giovedì 31 ottobre 2013

Clientelismi.

Brava la baritono Anna Maria Cancellieri, il Prefetto ministeriale della Giustizia! Ha tolto dai vincoli una delle rampolle dei Ligresti, Giulia, che stava diventando anoressica in carcere perché non abituata alle sue durezze, mentre era stata sana e rubizza nella bulimia delle distorsioni finanziarie e fiscali in cui papà aveva coinvolto paritariamente i suoi figlioli, nella speranze ( qualsi sempre vana ) di neutralizzarne le diatribe post mortem. Oltre a papy sono finite in carcere, tradivamente, le due figliole di Salvatore, mentre l'erede maschio, che risiede in un paradiso fiscale, è inseguito da un mandato di cattura internazionale che gli impedisce di evadere dai dorati ma angusti confini nei quali prospera. Il figlio della Cancellieri era stato liquidato dalla FonSai, la cui gestione è stata causa della detenzione della Famiglia, per 3,6 milioni di euro, mi pare l'anno scorso. Nelle telefonate fra il Ministro e Antonino Ligresti, l'accorata Anna Maria lo rassicura: conta su di me, io per voi ci sarò sempre. E per gli altri detenuti che si suicidano a grappoli in carcere, che languono in reparti per malati, che non vengono scarcerati neanche se tentano il suicidio? Evidentemente, il Prefetto ministeriale non c'è. Il Ministro Cancellieri, ottima amica dei Ligresti e di chi sa quanti altri specchiati derelitti, vaga, nela sua tardiva seconda carriera visibile, fra Comuni e Ministeri, ma è contattabile a prescindere, a quanto pare. Se poi, come il cacio sui maccheroni si trova alla Giustizia quando i suoi amici, benefattori del suo figliolo, finiscono in galera, quale miglior occasione per rinsaldare un'amicizia, per dimostrarsi grata? Come una qualsiasi promotrice finanziaria. Anche il Ministro tecnico tradisce la confusione ( o la mistificazione? ) fra il suo ruolo pubblicoe i suoi interessi privati e, in un altro Paese, sarebbe già sull'uscio. Invece, quando la Diva Giulia, subito dopo l'arresto, ha iniziato uno sciopero della fame e della sete alla Giacinto Pannella, accompagnato da deliqui e svenimenti, ecco che la famiglia a piede libero telefona al Ministro di Grazie e Giustizia, Anna Maria Cancellieri e le chiede di intervenire: costei interessa due "vice capi" dell'amministrazione penitenziaria sulla condizione della smunta prigioniera e, in men che non si dica, per l'imputata, perfettamente in grado di inquinare le prove, appena riacquistato l'appetito, si aprono, per incanto, le porte della prigione. Per fortuna, l'intreccio telefonico è stato svelato. Non so se servirà a ristabilire un criterio di equanimità fra i cittadini condannati, ma è sempre bene che quanto avviene nella sfera pubblica sia portato a conoscenza dei cittadini. Resta ambigua la figura di questo Ministro che, dopo essere andata in pensione, fiduciaria di ambienti di destra, non è mai stata così impegnata, partendo dal commissariamento del Teatro Bellini di Catania, del Comune di Bologna, del Comune di Parma ( durante questo commissariamento riacquisì anche l'interim del Teatro Bellini, che, abbandonato, aveva ricominciato ad andare in malora ). Anna Maria era stata Ministro anche del Governo golpista, in chiave europea, di Mario Monti, che, riconvertitasi alla politica in chiave tecnica (?), ha sconfessato pochi giorni or sono, quando costui ha dichiarato che l'attuale Governo è asservito a interessi particolari. Il Governo non è asservito ad interesse alcuno, ha cantato per prima: aveva fatto l'uovo.

E' solo l'inizio.

Sciopero dei bancari, dopo tredici anni. Si vorrebbe impressionare, dimostrando capacità di reazione, dopo tredici anni di acquiescenza interessta e colpevole. Così facendo, si è dimostrato che il settore doveva essere riformato, anzi, trattandosi di un settore strategico, cardine dell'economia, si sono assecondate le trasformazioni peggiorative che hanno afflitto ormai una generazione di bancari, spedendone diversi dallo psicologo. Il centro del dilemma consiste in questo: il contratto di lavoro deve essere ancora di categoria o deve diventare aziendale o, nella migliore delle ipotesi, di gruppo? A giudicare dallo strame che è stato fatto delle regole del Contratto collettivo di lavoro, si sarebbe tentati di aderire alla posizione dell'ABI - che non fa altro che ubbidire alla volontà dei Gruppi più grossi che la compongono - se non si sapesse che una deriva del genere porterebbe alla negoziazione individuale di salario ( sarebbe una unilaterale attribuzione di scopo, intrisa di variabili: base bassa variabili varie ), di orari e di demansionate mansioni, con annesso ridimensionamento salariale. Se, presso i grandi Gruppi, l'esperienza potrebbe dimostrarsi meno radicale e traumatica di come si prospetta, per la varietà di soluzioni che la complessità organizzativa comporterebbe, presso le banchette sarebbe un meschino bagno di sangue. Per questo è necessario che il riferimento al contratto "quadro" rimanga e che si ripari la cornice che si è deciso di infrangere. Il primo sciopero è andato bene: poche le presenze nelle sedi e nelle agenzie creditizie. Luci soffuse solo dal primo piano a salire, sostanziale paralisi degli affari. La botta dovrebbe essere stata avvertita. Non mi preoccupo, personalmente, del sostegno dell'opinione pubblica, mi accontenterei che rimanesse indifferente. Più scomposte sono le reazioni egoistiche agli scioperi, che si prolungano da anni, e sacrosanti degli addetti ai trasporti pubblici. Degli scioperi dei bancari, non si potrà commentare socialmente che nei termini dei mancati piccoli servizi di sportello per gli imbelli e di scandalo invidioso degli esercenti commerciali e delle categorie lavorative operaie e ausiliarie che ne vedono con soddisfazione il ridimensionamento omologatorio. Esibirsi in piazza serve allo spettacolo mediatico e, per questo, va fatto, ma lo spettacolo deve rimanere occasionale e circostanziato: dei fatti nostri non deve interessare che a noi stessi. Tanto per chiarezza, spero che le aziende non consentano più, a parità di disservizio, a uno stimabile cinquanta per cento di amebe elemosinanti, di prendere le ferie in coincidenza con gli scioperi. Anche se recuperano in smaltibilità delle assenze, perdono soldi e capacità di servizio. Quanto ai partecipanti allo sciopero, ciascuno con la sua autonoma sensibilità d'adesione, il primo risultato è stato ottimo, in linea con le statistiche dei tempi in cui non ci si cullava in demenziali collaborazionismi, dei quali, chi lavora quotidianamente non ha mai potuto apprezzare il vantato beneficio. Per chi?

martedì 29 ottobre 2013

Abbiamo il mercato in mano! Si, ce l'abbiamo in mano.

C'è una società delle pippe on line, una forma di cultura non snobbata ma anzi riproposta in continuazione, attraverso la quale ci si proporrebbe di attestare che tutto lo scibile utile, ma soprattutto conformista, è "responsabilmente" acquisito dal suo fruitore. Esiste una cultura on line anche a livello universitario triennale che attribuisce la corona d'alloro a tutti coloro che imparano a pappagallo le scemenze astratte e tecnoconcettuali, non sottoposte a critica, che, per tutte quelle ipotesi di impiego a cui sono funzionali, conferiscono solo una stupida presunzione. Oggi, a un semaforo, ho visto un neo laureato con la sua corona dottorale, che contendeva ai lavavetri i parabrezza della macchine in attesa del verde. Brillante satira di se stesso, che, al lavoro, gli comporterebbe dei provvedimenti disciplinari. La rappresentazione del reale è infatti, a tutti i livelli, repressa, sta diventanto in questa Repubblica delle apparenze propagandate, eversiva. Ad ogni livello, l'assenza di facoltà d'intervento politico, si maschera nella represione di ipotetici e inventati pericoli. Per chi? Per che cosa? L'ambaradan del timore dell'oscuro nemico, che metterebbe in pericolo questa carnevalata, questo Luna park caleidoscopico e vuoto, è contrabbandato a livello mondiale. Si sono mossi eserciti per centinania di migliaia di chilometri per fare la guerra al terrorismo, vago terrore di un nemico volutamente inafferrabile. Una sorta di moderna riedizione della lotta alle eresie, con annesso corollario popolare di caccia alle streghe. Non solo vorrebebro farci fessi, ma ci puniscono se non ci acconciamo ad esserlo,,come loro. Queste pippe sono ormai uno s(con)quasso e sostituiscono la proposizione politica e culturale, nella cui assenza i vecchi sono rifiutati ( ma resistono benissimo ) solo perché fuori dal gergo indottrinatorio e i giovani contenitori vuoti possono trovare dei contenuti in Matteo Renzi. C'è una vita underground che si nasconde nelle ridotte della società per sfuggire all'omologazione, continuamente insidiata e molestata dalle ronde della moralità pubblicitaria, come la polizia della morale di Theran. La società underground, intellettualmente intesa, si sente affine, ma non lo è, ai bambini che vivono nelle fogne a Bucarest, dove per altro li lasciano vivere, finché naturalmente o nell'oblio, scompaiono. Questi bambini hanno preso atto, spaventati, che, nella loro condizione, nella società non ci sarebbe spazio né possibilità di presenza per loro e fuggono in una breve esistenza nascosta, sotto il livello del suolo. Novella miniera. Gli underground veri, più che una minoranza - non ho idea di quanti siano - sono una specie che si conserva, esperienza storica per esperienza storica, sulla base di una connotazione invariabile, quella dei rifiuti umani, privi a loro volta degli strumenti per rifiutarsi a chi li rifiuta. Così si nascondono e dalle latebre nelle quali sono stati confinati spaventano con la loro supposta, fantasmatica presenza, gli sciocchi e superficiali integrati: la ridarola di chi ce l'ha fatta, sia pur fra frustrazioni sopite e rinunce rimosse. Pippe, sempre pippe, fortissimamente pippe! Il mondo attuale sta diventando una discarica di rifiuti, si proprone anzi di programmare la sconnessione, la distruzione di quanto, ogni giorno, con sonora enfasi, proclama. Gli elettrodomestici sono programmati per durare X anni, come le batterie delle automobili e via dicendo. Si tratta appunto di una programmazione premeditata che prevede sostituzioni illusorie sempre uguali e, per conseguire i suoi scopi, controlla totalitariamente il modello che vuole che sia applicato, per non permettere alla vita di insinuarvisi e di contraddirlo. Quindi, i movimenti oppositivi non viaggiano neppure ai margini, bensì al di sotto della superficie demenzialmente apprezzabile: stiamo per raggiungere il top! Siamo proiettati verso un nuovo traguardo! E'solo l'aggiornamento del vecchio, la rivisitazione dell'uguale, l'immagazzinamento di sempre più numerose scocciature,per sentirsi pippescamente integrati e stolidamente soddisfatti.

domenica 27 ottobre 2013

Scenografie.

Chissà quanti di voi si ricordano di "Arancia meccanica" di Antony Burgess, l'irriverente competitore cattolico nell'inghilterra anglicana. Avete letto il libro, innovatore sul piano linguistico e del gergo? Avete visto il film? La storia si conclude con la repressione dell'artistico, eppur violento, contestatore da parte di due dei suoi compagni di bravate, divenuti poliziotti. Lui, impenitente, viene sottoposto a incivili esperimenti sulla psiche, per piegarla all'ordine sociale prevalente o meglio all'ordine sociale privilegiato che lui aveva infranto, offeso, ucciso, con canzonatoria liberazione. Durante il condizionamento, solo un prete cattolico, cappellano carcerario, ha un sussulto di dignità: "non ha più il libero arbitrio". Si salverà, in un tripudio caleidoscopico di vitalità e festa, alla faccia dei sepolcri imbiancati che vorrebbero costringerlo sulla retta via. Quel libro, quel film segnarono uno spaccato della società inglese degli anno '70, gli stessi durante i quali, nelle società continentali si intensificavano i conati compulsivi della seconda ondata della contestazione, quella del "salto di qualità politico", che portò, in Italia, alla riedizione minore del confronto resistenziale, interrottosi dopo la caduta del fascismo per volontà di Togliatti. Quell'Inghilterra popolarissima praticava non il terrorismo, ma il terrore occasionale, nelle strade nebbiose, nelle case isolate dei ricchi eccentrici e dei ricchi e basta, profanandone la vanità, fino all'omicidio. La letteratura inglese contemporanea racconta, invece, di ragazzine di tredici anni, amanti felici di quarantenni, dei quali parlano con le amiche e che citano polemicamente in famiglia. Di saggi parenti ed amici che suggeriscono ai ragazzi di non frequentare le donne, ma i siti porno. Altri giovani e meno giovani vagano, nell'indeterminatezza dei ruoli e delle coscienze, per calli piovose e grigie, improvvisando aggressioni e mini attentati, balli e tenzoni, rappresentazioni senza scopo di vite immaginarie. Quando ero ragazzo, la divisa identificativa era l'eskimo, la sciarpa rossa o nera, l'attestato di appartenenza. Oggi, mano a mano che le periferie si riempiono di immigrati poveri, che utilizzano il più possibile i loro abiti tradizionali che hanno importato con se, che affollano gli autobus di colori e di odori, non possedendo un'automobile che gli indigeni immobilizzano in gremiti parcheggi, mi pare che, con le molte contraddizioni e assimiliazioni di una società post agricola, fra monumenti al potere temporale dei palazzi patrizi e di quello trasformatosi nella sua versione spirituale della Chiesa, che non è ecclesia per i nuovi venuti, che la riconoscono, di tanto in tanto, quando hanno bisogno di essere favoriti nell'assegnazione di alloggi, come luogo di possibile aggregazione su suolo straniero, accompagnino, fra riserve e rifiuti, un meticciato inesorabile, anche sul piano economico, piano minore, declinante, reale. I giovani, non solo italiani, ma anche arabi e neri, oppure slavi senza domicilio stabile, se non hanno un lavoro, recitano in strada la loro parte freak, imitati da sempre nuovi adepti degli abiti e delle scarpe a basso costo ( fino ad un certo punto ) e dell'IPhone 5S e 5C, per il quale si accampano fuori degli Apple stores, in simbiosi con gli Italiani e qualche turista "evoluto" di passaggio, nonostante il costo di lancio. Siamo ancora lontani da quel modello all'inglese, sono percepibili ancora i segnali camuffati o modificati delle tradizioni assimilate e trasformate, pur in un meticciato predominante anche fra italiani, particolari per mille dettagli, rivelatori di radicate e diverse culture autoctone. Ma le zucche vuote, quarant'anni fa evocate da Antony Burgess sono, come sempre, la maggioranza e, in quel vuoto, può precipitare improvvisamente l'incostanza, la non conoscenza, la pigrizia, la noia e la superficialità, coagulate dalla suggestione di un "nuovo inizio". Di un'identità "diversa" nella quale contendersi il predominio e la riconoscibilità, come nell'altra, dei competitori integrati, del resto.

Nuovi modi di lavorare nell'ambito di vecchi sistemi.

Avete visto come fa l'imprenditoria a conservarsi ed a valersi di duttili collaboratori, in frangenti così ostili? Come facevano a continuare la loro attività in appalto da Poste Italiane SpA, quei privati postini che consegnavano in tempi rapidi quei milioni di raccomandate che non li avevano messi al riparo dalla cassa integrazione, bensì della cassa medesima? D'accordo con l'imprenditore, continuavano a lavorare sui loro motorini ed a pagarsi la benzina, in cambio dello stipendio pieno che veniva corrisposto, per sei ore dall'INPS e solo per un'ora dal padrone. Che furbo quel padrone e i suoi complici, il Capo banda e i suoi scagnozzi, quanta tradizione, koiné culturale in quella scelta! E' solo un caso della scelta subordinata e masochistica vigente in tante azienducole private, il motore scarburato dell'economia, la dinamica scoppiettante dei costi contenuti, la condizione esclusiva degli utili fuori mercato e dei dividendi costanti. Il tutto, proporzionalmente inverso al contributo che si fornisce all'economia nazionale. E le famiglie? Le prospettive di studio dei propri figli, al termine dei quali avranno queste prospettive di lavoro? Pretesti d'accasione, mi spiace dirlo, ma lo penso. Sono famiglie, sono figli anche quelli di tanti che vi sono già coinvolti e che lo saranno, casomai dalle consolatorie(?) sponde di un'altra relazione, con la quale avranno compromesso le aspettative dei componenti della prima. Ma io sono fedele e morigerato. Il mercato non ne tiene conto e il dimezzamento degli stipendi per consentire di rabberciare gli organici delle aziende, servirebbe solo a rimpinguare gli utili degli spettatori interessati. L'immodificabile volontà di ciascuno e delle accolite anche di quelle impropriamente coalizzate, di fare solo il proprio interesse, in un'ottica conservativa dell'attuale tenore di vita, come insegna la diatriba pubblica sugli alimenti di Berlusconi alla sua seconda moglie, mentre la terza incombe, in una rivisitazione del costume di mantenimento poligamico dell'Islam, non deve mai far vacillare il più esclusivo egoismo di ciascuno di noi: ogni cedimento ad ideologie inattuali, porterebbe solo noi alla rovina. Ergo, mi verrebbe da concludere, opponiamoci tutti insieme, nessuno faccia il crumiro, anche se si sta illudendo di costruirsi un futuro, nel quale non andrà mai oltre il primo piano o se si sta portando appresso, ormai come un fardello un portafoglio clienti in giro per il sistema bancario. La stabilità dei posti, anche di quelli di successo non è più assicurata e, quando si avvertirà la terra franare sotto le onde sismiche del mercato, bisognerà appaltarsi ad altro, equivalente profittatore, anche quando si pensava di essersi ormai stabilizzati in attesa della pensione. Coloro invece che si erano attestati su un accettabile livello di reddito, personale e familiare, e che perseguivano lo stesso traguardo, verranno riguardati come pigri percettori di un reddito usufruito, che si cercherà di estorcergli, riservando loro, infine, compiti mortificanti e dequalificati, in ambienti culturali e comportamentali deteriori. Che ne sarà di noi? Nulla, se aspettassimo fideisticamente un salvatore, - sarebbe ancora un'inipotizzabile situazione assurda, di stasi sopravvivente -, più realisticamente saremmo maltrattati, derubati e respinti, sia che resistiamo sia che ci facciamo da parte. E allora, tanto vale resistere. Finirebbe così, senza che nessuno si sposti di un millimetro dai suoi "particulari" e, nella logica, socialmente succube del rapporto privatistico anche nell'ambito del neo-lavoro dipendente, del ti pago per quello che decido io che tu sai e puoi fare, adattando i tuoi compiti ai miei scopi, valendomi dell'acquiescenza a tutto ciò che consenta uno stipendio, basandomi sulla collaborazione ambientale dei beneficiari di piccoli favori e speculando sulla foga aggressiva dei mercanti ingaggiati nel mio tempio. In un coordinato cenacolo di controllo del tasso di conformismo ambientale. Non si vuole ammettere, perché sbugiarda, compromette, che l'esito della partita è scontato, anzi è scontato perché è stato truccato. Da troppi anni, tredici per l'esattezza, si sono accompagnate, a cominciare da sinistra, le più pretestuose privatizzazioni, affidate a imprenditori assistiti o adirittura creati dallo Stato, come se costoro potessero e soprattutto volessero far da soli nel gestire l'impegnativo giocattolo che gli era stato regalato. A causa anche di questa incapacità, si è cercato sistematicamente di favorirli, attraverso una destrutturazione sistematica dei contratti e delle guarentigie che rendevano degno il lavoro e lasciavano alla capacità di programmare la propria vita dei lavoratori, la sua sostenibilità. Tutto questo, con ebete meraviglia è dovuto cessare, nella mente del pubblico destinatario, ma non in quella dei beneficiari che, altrimenti, non si sarebbero prestati alla recita. Lo scopo degli apparati politici era di perpetuarsi dopo aver cambiato nome e abito, quello dei sindacati era simile ma non identico: speravano di acquisire una veste economica istituzionale che il legislatore non gli ha mai voluto attribuire, nonostante una indubbia e prolungata supplenza, durante la lunga fase della mutazione ideologica del ciarpame politico. Oggi, categoria per categoria professionale, si rappattumano i cocci che si è contribuito a produrre con omissioni e falsificazioni. La società degrada a volgo inidentificabile. E' questa la società liquida?Per quel che riguarda le banche, si è rotta la cornice degli accordi quadro d'arte astratta che dichiaravano contenuti concettuali, mano a mano che svuotavano quel contenitore di quel che si era ottenuto con scioperi che, nel primo dopoguerra, si erano prolungati per oltre un mese, ininterrottamente. In questo, ha in parte giocato la sotterranea volontà delle confederazioni del lavoro, rosso fumé, bianco-giglio e verdino speranza, di omogeneizzare il settore agli altri, merceologici, nei quali hanno una diffusione a tappeto, contando anche poco come sigle di categoria all'interno della loro struttura, della quale devono seguire gli indirizzi, con qualche distinzione per la CISL, molto rappresentativa nel mondo bancario ex Casse di risparmio. La CISL, per altro, aspirerebbe ad un ruolo istituzionale riconosciuto nell'ambito del lavoro in genere. Cogestione e via a digradare..codeterminazione, fino ad un accompagnamento funebre del carro bancario, nel contesto di una crisi finanziaria che inaridendo sistematicamente le fonti di raccolta, mandando in tilt il sistema sostitivo dei fondi a investimento secco o di accumulazione, ha contribuito alla rarefazione degli investimenti nel settore produttivo, a loro volta poco affidabili per la drastica diminuzione delle commesse. Ecco quindi che il sistema è imploso e che cerca, dopo le cervellotiche fusioni-acquisizioni, già indice di insostenibilità autonoma, il demando ai contratti aziendali flessibili, galleggianti cioè sulle onde, ora calme, più spesso tumultuose, delle oscillazioni di mercato, al fine di garantire gli assetti economici, scremandoli simultaneamente. Il mondo piccolo-borghese dei bancari, mentre lotta, in cuor suo, nella speranza di salvaguardare il suo status particolare, direi personale, si adopera per salvaguardare il salvaguardabile degli apparati di mestiere, che hanno ritardato lo tsunami togliendo progressivamente le paratie a difesa dei lavoratori dal vento, d'accordo con governi di centro-sinistra, contro governi di centro-destra. A modo loro, anche le truppe d'assalto dei promotori commerciali e finanziari fanno lo stesso ( sono solo più lucrose le rendite ) scavallando da un ricco all'altro senza posa, vivendo con una protesi all'orecchio, contando balle charmantes. Finché il capitalismo resterà privo di competitori seri, potrà praticare la sua anarchica violenza anche in forme paradossali e creative, potrà infierire, deridere, insultare, disperdere e rifiutare. Servirsi e farsi servire. Bisogna quindi astenersi dalla lotta? E' un gran figlio di mignotta..si diceva un tempo e, probabilmente, è così, data la foltissima schiera che ne ha prodotta la discendenza di Eva, ma soprattutto è presuntuoso e controproducente. Si gioca comunque nel contesto e per mettersi all'ombra del potere strutturale e privato, i margini si vanno restringendo, sia per i Rambo assaltatori, sia per le belle donne. Per chi sta sul pezzo senza malizie d'accatto, la strada è segnata. Viviamo tempi interessanti, non lamentiamocene rispetto ad un fortilizio che non riusciamo più a mantenere e che è(ra) fondato su altri presupposti..concettuali, valoriali, ecc., no, materiali e viviamoli finalmente liberi dai vincoli che ci eravamo, stando al modello, autoimposti. Cum grano salis e ragione: strade alternative si dimostrerebbero senza uscita.

mercoledì 23 ottobre 2013

La mamma mucca.

