giovedì 30 giugno 2016

La nebbia si dirada, ma la vista non è rassicurante.

Mentre Renzie, in conferenza stampa, molto abbacchiato, si lagnava della scarsa flessibilità verso le nostre banche, aveva pure in tasca una concessione semestrale di garanzia statale, che consentirà all'Italia di mettere a garanzia delle eventuali insolvenze degli istituti di credito, centocinquanta miliardi di euro, sottratti al suo bilancio che, lungi dal morigerare le spese di rappresentanza, incideranno ancora di più sulla sanità e sulla previdenza, già oberata da una massa abnorme di indennità di disoccupazione da erogare. Eppure, pur essendo il rignanese un fingitore, la sua mestizia mi sembrava vera, come se si lamentasse, in cuor suo, di una concessione insufficiente a fronteggiare una situazione che lui conosce bene. Del resto, la concessione ad utilizzare le proprie risorse per puntellare non le banche, ma i loro creditori, per evidenti ragioni elettoralistiche e di contrasto al fronte del "No" alla deforma della Costituzione, su cui ci si pronuncerà ad Ottobre, durerà da domani al 31 Dicembre, poi decadrà. Bisognerebbe dunque affrettare il disvelamento delle insolvenze reali in pancia alle banche e garantire, a fondo perduto, i depositanti. Poi, ci sarebbe bisogno di ben altra flessibilità per gestire in futuro una situazione compromessa in termini non ancora resi noti e continuare a garantire i soliti interessi particolari, cioè le clientele. Rabberciate le perdite degli speculatori delusi, bisognerebbe demandare le banche mal messe ai Fondi, che potrebbero, per riportarle in condizioni di redditività, licenziare discrezionalemnte. Lo Stato italiano che spende in media 840 mld di euro all'anno di cui 500 in assistenza sanitaria ed in previdenza, pur incidendo ancora restrittivamente su questi servizi, vedrebbe quasi azzerarsi le sue disponibilità, al netto delle spese burocratiche, politiche, amministrative. militari e giudiziarie. L'aiuto al malaffare di tante banche e il sollievo arrecato, attraverso un altro temporaneo Fondo di garanzia, costerebbe ancora molte sofferenze a dipendennti e famiglie incolpevoli e compenserebbe la bulimia speculativa dei clienti che sono in grado di depositare sistematici accantonamenti; non molti, soprattutto in queste more. La strada si fa impervia, la qualità della rappresentanza sconsolante ( lo era, però, anche quella paludatamente schienata di Mario Monti )i rischi per il reddito ed anche la democrazia sostanziale ancora più prossimi ed individuabili.

Risalite dai...Fondi.

Jean Pierre Mustier è il nuovo amministratore delegato di Unicredit. Il prossimo 12 luglio, Mustier prenderà il posto lasciato libero da Federico Ghizzoni,succedendogli, dopo che, nel 2011 era stato nominato proprio dall'uscente a capo dell'Investment banking di Unicredit, nonostante fosse stato coinvolto, ma poi assolto, dall'accusa di essere il promotore occulto di un certo Kerviel che operava apparentemente con totale autonomia ( ma io non ci credo ) in Borsa e che coinvolse la Socgen-Societé Generale in una sanzione per insider-trading e la portò per qualche tempo sull'orlo del collasso. Il nuovo amministratore delegato era il responsabile della sezione di Kerviel e doveva controllarlo al pari di tutta l'attività del gruppo strategico a lui affidato. Non lo fece e non pagò pegno. Dichiarò semplicemente di essere stato all'oscuro di tutto. Cacciato da Sogen fu prontamente recuperato, in uno dei templi della finanza massonica, da Federico Ghizzoni dal quale, emendato, passò nel 2015 al Fondo private francese Tikehau. Eccolo, dopo poco più di un anno al vertice della banca che a breve internazionalizzerà definitivamente la sua attività, lasciando sul nostro territorio solo una Direzione nazionale Italia, come tante altre e senza che sia, nell'ambito del Gruppo, la principale. Insieme a Ghizzoni, dopo il 12 Luglio, cadrà tutta la "sua" prima fila e si dovranno valutare gli equilibri, di chiara impronta globalista, di Unicredit con i sui 1.700.000 addetti. Sarà curioso constatare chi sarà il prossimo Country manager per il nostro Paese. La spericolata vicenda finanziaria di Jean Pierre Mustier non si esaurisce nell'incidente di Socgen, è una sua consolidata caratteristica di predatore dei mercati che non si stanca mai ma, qualche volta, ben coperto, stecca, si immerge e riemerge bello e trionfante come prima. Ma questa volta la "resurrezione" è più intrigante e più perigliosa: l'A.D. scaturisce da quei Fondi, dissimulatori ed anonimi, di cui solo gli inziati conoscono la variabile composizione e che possono assicurare la gestione del Welfare interaziendale e, nel prossimo futuro, quello delle nazioni e che già si esecita, in Unicredit e in Banca Intesa, nel salario compensato..da quindici giorni di ferie in più e dall'anno sabbatico, passando per i centri-benessere, oltre che al finanziamento degli esodi del personale, le cui lettere di dimissioni sono gestite, in via telematica, dalle Segreteria territoriali dei sindacati. Ma di questo si occuperanno dirigenti e quadri di rango inferiore: Mustier si dedicherà alla gestione delle poste creative dei derivati parcheggiati quà e là e dei quali non si può dar notizia a un non iniziato, che potrebbe mettersi in testa di agire per vie diritte e all'implementazione dei capitali per gestire la finanza da servizi sostitutiva, non concepita solo i termini di spesa, che gli Stati hanno intenzione di abbandonare definitivamente. Casomai si terrà i capitali e erogherà le pensioni parsimoniosamente. Ma, se qualche Fondo pittorescamente denominato, prenderà l'iniziativa di "salvare" e rilevare le numerose banche in crisi o in difficoltà, come tale e non come banca, che non potrebbe farlo, potrà licenziare a man bassa, riportando nell'alveo delle maggiori banche, da cui sono eterodiretti, le smagrite, ma di nuovo reddituali aziendine bancarie, spolpate quasi sempre dal clientelismo e dalle ruberie. Fermiamoci qui, per ora. Non mancherà occasione di ritornarci, se possibile, smascherando le fanfaronate della pubblicità - fateci caso, sempre più uniforme - delle istituzioni private capaci di affermarsi o di mischiarsi..alla felicità generale, mentre - lo sanno anche i sassi - il loro scopo è esclusivamete la creazione di reddito, per loro.

