venerdì 27 gennaio 2012

Milone

E' la prima volta, caro Milone, che onoriamo il giorno della Memoria, con un documento aziendale: la "varie" RDO.
Altro che varie, sembra l'ordine di servizio di un qualsiasi universo concentrazionario, all'interno del quale tutto deve svolgersi ed esaurirsi, per poi ripetersi.
Un ingranaggio.
"Controlla - soprattutto - registra, annota, provvedi alla manutenzione a data fissa - a prescindere - verifica, compila le schede per ogni previsione, gestisci l'emergenza, applica i piani, vuota almeno una volta al mese".
Diciamo che adesso si dice RDO.
Costei, premette di intervenire a rinnovare lo spirito di osservanza, dietro sollecitazione di alcuni.
Chi?
"L'onoranza" si conclude con l'alveare delle sostituzioni per la settimana entrante, spazio temporale massimo di utilizzo e previsione della corvée per la redditività aziendale della quale, i suoi artefici, non percepiranno un ghello.
Una volta si portavano i migliori prodotti della terra ai padroni e si tenevano gli avanzi per se e per la propria famiglia.
Mai coincidenza temporale fu più appropriata.

giovedì 26 gennaio 2012

Milone

Domani è il giorno della memoria.
Contabilizza immediatamente i trasferimenti di contante,
ricordati che il bancomat è sotto scorta,
domani recati a Castelnuovo di Sotto, dopodomani a Castelnuovo di Sopra,
non ti mettere le dita nel naso allo sportello,
litiga sottovoce,
ritieniti fortunato,
sii grato a chi ti dà da mangiare.

Milone

E' stato dato alle stampe - formato brogliaccio - il primo contratto di lavoro autosostenuto. Frutto di una lunga marcia di avvicinamento all'invarianza dei costi in rapporto alla diffusione dei servizi - modello negozio - e alla omogeneizzazione degli standard di settore, onde consentire una più facile osmosi ( fusione )fra aziende, almeno a parità di target. Attualmente, il punto di fusione non è raggiungibile per evidenti motivi congiunturali.
Il sindacato ha partecipato all'elaborazione della ricetta, cercando e ottenendo di essere la gelatina dell'impasto: insapore e inodore, ma onnipresente.
Nel contesto, il Credem'a me fa eccezione, eccede ed eccelle perché sinergizza solo con l'attività "privata". E', per così dire, decontestualizzato.
Finché, chiudendosi a riccio, impresa ed utenza si sosterranno a vicenda, potrà continuare a rimirare, dalla sua "turris aeburnea", l'agitazione circostante, shakerando solo il suo personale.

martedì 24 gennaio 2012

Milone

Oggi, fra riunioni di comparto e aggiustamenti tecnici, come faremo alle venti p.m. a telefonargli?
Per noi, anime della notte, gli accessi impediti sono come il telefono amico.
Non avvisateci.
Lasciateci nell'illusione.

Milone

Siamo riluttanti nel chiudere i conti.
E' una lamentela costante che si ripete ad ogni addebito di oneri di "tenuta".
Quando ci risolviamo, non manchiamo mai di punire gli infedeli, a noi non affiliati, evidentemente, con balzelli fra i quaranta e i settantacinque euro ( tre giorni di sospensione per i dipendenti )fantasiosamente giustificati.
La gratuità della chiusura o del trasloco, di bersaniana memoria, non ha scalfito la nostra sicumera: NO PASARAN!
L'apertura del rapporto è un po', per noi, come la giovinezza, una sorta di eiaculatio precox, quasi a precedere il congiungimento degli intenti.
La chiusura è come la vecchaiia. Soffre un po' di prostatite, che ci fa sentire qualche volta dei supermen - ce ne vantiamo peridicamente sul portale -perché ritarda a lungo l'esito.
Anzi, con frequenza, sembra non esserci proprio.

Milone

Ebbra di passione e di responsabilità, una intera divisione del Credem'a me si è portata nel vicentino, ex sacrestia d'Italia, produttrice del buon vino dell(e)a Mess(i)a.
Maramotti e Zonin uniti nell'impresa.
Ambrosia degli dei, pastorizzata e resa uniforme nel gusto, fermentata in due giorni anziché nel corso di mesi, priva di depositi che ne attestino la genuinità, ma scomoda alla mescita, soprattutto nei ristoranti e negli alberghi ai quali è quasi esclusivamente destinata, viene oggi esportata in tutto il mondo ricco, casomai in scatolette di cartone o in lattine, come il lambrusco, per concorrere con Coca o Pepsi Cola.
Diabete e obesità autoctone, da esportazione.
Come esserne estranei, operando in zone di produzione e non cercare di creare efficaci partnership con l'alcolemico nord-est?
Mi sarei aspettato, però, caro Milone, rappresentazioni meno bancarie del convivio fondativo, meno acronimi e più rubizze espressioni, calici alzati ed alticce musicalità.
Invece, la sala convegni sembra quella dell'expo-fun, la fiera funeraria biennale che si tiene a Bologna, riservata agli addetti ai lavori e nella quale vengono proposti gli ultimi modelli di sarcofago con tettuccio apribile ed aria condizionata e gli addobbi floreali, ai quali, in outsourcing, si è associata una ditta di wedding o addobbi matrimoniali, nostra cliente.
Eros e thanatos, in circuitazione.
Attraverso una buona delibazione, i nostri battitori di caccia avrebbero mutato il loro aspetto inibito e avrebbero aperto il cuore e lo scilinguagnolo ai loro veri sentimenti, alle loro autentiche opinioni.
Il silenzio catacombale sarebbe svanito nelle risa e nel canto.
Viva il vino spumeggiante nel bicchiere scintillante, il sorriso dell'amante....

lunedì 23 gennaio 2012

Milone

Hai visto, Milone? Al tavolo delle trattative di settore dovevano avere la palla di cristallo.
Avevano previsto, nei dettagli, le liberalizzazione ( d'orario ) e le hanno preventivamente applicate.
In realtà, quasi contestualmente, per non doverci ritornare subito sopra, appena dopo la firma. Intratterranno le assemblee su questa "fuga in avanti" nel tempo, dopo averle ignorate riguardo alla preventiva illustrazione e votazione della bozza?
Non trovi che si dipani una trama costante da tanti anni, tale da farci assuefare subliminalmente?
L'italico costume rifulge nella sua contraddittorietà.
Ricordi quando, pur favorendo i prepensionamenti, si offrì alle maestranze pensionande la facoltà di procrastinare il servizio con uno stipendio maggiorato, ma senza incremento contributivo? ( Credem'a me docet )
Adesso si vorrebbe portare l'età lavorativa e contributiva a settanta-settantadue anni, contemplando un malus per chi si assenterà prima e, nel contempo, abolire l'elementare principio che non si possa essere licenziati senza giusta causa o giustificato motivo, consentendo ogni abuso speculativo al proprietario, di nuovo padrone.
Siamo, a buon titolo, la terra del Gattopardo.

Sfogliavo, fra sabato e domenica, alcuni testi di Giorgio Bocca che ho in biblioteca.
Quel mondo, così ben descritto dalla parte interpretata, senza "obiettive" neutralità, non esiste più.
Siamo in mano a strutture e poteri sovranazionali, le trasformazioni sono state affidate ad un Commissario, che, nelle intenzioni di chi lo ha nominato ( il Capo dello stato o la Commissione europea? ) dovrà vigilare dalla Presidenza della Repubblica sul loro consolidamento.
Il popolo sciama indaffarato, chi fa uffici, chi fra negozi con lo sconto, indifferente e ignaro come sempre.
Pochi, pochissimi, anche se rumorosi, quelli che gridano al vento la loro protesta, che sembrano rivendicare a un ricordo ( o un ricordo? ), casomai solo immaginato e mai realmente vissuto, come diceva Montanelli.
L'esempio più chiaro sull'invarianza dei sistemi politici è la Cina. Bieca dittatura e trionfo del mercato. Mancanza di facoltà civiche e sperequata ricchezza in un contesto continentale.
Come l'Unione europea.
Ma che dico!?
Noi abbiamo una plurisecolare tradizione cristiana, civile, culturale, quasi mai democratica, sempre contrabbandata dalle classi dirigenti e sempre supinamente accettata, ma non vissuta dal popolo.
Una sovrastruttura, insomma.