Non immaginavo che fosse ancora in uso l'offerta, quanto sana e popolare vedremo poi, del proprio latte materno ai figli disperatamente avvinti, non alla pelle vuota delle donne africane denutrite, ma alle tette perfettamente ritoccate e intangibili per suzioni alimentari di altre, aristocratiche fattrici. Invece, ignorato dalla pubblicità, sussiste e resiste, anche in Italia, in Europa, ma soprattutto negli Stati Uniti, un business estesissimo e, come vedremo, non esente da sofisticazioni, strettamente connesse alle sofisticherie delle madri biologiche. Codeste, per limitare al minimo gli effetti del gioioso evento, sul proprio corpo, sul proprio tempo libero e/o professionale, ricorrono alle nutrici per ritardare le smagliature, alle tate, per salvaguardare la propria immagine sociale. Ma, se non c'è tempo né disponibilità ad accoglierle in casa propria e neppure l'attitudine a portargli i propri figli per una precoce ristorazione; si ricorre allora all'emporio industriale del latte umano confezionato e smerciato, attraverso una catena di mungitura, anche domiciliare, confezionamento e vendita. Nelle campagne d'Italia, le svenevoli "dominae" proprietarie, ancor prima di sgravare, prevedendo una montata pigra, allertavano le contadine, sempre incinte e a rischio di mastite, per la domestica sostituzione. D'altronde, nel fondo tutti collaboravano, compreso il coniuge proprietario, per così dire, primo addetto alla semina. La balia urbana si riprodusse in città, dalle periferie ai palazzi nobiliari: una delega materiale alla quale si accompagnava la vendita dei capelli più belli per toupées e parrucche. Sembra, da secoli, che l'aristocratica passività femminile mal s'investa degli adempimenti accessori, alimentari ed affettivi e che li demandi alle fantesche domestiche o in affitto, figure non riconosciute, ma "necessarie" dell'affettività. Queste poche investigate tracce, del tutto innaturali, ma spacciate all'incontrario per tali, si disperdono, ma resistono, nell'anonimato. Ma ecco che il velo, che sfuma ed occulta la prassi, viene sollevato in nord America, da un'indagine della Ohio State University attraverso la collaborazione del Cincinnati Children's Hospital Medical Center. Un bel giorno, questi studiosi si sono messi in testa di verificare il contenuto delle confezioni di latte materno acquistabili sui siti web. Ebbene, le analisi di laboratorio sono state tutt'altro che rassicuranti, un po' come per i prodotti cinesi, del tutto indifferenti alle norme sanitarie. Questo mercato minore, eppur ricercato e lucroso, si "alimenta", è proprio il caso di dirlo, di tanti, tantissimi batteri, tra i quali anche un'evidente contaminazione fecale, certamente causata dalla mancanza di igiene delle mani. Alcuni campioni contenevano anche salmonella. L'indotto commerciale trova le sue produttrici e i suoi confezionatori nei quartieri ghetto delle città americane, del nord e del sud, che agli inveterati costumi agresti o di corte urbana, hanno sostituito, senza averne coscienza, le condizioni della relegazione mercantile, gli usi destinati ai marginali e ai rifiuti. Le sacche di latte materno contengono i virus dell'epatite, della meningite, dell'HIV e della rosolia. Questi rischi sono già stati segnalati anche in Europa, ma, negli Stati Uniti, il latte materno non è sottoposto a controlli sanitari, perché è considerato uno degli alimenti comuni, che, se non sono certificati dal produttore, sono esentati dai controlli, come tanti consumi occasionali, quali gli hamburger, gli hot dogs, ecc. Ristorazione da strada. In Europa, invece, il latte materno viene "munto" e conservato nelle "banche del latte", che riforniscono anche gli ospedali pediatrici ed è ancora ovvio che le donatrici, meglio sarebbe dire, le venditrici, numerosissime, siano sottosposte a controlli specifici, mentre il latte viene pastorizzato. L'Italia, dopo la Francia è la maggior "produttrice" di latte materno in Europa. Il latte offerto in sostituzione del proprio, deve essere compatibile con il bambino, altrimenti viene rifiutato ed espulso, oppure può provocare dei danni. L'alimentazione al seno è fondamentale nello sviluppo di taluni organi e nella creazione e rafforzamento dell'apparato immunitario, quello che ci accompagnerà per tutta la vita. Negli Stati Uniti, si sospetta che non tutto il latte per neonati venduto sia di provenienza umana, come nella peggiore e speculativa prassi commerciale. In moltissimi Paesi non esistono neppure studi, ricerche e statistiche al proposito. Per essere sani, il latte materno rappresenta il nutrimento ideale e l'ideale, si sa, nelle nostre società è spesso svalutato a sogno derogatorio di un pensiero unico "razionale", che è, quasi sempre, una sublimazione ipocrita dell'egoismo e quale miglior educazione che esercitarlo fin dall'inizio? Le linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità indicano di allattare al seno i neonati almeno fino al compimento del primo semestre di età. Prolungare l' allattamento oltre il primo anno potrebbe, invece, precostituire le condizioni dell'obesità, attraverso la costituzione della "macrocellula", che però non ha altre controindicazioni. Il bambino allattato è protetto dalle malattie, anche a lungo termine e possiede una costituzione fisica più forte e resistente. Quando la mamma, per motivi veri, non è in grado di provvedere, bisogna ricorrere alla banche del latte che raccolgono le "eccedenze" delle altre madri e che assegnano e garantiscono il prodotto, secondo le caratteristiche del neonato. Ci sono molti centri di raccolta - scusate, mi verrebbe da dire di mungitura razionale - presso gli ospedali pediatrici. Spesso, il prelievo viene fatto anche a domicilio. L'esperienza pediatrica rivela che il latte materno, se per il bambino sano è un toccasana, per molti prematuri o affetti da patologie, è una base e un supporto terapeutico fondamentale. Purché non si cominci, anche da noi, a comprarli sul web, a prezzi scontati - forse basta ancora poco perchè ciò avvenga - e senza che smettano di sottoporli a controlli per riduzione dei finanziamenti, perché, in questo caso, l'esito sarebbe già certificato dalla ( sponsorizzata? )indagine americana: tre confezioni su quattro conterrebbero colonie di batteri.

Senza fondamenti.

Finalmente è toccato ad un nostro connazionale, naturalmente poco più che un ragazzo, che ovviamente faceva il cameriere, come tanti se ne incontrano nelle isole britanniche, per imparare l'inglese, o meglio il suo slang. Imparare l'inglese, perfezionarlo a diciannove anni, vittime di quell'omologazione culturale che privilegia il mercato e che, in sistemi ultra liberali e liberisti, scatena la violenza pretestuosa degli slums. Quell'inglese, lingua commerciale anche per chi può fare commercio solo di se stesso, che conferisce, orizzontalmente, una presunzione di successo, per quasi tutti destinata a rimaner tale e che, spesso, ti porta a ignorare tutto il ricchissimo mondo delle lingue e delle tradizioni linguistiche non commerciali, o, forse, limitatamente commerciali, nel senso del commercio intraeconomico e di quello interpersonale ed etnico. Mi spiegava, nei giorni scorsi, un camerunense che il suo doppio cognome consisteva nel suo secondo nome personale, che, nel suo paese viene attribuito a tutti i nuovi nati, maschi e femmine, e che, dei due, è il primo. Il secondo cognome è quello del padre. Poi bisogna interrompersi per proseguire nell'abbrutimento commerciale, smaltitorio, di proposizione e di assist e via, sulla strada della demenza. Il nostro giovanissimo studente, mi pare nel Kent, è stato ucciso a calci e pugni in un'ordalia di nebbiosi suburbi, da un nucleo di associati alienati, al grido di: ci rubi il lavoro, un occasionale lavoro di merda. Di costoro, solo uno era inglese. L'internazionalizzazione delle opportunità, dei capitali e l'indistinzione della violenza che vi sottende, senza un pensiero, una prospettiva e un fondamento.

domenica 20 ottobre 2013

Merchandize.

"E' una delle decisioni piu' difficili della nostra vita, per me e per mia moglie Inka". Il magnate tedesco scrive che questa "e' la cosa migliore da fare. Sia io che la Manwin siamo in una fase in cui non posso piu' aggiungere un valore significativo al meglio delle mie capacita'. Spero - aggiunge - di aver insegnato a tutti voi la gestione dei valori giusti per essere in grado di continuare nel miglior modo possibile e non vedo l'ora di seguire lo sviluppo". Con questa frase e cento milioni di dollari il maggior magnate del porno on-line dà il benservito ai suoi dipendenti, sparsi nel Lussemburgo - sede del network - Nicosia, Amburgo, Londra, Dublino, Montreal e la California. Ne da notizia un sito specializzato nella diffusione delle notizie sul frequentatissimo mondo del sesso virtuale. Il network è quotato in più di una borsa valori e pare essere dotato dei valori commerciali comuni a tutte le più competitive imprese che dei valori, economici e guerreschi, sono produttrici e pubblicitariamente fomentatrici. Il porno on-line ha rapidamente soppiantato le forme tradizionali di produzione che hanno arricchito ogni sorta di lenone e prosseneta e nel quale gli italiani si sono difesi egregiamente, un po' come nell'alta moda. Il tycoon di You porn era un tedesco, come tedesca è la catena di sex shop più diffusa al mondo, quella Beate Ushe corporation, fondata da un star tedesca del film copulatorio, morta ultranovantenne poco meno di tre anni fa. Il mondo della diffusione filmica del mercimonio sessuale è strettamente legato, oltre che alle catene di sex shop, al business in tecnologica espansione del sesso regolamentato e commercialmente promosso, anche e soprattutto attraverso la rete, tramite la quale si può selezionare la propria partner, a certe condizioni di prezzo e di prestazioni, che attenderà il cliente, all'ora stabilita, nell'Eros center presso il quale lavora. I trentini e gli altoatesini, o meglio, coloro fra di essi che sono dediti a questo tipo di ricreazione e di svago, sconfinano nel fine settimana e sono fra i più assidui frequentatori di casini della confinante Austria, dove, in quel di Vienna, stanno per inaugurare il più grande emporio continentale di carne umana in vendita, certamente d'importazione, in un Paese così piccolo, ma così diligente nella più accurata specializzazione. Ma l'organizzazione più estesa e ramificata si trova nella grande Germania, dove esistono interi quartieri dedicati al meretricio, nell'ambito dei quali gli alberghi hanno quasi esclusivamente questa funzione. Non vengono rifiutati avventori che non conoscono la toponomastica urbana, così arricchita e modificata: non tarderanno ad accorgersi dell'errore. Queste, in Europa, sono le corporation della prostituzione, che, senza scendere in particolari specifici e nazionalistici, aspirano a controllare e dirigere un affare che non conosce crisi, come la morte: eros e thanatos. Le campagne ricorrenti per togliere la prostituzione dalle strade, dopo che la Senatrice Merlin l'aveva levata all'appalto pubblico, anche in difesa della possibile libertà delle donne che vi si dedicavano a non assoggettarsi ad un lavoro dipendente. Gli sfruttatori, i papponi, allignavano anche nei corridoi della case chiuse la prostituzione stradale era comunque ammessa e praticata. Il conato "modernizzatore" è strettamente strumentale ad una organizzazione tanto estesa ed estendibile, quanto sarà robusta e diffusa la richiesta, fino alla creazione di esuberi, allo sfiorire dell'esuberanza. Nei bordelli ( altrimenti denominati ) tedeschi, l'attività si svolge spesso su tre piani: al primo, le new entry, le ragazze più giovani ed appetibili; al secondo piano si trapassa col tempo, all'allentarsi della tonicità dei tessuti, finché, sfiorite, a prezzi detti un tempo "da militari" si troveranno da "vecchie" al terzo ed ultimo piano, in una sorta di ascesa decrescente della propria sfruttabilità. La riedizione della pornografia, morale ed economica non tarderà ad espandersi,( i legislatori per conto delle lobby ne sono direttamente o indirettamente cointeressati ), recluta già i suoi protagonisti nelle zone più desolate dell'Asia, dell'Africa e di tutto il terzo mondo interno ai Paesi "evoluti", nei quali, un chiaro sintomo di decadenza non tarderà ad essere propagandato come un'evoluzione morale ( cioè dei costumi ) e culturale ( sic! ). Ma la filosofia, retail e corporate, i suoi punti esclamativi, i suoi budget e le strategie pubblicitarie per raggiungerli, la compra-vendita di lavoranti da mettere a reddito e di società da comprare, vendere e scambiare, sono uniformi e comuni, come gli scopi dell'esposizione e della vendita di ogni indotto e banalizzato desiderio commerciale. Rimanendo in e limitandoci a quest'ambito, ne possiamo star certi, credetemi.

Da diverse prospettive.

Hanno dormito, accampati in Piazzale di Porta Pia, a Roma, gli "indignati", reduci dalla manifestazione di ieri, della quale gli incidenti sono stati intensi, ma circoscritti. Come in una sentita partita di pallone, ha detto qualcuno. Si sono accampati, gli "indignati", sotto il monumento al bersagliere della celebre breccia che segnò la fine del potere temporale ( in forme dirette ) dei Papi e dicono di volerci rimanere ad altranza, a testimonianza della loro "oltranzista" precarietà. Come a piazza Taksim, a Istanbul? Là si combattè contro la strisciante islamizzazione della Turchia e, nel contempo, contro l'incentivazione commerciale, antiecologica. La tendopoli occupa il piazzale. Basteranno le piogge a scioglierla o, come a Istanbul, passeranno all'azione i birri che ne pattugliano il perimetro? La crisi, per loro, non passerà più; tanto vale che, rivendicato un diritto all'abitazione che non gli sarà riconosciuto ( tranne che a qualcuno, sottotraccia, l'hunderground che conferma il potere )si sistemino solidalmente in un quartierino di tende, in una tendopoli filosofica. Filosofia snobbata, ma perniciosa se coerentemente applicata e dibattuta. Si apre, per un po', un pubblico dibattimento, una riunione assembleare a cielo aperto, un forum cittadino, particolare di una realtà ormai mondiale. Occupy Porta Pia, stavolta da parte dei popoli e non degli eserciti.

Una domanda retorica.

Nelle città italiane, al centro come in periferia, allignano sedi in affitto di Casa( Ezra ) Pound, dal nome del poeta americano filofascista , laconico frequentatore delle calli veneziane. L'affittanza rivela l'incertezza circa il consolidamento dell'associazione che si spaccia per centro sociale, i denari sono d'incerta provenienza per i sottoproletari che li abitano, ma che non sono i sottoscrittori dei lucrosi contratti dei locali, spesso ma non sempre, desueti e secondari che i proprietari riallocano dopo anni di mancati introiti. Sono numerosi i locali che "stimati" borghesi affittano a prostitute, circoli più o meno nebulosi, sex shop, rivendite di extracomunitari che rapidamente li acquistano. In questo contesto, nelle città principali, le manifestazioni di un vasto popolo che si è affrancato ( o è stato abbandonato ) dalle istituzioni e dalle para-istituzioni ( i sindacati )si ritrova in fetali forme di organizzazione interivendicativa. Codeste stanno intensificando i contatti con le più svariate organizzazioni internazionali. I No Tav, ad esempio, intrattengono rapporti con comitati per la difesa del territorio della Palestina e anche con Israeliani all'opposizione, rispetto al progetto di frammentazione e colonizzazione dei territori che altrimenti dovrebbero costituire l'insediamneto dello Stato palestinese. Ebbene, queste manifestazioni imponenti, del tutto aliene dalle rappresentanze ufficiali, o semplicemente tradizionali, di interessi nei quali le categorie popolari non si riconoscono più e dalle quali rifiutano di farsi organizzare, sono intersecate, collateralizzate da nuclei organizzati di "guerriglieri urbani" che, inevitabilmente, alla fine se non riescono a trasformarle nel durante, innescano una battaglia campale con poliziotti, carabinieri e guardie di finanza, prima di dileguarsi, al netto dei feriti e degli arrestati. Sul loro percorso, trovano come oppositori armati, i miliziani di casa Pound, presso le cui sedi, territorio franco, si confrontano sul terreno, mentre la polizia cerca di isolare gli uni dagli altri, ma soprattutto osserva ed ignora. Le forze dell'ordine ( di quale? ) gestiscono, talvolta si, talaltra no, le situazioni, come si converrebbe 8 se lo facessero sempre ) ad una polizia democratica ( salvo sfogarsi e dimostrare tutt'altra attitudine, in separata sede )ma non sempre controllano, prevengono, sanzionano a posteriori, pur sapendo di chi si tratta, dove si trovi e di quali reati sia imputabile. Vanno invece alla scuola Diaz, spinti da sadismo e da inconfessabili ordini politici e dei vertici stessi della polizia, ma sembrano non fare il proprio mestiere nel contesto, con efficienza e serietà. Troppe volte, i torbidi sono stati innescati da figuri inidentificabili, talvolta sorpresi in tranquillo colloquio con poliziotti in divisa, tanto da far sospettare ad osservatori internazionali che possano essere stati loro ( in borghese ) ad innescare o indirizzare i disordini, ad alimentarli o dirigerli. Le morti assurde di Giorgiana Masi a Roma, di Pierfrancesco Lorusso a Bologna, non sono state spiegate esaurientemente, anzi. Le istituzioni italiane sono troppo colluse, a cominciare dalla mafia, per essere credibili e troppi sono caduti all'interno di quello stesso fronte che credevano di presidiare insieme. Presidiano tutti i confini della democrazia?

sabato 19 ottobre 2013

Sbobine.

Se Piergiorgio Odifreddi, matematico d'occasione, confonde - come molti - il confronto polemico legittimo con le interpretazioni storiche di dottrine a lungo costruite e sistematizzate da organismi storici e quindi umani - come la Chiesa e i suoi variegati apparati - con l'imponderabile principio che può tranquillamente non sussistere e che, proprio per questo si pone al di fuori della dialogicità, tanti sono i sentimenti indistinti, primordiali acconciati, che ispirano - e sono ben interpretabili - i nostri comportamenti. La vita è rappresentazione - ne sono convinto - e, proprio per questo è recitazione, finzione, strumentalità che giunge fino ad autogiustificarsi e a porsi a fondamento dell'esistenza, anche quando si accanisce contro di noi. Assumendo per oggettiva la più pubblicizzata e prevalente prassi comportamentale si può diventare correi di qualunque abiezione, in atto o potenziale. Ho ascoltato in estratto la confessione pubblica di tale Bonev, attrice bulgara estromessa dalla coorte berlusconiana, dopo aver ottenuto un finanziamento ad una sua produzione cinematografica, un paio di ingaggi presso la TV pubblica ed essere stata amante della fidanzata di Berlusconi. Non mi sembra rilevante-rilevare se le sue parole siano il frutto della disillusione: conta solo se siano vere o false. Se fossero vere attesterebbero una finzione patologica, una subura morale, un'aspirazione alla recita di una vita arrogante, nella quale tutto si renderebbe possibile, tranne la consapevolezza, gli autentici buoni costumi, la cultura e la elegante leggerezza del vivere. Prostituzione e basta, prostituzione non solo nell'accezione comune, ma anche ad ogni opportunità, vera o presunta, di ammantarsi del piumaggio necessario a mascherare l'arida pelle. 10.000.000 di euro di risarcimento chiede la padroncina di Dudù: se fossi un giudice l'accontenterei, per 10.000. Il professor Mario Monti, strumentalizzato dalla coorte politicante come un'olgettina, ripiega sdegnoso e sdegnato nel Gruppo misto. Il primo a metterlo di mezzo è stato Re Giorgio I e II, poi gli si sono aggrappati cascami fatiscenti del portaborsismo come Pierferdinando Casini che adesso lo ha fottuto, dopo un tentativo andato a vuoto, come fece ai suoi esordi con il suo mentore, tale ormai dimenticato Giancarlo Tesini, patron della Fortitudo basket, dopo averlo servito con il pugnale sotto la camicia. Si mise poi al servizio di Forlani: Monti, come già Berlusconi ha "rivelato" che Casini non gli ha chiesto altro e costantemente che nuove cariche per il suo reticolo di potere autoconservativo. Il comunismo è morto. Forse non nel cuore di coloro che comunisti sono stati - tranne D'Alema, il Pierferdinando Casini della sinistra -, ma non è concretamente riproponibile per chissà quanto tempo, mentre il democristianismo, non solo non è mai morto, ma ha continuato a governare, imperare, produrre favori e prebende per quadri ed accoliti. Lapo Helkan ha fatto outing: ha passato l'adolescenza in collegio ed è stato abusato. Nel suo caso, erano Gesuiti. Gli telefonerà Papa Francesco? Un suo compagno di reclusione, un anno e mezzo fa, ha deciso di por fine alla sua sofferenza e si è ucciso. Ieri, a Modena, una ragazza di sedici anni è stata violentata da cinque compagni di una festicciola borghese: Sono bravi ragazzi, hanno un futuro davanti, se la caveranno con niente. Quella ragazzina dalla vita spezzata, dall'atroce delusione, incomprensibile, è già niente, come per loro. Chi le darà giustizia? Chi potrà occuparsene efficacemente, senza averla rassicurata con una punizione parimenti distruttiva dei suoi aguzzini, limitandosi al fatto e non indulgendo-ad indulgenti interpretazioni? A Roma, un inedito movimento di crisi che assomma migranti, ecologisti e oppositori delle cosiddette grandi opere, disoccupati e precari, nutriti sindacati di base, inconcludenti come quelli ufficiali, ma meno nocivi, hanno concluso una scampagnata pacifica. Qualcuno, al loro interno o collateralmente ad essi, ha ritenuto che la manifestazione andasse accompagnata da qualche atto di contrapposizione verso manutengoli e profittatori. Manganellate, devastazioni e distinzioni gesuitiche. Tale e quale che con la crisi e le sue cause. Se la vita è rappresentazione, sbobiniamo il film.

venerdì 18 ottobre 2013

Geometriche banalità.

Il "matematico" Piergiorgio Odifreddi non mi è mai piaciuto. Sproloquia di tutto, con ghigno saccente, ma è solo un geometra - con tutto il rispetto per i geometri che si attengono alla loro professione -. E' diventato "matematico" frequentando quella facoltà dopo la liberalizzazione dgli accessi e deve essergli rimasto il groppo in gola di tanti "meccanici" per non aver potuto frequentare le scuole "alte", tanto che ha deciso di demolire tutto, a prescindere, a cominciare da dio. Da anni, legato al carro di un radicalismo pubblicistico, talvolta interessante, ma più spesso prevenuto e grossolano, demolisce la dimostrazione di un teorema indimostrabile: si può aver fede o non averla, ma dio, la cui percezione non si basa su nessun presupposto razionale, non può essere dimostrato e, quindi, non può essere demolito "scientificamente". Basterebbe questo a ridimensionare le approssimazioni del Geom. Odifreddi. Di dio si può parlare nei termini della filosofia, della storia arcaica, della mitologia, oppure della teologia nelle diverse configurazioni che ha assunto, durante i secoli, nelle diverse religioni, in quelle riconducibili ad una comune koiné a quelle eteronome, figlie di altre composite civiltà. Ma, in termini scientifici, non si ha dibattito fondato. Sulle sue incursioni teologiche e - ve lo assicuro - su molte altre "analisi" in materie di interesse dell'ambiente che lo sponsorizza e lo protegge, non sarebbe luogo per parlarne e, del resto, ho sempre evitato di leggerlo dopo le prime demotivanti esperienze, se non fosse intervenuto, in veste di negazionista, sulle camere a gas nei campi di concentramento nazisti, sfruttando la scia delle dichiarazioni postume di Eric Priebke. Il Geom. Odifreddi, chissà da quale rotocalco o ambiente iniziatico, ha appreso che le camere a gas non sono storicamente provate. Considerato che il Geom Odifreddi non è uno storico, potremmo limitarci ad assumere le sue battute come un'incursione fideistica ( meglio, da falso profeta )in un mondo racchiuso nel dolore e nell'umiliazione, intorno al quale pontifica col suo ghigno immutabile. Potremmo, se non fosse, il suo, un ulteriore segnale di quella cangiante, camaleontica attitudine di tante infelici e deformi sensibilità - badate bene, infelici per frustrata vanità - che pur di apparire sulle pagine patinate di riviste pericolose per chi non disponga di un allenato e forte spirito critico e più che altro deputate a rafforzare posizioni di rendita, minacciano, denigrano e prendeno spunto da qualsiasi, anche assurdo ed odiodo pretesto ipotetico, per "sollevarsi", se possibile "esaltarsi", sulle spalle di chi si invidia, sulle spoglie di chi è stato sacrificato e che potrebbe essere sacrificato ancora al vaniloquio incompetente. Ecco altre figure da cui guardarsi, ecco altri falsi profeti, non da tacitare, ma verso i quali affinare l'indispensabile criticità dello spirito e della ragione, impedendogli di ergersene a vessilliferi.

giovedì 17 ottobre 2013

Il camaleonte, prototipo della verità sfuggente.

