lunedì 7 aprile 2014

Ambasciatori.

Il primo ambasciatore ambasciatore italiano designato a rappresentarci in Turkmenistan, prima di prendere possesso della sua Sede, si è preso qualche giorno di vacanza nelle Filippine, in un luogo adatto al turismo, ma non al riposo: Manila. Il diplomatico è stato arrestato nel suo albergo, prelevato direttamente dalla doccia nella quale stava rinfrescandosi insieme a tre bambini di nove, dieci e dodici anni. L'autorità inquirente, dietro segnalazione di un'associazione antipedofilia attiva su quel territorio, lo ha incriminato per tratta di minori. L'uomo con la feluca, da parte sua, ha dichiarato di non essere un pedofilo e, senza dare indicazioni circa la "destinazione" ultima di quei bambini, ha affermato che si trattava solo della sua volontà di levarli dalla strada e che eveva ottenuto, allo scopo, l'autorizzazione delle rispettive famiglie. Era necessario che si lavassero e, per non perdere tempo e non sprecare acqua, si era lavato insieme a loro. Ammesso e non concesso che qualche nominalistica famiglia avesse acconsentito, resta da stabilire a che cosa, tenuto conto che simili consensi non hanno valore; sarà, casomai, l'autorità di tutela ad affidarli a opache e fredde istituzioni di recupero, di solito ampiamente remunerate, ma non controllate. Ecco quindi che il nostro ambasciatore, pur in vacanza, si prende a cuore la situazione di quei tre ( perché solo di quei tre? Altri genitori non avevano prestato consenso? ), provvede alla loro igiene e poi..che cosa si propone per il loro avvenire? In base ai capi d'imputazione, potrebbe aver fatto da tramite per una rete clandestina di pedofili, ma anche di trafficanti di organi e di quanto di peggio si possa immaginare in contrasto con il "naturale" amore per gli indifesi. Questa anoressia morale è figlia dei tempi e dei vizi che i privilegi inducono in chi ne beneficia, si dirà e io condivido questa impressione che però è molto, troppo parziale: dietro all'insensibilità per nostri simili che non hanno la minima possibilità di poter accedere ai riti del mondo tutelato ( come quello nobiliar-clientelare dei diplomatici ), istruito e benestante, si cela un'ideologia rimossa ma presente, comodamente superficiale: chi non è in condizione neppure di imitare i modelli sociali dell'inclusione e che "per questo" è destinato a soffrire e a subire, tanto vale che soffra per il piacere della società dominante, dirigente, su di un suo piano esclusivo e, nel nostro caso, viaggiatrice, internazionale, al di sopra della realtà comune, al di là del bene e del male. Per fortuna lo hanno preso, anche se una squadra di avvocati, forniti direttamente dalla rappresentanza diplomatica italiana nelle Filippine, gli è già stata messa a disposizione per cercare di ottenergli una sorte analoga a quella dei due fucilieri di marina, colpevoli di essersi esercitati su una scialuppa di pescatori: come avrebbe detto Abatantuono: sono fuciliere e fucilo. L'abuso non si annida solo nei ruoli dominanti o avvertiti come tali, è anche il terreno d'esercizio del potere cercato o preteso nei cortili delle case popolari o fra i diseredati stessi nei loro acquartieramenti grandi come città, molti dei quali, per goderne i frutti per un piccolo numero di anni, diventano dei criminali e poi dei carcerati. Qualcuno, qualche mini-gang riesce a rintrare nei ranghi in tempo, ma lascia dietro di se una inavvertita scia di dolore e di umiliazione che sembra intrinseca alla normalità, per indifferenza, fretta, complicità. Ma quando il male, la cattiveria si istituzionalizzano, al riparo delle più munite ridotte del censo, delle professioni e del denaro, possono quasi sempre svolgersi indisturbate e ben riparate da sanzioni. Purtroppo, anche nell'ambiente sociale di riferimento non vengono neppur censurate ma accantonate e dimenticate. Per questo, anche se sarebbe una goccia nel mare, spero che i suoi vent'anni, in una fetida prigione filippina, questo nostro rappresentante li sconti, come previsto e che l'associazione che si batte contro questi crimini sia protetta e aiutata ( chi contrasta i pedofili e i trafficanti d'organi rischia la sua vita, come chi contrasta i mafiosi ), anche se ne dubito. La lotta contro queste nequizie che negano il comune stato di cittadinanza e riportano le persone all'uso ed all'abuso schiavistico di epoche sempre vive sotto costumanze adattate, non potrà avere mai fine, come la lotta contro la mafia, ma andrebbe condotta "dialetticamente" e con sistematicità, senza accettarla con consapevole ipocrisia alla "luce" della disimpegnata constatazione che il mondo non si cambia. E' quello su cui contava il nostro ambasciatore in Turkmenistan.

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