologici eterologhi, non è ammessa, semmai tollerata, ma sempre suscettibile di non esserlo più. Sul piano culturale, rispetto ai politeismi antichi, ai quali certamente non credevano, fideisticamente, le classi dirigenti pre cristiane della Roma antica, dopo la sua affermazione, il Cristianesimo, per parte sua, non consentirà più l'osmosi fra le credenze, la loro interpretazione comparativa e la loro assunzione nel contesto delle credenze "ammesse" e praticate. Delle tante guerre imperialistiche che conducevano i Romani, ma anche i Greci, nessuna è riconducibile a conflitti religiosi. La Chiesa cattolica sta compiendo un'opera di reinterpretazione trasformistica degli ultimi settant'anni almeno: incombono le santificazioni di Giovan Battista Montini, Paolo VI e quella più controversa di Eugenio Pacelli, Pio XII, Pontefici di una univoca religione e non più Pontifices dei riti osmotici delle civitates, sia pur sottoposti a rigidi rituali di inclusione fra i culti riconosciuti e demandanti alla ritualità domestica, per quelli con cui venivano in contatto, ma non superavano le rigide procedure di ammissione nella Civitas. Non lo era, ad esempio, la religione degli Ebrei, pur così anticamente presenti a Roma. Ebraismo e Islamismo, costituito dai primo quattro libri dell'Antico Testamento e, infine, per una congerie di favorevoli contingenze storiche ( favorevoli a lui, ma che accompagnarono e certo non ostacolarono la rovina dell'Impero romano, sulle cui macerie costruì il proprio ) il cristianesimo, tutti e tre scaturiti dalla medesima Koiné- Uno e Trino - per l'esclusività del loro rivendicato ed autoattribuito Dio Unico, hanno oscurato, la loro reciproca riconoscibilità. Il Pantheon dei Santi, storicamente ed analiticamente selezionati, è il riflesso ormai lontano delle antiche divinità popolari delle nazioni antiche e ne costituiscono la subordinata facoltà di culto plurimo e di richiesta di intercessione verso l'unica, vera Fonte disponente, negli inflessibili canoni e nei protocolli procedurali di una religiosità sentimentalmente indistinguibile e, almeno di questi tempi, apparentemente bonaria.

Limpidezza.

Lidia Menapace ha compiuto novant'anni. Non importa quanto sarà il suo tempo residuo, ciò che conta è il suo tempo passato in cui ha riproposto e fatti suoi tutti valori migliori della civiltà storica, a cominciare dalla storia più antica che è giunta documentata, fino a noi. Non voglio ripercorrerne le vicende e attribuire titoli alle sue azioni, ne confinarla nel ghetto della sua appartenenza politica, che è stato solo l'approdo serio e coerente, ma storico, dei suoi valori, non originali, ma compresi e testimoniati con limpida adesione. La tua parola sia si,si o no, no. Per lei è stato sempre così. Quando le fu affidata la commissione Difesa del Senato, dopo aver preso visione dei contenuti dell'incarico, lo abbandonò motivatamente. Lidia Menapace, testimone di un brevissimo periodo storico, durante il quale si è investita di scelte coerenti con i canoni di una civiltà moralmente superiore, è una risposta alla dabbenaggine di tutti i rottamatori, come se le componenti multimillenarie e laiche che caratterizzano l'aria di vetta, fosse appannaggio dei giovani, a prescindere dai principi sui quali si sono formati. Riporto un estratto di alcune sue considerazioni, delle quali il XXV Aprile è stato solo l'occasione. Le interpolazioni, fra un estratto e l'altro, sono mie. A 90 anni, Lidia Mena­pace si sente sot­to­te­nente par­ti­giana. «Sta­mat­tina ero a Monza per la ceri­mo­nia uffi­ciale che mi ha pro­vo­cato un po’ di rab­bia e tri­stezza. Un cor­teo con la messa al seguito in cui nes­suno ha mai pro­nun­ciato le parole resi­stenza, libertà, par­ti­giani. Alla fine, siamo rima­sti un grup­petto nel parco a cele­brare il 25 aprile come si deve. Molto meglio qui all’Arena di Verona dove si può ricor­dare come il rico­vero dei sol­dati ita­liani dopo l’8 set­tem­bre sia stato il primo esem­pio di difesa popo­lare nonviolenta». Resi­stenza e Libe­ra­zione non possono essere “attua­liz­zate” senza abdicare alla libertà. A me fa sem­pre venire…l’asma sen­tir par­lare di memo­ria con­di­visa. Allora la scelta era netta: dalla parte del nazi­fa­sci­smo oppure la Resi­stenza. Oggi si tratta di stare dalla parte della Costi­tu­zione per cui l’Italia è una Repub­blica (non l’interesse pri­vato delle lobby) fon­data sul lavoro (non sul cemento, sulle spe­cu­la­zioni, sulle oli­gar­chie). Signi­fica anche smet­tere di pen­sare agli F35, rispet­tare fino in fondo l’articolo 11 e resti­tuire la sovra­nità al popolo e ai territori. L'impe­gno diretto per non arren­dersi al pen­siero unico è indispenabile e ciscuno che ne sia convinto deve adoperarsi conseguentemente, con le sue facoltà e le possibilità che esercita, come nel 1943–45. Ricordo bene il primo scio­pero alle Offi­cine mec­ca­ni­che Sant’Andea di Novara. Nel regime fasci­sta era vie­tato, addi­rit­tura un reato. Davanti ai can­celli, gli ope­rai hanno incro­ciato le brac­cia di fronte ai nazi­sti che alla fine se ne sono andati. Ecco, il lavoro come fon­da­mento della nuova Ita­lia. Come i con­ta­dini dell’Appennino che distri­bui­vano il rac­colto alla popo­la­zione. Da staf­fetta par­ti­giana, ho sem­pre rimosso dal cer­vello i nomi per paura di poterli fare sotto tor­tura. Ma non dimen­tico una fac­cia e qui all’Arena ne ho rivi­ste tante… Il futuro non esiste se non per frutto delle iniziative degli uomini. Bisogna rifuggire dagli obiettivi trionfalistici e lobbystici di cui vorrebbero farci strumenti. Io sto sem­pre con Rosa Luxem­burg: socia­li­smo o bar­ba­rie. Sono più che con­vinta che la nostra Costi­tu­zione più che rifor­mata deve essere attuata. Mi batto per una legge di ini­zia­tiva popo­lare, stru­mento vero di demo­cra­zia diretta come ha dimo­strato l’approvazione del testo sulla vio­lenza alle donne. Una pro­po­sta sem­plice: rea­liz­zare il secondo comma dell’articolo 1, resti­tuendo dav­vero al popolo l’esercizio della sovra­nità. Il con­tra­rio di ciò che ispira Renzi: meno con­trolli, con­trap­pesi, garan­zie favo­ri­scono la cul­tura un po’ auto­ri­ta­ria. Renzi mi ricorda tanto Fan­fani. E l’alternativa, come dimo­stra pro­prio il 25 aprile all’Arena, è il tes­suto resi­stente di sog­getti. Gli stessi che riven­di­cano il sacro­santo diritto di difen­dere il ter­ri­to­rio in Val­susa, a Niscemi o Vicenza dove per­fino deci­dono gli Usa sulla testa dei cittadini…

sabato 26 aprile 2014

Parvenze.