Intrigante, Milone, l'adeguamento salariale: niente arretrati, neanche un forfait, prima tranche a Giugno, quindi con un ritardo di diciotto mesi nel nostro pagamento.
Solo cinquanta euro lordi, da replicare dopo un anno e triplicare dopo due. Poi, un'altro anno di attesa prima del rinnovo.
Costituzione di un fondo di solidarietà, a cui ne seguirà, prima o poi, un altro, pensionistico. Perdita, quindi, di agibilità personali, attraverso la riduzione della banca delle ore; fungibilità piena fra i quattro livelli dei Quadri, che consentirà di mobbizzare legalmente il personale direttivo più anziano e costoso.
Alla fine, in termini reali, non spenderanno niente a avranno la piena interscambiabilità del personale, attraverso la copertura totale delle possibilità giornaliere.
Fine della politica e dei sindacati e loro trasformazione in qualche cosa d'altro.
Infatti, ormai scioperano solo le categorie autonome.

sabato 21 gennaio 2012

Pupi e Milone.

Ieri, caro Milone, la figlia di Pupi Avati, ha impresso, per dieci ore, metri e metri di pellicola, all'interno dello storico ristorante Diana, qui accanto.
Non è stato necessario cambiare l'arredamento interno, ma solo la cartellonistica.
Se avesse voluto cogliere altri aspetti d'epoca, avrebbe dovuto fare un salto anche da noi, per simulare cinematograficamente il versamento della vincita ai cavalli che De Sica ha festeggiato, offrendo a tutti gli astanti tagliatelle ai porcini.
Da noi, infatti, si può apprezzare un capitalismo d'antan, immutato dalle sue origini accumulatorie. Rasentiamo un mix di sano provincialismo domestico e finanziaro, anche se non trascuriamo, là dove l'accumulazione si realizza e si incrementa, di fare incursioni nei meandri globali della ricchezza.
Lo stesso fanno i nostri soci-clienti che da noi si fanno sbrigare le faccende spicciole e quotidiane , altrove coltivano le alienate, ma indispensabili, relazioni allargate e pericolose. I nostri forzieri sono la loro e la nostra riserva di valori, economici ed etici.
Presso di noi, la divisione in classi è riprodotta nei termini immutati, nei quali si attuò, dopo che il servo della gleba fu reso "libero" di farsi sfruttare negli opifici dalla rivoluzione borghese, attraverso l'investimento delle espropriazioni feudali, civili ed ecclesiastiche, dopo che fu espropriato, a sua volta, del lotto di terra che gli serviva per sostentare la sua famiglia, se le borse fiamminghe, ad esempio, facevano lievitare le quotazioni della lana e comportavano la trasformazione totale dei campi in pascoli.
Si pose allora, subito, per questi "nuovi" cittadini-capitalisti, l'esigenza di lucrare il massimo del reddito dalla trasformazione delle materie prime, al netto del loro costo, accanendosi sul e vessando il lavoro, consapevoli che una pressione unanime e indiscriminata degli interessati sui poveracci, avrebbe generato acquiescenza.
La forza lavoro disponibile, perché resa disoccupata per le vicissitudini storico-politiche sopra descritte, era una fonte inesauribile di nuove braccia e rendeva possibile un mercato ribassista delle retribuzioni a cui si accompagnava un incremento dei ritmi che, oltre a sfiancare i "liberi" schiavi, ne assorbiva, annullandola, ogni possibile facoltà mentale e morale, necessaria a elaborare un pensiero rivendicativo.
Torniamo a noi.
Il Credem'a me seleziona i suoi lavoranti prendendoli dall'Agorà moderna. Dalle scuole e dalle Università, dunque, dopo averli sottoposti ad un accurato esame psico-attitudinale.
Evita, a questo livello e in questa fase, l'approccio clientelare, che crea presunzioni e aspettative e, soprattutto, rende indocili i forzati del ritmo e della fatica fine a se stessa.
Se il neo assunto crede di avere fatto un salto di categoria sociale, sarà molto più disposto a farsi manipolare, fino a quando, in un ambiente omogeneo e conformista, avrà accantonato ogni velleità di emancipazione.
In questo, i sindacati, quali che siano, sono assolutamente correi. A loro spetta, infatti, di far crescere i lavoratori, in quanto tali.
