martedì 7 febbraio 2017

Chi si dovrebbe rieducare, i devianti ufficiali o i loro "precettori".?

Il ragazzo arrestato oggi in una delle tante banlieu di Parigi, in questo senso, una Rio europea, è ora ricoverato in ospedale, da dove non ha lanciato proclami guerrieri, ma ha rivolto ai manifestanti dei quartieri marginali, scesi per le strade come i neri nel sud degli Stati Uniti, il suo desiderio di rivedere Parigi, nella sua veste pomposa ma anche nei quartieri simili a quello nel quale abita, non devastata ma come l'ha temporaneamente lasciata. Li ha invitati solo a pregare per lui. Il giovane è stato arrestato da tre poliziotti che lo hanno menomato con manganellate, calci e pugni e poi l'hanno sodomizzato con i medesimi manganelli. Non è la prima volta che speculari comportamenti della polizia sono denunciati - nell'1% dei casi - a diverse latitudini, ma anche e soprattutto, a livello di pubblicità, nei cosidetti paesi evoluti, nei quali si aggirano ancora bruti, travisati con la calzamaglia o attraverso una divisa. Temo che questi episodi siano quotidiani e denunciano che alla violenza dei rifiuti materiali e morali della società, ne corrisponde un'altra ugualmente delinquenziale, attraverso la quale anche i poliziotti sfogano la loro frustrazione e i loro problemi personali, applicandovi e mettendo in luce le perversità che si nascondono dietro i pretesti, le apparenze e le pretese morali. Oltreutto, questi bruti sono stati messi "sotto inchiesta", sembra che non se ne possa fare a meno o, piuttosto, che viga all'interno dei corpi tutoriali, una solidarietà omertosa e mafiosa, che incoraggia l'anarchia del potere materiale, per così dire territoriale: proprio come quello esercitato dalla mafia. Il caso Cucchi è recente, ma quarant'anni fa Franca Rame fu violentata da personaggi mai scoperti, ma che si ritiene mandati e coperti dalla caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano. Attraverso un'appropriazione e una violenza sessuale si voleva punire e intimidire, possibilemnte annichilire, una voce ribelle, non conformista in un dei cronici momenti critici italiani. Franca rame portò la violenza subita sul palcoscenico. Una dottoressa mi diceva che, quando frequentava i corsi di Agraria, aveva dovuto assistere a qualche macellazione e che i bovari prima e i macellai dopo, terrorizzavano per senso di "superiorità" gli animali e, prima di una uccisione lenta e dolorosa, li ferivano e li azzoppavano per puro spirito di rivalsa per la loro vita di merda. La polizia, le forze dell'ordine, gli sbirri, si accaniscono soprattutto verso le persone inermi: le altre le temono, le evitano o ci si alleano, come fa anche qualche magistrato, finalmente perseguito. Penso che, anche in questa casistica giochi un 1%. Mi sono stancato di moraleggiare su questi indegni ( per la propaganda moralsitica )quanto endogeni contegni, o meglio, degni della maggior parte delle persone che, casomai per vigliaccheria, approvano e fanno il tifo per il sangue "risarcitorio" della loro sfiga, a cui altri, al riparo di un travisamento da carnevale, danno sfogo e rappresentano l'odio verso chi si è malamente, ingiustamente, irrazionalmente, ingenuamente rivoltato, mentre loro si sono rifugiati dietro il paravento del "contrasto", delle abitazioni in uso foresteria e negli approvigionamenti alimentari della fureria. Le maschere devono essere temute, proprio perché amate e ricercate: sono sempre servite per rendere irriconoscibili i più oscuri e putridi sentimenti interiori, a cui si è fatto talvolta assumere il sembiante della raffinatezza e della ricercatezza. Si sa che poliziotti e carabinieri impongono un pedaggio sessuale alle prostitute che esercitano per strada ed in casa, ovviamente non in tutti i casi e che, se denunciati, da donne che se ne valgono per le loro beghe e che si fanno informatrici sul campo per loro, vengono solo trasferiti dove ancora non li conoscono. Stessa prassi, "mutatis mutandis" applicata ai preti pedofili. Perché dunque meravigliarsi: i peggiori sadismi, mischiati fra di noi e che si sfogano solo su chi è fuori o è posto fuori dal recinto e che godono dell'approvazione implicita dei ben pensanti, sia di quelli privilegiati, sia di quelli pavidi, invidiosi e di "sostegno" della piccola borghesia, che da sempre assicura la tenuta di ogni sistema o regime di diseguaglianza, economica e civile. Il nerbo della nazione, come si diceva degli "agricolae" nell'antica Roma. In ogni società, questi "mediocri mezzani" rappresentano la frustrazione repressa di cui non sanno investirsi e che non vogliono indirizzare, alla stessa stregua dei "delinquenti che perseguono". Questo vale per ogni sovrastrutturale istituzione umana, così come sovrastruttuale e mistificatoria, scontata e traditrice è la loro morale. E così, credo che sarà.

