domenica 29 gennaio 2017

Il niente da cui non lasciarsi coinvolgere.

Non so se è per l'impossibilità di agire che il sistema pubblico indulge alla calunnia; se è per il desiderio di sfuggire a nemici veri che i giudici si accaniscono, con burocratica consequenzialità su figure ormai innocue; se è per spirito di stentata sopravvivenza o per bulimico appetito, miraggio di lucro riemergente, che i luoghi della deputazione finanziaria sono percorsi da un nervosismo purtroppo contagioso: se, nei frequenti abbandoni coniugali giochino la ricerca di rinnovati stimoli - casomai nell'età in cui i coniugi diventerebbero solo dei buoni amici - o la rabbia frenetica di mantenere lo "status" precedente, senza farselo intaccare da redditi autonomi da lavoro: se nell'abdicazione a poteri esogeni giochi solo la vigliaccheria o la paura di confrontarsi con i propri errori; se la lite sostituisce l'analisi, se quest'ultima sarebbe pacificatrice; se le rinunce e le abdicazioni, intervenute quando la libertà di espandersi era contraddetta da un ambiente materialmente meschino e, indotti a spirito di soccorso immaginario, concordia e solidarietà, ci si è distratti da se stessi; non so se la stanchezza sia sintomo di resa. Mi chiedo a chi servano i mendicanti sparpagliati, come le pattuglie della polizia stradale, con diverse facoltà di molestia, anche visiva. Il work in pregress, inteso come una "garrota" che fa strabuzzare gli occhi ai galoppini con una carota nel culo, è sempre lo stesso, rimodulato attraverso un ricircolo degli incarichi: tutti facciano un passo avanti. Non si capisce se questa accozzaglia di borghesucci da lesina, goda della rappresentazione di se stessa, che le aziende le offrono o se una remunerazione maggiore, dopo decenni di resistenza, sia l'unica possibilità che la vita le consente. Quel che è certo è che costituiscono un gruppo indifferenziato, condotto al pascolo e ricondotto nei ranghi da stupidi cani, gratificati dal loro ruolo di guardiani. Neppure l'evidenza dell'eterogeneità dei ruoli, ricopribili anche dall'ultimo arrivato, in funzione vicaria e strumentale, ne smuove la dignità assente, venduta o narcotizzata. Si (ri)producono in malizie da dozzina, delle quali si compiacciono con sorrisetti all'etrusca o come di colui che ha fatto una scorreggia muta in ascensore. Si vive e ci si rappresenta con quel che si può. "Vil razza dannata". La neurofisiologia imitativa e competitiva ( nell'imitazione ) di questi comportamenti, è ragguagliabile nei grandi zoo, nei quali le gabbie sono molto grandi e in cui le scimmie di minor taglia si affastellano, si fanno i dispetti, si rubano le banane insieme ai ruoli, in uno squittio insopportabile, simile a un fischio o a un ultrasuono. Basta accorgersi che sono espedienti senza sostanza, per non farsene condizionare. Come accade in ogni beghineria, bisogna però starne fuori, altrimenti anche la più insulsa delle trappole organizzative è in grado di assorbire. Donald Trump, il presidente autoelettosi, si comporta come un uomo d'affari, una caratteristica che non prevede alcuna sofisticatezza, ma solo ottuse decisioni prive di responsabilità. Si sta comportando, come il suo omologo ungherese Horban. Le persone giunte con un visto valido sul suolo statunitense sono state arrestate senza che fossero gravate da nessun capo d'imputazione. Un ripiegamento ignorante di una nazione in rapido declino. Con la Clinton o altri esponenti tradizionali ma non reazionari, sarebbe stato solo più lento. Gli inglesi, ma non la May, lo definiscono "un contenitore di aria calda". Sono comunque questi i protagonisti di una recita senza trama, di un "carpe diem" di menomati psichici e di tronfi incompetenti. Per cui, i "non so" non hanno senso e non vale la pena di proporsene la soluzione. Si diceva degli ovini "protetti" per la tosatura, mungitura e macellazione finale. Ebbene, fatta salva una ridotta schiera di professionisti ereditari, gli altri, quelli non "salvaguardati" fin che serve, per trarne frutti, vagano in un ambiente vuoto, sono i nomadi, gli scarti, gli esclusi, la cui alternativa sarebbe stata una vita mediocre, che almeno sanno di non poter rimpiangere, senza averla mai conosciuta, perché è evanescente, come un Eden mistificatorio. Matteo Renzie, attualmente disoccupato, riparte dal Partito nel quale è stato eletto dall'eterogeneo mondo dei passanti alle primarie: vuole arrivare al 40% ( nelle fanfaronesche dichiarazioni )per non ripiegare su coalizioni spartitorie, dimenticando che i valori o i contenuti da (con)dividere non sono soltanto monetari, in democrazia. Questo fetentucolo usurpa il titolo di "democratico" alla guida di un degenerato movimento a forte impronta democristiana e, proprio perché populista, fortemente di destra dissimulata, creato da Romano Prodi, autore anche di questa fallimentare impresa, arte nella quale si era cimentato sia come pubblico imprenditore ( I.R.I. ), sia come privato ideatore di creazioni incongruenti, tutte all'insegna delle clientele carrieristiche di gente altrimenti impresentabile, che gli ha rivelato la sua congiura - anche questa tanto democristiana - quando lo ha impallinato nella corsa alla Presidenza della Repubblica. Segue.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti