martedì 7 febbraio 2017

Chi si dovrebbe rieducare, i devianti ufficiali o i loro "precettori".?

Il ragazzo arrestato oggi in una delle tante banlieu di Parigi, in questo senso, una Rio europea, è ora ricoverato in ospedale, da dove non ha lanciato proclami guerrieri, ma ha rivolto ai manifestanti dei quartieri marginali, scesi per le strade come i neri nel sud degli Stati Uniti, il suo desiderio di rivedere Parigi, nella sua veste pomposa ma anche nei quartieri simili a quello nel quale abita, non devastata ma come l'ha temporaneamente lasciata. Li ha invitati solo a pregare per lui. Il giovane è stato arrestato da tre poliziotti che lo hanno menomato con manganellate, calci e pugni e poi l'hanno sodomizzato con i medesimi manganelli. Non è la prima volta che speculari comportamenti della polizia sono denunciati - nell'1% dei casi - a diverse latitudini, ma anche e soprattutto, a livello di pubblicità, nei cosidetti paesi evoluti, nei quali si aggirano ancora bruti, travisati con la calzamaglia o attraverso una divisa. Temo che questi episodi siano quotidiani e denunciano che alla violenza dei rifiuti materiali e morali della società, ne corrisponde un'altra ugualmente delinquenziale, attraverso la quale anche i poliziotti sfogano la loro frustrazione e i loro problemi personali, applicandovi e mettendo in luce le perversità che si nascondono dietro i pretesti, le apparenze e le pretese morali. Oltreutto, questi bruti sono stati messi "sotto inchiesta", sembra che non se ne possa fare a meno o, piuttosto, che viga all'interno dei corpi tutoriali, una solidarietà omertosa e mafiosa, che incoraggia l'anarchia del potere materiale, per così dire territoriale: proprio come quello esercitato dalla mafia. Il caso Cucchi è recente, ma quarant'anni fa Franca Rame fu violentata da personaggi mai scoperti, ma che si ritiene mandati e coperti dalla caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano. Attraverso un'appropriazione e una violenza sessuale si voleva punire e intimidire, possibilemnte annichilire, una voce ribelle, non conformista in un dei cronici momenti critici italiani. Franca rame portò la violenza subita sul palcoscenico. Una dottoressa mi diceva che, quando frequentava i corsi di Agraria, aveva dovuto assistere a qualche macellazione e che i bovari prima e i macellai dopo, terrorizzavano per senso di "superiorità" gli animali e, prima di una uccisione lenta e dolorosa, li ferivano e li azzoppavano per puro spirito di rivalsa per la loro vita di merda. La polizia, le forze dell'ordine, gli sbirri, si accaniscono soprattutto verso le persone inermi: le altre le temono, le evitano o ci si alleano, come fa anche qualche magistrato, finalmente perseguito. Penso che, anche in questa casistica giochi un 1%. Mi sono stancato di moraleggiare su questi indegni ( per la propaganda moralsitica )quanto endogeni contegni, o meglio, degni della maggior parte delle persone che, casomai per vigliaccheria, approvano e fanno il tifo per il sangue "risarcitorio" della loro sfiga, a cui altri, al riparo di un travisamento da carnevale, danno sfogo e rappresentano l'odio verso chi si è malamente, ingiustamente, irrazionalmente, ingenuamente rivoltato, mentre loro si sono rifugiati dietro il paravento del "contrasto", delle abitazioni in uso foresteria e negli approvigionamenti alimentari della fureria. Le maschere devono essere temute, proprio perché amate e ricercate: sono sempre servite per rendere irriconoscibili i più oscuri e putridi sentimenti interiori, a cui si è fatto talvolta assumere il sembiante della raffinatezza e della ricercatezza. Si sa che poliziotti e carabinieri impongono un pedaggio sessuale alle prostitute che esercitano per strada ed in casa, ovviamente non in tutti i casi e che, se denunciati, da donne che se ne valgono per le loro beghe e che si fanno informatrici sul campo per loro, vengono solo trasferiti dove ancora non li conoscono. Stessa prassi, "mutatis mutandis" applicata ai preti pedofili. Perché dunque meravigliarsi: i peggiori sadismi, mischiati fra di noi e che si sfogano solo su chi è fuori o è posto fuori dal recinto e che godono dell'approvazione implicita dei ben pensanti, sia di quelli privilegiati, sia di quelli pavidi, invidiosi e di "sostegno" della piccola borghesia, che da sempre assicura la tenuta di ogni sistema o regime di diseguaglianza, economica e civile. Il nerbo della nazione, come si diceva degli "agricolae" nell'antica Roma. In ogni società, questi "mediocri mezzani" rappresentano la frustrazione repressa di cui non sanno investirsi e che non vogliono indirizzare, alla stessa stregua dei "delinquenti che perseguono". Questo vale per ogni sovrastrutturale istituzione umana, così come sovrastruttuale e mistificatoria, scontata e traditrice è la loro morale. E così, credo che sarà.

sabato 4 febbraio 2017

Il disagio delle apparenze, per le investiture.

Ormai anche la Raggi è al capolinea. Non si richiama ai suoi caratteri istituzionali, ma alla benevolenza di Beppe Grillo. Roma, comunque, non fa testo; è un coacervo di mestieri, professioni e carriere burocratiche, alle quali hanno dato colpevole copertura anche persone di valore, provenienti da fuori. Sì, perché altrimenti la fame e la malizia, che si spaccia per astuzia, abilità manovriera, rende impossibile una corretta amministrazione e gestione delle cose e il costume berghese capitolino ne è intriso. La parvenza di intangibilità dei grillini si scontra subito con i privati costumi, che, per definizione, non sono appannaggio pubblico e politico; lo diventano quando si intersecano con la veste ricoperta e la rendono subordinata, misconosciuta. I grillini non vogliono lasciare Roma, per cui non la scaricano come Pizzarotti a Parma, ma anche se venissaro riconfermati, in men che non si dica, si ritroverebbero coinvolti in situazioni analoghe. Marino docet. La ridicola pretesa di apparire agli occhi dei supporters, normalmente sfigati e quindi costretti ad essere meno, molto meno disonesti di chi eleggono, viene contraddetta dal desiderio, realizzato in potenza, di vivere e godere e stigmatizzato da vecchi censori riciclati, vessilliferi dell'invidia sociale che sposta su di loro le sue preferenze. E' un meccanismo sostitutivo e identificativo della propria frustrazione, che assume un carattere retorico e identitario. Per questo, chi ha preso il timone, si affretta a fare man bassa di quel che può, in una versione minore di sesso, potere, capacità d'influenza e di decisione e, se possibile, di arricchimento; ma i tempi della lotta fra bande si sono fatti troppo corti, in base al principio negativo per cui se non posso io, faccio almeno in modo che non ci riesca neanche tu. Comunque, favori ( richiesti ), clientelismo, relazioni di qualsiasi genere fra "colleghi", la fanno da protagonisti e non solo a Roma, senza curarsi, con superficialità, delle apparenze che, essendo ipocrite, sono strettamente attigue e funzionali, per le ragioni elettorali "di riconoscimento di cui sopra, alla politica. Che poi tutto questo e, se sarà "necessario", molto altro ancora, in un polpettone di vero-falso, sia stato anche originato dal contrasto, mai praticato finora, agli interessi speculativi dominanti, è certo, ma certe leggerezze, soggettivamente ritenute minori e personali, si pagano plebeisticamente in piazza: anche Berlusconi, eletto e rieletto a furor di popolo, è stato abbattuto per i suoi piaceri privati, ai quali non voleva, per un impegno strumentale, casomai autocelebrativo e noioso, rinunciare.

martedì 31 gennaio 2017

Per parlar chiaro bisogna non dipendere dall'apparato.

Su Donald Trump mi sono già espresso in termini generali. Non tutto quello che dice, però, già esposto agli attacchi concentrici degli apparati internazionali formatisi dopo la fine effetiva della Seconda guerra mondiale ( riunificazione tedesca ) è sbagliato, è solo libero dai vincoli politici di tutti i prodotti della "politique politicienne", non cerca cioè alleanze di potere sulla base dell'esistente, ma, non necessitando della politica per il pane e soprattutto il companatico quotidiano, vede e denuncia le cose senza remore, ben consapevole di avere già contro una congerie di organizzazioni sovranazionali e reagisce. Il tentativo in atto di delegittimarlo come se fosse un malato di mente o un povero scemo - è solo un extraterrestre nell'ambiente dei senza mestiere della politica - è scoperto e fin troppo frettoloso, mal congegnato. Oggi ha detto che l'euro non è altro che il marco camuffato ( ovvietà rimossa da chi ci ha venduti al neo impero guglielmino ), atrvaerso il quale la Germania sfrutta e soggioga gli altri Paesi dell'Unione europea, tranne un paio di piccoli alleati di prossimità. In molte sue affermazioni, Donald Trump parlerà il linguaggio del buon senso, non necessariamente quello della gente, ma traducibile in buon senso comune e politico, quello con cui ha vinto legittimamente le elezioni negli Stati Uniti. Farà molte cose che non condividerò, che non saranno condivise, ma questo è tanto ovvio quanto salutare. Il Canada non ha fatto in tempo ad offrirsi di ospitare i profughi, comodi e aviotrasporttai, incarcerati dagli Stati Uniti, che un campione dei suoi cittadini lo ha smentito, dando luogo alla reazione al terrorismo islamico, contro l'insediamento su di un suolo nel quale si vorrebbero applicare i principi dell'illuminismo e delle società inclusive, nei confronti di gente identitariamente avvinta a concezioni prerazionali. Era già successo in Israele, dove allo stillicidio di attentati palestinesi, alcuni coloni hanno reagito attraverso stragi in Moschea, prima che lo Stato sionista relegasse gli arabi elettori di Hamas nella striscia di Gaza. Trump si pone nei confronti della migrazione incontrollata come un argine, ma salvaguarda il principale Paese terrorista, l'Arabia Saudita, perché petrolifero e, quindi, alleato, nonostante finanzi il terrorismo, come le moschee, in tutto il mondo infedele, mentre vieta l'impianto di religioni esogene sulla sua sabbia. Lo scontro di (in)civiltà è sceso sul terreno del ristabilimento dei confini: economia autoctona e rifiuto della diaspora, indipendentemente da chi l'ha provocata. E' tempo di ripensamento e di ritorno al sicuro, concreto mondo della produzione di beni materiali, protetta dalle istituzioni. Di Trump non si può dire che non confermi quanto ha promesso in campagna elettorale, anche se i criteri di scelta dei reprobi sembrano rispondere a criteri di abiura solo di parte dei competitori islamici. Non fecero niente di diverso i presidenti durante la guerra fredda e quelli che regolarono i conti con i dittatori strateghi in vigenza del bipolarismo, salvo regolare i conti con loro a contrapposizioni momentaneamente dissolte, con i risultati sotto gli occhi di tutti. Donald trump è pronto a stabilire rapporti paritari con la Russia: vedremo se preluderà alla ricreazione di aree di influenza. Finalmente nel P.D. si farà. forse, chiarezza. Se si andrà alle elezioni, senza dibattito interno e senza un Congresso che elegga il segretario, il rottamato D'Alema provocherà una scissione e rottamerà Renzie che non potrà mai ( non ci sarebbe riuscito lo stesso, non ci riuscì De Gasperi, figurarsi lui )neppure a sfiorare quel 40% che gli assicurerebbe la maggioranza assoluta. Per questa via si tornerà sul serio al proporzionale, unica possibilità per le fazioni d'italia, rispettabili finché non degenerano nella corruzione, come periodicamente accade, fin dall'antichità, anche nelle migliori democrazie. P.S. Non c'entra niente il comunismo, che è morto, anche se suscettibile di resurrezione popolar-palingenetica, fra duecento anni, stante l'invariabilità dei rapporti fra le classi, anzi, nel Partito comunista non vigevano le scissioni, semmai le espulsioni. Le scissioni erano una specialità dei socialisti ed ora dell'ibrido, maliziosamente e velleitariamente incompatibile, ultimo fallimentare ed utopico progetto prodiano, incline a sfaldarsi proprio attraverso la corruzione monetaria e carrieristica.

lunedì 30 gennaio 2017

L'ignoranza al potere.

