sabato 5 ottobre 2013

Commemorazioni.

Oggi, l'International Herald Tribune ha pubblicato un necrologio, alla memoria del Generale vietnamita Giap, morto in patria a 102 anni. Aveva comandato le truppe nazionali in tre occasioni: contro gli invasori Giapponesi, che furono respinti, contro i Francesi che si erano sostituiti in una riedizione periodica di conati coloniali e, dopo la divisione geo-politica fra un Sud filo-occidentale e il nord comunista e filo-sovietico, per sfuggire all'influenza della Cina confinante, guidò la guerriglia, alternata a vere e proprie battaglie campali, contro gli Statunitensi. Nel farlo, non ebbe nessun riguardo per le potenziali vittime indigene, anzi, usò la massa umana come arma effettiva sul campo, i tristemente famosi "topi" nei cunicoli, con i quali evitavano gli effetti dei diserbanti e del napalm.Si stimano in 2.500.000 i caduti vietnamiti contro i 58.000 nord americani, a cui vanno aggiunti, nella contabilità imperialistica, i 2.000.000 di Iracheni, al netto dei morti per terrorismo post bellico e i 200.000 afghani. Ancor prima e fino ai giorni nostri, i caduti Giapponesi per l'effetto di due bombe atomiche sganciate su di loro. Il 30 Gennaio del 1968, mentre negli Stati Uniti prendeva l'avvio la contestazione studentesca, che, dell'avversione alla guerra vietnamita fece il suo vessillo iniziale e poi si estese a tutto il mondo occidentale in un sovvertimento dei costumi e delle sensibilità, che oggi ripiegano nella miseria mercatoria, Giap scaglio 84.000 contadini ( cong ) vietnamiti, di cui quarantamila morirono, contro le tecnologiche truppe che avevano invaso, per presidiarne il regime, il Vietnam del Sud. Fu l'offensiva del Tet, fu vinta, non annientò la potenza in loco degli Statunitensi, ma ne minò il mito e il prestigio, fino alla ingloriosa fuga del 1975, scalciando gli alleati del giorno prima che cercavano di aggrapparsi agli elicotteri in decollo. Giap è stato il simbolo e sarà il beneficiario storico di quegli eventi, nei quali la quantità delle vittime fu commisurata alla indifferenza nei loro confronti. Per questo, il mio ricordo va a quei sacrificati, eroi per forza.

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