Appena assunto e impinguinato, l'uomo, comprensivo dei due generi, Credem'a me, assume come normali e dovuti, comportamenti a suo esclusivo detrimento: si esce solo se si è finito, si presta la propria reperibilità, pretesa con pretesti vari o semplice prepotenza, non si fanno più di due settimane consecutive di ferie - a fini, ancora una volta minimo-assicurativi - si copre un'area di sostituzioni pari a dei macro-territori con mezzi di trasporto propri, si assumono potestà di firma senza inquadramento, non si rispettano i termini di legge sulla gravidanza e sul puerperio, al termine dei quali, se non si è dotate di supporti familiari, si viene retrocesse di funzioni e di mansioni.
La vaccinazione antinfluenzale è generosamente offerta e la dedizione al cliente-padrone appartiene ad altre epoche e ad altri modelli economici.
L'investimento immobiliare, a consolidamento più che a garanzia, è praticato con sistematicità. Si risparmia su tutte le spese di gestione, a cominciare dalle pulizie, si pratica un maniacale e rituale officio all'immagine.
L'organizzazione si sviluppa, ma soprattutto si conferma, attraverso digitazioni in office, sul computer e mail agli interessati. Il cosiddetto "Vangelo".
Quando il neo assunto lascia la cassa - con qualche eccezione, nel senso che non la fa - è pronto per l'attività di sviluppo esterno, a prestare, cioè, le sue risorse fisiche per ogni campagna opportunistica. Ha ormai interiorizzato il moto perpetuo del servaggio domestico. A prescindere dalla possibilità di diventare il "badante" del portafoglio che sarà stato in grado di assicurarsi, attraverso soggezione modello tappeto, abilità marginale manipolatoria e buoni servigi, continuerà così per tutta la sua vita lavorativa, a disposizione dell'azienda e dei clienti "consorziati", fino a quando non sarà avvicinato per una "individuale" ( il fondo di solidarietà interbancario, infatti prevede un costo )anticipazione del pensionamento. Ante Monti, almeno.
L'ideologia Credem'a me prevede la subordinazione assoluta alle aspirazioni reddittuali...di chi? Di tutta la filiera gerarchico-funzionale, i cui premi sono subordinati strettamente all'incremento di valore spremuto a ciascun addetto attraverso uno studiato calcolo delle rese, ma anche delle transazioni, parametrate alle commissioni percepite.
Il malcapitato è chiamato solo ad obbedire, altrimenti è vessato in forme feudali, che ignorano non solo gli inesistenti inquadramenti, ma anche le anzianità di servizio, le competenze acquisite ( in Credem'a me è impossibile, ma il mondo non si restringe a lui, stante la irregimentata scansione dei compiti ), le caratteristiche personali ( che sono dittatorialmente negate ). Si può incorrere, all'uopo, in strumentali "sospensioni", accompagnate dalla minaccia di "scontarle" nei giorni festivi, "dato che la retribuzione è calcolata in trentesimi". Salvo, contestualmente, "aprirsi" alla scelta individuale dell'inquisito, come se si potesse trasformare una punizione in una festa.
Quanto ai "normalizzati", pieni di Passione e di Responsabilità e domani di altri insulsi slogans, che vengono recitati su di un palcoscenico, come se ci credessero, da bolsi e in alcuni casi ormai attempati interpreti del copione aziendale, in una inquietante parodia dei regimi politici totalitari, ( la realtà aziendale del Credem'a me ) saranno incentivati attraverso compensi che escludono la contribuzione previdenziale, ricavati dal quasi mai corrisposto premio di produttività-redditività ( o, se corrisposto, in misura risibile ed offensiva, solo nella misura compatibile con l'opaco "sistema premiante" e le altissime prebende del vertice della Piramide ).
Al Credem'a me non si è mai fatta un'ora di sciopero, ad eccezione degli acquisiti che avevano conosciuto, nell'articolazione della loro precedente esperienza aziendale una dialettica conseguente. Non una diversità di fini.