sabato 4 febbraio 2017

Il disagio delle apparenze, per le investiture.

Ormai anche la Raggi è al capolinea. Non si richiama ai suoi caratteri istituzionali, ma alla benevolenza di Beppe Grillo. Roma, comunque, non fa testo; è un coacervo di mestieri, professioni e carriere burocratiche, alle quali hanno dato colpevole copertura anche persone di valore, provenienti da fuori. Sì, perché altrimenti la fame e la malizia, che si spaccia per astuzia, abilità manovriera, rende impossibile una corretta amministrazione e gestione delle cose e il costume berghese capitolino ne è intriso. La parvenza di intangibilità dei grillini si scontra subito con i privati costumi, che, per definizione, non sono appannaggio pubblico e politico; lo diventano quando si intersecano con la veste ricoperta e la rendono subordinata, misconosciuta. I grillini non vogliono lasciare Roma, per cui non la scaricano come Pizzarotti a Parma, ma anche se venissaro riconfermati, in men che non si dica, si ritroverebbero coinvolti in situazioni analoghe. Marino docet. La ridicola pretesa di apparire agli occhi dei supporters, normalmente sfigati e quindi costretti ad essere meno, molto meno disonesti di chi eleggono, viene contraddetta dal desiderio, realizzato in potenza, di vivere e godere e stigmatizzato da vecchi censori riciclati, vessilliferi dell'invidia sociale che sposta su di loro le sue preferenze. E' un meccanismo sostitutivo e identificativo della propria frustrazione, che assume un carattere retorico e identitario. Per questo, chi ha preso il timone, si affretta a fare man bassa di quel che può, in una versione minore di sesso, potere, capacità d'influenza e di decisione e, se possibile, di arricchimento; ma i tempi della lotta fra bande si sono fatti troppo corti, in base al principio negativo per cui se non posso io, faccio almeno in modo che non ci riesca neanche tu. Comunque, favori ( richiesti ), clientelismo, relazioni di qualsiasi genere fra "colleghi", la fanno da protagonisti e non solo a Roma, senza curarsi, con superficialità, delle apparenze che, essendo ipocrite, sono strettamente attigue e funzionali, per le ragioni elettorali "di riconoscimento di cui sopra, alla politica. Che poi tutto questo e, se sarà "necessario", molto altro ancora, in un polpettone di vero-falso, sia stato anche originato dal contrasto, mai praticato finora, agli interessi speculativi dominanti, è certo, ma certe leggerezze, soggettivamente ritenute minori e personali, si pagano plebeisticamente in piazza: anche Berlusconi, eletto e rieletto a furor di popolo, è stato abbattuto per i suoi piaceri privati, ai quali non voleva, per un impegno strumentale, casomai autocelebrativo e noioso, rinunciare.

martedì 31 gennaio 2017

Per parlar chiaro bisogna non dipendere dall'apparato.