Gli ignoranti non devono mai essere messi in condizione di comandare: o lo fanno vicariamente rispetto a ideologie ed a pretesti, al servizio di "valori" sedimentati in mondi sommersi o riemrsi, di lobby religiose spossessate del potere politico diretto, oppure danno luogo a gesti insensati e semplificatori, in spregio ad ogni non conosciuta regola di diritto. Donald Trump si stacomportando verso i profughi legali - infatti viaggiano in aereo - come un dittatore africano o mediorientale: "legifera", dispone, rimesta un minestrone di luoghi comuni, emulsiona in un modello concentrico imprenditori spiazzati dalle nuove forme di concorrenza, dalle quali speravano di ottenere maggiori profitti e che invece li hanno messi ai margini, inducendoli a decentrare, consentendogli di annullare molti decenni di faticose conquiste sociali, speranzosi ( ma forse è soltanto una mascherata, una piaggeria a cui non dare seguito ) in un capovolgimento restauratore di riti economici ormai museali e che forse non li attraggono neppure più. Si tratta invece, pur nella confusa e frettolosa strategia del costruttore edile autoelettosi alla presidenza degli Stati Uniti, di un tentativo provinciale e chiuso di trar profitto dalla situazione per ristabilire la primazia di un ristretto coacervo sociale, del quale i protagonisti appaiono in gran parte invecchiati ed ingessati. Si tratta, senza che se ne renda conto, dell'assorbimento tradizionalistico del modello giapponese, da decenni stagnante, ma rigidamente autoctono. C'è una forte carica di presunzione in tutto questo, quasi che la ex prima potenza economica ed ancora militare, possa far "razza per conto suo" senza incorrere nel pericolo di uscire dalla spietata e pur necessaria dialettica dei rapporti di forza. Se poi si illude di potersi imporre sulla base di una supremazia conquistata solo alla fine della seconda guerra mondiale, al termine della quale Gli Stati uniti imposero alla parte occidentale del mondo, in alleanza con tutte le organizzazioni più conservatrici dei singoli Paesi - in Italia, la Chiesa cattolica e, in parte, la mafia, fa un mortale errore di valutazione: gli Stati Uniti non sono più , nel vasto mondo deregolamentato e privato dell'equilibrio bipolare costituito dal comunismo al potere, una potenza universalmente egemone. Non lo erano neanche prima, ma potevano camuffarsi nell'elastico condizionante del rapporto competitivo con l'Unione sovietica. Spera e si propone di dialogare - si fa per dire - come fa il ricco con il povero, il padrone con i suoi domestici, rassicurato da una presunzione "culturale" che solo un ignorante può coltivare; la leadership americana può essere ignorata dalla Cina, dalla Russia e anche l'europa centro-meridionale potrebbe affrancarsene, se non fosse così pavida e rinunciatariamente opportunista. Di questo passo - di carica - Trump e i suoi sodali. con le loro ultime ladies di rappresentanza, forse riusciranno, in fretta e in furia, a puntellare un sistema economico del tutto autoreferenziale ed avulso dalla complessità di una estesa federazione di Stati, indifferenti al fatto atteso di essere poi soppiantati da un'altra amministrazione di segno formalmente opposto, in un'altalena garante di un equilibrio cangiante d'interessiin maschera.

domenica 29 gennaio 2017

Il niente da cui non lasciarsi coinvolgere.

Non so se è per l'impossibilità di agire che il sistema pubblico indulge alla calunnia; se è per il desiderio di sfuggire a nemici veri che i giudici si accaniscono, con burocratica consequenzialità su figure ormai innocue; se è per spirito di stentata sopravvivenza o per bulimico appetito, miraggio di lucro riemergente, che i luoghi della deputazione finanziaria sono percorsi da un nervosismo purtroppo contagioso: se, nei frequenti abbandoni coniugali giochino la ricerca di rinnovati stimoli - casomai nell'età in cui i coniugi diventerebbero solo dei buoni amici - o la rabbia frenetica di mantenere lo "status" precedente, senza farselo intaccare da redditi autonomi da lavoro: se nell'abdicazione a poteri esogeni giochi solo la vigliaccheria o la paura di confrontarsi con i propri errori; se la lite sostituisce l'analisi, se quest'ultima sarebbe pacificatrice; se le rinunce e le abdicazioni, intervenute quando la libertà di espandersi era contraddetta da un ambiente materialmente meschino e, indotti a spirito di soccorso immaginario, concordia e solidarietà, ci si è distratti da se stessi; non so se la stanchezza sia sintomo di resa. Mi chiedo a chi servano i mendicanti sparpagliati, come le pattuglie della polizia stradale, con diverse facoltà di molestia, anche visiva. Il work in pregress, inteso come una "garrota" che fa strabuzzare gli occhi ai galoppini con una carota nel culo, è sempre lo stesso, rimodulato attraverso un ricircolo degli incarichi: tutti facciano un passo avanti. Non si capisce se questa accozzaglia di borghesucci da lesina, goda della rappresentazione di se stessa, che le aziende le offrono o se una remunerazione maggiore, dopo decenni di resistenza, sia l'unica possibilità che la vita le consente. Quel che è certo è che costituiscono un gruppo indifferenziato, condotto al pascolo e ricondotto nei ranghi da stupidi cani, gratificati dal loro ruolo di guardiani. Neppure l'evidenza dell'eterogeneità dei ruoli, ricopribili anche dall'ultimo arrivato, in funzione vicaria e strumentale, ne smuove la dignità assente, venduta o narcotizzata. Si (ri)producono in malizie da dozzina, delle quali si compiacciono con sorrisetti all'etrusca o come di colui che ha fatto una scorreggia muta in ascensore. Si vive e ci si rappresenta con quel che si può. "Vil razza dannata". La neurofisiologia imitativa e competitiva ( nell'imitazione ) di questi comportamenti, è ragguagliabile nei grandi zoo, nei quali le gabbie sono molto grandi e in cui le scimmie di minor taglia si affastellano, si fanno i dispetti, si rubano le banane insieme ai ruoli, in uno squittio insopportabile, simile a un fischio o a un ultrasuono. Basta accorgersi che sono espedienti senza sostanza, per non farsene condizionare. Come accade in ogni beghineria, bisogna però starne fuori, altrimenti anche la più insulsa delle trappole organizzative è in grado di assorbire. Donald Trump, il presidente autoelettosi, si comporta come un uomo d'affari, una caratteristica che non prevede alcuna sofisticatezza, ma solo ottuse decisioni prive di responsabilità. Si sta comportando, come il suo omologo ungherese Horban. Le persone giunte con un visto valido sul suolo statunitense sono state arrestate senza che fossero gravate da nessun capo d'imputazione. Un ripiegamento ignorante di una nazione in rapido declino. Con la Clinton o altri esponenti tradizionali ma non reazionari, sarebbe stato solo più lento. Gli inglesi, ma non la May, lo definiscono "un contenitore di aria calda". Sono comunque questi i protagonisti di una recita senza trama, di un "carpe diem" di menomati psichici e di tronfi incompetenti. Per cui, i "non so" non hanno senso e non vale la pena di proporsene la soluzione. Si diceva degli ovini "protetti" per la tosatura, mungitura e macellazione finale. Ebbene, fatta salva una ridotta schiera di professionisti ereditari, gli altri, quelli non "salvaguardati" fin che serve, per trarne frutti, vagano in un ambiente vuoto, sono i nomadi, gli scarti, gli esclusi, la cui alternativa sarebbe stata una vita mediocre, che almeno sanno di non poter rimpiangere, senza averla mai conosciuta, perché è evanescente, come un Eden mistificatorio. Matteo Renzie, attualmente disoccupato, riparte dal Partito nel quale è stato eletto dall'eterogeneo mondo dei passanti alle primarie: vuole arrivare al 40% ( nelle fanfaronesche dichiarazioni )per non ripiegare su coalizioni spartitorie, dimenticando che i valori o i contenuti da (con)dividere non sono soltanto monetari, in democrazia. Questo fetentucolo usurpa il titolo di "democratico" alla guida di un degenerato movimento a forte impronta democristiana e, proprio perché populista, fortemente di destra dissimulata, creato da Romano Prodi, autore anche di questa fallimentare impresa, arte nella quale si era cimentato sia come pubblico imprenditore ( I.R.I. ), sia come privato ideatore di creazioni incongruenti, tutte all'insegna delle clientele carrieristiche di gente altrimenti impresentabile, che gli ha rivelato la sua congiura - anche questa tanto democristiana - quando lo ha impallinato nella corsa alla Presidenza della Repubblica. Segue.

venerdì 27 gennaio 2017

Un mondo muto.

Un mondo muto, di eventi, di manifestazioni, di passioni, di prese di posizione, fatto di accomodamenti e illusorie speranze. Come quelle della generazione precedente, la mia: certamente, ma molto più vivace. in fondo, chi di noi viveva una condizione borghese, nelle messianiche facoltà della contestazione non ha mai creduto, ma se ne investiva perché segnavano un ribaltamento dei criteri morali, ancora oppressivi, oscurantisti e basati sull'ignoranza, politicamente precipitati del fascismo, dissoltosi solo sul piano istituzionale. Più che del fascismo medesimo, delle classi che si era ridotto a rappresentare, promuovendo, per converso, una forte iniziativa economica pubblica, che, sia pur con la mordacchia autoritaria, modernizzò l'Italia. Il suo difetto irrecuperabile era la mancanza di libertà, che ora, sulle ali del privatismo speculativo, è già modificata patologicamente e inclina al suo superamento di fatto, in un tripudio di lustrini pubblicitari. Per ora, l'elettorato ha tenuto, o meglio, ha risposto a tutte le avventurose e fantasione iniziative cortigiane e ripristinato i cardini di una democrazia monca e da molti osteggiata, sulla base della carta costituzionale. Dopo l'inizio della lunga marcia della restaurazione, attraverso le ripetute iniziative referendarie di Mario Segni e dopo trent'anni di ininterrotto avvicinamento ad un esito volgarmente carpito, ma infine sconfessato dai cittadini, c'erano state molte illusioni: la cifra evidente della politica era sotto lo zero, il clientelismo e la corruzione, il familismo e l'arbitrio ambientale, a tutela di mediocri interessi privati e pubblici, ammortizzati con pensioni di invalidità, sussidi da miseria e occupazioni inventate, l'avevano fatta da padroni. Anch'io condividevo l'esigenza di "cambiare", pur con numerosi dubbi sul superamento della rappresentanza proporzionale che esprimeva la complessità della nostra nazione, sotto le apparenze di principio, politiche e religiose. Non c'era un rapporto di causa ed effetto nella spartizione delle tangenti da parte delle fazioni e delle coalizioni; era solo una degenerazione della democrazia, una mediocrità antropologica, che nessuna riforma potrà superare, piuttosto la nasconderà. I trent'anni successivi hanno mutato le modalità la rappresentazione di un copione che, nella sostanza. è rimasto identico, sostituendo le coalizioni ladre, con i continui cambi di casacca e l'adeguamento acritico prima, impotente poi, ad ogni esogena influenza. Ancor oggi stiamo sotto capella opportunisticamente, di un'europa eurocentrica, della quale la parte settentrionale e,in buona parte, centrale del paese, potrebbe fare a meno, ma alla quale è parassitariamente legata la società borbonica di vertice del sud e, a cascata, la sua fedela plebe, che mangia gli avanzi in cucina e ringrazia, impigrita dall'assenza di qualsiasi modello acquisibile e spendibile. Molti giovani continuano a spostarsi al nord, ad emigrare, in assenza di un'economia moderna autoctona. La stasi attuale è foriera di regresso, l'assenza di vitalità e la subordinazione a interessi di nicchia reddituaria, impoveriscono la suggestionata classe delle mezze maniche. La politica ha rimodellato la retorica, il tribunato della plebe arranca sorridendo all'incontrario, come i gamberi. I palliativi sono scarsi: la crisi taglia le risorse e solo le classi assenti, di fatto non visibili, accentuano fino allo sfinimento i piaceri privati e la spesa di rappresentanza. Purtroppo non è stata la crisi economica speculativa ad innescare una reazione: il popolo è bove in assenza di fideistici riferimenti e, in questo senso, la fine del comunismo ha lasciato le classi subordinate dell'occidente europeo, in mano ad avidi speculatori allogeni, che insieme al loro ulteriore impoverimento hanno ricercato e ricercheranno la cassazione delle residue libertà, per sterilizzare qualsiasi possibilità endogena di ribellione. "Ci vorrebbe una guerra" e non è detto che non ci si sia incamminati in quella direzione - in che forma e con quale coinvolgimento, si vedrà eventualmente in futuro - dalla quale scaturisca una modifica sostanziale degli attuali assetti di potere e delle conseguenti politiche economiche. A beneficiarne, però, sarebbero sempre i soliti o molti fra di loro e il possibile rilancio "dell'assalto al cielo" avrebbe solo un effetto placebo, ma almeno il dibattito culturale si riaprirebbe e la società sarebbe meno arida, ripiegata e noiosa. La ruota gira lentamente e silenziosamente, ma incessantemente, le ombre proiettate dalle scansioni di luce e movimento affascinano, ma sono sempre le stesse.

giovedì 26 gennaio 2017

L'asse minore.

