martedì 29 ottobre 2013

Abbiamo il mercato in mano! Si, ce l'abbiamo in mano.

C'è una società delle pippe on line, una forma di cultura non snobbata ma anzi riproposta in continuazione, attraverso la quale ci si proporrebbe di attestare che tutto lo scibile utile, ma soprattutto conformista, è "responsabilmente" acquisito dal suo fruitore. Esiste una cultura on line anche a livello universitario triennale che attribuisce la corona d'alloro a tutti coloro che imparano a pappagallo le scemenze astratte e tecnoconcettuali, non sottoposte a critica, che, per tutte quelle ipotesi di impiego a cui sono funzionali, conferiscono solo una stupida presunzione. Oggi, a un semaforo, ho visto un neo laureato con la sua corona dottorale, che contendeva ai lavavetri i parabrezza della macchine in attesa del verde. Brillante satira di se stesso, che, al lavoro, gli comporterebbe dei provvedimenti disciplinari. La rappresentazione del reale è infatti, a tutti i livelli, repressa, sta diventanto in questa Repubblica delle apparenze propagandate, eversiva. Ad ogni livello, l'assenza di facoltà d'intervento politico, si maschera nella represione di ipotetici e inventati pericoli. Per chi? Per che cosa? L'ambaradan del timore dell'oscuro nemico, che metterebbe in pericolo questa carnevalata, questo Luna park caleidoscopico e vuoto, è contrabbandato a livello mondiale. Si sono mossi eserciti per centinania di migliaia di chilometri per fare la guerra al terrorismo, vago terrore di un nemico volutamente inafferrabile. Una sorta di moderna riedizione della lotta alle eresie, con annesso corollario popolare di caccia alle streghe. Non solo vorrebebro farci fessi, ma ci puniscono se non ci acconciamo ad esserlo,,come loro. Queste pippe sono ormai uno s(con)quasso e sostituiscono la proposizione politica e culturale, nella cui assenza i vecchi sono rifiutati ( ma resistono benissimo ) solo perché fuori dal gergo indottrinatorio e i giovani contenitori vuoti possono trovare dei contenuti in Matteo Renzi. C'è una vita underground che si nasconde nelle ridotte della società per sfuggire all'omologazione, continuamente insidiata e molestata dalle ronde della moralità pubblicitaria, come la polizia della morale di Theran. La società underground, intellettualmente intesa, si sente affine, ma non lo è, ai bambini che vivono nelle fogne a Bucarest, dove per altro li lasciano vivere, finché naturalmente o nell'oblio, scompaiono. Questi bambini hanno preso atto, spaventati, che, nella loro condizione, nella società non ci sarebbe spazio né possibilità di presenza per loro e fuggono in una breve esistenza nascosta, sotto il livello del suolo. Novella miniera. Gli underground veri, più che una minoranza - non ho idea di quanti siano - sono una specie che si conserva, esperienza storica per esperienza storica, sulla base di una connotazione invariabile, quella dei rifiuti umani, privi a loro volta degli strumenti per rifiutarsi a chi li rifiuta. Così si nascondono e dalle latebre nelle quali sono stati confinati spaventano con la loro supposta, fantasmatica presenza, gli sciocchi e superficiali integrati: la ridarola di chi ce l'ha fatta, sia pur fra frustrazioni sopite e rinunce rimosse. Pippe, sempre pippe, fortissimamente pippe! Il mondo attuale sta diventando una discarica di rifiuti, si proprone anzi di programmare la sconnessione, la distruzione di quanto, ogni giorno, con sonora enfasi, proclama. Gli elettrodomestici sono programmati per durare X anni, come le batterie delle automobili e via dicendo. Si tratta appunto di una programmazione premeditata che prevede sostituzioni illusorie sempre uguali e, per conseguire i suoi scopi, controlla totalitariamente il modello che vuole che sia applicato, per non permettere alla vita di insinuarvisi e di contraddirlo. Quindi, i movimenti oppositivi non viaggiano neppure ai margini, bensì al di sotto della superficie demenzialmente apprezzabile: stiamo per raggiungere il top! Siamo proiettati verso un nuovo traguardo! E'solo l'aggiornamento del vecchio, la rivisitazione dell'uguale, l'immagazzinamento di sempre più numerose scocciature,per sentirsi pippescamente integrati e stolidamente soddisfatti.

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