Il Verbo che non viene mai smentito.

La contabillità ufficiale della guerra petrolifera, conta oggi duecentocinquanta morti presunti. Gli americani, che appena ieri sera avevano attribuito l'attentato non rivendicato di Istanbul all'Isis, hanno vendicato la Turchia mandando in cenere una colonna di camion zeppi di soldati o, se preferite, di miliziani. Se fra non molto qualche rappresaglia colpirà gli Stati Uniti o i loro interessi per interposta nazione, il cordoglio e la "ira bona" saranno unilaterali, ignari ed indifferenti al dolore degli altri. Gli straccioni assiepati sui convogli militari, non dissimili dalle truppe di qualunque nazione pre-tecnologica, saranno stati in parte mercenari, in parte povere menti invasate dall'ultimo millenarismo riesumato allo scopo, dei sadici stupratori di donne, sottratte alle loro comunità religiose e culturali ( non diversamente da quanto facevano gli eserciti dell'antichità, che le associavano alle loro campagne belliche, per trarne allegria e scacciare il pensiero di una morte imminente e altamente probabile ), ma, ignari dello stupro morale inferto all'umanità, prima ancora che alle storiche comunità cristiane, i droni guidati da un hangar del Texas, hanno solo consumato una vendetta e un avvertimento, secondo la diplomazia mafiosa della violenza. L'offesa ai diritti umani che è stata perpetrata non avrebbe, da sola, mosso un solo velivolo. La guerra è un dato di fatto e non importa ch le improvvisate ma ben addestrate e condotte milizie agiscano soprattutto in funzione della conquista territoriale possibile, osteggiata dalla forza bellica statunitense, che non vorrebbe trattare domani con loro, sia pur ripuliti e corretti all'uso del potere istituzionale. Non vorrebbero cioè, dopo la caduta della diga comunista che influenzava gli equilibri in tutto il mondo, dover riallearsi con quei dittatori che avevano precipitosamente fatto cadere, quando si erano ribellati alla loro egemonia e avevano tentato di costituirsi in potenza regionale. Anche se i servizi di intelligence e le istituzioni politiche e militari lo sanno benissimo, se a breve o a distanza di tempo, sul suolo americano o su quello dei volubili alleati ( come la turchia ) ci fossero delle ritorsioni, lo stupore, il timore indotto, renderebbero possibili ogni tipo di trame non evidenti. Sì, perché le esplosioni, soprattutto sul terreno turco, non vengono più rivendicate, ma solo attribuite, dal versante schierato apparentemente all'opposizione di un fenomeno antidemocratico endogeno ( come se in quei Paesi vi fosse mai stata la democrazia )ma in realtà prepotentemente impegnati in un contraddetto, con efficacia, progetto imperialistico e neo coloniale, basato solo sullo sfruttamento delle risorse, sulla creazione di una classe ricca e di una classe media da quella dipendente ed a quella riferentesi. Io non mi identifico certo nei guerrieri di Allah, ma sono certo che i movimenti e le milizie - non certamente i loro vertici - sono alimentate dai poveracci indigeni e sparpagliati per il resto del mondo e il Corano, ma anche la Bibbia e il Vangelo misericordioso, fotografano e si rifanno a culture arcaiche ed autoctone, generalizzate nel mito, come l'Eneide o l'Odissea.

mercoledì 29 giugno 2016

Navigazione senza bussola e senza carburante.

Il Sindaco rieletto di Bologna, Virginio Merola, ha deciso di non confermare nella carica di assessore al traffico il suo pupillo della giunta uscente, il giovanissimo e utopista Colombo. Poco prima del ballottaggio aveva, da un lato affermato che, sul traffico, il governo cittadino aveva sbagliato ( e questo valeva già una sconfessione ), dall'altro che l'assessore Colombo sarebbe stato confermato, senza dire con quale portafoglio. Bilanciava così due incongruenze: la prima lo riguardava, perchè aveva sempre protetto il pasticcione e lo aveva anzi incoraggiato a proseguire la sua opera di velocipedizzazione della città; la seconda perché, proprio per le iniziative creative dell'allora studente universitario, aveva rischiato la poltrona. Nel primo caso aveva dovuto accontentare un alleato dell'ultimo momento: SEL e il suo candidato, adesso doveva contemperare un accantonamento e la potenziale perdita di un alleato con le violente contestazioni all'interno del suo partito, che lo coinvolgavano al traino dello sprovveduto Colombo. Evidentemente, un gioco di copertura ha dato esiti pericolosi. Vedremo se il Colombo, uscito dalla porta, rientrerà dalla finestra. Il traffico è stato assunto ad interim dal Sindaco stesso, anche nell'ottica della città metropolitana, lungo le vie della quale non si può pensare di arrancare solo in bicicletta e che sono ancora allo stato primordiale, prive di collegamenti veloci, indispensabili per il decentramento ed il lavoro. Insomma, la giunta che si insedierà ai primi di Luglio, senza un soldo, tranne un trasferimento di qualche centinanio di migliaia di euro dal governo centrale, dovrà metter mano ai collegamenti e cercare di mantenere un barlume di servizi sociali( soprattutto gli asili-nido e l'edilizia popolare ) ricorrendo ai finanziamenti impropri e fonte di difficoltà delle cooperative, che sono costrette ad alzare i prezzi al consumo in misura non concorrenziale con la distribuzione di destra: la Esselunga, limitata solo dalle concessioni all'insediamento con il contagocce. Dovrà giocarsela, insomma, cercando il consolidamento della sua base tradizionale, senza incursioni che non siano attentamente monitorate sul terreno scivoloso nel quale gli elementi del consenso sono contendibili, anche a livello popolare, dalla destra, una destra leghista, sia pur inteferita da altri contributi che credo si svilupperanno durante il prossimo mandato, coniugando estremismo populista e popolarissime clientele, affidate in gestione, da Pierferdinado Casini, all'ex leghista Manes Bernardini, in un contesto di scollamento dei riferimenti che potrebbe inclinare la prua della non manotenuta imbarcazione di una sinistra non riconoscibile.

Guerre di carta.

C'è una guerra sotterranea che si consuna fra pandette e capziose interpretazioni in giro per il mondo. C'è il Tribunale internazionale dell'Aja che, se ha l'indubbio merito di giudicare i massacratori sconfitti ma che non può giudicare i vincitori e non può processare cittadini degli Stati Uniti, neanche se gettassero una terza bomba atomica da qualche parte. Ma, a quanto pare, anche nella piccola europa, il potere finanziario non si può denunciare, soprattutto se compendia in uno staterello tutte le trame evasive o gran parte di esse. Se poi il Presidente pro tempore era allora l'attuale commissario germanico alla salvaguardia della U.E. guglielmina, l'impunità è doppia e la pena intimidatoria si riversa all'incontrario, come l'acqua che va all'insù del lupo e dell'agnello di Esopo. Dopo anni di dibattiti che non hanno sortito effetto alcuno e che, anzi, hanno visto Jean-Claude Juncker prontamente sottratto al contenzioso attraverso la sua nomina a maggiordomo teutonico, ad essere condannati sono stati i due giornalisti che avevano incontrovertibilmente documentato tutto il malaffare, pubblico e privato, che si concentrava nella contabilità telematica di uno staterello senza capo né coda, funzionale all'accentramento degli interessi opachi e che, proprio per questo, hanno cooptato il servilissimo ex Presidente ai vertici di un'altra istituzione inventata. Non credo che la magistratura di qullo staterello possa prendere decisioni che la priverebbero del suo radicamento reddituale e del suo pretesto professionale, se si mettesse, cioè, a considerare su di un piano di uguaglianza le diatribe, soprattutto quelle potenzialmente distruttive, del suo istituzionale datore di lavoro. Il problerma non consiste nella sentenza e forse, anzi probabilmente, non esiste neppure un problema: i giornalisti sono una razza spuria, qualcuno è un puro corifeo ed è di norma un carrierista, ma qualcun altro fa del giornalismo da trincea e sa profanare i "sancta sanctorum" dei mafiosi moralisti, soprattutto se si ragiona di questioni fiscali, rigidissime per ora nei paesi degli evasori, dopo che i detentori dei grandi capitali li hanno messi al sicuro, ma completamente evasivi sui forzieri benedetti dall'europa, ai vertici nominali della quale sono posti gli imitatori delle tre scimmiette. Le guerre di carta fra le gazzette e le procure di questa residua europa illiberale non devono fermare né intimidire i pochi informatori pubblici, fuori dai giochi.

Chi va e chi resta.

Mentre l'Inghilterra se ne va,il povero Renzie, subito accorso ( chissà se invitato ) a Berlino con Hollande ( si erano visti brevemente prima a Parigi )ha chiesto un po' di flessibilità circa gli aiuti di Stato alle banche. Avrà cominciato con il dito, secondo inveterata abitudine italiana, per cercare di carpire un braccio, perché la situazione di quasi tutto il sistema bancario è precaria. Ma ha subito ricevuto il "nein" della Cancelliera tedesca che gli ha ricordato - correttamente - che non è serio ridiscutere degli stessi temi ogni due anni. Renzie e la Merkel sanno perfettamente che il sistema bancario italiano, non solo poggia su basi fragili, perché compromissorie, ma è intimamente inficiato dalla disonestà e dalla conseguente corruzione, che non alligna solo all'interno delle banche. Anche la managerialità, in ambito bancario, dopo generazioni di clientelismi e di conformismo nei ranghi inferiori e succedanei, lascia molto a desiderare. Mario Draghi, ad esempio, è soprattutto un profesore universitario, cioè un terico della materia. Insomma, Renzie, gli ha ribadito fra le righe la Cancelliera, tu sei la Grecia, o, nella migliore delle ipotesi, l'Italia o la Spagna, per cui, torna a raccontare ai tuoi connazionali che prima della tua cooptazione a burattino, in buona parte non sapeva neanche chi tu fossi, perché la tua fama di amministratore fiorentino - fra l'altro molto contestata nella polemica piazza - non aveva travalicato le Alpi e neanche gli Appennini, che spaccherete le reni alla Grecia e che farete il culo ai passeri. Dato che non te ne puoi andare: "zitto e buci", come si dice in Toscana. D'altra parte, il maggiordomo Junker l'aveva premesso: non crediate, adesso, di tornare alla carica con il vostro lassismo, il ruolo e gli interessi della Germania saranno ancora prevalenti e oggetto di tutela ( vorrei vedere il contrario ) da parte della Commissione. Dai, l'hai detto anche tu, caro ( si fa per dire ) Renzie: gli italiani sono più interessati al match Italia-Spagna che alla Brexit. Ma non ci contare a prescindere.

Il realismo amorale.

Alle porte dell'europa, anzi alla Celeste Porta, la guerra ( mi rifiuto di chiamarla terrorismo ) ha colpito ed ha colpito dove l'emozione per le vittime ben vestite e satolle e l'enfasi per le architetture di contorno distrutte, affratellano nello sdegno commemorativo per le vittime anonime che, in altre e concrete circostanze ci sarebbero apparse forse antipatiche o comunque estranee. Se, con un minimo di memoria storica, inanellassimo i colpi inferti alle infrastrutture internazionali, ma anche nazionali e fossimo capaci di interpretarli, avremmo un quadro realistico della lotta politica fuori dai parlamenti. Quello turco, ma anche quello italiano, sono da tempo sotto tutela e, per quanto attiene al parlamento europeo, sarà, d'ora in avanti, una parassitaria istituzione filo-tedesca, se vorrà mantenere gli stipendi. La posizione della Turchia è più che mai ambigua, ma scopre, per contrasto, per reazione chimica, gli intrighi occidentali, europei e della NATO. Poco c'è mancato che, in Siria, quest'ultima entrasse in conflitto con la Russia, che portava in loco il suo contributo al mantenimento di un acquartieramento navale di importanza strategica e che, per farlo, ogni tanto bombardava l'ISIS. I turchi, invece colpivano a man salva, senza, cioè, nessuno che li denunciasse, i combattenti curdi, ancora una volta venduti all'occidente, ma invisi si Turchi, come già gli Armeni e i Greci autoctoni. Per quest'ultimo motivo, i due paesi della NATO, hanno combattuto guerre sotterranee e palesi e per questo l'isola di Cipro è divisa in due, metà in europa e metà in Turchia. Ma i turchi reggevano per undicimila chilometri, il confine con il Patto di Varsavia, mentre oggi chiudono il confine alle migrazioni via terra che cercano di attraversare i balcani. Non certo di fermarvisi. In più, la Turchia detiene la posizione di "nazione più favorita" nei confronti dell'europa, cioè della Germania che ne supera con disinvoltura, ignota ai Pesi PIGS, ogni sorta d'incongruenza con l'europa comunemente intesa e può permettersi ogni sorta di contraddizione interna e non, fino a che questa situazione persisterà. In questo scenario di falsità evidenti, ma rimosse, l'aeroporto internazionale di Istanbul, dove un paio d'anni fa si "suicidò" una giornalista d'inchiesta inglese, anche per la storia spionistica che ha rivestito "la Città", rappresenta il palcoscenico più indicato. Le lacrime di disperazione sarebbero state anche le mie se vi avessi perso delle persone care, ma nessuno le avrebbe viste e condivise se lo stesso lutto mi avesse colpito in qualche ridotta strategica del mondo. Guardavo ieri sera la rivisitazione cinematografica di Ustica, nella quale venive sottolineato che i caccia libici, quando c'era ancora Gheddafi, fra i nemici principali degli Stati Uniti, perché aveva osato, per lunghi anni, sfidarli, andavano a rifornirsi di carburante in Jugoslavia e sorvolavano lo spazio nazionale italiano, principalmente in Calabria, sotto la sagoma degli aerei civili, fino a che furono scoperti. Il resto è menzogna e propaganda.

martedì 28 giugno 2016

Stentati itinerari.

