sabato 19 aprile 2014

E' l'uomo la misura di tutte le cose.

In nessun ambito delle relazioni umane, la conoscenza e il merito - a meno che non si parli di un merito da facchini o da mondine, per i quali non è previsto riconoscimento - viene premiato. Quel che conta è l'appartenenza, in ogni ambito pubblico, privato, formativo. Il potere deve rimanere riservato. Qualche deficiente - non mancano mai - presume, all'interno di una piccola formazione, ai cui canoni si è assoggettato, di poter esercitare un potere di fatto su altri, che non vi si conformano. Rischia in proprio, conta sulla mafiosità ambientale e non lo sa. Quando c'era l'Unione sovietica, nessun insegnate di materie "ideologiche" poteva non essere iscritto - e quindi controllato - al partito comunista. Chi faceva battezzare i figli pubblicamente o frequentava la chiesa, quale che fosse la sua qualifica culturale e professionale, non poteva aspirare a nessun riconoscimento. Già le maestre erano censurate e rimosse per l'insufficente influenza formativa e soprattutto di controllo che non erano capaci di esercitare e che era il loro vero scopo educativo. Il potere doveva rimanere concentrato e, se in mano a degli stupidi e a dei ruffiani, molto meglio. Sacerdoti e prelati, in numero non stimabile, erano delatori. Dopo la dissoluzione dell'Unione sovietica, eccoli tutti in chiesa, con le rispettive famiglie a rappresentare l'icona del buon candidato: la Chiesa, senza fare una piega, li accoglie tutti, detta rigide norme comportamentali per il clero e accetta di buon grado di ricogestire il potere, quale religione di Stato. Una contraddizione in termini che riguarda la Chiesa ortodossa, che non doveva essere aliena dalla condivisone neanche all'epoca dei Soviet, se è vero che il Primate russo è stato insignito quattro volte dell'Ordine di Lenin. Gli iscritti al Partito dovevano aggiornarsi continuamente sull'ideologia marxista e lo facevano rioccupando i banchi, numerose volte nella vita, per ricevere dalla cattedra non un'infarinatura ideologica, ma un vero corso specialistico, lo stesso che, con l'aggiunta di Adorno, contemplava la docenza di Renato Zangheri presso l'Ateneo di Bologna. Sotto traccia, contro o in favore di vento, chiunque fosse titolare di un potere particolare, in ogni esperienza storica verificata, faceva gara a se e, per non rischiare di essere sopravanzato, escludeva ed esclude, almeno dal suo ambito, i competitori. Oggi, nelle nostre società bottegaie, questa ideologia è ammannita dalle società private, con un accanimento tanto maggiore, quanto più anguste sono le loro dimensioni, ma gli egoismi, la mancanza di cultura e di qualità, il grigiore mediocre dei loro reggitori e delle ruffianesche maestranze, l'assenza di libertà, in una espressione, sono i medesimi.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti