domenica 31 gennaio 2016

Formulazioni nazionali..come le convergenze parallele. Prodromi culturali.

Il Cardinale Angelo Scola dell'Arcidiocesi di Milano, dove fu trasferito dal Patriarcato di Venezia per diventare Papa, su imput del suo sponsor Wojtyła, ha detto la sua ed ha proposto l'istituzione "nelle scuole milanesi" di una festività islamica. Perché solo a Milano e solo nelle scuole, quindi per i bambini ed i ragazzi? Chi li accudirebbe? Ma, a prescindere da questo, è implicito che si tratta di una proposta ancora "prudente" di "inclusione parallela" delle festività proprie di due religioni non affini, ma dialetticamente e politicamente compatibili, almeno sul piano contingente. Compatibilità comunque precaria da cogestire con le frange "dialoganti". Esattamente come in politica, con i risultati di meticciato impotente, alla mercè della prima o dell'ultima Commissione brussellese, eppure sul proscenio a recitare una finta autorità. Sì, perché l'autorità sta altrove. Anche in questo caso, la sconcertante concessione mediatoria non viene dallo Stato - come sarebbe normale - ma dalla Chiesa, implicitamente autodesignatasi Commissaria all'inclusione subordinata fra "dialoganti", purché sia ben chiaro chi ha ragione. Io penso invece che lo Stato debba garantire una laicità rispettosa ma non coinvolta con le pretese egemoniche delle confessioni proselitistiche e fornire le sue opzioni a chi vorrà valersene senza agire da fotocopiatrice di punti di vista religiosi. Chi viola la legge ne pagherà le conseguenze, anche se cercherà di fare violenza alle religioni ed ai sentimenti di chi crede, ma senza limitare di un'unghia la libertà di critica e di rappresentazione, cioè l'offerta agnostica. Chi non lo capisce dovrà semplicemente adeguarsi. Feste cattoliche e Feste islamiche: a quando un calendario parallelo a quello gregoriano e delle attricette ignude, che celebri i personaggi eminenti dell'Islam? Compresi i "martiri?" Sotto l'apparente semplicità bonaria dell'importante e sottile Prelato, c'è un'intenzione in embrione di omogeneizzazione antropologica delle crescenti minoranze islamiche, con le quali cercare di dialogare in una espansiva e condizionante contesa con il fragile e contraddittorio, almeno in italia, concetto di Stato laico e aconfessionale, che il patto catto-islamico renderebbe ancora più friabile, fino alle candidature promiscue, già presenti nel variegato e scollato mondo del Partito democratico. La strada maestra dovrebbe essere invece la separatezza, che non significa ostilità, bensì diversità fra le fedi e le confessioni, le opinioni e le filosofie - tutte lecite - e l'apprezzamento parimenti agnostico dello Stato che deve riguardare i suoi cittadini esclusivamente come tali. E poi, perché solo una o più festività islamiche da affiancare a quelle cattoliche? Un'analoga proposta per le festività ebraiche, il Cardinale Scola non si sogna neanche di evocarla, ben sapendo che sarebbe rigettata dalla storica comunità ebraica italiana, ben sapendo che, sul piano culturale, non sarebbe possibile. E siamo ancora sul versante religioso. Che dire e che fare con le filosofie in forma religiosa quali il Buddismo e lo Shintoismo? La cultura e anche il senso religioso non attengono più ( purtroppo in Italia ancora sì, anche se in forma sfumata, così come in altre regioni fra le meno evolute dell'orbe terracqueo ) al potere, almeno direttamente e di questo - dato che le parti in causa non accetteranno mai questo assunto senza frapporre ogni possibile ostacolo, ogni possibile mobilitazione - sarà il caso che sia lo Stato medesimo a fare in modo, con lineari comportamenti, che queste pretese non trovino mai uno sbocco sul piano politico. Ma in questa Italia compromissoria con tutto e con tutti, fino al midollo delle ossa, sarà solo lo spirito critico individuale ( per pochi ) a fare la differenza, mentre non escluderei un domani, che, dopo le feste islamiche, avessimo anche la formazione di partiti politici islamici, casomai eterodiretti dai petrodollari, non diversamente da come furono eterodiretti la Democrazia cristiana dai dollari degli Stati Uniti e il Partito comunista dalle sovvenzioni ( in dollari ) dell'Unione sovietica. Se questa non fosse Italia, il Cardinale Scola una simile proposta non l'avrebbe mai formulata. Prodromi e conseguenze di una cultura.

Le braghe alle statue dell'ipocrisia.

Non c'è ne serietà, ne decoro nelle manifestazioni Arcobaleno e neppure in quelle dette del Family day; la presenza, nel primo caso, anche dell'iconografia di sinistra spuria dei pacifisti d'antan e della destra più superficiale nel secondo schierameneto e la medesima scelta - indicativa - del Circo massimo quale scenario della rappresentazione - come per il milione di presenze della CGIL cofferatiana, sottolineano la forzatura politica di entrambe le posizioni. A fianco dei familisti c'è la C.E.I. con il suo glabro e vagamente gay Cardinale Bagnasco, un dignitario che viaggia in auto blindata e parla della famiglia come un astemio pontificherebbe del vino. Intanto, la componente democristiana di destra del Governo renziano, ha ottenuto un rafforzamento clientelare della propria presenza e, subito dopo, un'ambigua proposta di legge sulle unioni paramatrimoniali prende lo slancio verso una già ricontestata approvazione. Poi si perderà altro tempo con un referendum, il cui esito, quale che sia, metterà al riparo la componente alfaniana, una vera e propria consorteria democristiana d'affari, al riparo del pronunciamento popolare, se confermatorio, o dell'occasione di chiedere e ottenere nuovi posti di potere e di clientele se il pronunciamento fosse contrario. In quest'ultimo caso, la legislazione italiana sarebbe in contrasto con quella consimile della Unione europea e sappiamo bene che difformità su materie che incidono sull'organizzazione sociale non sono ammesse al pari di disallineamenti pronunciati di bilancio. In questo senso, la rincorsa ai posti e alla polpa da azzannare dei democristiani di Alfano, appare come l'ennesimo trasformismo gattopardesco trasposto in ambito europeo e massonico. Il vuoto politico è riempito da queste baracconate sulle unioni civili e dalle controbaracconate in difesa dell'aprioristica scelta eteroconiugale, mentre gli effetti pratici, positivi e negativi, sarebbero statisticamente uniformi nell'una e nell'altra opzione: le differenze sono e resterebbero esclusivamente censitarie e spesso contradditoriamente individuali. Intanto - si apprende - sono stati sospesi cinque dipendenti dei Musei capitolini, "per aver parlato con alcuni giornalisti" delle statue ignude ricoperte durante la visita del petrolifero Ayatollah Rohani. Si saranno inventati tutto! Troppo assertive le smentite e l'ignoranza dei ministri e dei sovrintendenti responsabili. Presto andremo in Libia, non alla testa di una missione dell'O.N.U., ma direttamente, a distanza, con i caccia bombardieri. Lo zio Sam ce lo chiede e siccome subordina la nostra partecipazione al banchetto con la condivisione di qualche attentato in casa nostra - che non avviene perché ci asteniamo dall'impicciarci - lo faremo, senza sapere e con un'infinità di distinzioni e sotto-distinzioni. Il moroteismo è ancora vigente. Rivedevo ier sera "Todo modo" di Elio petri. Se vi capita, guardatelo.

giovedì 28 gennaio 2016

Ragazzi e cani di vita.

