domenica 27 ottobre 2013

Scenografie.

Chissà quanti di voi si ricordano di "Arancia meccanica" di Antony Burgess, l'irriverente competitore cattolico nell'inghilterra anglicana. Avete letto il libro, innovatore sul piano linguistico e del gergo? Avete visto il film? La storia si conclude con la repressione dell'artistico, eppur violento, contestatore da parte di due dei suoi compagni di bravate, divenuti poliziotti. Lui, impenitente, viene sottoposto a incivili esperimenti sulla psiche, per piegarla all'ordine sociale prevalente o meglio all'ordine sociale privilegiato che lui aveva infranto, offeso, ucciso, con canzonatoria liberazione. Durante il condizionamento, solo un prete cattolico, cappellano carcerario, ha un sussulto di dignità: "non ha più il libero arbitrio". Si salverà, in un tripudio caleidoscopico di vitalità e festa, alla faccia dei sepolcri imbiancati che vorrebbero costringerlo sulla retta via. Quel libro, quel film segnarono uno spaccato della società inglese degli anno '70, gli stessi durante i quali, nelle società continentali si intensificavano i conati compulsivi della seconda ondata della contestazione, quella del "salto di qualità politico", che portò, in Italia, alla riedizione minore del confronto resistenziale, interrottosi dopo la caduta del fascismo per volontà di Togliatti. Quell'Inghilterra popolarissima praticava non il terrorismo, ma il terrore occasionale, nelle strade nebbiose, nelle case isolate dei ricchi eccentrici e dei ricchi e basta, profanandone la vanità, fino all'omicidio. La letteratura inglese contemporanea racconta, invece, di ragazzine di tredici anni, amanti felici di quarantenni, dei quali parlano con le amiche e che citano polemicamente in famiglia. Di saggi parenti ed amici che suggeriscono ai ragazzi di non frequentare le donne, ma i siti porno. Altri giovani e meno giovani vagano, nell'indeterminatezza dei ruoli e delle coscienze, per calli piovose e grigie, improvvisando aggressioni e mini attentati, balli e tenzoni, rappresentazioni senza scopo di vite immaginarie. Quando ero ragazzo, la divisa identificativa era l'eskimo, la sciarpa rossa o nera, l'attestato di appartenenza. Oggi, mano a mano che le periferie si riempiono di immigrati poveri, che utilizzano il più possibile i loro abiti tradizionali che hanno importato con se, che affollano gli autobus di colori e di odori, non possedendo un'automobile che gli indigeni immobilizzano in gremiti parcheggi, mi pare che, con le molte contraddizioni e assimiliazioni di una società post agricola, fra monumenti al potere temporale dei palazzi patrizi e di quello trasformatosi nella sua versione spirituale della Chiesa, che non è ecclesia per i nuovi venuti, che la riconoscono, di tanto in tanto, quando hanno bisogno di essere favoriti nell'assegnazione di alloggi, come luogo di possibile aggregazione su suolo straniero, accompagnino, fra riserve e rifiuti, un meticciato inesorabile, anche sul piano economico, piano minore, declinante, reale. I giovani, non solo italiani, ma anche arabi e neri, oppure slavi senza domicilio stabile, se non hanno un lavoro, recitano in strada la loro parte freak, imitati da sempre nuovi adepti degli abiti e delle scarpe a basso costo ( fino ad un certo punto ) e dell'IPhone 5S e 5C, per il quale si accampano fuori degli Apple stores, in simbiosi con gli Italiani e qualche turista "evoluto" di passaggio, nonostante il costo di lancio. Siamo ancora lontani da quel modello all'inglese, sono percepibili ancora i segnali camuffati o modificati delle tradizioni assimilate e trasformate, pur in un meticciato predominante anche fra italiani, particolari per mille dettagli, rivelatori di radicate e diverse culture autoctone. Ma le zucche vuote, quarant'anni fa evocate da Antony Burgess sono, come sempre, la maggioranza e, in quel vuoto, può precipitare improvvisamente l'incostanza, la non conoscenza, la pigrizia, la noia e la superficialità, coagulate dalla suggestione di un "nuovo inizio". Di un'identità "diversa" nella quale contendersi il predominio e la riconoscibilità, come nell'altra, dei competitori integrati, del resto.

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