Pare che il Primo Maggio sarà ancora celebrato, alla memoria. Da anni, molti anni, si era trasformato in quella baracconata del concertone romano, nel quale, artisti lautamente pagati, intrattenevano i lavoratori in libera uscita. Fra qualche giorno si ricorderà il tempo del lavoro che fu, della sua fatica e delle lotte che erano riuscite a conferire una dignità rivendicabile ai lavoratori e il senso della precarietà era solo relativo alle conquiste, sulle quali vigilare e nella prospettiva di rafforzarle. Chissà se Matteo Renzi, con una tuta da fonderia in via di chiusura, sarà su qualche palco e parlarci del suo jobs act, che riesce a precarizzare le possibilità di lavoro oltre il limite dell'immaginazione. Come se lo sciupìo di risorse e di intelligenze non fosse bastato all'avida aspirazione accumulatoria dei padroni e gli se ne dovesse fornire ancora. Quanto della mortificazione del lavoro è riscontrabile in termini macro-economici? Tanto quanto se ne riscontrerà dopo la prossima infornata di norme giugulatorie per i prestatori d'opera. Verrà elminata la causale sui contratti a tempo determinato, la possibilità di prorogarli ed il superamento di fatto o annacquamento dell'obbligo di stabilizzazione per gli apprendisti. Si continua a sostenere che questi provvedimenti in fotocopia, con note a margine peggiorative, faranno aumentare l'occupazione. In quale film? Le repliche, da grottesche si sono trasformate in drammatiche. Che gliene frega ai beneficiari di tanto disperso e disordinato lavoro? Una beata sega, come è sempre stato. Dicesse questo, in una rivisitazione dei Vitelloni di Federico Fellini, fiorintenizzando la pernacchia del suo maestro, Alberto Sordi, il grullo mi strapperebbe un sorriso. Chissà se si parlerà elogiativamente, dal palco, di "precarietà espansiva", come la ha "ammaccaronata" un ministro del Governo, non eletto, ma in carica? In un recentissimo passato, era stata elaborata la dottrina della "austerità espansiva"; l'espansione sarebbe sorta dal risanamento dei bilanci, che avrebbero ripristinato la fiducia dei e nei mercati e che, di conseguenza ( ma quale? ) avrebbe prodotto l'incremento dell'occupazione. La cosiddetta austerità, come è scontato, ha solo depresso l'economia insieme alla capacità di spesa di individui e famiglie e non ha risanato i conti. Infatti, per dimezzare il deficit di bilancio, l'Italia, ad esempio, dovrà mantenere la politica della lesina per i prossimi vent'anni. La vita austera: chissà come sarebbe piaciuta al Santo dell'ex P.C.I., Enrico Berlinguer; peccato che non possa veder realizzato il suo sogno. I posti di lavoro, casomai, potrebbero essere creati - ma non è un obbligo - sulla base di una rigida precarizzazione dei medesimi, ma solo in una fase di espansione economica consolidata, dopo la macellazione, cioè, della forza lavoro attualmente disponibile, che non è neppur scontato che verrebbe reclutata in patria, anziché nelle zone più depresse economicamente del globo. Fra queste ci potremmo essere anche noi. Speriamo, quindi, fiduciosi. Anche perché, permanendo la precarietà, le aziende potrebbero facilmente disfarsi dell'ipotetica occupazione creata ai loro fini di lucro. Quanto alle ricadute sociali, morali e criminologiche..non è affare dei privati. E questa è anche la loro concezione dello Stato. Restando al dato econometrico, la parabola, tutta ipotetica e scolastica, data dalla creazione e dalla distruzione dei posti di lavoro, darebbe un risultato complessivo nullo. Ma qualche residuo di utile accantonato resterebbe certamente nelle more degli eventi "allogeni". Rimanendo invece idealmente sul nostro palco del Primo di Maggio, potremmo coniare una espressione più adatta al nostro tempo: si intensificherà lo sfruttamento del lavoro. E' un fenomeno che si è accentuato, in Italia, negli ultimi vent'anni, durante i quali abbiamo assitito - hanno assistito, complici, i sindacati - allo smantellamento progressivo del diritto del lavoro. I primi interventi demolitori ci furono allorquando il "pacchetto Treu" - Ministro di espressione cislina ( della CISL, che ritroveremo in ogni altro momento ad accompagnare la deriva lavorativa e lavoristica ) determinò una caduta molto accentuata dell'indice di protezione dei lavoratori, che fu annientata con il Libro bianco, trasformato poi in legge, di Marco Biagi. Il jobs act di Matteo Renzi non è altro che un "sequel" del medesimo film, che i Governi che si sono succeduti, prima eletti e poi neppure, in questi tempi di regresso, hanno ininterrottamente mandato in onda, con risultati irrilevanti sul terreno dell'occupazione, perchè facevano finta di ignorare i sentimenti dei capitalisti e si nascondevano dietro le onde ellittiche dei diagrammi, che gli uomini non conoscono. Semplicemente, la creazione di lavoro dipende principalmente dall'orientamento espansivo o restrittivo delle politiche economiche, in rapporto alle quali, coloro che sono in grado di approfittarne, contraggono o dilatano la loro fiducia, riposta in fondo..ma proprio in fondo, in fondo, digestivamente. Vale dunque per il Primo Maggio, quanto sostenuto concettualmente per il XXV Aprile: ripudiamo le fede stantia nel rito e ritorniamo a rivendicare il diritto ad un lavoro libero, dignitoso e il meglio retribuito possibile; i tempi sarebbero maturi per quell'unità dei lavoratori invocata da Carl Marx all'epoca delle condizioni indistinte di sfruttamento dell'industria nascente, dell'accumulazione originaria. Allora mancava l'informazione diffusa e un'istruzione minima comune, oggi divergono le condizioni delle classi lavoratrici delle diverse nazioni e, con esse, le possibili solidarietà. Ancora una volta, il cammino sarà disordinato, impervio, sulle modalità del sistema asociale e asolidale del capitalismo, per di più finanziario, imperante, ma altre possibilità, che non siano illusorie, consolatorie e mistificatorie, nell'ecosistema economico, non esistono.

venerdì 25 aprile 2014

Non ci sono archivi per la Resistenza.

Il rating dell'italia, BBB+, passa da negativo a stabile. In realtà, la stima dello scorso anno è stata semplicemente confermata, quindi dalla negatività raggiunta siamo passati alla stabilità nella negatività. La negatività è sociale e civile, ma questo alle società di rating, che fanno le note di qualifica alle nazioni, non interessa. Che cosa sono le note di qualifica internazionali, trasformate in rating? Delle astruseria acronimiche che indicano il tasso di redditività per un padrone assente, ma la cui voce è sempre assillante e i cui apostoli sono sempre in concili(o)abolo, a controllare la curvatura delle schiene sull'incivile diagramma, mentre i padroni se la grattano, o meglio, se la fanno grattare. Oggi, l'Europa, il mondo, si sono fatti ridurre così. Il 25 Aprile, sciupato definitivamente nel ricordo, mai condiviso, passa alla storia. Ma la Resistenza, quale fonte di ispirazione per il futuro, ha smesso di essere una retorica celebrativa di un evento storico e torna a brillare, cristallina perché necessaria, sotto la discarica a cielo aperto, nella quale il ribaltamento del cassonetto sociale ha trasformato l'Italia e i suoi valori democratici.

giovedì 24 aprile 2014

La disonestà che alligna in tempi di austerità aliena.

Presso le Camere di commercio, industria e agricoltura, isole comprese, non si tiene conto, come se le leggi dello Stato non riguardassero i privati e le loro associazioni, della norma anticorruzione, introdotta lo scorso anno, che vieta di ricoprire incarichi multipli, cioè sinergici, presso Enti pubblici di qualsiasi genere ed associazioni private. La norma introdotta dal Governo Monti, che vieta i pagamenti in contanti per cifre eccedenti i mille euro, reca un corollario che impone alle banche che cambiano gli assegni ordinari, di limitare le commissioni per i fruitori, disposizione prontamente ignorata dalle banchette familiari e localistiche. Se lo Stato non ha gli strumenti per farsi valere, la smetta di emanare norme destinate alla desuetudine, è una pantomima offensiva e indisponente. Se Al Capone, negli Stati Uniti fu incastrato, o meglio fu vinta la sua omertà ambientale, solo sfruguliando le sue dichiarazioni dei redditi, quindi sul piano strettamente privatistico ( per quanto concerneva i suoi comportamenti ) e rigidamente pubblicistico per quanto riguardava i suoi inadempimenti, in Italia si è riusciti a mandare fuori orbita Silvio Berlusconi per un reato connesso alla sua veste pubblica, quando, da Capo del Governo, studiava a tavolino triangolazioni elusive per i suoi network. Nessuna "piega" per il codice di leggi "ad personam" promulgate dai suoi avvocati per mezzo della maggioranza parlamentare, oggi in fuga dal suo defenestrato signore. Se si fosse limitato ad evadere da privato imprenditore, avrebbero fatto finta di non accorgersene, almeno fino alla discesa in campo della Merkel. Ebbene, si ricominci dalle Camere di commercio, se si vuol dimostrare ai cittadini che la politica, più che lo stentato diritto, vuole invertire la rotta, secondo i dettami della scempiata Costituzione e non solo darne mostra, ipocritamente, per ottenere il tradizionale e gattopardesco esito contrario.

mercoledì 23 aprile 2014

Nuove dimensioni del credere.