Ad Aversa, nella spappolata banlieu napoletana, una cagnolona fiduciosa dell'accoglienza in paese e da tempo assurta a cane di quartiere, sotto il patrocinio del Comune, è stata violentata a sangue da non si sa chi, ma comunque inevitabilmente umani, secondo me, probabilmente, da un gruppo di ragazzotti, usi a condividere la promiscuità gerarchica della strada. I ragazzotti, sempre con grande margine di probabilità, abusano anche dei compagni più giovani, più educati, più deboli, in un contesto di parità/disparità viaria. E' tanto indifferenziata la loro libidine senza costume e sensibilità che devono aver pensato di approfittare anche di una femmina qualsiasi, una cagna in completa balia delle costumanze rionali. Hanno esagerato e una consuetudine - perchè credo che lo sia - è venuta alla luce. Si sono mobilitate le locali associazioni animaliste, ma non è di loro che ci si dovrebbe occupare: la violenza inconsulta dovrebbe degradare, in senso idealistico, i violentatori, invece degrada solo la vittima, soprattutto quando è umana, ma io credo che gli animali siano capci di sensibilità e di dolore in rapporto all'uomo che adorano e che li tradisce, li svilisce e che è anche capace di farne un sostituto per il tormento ormonale in un contesto dove è lecito supporre l'abusività dei padri sui figli o dei figli adolescenti o adulti sulle madri, soprattutto se vedove, protervi o incentivati. Non ci si vorrebeb credere, né pensare, eppure la vicenda di Frittella, venuta alla luce perché la povera cagnolona si è trascinata sanguinante per il quartiere dove è conosciuta, fino a che è stata soccorsa. ha certamente dei precedenti e avrà delle repliche. Quei ragazzotti diventeranno mariti e padri e solo l'ignoranza unificatrice di quel crogiolo potrà uniformarne il costume e renderlo "accettabile" perché condiviso o comunque diffuso. Quei ragazzotti chiederanno sovvenzioni alle amministrazioni locali, voteranno e si lamenteranno dell'abbandono dello Stato. Prima di sposarsi, frequenteranno i corsi prematrimoniali in parrocchia da don Ciccillo, che li avrà preventivamente assolti dalle loro intemperanze zoofile. Saranno padri ed "educatori" in un conforme, ingannevole ecosistema.

mercoledì 27 gennaio 2016

Le braghe alle statue della civiltà classica.

Il Rabbino capo dela comunità ebraica bolognese si è offeso perchè nessun rappresentante della Curia è andato all'inaugurazione del Memoriale alla Shoah, nel giorno della memoria. Che cosa si aspettava? C'è stata una correzione da Roma del Vescovo, ma resta il fatto che nessun altro si è scomodato, né è stato richiesto di farlo. Sempre il Rabbino capo non si è peritato di commentare il lungo incontro diplomatico fra il Papa e il Presidente Āyatollah della Repubblica islamica dell'Iran: "dopo la visita in Sinagoga e tante belle ma ripetitive parole, non si fa diplomazia con chi ha dichiarato che fra venticinque anni Israele non ci sarà più. Bisognerebbe essere più coerenti e conseguenti per essere credibili e ingenerare fiducia". Giusto: approvo e sottoscrivo. Bisognerebbe però non essere cattollici. "Cattolici" sono anche i politici nominati "per l'occasione" e la Soprintendente che hanno oscurato i nudi del Museo capitolino, che il capo islamico ha visitato nonostante che la raffigurazione, religiosa e profana, l'arte tutta, sia negata dal Corano e si sfoghi, nei Paesi islamici, nella tessitura dei tappeti e nella composizione dei mosaici. Oggi, a partenza avvenuta, era tutto un cascare dalle nuvole, un chiamrsi fuori da una decisione che la prudente e conformista Sovrintendente non avrebbe mai messo in atto senza "copertura". Con l'Iran si trattava di affari e non di cultura, dopo la revoca delle sanzioni e anche il Papa ha fatto la sua politica, dalla quale, significativamente, resta fuori la sola Israele, l'unica realtà irriducibile, almeno sul piano culturale, ai compromessi. Non vorranno farci credere che la bella sovrintendente sia tanto autonoma, scoperta e disallineata, quanto il direttore di non so quale sezione della RAI che ha anticipato il brindisi di inizio anno ( quello della bestemmia nei sottotitoli ), che ha affermato trattarsi di una prassi consolidata " compromettendo ulteriormente l'immagine dell'azienda", come ha sancito e sanzionato la sua lottizzata Presidentessa. Sono questi i capri espiatori, immolati alla "moralità" inconcludente, anche produttivisticamente, del culto ridicolo delle forme, subdolo fino alla sfacciataggine, mentre la sostanza resta friabile e si cerca di fare affari anche con un Ayatollah sanguinario e levantino, distinguendosi solo dall'inutile pubblicitario.

martedì 26 gennaio 2016

Corollari di fatti evidenti.