Nella tenebra pre-moderna del costume di cui sopra, non potrebbe essere altrimenti. Anche le assemblee, rimodellate a guisa di ristrette riunioni di lavoro, fuori dalla vista del pubblico, in un ambito troppo piccolo - di solito intorno ad un tavolo da riunioni - per contenere tutti gli aventi diritto, limitandone sostanzialmente l'affluenza, anche per la loro inutilità sostanziale, in un silenzio da clinica per alienati, a parte battute e lepidezze per vincere la noia, è figlia non dell'arroganza aziendale, bensì della mancata chiara e ferma presa di posizione delle organizzazioni sindacali, che dovrebbero chiamare a raccolta tutti gli aventi facoltà, determinare la chiusura degli sportelli, per via democratica, pretendere che non vengano reclutati altri facoltizzati all'informativa, per le sostituzioni presso gli sportelli quando si tengono le riunioni.
Anche in questo, il cappellano è un cattivo "pastore".
Ma c'è un altro elemento, storico, che differenzia il Credem'a me da tutte le altre banche, grandi, medie e piccole. Presso di noi, il costume normale, la dialettica civile fra impresa e lavoro non c'è mai stata ed è stata anzi impedita ( veniva osteggiata anche altrove ) con metodi sotterranei e sotterranee complicità. Presso di noi, la normale e doverosa discussione su quanto avviene nella vita lavorativa, nella politica dell'azienda, la rivendicazione di trasparenti inquadramenti, gli stessi istituti contrattuali, sono ignoti, perché mai portai alla conoscenza degli interessati. In qualsiasi banca, quando si viene assunti, la direzione consegna, insieme ad altri documenti, una copia del contratto di lavoro, edizione ABI.
Da noi non esistono figure ausiliarie, le cui incombenze vengono affidate, nei ritagli di tempo che l'empirica struttura organizzativa domestica provvede a creare, che so, mentre altri si addestrano, al personale esecutivo, che ricopre mansioni di front e back-office, oltre a provvedere alla portineria, con annesse responsabilità di identificazione di chi accede, anche oltre l'orario, per consentire l'incontro, su appuntamento, ai piani superiori o nei salottini. Magazzinieri itineranti, talvolta addetti alle pulizie.
Non è vero che il Credem'a me non conosca il clientelismo. Lo pratica, in maniera cortigianesca e servile verso i clienti danarosi, gli evasori fiscali, di cui fa parte ( degli evasori contributivi, fra i clienti, non ho notizie ).
Fino a qui, saremmo nell'alveo del costume bancario standard, ma, Credem'a me, anche nei termini dei trattamenti preferenziali nei confronti del personale, non fa eccezione, anche se limita il fenomeno per le ragioni sopra descritte e impone un costume relazionale atto a mascherarlo. I raccomandati hanno tutti lo stesso atteggiamento ( che si trasforma nel tempo in una specie di Rotary domestico )fra l'arrogante e il difensivo e, essendoci cresciuto in mezzo, li riconosco di primo acchito, prima delle conferme sussurrate, come usa al Credem'a me.
Codesto, tanto è prono alle comodità dei ricchi, quanto è meschino verso le difficoltà degli incauti affidatari. Li tortura, operazione per operazione, facendoli galoppare verso i propri gabellieri, consentendo una operatività limitata ad una costante ricopertura, lucrando minutamente su ogni operazione messa in atto, esattamente come fa con i suoi serventi.
Una sorta di anatocismo improprio.
A volte e non solo sul lavoro, mi sovvengono intersezioni di ricordi del puzzle disorganico (?) della vita.
Conobbi, a Roma, parecchi anni fa, una ragazza che aveva lavorato a lungo, prima di mettersi in proprio, per commercianti ebrei. Una specie di holding mercantile, coordinata o semplicemente favorita nelle connessioni da certi Ottolenghi - mi pare - e ne aveva tratto duri giudizi circa la loro mentalità: non rispettano gli orari, le festività, le facoltà e i diritti di chi lavora per loro. Sono autoreferenziali, esclusivi ed escludenti e finiscono per subordinare ogni collaborazione ai loro scopi.
A me richiama qualcosa di nostro, caro Milone.
Un'altra caratteristica che riporta ogni cosa ad una "riductio ad unum", consiste nella interpretazione e reinterpretazione fantasiosa e capziosa di ogni limitazione normativa, che possa contraddire lo sfruttamento sistematico di ogni risorsa. Anche le stentate e temporanee acquisizioni sindacali, vengono formalisticamente negate, manipolate e sovvertite, oltre ogni limite del grottesco e della decenza.
Lo scopo? Lo stesso: lucrare sul lavoro.

Milone

Ti dicevo, caro Milone, che sarei tornato con più quiete sul concetto di plusvalore, in rapporto al modus operandi del Credem'a me.
Avevo cominciato, a tappe, l'elaborazione di un testo semplice, con la presunzione di renderlo esaustivo.
Poi ho perso la titolarità temporanea del computer e, con esso, dei dati salvati.
Meglio così.
Mi ero infatti reso conto che il risultato, lungi dall'essere completo, era pesante e poco efficace, a metà strada fra la consueta improvvisazione e l'eccessiva, nel medesimo senso, attenzione al contenuto.
Per cui, vecchio amico, sintetizzo così.
Nella nostra azienda si praticano ancora i metodi di accumulazione primaria. Lo sfruttamento del personale è monitorato ad horas, per quantità di operazioni e di mansioni svolte. Non esistono inquadramenti, tranne che per ruoli economicamente redditizi o economicamente sponsorizzati, che è lo stesso.
Il contratto di lavoro è continuamente raggirato, con la complicità del sindacato, il cui richiamo - parzialissimo - agli istituti giuslavoristici, è puramente declamatorio, mentre la prassi sottostante è evidente nei fatti.
In questo contesto, è mortificante constatare la passività del personale, che, pur dotato, all'apparenza, di un buon background culturale, è, in realtà, completamente normalizzato e anodino, nella soggezione al padrone.
Questi poveretti viaggiano con i propri mezzi su di un'area ampia, acquisiscono - da cassieri - i ritmi che manterranno per tutta la vita lavorativa, per consentire ad una piramide di sovraposti in cordata, di lucrare premi sostanziosi sulla loro fatica, mentre non percepiscono uno straccio di premio di produttività-redditività, che viene distribuito, in evasione contributiva, per l'attività "extra moenia". La cosiddetta retribuzione "pattizia".
Insomma, una gestione dominicale.
Ci torneremo, Milone: Spero solo che la narrazione, gradevole per alcuni e sgradevole per altri, non sia alla fine indigesta, ma non si può tacere come se la situazione fosse normale.
Per ora, due esempi dell'imperante Passione e Responsabilità.
Girogio il calmo, ieri, in itinere, è scivolato con la sua moto sul selciato ghiacciato. Pesto e dolorante, con i pantaloni strappati, ha avvertito dell'inconveniente operativo, ha raggiunto casa e si è presentato in banca non oltre cinquanta minuti dopo l'ora prevista, claudicante ed elegantissimo.
Mi sono permesso di suggerirgli di farsi vedere al pronto soccorso, di usufruire di almeno un giorno di malattia, di chiedere il risarcimento previsto per queste fattispecie in ogni banca.
Si è schernito, ha sussurrato che non era nulla, ha scosso la testa e si è trascinato sul suo sgabello.
La pantomima, un'altra volta, era stata interpretata da Giovanni il semi-decollato, dopo una testata lungo il tracciato interno della Sede, autonomamente.
Questa volta sono stato favorevolmente sorpreso dalle conoscenze diagnostiche di Rustichello - oggi a reggio Emilia a spegnere gli incendi - che ribatteva con sicure sentenze ad ogni mia proposta di verifica clinica.
Constatato che avevo a che fare con Rambo e con il suo istruttore, ripiegavo sulla moto e, per inerzia, era ancora il buon Rusty, prima che il proprietario, ad informarmi che aveva riportato qualche "graffio".
Aveva proprio ragione quel mio funzionario della precedente vita bancaria che sentenziava: "è una bella sola, questa, delle malattie. A meno che uno non abbia il cancro, non c'è un vero motivo per il quale non possa venire a lavorare!"
Il secondo, luminoso, che, con le dovute cautele, dovrebbe essere portato all'ammirazione unanime sul portale, riguarda la conoscenza personale, familiare, intima degli affiatati colleghi.
E' patrimonio comune, infatti, che alle ore 15 di ogni giorno che dio manda in terra, uno stentoreo collega accusi, indefettibilmente, una irrefrenabile lassità intestinale,che, prevista, viene ammortizzata con pronte e brevi sostituzioni. Quando si è trattato, però, di procedere ad alcune irrimandabili operazioni logistiche, da buon soldato ha chiesto, alle 14,55: "è meglio che vada prima...o dopo?" Pur scontando qualche graveolenza - la classica "mutazza", che prima di sorprenderti, ti ammazza, abbiamo provveduto in stretta coordinazione.
A presto, Milone.