Su Donald Trump mi sono già espresso in termini generali. Non tutto quello che dice, però, già esposto agli attacchi concentrici degli apparati internazionali formatisi dopo la fine effetiva della Seconda guerra mondiale ( riunificazione tedesca ) è sbagliato, è solo libero dai vincoli politici di tutti i prodotti della "politique politicienne", non cerca cioè alleanze di potere sulla base dell'esistente, ma, non necessitando della politica per il pane e soprattutto il companatico quotidiano, vede e denuncia le cose senza remore, ben consapevole di avere già contro una congerie di organizzazioni sovranazionali e reagisce. Il tentativo in atto di delegittimarlo come se fosse un malato di mente o un povero scemo - è solo un extraterrestre nell'ambiente dei senza mestiere della politica - è scoperto e fin troppo frettoloso, mal congegnato. Oggi ha detto che l'euro non è altro che il marco camuffato ( ovvietà rimossa da chi ci ha venduti al neo impero guglielmino ), atrvaerso il quale la Germania sfrutta e soggioga gli altri Paesi dell'Unione europea, tranne un paio di piccoli alleati di prossimità. In molte sue affermazioni, Donald Trump parlerà il linguaggio del buon senso, non necessariamente quello della gente, ma traducibile in buon senso comune e politico, quello con cui ha vinto legittimamente le elezioni negli Stati Uniti. Farà molte cose che non condividerò, che non saranno condivise, ma questo è tanto ovvio quanto salutare. Il Canada non ha fatto in tempo ad offrirsi di ospitare i profughi, comodi e aviotrasporttai, incarcerati dagli Stati Uniti, che un campione dei suoi cittadini lo ha smentito, dando luogo alla reazione al terrorismo islamico, contro l'insediamento su di un suolo nel quale si vorrebbero applicare i principi dell'illuminismo e delle società inclusive, nei confronti di gente identitariamente avvinta a concezioni prerazionali. Era già successo in Israele, dove allo stillicidio di attentati palestinesi, alcuni coloni hanno reagito attraverso stragi in Moschea, prima che lo Stato sionista relegasse gli arabi elettori di Hamas nella striscia di Gaza. Trump si pone nei confronti della migrazione incontrollata come un argine, ma salvaguarda il principale Paese terrorista, l'Arabia Saudita, perché petrolifero e, quindi, alleato, nonostante finanzi il terrorismo, come le moschee, in tutto il mondo infedele, mentre vieta l'impianto di religioni esogene sulla sua sabbia. Lo scontro di (in)civiltà è sceso sul terreno del ristabilimento dei confini: economia autoctona e rifiuto della diaspora, indipendentemente da chi l'ha provocata. E' tempo di ripensamento e di ritorno al sicuro, concreto mondo della produzione di beni materiali, protetta dalle istituzioni. Di Trump non si può dire che non confermi quanto ha promesso in campagna elettorale, anche se i criteri di scelta dei reprobi sembrano rispondere a criteri di abiura solo di parte dei competitori islamici. Non fecero niente di diverso i presidenti durante la guerra fredda e quelli che regolarono i conti con i dittatori strateghi in vigenza del bipolarismo, salvo regolare i conti con loro a contrapposizioni momentaneamente dissolte, con i risultati sotto gli occhi di tutti. Donald trump è pronto a stabilire rapporti paritari con la Russia: vedremo se preluderà alla ricreazione di aree di influenza. Finalmente nel P.D. si farà. forse, chiarezza. Se si andrà alle elezioni, senza dibattito interno e senza un Congresso che elegga il segretario, il rottamato D'Alema provocherà una scissione e rottamerà Renzie che non potrà mai ( non ci sarebbe riuscito lo stesso, non ci riuscì De Gasperi, figurarsi lui )neppure a sfiorare quel 40% che gli assicurerebbe la maggioranza assoluta. Per questa via si tornerà sul serio al proporzionale, unica possibilità per le fazioni d'italia, rispettabili finché non degenerano nella corruzione, come periodicamente accade, fin dall'antichità, anche nelle migliori democrazie. P.S. Non c'entra niente il comunismo, che è morto, anche se suscettibile di resurrezione popolar-palingenetica, fra duecento anni, stante l'invariabilità dei rapporti fra le classi, anzi, nel Partito comunista non vigevano le scissioni, semmai le espulsioni. Le scissioni erano una specialità dei socialisti ed ora dell'ibrido, maliziosamente e velleitariamente incompatibile, ultimo fallimentare ed utopico progetto prodiano, incline a sfaldarsi proprio attraverso la corruzione monetaria e carrieristica.

lunedì 30 gennaio 2017

L'ignoranza al potere.