Bologna l'ospitale subisce da pochi giorni un'esplosione di violenza criminale e razzistica, da parte dei ladri e degli spacciatori, inflazionati e senza ideologia e da parte dei commercianti, a loro volta del tutto privi di cultura, che non sia quella degli introiti. Le ronde di quartiere sono già scese alle mani, anzi alle spranghe, non tanto con i ladri e i vandali, che agiscono di rapina, quanto con i diffusori del commercio informale di beni illegali. A dire il vero, sembra essere sfuggito a questi vigilanti privati autoassoldatesi ( almeno si spera ) che da tempo sono attivi, negli stesi quartieri, mercatini low cost di generi alimentari e di abbigliamento, presso i quali si forniscono sia gli abitanti rionali, sia le badanti e le famiglie degli immigrati. I prezzi sono talmente bassi da risultare insensati, la qualità non viene accertata, la presenza di questi mercati, in zone dove molte famiglie sono in grado di impiegare solo redditi assai bassi, è ignorata, prima ancora che tollerata, secondo un calcolo di gestibilità che si dimostra presto autolesionista, perché apre la strada e poi sedimenta la precarietà alla luce del sole. Il guaio è che la precarietà è nei fatti, il teppismo è una conseguenza collaterale accertata in ogni realtà consimile, la reazione violenta e organizzata è la riedizione minore dello squadrismo fascista, appoggiato dalla borghesia piccina e celebrato da un giornalismo provinciale e gretto. Da decenni il bivacco autosostentantesi ristagna in piazza Verdi, davanti al teatro lirico e nelle vie secondarie dello storico quartiere universitario: la droga, a voler essere onesti, c'era anche prima, non c'erano a distribuirla i magrebini e una malata umanità autoctona. I locali di tendenza sono diventati in parte di svacco; tutt'intorno, capita di veder giovinastri percuotersi o inseguirsi. Le strade, per ragioni di bilancio comunale, sono praticamente al buio, i lampioni segnalano solo se stessi. L'emigrazione commerciale di mescite di vino, liquori e birra, sempre nel medesimo quadrilatero, ha preso ad esercitarsi ed ottiene facilmente le concessioni necessarie. La borghesia benestante per ora non è insidiata, si lagna, talvolta istericamnete, solo quando viene in centro, piange sul degrado dei suoi cespiti immobiliari nelle zone nelle quali, un tempo, i degradati non entravano e men che meno sostavano. E' tutta la società urbana di un "oppidum" che un tempo era celebrato per il suo costume piacevole e tollerante di vita ad essersi abbassata alla contesa fra straccioni vitalistici e borghesi preoccupati di godersela, senza dare confidenza, ai troppo approssimatisi cenciosi, come dimostrò la corrida fra due gruppi autonominatosi in rappresentanza dell'inclita e del volgo, ai Giardini Margherita di un anno e mezzo fa. Una società ben integrata sul piano dei servizi e del conseguente controllo sociale, è tornata al classismo molto plebeo e quindi fascistoide, del dopo guerra, nel quale all'arroganza autosostenentesi di due becere parti in causa, faceva da contraltare la difficoltà educativa, di tutela e di inserimento nel contesto relazionale, delle migliori famiglie, di qualsiasi reddito, anche se spesso erano modesti, specie se diverse per costumi dai bifolchi devastatori e da quelli reazionari. L'ammassarsi di tanti semidisperati, autoctoni od emigranti, con molti figli ai quali non sono in grado di assicurare un'istruzione, ma gadget demenziali ed alla moda invece sì, mettono a rischio di nuovo la crescita omogenea eppur non uniforme dei ragazzi e li espongono ai rischi della violenza e delle prevaricazioni della strada, dalle quali ci si affranca casualmente od imparando ed applicando al peggio le loro metodiche che, per esssere efficaci, richiedono anche di subordinarsi ad una qualche primordiale forma di organizzazione. Tutto facilmente prevedibile e previsto, mentre la nazione ufficiale naviga nelle affermazioni false e tronfie e mentre si arrabatta nei debiti.

lunedì 25 gennaio 2016

E' passato un mese.

Mi resti accanto sempre anche quando non ti vedo. E non occorre che allunghi la mano per cercare la tua, non l'hai mai mollata. E non occorre che allunghi la mano per cercare la mia, è sempre stata nella tua. Ci manchi tanto nonna. Sara ha postato su Facebook, in bacheca, questo pensiero, che io so sincero, per la sua nonna che si è nascosta da un mese.

Lungo la china.

La salute civile di Bologna sta rapidamente declinando, la criminalità spicciola e gli atti di vandalismo stanno trasformando le storiche periferie in "slums", nei quali la violenza sta prendendo il sopravvento. La violenza esplicita si coniuga sempre con la perdita del proprio reddito, a cui fa seguito l'abbandono della cura dei figli, ai quali la scuola pubblica riserva continui adattamenti al ribasso delle opportunità, durante l'anno scolastico, attraverso la regressione dei corsi d'apprendimento: dalla scuola tecnica a quella professionale. L'assenza di formazione dei genitori, il crogiolo delle incompetenze multietniche, lasciano i ragazzi in balia di contenitori per loro vuoti, li rendono facilmenti inclini alla sperimentazione degli stupefacenti, Oltre certi limiti, pur già ampi, di diffusione, alla stupefazione fa seguito il vandalismo gratuito, l'insicurennza all'imbrunire delle strade: la disoccupazione fa il resto. Ecco che la Bolognina riscopre - perché fu quartiere edificato dal fascismo per gli operai - la vocazione squadristica e mette in strada ronde mascherate che attaccano con corpi contundenti spacciatori e vagabondi, riducendoli a mal partito. La polizia può assegnare al pattugliamento notturno solo tre gazzelle e i vigili urbani camminano per le vie - a quell'ora indaffarate - del popoloso quartiere, dalle 7 alle 19. Il fenomeno delle ronde, che avevo visto applicato a Brescia venticinque anni fa, era impensabile fino a poco tempo or sono a Bologna e, in particolare, nelle conunrbazioni operaie. Ma oggi che la piccola attività di ristoro e di vendita al dettaglio viene ostacolata, oltre che dalle moderne forme di e-commerce, anche dalla frequenti "spaccate" degli indolenti ed ubriachi perdi giorno, lo spirito di ritorsione ( dato che il fenomeno non si eliminerà in questo modo ) prende il sopravvento e porta nuclei di sbandati istituzionali a percuotere i promotori della micro-criminalità, che, presto, replicheranno. Le strade si insanguineranno rapidamente. Già in altri quartieri di antica ed oggi rimossa tradizone comunista, i dettaglianti si sono associati per assoldare dei vigilanti privati, aumentando i costi e non ottenendo risultati apprezzabili. Il guaio è che che, con questi chiari di luna, la criminalità, autoctona ed importata, aumenterà e si farà più cruenta, alla faccia del superato sistema di controllo del territorio della macchina comunista, che preveniva ed evitava il teppismo quotidiano. Il "partito leggero" non è più in grado di farlo. La polemica politica locale si alimenta degli affari che, per questa via, vanno ancora di più restringendosi: ad esempio, con i continui atti di vandalismo, nessuno assicura più gli esercenti, con un danno reciproco. Il numero degli sbandati e dei vacui si moltiplica e vanifica il fino ad ora buon presidio dei centri di assistenza sociale, psicologica e psichiatrica, mentre la peggior propaganda di maniera prende piede per l'impotenza manifesta delle autorità cittadine e statali. In men che non si dica, la deriva povera e deprimente di una parte della popolazione in precedenza integrata, segna ed indica le prospettive reali di questa decaduta società.

domenica 24 gennaio 2016

Civiltà compatibile.