La scelta di Mario Monti di abbandonare la politica militante nella quale si era tardivamente imbarcato, per esserne sconfessato, ha il senso di un aristocratico diniego all'opportunismo dei carrieristi e marca la differenza fra il suo status di tecnico, di gran commis dello Stato e delle istituzioni europee, oltreché di senatore a vita, con i continui trasformismi e riposizionamenti dei mestieranti della politica. Fa piacere che abbia avvertito l'insostenibilità dell'apparentamento a Pierferdinando Casini che, comunque, in politica sopravviverà molto meglio di lui. Monti riteneva e ritiene di valere di per se, di avere titolo e facoltà di rivestire ogni incarico di potere e responsabilità senza esserne investito da alcuno, soprattutto dalle plebi ignoranti che votano, dimentico che anche nelle prima ed unica, onnicomprensiva occasione di investitura nazionale, era stato Giorgio Napolitano a nominarlo, sicuro di fare cosa gradita ai poteri forti europei che avevano provocato la caduta, in tutti i sensi, di Berlusconi e, tramite Monti, il commissariamento dell'Italia. A questi poteri forti, di cui era stato partner per quindici anni in sede comuniatria e agli altri poteri finanziari statunitensi e transnazionali ( Gruppo Bilderberg ), Monti si sentiva affine, riconosciuto e gratificato. Ma la democrazia, soprattutto quella latina e italiana in particolare, è cosa mediocre, clientelare, opportunista e di sensazioni immediate, pur in un posizionamento strategico legato a costumi ben presenti e, sempre, a robusti gruppi o apparati d'interessi. E' quanto fa parte della genetica casiniana. Sentendosi scavalcato, Mario Monti ripiega nell'indistinzione del gruppo misto. L'età della pensione l'ha raggiunta: si è trattato di una scelta o di un dimissionamento? L'avvocato simpatizzante ( appartiene agli ambienti dei fascisti romani ) di Erik Priebke ne è stato l'intervistatore nel documento filmato con il quale l'ufficiale nazista riassume alcune sue sensazioni sull'eccidio per rappresaglia di cui era stato coprotagonista. Ne è stata messa in rete solo la parte più storicamente fondata, mentre è stata solo oralmente riassunta quella negazionista e revisionista, prossima, negli ambienti cattolici, alla confraternita di Econe che ne ha celebrato i funerali nella cittadina di Albano laziale, medaglia d'argento della Resistenza, in un territorio nel quale i fascisti sono stati e sono tutt'ora forti, rappresentativi e violenti. Lo scontro, simbolico e fisico, che si è svolto nella cittadina dimostra che sulle dicotomie, profonde e ideologicamente irriducibili, è stata sovrapposta una patina( forse due o tre ) di pseudo convivenza, tanto pseudo che la violenza contrapposta, ma specifica, non uguale, è sempre pronta a riproporsi a misura della rispettiva forza. Su questa cesura storica, rimossa, ma non risolta, si sono saprofiticamente adagiati tutti gli opportunisti della politica nazionale, ora inclinando ( soprattutto ) a destra, ora ammiccando a sinistra, fino a trovarne complicità ed ora desiderio di mimetica sostituzione, nelle forme politiche più rassicuranti per i poteri fino ad ora tutelati dalla destra, senza però tener conto del rifiuto di gran parte della base. Nella parte rappresentata del film, Priebke dice cose storicamente fondate, piaccia o dispiaccia: I GAP comunisti romani organizzarono l'attentato di via Rasella contro un distaccamento di Schutzen, soldati altoatesini, quindi di nazionalità italiana ma complici dei nazisti, incerti sul loro destino post bellico: ancora italiani o assorbiti nel grande crogiolo culturale tedesco, quindi, di nuovo austriaci, come fino al 1918? Già in questa ambiguità si adagia tanta della propaganda pseudo storiografica contemporanea, relativa a quegli eventi, ma la citazione è vera. Che i GAP sapessero della già praticata, susseguente rappresaglia è certo; che sperassero in un'insurrezione della popolazione romana è, invece, opinabile. La Casa regnante in fuga, le istituzioni nazionali senza direttive, commissariate, strumentalizzate o complici, secondo il calcolo e/o la preferenza di ciascuna di esse, il silenzio imbarazzato delle gerarchie vaticane. Non c'era, a Roma, in quei momenti nessuna presenza istituzionale italiana. Le autorità militari e di polizia della piazza funsero da consulenti per la scelta dei sacrificandi e, sui criteri di scelta, grava una cappa di omertà. Kappler, che fuggirà, moribondo, dal Celio, nella valigia della moglie Annelise con i buoni uffici del Ministero della difesa italiano ( Lattanzio, subito dopo, si dimise )ordinò ad un pari grado di Priebke, Schultz, di comandare le fucilazioni e altre esecuzioni sommarie e fece intimare ai tedeschi titubanti che avrebbero potuto sistemarsi subito nelle file degli esecutandi. Anche questo è realistico. L'avvocato "rivela" che il convertito ( era luterano ) - ma non per questo pentito - Priebke si sarebbe confessato e comunicato di frequente durante il suo secondo "soggiorno" romano e introduce nel documento la sua dichiarazione del 1994 al Tribunale militare che lo condannò all'ergastolo ( domiciliare ). Adesso la salma è in attesa di essere accolta da qualcuno; tutti negano che vi siano trattative in atto, ma è impensabile che il corpo possa rimanere indefinitamente nel frigorifero di un aeroporto militare, dal quale invece decollerà ( nottetempo? ) verso il suo Paese natale. Una riedizione ipocrita e purtroppo tanto italiana della "liberazione" in extremis del comandante di Priebke, il trafugatore di opere d'arte Kappler, verso una nazione che, in alcune delle sue componenti ha accantonato e nascosto uno spirito modificato ma analogo a quello di allora, rivendicato orgogliosamente dal vecchissimo Priebke. Come in Italia del resto. E' su e contro questi celati sentimenti e celate strutture collaterali, che si deve vigilare e combattere, prima che prendano, in forme aggiornate, consistenza. Perché, allora, anche le camere a gas si trasformerebbero in cucine.

martedì 15 ottobre 2013

Fortificazioni a difesa dello statu quo ante.

E' ignobile che Alitalia diventi una compagnia di rivalsa per Air france o altro acquirente. Non ci si salva, alienandosi, si salvaguardano solo gli interessi degli azionisti. Un'Alitalia, ristrutturata, ma non necessariamente privatizzata, avrebbe potuto tentare di salvarsi, avrebbe dovuto impegnarsi per riuscirci e non gravare più sulle smunte tasche dei contribuenti: una gestione lassista e passiva avrebbe dovuto prevedere specifiche sanzioni. Tutto,invece, è fermo a cinque anni or sono, compresa la proposta di Aeroflot di integrare paritariamente le tratte coperte e stabilire una relationship efficace dal punto di vista commerciale. Ma Aeroflot, compagnia gestita privatisticamente come le altre, non è compresa nel sacro recinto della Unione europea e quindi, in barba a tutte le geremiadi sulla libera e privata impresa, è fatto divieto ai vettori del fortino centro-occidentale di confondersi con altre entità. E' una patente contraddizione da sottolineare, soprattutto quando questa pretesa porta alla rovina, evitabile, di una grande impresa strategica. una riedizione pseudo mercantile dei demandi e delle specializzazioni della defunta Unione sovietica ai suoi satelliti. La U.E. è, palesemente, una concentrazione di interessi disomogenei, ma dalla nostra compagine politica, un colpo d'ala è impensabile. L'Unione europea è una fortezza regionale a più livelli, un continente-fortezza costituito da un blocco di nazioni che uniscono le forze per ottenere da altri paesi condizioni commerciali vantaggiose, mentre, al tempo stesso, pattuigliano i propri confini esterni per tenere fuori chi proviene da quei medesimi Paesi. A qualcuno è demandato il ruolo di guardiano. Per noi, lo svolgeva Gheddafi, che respingeva verso morte sicura, nel deserto che avevano appena finito di attraversare, i profughi che si affacciavano in Libia per l'imbarco. Il Messico è stato ammesso nel NAFTA, insieme a Canada e Stati Uniti, al solo scopo di servirsene contro l'invasione dei migranti latino americani, che assediano le sue frontiere meridionali, per poter trapassare nel nord america. Latini miserabili che respingono per conto terzi plebi in transito verso una nebulosa opportunità. Hanno ben poco da scambiare, i Messicani con gli altri due partners dell'incongrua associazione, ma per i pittoreschi vertici politici ed istituzionali messicani ce n'è abbastanza per mascherare ogni servile e disumano servizio. Oltretutto, per diventare davvero una fortezza inespugnabile, un continente deve riservare uno spazio strumentale a qualche Paese povero o ridurvi quelli indebitati e meno attrezzati o, infine, quelli che compendiano troppe differenze territoriali, rivolgendo loro condizionamenti, riservandogli minorità e destinandoli, con la connivenza dei loro apparati politici ed istituzionali, ai lavori sporchi e pesanti. E' il caso dei tredici Paesi ammessi nell'Europa, che hanno mantenuto la sovranità monetaria, ma non sono in grado di bastare a se stessi e di competere alla pari con i quindici Stati che compongono l'area euro, all'interno della quale le gerarchie fra Paesi settentrionali ricchi e, quasi esclusivamente, meridionali e in via di impoverimento, si stanno consolidando, favorendo la frammentazione regionale degli Stati ex sovrani in una miriade di isole finanziarie in grado di interagire fra di loro, ma non con le diverse realtà delle proprie nazioni. Va detto,a onor del vero, che per settant'anni, parole a parte, almeno da noi, non è mai stato fatto.

lunedì 14 ottobre 2013

Sulle ali della presunzione e dell'egoismo.

British Airways, la più spartana e (sporca) compagnia di volo commerciale d'Europa, è intervenuta come un avvoltoio sul pateracchio italiano mal mascherato. Le sinergie fra i quattro aerei delle Poste italiane e Alitalia sono un pretesto: si tratta di un aiuto di Stato. Sottoscrivo a due mani, per sottolineare, però, che anche in questa circostanza, gli Inglesi si comportano come quegli stronzi che sono. Stanno, da sempre e solo per controllare, con un piede dentro e l'altro fuori dall'Unione europea; a Bruxelles, nonostante questo, sono attivissimi contro ogni applicazione di dazi protettivi contro le imprese dei pirati moderni del capitalismo, come la Cina, il Vietnam e la Cambogia, Paesi con i quali, ristrette lobby britanniche coltivano interessi residuali post coloniali, del tutto feudali e privati. Non vogliono permettere alle altre economie di mantenere un assetto di riferimento che tante volte nei decenni passati, li ha costretti, come nazione, a scalare a ritroso la graduatoria delle ricchezze nazionali, un paio di volte anche nei confronti dell'Italia. In base alla loro mentalità meschinamente particolaristica, nel dopo guerra si opposero al riconoscimento del ruolo svolto dalla Resistenza nazionale contro il nazismo e il fascismo, mentre gli Statunitensi, stupiti, volevano riconoscerci questo contributo alla liberazione dell'Italia. Gli inglesi, in realtà, volevano approfittare della sconfitta per controllare, dirigere, contenere e, se possibile, impedire la ripresa delle economie delle potenze soccombenti, in difesa delle loro corporations indigene e transnazionali. Rieccoli alla carica, anzi al ricarico pesante, sulle frananti economie di quei Paesi che, non riuscendo a recuperare su debiti di decenni e decenni, tentano almeno di conservare un barlume di titolarità sui settori economici cardine, nei quali, pur fra tanta corruzione e clientelismo, siamo spesso riusciti a primeggiare, tenendo a debita distanza mire piccine, puramente speculative ed irresponsabili, di tanti avvoltoi d'occasione privati. I sacerdoti della ragioneria comunitaria si sono impettiti, reattivi e pronti al diniego, che suona come la promessa di un "nein" di asbugica memoria. Sarebbe bello essere seri e, conseguentemente, autonomi; ma così non è. Per questo continueremo a farci prendere per il bavero dai feudali-liberali, discendenti di Adam Smith, che annoverano fra la loro popolazione il maggior numero di poveri, di scarti sociali e di alcolizzati, ma che, riferendosi solo ad un piccolo crogiolo di redditieri, assisi davanti a un caminetto, presumono di dettar legge in ogni dove, trovando un contraltare, ma anche un alleato nella Germania unificata, di nuovo arbitra dell'Europa continentale. Sarebbe opportuno esaminare di quanto feudalesimo anglo-sassone sia intrisa l'Europa che pontifica e comanda.

domenica 13 ottobre 2013

Visto, come sono belli i miei figli?

Anna Maria Franzoni è già uscita dal carcere, al quale è stata giustamamente condannata, dopo l'indegna pantomima disimulatoria, susseguente all'uccisione di suo figlio, "dalla testa troppo grossa". Anna Maria Franzoni prosegue la sua pantomima, cucendo le finiture delle borse in una cooperativa parrocchiale attigua alla sua prigione. Quando lavora può ricevere i figli, il secondo dei quali procreato per ritardare la carcerazione, poco dopo aver sfondato la testa "troppo grossa" di Samuele. Intorno a lei, il marito e la colonia d'origine, del padre-patriarca, dei dieci fratelli dei quali Anna Maria è, è stata, la mediana. Famiglia cattolico-oscurantista, chiusa in se stessa, nella quale, per tutta la vita, il padre-padrone ha continuato ad esercitare la sua autorità, impressa nella psiche dei discendenti fin dalla più tenera età e mantenuta nel tempo attraverso il vincolo del benessere e di una impropria protezione. E' un modello che viene dai riti della terra, da una matrice culturale e sociale, oppressiva e pur contraddittoria, adialogica, vandeana e oscurantista, intrisa di primitivismi, anche per i pochi per i quali i frutti della terra sono stati tanti. La famiglia è infatti ricca e influente; da quella schiatta, lateralmente, deriva anche la moglie di Romano Prodi, la Flavia che non è un modello Lancia di automobile. Anna Maria Franzoni, infatti è pazza, ma una pazza comoda, di famiglia. La sua pazzia scaturisce dai certi traumi familiari subiti in quella setta della sua famiglia, nella quale, trovandosi nel mezzo del puzzle, non ha trovato vie di fuga; né sfruttando il sistema rompighiaccio dei fratelli maggiori, nè orchestrando la sua, personalissima, di pantomima per aggirare tabù, divieti, assimilazioni e controlli. Così repressa, ha enfatizzato una violenza simbolica, mentre la mente si ottenebrava nel ripiegamento. I simboli, per poter essere sacrificati alla propria invidia vitale, devono, per forza, essere piccoli, deboli, quindi sacrificabili. E così è stato, per l'infinitesima volta, senza che l'assassina ne potesse perfino avvertire la straziante ingiustizia e ferocia e senza che i parenti, tutti assimilati e correi, potessero o volessero disimbozzolarla dallo scrigno d'acciaio della loro malattia, che per manifestarsi, solo in lei ha preso la strada dell'assassinio di quel figlio "anomalo", diverso, dalla testa grossa, ma nel quale non è sola, bensì in loro "esclusiva" compagnia, in una versione, non grottesca, degli Addams. Ebbene, a me dispiace che le pressioni, cominciate prima e subito dopo l'arresto - dopo aver recitato in sincrono il familiare copione dell'omicidio sacrificale, per negarlo agli "estranei" - abbiano avuto così precoce esito "sfavorevole" alla giusta, non sadica, espiazione della pena di chi approfitta dei piccoli e deboli, gli unici sempre chiamati a pagare le tenebre "tradizionali" della psiche. Non so se, in segregazione, avrebbe trasformato la sua pazzia in forme ancor più involute e tenebrose , o, libera dall'influenza, anche fisica, dei suoi demoni, avrebbe conosciuto, per tragico paradosso, un barlume di resipiscenza e di libertà.

venerdì 11 ottobre 2013

Sopravvivenze..