"Unidos podemos" e, invece, in Spagna il movimento populista di base non ce l'ha fatta. Pur conseguendo un buon 21% è stato sopravanzato dai democristiani conervatori di Rajoi, il leader sfiduciato e rimesso in sella, con il 33%, dal senso di insicurezza di una nazione ben lontana dai suoi fasti imperiali e ripiegata, come l'Italia sbruffona, sotto il tacco tedesco. Ecco, dopo l'uscita della Gran Bretagna, un altro pronto ritorno a Canossa di una coalizione latina senza progetti, egoista negli assetti consolidati e insicura circa la strada da percorrere, ragioni per le quali sceglie di stare coperta e allineata, sia pur frustrata e senza spirito di fedeltà. Il ventaglio politico spagnolo rimane variegato e non è affatto escluso che, trascinando, anche per questa via, una crisi mai risolta, fra qualche mese gli spagnoli debbano fare il tris. Intanto a Berlino Renzie e Hollade vogliono affrettare e semplificare la ratifica della Brexit, onde evitare ripercussioni interne sul fronte dei propri oppositori, ma adesso è la Merkel a frenare, mentre i due convitati di un'alleanza minore già scalpitano per attenuare la politica rigorosa dell'Unione. La Germania egemone, non ci sta perché pur rimettendoci miliardi di euro in obbligazioni spazzatura, nell'eventualità di altre uscite, sa che, nelle condizioni reali dei Paesi latini, a scapitarne srebbero principalmente loro, del tutto privi, fra l'altro, della volontà di mettersi onestamente all'opera per recuperare, come, tante volte, hanno fatto i tedeschi. A nessuno smebra venire il sospetto che la Germania li stia trascinando tutti verso una veloce insolvenza, alla greca, per intenderci, per prendere definitivamente il sopravvento, acquistare i beni più appetibili dei disordinati Stati ed improntare, insieme alla politica economica, anche quella estera della sotto-unione, come si addice ad un impero dirigista e definitorio. Ma, senza una forte spinta dal basso, in grado di contraddire la politica neo-guglielmina, le dirigenze-Quisling e quelle per ora riconfermate per paura, non saranno in grado, anzi non vorranno opporre nessun tipo di resistenza, che non sia una perorazione dello spreco clientelare da ripristinare.

domenica 26 giugno 2016

Dalla "revanche" al possibile reducismo.

Sono passati tre giorni dalla Brexit che già i magazine hanno dimenticato la grande vittoria del M5S e gli sgarbi da cortile di casa popolare dei convenuti a prendersi una benedizione. Devo dire che anche in Gran Bretagna, il particolarismo dell'unica nazione ad avere votato di no all'uscita, la secessioanista Scozia, ben si presta al gioco sporco delle oligarchie brussellesi. Forse non se ne rende neppur conto: plissetta le pieghe dei suoi gonnellini e stizzisce che vuole lasciare il Regno unito, ma vuole aderire alla U.E. Alla ricerca di una padronanza, comunque e - scusate - d'altra parte il primo ministro è una signora..in cerca di un partner rappresentativo. Intanto, su twitter cinguettano i presunti pentiti, presi dal rimorso per un'opportunità negatasi, dopo aver rifiutato una subordinazione antistoriica. I pentiti appartengono alle classi popolari, i finanzieri della City se ne fregano dell'una come dell'altra soluzione. I flussi finanziari più importanti e veicolabili nel mondo continueranno a passare per Londra. La Germania di nuovo, eternamente, egemone, ma troppo piccola per fare da sola, ha visto sconfessare, da parte di una nazione significativa, la rabbiosa volontà di uniformare le aree crcostanti alla sua condizione, di un ministro paraplegico, che ha trovato corrispondenza di sentimenti negli investitori, a prescindere, anche i piccoli, che hanno visto di molto ridimensionati i loro cespiti borsistici. Fra questi, in termini assai modesti, ci sono anch'io, ma non mi è ancora passato per il cervello di chiedere, fra migliaia, di quanto si sono assotigliati gli accantonamenti per l'imminente vecchiaia. Me ne frego proprio: l'ho sempre fatto. La vita non è insicurezza e paura e neanche comodità statica. Almeno per me. "La" primo ministro scozzese sembra poco incline a condividere il suo ridimensionamento all'interno di un "regno" dal quale, per pure ragioni di speculazione, voleva uscire. Del resto, di questi tempi decaduti, l'economia non offre, né consente, di inanellare dibattiti e contese sulle prospettive economiche, ma anche umane e culturali, valoriali e di prevalente costume dei popoli e la Chiesa che, in quel contesto precedente, era abbarbicata al più retrivo e feroce conservatorismo e che si valeva, appoggiandola, anche della reazione fascista, ha riesumato Vangelo ed internazionalismo multireligioso. Per ora. Con enfasi confusa, si elaborano ipotesi para-giuridiche, per le quali, capziosamente, al termine delal procedura di divorzio, che sarà lunga e duramente negoziata - come ha subito affermato Junker, che doveva avere avuto sentore della possibile sconfitta - il documento che sancirà il contenzioso potrebbe essere sottoposto a referendum, che prima si temeva e si osteggiava, con minacce imperialistiche ( ricordate quanto è accaduto in Grecia ? )come la peste ed eventualmente ribaltarne gli esiti. Come se l'atto finale non sancisse quanto disposto dai contraenti, come se l'incipit non fosse stata la volontà di uscire del popolo inglese..e poi, via, al buon senso e soprattutto alla logica, il facile giudizio. Si cercherebbe di speculare sulle paure indotte dai termini usati negli atti, si riproporrebbe, istituzionalizzata, la propaganda "terrifica", come quella dei cosacchi in Piazza San Pietro e dell'impossibilità di scegliersi le scarpe, per le signore, in caso di vittoria dell'ex Unione sovietica. Qui sono in ballo ed in crisi, salutarmente, le rinnovate ambizioni di dominio di una nazione forte ed importante che non vuole però prendere atto dei suoi limiti e che mi chiedo come reagirebbe se fosse di nuovo coinvolta in una grave crisi economica. Perchè qui siamo al livello degli gnomi di Berlino, analoghi a quelli di Zurigo che, però, di entrare nel calderone, non ci pensano proprio. Uomini potenti ed estranei, sguardi freddi che con i popoli e le loro debolezze e paure non hanno e non avranno comunque niente a che fare. Casomai, alla prossima riunione del club Bilderberg, Mario Monti farà la figura del reduce di un cattivo servizio, reso inutile.