Le pubbliche manifestazioni che si sono tenute a Milano, in difesa della famiglia eterosessuale e prolifica ed a Napoli, in rappresentanza del mondo gay aspirante al vincolo giuridico, sono esclusivamente politiche e non rappresentano, nello specifico, le istanze, necessariamente particolaristiche degli omosessuali. Non perché questa nascosta comunità non possieda in fieri delle caratteristiche coniugabili, ma perchè la loro rappresentanza e rappresentatività credo che non possa aspirare alla piena e paritaria omologazione nei costumi sociali. La parità giuridica non modifica, o meglio non eguaglia, la diversità nella percezione della quotidianità, ma rimanda alla sottintesa "querelle" tra maggioranza e minoranza. Accantonata la competizione economica fra le classi, ritornano in auge le contese ideologiche e di costume, nelle quali le posizioni sono ampiamente inquinate o trasversali, come si usa dire. Il Papa ha detto legittimamente la sua, senza citare l'Italia, anche se non poteva che riferirsene, in questo momento. Ha suggerito una ridenominazione del vincolo, come già stava per avvenire con i DICO, propugnati da Rosy Bindi; quindi l'influenza si ripete e attiene a precisi ambiti di appartenenza, da occupare. Per altro, richiamandosi alla natura sacramentale del matrimonio, il Pontefice ne ha circoscritto l'ambito, ha segnato una linea di demarcazione ideologica del proprio gregge, per quanto incoerente e peccatore possa essere. Lo iato culturale nell'ambito della società civile italiana permane, viene anzi sottolineato. Con tutto questo, ritengo che sulla realtà non inciderà ne tanto, ne poco, l'una o l'altra posizione declamatoria. Continua a sfuggirmi l'interesse dei gay al matrimonio, un istituto concepito per organizzare la sessualità e la procreazione, non abbandonarla all'occasionalità. Su questo tema clero ed autorità civili si contendono il fondamento dell'istituzione e la sua amministrazione, laica o sacramentale, primordialmente magica. In assenza, le ripercussioni sull'assetto della società sarebbero indubbiamente impegnative, sul piano della psicologia diffusa e dell'aumento dell'area "out", l'una e l'altra attualmente ininvestigabili, anche se gran parte dei riti valoriali sono condivisi superficialmente e recitativamente. Per cui, estendiamo invece l'area "all inclusive". Si obietta che qualche d'una delle coppie gay è composta da genitori o genitrici che potrebbero preferire un sodalizio diverso eppur rassicurante, piuttosto che dover affrontare una faticosa solitudine, dopo un'eperienza etero andata male. E' anche vero che l'istinto materno o semplicemente il calcolo procreativo, non viene meno nelle donne, che spesso ricorrono alla fecondazione eterologa e, per non creare occasioni di conflitto nella coppia, se ne investe una sola al suo interno. Ma allora perché impedire a coppie di soli uomini di adottare? Non ci sono controindicazioni, né esperienza al riguardo e quelle in corso in altri paesi sono troppo precoci. E' quindi possibile che queste esperienze genitoriali, educative a d'ambiente diano dei risultati positivi, almeno nella stessa stentata percentuale che si constata nelle coppie etero, nelle quali vigono le stesse contraddittorietà e insufficienze che vigerebbero nelle coppie gay. Il problema più grosso nascerebbe nelle comunità scolastiche, nei quartieri più poveri e incolti, fin dalle scuole materne si dovrebbero introdurre dei rigidi criteri anti omofobici, col rischio di privilegiare un'eventuale arroganza, a prescindere o meno dallo stato ambientale, dei bambini omogenitoriali. Insomma, voler mettere insieme gli "opposti" non può che generare inconvenienti, ma è anche un inconveniente omettere di riconoscere uno stato seppellito sotto una coltre di rimozione. Se nell'uno e nell'altro sodalizio si constatassero, quindi, delle uniformità statistiche, non svanirebbero, anzi si accentuerebbero i pregiudizi posti a difesa di un valutazione aprioristica e di non accettazione di una nuova rappresentazione della realtà. Nei fatti, la dicotomia resterebbe e se ne accentuerebbero le manifestazioni, subito intercettate dalla politica, inane sul piano economico e di nuovo schierata a presidio di ideologie "vecchie e nuove" come l'uomo culturale. Ma tutta questa precettistica avrebbe anche un altro scopo: comprendere per uniformare e controllare. E' chiaro che la Chiesa cattolica conduce una battaglia separatista rispetto all'ideologia mondana, soggetta alle convenienze e per questo estranea alla "verità" altrimenti definita dogma, per non perdere la sua presa sul suo pur indisciplinato popolo peccatore e per non disperderne i contenuti connettivi. Su questo terreno le entità religiose e civili si contendono la guida, la dottrina e la legalità. L'uniformità attiene ad una vocazione totalitaria fuor di logica e la stratificazione psicologica ne risentirebbe, la cultura divulgativa dovrebbe adeguarvisi e la sua pubblica manifestazione, così modificata, verrebbe subordinata e racchiusa nelle convenzioni "vecchie, nuove e rivisitate", che si offrirebbero alla disamina...di ogni esaminatore non autonomo, anche perché, in autonomia, se ne asterrebbe. La capacità critica per astrarne sarebbe di pochi e, fra questi, dovremmo annoverare sia i profeti, sia i falsi profeti. Gli effetti, o meglio la loro illustrazione rappresentativa, sarebbero oggetto di manipolazioni - come è sempre avvenuto - rifuggirebbero da qualsiasi approfondimento e diventerebbero materia di identificazione, anche solo di facciata e di scontro fra i paladini delle diverse posizioni, considerando per tali non coloro che vi si troverebbero concretamente coinvolti, ma gli adepti collaterali ai due schieramenti. Una politica spompata e di imitatori, in questo caso ripetutamente sollecitati ad uniformarsi, cerca, anche in questo frangente, di far pubblico atto di sottomissione al potere laico dell'Unione forzata come nei secoli passati ci si sottometteva al Papa o ci si contrapponeva ad esso, in nome di principi che nascondevano gli interessi politici delle diverse nazioni, che pur non si volevano sconvolgere abbandonando il cristianesimo machiavellicamente professato, ma non applicato, secondo l'unitaria matrice cattolica. Ma almeno allora si litigava, il gioco dialettico coinvolgeva e distraeva il popolo, lo portava a schierarsi conformisticamente dalla parte del potere più prossimo. Ora non si può più, gay o non gay. La Chiesa segna un punto a suo favore perché riafferma dei principi non negoziabili, ma sarebbe e non da oggi disponibile a dividere gli ambiti, a negoziare le denominazioni e i contenuti di unioni e situazioni verso le quali si è tatticamente aperta in questi anni di pontificato gesuitico, ponendosi all'opposizione di un mondo che ritiene di non avere più bisogno di lei per sostenere le sue politiche, che sono antipopolari. Da qui la riscoperta del Vangelo per secoli accantonato, per essere "Ecclesia" e non una chiesetta, come ha detto il Papa. Ma il dibattito culturale, strumento di potere per i contendenti, continuerà a svolgersi parallelamente agli eventi.

sabato 23 gennaio 2016

Gli psicodrammi dell'ignoranza.