Eric Priebke è morto, finalmente, hanno commentato coloro che lo odiavano, dimenticando che quell'uomo non ha mai effettivamente pagato per la sua cattiveria. E' stato identificato dopo aver trascorso, in tranquillità e in incognito, la sua vita valida; era stato estradato in Italia, assolto in primo grado, condannato all'ergastolo in secondo, per essere assegnato ai domiciliari a vita, quando quasi tutti i suoi coetanei vi vengono condannati dalla natura. Lui, anzi, fino a tre anni or sono, usufruiva delle ore libere per sfrecciare sulle motorette del suo legale e di qualche suo camerata per le vie di Roma. Al compimento dei cento anni, aveva rilasciato un'intervista, a futura memoria, nella quale dopo aver descritto la sua partecipazione all'eccidio delle Fosse Ardeatine, rivelava che, dopo le prime due uccisioni, si era sentito sollevato. Anche un serial killer della mafia, famigerato, ma di cui ho dimenticato il nome, asserì davanti alla commissione senatoriale degli Stati Uniti che: " al primo omicidio, ti tremano le gambe, al secondo, sei teso, dal terzo in poi, si entra nella routine". La confessione di un assassino, se si limitasse a questo, non rappresenterebbe niente di originale e difforme da quella di qualunque altro assassino, ma Priebke, dopo aver parlato di non so quali amor proprio e senso dell'onore, asserisce di non aver mai visto, nei campi di concentramento, le camere a gas, che sarebbero state costruite dagli americani dopo la fine della guerra. Nei campi, ci sarebbero state solo mega cucine fumiganti e tanti bordelli, per intrattenere gli ospiti e mantenere l'ordine. Il revisionista Priebke nega, in articulo mortis, l'evidenza documentata da tanti documentari nazisti che non poterono essere distrutti in tempo e attribuisce agli americani, la "ricostruzione" delle camere a gas e dei forni crematori che le truppe naziste in rotta, avevano cercato frettolosamente e maldestramente di distruggere, prima dell'arrivo degli eserciti nemici. Evidentemente, non aveva notizia dei forni trovati ( o ricostruiti? ) dai Russi ad Auschwitz. Sui due fronti, la sorpresa per l'organizzazione e la dimensione dei campi della morte, fu inizialmente grande e solo a poco a poco, se ne prese compiutamente atto. Se anche Priebke si fosse pentito, o avesse finto di pentirsi, non mi sarei sciolto nel perdono, avrei apprezzato, una critica motivata a quel sistema specifico e poi ai suoi effetti. Ma su questo Priebke è stato "sfuggentemente categorico", seppur vile e irridente nella menzogna e della sua consapevolezza è testimonianza una disamina storica e sociologica, al termine della quale asserisce che il nazismo è allo stato attuale irripetibile. Con questo, riafferma la sua appartenenza convinta e senza ripensamenti a quell'approdo storico e ne reincarna ancora - nello scorso luglio - i contenuti, le premesse e gli esiti. Il mondo veterotestamentario ebraico gli augura e si augura che, vendicativamente, secondo i canoni primordiali di giustizia, Eric Priebke reincontri, nell'altra vita, le proprie vittime e ne sia tormentato. Io credo invece che con Priebke sia passato definitivamente nel dimenticatoio un fenomeno non originale nell'esperienza storica, ma unico, per ora, nella civiltà moderna, per le sue intenzioni di cancellazione di un intero popolo in Europa. Chi se ne è reso interprete, ormai impedito a propagandarlo dalla sconfitta militare, ne ha conservato i barbarici istinti, in un humus culturale che, da giovani istruiti e ambiziosi, non hanno mai, neppure in seguito, svestito; lo hanno anzi coltivato, con ferocia immutata, anche se impotente, abbarbicandovisi fino alla loro, di estinzione, rivendicandoli, per conpensare la loro entropica rovina dopo aver provocato quella di altri. E' solo questa la "giustizia" storica. Queste ideologie, questi sentimenti, questi pretesti falsificatori sono ben in salute, come i virus peggiori, in bacini di coltura specifici, morali, culturali, censitari e di puro ed amorale egoismo. I Priebke, disarmati, ma non innocui,camminano ancora vicino a noi: da loro e non dai morti, dobbiamo guardarci con acuto spirito investigativo.

giovedì 10 ottobre 2013

Accadimenti

Il mostro di Cleveland, quello, per intenderci, che sequestrò tre ragazzine e le tenne segregate per dieci anni, per abusarne e dalle quali ha avuto non so quanti figli, si sarebbe suicidato in carcere. Noia o resipiscenza? Ora salta fuori che sarebbe morto, impiccandosi ad una finestra, mentre praticava un gioco autoerotico, un'apnea onanistica dalla quale non si sarebbe più ripreso. I secondini avrebbero omesso i controlli, ben otto protocolli e, per questo, sarebbero sotto inchiesta. Il pover'uomo, in tutti i sensi, se non si è suicidato, è stato probabilmente vittima della voluta trascuratezza dei secondini che avranno consentito a qualche altro detenuto di ucciderlo. La stesso canovaccio fu recitato da altri afflitti, nei confronti del mostro di Milwaukee, il cannibale omosessuale di giovani asiatici ed ispanici. In quel caso, l'intromissione omicida nella cella del segregato fu concordata dalle guardie ed eseguita da altri detenuti giustizieri. Anche un Vescovo cattolico nord americano, non ricordo più di che provincia, che non era riuscito a sfuggire al carcere, una volta acclarati decenni di pedofilia, fu ucciso nell'incuranza complice della guardie. Ma inventarsi che si stava facendo una sega, dopo essersi autoappeso per favorire un'erezione e un rantolo orgasmico che il viagra se lo sogna, beh, mi pare il colmo del paradosso dissimulatorio. Qualcuno deve avergli fatto una pippa. Alitalia ha bisogno, entro il fine settimana di un prestito ( per volare in perdita, per quante decadi? )di duecento milioni di euro. Il credito bancario che, privato per privato sarebbe la norma, non è neanche lontanamente proponibile, anche perché i maggiori Gruppi nazionali sono già troppi esposti verso l'allegra brigata dei patrioti. Che fare, alla luce del divieto ad intervenire per gli Stati nazionali e dell'insolvenza, a prescindere, dello Stato italiano, che dei flussi finanziari dei cittadini ha lo stesso bisogno che hanno i dissanguati delle trasfusioni? Ricorrere alle Poste private e alle ferrovie dello Stato privatizzate, in attesa, a questo punto, di un'altra finanziaria estera che le rilevi tutte insieme. Esclusa una partecipazione, non favorita sul piano finanziario e fiscale, dei ferrovieri privati Della Valle e Cordero di Montezemolo. Grillo e Casaleggio, a firme abbinate, sconfessano i deputati e i senatori del M5S, qualunque decisione decidano di prendere autonomamente in Parlamento, come se non fosse il luogo in cui si dibattono i problemi, le proposte di legge e le si vota. I deputati-cittadini dovrebbero limitarsi a fare i portavoce di un sentire popolare espresso sul web e stabilito sul web dai due Guru dell'applicazione mediatica e politica di un indistinto e contraddittorio sentimento popolare, di cui solo loro due sono gli esegeti e gli interpreti. In funzione di aperta contestazione dell'ignavia rappresentativa nazionale, anch'io, a Febbraio, li ho votati. Non credo più alle vane ciance contrabbandate da mediocri figuri, ansiosi solo di perpetuarsi, incuranti dei grotteschi effetti di questa scelta, a prescindere, che non prescinde solo dal trasformismo degli interessi consolidati,a cominciare dai loro. Ma la pretesa isterica, oppressiva, inquisitoria e pesantemente offensiva di due outsiders di trattare come loro portavoce, intercambiabili, dei designati, anche da me, a prendere delle decisioni, o meglio le decisioni che si possono concretamente assumere nell'agone pubblico, tradisce, ormai, uno scoperto atteggiamento che non posso accettare. Confermato, purtroppo, il giudizio sul deserto morale che, dopo la rinuncia alla sovranità nazionale, aleggia nell'anfiteatro dei nostri rappresentanti, non voterò più il M5S, a meno che, dalla ribellione dei designati non nasca un altro, interessante soggetto, quanto meno da sperimentare. Sul crescentone di Piazza Maggiore, in un rigurgito di mercato a cielo aperto che, in quel luogo si celebrava ogni giorno, fino ai primi quattro decenni del secolo scorso, accedendo, originariamente attraverso il Palazzo delle gabelle e provenendo dal contado, esattamente all'altezza dell'attuale Sede bolognese di Unicredit, all'angolo fra via Ugo Bassi e via Oleari, si offriva una degustazione gratuita di mortadella, sponsorizzata da Banca Intesa. La memoria contadina si è risvegliata, l'attitudine allo scrocco e alla promiscuità festaiola si è dispersa fra i banchetti, ammirata dal trofeo mortadellaro di oltre due metri, feticisticamente esposto. Matteo Renzi vede allontanarsi la possibilità di sbancare il PD e, per suo tramite, l'Italia e, senza convinzione, né capacità divinitorie sull'evoluzione delle circostanze, a malincuore, si ricandida, almeno, al Comune di Firenze. Sarebbe il colmo che lo rieleggessero, nonostante la sua latitanza amministrativa. In questo senso, ha ragione Berlusconi di disperarsi: nonostante gli anni trascorsi al potere, nonostante la sua età, avrebbe avuto ancora uno spazio non quantificabile sul proscenio delle recite ingannatorie.

martedì 8 ottobre 2013

Contingenze contigue.