sabato 25 giugno 2016

Con la Brexit forse rinascerà la dialettica culturale in europa.

Non sono passate quarant'otto ore dalla Brexit che già l'apparato che fu messo con facilità in campo contro la Grecia, ma, prima ancora, contro l'Italia con l'insediamento di Mario Monti, si riproduce, pronto per l'uso. Tutto viene strumentalizzato e la Merkel ha già assunto il ruolo di suggeritrice padronale circa i tempi e le modalità I soliti, ovvero lo sfruttamento della posizione di maggior forza della Germania nel contesto di una congerie di paesi sbrindellati. La sperequazione reddituale dell'inghilterra non sarà certo una novità: è intrinseca al capitalismo privatistico che ha inventato e sulla cui base ha conquistato gran parte del mondo per alimentare le sue finanze e le sue industrie multinazionali, mentre adesso, con il voto di giovedì, è uscita, non tanto dall'europa di cui faceva parte molto parzialemnte, quanto dal mercato globale e dai suoi flussi finanziari incontrollati che faranno ancora capo a Londra , veicolati da una solidisima tradizione massonica. Ha insomma evitato di diventarne solo una casella, massima aspirazione di Italia e Pigs concionando.Tutti questi elementi, culturalemnte invisi a gran parte delle opinioni pubbliche degli altri paesi, membri stentati di un'unione opportunistica che la Germania ha blindato nel marco-euro, sono ostativi - per fortuna - al dirigismo della rinata Germania, romanticamente aliena dalla libertà che è di stretta gemmazione del capitalissmo liberale. L'Inghilterra ha ripristinato la sua alterità rispetto alla cultura aliberale della Germania e, in termini più straccioni, della Spagna e dell'Italia, alimentate dall'ideologia falso-comunitarista della Chiesa cattolica, mentre la Francia annaspa in analoghe, ma non analogamente empirche, contraddizioni, fra il ridimensionamento economico e la progressiva subordinaziona alla Germania e l'impulso, non spento, della sua rinascita illuminista. Probabilmente la vecchia Unione europea è, per fortuna, morta, ma gli elementi che cercheranno di controriformarla sono già all'opera e vanno contrastati senza posa.

Il pensiero umanistico non può essere accantonato.

Il pampa-Papa della Compagnia di Gesù, l'Accademia di studi politici della Chiesa, ha ribadito in Armenia, con espressioni attenuate, quanto, del resto, aveva già detto: fu il primo genocidio del XX secolo a cui ne seguirono altri ( nel silenzio della Chiesa e con un vasto appoggio gerarchico ). Ha espresso omaggio e rispetto per la decisione del popolo inglese ( anche se la Chiesa non è democratica ) e ha detto semplicemente che bisogna partire da questa realtà per il bene del popolo britannico e di ciascun popolo dell'europa continentale. E' una posizione impegnativa e condivisibile, ma le espressioni del maggiordomo della Germania a Bruxelles, vanno, come evidente e quindi prevedibile, nel senso opposto. Non si illudano i paesucoli aggrappati all'impero guglielmino, l'Italia, la Spagna e la Francia ( la Grecia non è neppure più citata )di allentare i loro vincoli debitori e di mettere in crisi il mio datore di lavoro, il cui potere su questi vassalli, con la mia regia, aumenterà ancora, cioè accentuerà la sua presa per la gola degli eterni nanerottoli che non sono più in favore di vento per la cessazione della guerra fredda, che ha ripristinato gli equilibri storici sul continente. L'europa mono-valutaria è un'artifico pesantemente costrittivo, non è più democratica. E' stata un'infatuazione che ha permesso un inganno. Il percorso doveva avere rispetto per le diversità e limitarsi al serpente monetario. La responsabilità delle migliori intenzioni, che saranno violentemente osteggiate - nella meno sfavorevole delle ipotesi - comincia adesso, senza nessuna responsabilità da addebitare ( termine simbolico ) a chi ha fatto valere i suoi diritti, che non sono in vendita. Se la situazione è quella che si constata, la colpa è di quei personaggi di riserva, soprastimati per opera dei media, che hanno adattato, nella loro mediocre interpretazione, i costumi compromissori e corrotti nazionali, a una realtà senza alcuna possibilità di osmosi con i medesimi. Lo stato miserevole delle nazioni succubi è solo colpa loro, ma da, ora in poi, bisognerà lavorare per venirne fuori.

venerdì 24 giugno 2016

Il continente è di nuovo separato dall'Inghilterra.