Lo psicodramma bancario di molte famiglie di risprmiatori ha avuto origine nei primi anni '90, allorquando all'allocazione del risparmio domestico e dell'evasione fiscale si sostituì, con l'enfasi della propaganda irrazionale, la trasformazione dei capitali gelosamente custoditi nei depositi titoli, in strumenti speculativi ad alto rischio, del quale neppure i borsinisti conoscevano la potenziale entità. Il personale delle banche fu indotto a collocare ogni sorta di strumento imputato a budget e ad opporre, quasi sempre, alle attonite rimostranze di una clientela per l'innznzi statica e tranquilla, un ritornello che sapeva molto di presa in giro: è il mercato. Il ristagnante risprmio privato continuò ad affluire nelle più fantasiose denominazioni anglicizzanti e ad esserne assorbito perché di quei soldi non si voleva fare un uso specone, dilapidatorio in termini di spesa e si finì per disperderlo nei mile rivoli della gestioni e delle influenze esogene. C'erano dei risparmi accumulati e andavano investiti, a prescindere, senza capirci più niente. La banca ne avrebbe risposto. Invece la banca cambiava pelle. Oggi, quel risparmio - a parte quello più tutelato e amministrato professionalmente, dei grandi capitali - non c'è più e fioriscono, per emanazione diretta, ma nascosta delle banche medesime, i prestiti accordati anche telefonicamente ai già indebitati; una panna montata della schiavitù finanziaria a vita, nella quale al procrastinarsi dei pagamenti fa da corollario un prolungamento indefinito dell'aggio del prestatore. Insomma, la famiglie e gli individui non ce la fanno più. A volte, a fronte di attività d'impresa andate male, ci si indebita per pagare le tasse, gli studi ai figli, fino ad azzerare o dimezzare, nella migliore delle ipotesi, il patrimonio personale, quasi sempre di natura immobiliare. Nell'area dell'euro, tocca alle famiglie italiane la stessa sorte della clientelare nazione d'appartenenza: in pegno ai creditori. Del sistema clientelare durato sessant'anni, molti, troppi hanno beneficiato, modificando la propria moralità nell'occasione di un guadagno fuor di realtà, drogato dal debito pubblico e dalle garanzie che quest'ultimo forniva. Allora i "truffati" di oggi stavano al gioco, convinti in cuor loro che il sistema corruttivo non sarebbe mai stato soppiantato e che costituisse anzi, lo stampo assicuratore della loro disonestà personale. Ma, adesso che il gioco è finito, molti, troppi non conoscono nessuna alternativa nel sacrificio e nell'impegno personale e fuggono, secondo proiezioni ribassiste, da un lavoro esercitato e forse patito, ma che per la presente generazione costituirà sottoimpiego e disoccupazione. Non per colpa loro, dei tutelati, come si cerca di far loro credere, ma di una politica di asservimento comportamentale, che continua, in una, altrimenti impossibile, connessione di complicità, a contare sulla prevalente dabbenaggine del gregge.

venerdì 22 gennaio 2016

Lo sceneggiatore di se stesso.

La ritualità laica per Ettore Scola è stata una sceneggiatura cinematografica del mesto ed ironico regista. Intorno alla sua bara si sono succeduti molti dei personaggi più alla moda di Cinecittà. Qualcuno, incartapecorito, aveva assunto, per l'interposizione matrimoniale di potenti produttori, una veste internazionale, ma, a parte Sofia Loren, tutti gli altri erano restituiti alla loro dimensione di comparse del generone romano cinamatografaro. La Loren stessa, bellezza plebea italiana, era rientrata nei margini di una provinvia slabbrata e molto popolare, involgarita solo dai soldi e da una fama estorta. Forse, lo Stesso Scola era un prodotto gaudente e "conformisticamente critico" di un mondo sovvenzionato e superficiale, nel quale il ruolo del burattinaio era condiviso dai burattini in un effluvio di apparenze e di plebee consuetudini. Uno spaccato dell'Italia, anche alla memoria.

giovedì 21 gennaio 2016

Per questo taceva.

Facile e scontato dedicare parole a chi è morto e da tempo era già morto, perché estraneo alla vita del mondo contemporaneo. Vale per chiumque, è un incamminarsi verso il viale senza approdo dell'ultimo tragitto. All'atto dell'abbandono, le sensazioni, i ricordi, si fanno vividi e la memoria celebrativa se ne riempie. Invece, dei morti restano solo in chi li ha apprezzati o sofferti, le memorie interiorizzate. Non diverso è il caso di Ettore Scola, il malinconico ed intelligente narratore di storie romane e universali, in una serie molto copiosa di ruoli e di situazioni. Dell'uomo resteranno probabilmente interpretazioni contrastanti, non necessariamente felici, del narratore da tempo silente, l'artistica documentazione dello smarrimento di un tempo nel quale era lecito, ancorchè illusorio, coltivare speranze di riconoscimento interiore. Per questo e non solo per l'età, da tempo taceva. Si era già consegnato al museo di un'epoca conclusa.

martedì 19 gennaio 2016

La società putrida.

I tempi della vita banale, cioè della vita economica, amministrativa, religiosa ( nel senso in cui vivono la religione le donnette e gli uomini pii, al netto dell'alto clero e dei clientes, di quello come di qualunque altro potentato ) sono scanditi dalla protocollarità: qualunque mediocre interprete, dotato di una preparazione di maniera, si "specializza" nella vendita di una immagine carpita e, mitologicamente, viene "riconosciuto" dalla massa plebea di tutti coloro che sono privi di relazioni o che praticano relazioni plebee. In quest'ambito mediocre, vengono scanditi i tempi riduzionistici del "o così o pomì", salvo trovare rimedi rabberciati, in caso d'iinottemperanza. Il disdoro e l'infelicità sociali sono icone pseudo devote lungo tutti i camminamenti principali dei quadrivi centrali: sono etnie intercambiabili ad interpretare il ruolo di coloro che hanno fame, ma che all'invito sincero di rifocillarsi a spese dell'interpellato, recalcitrano. Solo una volta e per un semplice caffé, che non incide sul budget giornaliero del mendicante, un poveretto - comunque poveretto - si avvalse del mio invito. Se il coordinatore di questa squadra per la raccolta, si accorgesse che i suoi lavoranti, approfittano della veste loro conferita per mangiare e non per arrecargli ricavi da distribuire minutamente e discrezionalmente, la loro sorte sarebbe soggetta a punizioni e chissà quali angherie emarginatorie, nell'ambito del clan nel quale si sono miserevolmente intruppati. La cosiddetta autorità pubblica, al riparo delle pseudo norme sulla "libertà" individuale, si disinteressa del fenomeno, corre in soccorso dei lamentosi bottegai e dei loro clienti, ma nessuno si investe del compito di togliere dalla strada questi mentecatti, di addestrarli ad un lavoro, non dico dignitoso, perché sono tutti o quasi come quello espletato con l'accattonaggio, ma almeno in linea - però regolamentata - con il medesimo attuale esercizio. Intanto le scuole tecniche ospitano i figli degli immigrati perché non rimangano sulla strada, ma, molti di costoro, soffrono l'emarginazione di scorbutici compagni che trovano in loro delle debolezze maggiori delle proprie e delle quali approfittano per emarginarli specificamnete nell'ambito del gruppo scolastico, rendendogli ancora più difficile e lontana la comprensione e la condivisione della lingua italiana. Questa gente farà altrettanto nell'ambito dei gruppi lavorativi, una volta diventati tristemente e moncamente adulti. Nella società in crisi, le particolarità censitarie si chiudono e si perpetuano , nel sistema relazionale e nel mutuo soccorso massonico o rotaryano, mentre gli altri strati della società si articolano in forme feudali, apicali e decrescenti. La protesta, anche quella minuta ed occasionale, spesso autogiustificatoria e strumentale a piccolissimi vantaggi, resta inascoltata: ci se ne frega anche dei piccoli privilegi estorti con giustificazioni artefatte. Ormai, fuori da un faticoso "privato", non vale la pena di impegnarsi e di farsi coinvolgere. E' già l'icona di una società decaduta, ma decaduta nei fatti e irrecuperabile romanticamente con i sentimenti evanescenti ed adattatori di intermediari sociali che non riescono più a nascondere, dietro dei paraventi parolai, la loro insussistenza contenutistica. La dinasticità delle carriere si basa sulle famiglie, ma soprattutto sulle appartenenze; nessuno comincia da zero e chi è costretto a farlo, reata al palo delle opportunità, anche se è in possesso di competenze, conquistate con fatica e sudore, per cui, non solo i negozianti continuano a negoziare, ma anche i medici sono figli d'arte, spesso accompagnati da raccomandazioni agli esami ed anche in altri ruoli tecnici e molto impegnativi sulla carta. Conta di più l'ambito delle conoscenze e delle opportunità di guadagno, il contesto ambientale anziché la sofisticatezza delle conoscenze. E' questo che continuerà a costituire il tallone d'Achille delle società latine e di quelle italiana in particolare, che resterà(nno) mestamente vicaria(e) in ambito europeo, senza però togliere il riso ai discendenti di chi è in grado di influenzare, in termini conservativi, il (ri)fluire verso e del nostro stagno.