Theresa May, già filoeropea ed ora paladina-premier della Brexit, ha proposto a Donald Trump la costituzione di un asse transatlantico, per tornare a "dominare" il mondo, nel segno dell'isolazionismo. La May era filo-unionista, con una congerie di distinzioni e sottodistinzioni, perché sentiva labile e decadente il ruolo britannico e incerto il suo futuro economico. Ci stava per convenienza, allo scopo di farsi i fatti suoi. Precipitata all'esterno e nominata - sembrerebbe all'italiana - al posto dell'intalcato ma corretto Cameroon, che sconfitto, si era dimesso, eccola inaugurare una partnership nella quale a gudagnarci qualcosa e solo in termini vicari, sarebbe la ex grande potenza coloniale, sfruttatrice delle nazioni assoggettate e della sua miserabile - ieri come oggi - classe operaia, contro la quale conduce periodicamente una lotta di classe all'incontrario. Intravede nell'isolazionismo di Trump una potenziale debolezza, un ritorno al provincialismo e all'egoismo minuto e, da rappresentante pro tempore di quanto sopra, si propone come partner di un'anglofonia minore, ridimensionata. Io credo che Trump voglia solo rilanciare e rinforzare l'establishement industriale di cui fa parte, facendolo partecipe del governo e che l'attenzione per i lavoratori disoccupati sia solo funzionale a servirsene di nuovo per la produzione autoctona. La classe lavoratrice americana dovrebbe ricominciare da zero e sarebbe certamente pagata meno di prima che perdesse il lavoro per la concorrenza a basso prezzo delle imprese straniere, per gli americani soprattutto asiatiche. La nuova alleanza sarebbe solo fra ricchi e privilegiati e, se troverebbe certamente nella sua fase di lancio, adepti e supporters, col tempo innescherebbe le tradizionali contese appropriatrici in un ambiente che fa della solidarietà solo un momento opportunistico. Dubito che un primo ministro maschio avrebbe escogitato un'ipotesi tanto "sentimentale" quanto balzana e non credo che Trump vi acconsentirà: non pratica i rapporti paritari né con gli uomini, né con le donne, avendo la possibilità di accaparrarsene, ad escludendum, i favori. Più che una cavata di genio, sembra una riedizione molto minore dell'offerta "politica" che Cleopatra, l'ultima regina d'Egitto rivolse al giovane Antonio conquistatore, che, constatato l'avariato stato di conservazione della merce di scambio, non se ne diede per inteso. Cleopatra si uccise per non essere tradotta schiava a Roma; la May, le cui "attrattive", per di più per un uomo anziano, sono stantie, tornerà semplicemente a Londra.

martedì 24 gennaio 2017

Il reazionario autodidatta.

Donald Trump è un reazionario, in parte nel solco della tradizione repubblicana, in parte "motu proprio". Nei suoi primi atti, studiati a tavolino, ha revocato il contributo statale ai comprensori sanitari che praticano l'aborto nei quartieri poveri delle metropoli statunitensi, in vastissime plaghe cioè, nelle quali l'incultura, la mancanza di educazione, la povertà alccolica e l'assenza di qualsiasi obiettivo perseguibile, rendono l'aborto un'estrema difesa contro una vita primordiale e irrazionale, nella quale i nuovi nati non hanno nessuna possibilità di emancipazione, neppur parziale e le loro genitrici non sono assolutamente in grado di farsene carico. Le genitrici, perché del genitore spesso non c'è traccia e, se ci fosse, sarebbe quasi sempre controproducente. Di norma, i repubblicani revocano quello che i democratici ripristinano. Come Berlusconi, Trump incontra, in simposi simil-confindustriali, i manager delle maggiori imprese e li ricatta perchè non decentrino la produzione, esce da accordi commerciali voncolanti d'area, fa attrito e forse "muro" contro i migranti, impone dazi alle merci scadenti e a basso prezzo provenienti dall'Asia e segnatamente dalla Cina e rilancia un'economia reale di cui si erano perse le tracce. Su quest'ultimo punto sono d'accordo. Non credo che l'Europa lo seguirà su questo cammino, almeno per ora, anche se un dazio sulle esportazioni cinesi, che hanno cancellato la piccola e media industria in Italia, in sincrono con il laccio al collo bancario, sarebbe da auspicare. Le lettere che gli imprenditori nazionali, non solo italiani, hanno indirizzato alle Commissioni di Bruxelles ed al Parlamento europeo, sono rimaste lettera morta, accompagnata da retorici inviti a rappresentare verbalmente, in loco, le proprie ignorate ragioni. Non credo che Trump mi potrà mai piacere, a meno che non si limiti alla materia economica, nella quale, per il momento, esprime la "revanche" dell'economia reale contro quella fantastica, fantasmatica e fuorviante della finanza, veicolo di globalismo, anche migratorio e di rievangelizzazione generale dei popoli, in un'ottica di ridimensionamento e di adattamento alle ragioni..minori. Una sorta di neo-feudalesimo. Quando e se accentuerà l'egoismo padronale, anche questo specifico e transeunte consenso, non ci sarà più.

Faglie.

Dopo un anno mistificato, da che Giulio Regeni fu ucciso, dopo essere stato torturato, abbandonato, nudo dalla cintola in giù, saltano fuori filmati di una conversazione, intrattenuta dal nostro ricercatore, in un ottimo arabo, con un agente dei servizi segreti egiziani, tanto è vero che riprendeva l'incontro attraverso una microcamera nascosta in un bottone. Un personaggio infrequentabile, sedicente sindacalista degli ambulanti, occhi sfuggenti per la polizia. Giulio lavorava con presuntuosa ingenuità, in un ambiente levantino, nel cuore di una dittatura, per imbastire la ricerca che l'Università di Cambridge gli aveva inconcepibilmentecommissionato, dotandolo anche di soldi per le sue ricerche. La polizia segreta egiziana temeva l''indagine, sospettava un fine spionistico, anche in assenza del quale, la curiosità accademica non era contemplata, né ammessa. Certo è che, in quest'ambito, la spregiudicatezza di un ricercatore, poco più che un ragazzo, in un contesto infido, fa piangere il cuore e getta ombre sui committenti, sibito sfuggenti ed omertosi, non appena sono sttai chiamati in ballo. Che i servizi di un paese sotto dittatura, però, non siano in grado di risalire agli autori, che sono interni alle loro file, è fuor di luogo; li protegge semplicemente in quanto longa manus del regime e i due Paesi - Egitto ed Italia - continuano a recitare una pantomima offfensiva per la verità e per la memoria dell'imprudente accademico. Tutto ruota intorno ai soldi e all'uso che, da un certo momento in poi, se ne sarebbe voluto fare, che erano e sono a bilancio dell'Università inglese e che - dice improvvidamente Regeni - si potrebbero sbloccare in cambio di più compiute informazioni, utili al suo lavoro, per sviluppare il quale, qualcuno lo aveva indirizzato ad una spia. La vicenda Regeni continuerà a trascinarsi così, fino a che diventerà appannaggio del giornalismo sensazionalistico, per poi sprofondare nell'oblio, quando il momento sarà propizio alla rimozione. A Roma, con sospetta velocità, dopo il Sindaco Marino, sta per essere indagata anche Virginia Raggi. Strana, improvvisa efficienza della magistratura capitolina a tutela degli equilibri sovvertiti. Con Marino si cominciò con le soste vietate e poi, in quattro e quattr'otto, la centrifuga confusionaria lo proiettò fuori dal campidoglio. Se la Raggi non era in grado di gestire un compito proibitivo, avrebbe dovuto declinarlo, perché così si è prestata ad impersonare l'etica telematica dei 5 Stelle, mentre patetico risulta il suo tentativo di rifugiarsi sotto la protezione partitica e movimentista dello sparpagliato movimento. Non si capisce chi abbia strumentalizzato chi, ma, come già per Marino - tutt'altro che candido, come la Raggi - l'aggressione alle cellule aliene dell'intossicato organismo romano, è stato pronto e concentrico. Dovevano evitare di cimentarsi a Roma e continuare a gestire il malcontento borghese al centro-nord, come l'assenza di contrsti nella Giunta torinese del Sindaco Appendino ( una signora, ma non mi rassegnerò mai a chiamarla "Sindaca", come se la carica fosse sessuata )attesta per contrasto, nonostante le recise prese di posizione su temi scabrosi e l'aver revocato l'adesione del comune di Torino alla TAV verso e da Lione. A differenza di quella romana, la giunta Appendino ha esordito con un attacco promosso contro una figura di spicco del mondo torinese, mentre quella della Raggi si è subito trovata intrisa da tanti di quei figuri, ben più spicci e pratici. Dubito che si possa esimersene e non mi stupisce che si sia cercato di valersene.

La tecnologia che, nella nostra epoca, conferma, illude e tradisce.

Lo scandire del tempo, le (s)comparse che si susseguono, la diacronicità limitata al breve ciclo biologico, tarato, soprattutto nell'infanzia e nell'adolescenza, da una congerie di pregiudizi educativi, per sottrarsi completamente ai quali non basterà il resto della vita, segna la consapevolezza del declino. Dall'età degli obiettivi lontani, a quella degli obiettivi realizzati, passati, sostituiti, sublimati, in un batter d'ochio. Tutto questo non conferma l'adagio circolare per cui la vita è un lampo, affermazione che avrebbe un senso solo cogliendolo, senza attardarsi, per poi perderlo. La contraddizione fra i precetti educativi, morali, sub-culturali e l'unicità condizionante del corpo e della mente, a sua volta corporea, è contraddetta dall'educazione e dal sentire comune, eppur tante volte superata, per coglire l'unico appagamento possibile: quello egoistico. In troppe circostanze gli obiettivi sono stati travisati, proiettati su falsi scopi o non propri, in una cinesi sostitutiva, dalla quale sarebbe opportuno non uscire mai più per non cadere nella depressione derivante dalla presa d'atto della propria stupidità. La parentesi esperienziale, sottratta ai meccanismi semplici, spiritualizzata, ritardata nella sua manifestazione dall'aspirazione vigliacca di agirla da una posizione dominante, genera l'equivoco di una gerarchia non naturale, ma poggiata sulle convenzioni sociali, delle quali bisogna conseguire i caratteri più rappresentativi. Così si disperde la vita in un prolungamento artificiale dell'età evolutiva. Il mondo degli educatori, del resto, è contraddetto dalla natura: il "segui quel che dico e non quel che faccio" è un dato assodato dell'ipocrisia morale. Basta vedere, ad esempio, come si comportano i religiosi: un Vescovo che da anni intratteneva rapporti omosessuali con un professionista, un parroco nel padovano, con ben nove amanti, che coivolgeva in orge dentro la canonica, insieme ad altri preti della zona. Un ritratto nascosto ma, alla luce dei fatti, correttamente descritto dal marchese De Sade nelle 120 giornate di Sodoma. Il fatto è che il conflitto fra Super Io ed Es è ineliminabile e comporta una stretta casualità nella vita e nei suoi eventi, verso i quali si recupera la sentenziosità di costume, un costume al quale nessuno, sotto traccia e finché non sarà scoperto, soggiace. Chi lo fa, infatti, va in confusione, è in preda alla nevrosi. Che poi il problema - irrisolvibile - venga spostato su chi, in ogni forma concepibile, rimane vittima di queste dinamiche, è fenomeno alieno, indifferente, come le slavine sui terremotati o sugli sciatori, omologati. Caotica è anche la successione delle generazioni fra il declinare e il cominciare, al quale subito si appioppano tutte le forme pre-razionali che si potrebbero semplicemente omettere: la conduzione affettiva, personalizzante, fiduciosa, ma non ingannevole, non ne risentirebbe affatto. Sotto il loro sepolcro di neve, che ha anticipato per loro il freddo sentore della morte, giacciono o ancora agonizzano tanti innocenti - come si usa dire - tali solo perché non se l'aspettavano. La loro sorpresa impotente ha riguardato un indifferente evento naturale, del tutto ignaro degli alberghi alle pendici e di ogni altra imprudente e presuntuosa visitazione, per abbagli pubblicitari. Analogamente siamo "sorpresi" da ogni inaspettata scoperta, di rado positiva, se ci avventuriamo senza bussola nel vasto pelago, percorso da tanti altri naviganti, apparentemente del tutto simili a noi, le cui visitazioni interiori non si manifestano se non nell'atto in cui ci si rivoltano contro, per poi tornare alla normale quotidianità dei rapporti nei quali ciascuno di loro è inserito, dei quali sono rispettosi e dai quali sono difesi, tutelati, ai quali evidentemente noi eravamo estranei. Li imiteremo in condizioni ambientali inverse. La forza degli ambienti risulta decisiva: o se ne fa parte o si resta esposti a ogni perverso comportamento. Normale, indifferente, convenzionale, etologicamente riconoscibile fra "affini". Questo è il substrato e il sovra strato della vita di relazione: i dati del progresso tecnologico ingannano, anche se inducono comodità per secoli sconosciute ed estranee alla maggioranza dei popoli, alcuni dei quali - se sopravvissuti - inutili, anzi ostativi a sfruttare le risorse che calpestano - sono giunti a noi, dopo millenni di evoluzione, ancora allo stato primitivo. Dimostrano che, senza sollecitazioni, lotte, traumi e desiderio di appropriazione, si può vivere in maniera statica, immota, ma soprattutto attestano che senza sopraffazione non si dà progresso ed anche che il progresso tecnico non ha apportato emancipazione alcuna dal servaggio, ma ha cercato di trasferirlo su altri e di distruggere chi è inossidabile ai mutamenti opportunistici. Il modernismo è stato ed è tutt'ora la causa principale dei peggiori misfatti, l'antimodernismo di un duro e immoto autoritarismo. £Tertium non datur". Dalla violenza e dall'arbitrio, dall'agguato e dalla sopraffazione non ci si emancipa, dal miraggio del vincitore non ci si libera, la malizia, come unica misura dell'intelligenza pratica, è un'abilità "necessaria" solo per chi si trova in condizioni di vantaggio e non vuole perderle. Non c'è altro che l'evoluzione naturale che continua sotto vestimenta e ideologie d'occasione, di un primate troppo intelligente per condividere la violenza della catena alimentare ed attribuirsela, infine, in esclusiva con le spoglie degli altri animali e troppo stupido e condizionato per poter assurgere all'emancipazione dalla propria animalità. Uno sforzo inutile o trascendente, pazzoide, non di questo mondo