sabato 14 gennaio 2012

Milone

I clienti che sostano al freddo, sulla soglia, con un'espressione d'impazienza sul volto, non hanno, in realtà, impellenze di sorta, dato che possono restare immobili, appresso agli stipiti, in una sospensione che potrebbe generare equivoci.
I colleghi che rientrano, chi lappando un gelato, chi spegnendo una sigaretta, mentre altri chiacchierano delle più improbabili ipotesi di lavoro, li lasciano con un palmo di naso e li respingono, con una cortesia che può sembrare supponenza, se cercano di entrare con loro nella bussola, ad imitazione di coppie e di terzetti abilitati.
Ogni tanto si intravedono discussioni rivendicative nel vestibolo; troppo spesso, confondendo il pulsante per il campanello, ci straziano i timpani.
Posso solo sperare che, con l'avanzar dell'età, presto, una crescente sordità mi restituisca alla mia indole meditativa.
Rustichello è tenero e patetico: dovendo ottimizzare le prestazioni e non consentendo io prolungamenti d'orario, cerca di economizzare al centesimo sui tempi e sulle ( mie ) prestazioni, in modo da aumentarne l'utilità e la redditività.
Chissà se, nel farlo, pensa solo a se stesso - o ritiene di farlo - o è pressato dall'esigenza di non perdere il treno - in senso reale - o ignora la teoria del plusvalore, che il Credem'a me applica e persegue con ferrea concatenazione d'interessi, dal Direttore generale all'Area manager, a digradare e scender per li rami?
Ma questo è un tema complicato sul quale ritornerò.

Milone

Milone, si è rotto il fischio che allarma tutti, tranne che i rapinatori.
Solo per un guasto, ci siamo uniformati alle norme sanitarie che escludono una molestia così lampante e antigienica , ma funzionale, come tutto il resto, alla sicurezza economica ( nella fattispecie limita i premi assicurativi ).
Mi sta però venendo un mal di testa da reazione.
Il fischio e la voce ammonitrice erompe solo per gli avventori e li invita a togliersi i calzari.
Noi, sacristi ( chierichetti ) non avvertiamo più, nell'animo, il pungolo di dio.
Beato agnosticismo.

L'arcaico invito a consolidare i depositi per ventiquattro mesi, in cambio di un 5% lordo, sta creando dei problemi al piano di sopra: "di sotto danno di più! Perché??"