Gli ignoranti non devono mai essere messi in condizione di comandare: o lo fanno vicariamente rispetto a ideologie ed a pretesti, al servizio di "valori" sedimentati in mondi sommersi o riemrsi, di lobby religiose spossessate del potere politico diretto, oppure danno luogo a gesti insensati e semplificatori, in spregio ad ogni non conosciuta regola di diritto. Donald Trump si stacomportando verso i profughi legali - infatti viaggiano in aereo - come un dittatore africano o mediorientale: "legifera", dispone, rimesta un minestrone di luoghi comuni, emulsiona in un modello concentrico imprenditori spiazzati dalle nuove forme di concorrenza, dalle quali speravano di ottenere maggiori profitti e che invece li hanno messi ai margini, inducendoli a decentrare, consentendogli di annullare molti decenni di faticose conquiste sociali, speranzosi ( ma forse è soltanto una mascherata, una piaggeria a cui non dare seguito ) in un capovolgimento restauratore di riti economici ormai museali e che forse non li attraggono neppure più. Si tratta invece, pur nella confusa e frettolosa strategia del costruttore edile autoelettosi alla presidenza degli Stati Uniti, di un tentativo provinciale e chiuso di trar profitto dalla situazione per ristabilire la primazia di un ristretto coacervo sociale, del quale i protagonisti appaiono in gran parte invecchiati ed ingessati. Si tratta, senza che se ne renda conto, dell'assorbimento tradizionalistico del modello giapponese, da decenni stagnante, ma rigidamente autoctono. C'è una forte carica di presunzione in tutto questo, quasi che la ex prima potenza economica ed ancora militare, possa far "razza per conto suo" senza incorrere nel pericolo di uscire dalla spietata e pur necessaria dialettica dei rapporti di forza. Se poi si illude di potersi imporre sulla base di una supremazia conquistata solo alla fine della seconda guerra mondiale, al termine della quale Gli Stati uniti imposero alla parte occidentale del mondo, in alleanza con tutte le organizzazioni più conservatrici dei singoli Paesi - in Italia, la Chiesa cattolica e, in parte, la mafia, fa un mortale errore di valutazione: gli Stati Uniti non sono più , nel vasto mondo deregolamentato e privato dell'equilibrio bipolare costituito dal comunismo al potere, una potenza universalmente egemone. Non lo erano neanche prima, ma potevano camuffarsi nell'elastico condizionante del rapporto competitivo con l'Unione sovietica. Spera e si propone di dialogare - si fa per dire - come fa il ricco con il povero, il padrone con i suoi domestici, rassicurato da una presunzione "culturale" che solo un ignorante può coltivare; la leadership americana può essere ignorata dalla Cina, dalla Russia e anche l'europa centro-meridionale potrebbe affrancarsene, se non fosse così pavida e rinunciatariamente opportunista. Di questo passo - di carica - Trump e i suoi sodali. con le loro ultime ladies di rappresentanza, forse riusciranno, in fretta e in furia, a puntellare un sistema economico del tutto autoreferenziale ed avulso dalla complessità di una estesa federazione di Stati, indifferenti al fatto atteso di essere poi soppiantati da un'altra amministrazione di segno formalmente opposto, in un'altalena garante di un equilibrio cangiante d'interessiin maschera.

domenica 29 gennaio 2017

Il niente da cui non lasciarsi coinvolgere.