sabato 21 gennaio 2017

Il senso apparente e quello reale delle cose.

Ilaria Cucchi è minacciata, lei e i suoi cari superstiti, in pieno stile mafioso. Ha spinto troppo oltre il suo desiderio di verità riguardo l'omicidio del fratello, avvenuto in un contesto nel quale, al riparo dei ruoli scenografici, alcuni hanno pensato di potersi sfogare su di lui. Ha fatto una considerazione troppo semplice e meccanica, cuasa--effetto, reticenza-verità. Sono stati loro tre, come se quei tre non si sarebbero avvalsi dell'omertà ambientale, della falsificazione degli atti, del coinvolgimento di altre persone. Oggi, tutti insieme, dopo che un rovesciamento investigativo li ha messi in gioco, ecco che le minacce, provenienti da oltre il visibile, l'ostentato, si manifestano immediatamente, facendo presagire un altro o più omicidi, l'annichilimento morale e psicologico degli avversari che non si sono adeguati, la riconduzione dell'escrescenza nel corpo malato. Si può essere mafiosi e antimafiosi nello stesso tempo, a seconda delle convenienze? La storia d'Italia e anche la cronaca dei piccoli fatti quotidiani hanno già attestato che si.

venerdì 20 gennaio 2017

Lo smaltimento differenziato dei rifiuti.

Dunque nel futuro prossimo venturo sarà riedito il famigerato C.I.E., nel quale, alla prima restrizione dei soggiorni irregolari, ma esclusivamente per poveri diavoli e diavolesse, che "offendevano" il senso estetico di cafonissimi borghesi, finirono prostiture nigeriane, senza tetto e disoccupati immigrati, privi di permessi temporanei di soggiorno. Per anni erano stati abbandonati a loro stessi e, una volta presi in considerazione, espulsi. Poichè tornavano dopo pochi giorni, si pensò di rinchiuderli in appositi centri di raccolta, dentro i quali vivevano come in carcere, prima di essere definitivamente espulsi, con note di accompagnamento che ne rivelavano pubblicamente la condizione in italia, che per motivi di acquisita affinità, avrebbero probabilemnte continuato ad esercitare in patria. Da allora, pur fattasi più prudente, la tratta irregolare non si è mai fermata e, negli ultimi anni, gli arrivi di persone non identificabili, fra cui anche molti minori e bambini, hanno prodotto un disordine statico nelle numerose aree dismesse di ghettizzazione dei migranti, che potevano sfuggirvi solo impegnandosi, in nero, in qualche fabbrichetta del nord o nella campagne ad economia bracciantile del sud. Oggi il ministro Minniti, già sottosegretario ai servizi segreti e vice di Massimo D'Alema, è riemerso oltre il pelo dell'acua, dopo essersi inabissato al termine di un concitato divorzio dal suo mentore. Le cariche politiche, come quelle manageriali, sono circuitazioni, più o meno dinamiche, di uomini che esprimono trasformistiche ricollocazioni politiche. Il neo ministro dell'interno, al quale il poltronista clientelare Alfano ha lasciato la rogna dell'immigrazione, dopo aver coperto tutti i posti disponibili con suoi uomini, sembra conoscere il "pistrinum" romano, perchè ad esso si è improvvisamente rifatto, stabilendo, ancora a livello di proposta, di respingere coloro che non saranno dotati di competenze o che non saranno in grado di presentare un contratto di lavoro o daranno mostra di non poterne trovare uno. Costoro saranno di nuovo segregati nei C.I.E., uno per regione, prossimi agli aeroporti dai quali reimbarcarli. L'unico elemento che manca al "pistrinum" mennitiano, sono i capitali che consentivano ai "provinciali" di farsi aprire le porte della Roma imperiale: i migranti non ne dispongono, altrimenti edificherebbero moschee e non pregherebbero in capannoni e rimesse. Una svolta netta, atta a scoraggiare una fuga senza presupposti, imitativa di quella europea, anzi dell'estraniazione della medesima, che induce, anche per questo aspetto, ad adeguarvisi, ad imitarla. Insomma, un razzismo spinto verso persone svantaggiate ed irrecuperabili, perché, per i ricchi, non ci sarà mai "pistrinum" che tenga; con loro non si perderà mai l'amicizia, anche se sono fautori e finanziatori di terrorismo da adattamento - come, a suo tempo, la strategia della tensione - mentre tutti gli altri continueranno ad illudersi di poter essere accolti, loro che sono la schiuma della terra.

domenica 15 gennaio 2017

Quando il sindacalismo è ancora possibile.

Nel 1991 l'Associazione nazionale magistrati disertò l'inaugurazione dell'anno giudiziario, presso la Cassazione, nel riccioluto, barocchissimo e ridondante Palazzo dei Marescialli, per non incontrarvi l'allora Presidente Cossiga, che attaccava i giudici un giorno si e l'ltro pure, mobilitando anche i carabinieri. Quest'anno l'A.N.M. non ci sarà, salvo ripensamenti dell'ultima ora, per ragioni squisitamente sindacali, ancora esercitabili in categorie forti, mentre i poveracci, al danno devono far seguire la beffa di discussioni su testi contrattuali offensivi, in base al collateralismo politico dei sindacati di ogni orientamento, quale che sia, con i governi pro tempore. L'anno dopo, era il 1992, cominciò "Mani pulite", che rottamò la prima repubblica e i suoi partiti storici - altro che Renzie - mentre, un attimo dopo, il comunismo tirava le cuoia. Questa è la differenza fra un sindacalismo autonomo - che le confederazioni definerebbero corporativo - e il tappetino popolare dei tribuni della plebe, destinati a non contar niente senza la tutela politica, con la quale, però, a non contare niente sono i lavoratori. In attesa di un'altra offensiva della magistratura, ce li dobbiamo tenere. Almeno ignoriamoli.

sabato 14 gennaio 2017

La maschera.

I Centri di accoglienza dei migranti sono quasi tutti gestiti dall'ex Ministro degli interni, il poltronista democristiano Angelino Alfano, che coniuga il riflesso pavloviano della Balena bianca, con le sue parentele, in senso ristretto ed ampio, di uomo del sud. Dalla laurea "breve" di suo fratello, all'assunzione del medesimo, in ruolo dirigenziale, in uno dei tanti, inefficaci, enti locali, al collocamento dei suoi uomini in tutte le posizioni, sulle quali poteva agire come ministro di polizia. Cosa farà adesso agli "affari" esteri? Le persone che dirigono i C.I.E. sono in parte indagate, amministrano ingenti risorse pubbliche, procurano ( assistendo dei poveri diavoli? ) ingenti pacchetti di voti. E dire che quei miserabili pensavano di approdare in Europa. Un allenatore di calcio giovanile di Alessandria, ha abusato per trent'anni di molti dei suoi calciatori in erba, secondo una tecnica sperimentata e mai mutata. Lo hanno scoperto, gli inquirenti, solo perchè una vittima del tecnico minorile lo ha riconosciuto, dentro a un bar, ventinove anni dopo i fatti. Quando i carabinieri hanno suonato alla sua porta, è stato un bambino di undici anni ad aprire. L'uomo era in bagno. In casa aveva una cineteca con le sue imprese. Ieri, si è suicidato in carcere. Doveva farlo prima, quando le sue tendenze si sono manifestate. Il comandante in Capo - non espresso dall'Arma - dei carabinieri, indagato per rivelazioni di dati segreti e complictà in uno degli innumerevoli scandali nazionali, è stato confermato al suo posto, dal quale potrà agire a sua tutela e valersi di collaborazioni collaterali. Va bene, anzi benissimo, che in sede di evoluzione di un'indagine in corso, non si possa dare la croce addosso a nessuno, ma mi sembra ovvio che ragioni di opportunità evidenti dovrebbero impedire simili reinvestiture che sanno tanto di strategia comune fra malfattori. Ci sono giornali che tacciono o edulcorano, diluiscono o omogeneizzano le notizie, politiche e sociologiche; ve ne sono pochi altri che invece le rivelano, le sottolineano e, in qualche caso, le enfatizzano. Questi pochi organi d'informazione, si valgono, come Wikileaks - sempre comunque benemerita - delle interconnesioni della Rete e non hanno paura di servirsene, L'hackeraggio mondiale non è privo di scopi non disinteressati, ma l'intenzione divulgativa di notizie in gran parte vere, è positiva. Ai diffusori non sono risparmiate sanzioni e persecuzioni nei regimi ademocratici ( il caso dei giornalisti di Istanbul e delle loro testate è emblematico ), come quelle rivolte ai singoli blogger a Cuba, in Russia, ai confini delle libertà ), oppure, negli Stati di "diritto" dove gli uni e gli altri sono oggetto di infamanti insinuazioni, propagandisticamnte amplificate, che nulla hanno a che vedere con le notizie pubblicate. Servono solo ad un discredito rivolto agli utenti indifferenziati, molto meno bovi, talvolta, di quanto i loro governanti-censori auspicherebbero. Ma lasciamo da parte la politica, per ora confinata nella pattumiera della cronaca, alla quale in tanti attingono in termini clientelari e rivolgiamoci alla cronaca sociologica illustratrice del contesto nascosto sotto la maschera, per lodarne l'efficacia documentale, del mondo miserabile dell'Es, nascosto dall'apparenza dell'Ego, sotto la supervisione di un Super-Io complice e realistico, anche perché legato alle logiche ipocrite di sistema. Del resto è sempre stato così, anche nella prassi comportamentale delle istituzioni morali, laiche e religiose, in un realismo dell'oppressione e dei vantaggi che, per taluni, ne possono derivare.

giovedì 12 gennaio 2017

Cronache medievali.