Durante il regime comunista nell'Europa orientale, i battesimi avvenivano clandestinamente. Si temeva l'ostracismo sociale indotto dalla prassi, più che dalla legge, che non vietava l'esercizio del culto. Era evidentemente in atto un'appropriazione indebita delle anime dei cittadini-compagni, contro quella dei fratelli nelle fede. La contesa si estendeva poi all'istituzion scolastica e a tutte le associazioni educative e ricreative. Restando alle due chiese contrapposte, va fatto di notare che nelle aule scolastiche, insieme alle materie, anziché l'ora di religione, si svolgevano seminari di ateismo più o meno scientifico. Qualche docente si guadagnava il pane così, come, per converso, laici di provata sudditanza, vengono adoperati per la sempre più trascurata educazione cattolica a livello di scuola pubblica. I battezzati di nascosto, all'atto del loro matrimonio, dovevano sottoporsi alla confessione, alla prima comunione e poi al rito nuziale. I figli dei non coniugati in chiesa non venivano battezzati, come avviene invece oggi, in tempi di liberale emigrazione, a prescindere dallo stato civile e religioso dei coniugi. Anche da noi i figli dei peccatori vengono battezzati, anzi sono stati sempre ammessi ai sacramenti in quanto incolpevoli in un regime denso, ma non rappreso. In sostanza, nessun carisma a chi non "appartiene" e che anzi è di "proprietà" del nemico ideologico o diavolo che dir si voglia, accettazione potenziale per chi ne faccia richiesta e quindi ne sia parzialmente coinvolto, in un sistema ambivalente anche se non liquido e "fluviale" come ora. Dopo la caduta del comunismo, i primi ad essere ricatechizzati sono stati i maestri di scuola elementare, che si sono dovuti trasformare da realisti negatori della trascendenza in devozionali corifei del dio buono. Nella parte occidentale dell'europa ex comunista, sono i preti polacchi a farla da protagonisti ed a reggere le parrocchie nei Paesi di confine. Che nel loro ruolo "stabilizzatore" ci sia una forte componente politica è fuor di dubbio e non infondata era la competizione oppressiva del vecchio regime. La pronta trasformazione conformistica popolare e, di conseguenza, dei partiti politici, la dice lunga sulla piaggeria opportunistica non solo degli apparati, ma delle "genti" medesime. Il contraddittorio, ora, è fra le due chiese cristiane: quella cattolica e quella ortodossa. Mentre la prima è più aperta ai matrimoni misti e all'influenza educatrice che spera di esercitare sulla discendenza, la seconda è estremamente corriva nel non celebrare matrimoni misti, nel non battezzare i figli delle coppie "eterologhe". E' intrinseco, in questo atteggiamento, il portato di chiesa nazionale storica di un'etnia, dalla Grecia alla Russia, mentre l'atteggiamento cattolico, chiuso al suo interno, è più fluido verso l'acquisizione di anime. La Chiesa ortodossa è rigidamente commerciale, ma in termini territoriali: per ogni richiesta è affisso dentro le chiese il tariffario: tanto per un matrimonio, una cresima, un funerale. Nelle chiese cattoliche, come da noi, l'offerta è libera, ma gradita, zona per zona, parrocchia per parrocchia, i cui contributi sono monitorati e sollecitati dalle Curie arcivescovili. Non si può essere esosi in quartieri poveri e poco fidelizzati, non si può accettare un'elemosina povera da parrocchie ricche, fidelizzate ma non fedeli. Qualche interconnessione, non solo nelle questue, ci deve essere. Ora, all'ovest come all'est, mentre la società si pauperizza e si sfarina alla ricerca di un lavoro, nella rincorsa e negli spostamenti dove si presume che quest'Araba Fenice si possa trovare, l'atteggiamento popolare e mediatico della Chiesa si adegua, senza intaccare i principi, alla concorrenza di una ridicola carnevalanza e di un'illusoria transumanza sociale, insidiata dal diffondersi di nuove chiese di impronta protestante o di sette esportate insieme all'emigrazione. A prescinderne, però, qualche vulgata, nuova solo da noi, sta prendendo piede. Soprattutto i Testimoni di Geova, con il loro sistema di proselitismo a percentuale e i loro insidiosi Templi, nei quali esercitano una vera e propria attività di controllo degli adepti, allo scopo di trarne profitto; statica la Chiesa avventista del settimo giorno, poco influenti altri predicatori itineranti, come i Mormoni, che comunque, nel Lazio e, soprattutto, in Sicilia, sono riusciti a fondare delle comunità. Dopo la triste esperienza dell'Opera di San Michele Arcangelo, a Bologna, sciolta dopo una velina della Curia sulla loro usurpazione di ordinazione, paiono cozzare sul muro dell'istituzionalità storica, le iniziative, altrimenti commerciali, delle chiese o sette spontanee. Il buon Gennaro, di professione oste e di personalità mitomane, in America del nord avrebbe avuto un futuro, laddove si può diventare pastore di una chiesa, solo inagurandola e, ovviamente, se si riescono a coprirne le spese attraverso la generosità degli adepti. Pur con questi limiti, si può diventare una multinazionale. Analogo trattamento amministrativo è riservato a tutte le confessioni, senza differenze. Lo stesso sistema di finanziamento, sulla base delle dichiarazioni fiscali di appartenenza e di sostentamento, è praticato in Germania. Chissà se l'Europa unità aprirà qualche breccia per la religiosità autogestita?

Passaggio agli atti.

Il prossimo 25 Aprile sarà il primo di carattere storico. Di quell'esperienza sopravvivono pochi testimoni, che vengono sballottati ad ogni commemorazione, pubblica o scolastica. Ma ormai quel breve periodo storico, una delle tante parentesi nella storia incongrua di un Paese giovane e già gravato da tanti acciacchi ereditati, è chiuso, senza che se ne sia aperto un'altro basato su convenienze condivise. Anche Mussolini e il fascismo sono stati un evento transeunte e circoscritto della vicenda nazionale e, prima o poi, sarà trattato di conseguenza. L'Italia non è più una Repubblica democratica fondata sul lavoro, è un deserto di disoccupazione, sfruttamento e precarietà; la sovranità non appartiene più al popolo che non è chiamato ad esercitarla nelle forme previste, anzi: ci se ne guarda bene. Ci siamo inoltrati in un evo di mezzo giullaresco e volgare, nel quale il diritto cede spesso il passo alle prassi più incivili. La Repubblica italiana sarà nata, un dì, dalla Resistenza, ma si è subito ripiegata su se stessa, per influenze esterne, atlantiche e vaticane ed errori prudenziali di dirigenti comunisti, tanto raffinati quanto scolastici e ubbidienti alle direttive della Casa madre, dopo la spartizione per aree territoriali, intervenuta a Jalta, in quella stessa Crimea, oggi oggetto di analoghe, improprie, appropriazioni. Il fascismo, il comunismo, il clericalismo, sono state le interessate espressioni della mancanza di equilibrio della società nazionale, il borbonismo, la vandeana reminiscenza di un potere post-feudale, dapprima ricco e poi saccheggiato per l'industrializzazione del nord, senza che i potentati locali, le antiche nobiltà parassitarie e i loro bracci armati, mafiosi e camorristici, ne risentissero, ne venissero intaccati. Tutti e tre elementi di prepotenza, autoritarismo, totalitarismo. I lasciti del liberalismo agrario, dell'elettorato attivo e passivo censitario, dell'analfabetismo, che ne la Chiesa, ne i possidenti agrari avevano interesse a contrastare, disegnava un mosaico di povertà diffusissima, di fede estorta, di gerarchie clientelari, di passionali e strumentalizzabili conati sociali, in cui si sarebbero tradotte le componenti spurie del fascismo, anche popolare, del sanfedismo a ristabilire un tradizionale, ma in via di superamento, assetto di privilegio, la prima organizzazione seria del popolo lavoratore, democratica suo malgrado perché impossibilitata ad andare al governo dal diniego nord americano, che, per parte sua, dettava i caratteri, mercantili ed estranei, alla nuova colonia. Oggi, di tutto questo, restano solo i cascami: l'occasionalità del lavoro, la volgarità dei padroni, l'incultura crescente, la vanesia frenesia di riempitivi, a forma di video, portatili. E' tornata anche l'eterna sudditanza agli Stati e ai poteri forti, secondo la ciclica analisi di Giovan Battista Vico, circa l'eterna e circolare riproposizione degli eventi. In forme leggermente mutate, dirà poi qualcuno. Anche se fosse vero, non contemplerebbe necessariamente un progresso.

martedì 22 aprile 2014

Dopo le guerre..

Gran parte dell'Italia sta tornando all'economia post bellica e, se ci sarà un boom, riguarderà il capitale profittatore e non la più larga collettività. Adesso chiude anche Piombino con le sue celeberrime acciaierie, per un calcolo di frammentazione, verso il nord Italia e la Germania, in modo da concentrare la produzione. L'acciaio non viaggia su Internet, è pesante ed i costi di trasporto sono tornati ad incidere sullo spirito d'intrapresa..per i fondelli, di generazioni di lavoratori e delle loro neo-proletarie famiglie. Stiamo rapidamente tornando all'origine, ma in termini regressivi anche sul piano civile e politico, dell'Italia povera e devota: devota all'euro e a una triade consolare - Monti, Letta e Renzi, pronubo Napolitano -, che ha realizzato un colpo di Stato e sta provvedendo, con l'apporto delle larghe intese destra-sinistra ( per fortuna contraddette da diatribe di bottega )a conservare il sistema dei partiti sulla rovina dell'Italia. Non c'è più la Chiesa, già traditrice delle tradizioni, come lamentava Pasolini, rianimata, bocca a bocca dal gesuita Francesco, che è contraddetto dallo sfarzoso Cardinale Bertone. Non c'è più il P.C.I. che è sparito insieme alla classe operaia - oggi disoccupata o cassintegrata - ad organizzare la base e a farsi valere su piano civile e dei rapporti di classe. I giovani lavoratori precari sono quanto di più vacuo ed ignorante non ci si sarebbe aspettati, pur dotati in parte di qualche laurea, presa in Università sul crinale della sopravvivenza, che sembrano la "pesca" parrocchiale dei titoli, attribuiti a corsi di studio a quiz, prima appannaggio di brevi scuole professionali e non di corsi quinquennali a settecento euro a semestre. I pochi corsi "pesanti", comportano, "a crescere", anno per anno, contributi, che al tempo delle Università veramente pubbliche, si chiamavano tasse, di più di un terzo superiori, che alimentano il baraccone. In assenza di una politica nazionale che veicoli le risorse in maniera più equa ed efficace, il pauperismo non può che crescere e l'emigrazione riprendere. Ma, quel che è ancora peggio, è prossimo il riemergere di mascheroni vacui, grotteschi e senza qualità, pervenus-puntelli di domestiche e piccine, dinastiche e feudali, riproposizioni di una società inerte e statica. Solo la mano degli dei, ogni tanto, scuote il territorio, ma non le intorpidite coscienze: le rovine dei terremoti sono lasciate sul posto.

lunedì 21 aprile 2014

Cronache di Pasquetta, sotto la pioggia, fuori porta.