Non so se è per l'impossibilità di agire che il sistema pubblico indulge alla calunnia; se è per il desiderio di sfuggire a nemici veri che i giudici si accaniscono, con burocratica consequenzialità su figure ormai innocue; se è per spirito di stentata sopravvivenza o per bulimico appetito, miraggio di lucro riemergente, che i luoghi della deputazione finanziaria sono percorsi da un nervosismo purtroppo contagioso: se, nei frequenti abbandoni coniugali giochino la ricerca di rinnovati stimoli - casomai nell'età in cui i coniugi diventerebbero solo dei buoni amici - o la rabbia frenetica di mantenere lo "status" precedente, senza farselo intaccare da redditi autonomi da lavoro: se nell'abdicazione a poteri esogeni giochi solo la vigliaccheria o la paura di confrontarsi con i propri errori; se la lite sostituisce l'analisi, se quest'ultima sarebbe pacificatrice; se le rinunce e le abdicazioni, intervenute quando la libertà di espandersi era contraddetta da un ambiente materialmente meschino e, indotti a spirito di soccorso immaginario, concordia e solidarietà, ci si è distratti da se stessi; non so se la stanchezza sia sintomo di resa. Mi chiedo a chi servano i mendicanti sparpagliati, come le pattuglie della polizia stradale, con diverse facoltà di molestia, anche visiva. Il work in pregress, inteso come una "garrota" che fa strabuzzare gli occhi ai galoppini con una carota nel culo, è sempre lo stesso, rimodulato attraverso un ricircolo degli incarichi: tutti facciano un passo avanti. Non si capisce se questa accozzaglia di borghesucci da lesina, goda della rappresentazione di se stessa, che le aziende le offrono o se una remunerazione maggiore, dopo decenni di resistenza, sia l'unica possibilità che la vita le consente. Quel che è certo è che costituiscono un gruppo indifferenziato, condotto al pascolo e ricondotto nei ranghi da stupidi cani, gratificati dal loro ruolo di guardiani. Neppure l'evidenza dell'eterogeneità dei ruoli, ricopribili anche dall'ultimo arrivato, in funzione vicaria e strumentale, ne smuove la dignità assente, venduta o narcotizzata. Si (ri)producono in malizie da dozzina, delle quali si compiacciono con sorrisetti all'etrusca o come di colui che ha fatto una scorreggia muta in ascensore. Si vive e ci si rappresenta con quel che si può. "Vil razza dannata". La neurofisiologia imitativa e competitiva ( nell'imitazione ) di questi comportamenti, è ragguagliabile nei grandi zoo, nei quali le gabbie sono molto grandi e in cui le scimmie di minor taglia si affastellano, si fanno i dispetti, si rubano le banane insieme ai ruoli, in uno squittio insopportabile, simile a un fischio o a un ultrasuono. Basta accorgersi che sono espedienti senza sostanza, per non farsene condizionare. Come accade in ogni beghineria, bisogna però starne fuori, altrimenti anche la più insulsa delle trappole organizzative è in grado di assorbire. Donald Trump, il presidente autoelettosi, si comporta come un uomo d'affari, una caratteristica che non prevede alcuna sofisticatezza, ma solo ottuse decisioni prive di responsabilità. Si sta comportando, come il suo omologo ungherese Horban. Le persone giunte con un visto valido sul suolo statunitense sono state arrestate senza che fossero gravate da nessun capo d'imputazione. Un ripiegamento ignorante di una nazione in rapido declino. Con la Clinton o altri esponenti tradizionali ma non reazionari, sarebbe stato solo più lento. Gli inglesi, ma non la May, lo definiscono "un contenitore di aria calda". Sono comunque questi i protagonisti di una recita senza trama, di un "carpe diem" di menomati psichici e di tronfi incompetenti. Per cui, i "non so" non hanno senso e non vale la pena di proporsene la soluzione. Si diceva degli ovini "protetti" per la tosatura, mungitura e macellazione finale. Ebbene, fatta salva una ridotta schiera di professionisti ereditari, gli altri, quelli non "salvaguardati" fin che serve, per trarne frutti, vagano in un ambiente vuoto, sono i nomadi, gli scarti, gli esclusi, la cui alternativa sarebbe stata una vita mediocre, che almeno sanno di non poter rimpiangere, senza averla mai conosciuta, perché è evanescente, come un Eden mistificatorio. Matteo Renzie, attualmente disoccupato, riparte dal Partito nel quale è stato eletto dall'eterogeneo mondo dei passanti alle primarie: vuole arrivare al 40% ( nelle fanfaronesche dichiarazioni )per non ripiegare su coalizioni spartitorie, dimenticando che i valori o i contenuti da (con)dividere non sono soltanto monetari, in democrazia. Questo fetentucolo usurpa il titolo di "democratico" alla guida di un degenerato movimento a forte impronta democristiana e, proprio perché populista, fortemente di destra dissimulata, creato da Romano Prodi, autore anche di questa fallimentare impresa, arte nella quale si era cimentato sia come pubblico imprenditore ( I.R.I. ), sia come privato ideatore di creazioni incongruenti, tutte all'insegna delle clientele carrieristiche di gente altrimenti impresentabile, che gli ha rivelato la sua congiura - anche questa tanto democristiana - quando lo ha impallinato nella corsa alla Presidenza della Repubblica. Segue.