Il biPresidente si preoccupa dell'estetica italiana nel mondo e invoca, a pochi anni dagli ultimi, l'amnistia e l'indulto. Le condizioni di detenzione resterebbero le stesse, ma a soffrirne sarebbero in meno e questo dovrebbe rivalutarci agli occhi degli altri. I ranghi si ricostituirebbero dopo pochi mesi, ma il bel gesto sarebbe stato compiuto e forse solo uno, per questa volta, ne beneficierebbe sul serio. Questa classe politica latita di statisti e una profonda riforma carceraria, da parte di costoro è impensabile. L'orizzontale depenalizzazione dei reati minuti, quotidiani, per così dire, comuni, quando avverrà, sancirà l'impermeabilità, già presemte, ma meno evidente di due società principali, intervallate da una mediocre: la prima rinserrata ad autoreplicarsi, una mediana molto più immiserita rispetto ad ora - soprattutto, rispetto a pochi anni or sono - e una crescente periferia del degrado e delle gerarchie originarie. Avremo, per così dire, dei quartieri carcerari. Un fac simile delle piazzole dell'amore, che qualche giurista e qualche amministratore vorrebbero sostituire alle già case chiuse, per "ovviare" al problema ( per chi? ) della prostituzione. Una rivisitazione borghese dei parcheggi per libero-scambisti, di cui i clubs privés sono la versione muraria, a prova di intemperie. Alitalia, scaduto il patto di sindacato fra i "patrioti", si scioglie nello stesso fallimento previsto cinque anni fa, stessa sorte per i 4.500 addetti di terra, che saranno licenziati, declassamento del Leonardo Da Vinci a hub caudatario del Charles De Gaulle di Parigi. Le hostess, gli stuart e, soprattutto, i piloti, se non vorranno rischiare la scadenza del brevetto di volo, dovranno volare, a prezzi concorrenziali, per qualsiasi compagnia, pubblica o privata, che li possa ingaggiare. Perdiamo la titolarità, pubblica o privata non importerebbe, di un altro settore strategico, dopo la telefonia e la gestione delle connessioni telematiche. Tutti i soggetti, dotati di capitali da investire, possono concorrere alla spoliazione dell'Italia e organizzarsi a gestirne i servizi secondo esclusivi fini di lucro. In questa temperie, gli italiani, che mai hanno fatto una rivoluzione, che mai si sono imposti con la fondatezza e la forza della loro protesta ( si sono solo, a piccoli gruppi, immolati durante i moti dell'aristocratico Risorgimento nazionale, consentendo alla propaganda di dargli una patina popolare ) continuano a sopravvivere, senza coscienza, alla giornata, prendendo atto delle continue espropriazioni personali. Si convincono con facilità che quanto avviene è ineluttabile e che immodificabile è il loro sprofondare nella promiscuità con immigrati di altra sensibilità, religione e tradizione, con solo l'indigenza e lo spazio dei quartieri in comune, che abitano, ad assimilarli, purtroppo, in qualche caso, per gli uni e per gli altri, anche nel parassitismo e nel malaffare. Unipol Banca, per la prima volta dalla sua fondazione, non ha riconosciuto il premio di produttività-redditività ai suoi dipendenti. Non ha ciurlato nel manico della non identificabilità dei parametri di calcolo, ha semplicemente messo, nero su bianco, che, durante la passata gestione, non ha guadagnato niente. I sindacati - tranne la CGIL - hanno manifestato, volantinato, tenuto assemblee, accusato l'azienda di grandeur immobiliare a scapito della "giusta mercede all'operaio". Mentalità pauperistica che non si sposa con l'avidità del circolo degli azionisti, di una realtà particolare ed opposta, dove, non solo non si è mai scioperato, nonostante che il premio di redditività non si sia mai, se non in termini offensivi, percepito, ma si considerano le quotazioni di borsa, che notoriamente sono all'opposto degli oneri retributivi, come una garanzia di futuro servaggio. In un certo senso, è illuminante. Un ciabattare informe, senza obiettivo, lungo le strade, i borseggi quotidiani, l'itineranza dei lavori per pochi mesi, la condivisione eretta a sistema di disordinati appartamenti di rivalsa, marcia in rotta non avvertita, fuori da qualsiasi riferimento normativo, economico e, quindi, valoriale, privilegiano l'occasionalità e non si preoccupano di prevedere il futuro. Un prostituta romena di ventiquattro anni, con scritto sulla carta di identità che, nubile, fa la casalinga, ha già cumulato tre cambi di residenza: Reggio Emilia, via Che Guevara, credem'a me, poi un paesino di cui non ricordo il nome, infine, per ora, Modena, ma, quando viene a Bologna " è presa da frenesia da shopping". trasferisce su una banca tedesca ( sempre per me ), filiale di Bucarest, 2.500 euro ( l'ho già fatto tante volte, sottolinea ) e preleva 700 euro per un'incursione negli outlet low cost di via dell'Indipendenza, che le sembrano un salone delle feste. Non si manifesta traccia di indisponibilità. E' una testa vuota come tante, moralmente zingara, ma non di cattivo animo. C'è di gran lunga di peggio, sia in termini di stupidità, sia di cattiveria potenziale. E' educata, anche se orgogliosa della sua ostentata benestanza: si vede che frequenta ambienti censitariamente manieristici. "Buona giornata" e si congeda. Ci manca un "buon lavoro e potrebbe essere una delle nostre. Poi c'è chi, toccato dalla sventura e, potendoselo permettere, fa beneficienza mirata, chi questa sera andrà a un concerto, chi al posto dei documenti che gli sono stati rubati gira con una denuncia e "denuncia" di non avere tempo di chiedere la riemissione della sua identità perchè il padrone non lo lascia libero, in orario di apertura degli uffici, nemmeno un minuto. C'è chi muore improvvisamente, dopo aver fatto progetti terapeutici e bellicosi verso l'ex coniuge pretenzioso, pochi giorni prima allo sportello, chi non sopporta una contrarietà e non si impegna a considerare realisticamente il suo "destino" prossimo venturo. La nuova versione della società è già disegnata in bozza.

lunedì 7 ottobre 2013

Mostruose riemergenze.

E' squallido e sconvolgente constatare come, in questi frangenti, nei quali i commercialisti suggeriscono le metodiche trasformistiche, pre chiusura, alle aziende che sopravvivono ancora, nella più indolente apatia del Governo plebiscitario italiano, sul piano culturale e politico non si trovi altro diversivo che agitare il suicidio fisico assistito, sulle orme di quanto praticato in Svizzera, insieme al deposito dei capitali trafugati. La morte, non investigata nelle sue cause, di Carlo Lizzani, personaggio noto ai meno, autoprovocata, ha riacceso un dibattito drogato sulla morte auto e etero inflitta, come se si potesse trattare di un progresso nell'evoluzione del genere umano. E' invece un'assimilazione, un puro conformismo alla società dell'esclusione e degli scarti, per i quali non vale la pena di sostenere dei costi, stante l'inaridimento degli approvvigionamenti finanziari. Il suicidio "nobile", praticato nella nostra cultura occidentale fin dall'epoca greco-romana, oltre ad essere ammantato di retorica censitaria e di status, non si attaglia alla miriade di suicidi che continuamente si verificano in ogni età della vita, a qualsiasi età, che sono frutto dello sconvolgimento psicologico della solitudine e della sensazione improvvisa e irredimibile di vuoto esistenziale, in un contesto socio-culturale ben misero, se non sa apprezzare altra condivisione di un computo ragionieristico sentimentale, valoriale e potenziale dell'esistenza. Questa violenza non vuole più essere ignorata, prova, con protervia, ad imporsi al buon senso, vuole inibire la consapevolezza e l'evoluzione morale. Cerca di concentrare nelle strutture di ricovero e ospedaliere, la "razionalizzazione" della sostenibilità, che è sempre questione di un attimo, quello che viviamo, fino al suo spegnersi doloroso e definitivo. Altro che ipocrita "buona morte". La propria morte non può mai essere "buona" e la sua insensata proposizione ingannatrice è la forma attuale di risorgenza dei mostri interiori dei periodi di crisi, di questo periodo di crisi - fra l'altro indotta - e solo economica. L'atto, libero e spontaneo, pur drammatico, di togliersi la vita è estremamente opinabile, ma rispettabile: personalmente, io credo che si debba lottare sempre, ma liberalizzare, sotto mentite spoglie, il "libero", occasionale e vigliacco omicidio, è l'ultima mortificazione che rischiamo di farci infliggere.

domenica 6 ottobre 2013

Nebbia indolente.

Anche Carlo Lizzani, come Mario Monicelli, ha deciso di farla finita per tedium vitae et senectutis. Ai figli ha lasciato un biglietto semplice di congedo:stacco la spina. Poi ha fatto il volo dell'angelo decaduto, dalla finestra del suo appartamento. Carlo Lizzani è stato un'enciclopedia documentaristica, anzi veristica, del cinema italiano, ha descritto le trasformazioni della società post-bellica passo-passo, attraverso film e documentari di scarna ed essenziale documentazione. Uomo di cultura e autore di una enciclopedia del cinema, fu sempre impegnato nella vita civile, prima come partigiano e successivamente come testimone. Diresse, per alcuni anni, la Mostra del cinema di Venezia. Conferenziere garbato e sorridente, ha interpretato tutta l'evoluzione (?) della società italiana ed ha investigato con documentato realismo le sue pieghe più oscure. Romano, ha ambientato a Milano le sue opere più intense e dolenti, ha scandagliato la malavita e la prostituzione minorile negli ambienti "bene" della capitale economica. Quella di cui, recentemente, un Cavaliere meneghino si è reso ripetitivo protagonista. Nella personalità di Lizzani è sempre stata evidente una dolce malinconia, una presa d'atto, impotente, della miseria irredimibile della società democratica italiana. Lui che era stato combattente e sempre comunista, ha visto progressivamente svanire tutte le sue illusioni e, privo di giustificazioni trascendenti, ha infine deciso, a novantadue anni, di interrompere la sua opera di testimone. Quello che ha lasciato è già abbastanza, l'autentico documento filmico di due generazioni di italiani, immersi in una nebbia che non laciava intravedere speranze.

Mitologia e realtà.

Ci sono duecentocinquanta morti imprigionati sotto lo scafo ribaltato del "traghetto" dei profughi, in prossimità delle coste di Lampedusa, primo lembo meridionale d'Europa, al di sotto dell'apice territoriale tunisino. Oltre ai centotredici già recuperati e inumati ( o cremati? ). Probabilmente, molte altre morti non sono state rilevate o sono state taciute; capitò che una nave della marina militare italiana ne fece affondare un altro di "traghetti", affollato, in un (maldestro?) tentativo di respingimento. C'è poi lo stillicidio quotidiano di morti a grappoli. Fanno ancora, si e no, notizia. Quando Gheddafi era amico e alleato dell'Italia, erano un numero imprecisato coloro che venivano rigettati, a morire, nel deserto che avevano fortunosamente superato; se si ribellavano i soldati avevano il pretesto di ucciderli subito, personalmente. Le donne cercavano di passare la linea di confine offrendosi ai miliziani, atteggiamento che avrebbero conservato, per forza o per calcolo, anche nei paesi di destinazione vagheggiati. Il sistema della prostituzione ai confini è praticato e illustrato in ogni fenomeno di espatrio illegale, in ogni parte del mondo. Sui barconi non si naviga gratis. Bisogna anzi pagare un "biglietto" che è superiore a molte traversate crocieristiche low cost. Da dove vengono i denari per gli esuli ammassati sul ponte? Da prestiti che li riducono in condizioni schiavistiche e che dovranno restituire ad interessi crescenti, in qualsiasi modo, una volta approdati. Gli scafisti, per paradosso, mutuano la loro mercede, caudatari di temibili organizzazioni, violente e criminali, come i pescatori croati, ad esempio, nelle deliziose isolette del loro litorale, che quotidianamente, rientrati all'alba dalla pesca, portano e riportano i turisti da un luogo all'altro. Vi sono anche scafisti sportivi che sfrecciano in mare, per fornire un brivido ad ardimentosi infradiciati dagli schizzi, spesso seduti su panche imbottite, rialzate e assicurate al fondo della barca. Paragoni impropri, ma fino ad un certo punto. Oltre a non voler più sobbarcarsi il debito dei Paesi mediterranei, il nord Europa, rifiuta, da anni, di considerare un problema comune, l'approdo sulle coste meridionali del continente di disperati, miseri, immiseriti o in fuga da guerre intestine, da rivolte popolari che in molti Paesi arabi non ancora interessati dal fenomeno, aspettano solo l'occasione di manifestarsi. Che l'Italia sarebbe ben lieta di fare da ponte umanitario alla sempre più intensa transumanza umana è certo, ma le furbizie, tanto quanto gli egoismi fortificati, si superano con una costrittiva normativa comune, almeno tale e quale a quella che, per il debito, ci accomuna a quei disgraziati. Nel mondo antico civilizzato, le migrazioni, via mare e via terra, per chi sopravviveva, erano continue, ma l'accoglienza era riservata a chi portava capitali o a chi era depositario di una tecnica di mestiere utile ( il pistrinum ). Tutti gli altri erano respinti al loro scontato destino. L'emigrazione stessa non spera nell'accoglienza, è un istinto di sopravvivenza primordiale che cerca la sua ultima espressione, preso atto che le condizioni per resistere, nei propri territori d'origine, sono venute meno. La sensibilità popolare, primordiale o barbara, accetta il loro sacrificio per non celebrare il proprio e le parole caritatevoli, a parte poche, fortunate casistiche individuali, restano..parole, che saranno per sempre ripetute. I flussi dei capitali non più investibili nelle economie in crisi finanziaria, si rifugiano, ancora una volta, nel mattone. Non più nei propri Paesi, bensì in giro per il mondo. In Europa, la città più saccheggiata di immobili, di tutte le categorie, è Londra, nella quale la maggior parte degli Inglesi occupa ormai gli appartamenti più modesti, a beneficio di esportatori truffaldini di capitali, fra i quali, numerosissimi, sono gli Italiani. La maggior parte degli "invasori", sono, però, gli oligarchi russi e i Cinesi, che acquistano interi quartieri o comprensori murari di prestigio. Non mancano i tycoon - casomai i nuovi tycoon, emersi, prodotti dalla crisi degli altri, statunitensi -. La corsa all'accaparramento d'immobili e la sua concentrazione in ambiti circoscritti, sta creando una vera e propria bolla immobiliare, destinata ad esplodere e a far ricominciare il ciclo dell'immiserimento e del rilancio investitorio, senza altra logica che quella del surplus finanziario, contrapposto a quello delle vendite abbordabili o, addirittura, in perdita. Le economie nazionali, intese come quelle che si riferiscono ai ricchi e ai detentori del potere, dato che la sostenibilità sociale sarà sempre meno importante per gli equilibri politici ( in Italia impersonati sempre dagli stessi soggetti )provocherà sussulti, alleanze fra "Guide" e subalterni, atti bellici, rivolte pilotate, ancora esodi e tante morti "alleviatrici", ipocritamente piante.

