sabato 7 gennaio 2017

Similitudini.

Dunque, anche in Florida un giovane soldato - non giovanissimo, alla sua età, ventisei anni, non si è un veterano, ma neanche un "pischello", in un esercito nel quale la prima linea sacrificabile è composta da disoccupati - ha sparato improvvisamente sulla folla, in un aeroporto, ne ha uccisi cinque e ne ha feriti gravemente altri otto. Una volta tanto è stato arrestato e non abbattuto, anche perché si vuole investigare sulle "motivazioni", nel timore di un insediamento del terrorismo in un paese che, prima di Bin Laden e della Sharia islamica, ne era sempre stato indenne, praticamente da solo. Speriamo che non si costruisca una verità prefabbricata, ma va notato che in america del nord, la violenza "terroristica, si è aggiunta a quella endemica, da armamento privato costituzionale. La violenza intrinseca a una nazione imperialista, ma libera, si va ad affiancare a quella paramilitare dell'Islam, prima coinvolto, ma non sconvolto dagli influssi della modernità finanziaria, mentre, per l'innanzi, anche se era al centro delle trame energetiche delle potenze, non ne risultava insidiata la sua identità storica e di costume, perché i casi e le modalità sono tali e quali e, in questo contesto "liquido", d'impazzimento globale, la violenza è identica - al di là delle attribuzioni - latente, improvvisa. Non si può giustificare, pur in presenza di sanzioni individuali, lo spirito di annientamento che alligna in ogni società, in primis nel mondo dell'occidente preminente, ma privo di contenuti morali. Chi ha detto che lo si giustifica? Nei fatti, avviene, perché si dà per "acquisito" che si tratti di atti da insania mentale, mentre agli analoghi gesti dei "martiri", mandati, ma anche venduti, per l'autosacrificio, in un'età nella quale bisognerebbe essere pieni di speranze, l'analisi sociologica serve a sancire e circoscrivere la natura di un atto che non è da tempo tipico di una società, ma una spirale globale e vorticosa. A livello mentale, probabilmente la spinta "psichiatrica", è sempre stata la stessa, diversi i simboli invocati pubblicamente o individualmente e ha trovato le proprie motivazioni, ignote a ciscun isolato protagonista, in un poliedro neurofisiologico uguale o molto simile. Si tenta di ripetere quel copione, a tormentone e si riuscirà a farlo (ri)passare nelle menti distratte, anche se la mondializzazione della violenza endogena è sotto gli occhi di tutti. Ma, al mondo diffuso dei superficiali, si affianca quello, in espansione, di coloro che mettono in atto il rianimato istinto omicida, mentre, come insegna tutta l'esperienza storica, Governi o altre organizzazioni esercitanti il potere, attentatori interni, mafie e interessi forti sulla soglia del pericolo, hanno dimostrato di saper sfruttare a tempo e luogo, lo spirito di rivalsa, l'unico, degli esecutori. La violenza individualistica ne è un'imitazione disperata.

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