venerdì 27 gennaio 2017

Un mondo muto.

Un mondo muto, di eventi, di manifestazioni, di passioni, di prese di posizione, fatto di accomodamenti e illusorie speranze. Come quelle della generazione precedente, la mia: certamente, ma molto più vivace. in fondo, chi di noi viveva una condizione borghese, nelle messianiche facoltà della contestazione non ha mai creduto, ma se ne investiva perché segnavano un ribaltamento dei criteri morali, ancora oppressivi, oscurantisti e basati sull'ignoranza, politicamente precipitati del fascismo, dissoltosi solo sul piano istituzionale. Più che del fascismo medesimo, delle classi che si era ridotto a rappresentare, promuovendo, per converso, una forte iniziativa economica pubblica, che, sia pur con la mordacchia autoritaria, modernizzò l'Italia. Il suo difetto irrecuperabile era la mancanza di libertà, che ora, sulle ali del privatismo speculativo, è già modificata patologicamente e inclina al suo superamento di fatto, in un tripudio di lustrini pubblicitari. Per ora, l'elettorato ha tenuto, o meglio, ha risposto a tutte le avventurose e fantasione iniziative cortigiane e ripristinato i cardini di una democrazia monca e da molti osteggiata, sulla base della carta costituzionale. Dopo l'inizio della lunga marcia della restaurazione, attraverso le ripetute iniziative referendarie di Mario Segni e dopo trent'anni di ininterrotto avvicinamento ad un esito volgarmente carpito, ma infine sconfessato dai cittadini, c'erano state molte illusioni: la cifra evidente della politica era sotto lo zero, il clientelismo e la corruzione, il familismo e l'arbitrio ambientale, a tutela di mediocri interessi privati e pubblici, ammortizzati con pensioni di invalidità, sussidi da miseria e occupazioni inventate, l'avevano fatta da padroni. Anch'io condividevo l'esigenza di "cambiare", pur con numerosi dubbi sul superamento della rappresentanza proporzionale che esprimeva la complessità della nostra nazione, sotto le apparenze di principio, politiche e religiose. Non c'era un rapporto di causa ed effetto nella spartizione delle tangenti da parte delle fazioni e delle coalizioni; era solo una degenerazione della democrazia, una mediocrità antropologica, che nessuna riforma potrà superare, piuttosto la nasconderà. I trent'anni successivi hanno mutato le modalità la rappresentazione di un copione che, nella sostanza. è rimasto identico, sostituendo le coalizioni ladre, con i continui cambi di casacca e l'adeguamento acritico prima, impotente poi, ad ogni esogena influenza. Ancor oggi stiamo sotto capella opportunisticamente, di un'europa eurocentrica, della quale la parte settentrionale e,in buona parte, centrale del paese, potrebbe fare a meno, ma alla quale è parassitariamente legata la società borbonica di vertice del sud e, a cascata, la sua fedela plebe, che mangia gli avanzi in cucina e ringrazia, impigrita dall'assenza di qualsiasi modello acquisibile e spendibile. Molti giovani continuano a spostarsi al nord, ad emigrare, in assenza di un'economia moderna autoctona. La stasi attuale è foriera di regresso, l'assenza di vitalità e la subordinazione a interessi di nicchia reddituaria, impoveriscono la suggestionata classe delle mezze maniche. La politica ha rimodellato la retorica, il tribunato della plebe arranca sorridendo all'incontrario, come i gamberi. I palliativi sono scarsi: la crisi taglia le risorse e solo le classi assenti, di fatto non visibili, accentuano fino allo sfinimento i piaceri privati e la spesa di rappresentanza. Purtroppo non è stata la crisi economica speculativa ad innescare una reazione: il popolo è bove in assenza di fideistici riferimenti e, in questo senso, la fine del comunismo ha lasciato le classi subordinate dell'occidente europeo, in mano ad avidi speculatori allogeni, che insieme al loro ulteriore impoverimento hanno ricercato e ricercheranno la cassazione delle residue libertà, per sterilizzare qualsiasi possibilità endogena di ribellione. "Ci vorrebbe una guerra" e non è detto che non ci si sia incamminati in quella direzione - in che forma e con quale coinvolgimento, si vedrà eventualmente in futuro - dalla quale scaturisca una modifica sostanziale degli attuali assetti di potere e delle conseguenti politiche economiche. A beneficiarne, però, sarebbero sempre i soliti o molti fra di loro e il possibile rilancio "dell'assalto al cielo" avrebbe solo un effetto placebo, ma almeno il dibattito culturale si riaprirebbe e la società sarebbe meno arida, ripiegata e noiosa. La ruota gira lentamente e silenziosamente, ma incessantemente, le ombre proiettate dalle scansioni di luce e movimento affascinano, ma sono sempre le stesse.

giovedì 26 gennaio 2017

L'asse minore.

Theresa May, già filoeropea ed ora paladina-premier della Brexit, ha proposto a Donald Trump la costituzione di un asse transatlantico, per tornare a "dominare" il mondo, nel segno dell'isolazionismo. La May era filo-unionista, con una congerie di distinzioni e sottodistinzioni, perché sentiva labile e decadente il ruolo britannico e incerto il suo futuro economico. Ci stava per convenienza, allo scopo di farsi i fatti suoi. Precipitata all'esterno e nominata - sembrerebbe all'italiana - al posto dell'intalcato ma corretto Cameroon, che sconfitto, si era dimesso, eccola inaugurare una partnership nella quale a gudagnarci qualcosa e solo in termini vicari, sarebbe la ex grande potenza coloniale, sfruttatrice delle nazioni assoggettate e della sua miserabile - ieri come oggi - classe operaia, contro la quale conduce periodicamente una lotta di classe all'incontrario. Intravede nell'isolazionismo di Trump una potenziale debolezza, un ritorno al provincialismo e all'egoismo minuto e, da rappresentante pro tempore di quanto sopra, si propone come partner di un'anglofonia minore, ridimensionata. Io credo che Trump voglia solo rilanciare e rinforzare l'establishement industriale di cui fa parte, facendolo partecipe del governo e che l'attenzione per i lavoratori disoccupati sia solo funzionale a servirsene di nuovo per la produzione autoctona. La classe lavoratrice americana dovrebbe ricominciare da zero e sarebbe certamente pagata meno di prima che perdesse il lavoro per la concorrenza a basso prezzo delle imprese straniere, per gli americani soprattutto asiatiche. La nuova alleanza sarebbe solo fra ricchi e privilegiati e, se troverebbe certamente nella sua fase di lancio, adepti e supporters, col tempo innescherebbe le tradizionali contese appropriatrici in un ambiente che fa della solidarietà solo un momento opportunistico. Dubito che un primo ministro maschio avrebbe escogitato un'ipotesi tanto "sentimentale" quanto balzana e non credo che Trump vi acconsentirà: non pratica i rapporti paritari né con gli uomini, né con le donne, avendo la possibilità di accaparrarsene, ad escludendum, i favori. Più che una cavata di genio, sembra una riedizione molto minore dell'offerta "politica" che Cleopatra, l'ultima regina d'Egitto rivolse al giovane Antonio conquistatore, che, constatato l'avariato stato di conservazione della merce di scambio, non se ne diede per inteso. Cleopatra si uccise per non essere tradotta schiava a Roma; la May, le cui "attrattive", per di più per un uomo anziano, sono stantie, tornerà semplicemente a Londra.