Quest'oggi, casualmente, nell'ambito del mio grigio lavoro, ho incontrato una ragazza che da qualche anno lavorava nel reparto gastronomico di Eataly, a Bologna. Mi ha porto un modulo dell'INPS, perché desiderava la certificazione del rapporto di conto corrente sul quale verrà versata, per sei mesi, l'indennità di disoccupazione. L'avevo intravista più di una volta, all'interno della gastro-biblioteca, inaugurata, con i soldi delle Coop., dall'allora sindaco Cofferati, prima in Italia, in anticipo di qualche anno sull'analoga apertura milanese ( finanziata da chi? ). Sta di fatto che, da allora, i prezzi sui banchi della Coop. si sono molto alzati e non sono più competitivi, neanche sul piano della qualità, con l'Esselunga. Da qualche mese non mi era più capitato di incontrarla. Persona essenziale e laconica, a mia domanda, ha risposto che era stata allontanata perché aveva avuto da poco un bambino e, quindi, si era dovuta "troppo" a lungo assentare. Siamo tornati indietro di un secolo e mezzo e l'inciviltà alligna, come in qualsiasi ambito imprenditoriale, anche nei "santuari" della ex sinistra, del resto mai apprezzati dai vecchi cooperatori, che vi vedono un tralignamento dagli scopi fondativi. Hanno ragione: è un luogo per "fighetti" della ristorazione con discussioni intellettuali, in mezzo alla transumanza degli acquirenti di libri, fra i quali spesso ci sono anch'io. L'abolizione dell'art. 18 non è referendabile, per la Corte di garanzia..di chi? Un'autentica amarezza, soprattutto per lei, ma anche per me, che pure sono tannto laico e loico, irridente e battutista. Un'infamia messa in atto da qualche funzionarietto d'apparato, come dovunque, un esempio di mancanza di autonomia e di ignoranza, nel tempio, in uno dei tempi, della cultura radicale, fine a se stessa. Al bar Impero di via Indipendenza, quando l'alta pasticceria e ristorazione non attraggono i soliti caricanti bisonti dell'eccellenza di massa, quando la ressa alla mangiatoia si dirada, il personale si immalinconisce ( non è vero, ma vagola sperduto, fra il buffet, il laboratorio di pasticceria, la piccola cucina e fra i tavolini momentaneamente vuoti ). C'è stata una moria? Ma, chissà, c'è poca gente in giro, se la tendenza continuasse per un po', il proprietario comincerebbe a ridurre il nostro rario di lavoro e, con esso, lo stipendio, che si aggira intorno alle centinaia di euro per i camerieri e poco sopra il migliaio per "i camerieri coordinatori". Eppure, il sabato e la domenica, i deambulanti si moltiplicano e vanno serviti anche sull'acciottolato della via, perché tutta la circolazione è inibita e gli orari ordinari, pur su diversi turni, si prolungano fin oltre l'ora di cena. Al "duro e al maturo" per questi lavoratori in ideale livrea, ma considerati generici, senza qualifiche. Due delle commesse elaborano gli ottimi piatti, pari a un primo e un secondo di buona levatura, poi ritornano al servizio al banco, a quello ai tavoli nel momento di maggior afflusso. Anche ciascuno di loro può essere licenziato in ogni momento, nonostante che la società subentarante, che ha aperto altre due sedi commerciali, di cui una, in via Caprarie, a prezzi da rapina turistica, si giovi del richiamo verso i locali attraenti, di una massa di cafoni che si urtano, chiedono "una bresciana" ad una cameriera slava che sbotta: ma che cosa sono? Quelle lì. Allora sia più chiaro e mi dica quella brioche. Oggi, nel servirmi un caffé, un'algida ma bella cameriera venuta dal freddo, mi ha offerto un succulento pasticcino pieno di grassi, sia pur ben trattati. Così divento sempre più grasso. Ma si figuri, l'importante è mangiare ( e perché non altro? ) e stare bene. E' proprio questo il problema; ho giocato troppo a lungo con la mia salute, per insistere, ma per lei, emigrata non da marciapiede, la vita grama e decadente è un dato accettato dell'esistenza. Quindi, come si può, chi vuol esser lieto, sia! Basta non esagerare: come ogni anno, a cavallo fra la fine e l'inizio, ci sono azienducole che ricaricano il proprio personale con una manovella ben assicurata in medias res, fra slogan da minus habentes. In contemporanea, offrono, con i contributi di incompatibili sigle sindacali abbarbicate al "tavolo", dei formulari offensivi e pieni di subordinate, anche future, di recupero, da parte del datore, di quattro soldi erogabili "sub specie servitudinis", a cui fanno da megafono, in loco, ( non è vero: uno strombettamento ) di strane maschere acronimiche locali in via di superamento circolare, come era già avvenuto, cioè, in una eterna ripetizione di guerreschi, ma scopertamente affannosi proclamini. E i tribuni della plebe? Sono sempre lì a raccogliere il non attribuito al Fondo pensione aziendale, di questa o di quella azienda, da loro cogestito, e a farsi accettare al tavolo, l'unica autentica vocazione da Enti non riconosciuti giuridicamente, come un Fantozzi e un Filini qualunque, quando furono convocati-invitati, come figuranti, alla mensa dei Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare.

mercoledì 11 gennaio 2017

Un'altra pagina fradicia dell'Italia serva.

Dunque, mentre si può referendare sui voucher e sulla limitazione di responsabilità quando avvenga un accordo illecito cito tra appaltante e applatatore, sul job's act e segnatamente sull' art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, non è dato pronunciarsi. Il Sinedrio laico, custode degli equilibri politici, non so ancora con quali motivazioni, si è prestato a fare da Vestale di un potere prono e corrotto. Certamente a imtervenire sui suoi ex colleghi, è stato quel notabile meridionale di Sergio Mattarella, già autore, agli albori della Seconda Repubblica, di un ineguagliato sistema elettorale compromissorio, cioè democristiano. Se il job's act fosse stato sottoponibile al giudizio popolare, per scongiurare una probabile bocciatura, l'insulso Partito democratico avrebbe provocato la chiusura anticpata della legislatura dei nominati, per ritardarne il giudizio di un anno e mettere in cantiere una riforma di facciata, necessaria a rendere necessaria una nuova raccolta di firme. Invece, il governo-Quisling deve continuare a fare da tappeto alla tracotanza creditoria dell'Unione europea, la quale non prevede lacune di continuità con il ventennale processo di riduzione del debito italiano. Ecco che la Corte si affianca alla politica e agli interessi prevalenti, in gran parte esogeni. Che cosa ci sia di ostativo, giuridicamnete e costituzionalmente, a consentire la consultazione popolare su una legge riguardante il lavoro, non appare di nessuna comprensione, ma, si sa, nella patria del diritto, le circonvoluzioni del dottor Azzeccagarbugli sono sempre all'ordine del giorno. Cade l'ingenua credenza nell'indipendenza della magistratura, in un Paese come l'Italia, uso all'arbitrio clientelare ed alla melensaggine cattolica e questo nonostante, anzi soprattutto, dopo la sconfessione della riforma costituzionale che, di fatto, viene compiuta, ad argomentum, dalla stessa Istituzione che dovrebbe tutelarla e che invece la piega alle esigenze espresse sottotraccia, dalle compagini, tempo per tempo, prevalenti, nel substrato paludoso delle istituzioni. In questo, nulla di nuovo. La lotta va portata su altri fronti e, ad onta del suo, tante volte strumentale ed ipocrita costume, pur molto minore della media perché non rinuncia a stare all'opposizione quando serve, è sempre e solo la CGIL ad investirsene, secondo una confermatoria vulgata, per la quale, con tutti i sottintesi impliciti in un modello quanto meno dirigistico, la "querelle" democratica, almeno finché rimane espressione dei ceti subordinati, resta appannaggio del movimento, non più operaio, ma comunque del popolo. Del resto Demos Kratia, altro non significa che sovranità del popolo. Una sovranità che non è mai stata accordata e che va conquistata senza cineserie, costi quel che costi.

martedì 10 gennaio 2017

La liquidità sfuggente della rivincita.

La globalizzazione delle ricchezze ha oscurato quella ben più mastodontica, gravissima, delle povertà, le ha generate e le gestisce, con facilità, mentre la refrattarietà all'omologazione delle società arcaiche, ha portato la guerra entro i confini delle nazionicapitalistiche post industriale. Zygmunt Bauman, un altro ebreo, esule a Leeds, per sfuggire alle ondate ricorrenti di antisemitismo della nativa Polonia, ne ha colto e descritto le caratteristiche, fino a poche settimane prima di morire. Questi Ebrei, non saranno loro a reggere le trame dei destini del mondo e, per questo, ne sono sempre così efficaci interpreti? Questa forma di conformistica ignoranza, ad opera di cortigiani del pensiero, li accompagna in ogni circostanza della loro esperienza e la lucidità dei loro numerosi intellettuali - ma non di mestiere, come spesso accade, soprattutto nei Paesi latini e nei regimi dittatoriali - li renderà nomadi, di tante nazionalità, legati fra di loro solo dall'ebraismo, inteso come koiné antropologica. Baumann è morto nei giorni scorsi, ma ha lasciato una chiara traccia interpretativa. Studiando "le conseguenze sulle persone", ridotte a “scarti”, residui superflui che vanno conservati soltanto fin tanto che possono esser consumatori, Bauman ha svelato il volto cupo e tragico dell’ultra-capitalismo, feroce espressione di creazione e gestione della disuguaglianza tra gli individui, dove all’arricchimento smodato dei pochi ha corrisposto il rapido, crescente impoverimento dei molti. Ci ha aiutato a guardare dietro lo specchio ammiccante del post-moderno, sotto la vernice lucente dell’asserito arricchimento generalizzato e universale, dietro lo slogan della “fine della storia”, ossia della proclamata nuova generale armonia tra Stati e gruppi sociali, era apparso l’altro volto della globalizzazione, ossia una terribile guerra dei ricchi ai poveri, ennesima manifestazione della lotta di classe dall’alto. Ha guardato, Bauman, alle vite di scarto, generate incessantemente dall’infernale “megamacchina” del “finanzcapitalismo”, o dalle assurdità crudeli del “capitalismo parassitario”, come Bauman lo ha chiamato. Quella che chiamava “omogeneizzazione” forzosa delle persone (un concetto che richiama la pasoliniana “omologazione”), era l’altro volto della società anomica, che distrugge legami, elimina connessioni, scioglie il senso stesso della convivenza. Ci ha portato dentro la parentesi in cui ci ha costretti a vivere, sulle macerie delle esperienze storiche, degradate come ideologiche, del Novecento, un secolo drammatico ma ricco di fervori e contenente almeno delle concezioni sull'uomo, alle quali si sono strumentalmente opposte le dittature fasciste. Un secolo ( almeno per quanto riguarda la nostra aia ) caratterizzato da una forte pressione politica, esercitata, con maggiore o minore successo, dalla Chiesa cattolica, che, rimasta senza interlocutore politico, è incerta fra il recupero evangelico e la riaffermazione, con la dottrina, dei privilegi. Una civiltà della tecnica che distrugge l'umanesimo, causa principale, secondo Baumann, insieme a tutta la modernità agnostica, delle più insensate e barbare espressioni politiche della contemporaneità. Leggetelo.

lunedì 9 gennaio 2017

L'eterno conflitto.