domenica 17 gennaio 2016

La morte esaltante.

Trecento morti e quattrocento rapiti in una cittadina siriana nella notte di oggi. Non è la contabilità dei misfatti a fare paura, ma le modalità operative e organizzative di questa marmaglia dell'IS che rivelano il progetto della loro società futura e, contingentemente, l'alimentazione vampiresca della loro furia omicida e, per interposte persone, suicida. Un altro "viva la morte" gridato stolidamente prima e dopo gli assalti. Il dopo, per i superstiti, è schiavitù e umiliazione. Di solito, gli uomini vengono uccisi, ma, in questo caso, paiono costituire una riserva per lavori servili nelle retrovie, fino allo sfinimento. Della sorte delle donne si sa che sono il "ristoro" del guerriero, dopo e prima di ogni nuova possibile "immolazione". Nelle primitiva congrega si mescolano e si falsificano tutti gli elementi dell'egoismo criminale più irrispettoso nei confronti del pur labili ( all'atto pratico ) sentimento e cultura di una comune umanità. Questi caratteri di un'inciviltà crescente andrebbero per altro colti anche nei baccanali finanziari, nelle deregolamentate regole del lavoro, nella definizione di un Monsignore, ieri, a Lampedusa: U.E.: unione degli egoismi. In quel campo arido e polveroso si sta consumando un altro, antichissimo, rituale di nichilismo e disperazione; l'Es si è svincolato da qualunque mogio condizionamento del Super Io, che in pochi, assurdamente, subiscono. Riecheggiano in queste cronache, le paradossali figurazioni di Eugene Jonesco, ma non il rattrappimento interiore di Samuel Beckett, vissuto in qualche squallida stanzetta dai bimbi rapiti, a cui si nega consapevolmente di crescere e di essere allegri e dalle loro madri, ridotte ad uno stato biologico senza stagioni, ad una biologica sopravvivenza. Nel determinismo economico scatenante si confondono le presunzioni sopraffatrici e regolamentari del pensiero moderno, mal coniugato ed asservito agli interessi pratici ed empirici di pseudo civiltà dominatrici e pretesto di sfogo rancoroso e distruttivo di uomini pur così giovani, ma di già marginali e depressi, violenti e vendicativi, "felici" infine della "licenza" strumentale che viene loro offerta e nella quale alla morte fisica o interiore si affianca la loro, in una rimossa compresenza.

sabato 16 gennaio 2016

Romanzetti popolari.

Bergoglio, altrimenti detto il pampa-Papa, una ne fa e cento ne progetta. Ha presentato a Roma il suo libro: Il nome di Dio è misericordia, la sceneggiatura etica del suo Giubileo. Lo ha fatto in un tono più consono ad una tavolata fra intimi in trattoria, ricambiando abbracci e pacche sulle spalle. Il testo è stato presentato da un altrettanto - ma non di più - scatenato Roberto Benigni, che, dopo l'esegesi nelle piazze estive del solo Inferno di Dante, riconiuga ed alimenta il suo "share" popolare ( d'origine forse, ma oggi falso popolare )e lo fa insieme al Papa. Oh Francesco, ma che tu ffai? Birbantaccio! Benigni si è sempre prodigato in questa sua auto promozione, prestandosi alla rappresentazione sponsorizzata di se stesso, trapassando per le Feste dell'Unità, dove alla fine riuscì a prendere in braccio lo smilzo e severo Enrico Berlinguer, al grido di: Berlinguer, ti voglio bene! che diventerà un film. Attento a tutte le sue apparizioni nazional-popolari, si esibì anche a San Remo, dove palpò i testicoli di Pippo Baudo con il quale aveva duettato, accolto e celebrato dal primo (democristiano per raccomandazione) nell'ottica degli equilibri politici, se non delle larghe intese. Di questo passo toccherà, prima o poi, anche al pampa-Papa, a meno che non sia quest'ultimo a precederlo in un tripudio di popolarità. Purtroppo, l'azione "riformatrice" di una parte della Chiesa, forse neppure maggioritaria, ma che ha intravisto in Bergoglio il Gesuita, lo strumento politico per una sua risalita nei consensi "piccoli" eppur erosi, si avvilisce in un grottesco adattamento apparente alle costumanze adottate dal popolo, soggetto all'influenza dominatrice del capitalismo ideologico, riformate in misericordia e solidarietà, altrettanto ideologiche, almeno dal Soglio di Pietro, in una riedizione della Pesca miracolosa e nel successivo informale ma condiviso banchetto..dei soli presenti. Il Papa, da piccolo, in Argentina, voleva fare il macellaio. In quelle terre, ricche di allevamenti, è un'attività più diffusa che nella media: non è un'attività misericordiosa, non per le vittime certamente, ma forse, nell'inconscio bergogliano, il buon macellaio sarebbe stato colui che avrebbe provveduto alla ripartizione delle membra dei bovini ed alla loro distribuzione agli affamati ( attenti comunque agli onnipresenti "forchettoni" ). Roberto Benigli, che già ne interpretò il ruolo nel film di Renzo Arbore: Il papocchio, voleva invece, da buon attore, fare il Papa. Gli riuscì solo di farsi acclamare dal popolo radunato in piazza San Pietro, mentre attraversava per caso, rapidamente, lo spazio della finestra - minuscola dalla piazza - dalla quale la domenica il Pontefice recita l'Angelus, con predica, per gli astanti. Con un po' di ironia, bisognerebbe attribuire anche a José Maria Bergoglio, l'Oscar per la recitazione, come avvenne con Benigni per "La vita è bella". Vi si descriveva un lager nazista come in una fiaba, espunta dalla grossolanità. Almeno di questo aspetto bisognerebbe tener conto, anche se non dispiace al popolo..di Dio.

giovedì 7 gennaio 2016

Il business dopo la morte.