Come prevedibile e con due strane eccezioni, la separatista Scozia e l'infelice e fonte d'infelicità Irlanda del nord, il Regno cosiddetto Unito si è rifatto alla sua natura particolaristica ( quella per cui si guida a sinistra )e al suo costume liberale, all'interno del quale sopravvivono le Contee, residuo dei feudi, il cui possesso puramente nominale è ancora acquistabile da chiunque disponga dei soldi per farlo. Neanche tanti, per ottenere l'assegnazione pergamenata. La brusca bagnata ha riguardato solo i capitalisti depositari, per una volta il popolo l'ha avuta vinta. Infatti, al popolo britannico, sia pur in forma mitigata rispetto all'europa continentale, dall'appartenenza all'europa guglielmina non poteva comunque venire niente. La separazione non è stato altro che il ripristino dell'incompatibilità fra il dirigismo tedesco sul continente e lo spirito d'indipendenza, anzi di vera e propria autoreferenzialità, dei britannici che, se potessero, pur costretti in un'isola, si separerebbero anche fra di loro, che già dispongono di autonomi Parlamenti e di inni nazionali diversi. Quali che siano le conseguenze ragionieristiche, all'interno dello scassato impero tedesco, c'è stata un'affermazione di volontà e di libertà che si è affermata con naturalezza. Anche la povera Grecia si era espressa per l'uscita, ma delle sue determinazioni se ne sono fregati tutti, all'esterno e fra le mura domestiche ed ora è ridotta alla fame, con località turistiche ed aeroporti acquistati dai tedeschi. Il primo ministro britannico, l'intalcato e lucidato Cameroon, ha subito tratto le conseguenze della sua sconfitta ed ha rassegnato le dimissioni. E' opportuno e giusto che sia un altro ad essere designato, in coerenza con il risultato referendario. Ai ragionieri questo non interessa, ma pur con tutte le sue sperequazioni, la madre, non solo del capitalismo, ma anche della democrazia moderna, ha riaffermato i suoi principi empirici ( per cui si è votato di giovedì ), ignoti in Italia, in Spagna e fortemente contraddetti, ma non ancora estinti, in Francia, che, dall'illuminismo in poi, anche se non empirici, unica sul continente, li ha coltivati. L'Inghilterra ha potuto scegliere, la Grecia no, l'Italia non può neppure proporre un referendum simile perché la Costituzione, per evitare che venisse sottoposta a referendum l'adesione alla NATO durante la guerra fredda, non prevede la ratifica popolare o la sua negazione da parte del popolo italiano, dei trattati internazionali, come se non lo riguradassero. E' stato un brutto giorno per le borse, ma un bel giorno per la democrazia, alla faccia dei ragionieri. Il liberalismo inglese è la matrice della particolaristica indipendenza britannica, pur così ingiusta sul piano sociale. D'altra parte non sarebbe stata certo l'europa, per loro comunque semi-unita, a mutarne la condizione, mentre il costume tradizionale di libertà ed autonomia ( tranne che per i popoli e le nazioni che ne conobbero il colonialismo ) è inconciliabile con l'imperium tedesco. Lo è stato sul piano storico e lo è sul piano culturale. Non è così per le post fasciste Italia e Spagna, con la prima in favore di vento, anzi di qualunque tempesta, salvo cambi d'alleanze dell'ultimo momento. Ma sarà, casomai, l'Inghilterra a venire in soccorso del continente contro i suoi storici dittatori. Non certo gli Italiani, né gli Spagnoli, né i Greci, che pur praticarono contro gli italiani ed i tedeschi una resistenza strenua, ma solo interna. Tre nazioni vittime della loro corruzione ed opportunismo senza principi. D'ora in avanti si aprirà, sul continente, uno scenario da "allacciamoci nel tango, bella pupa fior del fango", che ci farà ulteriormente regredire nell'imperialismo, accettato e ricercato, di sussistenza. Per fortuna i partiti sono screditati: comincia adesso una battaglia importantissima per la salvaguardia, della costituzione, al terzo tentativo di smantellamento dietro delega, per poter procedere poi al suo necessario aggiornamento. ma tramite un'assemblea costituente eletta. Altrimenti - chissà - toccherà ancora all'Inghilterra e agli Stati Uniti, porvi rimedio.

giovedì 23 giugno 2016

Chi rappresentava Virgina Raggi con la sua fascia tricolore?