Questa volta l'attentatore palestinese, in terra d'Israele, non è stato modello per colpire l'europa complice, bensì imitatore. Si è scagliato, con un camion, su un assembramento di soldati di leva, non ancora addestrati ( anche se è in corso un'inchiesta, perché sono fuggiti davanti al mezzo pesante - che altro dovevano fare? ). La similitudine con l'attentatore di Monaco di Baviera è evidente ed è strano che i formidabili sistemi di sicurezza israeliani abbiano potuto consentire una simile vicinanza, in presenza fra l'altro di soldati appena reclutati. Anche questo irriducibile nemico è stato abbattuto. L'Isis rivendica esultando: il costume degli arabi, arcaico fin che si vuole, ha resistito al tentativo, implicito nelle guerre energetiche, liberatorie da tiranni utili agli equilibri dell'area, anche se inclini, durante tutta la guerra fredda, ad ordire attentati contro americani ed interessi occidentali, non diversamente da quanto avrebbe fatto Bin Laden, di introdurre nel sistema e nel modello culturale, la libera impresa, una diffusione possibile del reddito, la costituzione di una classe dirigente imprenditoriale e, attraverso tutti questi strumenti, di laicizzare la società - come ben sa la Chiesa cattolica che alla modernizzazione in genere ed a quella italiana in particolare, si è sempre opposta -. Ebbene, questi costumi hanno resistito e prevalso, la campagna bellica ha alimentato il terrorismo ritorsivo, gli Arabi, fieri e potenzialmente violenti, hanno resuscitato, in ampie zone, sottratte alla potestà statale, neo Califfati, mentre nella striscia di Gaza languono più di un milione di Palestinesi. Tutto il mondo arabo e la gran parte del mondo islamico, puntano il dito contro Israele, accusandolo di essere la causa di tutto, con i suoi insediamneti in espansione da un territorio grande, attualmente, come la Lombardia e questa posizione è condivisa da buona parte dell'opinione pubblica italiana, che, ancora una volta identificagli Ebrei come manipolatori e, in questo caso, come oppressori. Dai razzi, dagli attentati kamicaze, alla guerriglia, portata all'improvviso, dovunque nel mondo: è la fase bellica di questo inizio secolo. Ma non c'è solo questo: va fatto un confronto con quanto avviene in ogni contesto nel quale il costume atavico resiste intatto, pronto solo a sfruttare le opportunità di incremento del lucro, della moralità moderna, sovvertitrice della precedente, anche armato, perché substrato di un potere storicamente alieno, da quello prevalente in una sola parte delle nazioni coinvolte. E' il caso, ad esempio del modello borbonico meridionale ed della sua sedimentazione classista statica, refrattaria, anzi ostile, all'influenza, anche collaborativa, del nord alieno e dell'Alto Adige, culturalmente austriaco e fiscalmente in una condizione particolarmente privilegiata che neppure un ritorno alla casa madre, consentirebbe ai sudtirolesi. Gli esempi potrebbero proseguire all'infinito, ad attestare che la radice della violenza affonda nel terreno dei tanti, incompatibili, sistemi sociali e, occultamente politici, che, come ognun sa, si fondano su prevalenti interessi economici, dei quali il costume e la religione sono i guardiani, in nome e nei confronti del popolo.

sabato 7 gennaio 2017

Similitudini.

Dunque, anche in Florida un giovane soldato - non giovanissimo, alla sua età, ventisei anni, non si è un veterano, ma neanche un "pischello", in un esercito nel quale la prima linea sacrificabile è composta da disoccupati - ha sparato improvvisamente sulla folla, in un aeroporto, ne ha uccisi cinque e ne ha feriti gravemente altri otto. Una volta tanto è stato arrestato e non abbattuto, anche perché si vuole investigare sulle "motivazioni", nel timore di un insediamento del terrorismo in un paese che, prima di Bin Laden e della Sharia islamica, ne era sempre stato indenne, praticamente da solo. Speriamo che non si costruisca una verità prefabbricata, ma va notato che in america del nord, la violenza "terroristica, si è aggiunta a quella endemica, da armamento privato costituzionale. La violenza intrinseca a una nazione imperialista, ma libera, si va ad affiancare a quella paramilitare dell'Islam, prima coinvolto, ma non sconvolto dagli influssi della modernità finanziaria, mentre, per l'innanzi, anche se era al centro delle trame energetiche delle potenze, non ne risultava insidiata la sua identità storica e di costume, perché i casi e le modalità sono tali e quali e, in questo contesto "liquido", d'impazzimento globale, la violenza è identica - al di là delle attribuzioni - latente, improvvisa. Non si può giustificare, pur in presenza di sanzioni individuali, lo spirito di annientamento che alligna in ogni società, in primis nel mondo dell'occidente preminente, ma privo di contenuti morali. Chi ha detto che lo si giustifica? Nei fatti, avviene, perché si dà per "acquisito" che si tratti di atti da insania mentale, mentre agli analoghi gesti dei "martiri", mandati, ma anche venduti, per l'autosacrificio, in un'età nella quale bisognerebbe essere pieni di speranze, l'analisi sociologica serve a sancire e circoscrivere la natura di un atto che non è da tempo tipico di una società, ma una spirale globale e vorticosa. A livello mentale, probabilmente la spinta "psichiatrica", è sempre stata la stessa, diversi i simboli invocati pubblicamente o individualmente e ha trovato le proprie motivazioni, ignote a ciscun isolato protagonista, in un poliedro neurofisiologico uguale o molto simile. Si tenta di ripetere quel copione, a tormentone e si riuscirà a farlo (ri)passare nelle menti distratte, anche se la mondializzazione della violenza endogena è sotto gli occhi di tutti. Ma, al mondo diffuso dei superficiali, si affianca quello, in espansione, di coloro che mettono in atto il rianimato istinto omicida, mentre, come insegna tutta l'esperienza storica, Governi o altre organizzazioni esercitanti il potere, attentatori interni, mafie e interessi forti sulla soglia del pericolo, hanno dimostrato di saper sfruttare a tempo e luogo, lo spirito di rivalsa, l'unico, degli esecutori. La violenza individualistica ne è un'imitazione disperata.

venerdì 6 gennaio 2017

Itinerari su di un terreno accidentato, il viandante è lucido proprio perché non si sforza di evitare le buche.

Mi è capitato di rileggere alcune pagine di E.M. Cioran. Dovremo provvedere a conferire la grande biblioteca di mio padre, ora che non c'è nenache mia madre a custodirla, ad un'apposita Fondazione, che è comunque un'operazione museale, che cerca di conservare una memoria, almeno facendone leggere il nome. Cioran fa parte della mia biblioteca e non ne è l'unico autore. Non è una lettura per svagarsi e non so cosa mi abbia spinto a riprenderlo in mano: lui avrebbe detto, assolutamente niente, l'unica possibilità di godere e valorizzare le cose. Non so se suggerirne la lettura, innanzi tutto perché i suoi rimandi non sono di immediata comprensione, spaziando su tutto il vasto mondo della mitologia cristiana, sui simboli della cultura illuministica, sulla tristezza della sua sfortunata e depressa terra: la Romania. Ma, infine, è troppo amara la sua sensibilità viscerale e cerebrale insieme, una percezione che ha anticipato la moderna neurofisiologia, una scienza, di cui il pensiero astratto è sempre stato antesignano-contrario, in ogni disciplina. Oggi, che si è riprecipitati in una utilitaristica ignoranza, si tende a screditare, per accreditarsi, per rimuovere e Cioran sarebbe un interprete appropriato, un chirurgo senza anestetici, della sua inconsistenza tossica di contenuti. Un pensiero pseudo-scientifico, così rattrappito, non si fermerà al "corpo organico", di cui la mente è solo un organo, invertirà la prassi alla luce di "nuove" interpretazioni, per poi "sviluppare" quanto si era momentaneamente abbandonato. Sarà tutto subordinato alla carriera accademica dei soloni delle cattedre, ai loro incroci editoriali, imposti agli studenti, al loro produrre dei piccoli successi, rivoltando senza fine la materia. Non so - dicevo - se raccomandarne la lettura, perché, come lui stesso affermava, la sua opera ha certamente portato alcuni dei suoi lettori a suicidarsi. Persone ignote, avvicinatesi a testi ardui e, per taluni, troppo coinvolgenti, anche se per un solo aspetto del suo pensiero. Assumere qualcuno come proprio profeta può portare alla pazzia della propria dissoluzione. Cioran, in realtà, è un anti-profeta, non ha nessuna intenzione in merito, ma le sue "apocalittiche visioni" proprie dall'Apocalisse biblica ( del Nuovo testamento )hanno contenuti spirituali, pur attinti dall'empirismo della vita ordinaria e delle sensazioni che gli provocava, contengono richiami archetipici, da lui riconvertiti, negli elementi della mitologia religiosa cristiana e, come possono indurre all'ascesi, sia pur dolorosa, così possono accompagnare al precipizio sul quale qualcuno si sofferma - e non è detto che sia il più sconsiderato - nella speranza di esserne risucchiato indietro e, quando constata l'assenza di ogni interesse nei suoi confronti, decide di saltarci dentro. Cioran non si cimenta in nessuna opera salvifica, anzi vive nell'abisso, sorretto solo dall'esame della sua infelicità. Insomma, un mistico, anche se credo che questa definizione o semplice espressione, non gli piacerebbe. Qualche anno fa, su twitter, trovai una citazione di Cioran, nella finestrella del Cardinale Ravasi, uno degli uomini più colti della Chiesa. Gli risposi, obiettandogli, con garbo, non perché era "lui", ma perché faccio così con tutte le persone che, in un modo o nell'altro, non mi offendono, che, senza richiamare l'autore, aveva fatto proprio un pensiero di un agnostico totale, di un uomo - per chi lo conosce - lontano anni luce, nel suo viaggio cosmico, dalla concezione cristiana che i cattolici hanno elaborato per cinque secoli, senza che diventasse storicamente la dottrina univoca di tutti i cristiani. Per ragioni spirituali ed anche politiche, ma in quell'epoca e anche adesso, la Chiesa fa politica. Non mi rispose, ma è indubbio che se fra le letture del Cardinale Ravasi c'è il breviario di Cioran, egli vi abbia correttamento individuato e scelto un pensiero tormentoso ed elevato insieme, anche se tutt'altro che catechistico, attinente alla condizione umana. Il rumeno, trapiantato, come tutta l'intellighenzia centro-europea esule, a Parigi, assembla - ed assemblava brevemente, in quella citazione - tutti i "topos" della cultura simbolica classica e la sua tristezza di sradicato, figlio di una nazione sfortunata ( che non risparmia, per questo, nei suoi giudizi ) anche se partorì anche uno storico di levatura mondiale: Mircea Eliade. Sembra quasi che solo dalla disgrazia sia possibile far emergere talenti spropositati, fuori contesto. Una espressione che sarebbe piaciuta a Cioran. La contraddizione simbolica era illuminante, ma terrorizzante. Tutta l'opera di Cioran è così, le sue formulazioni attingono da e raggiungono "il Paradiso" e poi sprofondano organicamnte "nell'Inferno", perché prodotto di una simbiosi o da una unità complessa, organica, neurofisiologica. Del resto, ho maturato la convinzione, da un certo momento in poi, che la Chiesa dottrinaria fosse una delle tante organizzazioni esoteriche, il cui aspetto palese, lasciava solo intravedere qualche "fabula" semplicistica, infantile, della sua natura. Però, come fa il Cardinal Ravasi, senza suicidarvi, provate a scorrere, non in maniera organica - non sono uno o più romanzi - la miscellanea dei suoi contributi. Troverete tutta la sua bibliografia nelle edizioni Adelphi e, dopo i libri brevi, addentratevi nei quaderni, che non contengono aforismi, ma il percorso accidentato del suo pensiero, condizione - diceva lui - per essere veri, anche se hanno un costo elevato e leggeteli a sprazzi, qualche volta. Se e quando vi prende la tristezza, abbandonateli, ma teneteli nella biblioteca. Se non ce l'avete, evitatelo.

Quando il vulcano è attivo, eppur silente.

Ormai, in Turchia, è guerra aperta, gli attentati sono giornalieri, come nel 1980. Allora, un colpo di Stato chiuse nel cassetto la guerriglia, ma ne lasciò intatte le connessioni, come l'attentato di Ali Agca, in Piazza San Pietro dimostrerà. Dalle contestazioni studentesche a Istanbul, al rinascere del nazionalismo curdo, incentivato dal ruolo di carne da macello per la prima linea contro l'Isis, fino ad altre componenti oppresse dal costituendo regime di Erdogan, che hanno ripreso le armi. Con il suo tentativo di prendere il potere, sull'onda di un'investitura popolare molto plebea, l'aspirante Sultano ha rimesso in moto ogni sorta di antagonismo, endogeno ed esogeno, precipitando il suo paese nel disordine. Erdogan cerca di rappresentare l'ordine legittimo, ma il problema è che non c'è più nessun ordine e che la sua parabola è giunta al termine. Concordi, dunque, la sua uscita di scena e si goda i soldi che ha rubato, con il concorso dei suoi familiari. Ieri è stata la P2 turca, guidata da Gulem, poi sono stati i servizi di altri Paesi, anche alleati e, a rotazione, i Curdi e le loro pretese nazionalistiche, nella sempre più pletorica "interpretazione" del Governo, a cui non è bastata l'incarcerazione di quasi tutta l'intellighenzia e l'informazione del Paese, per continuare a darsi ragione da solo. Ne sanno qualcosa gli Armeni. La pretesa di rappresentare la legittimità, in presenza di una guerra sul campo è un controsenso: l'esercizio del potere è soprattutto incrocio di vantaggi e di denaro e nessuno dei contendenti, dietro le quinte, ha intenzione di superare questo realistico precipitato.

giovedì 5 gennaio 2017

Il ciclo biologico nello schema culturale.