A Kiev sono finiti i farmaci anti cancro, come in Grecia da oltre un anno. Il Movimento 5 stelle chiede agli eletti negli Enti locali, la verifica di mandato ogni sei mesi. A giorni alterni e tenendo conto che si sta svolgendo una campagna elettorale, manifesta degli spunti interessanti, ma ambivalenti. Se da un lato, la verifica di mandato e l'eventuale sfiducia da parte degli elettori, può richiamare la revoca del rappresentante sindacale, anche in corso di mandato e la verifica semestrale, l'analogo istituto che i sindacati, quando c'erano, facevano rispettare alle aziende, dall'altro, la giubilazione richiama i metodi delle dittature, siano esse politiche o aziendali, intese a simulare un galleggiamento a tutti i costi ed a suggerire una moralità inflessibile a tutti i gonzi. La diplomazia occidentale tracheggia in Ucraina, fomenta, di concerto con figure ad alto tasso di disonestà, ma non si oppone apertamente alle contromosse di Putin che, da buon 007, sa leggere le trame conro di lui. La Crimea, già Riccione del Mar Nero, diventerà un Casino, sia nel senso del gioco d'azzardo, sia nel senso che riveste senza accento e, per conseguenza, terrà aperti i flussi verso l'occidente ed il capitalismo. Il Corriere della Sera, alla viglilia delle elezioni europee, manderà in edicola un'edizione gratuita di venti milioni di copie, nella quale sarà celebrata una mitologica ripresa economica dell'Italia. Fosse vero, state certi che le condizioni popolari sarebbero misere. Una giornalista russa, incinta di sei mesi, è stata aggredita da Vladimir Zhirinovsky, nazionalista e revanscista, perché non aveva gradito una domanda sull'Ucraina. Zhirinovsky ha ingiunto ai suoi body guard di violentarla e li ha spinti verso di lei. La performance è in rete. L'accanimento accumulatorio e reddituale comprime i salari dei lavoratori e ne sinergizza le plurime attività. L'organizzazione aziendale si riduce allo sfruttamento calcolato e contempla, per corollario, la riduzione, fino alla polverizzazione, del tempo libero e delle ferie, per rendere incessante il lavoro di uno sparuto numero di addetti sottopagati. Un sindacato bastardo sobilla deroghe per i propri adepti sindacalizzati che, per parte loro, non cercano altro che compromessi al ribasso. Il modello, atavico, è endemico, ma, confrontato con l'economia evoluta, pur in questa fase di ripiegamento e di riassestamento, deprime e scoraggia. La follia predatoria fa assumere alle prassi padronali aspetti parassitari e costumanze disoneste. Un'imprenditoria così scalcagnata e avida non dovrebbe neppure sussistere. A fianco del bilocale del Papa, sono in via di ultimazione i lavori di ristrutturazione dell'attico di settecento metri quadrati, corredato da un balcone di cento metri quadrati, di Tarcisio Bertone, il numero due di Ratzinger e del Santo polacco che lo insignì, in cambio dei suoi buoni uffici presso la banca vaticana per finanziare Solidarnosc e il lavorio anti regime nel suo Paese. Tarcisio Barbera Bertone è in procinto di trasferirvisi con il suo personale di servizio. Il Segretario di Stato che gli è succeduto, occupa, come il suo principale, un bilocale, attiguo a quello del Papa. Se lo fa per piaggeria o per autonoma convinzione, lo sa solo lui. Fosse stato nominato Ministro degli esteri di un Papa fastoso, avrebbe scelto la stessa dimora? Anche l'iconografia delle cariche è figlia dei tempi, ma chi ne ha vissuti altri - solo per se - non vi si adatta e traccia la via anche per i successori: un tratturo classista, non evangelico. Un milione di famiglie, quindi almeno tre-quattro milioni di persone, sono prive di reddito da lavoro. Molti lo hanno perduto negli ultimi anni. Matteo Renzi - chi più pasqualotto di lui? - giocherà la "partita del cuore" a Campo di Marte, già Littoriale Italo Balbo, a Firenze con Roby Baggio e il suo candidato-successore al Comune di Firenze. La R.A.I. - servizio pubblico - offrirà la diretta, a sei giorni dalle elezioni europee e municipali.

sabato 19 aprile 2014

Buona Pasqua.

Sullo sfondo della guerra giudaica che i Romani conducevano in Galilea, un profeta di incerta attribuzione, nella congerie delle dottrine, ortodosse ed eretiche, dell'ebraismo, dato che si opponeva recisamente, non ai riti tradizionali della religione e dell'ideologia del suo popolo, ma al levirato, comune anche agli arabi e alle arcaiche comunità indiane, per cui alla morte di un marito senza figli, subentrava, come coniuge un fratello, il cui primo discendente era considerato figlio del defunto, fu ucciso per una congiura del rabbinato. Evidente il significato di salvaguardia della famiglia, nelle gerarchie tribali, non in quelle evolute ( Gens ) del diritto romano e la sua funzione di difesa della proprietà e dell'influenza sociale, tanto quanto il celibato dei preti cattolici - non di quello dei preti protestanti, che sono sacerdoti di una chiesa nazionale - a salvaguardia dei beni incommensurabili dell'istituzione papalina. Il movimento di cui Gesù faceva parte è stato occultato dalla sua fama postuma, che si è incistata sulla crisi dell'Impero romano e, attraverso i secoli, parassitando tanti elementi di quella grande civiltà, si è diffusa e imposta, incrociandosi e confliggendo con i poteri laici, su un miliardo di persone, quasi tutte attribuibili all'Occidente. Per sedimentare in termini ferrei e totalitari una dottrina vaga ed incerta, ci vorranno cinquecento anni di dibattiti e confronti teologici. Per i sempliciotti, si sono traformate le gravidanze multiple, ad opera degli dei, delle comunità pagane, in una idealizzazione della verginità scelta dal Signore per la sua unigenita discendenza, da sacrificare per la salvezza degli uomini che sarebbero venuti dopo questa ancor vetero-testamentaria degnazione. Questo uomo-dio morirà e poi risorgerà. La Chiesa odierna è un grande centro di interessi, di potere e di ricchezza, certamente osteggiata, ma anche osteggiatrice di ogni evoluzione modernizzatrice dei costumi, che le sottraggano influenza e forza negoziale. Cristo non era figlio di madre vergine, era anzi il sesto di undici fratelli e mai avrebbe pensato di diventare così famoso alla memoria, né, probabilmente, gliene sarebbe interessato più di tanto, estraneo com'era alla dottrina cattolica e alle dottrine protestanti in cui si sarebbe fantasticato del suo pensiero. "Fantasticato", per i potentati che vi si sono applicati non è l'espressione giusta, dal momento che codesti si sono basati su di una rigida e progressiva normalizzazione, sullo stampo dell'inflesibile diritto romano e hanno reclutato le loro prime "testimonianze" fra il popolo infelice, sedotto dal mito dell'amore che, come diceva Gesù, non è di questo mondo. Nel corso dei secoli, i protestanti, per affrancarsi da Roma, modificheranno i canoni teologici da cui provenivano, mantre la gerarchia cattolica modulerà, senza mai modificarli, i canoni medesimi, riassorbendo, almeno ideologicamente, le sensibilità prodotte dalle modificazioni economiche, sociali e culturali. Sarà la Massoneria, parimenti organizzata, a strapparle il potere temporale. Domani, nei riti pasquali, le sensibilità più diverse e sotterranee saranno presenti e solo subliminalmente richiamate, mentre una tradizionale e placida ignoranza, accompagnerà i "credo e i confiteor" che saranno pronunciati, prima di andare a pranzo. Comunque, buona Pasqua a tutti.

E' l'uomo la misura di tutte le cose.

In nessun ambito delle relazioni umane, la conoscenza e il merito - a meno che non si parli di un merito da facchini o da mondine, per i quali non è previsto riconoscimento - viene premiato. Quel che conta è l'appartenenza, in ogni ambito pubblico, privato, formativo. Il potere deve rimanere riservato. Qualche deficiente - non mancano mai - presume, all'interno di una piccola formazione, ai cui canoni si è assoggettato, di poter esercitare un potere di fatto su altri, che non vi si conformano. Rischia in proprio, conta sulla mafiosità ambientale e non lo sa. Quando c'era l'Unione sovietica, nessun insegnate di materie "ideologiche" poteva non essere iscritto - e quindi controllato - al partito comunista. Chi faceva battezzare i figli pubblicamente o frequentava la chiesa, quale che fosse la sua qualifica culturale e professionale, non poteva aspirare a nessun riconoscimento. Già le maestre erano censurate e rimosse per l'insufficente influenza formativa e soprattutto di controllo che non erano capaci di esercitare e che era il loro vero scopo educativo. Il potere doveva rimanere concentrato e, se in mano a degli stupidi e a dei ruffiani, molto meglio. Sacerdoti e prelati, in numero non stimabile, erano delatori. Dopo la dissoluzione dell'Unione sovietica, eccoli tutti in chiesa, con le rispettive famiglie a rappresentare l'icona del buon candidato: la Chiesa, senza fare una piega, li accoglie tutti, detta rigide norme comportamentali per il clero e accetta di buon grado di ricogestire il potere, quale religione di Stato. Una contraddizione in termini che riguarda la Chiesa ortodossa, che non doveva essere aliena dalla condivisone neanche all'epoca dei Soviet, se è vero che il Primate russo è stato insignito quattro volte dell'Ordine di Lenin. Gli iscritti al Partito dovevano aggiornarsi continuamente sull'ideologia marxista e lo facevano rioccupando i banchi, numerose volte nella vita, per ricevere dalla cattedra non un'infarinatura ideologica, ma un vero corso specialistico, lo stesso che, con l'aggiunta di Adorno, contemplava la docenza di Renato Zangheri presso l'Ateneo di Bologna. Sotto traccia, contro o in favore di vento, chiunque fosse titolare di un potere particolare, in ogni esperienza storica verificata, faceva gara a se e, per non rischiare di essere sopravanzato, escludeva ed esclude, almeno dal suo ambito, i competitori. Oggi, nelle nostre società bottegaie, questa ideologia è ammannita dalle società private, con un accanimento tanto maggiore, quanto più anguste sono le loro dimensioni, ma gli egoismi, la mancanza di cultura e di qualità, il grigiore mediocre dei loro reggitori e delle ruffianesche maestranze, l'assenza di libertà, in una espressione, sono i medesimi.

venerdì 18 aprile 2014

Cent'anni e poi altri cento.

