domenica 6 ottobre 2013

Mitologia e realtà.

Ci sono duecentocinquanta morti imprigionati sotto lo scafo ribaltato del "traghetto" dei profughi, in prossimità delle coste di Lampedusa, primo lembo meridionale d'Europa, al di sotto dell'apice territoriale tunisino. Oltre ai centotredici già recuperati e inumati ( o cremati? ). Probabilmente, molte altre morti non sono state rilevate o sono state taciute; capitò che una nave della marina militare italiana ne fece affondare un altro di "traghetti", affollato, in un (maldestro?) tentativo di respingimento. C'è poi lo stillicidio quotidiano di morti a grappoli. Fanno ancora, si e no, notizia. Quando Gheddafi era amico e alleato dell'Italia, erano un numero imprecisato coloro che venivano rigettati, a morire, nel deserto che avevano fortunosamente superato; se si ribellavano i soldati avevano il pretesto di ucciderli subito, personalmente. Le donne cercavano di passare la linea di confine offrendosi ai miliziani, atteggiamento che avrebbero conservato, per forza o per calcolo, anche nei paesi di destinazione vagheggiati. Il sistema della prostituzione ai confini è praticato e illustrato in ogni fenomeno di espatrio illegale, in ogni parte del mondo. Sui barconi non si naviga gratis. Bisogna anzi pagare un "biglietto" che è superiore a molte traversate crocieristiche low cost. Da dove vengono i denari per gli esuli ammassati sul ponte? Da prestiti che li riducono in condizioni schiavistiche e che dovranno restituire ad interessi crescenti, in qualsiasi modo, una volta approdati. Gli scafisti, per paradosso, mutuano la loro mercede, caudatari di temibili organizzazioni, violente e criminali, come i pescatori croati, ad esempio, nelle deliziose isolette del loro litorale, che quotidianamente, rientrati all'alba dalla pesca, portano e riportano i turisti da un luogo all'altro. Vi sono anche scafisti sportivi che sfrecciano in mare, per fornire un brivido ad ardimentosi infradiciati dagli schizzi, spesso seduti su panche imbottite, rialzate e assicurate al fondo della barca. Paragoni impropri, ma fino ad un certo punto. Oltre a non voler più sobbarcarsi il debito dei Paesi mediterranei, il nord Europa, rifiuta, da anni, di considerare un problema comune, l'approdo sulle coste meridionali del continente di disperati, miseri, immiseriti o in fuga da guerre intestine, da rivolte popolari che in molti Paesi arabi non ancora interessati dal fenomeno, aspettano solo l'occasione di manifestarsi. Che l'Italia sarebbe ben lieta di fare da ponte umanitario alla sempre più intensa transumanza umana è certo, ma le furbizie, tanto quanto gli egoismi fortificati, si superano con una costrittiva normativa comune, almeno tale e quale a quella che, per il debito, ci accomuna a quei disgraziati. Nel mondo antico civilizzato, le migrazioni, via mare e via terra, per chi sopravviveva, erano continue, ma l'accoglienza era riservata a chi portava capitali o a chi era depositario di una tecnica di mestiere utile ( il pistrinum ). Tutti gli altri erano respinti al loro scontato destino. L'emigrazione stessa non spera nell'accoglienza, è un istinto di sopravvivenza primordiale che cerca la sua ultima espressione, preso atto che le condizioni per resistere, nei propri territori d'origine, sono venute meno. La sensibilità popolare, primordiale o barbara, accetta il loro sacrificio per non celebrare il proprio e le parole caritatevoli, a parte poche, fortunate casistiche individuali, restano..parole, che saranno per sempre ripetute. I flussi dei capitali non più investibili nelle economie in crisi finanziaria, si rifugiano, ancora una volta, nel mattone. Non più nei propri Paesi, bensì in giro per il mondo. In Europa, la città più saccheggiata di immobili, di tutte le categorie, è Londra, nella quale la maggior parte degli Inglesi occupa ormai gli appartamenti più modesti, a beneficio di esportatori truffaldini di capitali, fra i quali, numerosissimi, sono gli Italiani. La maggior parte degli "invasori", sono, però, gli oligarchi russi e i Cinesi, che acquistano interi quartieri o comprensori murari di prestigio. Non mancano i tycoon - casomai i nuovi tycoon, emersi, prodotti dalla crisi degli altri, statunitensi -. La corsa all'accaparramento d'immobili e la sua concentrazione in ambiti circoscritti, sta creando una vera e propria bolla immobiliare, destinata ad esplodere e a far ricominciare il ciclo dell'immiserimento e del rilancio investitorio, senza altra logica che quella del surplus finanziario, contrapposto a quello delle vendite abbordabili o, addirittura, in perdita. Le economie nazionali, intese come quelle che si riferiscono ai ricchi e ai detentori del potere, dato che la sostenibilità sociale sarà sempre meno importante per gli equilibri politici ( in Italia impersonati sempre dagli stessi soggetti )provocherà sussulti, alleanze fra "Guide" e subalterni, atti bellici, rivolte pilotate, ancora esodi e tante morti "alleviatrici", ipocritamente piante.

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