Tramonti.

Il tramonto repentino di Sivio Berlusconi è coinciso con il commissariamento dell'Italia da parte degli uffici di ragioneria della U.E. Deteneva, diciannove mesi fa il timone del governo e lo deteneva legittimamente, in quanto investito dalla maggioranza del corpo elettorale. Poi ci fu un colpo di Stato bianco, che assecondò, suicidandosi. Ecco che un vecchio arnese del realismo comunista, a chiusura di una parabola che cominciò con Togliatti, designa un democristiano giovanile, ma scialbo, nipote di un grande ( solo per la quantità ) tessitore di scuola andreottiana della prima e poi tutore di Berlusconi durante la seconda Repubblica. Certamente, all'atto della rinuncia alla verifica elettorale, che sarebbe stata un referendum sull'accettazione o meno della soggezione all'Europa finanziariamente solida, Berlusconi deve aver avuto un affidavit sulla sua sorte giudiziaria, influenzabilissima nel barocco e ridondante palazzo che ospita i riti dottrinari della Corte di cassazione. Condannato avrebbe voluto rilanciare sul piano elettorale, ma la probabile riproposizione del risultato di equilibrio fra il suo movimento e quelli, coalizzati dei suoi avversari europeisti, o, al massimo, una maggioranza risicata che avrebbe dovuto nuotare controcorrente, in sede istituzionale, nazionale e comunitaria, ne hanno fiaccato la resistenza. Ormai è un vecchio e, anche se non è detto che rinunci ad influenzare la politica residua, attraverso forme di aggregazione, ritornate nebulose, è certo che la prima sentenza definitiva contro di lui lo ha, per lo meno, emarginato, al massimo a presidio delle sue aziende, l'unica ragione per cui scese nell'agone politico. Saranno poi i suoi poco combattivi discendenti ( perché hanno trovato la pappa cotta )a dover combattere o, più probabilmente, venire a patti, prima di tutto fra di loro per spartirsi quanto potranno. E' stata una lotta fra un proprietario che si era appoggiato alla politica d'occasione, poi travolta da tangentopoli e tanti nullatenenti, politicamnete parenti-serpenti, avidi di farne oggetto di materia spartitoria, ma è stata l'Unione europea, prontamente assecondata in cabina di regia da Giorgio Napolitano a condurlo al naufragio. Senza l'Europa teutonica, Silvio berlusconi sarebbe ancora dov'era e a nulla, per l'ennesima volta, sarebbero serviti gli attacchi di una pseudo sinistra confusa e pasticciona e la regia, solo autoctona, di un vecchio Presidente, che è stato facilitato, nella congiura, dalla trama europea, come non capitò a Oscar Luigi Scalfaro, che pure ci provò. Alla luce di tutto questo, sono più facilmente interpretabili gli atti contraddittori del Cavaliere ferito gravemente e più spiegabili le sue intemperanze. I figli, numerosi e dispersi, non sono scesi in campo. Quando si cade, si cade da soli.

sabato 5 ottobre 2013

Commemorazioni.

Oggi, l'International Herald Tribune ha pubblicato un necrologio, alla memoria del Generale vietnamita Giap, morto in patria a 102 anni. Aveva comandato le truppe nazionali in tre occasioni: contro gli invasori Giapponesi, che furono respinti, contro i Francesi che si erano sostituiti in una riedizione periodica di conati coloniali e, dopo la divisione geo-politica fra un Sud filo-occidentale e il nord comunista e filo-sovietico, per sfuggire all'influenza della Cina confinante, guidò la guerriglia, alternata a vere e proprie battaglie campali, contro gli Statunitensi. Nel farlo, non ebbe nessun riguardo per le potenziali vittime indigene, anzi, usò la massa umana come arma effettiva sul campo, i tristemente famosi "topi" nei cunicoli, con i quali evitavano gli effetti dei diserbanti e del napalm.Si stimano in 2.500.000 i caduti vietnamiti contro i 58.000 nord americani, a cui vanno aggiunti, nella contabilità imperialistica, i 2.000.000 di Iracheni, al netto dei morti per terrorismo post bellico e i 200.000 afghani. Ancor prima e fino ai giorni nostri, i caduti Giapponesi per l'effetto di due bombe atomiche sganciate su di loro. Il 30 Gennaio del 1968, mentre negli Stati Uniti prendeva l'avvio la contestazione studentesca, che, dell'avversione alla guerra vietnamita fece il suo vessillo iniziale e poi si estese a tutto il mondo occidentale in un sovvertimento dei costumi e delle sensibilità, che oggi ripiegano nella miseria mercatoria, Giap scaglio 84.000 contadini ( cong ) vietnamiti, di cui quarantamila morirono, contro le tecnologiche truppe che avevano invaso, per presidiarne il regime, il Vietnam del Sud. Fu l'offensiva del Tet, fu vinta, non annientò la potenza in loco degli Statunitensi, ma ne minò il mito e il prestigio, fino alla ingloriosa fuga del 1975, scalciando gli alleati del giorno prima che cercavano di aggrapparsi agli elicotteri in decollo. Giap è stato il simbolo e sarà il beneficiario storico di quegli eventi, nei quali la quantità delle vittime fu commisurata alla indifferenza nei loro confronti. Per questo, il mio ricordo va a quei sacrificati, eroi per forza.

L'estraneità dell'autoritarismo.

L'autoritarismo continua ad avanzare, incontrastato. Si tratta di un autoritarismo da adattamento ad una volontà "superiore", alla quale l'indegna compagine politica nazionale, numerosa, ibrida e raccogliticcia, si adatta, per l'ennesima volta, nella stentata storia italiana, fatta di tradimenti, sotterfugi e mediocrità eletta a sistema. Ve ne sono elementi anche nella messa fuori gioco di Berlusconi, pur fondata e procrastinata troppo a lungo: con conflitti di interessi in gioco non ci si può candidare, con condanne alle spalle ci si deve accantonare da soli. Sembra averlo infine capito, se è vero - ma non c'è da esserne certi - che andrà ai servizi sociali. Quel che risalta nel contraddittorio bipolarismo italiano è il riemergere, in faccia al mondo, del democristianismo più amorale, dopo che, in precedenza, si era cercato maldestramente di occultarlo dietro sigle prive di riferimenti e, di conseguenza, inerti, inaffidabili, che ricevevano voti abitudinari, ma non conoscevano mai uno slancio verso un impegno creduto. Ecco quindi una coltivazione di molluschi arrabattarsi per la conquista della corona, rotolata al suolo: chi vincerà, qualche anno di potere se lo assicurerà. Potere sui sudditi cortigiani, in uno Stato, ancora una volta, appaltatosi e neppure al miglior offerente.

venerdì 4 ottobre 2013

Inciampi non rimossi.

Il pampa-Papa si è presentato assai presto nella terra natale del Santo a cui ha voluto ispirare il suo magistero, ma, sia pur con l'affanno, questa volta non è riuscito a seminare gli ipocriti, aggrappati alle falde della sua veste, non è riuscito ad affrancarsi dall'assedio delle istituzioni, in cerca di una benedizione, e di tanti politici presenzialisti. Quando era andato a Lampedusa ne aveva, motu proprio, esclusa l'invadente presenza; in questa occasione, nella quale l'intimità e il raccoglimento avrebbero dovuto avere il sopravvento, si è acconciato ad una pubblica e fuorviante menifestazione. A suo tempo, la sua pretesa di escludere anche i rappresentanti del Governo era sembrata un po' eccesiva: si trattava di una visita anche in strutture nazionali di contenimento dell'afflusso di profughi. Anche la definizione scelta: "vergogna" dell'ultimo - solo in ordine di tempo - evento, rafforzata ed poi addolcita, per paradosso dal Presidente della Repubblica, ribadisce una accusa diretta, morale e politica, ai legislatori. Nel giorno in cui si commemora il poverello, per scelta, di Assisi, ecco accorrere tutti i contraddittori di quella scelta, insieme alla quotidiana pletora di pellegrinanti ignoranti, così simili a quelli coevi del mitologico santo. La scelta spirituale del pampa-Papa non si è manifestata, è stata disturbata, oscurata. La prossima volta, vada da solo, in incognito, in raccoglimento ad ispirarsi per poi cercare di ripercorrere, dal soglio a cui il Primigenio fu costretto a prosternarsi, qualcuno di quei passi, senza l'inciampo dei farisei cristiani.

mercoledì 2 ottobre 2013

Più ci penso e più mi piace.

Finalmente siamo su facebook...e su twitter!! Ma davvero!? Mi piace! Lo disse anche un perfido spettatore delle Tre sorelle, di Anton Cechov, quando irruppe sulla scena Umberto Orsini, che, all'epoca, faceva pubblicità al dentifricio Durban's: il tartaro...mi piace, sussurrò lascivo, provocando un moto irrefrenabile di riso. Noi potremmo, invece, dire che l'apparizione cinguettante coincide con l'apertura della caccia al tordo, ma ci limiteremo a constatare che il tiro a segno, nel baraccone fieristico, si posiziona, arcaicamente, in un contesto tecnologico, ma non per questo evoluto. Il tiro a segno, ovviamente, sarà prerogativa dei cecchini aziendalisti, che sparano a salve, ci "prendono" sempre e mimano l'orso di peluche che hanno colpito: sollevano infatti collettivamente le zampe anteriori, emettono un suono basso e rauco, girano su se stessi...e poi proseguono, all'infinito. Che bello, pensa che ce lo hanno chiesto gli azionisti - clienti: potremo cinguettare con loro giorno e notte e trasporre gli oppressivi protocolli regolamentari interni nel social intranetwork. Non solo, potremo rimanere sempre in contatto operativo e interattivo, ruotare fra le nostre agenzie, sfruttando l'intervallo, ottimizzare ogni minuto della nostra giornata lavorativa, prendere appuntamenti in itinere, fornire spiegazioni e consulenze, offrire nuovi prodotti. Ci piace. Ormai lo sanno anche le pietre, noi siamo felici, noi siamo contenti, le terga, radiosi, porgiamo agli eventi. Che vita piena, ci piace! Quante opzioni ancora inesplorate ci coinvolgeranno inestricabilmente e, senza aprirci ad un mondo titubante,vettore di contagio, ci rassembleranno in un sentimento comune. Potremo indire le nostre riunioni fuori orario in rete, aggiornarci continuamente, raddoppiare i corsi on-line, i budget, cogliere le occasioni repentinamente, ecc. Nessuna disorganizzazione, nessuna diseconomia sarà più possibile, il controllo sarà, potenzialmente, totale. I clienti-azionisti potranno precettarci all'impronta, saremo sempre a loro disposizione, senza possibilità d'ignorare il loro richiamo. Potremo variare l'assegnazione agli sportelli anche più volte al giorno e supplire alle malattie più imperscrutabili. Introdurremo il cambio d'addetto negli ultimi dieci minuti ( ufficiali ). E quanto gioioso cameratismo, quanti cinguettanti conferme, stando ben attenti a non violare il canone... e gli altri, coperti da impenetrabile segreto. Sarà questo il vero scopo dell'approdo sui social? Ci piace! Altrimenti che ci faremmo su delle piattaforme mondiali, alle quali affidano le loro dichiarazioni i Capi di Stato e i pirati di Anonymous, noi che non ci avventuriamo neppure in zone di frontiera, come la Val D'Aosta e l'Alto Adige? Ce l'hanno chiesto anche i clienti di Bagheria? Sarebbe bello, ci piacerebbe. Potremo far conoscere anche a Katmandu i nostri prodotti, ma poi, credetemi, rifiuteremmo investimenti non certificati. Che gusto! Mi piace. I provvedimenti disciplinari, gli scippi in busta paga, la gogna mediatica per il mancato raggiungimento dei budget, saranno, come il KPI, comminati e, in più, commentati in rete, mentre la gamma e la qualità dei nostri prodotti faranno impallidire le offerte di e-bay. Non potremo più allontanarci da questo Luna park. Che altro potremmo desiderare? Ci strapiace!