Gabriel Garcia Marquez è morto. Fu insignito del premio Nobel per la letteratura ed è stato incensato come e più di un leader politico, quando era ancora in vita, tanto che le lamentazioni funebri sono, al confronto, contenute. E' stato un autore fantasioso, a tinte forti, come è nelle caratteristiche, direi "pittoriche" degli autori sud americani. Ha descritto la parte più pittoresca e disperata del suo continente assurdamente povero ed arretrato, lui che di povertà vera e di arretratezza non aveva mai sofferto e, nella figurazione magica, superstiziosa e vitalistica, ma chiusa in un piccolo universo senza speranza, ha ben suggerito un secolo, reiterabile, di solitudine. A me non è mai piaciuto. Gli riconosco il policromatismo realistico, trasfigurato nel sogno inappagato di tante povere e rassegnate esistenze, ma, in lui, mi manca la razionalità chiarificatrice degli autori europei. Per cui, dopo un po', mi stufo di immergermi in un caleidoscopio privo di senso e perciò rattristante, e devo leggerlo a tappe - non più di tre - per portarlo a compimento. Passa e calca, con mano pesante, nel pantheon mitologico sconclusionato ispanico e latino-americano, col suo sentore di borotalco per i grassocci borghesi dei suoi romanzi, con il loro panamino bianco anche con quaranta gradi all'ombra e il cappello di paglia e quello di sudore, sudore e miasmi da accoppiamento, dei suoi protagonisti immaginari di una vita solo biologica, visitata nelle sue sensazioni dalle illusioni ottiche e sentimentali e dalla santeria magica. Drammaticamente, la stessa realtà di oggi.

Le esecuzioni che precedono le sentenze.

Le esecuzioni che precedono le sentenze sono quelle predetereminate da un computer che scansiona le più minute prestazioni giornaliere di un lavoratore, ad esempio, e ne determina i risultati premiali, secondo utilità per l'imprenditore. Le squallide maestranze sono complici e si accontentano di primeggiare in una palude di merda. Il cottimo ne è l'espressione più sincera, ma è stato riciclato in forme adattative, come i peggiori virus. Il diritto, con il suo formalismo, non può nulla contro l'infezione, anzi, essendo una sovrastruttura del potere economico dominante, che pur poggia su una base scientifica autonoma, rischia di assecondarla. Le religioni, esulano dal reale, ma pretenderebbero di fecondarne una presunta anima: alla fine dell'incanto, dell'oppio dei popoli, tutto resta come sempre. Le edicole, che un tempo trasudavano di pubblicazioni pornografiche, recano immagini, immaginette e medagliette, insieme a periodici come: "Il mio Papa", tutto Francesco minuto per minuto. I manifesti annunciano: Giovanni XXIII santo..e il Papa Buono vi ricompare un po' retro, con la sua silouette a botticella e gli abiti di una vecchia e buona zia nubile, abilissima nelle frittelle. A fianco: Giovanni Paolo II santo, appena dietro l'angolo e ben presente nella memoria, tranne che in quella dei neonati, con lo sguardo del guerriero buono, animato da sublimi sentimenti. Fra ora ed allora: pippe, sempre pippe, fortissimamente pippe. La Pasqua cristiana langue, lungo gli adusi itinerari quotidiani; forse languiva anche prima, ma il languore era diffuso, condiviso. In assenza delle famiglie benestanti che sono già fuggite verso le vacanze ( qualcuno, per farlo, ha chiesto un prestito in banca. Esistono, da anni, linee di credito dedicate. )sono ancora più visibili le "orde" di immigrati, molti dei quali non condividono la nostra religione ufficiale, anche se non più prevalente, a segnare il trapasso mitologico e culturale in atto e che è destinato ad incrementarsi, mano a mano che la forza lavoro più a buon mercato monopolizzerà le mansioni più tristi. La banalizzazione del lavoro, le ignoranze imperanti, la diffusione dei rumori inconsulti sta sempre più alimentando la società dell'esclusione. Le esecuzioni che precedono le sentenze nascono da presunzioni a priori, come quella di trasformare una bassa società in una etnia di commercianti al minuto di ogni sorta di paccottiglia luccicante, pena l'esclusione dalla rete degli spacciatori e dei mendicanti camuffati da promotori finanziari, commessi di negozio, bancari commerciali e Presidenti del Consiglio dei Ministri, tutti cangianti per dare l'impressione di qualche novità in un copione già scritto e riscritto.

giovedì 17 aprile 2014

Il genere delle credenze.

Per quest'anno sospenderemo il pareggio di bilancio, cioè sospenderemo la costituzione che un Parlamento incostituzionale ha modificato lo scorso anno. Sono certo che la sospenderemo anche l'anno prossino e tutti gli anni a venire, a meno che non la si ripristini, modificata, dopo le elezioni europee, dopo le quali avremo esportato tutti i pregiudicati che non si sono ripresentati per le assise nazionali. Nel frattempo, aboliremo il Senato, la più antica istituzione della Roma repubblicana - Senatus popolusque romanus - che aveva la valenza della saggezza e dell'esperienza. Per risparmiare, bisogna rottamare i vecchi, pensa Matteo Renzi e basta questo a definirne l'ignoranza. Probabilmente avrà succcesso, ma non saprà goderne: è troppo stupido. In Europa gli faranno bella mostra e lui sorriderà gonfio, tronfio e felice. La Ministra Madia faceva le fotocopie presso lo Studio Gnudi e adesso fa, per suo conto, il Ministro della Repubblica. Quando Gnudi è occupato e non può suggerirle qualche battuta da imparare a memoria, si lascia andare ad affermazioni che passano sotto silenzio perchè non contano niente e perché la gente si divide, ormai, fra rassegnati e in tutt'altre faccende affacendati. Avrà partorito il Ministro degli affari esteri? E' alle prese con l'allattamento? Non se ne accorge nessuno, ad ulteriore dimostrazione della superfluità di qualità, competenze ed impegno per rappresentare il potere. Le quote rosa applicate alla politica e ad ogni altro ambito, sono l'attualizzazione delle galanterie passate di moda e, come quelle, in contesti diversi e privilegiati, sono ricercate ed apprezzate. Ora sono solo più comuni, volgarizzate e, con poco garbo, pretese da una vasta legione di sfigate, impreparate, ma impegnate in ogni democratica rappresentazione. Pochi anni or sono, codeste donne, non le donne che, come categoria generica, non esistono, pretendevano i cento metri di vantaggio nella competizione socio-professionale, in quanto portatrici - sostenevano - di handicap culturale e sociologico in un mondo dominato dai pregiudizi degli uomini. Una mia amica cesenate dei bei tempi che furono, dopo aver sproloquiato tutto il giorno secondo i più rigorosi canoni del femminismo d'antan, mi prese sottobraccio e, condottomi all'ingresso di un supermercato, dopo avermi indicato una coppia intenta alle compere, mi sussurrò: " secondo te, quello lì è ancora un uomo?" Basta. L'importante è crederci.

Liberti.

Nel lento, sistematico fluire del tempo, troppe volte ci è capitato di soffermarci con preoccupazione o mal riposto interesse, sulle banalità quotidiane, facenti riferimento ad un ristretto e del tutto insignificante ambiente artificiale. Su questa artificialità, molti costruiscono la loro esistenza e, quando se ne affrancano, la loro vita è finità o si trascina fra malanni propri o degli ultimi ascendenti. Io, nel mio piccolo, essendomi formato al di fuori delle tecniche strumentali ed essendo stato dotato di una vitalità che comincia a scemare solo adesso, mi considero fortunato per non avere mai creduto, né essermi oportunisticamente adeguato, alle pretenziosità di tutti gli sfessati che ho dovuto incrociare. Li ho ignorati bellamente, perchè sapevo che erano fatti di materia vile, malleabile. Servi, per indole e incultura. Liberti: vivunt quasi ingenui, moriuntur ut servi. Liberti.

mercoledì 16 aprile 2014

Estranei.

La Pasqua, quella cristiana almeno, non interessa più a nessuno. Rari e sporadici sono gli auguri, a differenza di quelli natalizi che non danno tregua fin da metà Novembre e si prolungano con gli auspici per il nuovo anno, fino alla fine di Gennaio. La natività, la nascita di un nuovo o almeno rinnovato percorso, è ancora salutata, auspicata e si confonde con la sua calendarizzazione successiva, ma la resurrezione non è più creduta e il suo ricordo mitologico è stato rimosso. Ci si avvita nel risaputo e nel prevedibile: meglio se sono gli altri ad assumersene l'onere, per cui, in assenza d'impegno, non è più apprezzato il sacrificio. La vigliaccheria è la cifra dei tempi. Un vecchio sacerdote, che, con la sua auto, si recava a sostituire il parroco di Casal Borsetti, ha investito e lasciato sull'asfalto un diciassettenne scooterista. E' scappato. Non è quindi la specie dell'ideologia praticata a conferire il coraggio, né la virtù. Il parroco era, infatti, un incallito pedofilo e il suo arruffato successore, un irresponsabile. Estranei. Perché dovrebbero risorgere?

Devo smettere di leggere i giornali.

Mentre Berlusconi veniva assegnato ad un'ospizio per qualche visitina motivazionale ad alcuni vecchietti più giovani di lui ( in base a quale criterio se non un'insensata affinità geriatrica? Noleggerà per loro il Bagaglino, come fece ad Olbia per Putin?), Marcello Dell'Utri veniva portato in caserma, in Libano, dove il giudice invocato non lo ha ricevuto perché, in quella procedura, non è previsto. La sentenza della Corte di Cassazione è stata rinviata al 9 di maggio, perché il collegio di difesa si è ammalato all'unisono. Nessuna negligenza per il committente, anzi una remunerata sospensiva. Comunque, Dell'Utri è uscito dalla sua stanza, in pigiama e da solo. Il suo patron sarebbe stato preceduto da una decina di ragazzine in fila. Non so dove,hanno innovato l'antica ed ormai epica querelle delle corna, scambiando le provette ed impiantando gli embrioni ad uteri incrociati: mater semper certa, pater..un guazzabuglio di ricorsi, richieste di risarcimenti per le caratteristiche genetiche e caratteriali mischiate ed ibridate, come i sentimenti genitoriali. Bisognerebbe non forzare le situazioni, piuttosto che agitarsi dopo e cercare, nella caotica genesi degli eventi ( come ai primordi ) una conformità immaginaria, disordinata come la vita prima dei tanti rigagnoli nella quale la si è voluta rinsecchire. Eiaculando quà e là, una dinastia si fonderà. Non facevano così principi e regnanti? Altrettanto, un creativo artefice di vite napoletano, di professione ginecologo, ha fatto motu proprio, estraendo da tutte le provette la sua e solo la sua creatrice sostanza. Lo hanno tradito le somiglianze e i rapporti di amicizia che si erano stretti, alla stazione di inseminazione, fra i padri putativi, le madri frementi. Fra le famiglie. Tale Icardi, argentino ad onta del nome, ha postato su twitter un paio di corna, dopo aver segnato una doppietta contro la squadra del cornuto Maxi Lopez, che, invece, ha sbagliato un rigore. Icardi è un normale esemplare maschile di cafone latino, Maxi Lopez, già Real Madrid, poi Catania, poi Milan, ancora Catania e, per ora Sampdoria, vagola senza trovare il suo "ubi consistam", con una cresta bionda sul capo a impreziosire le corna con tanta caparbietà ricordategli dal suo connazionale rivale in ogni ambito, secondo prassi adeguate ai personaggi. Diego Armando Maradona, dall'alto della sua moralità da bassifondi boarensi e partenopei, dopo aver esultato come Conte ad un goal della Juventus per l'elezione di un pampa-Papa Francesco, ha tuonato: ai miei tempi lo avremmo riempito di botte nello spogliatoio: non si tromba la moglie di un compagno di squadra, ne va della coesione. Anche nell'Esercito repubblicano irlandese, si contrastavano le relazioni incrociate fra coppie di militanti: l'esercito di liberazione rischiava di disperdere le proprie energie in risse intestine e di non concentrarsi sul nemico. La comunità ebraica di Roma è insorta contro Beppe Grillo che aveva parafrasato il titolo di un celeberrimo libro di memorie di Primo Levi; non ci trovo niente di profanatorio, è stato solo un espediente retorico. Gli Ebrei sanno essere meno suscettibili. E' stata una stupida presa di posizione politica, verso una "chiamata in causa" di un politico in attività. Anche il bi-Presidente della Repubblica si è fatto intervistare da Fabio Fazio, del quale non ho mai visto una trasmissione e che non mi metterò a seguire ora: si tratta dei soliti telegiornali per chi non ha la televisione a pagamento. Le agenzie di lavoro interinale stanno chiudendo: il lavoro è troppo precarizzato di suo per costituire ancora un affare per questi moderni negrieri, che ora stanno liquidando le società. Ieri sera sono entrato in un negozio di telefonia per assumere qualche informazione e, quando stavo per uscire, ho letto sul biglietto da visita che mi stavano porgendo, l'intestazione di un distributore di DVD attiguo al negozio: " siamo sempre noi, abbiamo esteso l'attività con questo negozio multi-brand." Hanno investito il ricavato delle cassette pornografiche, che fecero chiudere i cinema a luci rosse, in più proficue attività. Avevano infatti la concessione totale di tre marchi molto pubblicizzati ed una serie di offerte che, se analizzate con distacco, riportavano in un tempo prequantificato al costo pieno degli strumenti e dei servizi, in una multifalsificazione incrociata. Ho identificato in un Fox terrier tedesco il progenitore di Spiky, il bassotto a pelo duro deutch, anche lui prodotto modificato per i desideri fantasiosi, appagabili con un po' di soldi. Dell'Utri è in ospedale a Beirut, mentre la magistratura libanese desidera che le siano trasmessi i faldoni processuali di una vicenda giudiziaria non ancora conclusa, tradotti in arabo. Ci vorrano mesi od anni? Le contestazioni lessicali prolungheranno il processo di traduzione per secoli, fino alla costituzione strutturata di un nuovo verbo sincretico. Ma perché il bibliofilo Marcello se ne è andato proprio a Beirut, dove il Nuovo centro-destra Angiolino lo ha fatto catturare? Pensate che la mafia non abbia relazioni, anche politiche con quei mercanti fenici? Mors omnia solvit: è latino, ma lo sanno anche i giudici libanesi.

domenica 13 aprile 2014

La mossa.

Il terremoto della parte centrale dell'Emilia del 2012, è stato preceduto, l'anno precedente, da profonde escavazioni, fra Modena e Ferrara, che non si sono curate di compensare le lacune nelle falde sotterranee del terreno e che, secondo la rivista Science, potrebbero essere stati la causa dell'autoassestamento delle gallerie vuote che erano state trascurate, perché, evidentemente, estranee agli obiettivi delle trivelle. Negli anni '50 del secolo scorso, subito dopo l'alluvione del polesine, si cercò di dare ristoro a quelle brumose province, allora poverissime, proponendosi di sfruttare le grandi quantità di gas naturale e le più modeste quantità di petrolio che impregnano il sottosuolo del Veneto. Sono rimaste lì, perchè le analisi e i rilievi precedenti i già appaltati lavori, rivelarono che la falda gassosa sosteneva il terreno e che la sua rimozione ne avrebbe provocato lo sprofondamento. Allora, gli interessi non accecavano ancora la scienza, né corrompevano i tecnici, come sarebbe accaduto dagli anni '60 in poi, fino ai terremoti autoprovocati, ma, stante il condizionale, si eviterà di approfondire l'argomento. C'è da ricostruire, come ben sanno le società edilizie in crisi, che tanto si compiacquero, la notte del terremoto dell'Aquila, quando furono registrate alcune sghignazzate, in previsione di lavori, per molti anni a venire. Nel caso aquilano, il tribunale locale è riuscito a condannare un nucleo di scienziati e di tecnici che non presero sul serio le segnalazioni di un qualificato, ma non ufficiale sperimentatore, che aveva annunciato l'evento - devo ritenere su base presuntiva, data l'imprevedibilità dei terremoti - senza che ne fosse seguita l'evaquazione della città. Ebbene, questa mi sembra una forzatura riguardo alle cautele che si devono osservare, in relazione a previsioni non testate, che possono indurre allarme sociale e provocare una serie di "previsioni" di apprendisti stregoni in cerca di fama. Ma tantè: l'Italia si contorce fra speculazione ( come le vicende della Protezione civile hanno dimostrato per l'ennesima volta ) e moralismi sanzionatori ipotetici. Intanto, i letti dei fiumi continuano ad essere non dragati e il Servizio nazionale geologico a essere trascurato.

Tutti a casa! Un'altra volta.

Il centro-destra è in fuga da Berlusconi, dato che ce n'è uno nuovo, composto da notabilucci democristiani, con un bacino d'utenza quasi esclusivamente meridionale e una vischiosità assoluta al potere, per poter esercitare il clientelismo. Come in ogni affievolimento di potere, il referente, quale che sia, cambia e cambia esclusivamente a fini conservativi di posizioni di rendita da redistribuire. In questo, gli apparati territoriali democristiani eccellono sempre. Restano indietro i miracolati di Arcore, che alternative alla "coerenza" non ne hanno, dopo che anche i fascisti si sono scissi al momento della giubilazione di Fini, troppo precipitoso nello sfilarsi. La mancanza di coesione deriva dalla metastatizzazione nelle istituzioni e negli intrecci fra economia e politica, che è derivata dallo "sdoganamento" voluto da Berlusconi, alla vigilia della sua "discesa in campo", per assicurarsi una base stabile di consenso nelle regioni del sud. Costoro si sono rifatti il palato in vent'anni di governo e sottogoverno e vogliono rimanere abbarbicati al potere reale, abbandonando chi è alla fine della sua parabola. Tanto i progetti sono tutti esogeni e, ai compiti a casa, sta provvedendo con infantile sicumera, matteo Renzi.

sabato 12 aprile 2014

I coatti a confronto.

