venerdì 11 ottobre 2013

Sopravvivenze..

Eric Priebke è morto, finalmente, hanno commentato coloro che lo odiavano, dimenticando che quell'uomo non ha mai effettivamente pagato per la sua cattiveria. E' stato identificato dopo aver trascorso, in tranquillità e in incognito, la sua vita valida; era stato estradato in Italia, assolto in primo grado, condannato all'ergastolo in secondo, per essere assegnato ai domiciliari a vita, quando quasi tutti i suoi coetanei vi vengono condannati dalla natura. Lui, anzi, fino a tre anni or sono, usufruiva delle ore libere per sfrecciare sulle motorette del suo legale e di qualche suo camerata per le vie di Roma. Al compimento dei cento anni, aveva rilasciato un'intervista, a futura memoria, nella quale dopo aver descritto la sua partecipazione all'eccidio delle Fosse Ardeatine, rivelava che, dopo le prime due uccisioni, si era sentito sollevato. Anche un serial killer della mafia, famigerato, ma di cui ho dimenticato il nome, asserì davanti alla commissione senatoriale degli Stati Uniti che: " al primo omicidio, ti tremano le gambe, al secondo, sei teso, dal terzo in poi, si entra nella routine". La confessione di un assassino, se si limitasse a questo, non rappresenterebbe niente di originale e difforme da quella di qualunque altro assassino, ma Priebke, dopo aver parlato di non so quali amor proprio e senso dell'onore, asserisce di non aver mai visto, nei campi di concentramento, le camere a gas, che sarebbero state costruite dagli americani dopo la fine della guerra. Nei campi, ci sarebbero state solo mega cucine fumiganti e tanti bordelli, per intrattenere gli ospiti e mantenere l'ordine. Il revisionista Priebke nega, in articulo mortis, l'evidenza documentata da tanti documentari nazisti che non poterono essere distrutti in tempo e attribuisce agli americani, la "ricostruzione" delle camere a gas e dei forni crematori che le truppe naziste in rotta, avevano cercato frettolosamente e maldestramente di distruggere, prima dell'arrivo degli eserciti nemici. Evidentemente, non aveva notizia dei forni trovati ( o ricostruiti? ) dai Russi ad Auschwitz. Sui due fronti, la sorpresa per l'organizzazione e la dimensione dei campi della morte, fu inizialmente grande e solo a poco a poco, se ne prese compiutamente atto. Se anche Priebke si fosse pentito, o avesse finto di pentirsi, non mi sarei sciolto nel perdono, avrei apprezzato, una critica motivata a quel sistema specifico e poi ai suoi effetti. Ma su questo Priebke è stato "sfuggentemente categorico", seppur vile e irridente nella menzogna e della sua consapevolezza è testimonianza una disamina storica e sociologica, al termine della quale asserisce che il nazismo è allo stato attuale irripetibile. Con questo, riafferma la sua appartenenza convinta e senza ripensamenti a quell'approdo storico e ne reincarna ancora - nello scorso luglio - i contenuti, le premesse e gli esiti. Il mondo veterotestamentario ebraico gli augura e si augura che, vendicativamente, secondo i canoni primordiali di giustizia, Eric Priebke reincontri, nell'altra vita, le proprie vittime e ne sia tormentato. Io credo invece che con Priebke sia passato definitivamente nel dimenticatoio un fenomeno non originale nell'esperienza storica, ma unico, per ora, nella civiltà moderna, per le sue intenzioni di cancellazione di un intero popolo in Europa. Chi se ne è reso interprete, ormai impedito a propagandarlo dalla sconfitta militare, ne ha conservato i barbarici istinti, in un humus culturale che, da giovani istruiti e ambiziosi, non hanno mai, neppure in seguito, svestito; lo hanno anzi coltivato, con ferocia immutata, anche se impotente, abbarbicandovisi fino alla loro, di estinzione, rivendicandoli, per conpensare la loro entropica rovina dopo aver provocato quella di altri. E' solo questa la "giustizia" storica. Queste ideologie, questi sentimenti, questi pretesti falsificatori sono ben in salute, come i virus peggiori, in bacini di coltura specifici, morali, culturali, censitari e di puro ed amorale egoismo. I Priebke, disarmati, ma non innocui,camminano ancora vicino a noi: da loro e non dai morti, dobbiamo guardarci con acuto spirito investigativo.

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