Un chiaro segnale di ripiegamento della propria esperienza, il contrarsi dell'aspettativa vitale, si ha quando i figli e i nipoti raggiungono il suggello dell'alloro accademico. Mentre ipoteticamente si schiude per loro un mondo professionale, possibile ma inesplorato, si riducono i propri autoriconoscimenti, quelli che ci hanno indooto ad intraprendere un percorso biologico-sociale imitativo, dal quale abbiamo tratto sacrifici che ora non ci saranno riconosciuti e non ci saranno di nessun conforto, se i nostri figli non saranno tanto sciocchi da soffermarsi sui medesimi senza intraprendere subito il loro percorso autonomo. Sarebbe già sufficiente, se non ci chiedessero ancora dei contributi economici, per non provare fatica alcuna e dedicarsi ai piaceri e alle inevitabili cantonate. Per ridurle o per attutirle sarebbe necessaria l'esperienza inutile dei vecchi, che rimpiangono di non aver dato corso alle loro aspirazioni elementari - perché sono quelle che conferiscono allegria - e di essersi fatti condizionare dai riti sociali, ai quali è impervio sfuggire. I figli, versione inascoltata dei nonni, segnano i primi cento metri dell'eterna ripetizione, pur scaricando il peso dell'allevamento sugli anziani in pensione. Insomma, un destino segnato, dall'educazione e dalle nozze. I più liberi da condizionamenti morali hanno tentato e qualcuno cì è riuscito, di procratinare il momento dell'impiccio, la nascita dell'unico figlio, al momento in cui questo atto serviva a sedimentare un rapporto, altrimenti, in procinto di diventare labile, per il venir meno di qualsiasi attrattiva vitalistica, soprattutto nelle donne, che hanno una fisiologia ormonalmente robusta, che si protrae se intervengono delle gravidanze, in una sorte di richiamo, ma si spegne improvvisamente con il venir meno della "capacità" riproduttiva. Sono infatti le donne le artefici di questo adattamento in extremis, a loro, non sempre conseguibile, beneficio. Gli uomini, qualche volta, ci cascano. In fondo, la ripetitività circolare delle esperienze, in ambito immmodificato, si ripee meccanica: gli studenti - quando sei in grado di seguirli nelle loro materie - ti chiedono aiuto, non per reale necessità, ma per ritagliarsi tempo per svaghi e impegni dilettevoli, che temono di non poter più praticare con la consueta intensità, quando saranno altrimenti impegnati. Sì, perché, dopo lo studio, il matrimonio incombe. Per le più belle - tornando al canovaccio femminile - le possibilitù di accaparrarsi un buon partito, sono molte, ma rischiano, se non in possesso di pretesti professionali adeguati, di dover, fondamentalmente, costituire una famiglia al Dominus, la sua ( di lui ) principalmente": "dominus residuus" La frequenza della cerimonialità si fa asfissiante, insopportabile; solo le mogli salottiere - le altre in maniera molto più contenuta - salutano festosamente, appunto, i nuovi eventi, in una sorta di "ringiovanimento da rimembranza" e cominciano subito a dare precetti incontrovertibili, su ogni aspetto: da quello puerperale, al parto, fino al colore delle cacche ed alla tecnica per cambiare il pannolino e su come "tenere" il bambino, su come coricarlo. L'uomo, invece, di solito rimane "sobrio", un po' appartato, anche un po' insofferente se la cerimonia si prolunga molto. Sembra consapevole che la "vis" biologica evapora e il ciclo della vita, la sua ruota, gira a suo sfavore, anche perché difficilmente riuscirà ora ad affrancarsi dal "vincolo" familiare. Il costume, la morale, appunto, familiare gli si rivolterebbe contro e lui ormai è in fase calante. Fanno eccezione gli uomini ricchi che non hanno ceduto le chiavi o la combinazione della cassaforte. pur tenuti di vista, finché la salute regge, possono ancora concedersi qualcosa, anche se sotto osservazione della moglie e spesso subordinatamente ai suoi "nuovi" compiti assistenziali. Verrà la morte e sarai rimpianto, solo se non vivi più a lungo della tua utilità pratica e della tua personale autosufficienza.

L'almanacco dell'imbecillità

Mentre il terremoto festeggiava l'anno nuovo con scosse prolungate, fra gli alloggiamenti di fortuna degli esuli interni, Francois Hollande si recava in visita in Iraq e, anche lì, pensavano bene di dar fuoco ai giochi pirotecnici: tre auto-bomba e settanta insignificanti morti. Vite inutili che sopravvivevano a se stesse. E' quanto pensano e implicitamente manifestano, sia i visitatori, sia gli attentatori. Il Movimento 5 Stelle, precocemente invecchiato e non solo per gli attentati sistematici dell'establishement, che si è sentito in pericolo, ha emanato il suo codice di comportamento: è un codice aziendale e Beppe Grillo che ne è il garante ( ecco un altro Fonzie ) non ha fatto fatica a redigerlo. Lo ha preso, pari, pari dalla Casaleggio & Co. E' la fotocopia, neppur rimaneggiata, dei regolamenti aziendali, ripresi da tutti i contratti di settore, almeno quando vigevano. La sospensione, che colpisce i dipendenti di cui non è stata ancora accertata la responsabilità, è tradotta nel venir meno delle dimissioni automatiche in caso di ricevimento di un avviso di garanzia, per un indagine in corso. Così il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, resterà ancor più inchiodata alla poltrona, sotto l'egida del comico-polemista genovese. E' solo un regolamento interno, perché se dovessero valere le guarentigie previste, quando la normativa successiva è più favorevole al reo ( nel nostro caso al sospettato ) rientrerebbero ai loro posti tutti i prodotti mefitici della palude romana. Mi si obietterebbe che la normativa più favorevole è retroattiva solo per i condannati, contraddicendo clamorosamente il giacobinismo, falso moralistico, dei dipendenti - diceva Grillo - degli elettori, in realtà della Casaleggio & Co., reclutati in Rete. Dopo il colpo di Stato parziale, Erdogan è claudicante, rischia di cadere. La Turchia e in particolare Istanbul, già nido di spie, è ancora un crocevia di intrighi e di nazionalità che lo sciovinismo, residuo di un imperialismo storico turco, ha relegato in un limbo che le umilia, dal quale non hanno altra possibilità di uscire che l'utilizzo della lotta armata. Le vittime innocenti sono un pretesto: sono innocenti come le vittime dei bombardamenti, delle torture nelle segrete della polizia, o dei ghetti etnici apprestati da tutte le espresioni della politica turca. Dopo dieci anni di potere e di corruzione familiare, per precostituirsi i fondi per il possibile esilio, Erdogan è stato attaccato concentricamente dall'esterno, da ex amici e storici nemici divenuti all'improvviso alleati, ma la sua posizione vacilla, non serve più e si è spinto troppo oltre nella ricerca di un'affermazione regionale che è osteggiata dalle potenze occidental,i delle quali è reggicoda-alleato. Cercherà a sua volta di sfruttare gli eventi e di abbracciare temporanee variabili, come Assad in Siria, che ha accettato, per conto altrui, di gestire pericolosamente un potere dimidiato territorialmente. Se ad uno riesce, ad altri costa la testa. Avrà certamente un piano per fuggire , come fece la notte del golpe, quando l'Italia, ma anche la Germania, con la quale la Turchia, non lui, intrattiene rapporti storici e migratori, rifiutarono di farlo atterrare. Fu dall'aereo che, via smartphone, riprese a comiziare al popolo, quando capì che il tentativo di rovesciarlo era fallito. Una mano e un occhio, in posizione asimmetrica, hanno inaugurato, non un anno, ma la nuova condizione di vita monca di un artificere, a Firenze, che era intervenuto per disinnescare una bomba rudimentale, posta all'ingresso chiuso di casa Pound, una meschina organizzazione fascista - dal poeta silenzioso e statunitense Ezra Pound, di sentimenti filo nazisti e fascisti, che si era esiliati a Venezia - verso la quale non v'è altra ricetta che monitorane le iniziative e i contatti interni ed internazionalii. Ma c'è sempre qualche idiota, a sinistra ( Infantilismo, malattia primordiale del comunismo, diceva, Lenin )che per darsi giustificazione, ritiene che debba essere contrastato, neanche con la lotta armata, ma col terrorismo bombarolo. Ecco, casomai, la differenza fra azioni belliche, condotte con metodi non convenzionali, e un terrorismo degli stenterelli. Ma, quel pover'uomo, ci ha rimesso l'unico bene che possedeva: l'integrità fisica.

Verso la stazione finale, dalla quale altri partiranno per intraprendere il medesimo percorso.

Anche Umberto Sgarzi se ne è andato. Il ciclo biologico ci dà ( mi dà ) ripetuti segnali di fermata. " Siamo arrivati..non ve ne eravate accorti! Signori, si scende." Boris Vian - La schiuma della terra. Era un amico di famiglia, di mio padre in particolare e ancora ricordo le cene - alcune cene, a Sant'Alberto di Romagna, alle quali, sempre mio padre, desiderava che partecipassi anch'io, anche se ero solo un ragazzo. " Il caffé si prende o si beve?" "Le donne di Comacchio sono molto più "cochonnes" di quelle di Sant'Alberto", dicevano i Sant'albertini in provincia di Ravenna, del paese Natale di Olindo Guerrini, pseudonimo del poeta erotico-popolare Lorenzo Stecchetti, che, ai suoi tempi, pur nativo di un mondo sessualmente tollerantissimo, dissimulava, con un nome d'arte, in letteratura. Anche le diatribe sulle "virtù" delle donne, da intendersi nei due sensi possibili dell'accezione, fra nazionalità nemiche, in armi, è narrata ripetutamente nei testi classici. Ovviamente, da Comacchio, si restituiva, pari, pari, l'apprezzamento fra confinanti, l'uno il seguito geografico dell'altro, nei pressi del Delta del Po, gli uni emiliani, in provincia di Ferrara, gli altri romagnoli, in provincia di Ravenna. Io so solo che una delle mie zie era comacchiese e che cucinava, anche per me, invitandomi appositamente, buonissime portate di pesce. Mi permetto di dire che a quelle riunioni conviviali, ci "sapevo stare", parlando, se richiesto, e molto ascoltando; un atteggiamento che in parte ho conservato, insieme all'amore per il teatro: il palcoscenico della vita, nel quale, col tempo, credo di aver imparato a discernere la quotidiana recitazione dai sentimenti e dalle idee vere..del sottosuolo. A tavola, Sgarzi disegnava e regalava i suoi bozzetti ai commensali più cari. Era entrato da poco nel "Comanducci", l'almanacco dei pittori accreditati, il viatico per conferire alle proprie opere, da quel momento in poi, un crescente valore commerciale. Un mondo che Umberto Sgarzi conosceva benissimo e di cui, con fiducia e liberalità, ogni tanto mi parlava, con chiarezza, senza ipocrisie. Sui contenuti, "che ognun sa" preferisco sorvolare, per non venir meno al patto implicito con chi ti insegna qualcosa di non camuffato. In spiaggia, al mare, si parlava - mi parlava - di Herbert Marcuse, che furoreggiava a Milano - dove allora, in parte, svolgeva la sua opera, quella più legata al business ed alle necessarie relazioni nel mondo artistico e in quello collaterale dei galleristi, senza tarascurare i salotti e le belle dame. Scelse la "Titta", emiliana di buona indole, che sposò e, insieme alla quale ebbe una figlia che fa le sue rare incursioni nell'ultima ridotta di un lavoro interminabile, che mi accompagna "sul limitar di Dite", senza che io gliel'abbia richiesto. Le esequie si sono tenute presso la Chiesa dell'Antoniano ed io non ho potuto parteciparvi: non sapevo neppure che fosse mancato. Non ero a Bologna e, se non fosse stato per una caduta, non vi sarei tornato neanche oggi. Mi è stato detto, dai miei parenti e dagli amici che c'erano, che è stato ricordato, con la bara avvolta nel tricolore, in quanto ufficiale dei Granatieri, con una rappresentanza del Corpo, in alta uniforme. E' uno degli aspetti cerimoniali della vita che meno mi affascinano, ma ho rispetto per il ricordo di una giovinezza "storica", dato che è mancato a novantacinque anni, come mia madre, a cui chiedeva, al Lido di Spina nascente, realizzato dal "brasiliano" Attilio Cabra, a sua volta amico di mio padre, fin dai tempi dell'Università, per conto della Montedison, un parere sulla "Titta", soprattutto nei temini delle possibili metamorfosi femminili "post coniugium", in termini di prospettiva..matrimoniale. Riguardando i disegni e i dipinti che ha dedicato principalmente alla componente femminile della mia famiglia, gli altri che abbiamo acquistato e, personalmente, in due circostanze, regalato, e nel ricordo dell'affezione per l'ultima nata, Emanuela, "mangiatrice di gelati", gli mando anch'io il mio saluto postumo, ma non di maniera; tanti gli aneddoti sulla sua vita familiare da ragazzo..ed anche un po' prima, a segnare il rapido trascorrere, non del tempo, che non esiste, ma della nostra spirale biologica, fatta di immagine e di contenuti che solo nella confidenza - perché, per me, parlare di amicizia, data la differenza di età, è fuor di luogo - si possono parzialmente conoscere. Ci ha(nno) lasciato il posto sull'ultimo miglio, lungo il quale ci siamo già incamminati.