La contestazione romana per la casa "diritto di tutti" è sfociata in una rissa per le centrali via Veneto e via del Tritone. A fronteggiarla, nella solita tenuta da Ninja, la polizia, che più che controllare e accompagnare un corteo dai contenuti caldissimi della subura romana, è sembrata osteggiarla con un atteggiamento che la violenta e improvvisa gragnuola di bombe-carta non giustifica. La polizia, infatti, in questo come in casi analoghi del passato, sembra ostare provocatoriamente alla manifestazione, mentre invece dovrebbe solo impedire che vengano commessi reati, che, fino alla testugine degli scudi e degli anfibi non si erano prodotti. La contestazione è stata certamente messa in atto dai collettivi romani, dai centri sociali, che a Roma assumono aspetti deprimenti e avvilenti e la questura non poteva ignorare la forte componente emotiva, primitivamente emotiva, che avrebbe potuto caratterizzare il percorso. Insomma, se la possibilità di degenerazione esplicita di situazione endemicamente degenerate era possibile, con la solita sofisticheria operativa, la polizia ha acceso la miccia, mentre la sua azione sarebbe stata lecita solo dopo il primo accenno di illegalità, non prima. La prevenzione non c'entra, dato che non si è prevenuto nulla e si è rinfocolato un sentimento di contrapposizione, neppure ben definito nella mente dei partecipanti. Se Pasolini avesse assistito alla manifestazione odierna, non avrebbe visto gli studenti borghesi e viziati che assalivano i poliziotti, inurbati dalle campagne, ma un sottoproletariato, escluso e violento, davanti alle grottesche caricature dei fumetti giapponesi, che non corrispondono in nulla alla retorica di corpo che le gerarchie e i ministri ci ammanniscono dopo ogni situazione consimile, che spesso sfruttuano, quando non chiedono di provocare, per pubblicità politica. A sinistra, queste "frange" non hanno mai goduto di simpatie, perché rappresentano "cani sciolti" non assimilabili alla grigia austerità istituzionale ( in un paese di ladri )dietro la quale gli apparati dei sindacati dei movimenti popolari, ma garantiti al minimo da un lavoro, si sono sempre abbarbicati e nascosti, costituendo attraverso i servizi d'ordine degli operai le prime e insuperabili linee di difesa dalla protesta indiscriminata. Il guaio è che da tempo la pseudo-sinistra non rappresenta più le masse lavoratrici, anche perché, negli ultimi anni, sono diventate masse disoccupate ed essendo composte prevalentemente da giovani o da "coatti", di mezza età ( ma c'era anche un manifestante in sedia a rotelle ) non hanno subito il condizionamento ed il lavaggio del cervello degli apparati territoriali della CGIL e dell'ex PCI. Ormai, il vecchio sindacato è alle corde e il suo posto, nelle grandi città, è stato occupato dalle Unità sindacali di base e la sinistra che un tempo fu extraparlamentare, è ormai un comitato spontaneo e pluriforme, che assomiglia alla "teppaglia" degli slums, ma non ha ancora rinunciato a qualche forma disperata di riferimento politico, che, ripartendo da zero, vive come può nella terra bruciata dal trasformismo. Anzi, la composizione "politica" di queste schiere, è spuria, varia, insomma occasionale e raccogliticcia e ciascuno vi vive altri, particolri asociazionismi, conflittuali con gli altri. Ma il guaio maggiore è che ormai si attagliano a questi sprovveduti, violenti ma in gran parte spauriti protagonisti di una protesta fine a se stessa, perché privata di interlocutori, i caratteri dell'utopia senza avversari, se non fosse per una stupida contrapposizione poliziesca, che, temo, diventerà la cifra prossima ventura, di una società della relegazione.

Modernità e future eccedenze produttive. Le fil rouge di tutti gli olocausti.

La vita media è diventata troppo lunga, la crescente longevità rende i sistemi pensionistici sempre più costosi e questo produce un impatto negativo sui conti pubblici. L’analisi è del Fondo Monetario Internazionale(Fmi), ed è contenuta nel Global Financial Stability Report che verrà presentato integralmente la prossima settimana a Washington. In particolare colpisce “l'allarme longevità” del Fmi. Non è la prima volta che torna su questo tasto e non è certo un bel segnale. Secondo il Fmi l’impatto dell’allungamento delle aspettative di vita sull' economia e i conti pubblici degli Stati è profondo e occorre provi rimedio. “Se nel 2050 la vita media si allungasse di tre anni in più rispetto alle attese attuali (in linea con la media del passato, peraltro sottostimata) sarebbero necessarie risorse extra pari all’1-2% annuo del Pil” scrive il rapporto del Fmi. Per le economie avanzate, questo significa per il prossimi 40 anni un costo totale aggiuntivo pari al 50% del PIL del 2010 (per le economie emergenti, invece, la stima è pari al 25% del PIL 2010). Dunque, il problema della longevità – che dovrebbe essere un indicatore positivo di una società sviluppata - secondo il Fondo Monetario deve essere maggiormente preso in considerazione dai Governi, che devono “adeguare” i loro sistemi di Welfare alzando l'età pensionabile e abbassando la consistenza delle pensioni pubbliche. I suggerimenti del Fmi ovviamente spingono nella direzione della finanziarizzazione della previdenza e dei sistemi pensionistici, ma non solo. Tra questi c'è aumento dell’età pensionabile, preferibilmente collegandola con meccanismi automatici all’aumento delle aspettative di vita.; l'aumento dei contributi pensionistici, o riduzione dei benefit; lo stimolo a prodotti finanziari (fondi pensione, assicurazioni) che tengano a loro volta conto dell’aumento delle aspettative di vita; un buon bilanciamento del rischio determinato dall’aumento delle aspettative di vita fra settore pubblico e privato, ma questo rischio, sui mercati finanziari, va trasferito dai fondi pensione a soggetti che sono più attrezzati per gestire, appunto, i rischi finanziari cioè gli squali dei fondi di investimento. Come si vede, il Fmi avanza un mix di soluzioni che parte dalla necessità di riformare i sistemi di Welfare e arriva a quella di promuovere il mercato finanziario che gira intorno ai trattamenti pensionistici. Per ora. Ma in una fase di profonda instabilità finanziaria – che quindi non dà garanzia di rendimenti e profitti adeguati – magari qualcuno sta pensando a “ridurre le aspettative generali di vita” e ridurre la jattura della longevità. Si dice che la crisi e la guerra servano al sistema capitalista per ridurre le capacità produttive in eccesso. Anche quando si presenta un “eccesso” di capitale umano.

venerdì 11 aprile 2014

La facoltà legislativa residua.

C'è in cantiere un disegno di legge sull'assistenza sessuale ai disabili. Ecco che Berlusconi diventa l'uomo che fa per loro, anche per insegnargli a negare che si ricorrerà a prostitute. Quindi, solo per i maschi? Partendo dal presupposto che le donne sono creature angelicate e pazienti, se ne deduce che abbiano stimoli tenui e controllabili, vale a dire che " col dito, col dito, l'orgasmo è garantito" a cui dovrebbero contrapporre lo slogan "col cazzo, col cazzo, è tutto un altro andazzo". Oltretutto, i disabili noti alle cronache giornalistiche, si sono doluti e dispiaciuti che il Sen. Razzi, con tanta esplicitezza, abbia citato le prostitute come vestali del soccorso delle fregole statiche o scomposte. Saranno chiamate a un intervento pagabile alle Poste con un coupon o saranno, a loro volta, affidate ai servizi sociali, con frequenza da stabilire? In Inghilterra e in Olanda esistono case d'appuntamento, eleganti e costosissime, riservate ai disabili ricchi, i quali, talvolta, in virtù delle loro menomazioni, non dei loro soldi, ostentano delle belle fidanzate, compagne che sanno scegliere, come si suol dire, "la persona". Anche Pistorius, ad esempio, era fra i beneficiati. Sia chiaro: qualcuna ce n'è e, viceversa, molti di meno: ma uno o due sì. L'istituzionalizzazione di un contributo, che è affidato tutt'ora - e secondo me deve restare così - alla libera iniziativa, ne contraddice la prassi e sembra un altro cavallo di Troia nella lunga marcia verso la creazione di una imprenditoria aggiornata, che avrà sicuramente un grande successo. Ma come sei arido, Pier Paolo! Non ti commuovi per la proposizione di tanta sensibilità, ai massimi livelli istituzionali? No, non mi convince. Al di fuori della speculazione e del lucro, infatti, diventerebbe il "refugium peccatorum" di tutti gli sfigati, a vario titolo, di questa comunità, che è ormai troppo mercantile per essere vera. Sarà l'ennesima proposta commerciale, convenzionata con le mutue. Per cui, cari amici disabili, continuate ad affidarvi all'assistenza degli amici generosi che vi portano, ogni tanto, al "puttan giro", o provvedete con autarchica manualità. Sarà sempre meglio che farsi prendere in giro dal Sen. Razzi e dai gestori di club privé. In ogni caso, lasciamo le cose come stanno, anche e soprattutto "sotto traccia"; le "esigenze sfigatesche" c'erano anche prima e ci saranno comunque, senza che si sia mai avvertita la necessità dell'intervento di un legislatore.

Non notizie.

E questa sarebbe una notizia?! Marcello Dell'Utri latitante. Che cosa ci si poteva aspettare di diverso? Il mentore di Forza Italia, che l'Italia la conosce bene nelle sue interconnessioni fra la finanza meneghina e i borbonismi autonomisti del sud, scoperto - ma lui dirà perseguitato - "si è dato". Perché proprio lui in galera, quando Napolitano vieta ai giudici palermitani di indagare sull'ultima trattativa fra lo Stato e la Mafia, dopo che gli americani, prima di sbarcare in Sicilia contrattarono con la mafia un passaggio indisturbato verso nord, in ragione del quale, nelle regioni meridionali, la nostalgia statica per il fascismo non si è mai attenuata, prima di ritornare sul proscenio nazionale dopo lo sdoganamento di Berlusconi. Povero Silvio! Mentre il suo mentore va in vacanza, lui, per gli interessi aziendali dei suoi numerosi discendenti, va a "motivare" gli inabili. E se gli toccasse di dovergli pulire il culo? Improbabile. Come sono stati tanto condiscendenti verso un bi-condannato per mafia, altrettanto lo saranno per il Cavaliere dimissionario, che, proprio perché disceso da cavallo, sarà ritenuto normalizzato e ammansito dalla cura dei menomati psichici. Diventerà un sinergizzatore dei matti e potrà reinscenare i fasti pubblicitari in un ambito circoscritto. Se finirà a Santo Domingo, Marcello Dell'Utri potrà conversare in spiaggia con Gaucci, che gli presenterà la numerosa discendenza procreata durante il suo esilio e gli mostrerà le scuderie che possiede sull'isola. Potrà quindi dargli degli utili suggerimenti circa uno stalliere.

giovedì 10 aprile 2014

I timorati della carriera.

La legge 194 è stata svuotata dall'interno a cura elle potenti accolite del sanfedismo, interne alle strutture sanitarie pubbliche - dalle quali ingaggiano i medici per le lucrose e identiche terapie private - attraverso l'obiezione di coscienza, che è divenuta progressivamente orizzontale, tanto che, chi pratica aborti, finisce per non fare altro, in reparti ghetto, all'interno dei quali solo gli infermieri sono fungibili e possono sfogare tutta la frustrazione del loro lavoro, spesso ingrato, nel trattamento da mattatoio delle degenti in hospital day. Nei corridoi imperversano indisturbati degli invasati medievali, con vangeli e altri articolo simbolici e religiosi, che minacciano punizioni in questa vita e nell'altra ( altra da noi ) e tormentano le ricoverate che, per il solo fatto di essersi rivolte alla pubblica struttura, sono donne del popolo, abituate ad essere insolentite, mentre analogo atteggiamento sarebbe respinto, da degenti ed ausiliari, presso le strutture private. Le leggi si rispettano, non si svuotano dall'interno. La 194 è stata confermata da un referendum popolare e il costume di non rispettare quanto, particolaristicamente, non piace o non conviene, è la tabe principale di questo Paese, nel quale il senso civico è irriso. Una amica mi ha chiesto di firmare la sua petizione al Presidente della Regione Emilia Romagna su change.org e, sia pur con ritardo, per trascuratezza nella lettura della mail, ho provveduto oggi, convintamente. Aderisco anche all'invito a diffondere la petizione su Facebook, dove, in piena libertà di scienza e coscienza, chi vorrà potrà rafforzare un'iniziativa, volta a rianimare l'applicazione di una legge dello Stato italiano, ad esclusiva tutela di donne in stato di disagio, che, contestualmente, dovrebbe sensibilizzare le autorità pubbliche a tutelare la profesionalità di quei medici che non si piegano al conformismo carrieristico ed a stabilire la loro completa applicazione nei raparti di ostetricia e ginecologia.

Competizioni, benedizioni, moralità e coniugio.

Una sentenza del tribunale di Grosseto impone al Comune di trascrivere nel registro delle unioni civili il matrimonio omosessuale che due residenti in quella provincia avevano contratto a New York, due anni fa. Ovviamente, la C.E.I. è insorta, il giorno dopo aver chiesto nuove norme ( controriformistiche ) sulla fecondazione eterologa, dopo la dichiarazione d'incostituzionalità della legge vigente, che la vieta. Le pandette non c'entrano, se non per formalizzare le influenze sovranazionali che volano sulle ali della finanza senza frontiere e della globalizzazione-omogeneizzazione dei costumi, utili a renderla compatibile con le abitudini, i "mores" e le accettazioni della gente. E' in corso, cioè, un tentativo di modifica degli apprezzamenti morali e una trasformazioni dei rigetti, consustanziali con il modello che, attualmente, si ritiene più propizio, in senso generale, ad assecondare la confusa corsa transfrontaliera. Il potere agnostico del denaro, "l'errore" modernista, condannato nel Sillabo, sta sviluppandosi in forme inimmaginabili, solo una generazione fa e l'ecumenismo della Chiesa, che pur si era valso di eserciti ed alleanze mondane, è stato disperso da quello mediatico ed economico, veicolato dai media che ormai ci portiamo appresso, in tasca o attaccati alle orecchie. "I falsi profeti imperversano". Religioni di nicchia, in un futuro prossimo? Recupero improvviso attraverso mutazioni che le umanizzerebbero anche agli occhi dei più semplici o riaffermazione trascendente e inaspettata tanto, quanto le ultime evoluzioni agnostiche? "Changez la dame", dicevano ai balli di corte, cioè cambiare per confermare; "aligher, aligher, che il bus l'è semper nigher" canteranno gli invitati alle nozze gay.

Un nuovo sceneggiato sta per andare in onda.

Fra poche ore - dicunt, tradunt - Silvio berlusconi chiederà l'affidamento ai servizi sociali nell'assistenza ai disabili: "li voglio motivare". Spero che si tratterà di una motivazione extra-aziendale, dato che la cultura dell'ex Cavaliere è impregnata di questa sotto-cultura, ma l'intento, ancorché propagandistico, sarebbe lodevole, se non si riducesse alla solita sceneggiata gabba-gonzi dei promotori- venditori delle aziende. L'affiancatore Berlusconi vedrebbe la sua opera pubblicizzata, enfatizzata e incensata su tutti i media di famiglia e la denigrazione dei gazzettini dell'opposizione rinfocolerebbe soltanto la sua fama. Penso che si proponga solo questo, insieme all'agibilità politica che ne sarebbe rafforzata, quanto ad effetti ed influenza, dal tenero lavoro di supporto. Mi piace ingenuamente pensare che, almeno in parte, lo farà davvero, raccontando loro delle barzelletta e procurandogli qualche visita fugace e ascosa delle olgettine..tutto a spese sue, se lo può permettere. Anche in questo caso, però, la sua carità deriverebbe solo dal suo stato privilegiato e dalla sua ricchezza, altrimenti, che supporto fisico e pratico potrebbe dare un uomo di settantotto anni, plurioperato, che tranne il buon umore, frutto della sua impenitente ( e perchè dovrebbe pentirsene? ) gaudenza e la compagnia talamica di una giovane partner, non avrebbe, consuetudinariamente, nessun altra risorsa da offrire? Ma, si sa, la vita non uguale per tutti, checché a qualcuno piaccia consolarsi con queste banalità, è invece il frutto delle esperienze gaudiose o dolorose, gaudenti o dolenti che, non la natura, ma quel ricostituente tossico che è il denaro, a pochi apporta felici illusioni fin sulla soglia della morte e a molti no, tanto che la morte li solleva dal tedium vitae. L'ex cavaliere ci prepara un'altra delle sue interpretazioni di quel filone inesauribile che è la commedia all'italiana, incurante delle nuove e poco dotate ( di soldi ) leve fiorentine, dopo Armando Spadaro e Paolo Poli.

Note politicamente scorrette.

In Grecia, o meglio ad Atene, è scoppiata un'autobomba davanti alla Banca centrale ellenica, alla vigilia del secondo viaggio ispettivo di Angela Merkel in quella disastrata provincia. Nonostante che il fatto sia avvenuto per pura risonanza mediatica e a prescindere dalle drammatiche condizioni di una popolazione che si è suicidata, non ha potuto accompagnare i suoi malati di cancro e ha dovuto lasciar morire d'inedia una percentuale volutamente non definita di bambini e di anziani e che sopravvive con una riduzione secca dei redditi ( già mediamente modestissimi ) del 30%, con il 60% dei giovani disoccupati, non ho potuto fare a meno di pensare: era ora! Il troppo stroppia e la rivolta non è sovvertimento, ma reintegrazione del diritto calpestato. E' chiaro che la Germania non vuole farsi trascinare in basso dai corrotti costumi dei Paesi definiti "pigs" e che la sua accondiscendenza non ne modificherebbe - come non ne modificherà - i costumi, ma è altrettanto vero che l'Unione europea realistica va ripensata alla luce delle esigenze di civiltà. Mi pare dimostrato che le vie istituzionali sono state, in questo caso, ingannevoli e che l'inganno continui ad essere la cifra delle comunità più maliziose, ma in fondo più autolesioniste, della compagine comunitaria. I Greci sono stati sistematicamente ingannati dai due schieramenti familistici, uno settentrionale, attualmente al governo e l'altro, meridionale, all'opposizione. Ma, fra l'uno e l'altro, si sono spartiti le appropriazioni indebite della ricchezza pubblica ed hanno ammansito il popolo con uno sproposito di assunzioni pubbliche che hanno dovuto tagliare dalla sera alla mattina. Lo spettacolo pietoso e disgustoso dei pensionati ridotti a mendicanti nei cassonetti urbani, completa il quadro di una nazione calpestata e di uno Stato che continua a reggersi sul sacrificio dei suoi cittadini comuni. Forse i dinamitardi sanno dove vorrebbero andare a parare, a differenza della sperduta congerie dei Greci poveri, ma, secondo me, la "gentile" protesta ( hanno avvisato in tempo per far sgomberare l'area )degli ignoti dinamitardi, è nella logica delle cose. Può darsi che l'evento inneschi una polemica politica ambigua, dato che Alexis Tsipras, giovane segretario di Syriza, guiderà la lista di sinistra alternativa, non all'Europa, ma a questa Europa, transnazionalmente, al Parlamento europeo, ma l'incendio davanti alla Banca di Grecia riapre comunque un dibattito che, altrimenti, sarebbe rimasto schiacciato dalle convenienze opache di oppressivi e incontestati apparati.