Una signora, accompagnata da una nostra hostess passa a ritirare 50 USD in fogli da uno.
Servono - spiega - per la mance degli inservienti degli alberghi, in India e, eventualmente, "per i bambini che non si accontentano di una matita colorata" e che non sapranno mai né leggere, né scrivere, come i nostri confratelli - coincidenze..- "Sarà importante constatare che nella spermatozoica roulette delle generazioni geopolitiche, siamo stati fortunati".
Il senso è quello descritto, le parole sono mie.
Quarantott'ore di tregua e poi di nuovo alla sagra della minchiata.
P.S.
La signora torna sui suoi passi: "non ho ritirato la mia distinta, per l'acquisto dei cinquanta dollari. Me ne sono accorta appena entrata in macchina. "Mi sembra secondario, aveva il contante" - Spero di non essere aggettivato come imbecille in una eventuale lettera di reclamo - E no, non ho il conto in filiale e voglio registrare le mie operazioni".
Chissà come le catalogherà?
Mance, donazioni, beneficenza, fondo perduto?

mercoledì 11 gennaio 2012

Milone

Che argomentare, caro Milone, circa la lettera di reclamo, esposta ad ammonimento sulle mail aziendali.?
La balbuzie del cassiere è dovuta alla fede acritica che ha prestato alle prime, pasticciate disposizioni operative che ha ricevuto.
E' possibile che, in cuor suo, provenendo dalle migliori Università degli Studi ed essendo titolare dei voti migliori, fosse di parer contrario.
Ma, si sa, "contro la forza, la ragion non vale", soprattutto se la forza è impersonata da qualche somarello, all'uopo incaricato.
L'invito a meditare sui propri peccati, non ne certifica, né ne illustra la natura e sembra un invito a barcamenarsi a seconda delle circostanze.
I principi restano assoluti, ma sono volutamente lasciati nel vago, la pena comminata sarà relativa alla capacità di dissimulazione.
Per adesso, buon esordio, imbecille!
Confrontati con chi ti pare, nella Babele delle mille favelle.
Che dicon tutti? Che interpretare male la normativa genera un disservizio; che assecondare sempre il cliente può generare un rischio...la Verità, che resta ferma, fluidifica in tante bugie, in infinite reticenze. Sconfina nell'assenza.
Eppure, resta lì, vaga, sullo sfondo.
Il tono della lettera è intriso di arroganza pecuniaria. Evidentemente, non ha mai ricevuto replica.
Da che banca è banca, il possessore del denaro ricatta monotono, con la "minaccia" di rivolgersi alla "casa" concorrente. Tante carriere, parimenti arroganti, hanno avuto la stessa genesi.
Divertente, il quadretto: "mi servono quattromila euro." " Che se ne fa?" Imbecille - solo pensato - "sapessi come si fanno gli affari, altro che quattromila!"
Per evitare discussioni, passa tre volte. Alla quarta, il cassiere dà chiara mostra di temere, lui più che il cliente, eventuali controlli e sembra farsi riluttante a consegnare il denaro al proprietario, ma quando viene minacciato di far intervenire il suo Superiore ( che, in teoria dovrebbe avvalorare la sua tesi - possibile, infatti, che il cassiere sia davvero un imbecille e non, piuttosto, un pappagallo? - ) cede di schianto.
Il poveretto sa che la verità non è univoca; ce ne è una sancita nelle Tavole della Legge ed una utilitaristica. Sa anche che quest'ultima si rivolgerebbe contro di lui e lo sanzionerebbe con lo stesso epiteto: imbecille.
Casomai, è su questo che dovremmo meditare.
Infine, l'arrogante precisa, mette in neretto, sottolinea, evidenzia cromaticamente, per finire con il chiedere uno sconto e un minor attrito in uscita.
Che certe agenzie non consentano alla loro clientela di disporre liberamente dei suoi soldi, che pure hanno accettato all'accensione del conto, è paradossalmente vero. Non si tratta, però, dell'unico paradosso della strana banca. Si ha spesso l'impressione che si temano i controlli, a preservazione del recinto incontaminato degli iniziati.
Non si adonti il buon cassiere. Presto il bruciore dell'ignominia si attenuerà, fino a dissolversi nell'acronimica, gratificante definizione della sua fedeltà, ancora immatura, ma così fervida di promesse.
Non si curi se il mondo profano continuerà, per pura tigna, a considerarlo un imbecille.
Anzi, a questo fine, collaboriamo!