Sosto nel vicolo laterale del Corso, a un tavolino privo del calore del "fungo", che irradia il corridoio fra le postazioni, per un recupero degli spazi, che rende vano il servizio. Sono in uno dei corsi centrali della Chinatown commerciale. Solo loro - i Cinesi - riescono a mantenere il servizio del bar a prezzi inferiori di anche due-tre euro, rispetto alla media indigena, per la pausa di ristoro. In compenso non cambiano il menu da anni, per tararlo sui loro ricavi. Utilizzano anche personale italiano e internazionale, perchè non reggerebbero, col solo contributo familiare, l'affluenza di una posizione di grande traffico: dal centro alla stazione e viceversa,mentre. per quello che li riguarda personalmente, anche dodici o quattordici ore al giorno di lavoro ininterrotto. Si tratta di costume, mi diceva ridendo il proprietario di un nuovo supermarket in zona fieristica: sono cinese al cento per cento, anche se sono nato in via San Carlo - diceva -. Gli Ebrei non sono i soli ad essere dispersi sulla terra: come alcuni Ebrei, i Cinesi si spostano di città in città per lavorare presso e con connazionali, per diventare, da bracciantato, imprenditori, finanziandosi al capitale della comunità, cioè dei maggiorenti economici della loro etnia. Ebbene, mentre spero di ritagliarmi qualche decina di minuti di tranquillità e mentre scruto le mosse dei rari avventori esterni della " mescita", per anticiparne l'estrazione del pacchetto di sigarette e, se non contro vento, per andarmene, squilla il portatile. Il numero mi è ignoto, ma riconosco subito la cerimoniosa voce dell'impresario di pompe funebri con il quale ho trattato, colui che mi ha mostrato gli addobbi, le bare e le possibili composizioni floreali e un prontuario di frasi fatte "memorabili" che sono state prontamente scartate. Il"cortesissimo" banditore di cerimonie funebri, come se ne tengono di altro contenuto simbolico in tante circostanze della vita e che scandiscono un "percorso" sociale, la cui trascuratezza significherebbe, per molti, la rinuncia alla celebrazione di ciascun traguardo, di ciascuna tappa, nel "destino" dell'homo sapiens, fino alla successiva giostra generazionale, che, per imitazione acritica e per ignoranza scimmiesca, altri, che ne sarebebro del tutto alieni, adottano, vengo richiamato ai miei "doveri" consuetudinari. Costui mi chiede - ma è solo pretattica- come è andata la cerimonia, come sono stati i servizi, se l'inumazione ha avuto caratteri retorici e magnificenti. Ometto di coinvolgerlo nel mio sentimento di costrizione, nella freddezza che ho colto nella metodicità degli atti e tesso le lodi- con due parole - dell'"eccellente" servizio. Eccoci, mentre ne sento sfrigolare gli umori salivari, allo scopo della chiamata: "le volevo far presente che, nonostante i termini di pagamento concordati, se provvederà in termini stretti, e se provvederà, nel breve frattempo, a scegliere i marmi per la ricopertura che precederà la traslazione definitiva della salma, le faremo omaggio della lapide provvisoria che altrimenti sarà calcolata in fattura. Una breve consultazione e le farò sapere. Avevo già addentato due porzioni di piadina al prosciutto con questa interferenza sapida. Certo, certo..grazie, grazie, comunque mercoledì prossimo mi rifarò vivo, la richiamerò. Come non dedurne che anche il mestiere del beccamorto sia entrato nell'orbita del budget, delle incentivazioni e degli pseudo sconti commerciali, "dell'adatta e modifica" nel "tempus lugendi" da loro stessi proposto per il saldo momentaneo dell'attività della loro impresa, dato che proseguiremo, atto dopo atto, come in commedia, al trattamento dei resti come abbiamo fatto, con l'insieme, in vita? Il mio interlocutore telefonico - il promotore funerario - aveva a suo tempo sbagliato l'imputazione delle componenti necessarie all'inumazione richiesta. Mi aveva telefonato, in sua assenza, un suo collega che, citandolo per nome e cognome, mi aveva avvertito: "ha commeso un errore enorme: ed ha ricaricato due voci incongruenti. L'ho constatato per caso dopo la sua visita. Provvedo io -tal dei tali - a mandarle, via e-mail, quanto correttamente dovuto". Per altri e tristi adempimenti, sono dovuto tornare un'altra volta nei pesanti locali del "seppellitore", scorrere i manifesti, ad altezza d'uomo, pubblicitari delle opzioni, affissi lungo il camminamento e approdare alla stanza dell'unico addetto, un terzo, presente a quell'ora. Si stava lamentando al telefono di essere andato a lavorare con la febbre, che si sarebbe rifatto vivo appena si fosse liberato, ecc. Costui, dopo avermi intravisto ed aver proseguito nella sua telefonata, dopo aver riattaccato, mi invitava con tono imperioso e professionale a sedermi al suo cospetto, per cominciare, di seguito, a dar corso all'illustrazione dei servizi proposti, avendomi scambiato per un "nuovo" cliente. Chiarita la situazione, si faceva ancor più spiccio, sia pur rimanendo nell'ambito della cerimoniosità delle frasi fatte e congedandomi accennando ad alzarsi e porgendomi la mano. Poi, ecco che, per settore, il "mio" beccamorto si ripropone nel suo ruolo manipolatorio del portafoglio che gli è stato assegnato, secondo un'uniformità di comportamenti e una povertà di parole di circostanza..circostanza commerciale, che stanno diventando il linguaggio acritico di giovani e di meno giovani. Il business dopo la morte.

lunedì 4 gennaio 2016

La pigrizia che favorisce i vizi.

Con la festa della Befana, il 6 gennaio prossimo - più propriamente detta Epifania o manifestazione del Signore - saranno dodici giorni da che la mia mamma è morta. Si concluderà la fase "pontiera" delle celebrazioni profane e prosaiche e i servizi, sempre più ridotti, saranno ripristinati. A parte quelli soppressi. La coesistenza fra le sempre crescenti esigenze terapeutiche e le ferie del personale di ogni livello e mansione e il divieto sopravvenuto di prestare lavoro straordinario, sono la causa di un numero imprecisato di decessi. Le terapie farmacologiche, depotenziate per ragioni di costi, "accompagnano", tutt'altro che dolcemente, anzi in un caleidoscopio di confusione, nel quale le procedure asettiche nascondono le carenze, i pazienti sul limitar di Dite, dove "si spera" che toglieranno il disturbo. Inutile, a quanto pare, chiedersi quali norme di diritto vengano violate così sfacciatamente: in un Paese nel quale nessuno rispetta la legge, il problema non si pone: si gioca al risiko degli incontri fortunati o sfortunati, mentre la sottilissima soglia di assistenza ai malati, in queste ore di svago, per medici, infermieri e parenti dei deceduti, è un sipario di carta velina sbrindellato, senza che nessuno si curi più di rinforzarlo, dato che il senso della decenza è sfumato e inclina ad atteggiamenti di cinismo demenziale. In questi frangenti disadorni, la moralità e la responsabilità vanno a farsi sbeffeggiare, sui volti, nei cuori e nelle menti inariditi dal conformismo adattatorio, dato che ci hanno indotti a pensare che le cose stiano così a prescindere e che un impegno oppositivo sarebbe troppo faticoso.

domenica 3 gennaio 2016

Cerimonie drammaturgiche di un'utopia.