Ricordi, fissati in un lampo, di una giovinezza.

Ricordo quel goal - non c'è bisogno di citarlo - perché, ragazzo, ero in piedi, vicono alla ringhiera, della curva Andrea Costa, oggi Bulgarelli. Ho sempre ricordato bene, nel tempo, con la prontezza di riflessi della giovinezza, quando lo vidi scaturire da dietro Burnich e segnare una rete epica. Del prima, dei movimenti preparatori, invece, non ho ricordo, perché fu un lampo, una nuotata possente nell'aria, più che un tuffo. L'ho poi seguito allo Stadio comunale per alcuni anni e in Nazionale, in televisione. Era un'ala sinistra e giocava sulla fascia con efficacia, non era velocissimo, ma scompigliava le difese e segnava spesso. Oggi sarebbe definito una seconda punta, d'appoggio e complemento al bomber, allora, quando gli accorgimenti tattici, che spesso creano o distruggono carriere calcistiche, erano quasi inesistenti ( salvo l'accoppiata verticale di stopper e libero, Tumburus e Janich ), i giocatori in campo erano chiamati ad intepretare il loro ruolo e si poteva valutarne le capacità effettive. Allora, il Bologna giocava un gran bel calcio - così si gioca solo in Paradiso, si diceva - e vinse quel lontanissimo campionato, portando a compimento anni di gioco elegante, a cui seguì un periodo di piazzamenti di prestigio, ma, sia pur lentamente, calanti. La coppia d'attacco Nielsen- Pascutti, con Perani a destra e sulle mezze ali Bulgarelli e Haller, con Fogli in mediana - una specie di Diawara dell'epoca - e una difesa composta da Carburo-Negri in porta, Furlanis e Pavinato a fare i terzini, insieme ai già citati, componevano quella formazione, nella quale i friulani, duri come la roccia, erano predominanti. Confrontati al multiculturalismo calcistico commerciale di oggi, non è difficile trarre delle conclusioni. Ho letto, finalmente, una nota vera: uno dei campioni più amati di questa società, della quale, in senso lato, fanno parte anche i suoi sostenitori. Un saluto con affetto, con l'IPhone. E' passata un'epoca.

domenica 1 gennaio 2017

Chi conta e chi no.

C'è un aspetto sinistro nei gesti di violenza, su individui o gruppi e comunità: delle vittime, dopo la retorica convenzionale e anche durante la medesima, non importa niente a nessuno. E' il mostro, l'attentatore, a focalizzare su di sé l'attenzione morbosa e forcaiola della gente, che di violenza non è mai sazia. La vittima vive fino al termine dell'inchiesta, poi viene dimenticata; sull'uccisore continuano a spendersi parole, a poggiare le proprie ambizioni, fra i graduati delle entità investigative che gli hanno messo le mani addosso e gli ufficiali che hanno ricostruito o imbastito il puzzle delle prove, valendosi anche del circo mediatico. Credo che sia così anche per le vittime ignote di violenze e prevaricazioni non mortali. Il gruppo che vi dà solidalmente luogo, si compiace ed eventualmente si difende insieme, se se la cava(no) vengono subito riaccolti, con qualche reticenza iniziale, nella società che frequentavano e che continueranno a frequentare, mentre le vittime, umiliate e traumatizzate, spesso si isolano e nessuno ne cerca il recupero: dovendo scegliere, si sceglie chi ha "vinto", che, soddisfatto e sicuro di sé, continua ad avere atteggiamenti felici, cordiali, anche se spesso sbruffoneschi e continua a suscitare empatia in chi è rimasto estraneo ai suoi gesti criminali. La caccia all'attentatore di Istanbul, non è un atto di giustizia verso le anonime vittime del sacrificio rituale messo in atto; è la caccia ad un sovvertitore del potere vigente e solo per questo, la polizia è sottoposta a direttive che sfiorano le minacce. C'è da neutralizzarne uno, per ora, per i prossimi, si vedrà. Non diversamente, negli ambiti produttivi, asiatici in particolare, ma in questo mondo rapace ed insicuro, in ogni entità privata o privatizzata, nelle quali si persegue il successo, il lucro o la propria sopravvivenza, su di un ring ideale. E poi si vorrebbe impedire di salirvi all'opinione libera e criticamente interpretabile del Web.. Lo stesso avviene durante le guerre: anche chi le ha messa in atto, quasi sempre con metodi subdoli, acquisisce mediaticamente la parte del giusto e, in prospettiva del vincitore, parziale e provvisorio, eppure in procinto di percorre per la soddisfazione popolare e personale il suo percorso trionfante fra due ali di folla, oggi ideale, mediatico, come avveniva, effettivamente, per i generali e gli imperatori vincitori nell'antica Roma. I volti increduli e smarriti, in particolare dei bambini, colpiti nell'anima e che fra qualche mese cominceranno ad avvertire gli effetti tramatici dell'inaspettata esperienza, sono generici e saranno presto rimossi dal lamento di prammatica, mentre la concentrazione si rivolgerà subito alle forze in campo, che quando attaccano, per everne visibilità, i luoghi reali della riunione o del divertimento, sono da subito creazioni mostruose delle gazzette e dei governi e che non saranno mai più interrogate. Conta solo la violenza, anche se, in solido, artefici e supporters lo negheranno sempre, prestando solidarietà solo ai vincenti, siano essi truppe istituzionali o singoli, ma inclusi, delinquenti. I ballerini di Istanbul sono già consegnati all'oblio.

Le ragioni della festa. Se una notte d'inverno, un viaggiatore ( Italo Calvino ), Cronaca fantastica ( di fantasia ) del primo evento dell'anno. Io non c'ero, ma ci sono stato.Vedete voi se ci ho preso.

Perché festeggiare un anno entrante, come si era fatto, l'anno scorso, per quello uscente, nonostante la consapevolezza che il prossimo, anzi l'attuale, sarà foriero di ripetitività o di lutti, di stabilità o di disgregazione, probabilisticamente, in misura uguale? Questo capodanno ha avuto una tonalità pirotecnica quasi inesistente, le macchine erano rade, i locali semivuoti, perché gli avventori benestanti erano altrove. C'erano ancora, come negli anni passati, gli ubriachi, alcuni dei quali molto giovani, la carovana a piedi dei ragazzi senza l'automobile, tanti, quanti non si penserebbe, date le tre o quattro macchine per famiglia, a seconda del numero dei figli, quasi tutti con le bottiglie in mano, di birra o di spumante, quest'ultime brandite, per lo più, dalle ragazze. Non si direbbe, dicevo, perché, a parte la trasandatezza dei maschi, anch'essa modaiola, le ragazze povere sono fresche comunque di parrucchiere e vestono mimeticamente come tutte le altre. Esiste dunque una festa operaia informale e "pedibus calcantibus", con ragazzine al seguito di "boyfriends" sul modello europeo e anglo-americano: prima la bottiglia e poi le ragazze. E' stato il segreto del successo del "latin lover" di qualche decennio fa, che occupava l'interregno fra la prioritaria bevuta e l'interessamento per le femmine sbircianti, deluse e in attesa, ai tavolini o al bancone delle mescite nordiche. Adesso, i maschi e le femmine, pur accelerando, queste ultime, per portarsi nei pressi, incedono separati; prima che il gallo canti, si accoppieranno, fra i fumi stordenti dell'alcool, ma adesso sono assolutamente anaffettivi, soprattutto i maschi, distanti, separati, insofferenti della vicinanza. Certo, la festività a Cortina o in altra zone sciistiche, ha comunque connotati diversi, più borghesi, composti, anche se nelle case private la cocaina fa volare, maschera l'infelicità. Chi fa vacanze brevi, con le giunture dolenti per il troppo concentrato sciare, si prepara a soffrire anche domani, prima di ripartire; molte famiglie si sono separate e non solo dai figli più grandi, ma anche dagli adolescenti, se questi ultimi avevano un'occasione amicale di trascorrere qualche giorno di vacanza che i loro genitori non potevano più permettersi, mentre erano sati loro, non molto tempo fa, a condurli sulle piste, a pagare costose lezioni ai maestri locali, a dare l'illusione di un benessere, invece precario, che è stato, per il medio ceto, intaccato. Comunuque, a casa ci sono rimasti solo loro, ad allenarsi per quando la casa rumorosa e frenetica, si sarà improvvisamente e completamente svuotata, per loro che vi avevano dedicato un progetto: questo, comunque. In qualche casa privata, in attesa del carnevale, ci si è baciati sotto il vischio, si sono scambiati sorrisi alla dentiera, si è gigioneggiato di stati apparenti, unico scopo, insieme alle ipotesi commerciali su cui l'apparenza si fonda e unica condizione d'appartenenza. Le persone sole si sono ritirate come al solito, qualcuno si è suicidato: le cronache non ne parlano per non dar luogo a fenomeni emulativi, ma non ce n'è bisogno, gli atti di autolesionismo, anche mortali, in questi periodi conoscono un'impennata. Ai tempi miei, poco fa, in fondo, a mezzanotte si copulava con la proria ragazza, non lo si faceva solo in quell'occasione, ma la si "santificava", ogni snno, in tal guisa. Oggi, il cerimoniale è venuto meno: si tromba e si ritromba senza criterio, senza nessun aspetto cerimoniale e, quindi, a capodanno nessuno, se non per istinto sopraggiunto, si rifà al costume amoroso di cui ante. La droga circola ancora, sì perché ce ne era anche allora, ma ora quella si sniffa, si inietta, si fuma, ad ogni piè sospinto, fa parte dell'ordinarietà della giornata. Il sesso a pagamento è in ferie, ferie brevi, in attesa di riprendere il lavoro fra le quattro mura domestiche o di un bilocale di servizio. Ormai, per strada e con questo freddo ci sono solo le sfigate e le ultime arrivate. Non si vede perché si dabbano riaprire i casini, con denominazione diversa, dato che quasi tutte esercitano al coperto, se non per alimentare un altro business, in questo mondo senza attività imprenditoriale. Ci si va, con loro, durante il lavoro itinerante o che prevede spostamenti. I dipendenti ci vanno durante la pausa pranzo, se trovano accoglienza. Insomma, il mondo - quello piccolo, intorno a noi - cambia, dicono i superficiali o gli intervenuti, i fruitori dell'ultima "assurda", come le precedenti, generazione. Cambiano le scenografie, in taluni luoghi, come da noi, si importano senza purtroppo rendersene conto, il resto è birignao, abbattimento, euforia alcoolica, convivialità amichevole fra anime sole, al massimo divorziati risposati e rincorsa verso il centro, da lordare prima di abbandonarlo, per assistere in piedi ad un concerto, al rogo di un simulacro di cartapesta. Sulle piste, i maestri di sci scendono a valle, recando le fiaccole, fra gli "ohh" di chi domani le percorrerà; in lontananza si vedono le luci dei gatti delle nevi, che provvedono ad allestirle. I capanni, lungo i pendii, per il rifocillamento dei cervi e dei camosci, che d'inverno scendono fino a valle, vicino alle strade bitumate, stanotte non saranno praticati; sarà per gli animali delle rocce e delle foreste un capodanno dietetico. Il ristoro, per gli umani, non ci sarà neanche domani; quelli che non hanno festeggiato brevemente, saranno rivoltati, non avranno digerito, un lieve mal di testa accompagnerà la loro prima giornata dell'anno che è arrivato. Uguale agli altri.