I Vescovi di strada di Palermo e di Bologna hanno inziato il loro magistero episcopale, di discendenti degli apostoli, marciando con le associazioni religiose multiculturali e i movimenti neocatecumenali, ma anche con pacifisti della società civile. Niente da obiettare in sé e per sé, ma mi sembra ingenuamente gesuitico e fuori contesto. Fra queste entità culturali e religiose non c'è molto da spartire, tranne una comune origine dal "Libro", dalle cui pagine e caratteri hanno intrapreso vie diverse, concorrenziali e belliche. Mentre questo si ripete, pur sull'abbrivio di un ecumenismo spurio e difensivo rispetto alla secolarizzazione del mondo occidentale, che influenza e disturba nell'intento di coinvolgerle per dominarle, nazioni aliene, ecco che personaggi diversamente "parati" riscoprono "umanistiche" - ma sarebbe meglio definirle semplicemente umane - facoltà di solidarietà alle quali si vogliono forzosamente e furbescamente sovrapporre identità ideologiche che non esistono. Non esistono neanche all'interno delle tre fedi monoteistiche ( anche se da queste manifestazioni ibride gli Ebrei si sono tenuti appartati ); le contese della Chiesa cattolica sono storiche e contingenti e malamente celate. Gli islamici coniugano religione e politica e se ne differenziano nelle due fazioni in conflitto, degli Sciti e dei Sunniti, rispetto alle quali sia l'Arabia saudita, sia l'Iran ( non arabo ) nutrono interessi geopolitici locali in conflitto armato per interposte fazioni. A Capodanno, il nostro, quarantasette oppositori sono stati uccisi dal boia ( probabilemnte per decapitazione con la scimitarra ) per la loro opposizione politica e la loro appartenenza di fede e culturale, a testimonianza di quanto poco alligni l'unità d'intenti in quelle regioni d'origine e di prima diffusione del verbo scopiazzato di Maometto. E noi, pur così diversi per orientamenti, cultura, interessi e ipocrisia, con chi andiamo a braccetto in retoriche manifestazioni per un bene soggettivamente interpretato, mistificato, per un Dio che in un caso ha avuto discendenza umana e negli altri due è parola spiritualizzata o elezione e prospettiva di riscatto in un giorno sempre posticipato, alla luce della realtà e della trasfigurazione immaginifica che se ne fa? Nell'ecumenismo di facciata alla malizia di chi lo dirige o lo asseconda, fa da supporto un sentimento generico di debolezza e di povertà che, in ogni momento, può riverberare la sua malignità e violenza. Cerimonia drammaturgica di un'utopia. Più banalmente: recita di un copione "francescano", per quanto ci riguarda. Degli altri non sappiamo, ma, a tempo e luogo, le divisioni sarebbero nette, con o senza processioni.

sabato 2 gennaio 2016

Discorsi di fine e inizio anno.

Perché fra Natale e Capodanno ben tre povere ragazze sono morte di parto? Una ha lasciato due bambini piccolissimi. Perché sono giunte alla fine della gravidanza senza che nessuno rilevasse anomalie nella gestazione? Una è rimasta sola sul pavimento della sua camera a Torino, un'altra messaggiava il marito con comunicazioni del tipo "sono sola, mi stanno trascurando". Al giorno d'oggi non è facile morire di parto; in passato era frequentissimo, in determinati paesi, all'inzio del travaglio veniva somministrata l'estrema unzione alle madri, non si sapeva nulla di ginecologia e ostetricia e sulla fisiologia umana e femminile in particolare, La gestazione e la nascita erano affidate alle dame di compagnia, alle domestiche, nelle case patrizie, alle parenti ed alle vicine nelel case povere ed alla pratica delle ostetriche generiche, donne d'esperienza empirica ma senza conoscenze che praticavano nascostamente anche l'aborto. Oggi è estremamente raro, per non dire impossibile, che una gravidanza venga iniziata senza un preventivo esame specialistico e, anche laddove questo avviene, fin dai primi momenti delle gestazione vengono stabilite le incongruenze e le difficoltà riscontrabili, apprestati i correttivi, diagnosticate le difficoltà insuperabili, monitorato lo stato generale della madre, apprestati corsi di preparazione. Non per tutte questo avviene - si dirà - ma anche nel caso in cui le gravide siano extraxomunitarie, poco propense a farsi seguire minutamente o ignare delle moderne metodiche mediche, l'attenzione possibile viene comunque prestata. In questi casi si tratta per lo più di donne giovani, in questo senso favorite. Le tre che sono morte di parto in questi giorni erano italiane, del nord e, in un caso, alla terza gravidanza. E' difficile non associare queste morti, ormai assurde e prive di una diagnosi - neppur incredibile, manca proprio la diagnosi dei fatti - non siano collegabili al periodo festivo, durante il quale si assottigliano, fin quasi a scomparire, le presenze qualificate, mentre interi reparti, anche di prima fascia, vengono chiusi. Il divieto, sopraggiunto in questi giorni, di prestare lavoro straordinario - per non doverlo retribuire - ha drammaticamente ridotto l'assistenza in ogni specialità. Se non si fosse trattato di una patente negazione della vita, si sarebbero trovate burocratiche giustificazioni a qualsiasi incivile incuria. Non è il personale medico giovane a dover essere messo sotto accusa: per ben due volte, dottoresse giovani e di turno in estate, hanno ripreso per i capelli mia madre che, curata con serietà e normale dedizione, ha vissuto, prima qualche anno e infine, qualche mese in più, fino all'epilogo natalizio di quest'anno, da me sempre paventato, durante il quale il servizio diagnostico si è fatto sempre più difficile, le prescrizioni telefoniche, le visite sono state trascurate, le risposte pervenute da località distanti dalla residenza della paziente, perché le chiamate venivano deviate dall'ambulatorio al luogo nel quale il medico si trovava. "E' andata così, non c'è risposta a qualsiasi domanda, prima o poi succede": perché proprio nei periodi colpevolmente scoperti d'assistenza? Perché i nosocomi chiudono i reparti, non assumono e non sostituiscono il personale, perché si accaniscono nel non voler più pagare lo straordinario necessario e lo vietano espressamente, perché, invece, i bar pasticceria sono stati aperti anche a Natale e a Capodanno e gli empori più banali hanno osservato - non tutti - solo due o un solo giorno di chiusura, quello di Capodanno, durante il quale c'è poca gente in giro dopo una notte di baldorie? Perché solo vendere, vendere, vendere e negare? Perché a questo, in un mare di chiacchiere, non c'è rimedio? E' questo lo stato della nazione, cioè di tutti noi?