Il nuovo Sindaco di Roma, Virginia Raggi, appena insediatasi, ha privilegiato l'aspetto formale della sua carica e, con la fascia tricolore, ha partecipato ad una riunione giubilare per gli operatori pubblici, politici ed amministrativi, della pontificia Accademia. Ha reso omaggio ed ha preso parte per la prima volta ad uno dei più potenti convegni della sua città, sfuggente per mille rivoli e, in particolare, alla corte della Chiesa universale, ma soprattutto influentemente locale. Si dirà che è stato un atto dovuto, che si è trattato di normale galateo istituzionale e, probabilmente, la Raggi si è pienamente identificata con questi riti, dai quali ha però subito una evidente ripulsa da parte dell'apparato politico al potere, in carica per cooptazione. Ha fatto male ad andarci e non dovrebbe farsi illusioni sull'accoglienza del pampa-Papa, dal quale si recherà presto, come fanno i neo capi di governo con il presidente degli Stati Uniti. Sarà proprio questo magma multiforme, intercorrelato a stritolarla se non addiverrà a miti consigli e, soprattutto, se si opporrà alle loro trame strettamente interconnesse, come sembra fare con piglio deciso la sua collega di Torino. Il Movimento 5 Stelle è borghese e presto sarà elitario e, soprattutto a Roma tenderà a farsi "riconoscere" dai poteri mellifui, forti ma inutili, che sostanziano la vita amministrativa e assai poco industriale della capitale. Ne sa qualcosa la Bonino che fu sopravanzata, in Regione Lazio, da una "sfascista" e cafona sindacalista dell'UGL. La Raggi, nel suo primo atto ha dimostrato di "sentire" intimamente il costume dei suoi elettori romani e, sapendo e forse non volendo rappresentarli in maniera empirica e agnostica, senza guardare in faccia a nessuno, ha preferito farsi ignorare in maniera ostentata da una Maria Elena Boschi qualsiasi, ma "riformatrice" della Costituzione sotto dettatura e da una tal Madia che faceva l'impiegata presso lo Studio Gnudi di Bologna e che rappresenta l'antenna incompetente degli interessi assai più larghi del perimetro bolognese che lo Studio commerciale rappresenta. Ben le sta, anche se dubito che, a Roma almeno, la neo Sindaco abbia la personalità per modificare i suoi comportamenti. Se così non fosse, me ne feliciterei. Purtroppo, la Raggi non mostra di voler rappresentare la Roma ideale che qualcuno vagheggiava che l'avesse eletta. Conosce bene il basamento di costume dei suoi elettori. Nel convivio misericordioso di ieri pomeriggio, c'erano ladri e lenoni e lei, con la fascia tricolore a rappresentarli. O, invece, voleva rappresentare il popolo, istituzionalmente? Ma è proprio nelle istituzioni romane che si annida la mafia più sordida. Una romana lo dovrebbe sapere.

mercoledì 22 giugno 2016

Le solite, sorprendenti banalità.

Le vecchie gazzette, in via di fusione o di liquidazione, insieme alle edicole che le distribuivano, si accaniscono nel riportare le scontate dchiarazioni delle cariatidi della politica e dei suoi epigoni, a metà strada fra economia e controriforma efficientistica: leggasi Massimo Dalema e Romano Prodi, amici-nemici, ora riesaltati dalla "sconfitta" di Renzie, stimabile solo all'interna delle camarrille dei partiti, dal momento che i cittadini si sono espressi solo in rapporto all'amministrazione delle città. La battaglia viene così ridotta ad uno scontro di bottega ed è auspicabile ed anche probabile che i cittadini sappiano liberamente esprimersi, ad Ottobre, sul referendum costituzionale, nel quale il popolo tornerà per una volta ad essere sovrano, anche se i dioscuri scordati della politica filosofica ed autoreferenziale, ne faranno un'analisi domestica. Intanto, con interpreti da commedia dell'arte, continua la trasformazione e l'adeguamento delle istituzioni e, prima ancora, del costume, alla gattopardesca assimilazione alle esigenze del capitalismo, di cui siamo una cattolica provincia. Il Movimento 5 Stelle, celebra il suo trionfo momentaneo, succedendo a Forza Italia ed alla Lega nord, che , per un ventennio avevano espresso il governo nazionale e municipale della nazione e lo fanno sul versante degli ipocriti principi conservatori o, se non vi piace la definizione di ipocriti, potremmo adottare "quelli prevalenti della borghesia italiana e dei suoi lazzari". Anche gli assessori e i consiglieri eletti del Movimento 5 Stelle, se si discosteranno dai protocolli aziendali della Casaleggio & Co,, saranno espulsi e, prima ancora, multati, come dei quadri aziendali. Basta questo per rendermeli definitivamente invisi, del tutto improponibili in un agone democratico. Io, infatti, il "grillismo" l'ho abbandonato, dopo una prima infatuazione, figlia della mia formazione borghese, in gran parte riformata da un radicalismo e da un'analisi empirica e laica, semplicemente agnostica, poco italiana, che mi permette - almeno così mi pare - di riconoscere, dopo averli inzialmente praticati - gli elementi dell'eterno ritorno pseudo-moralistico sui propri passi. Abbandonandoli, mi estranio, ma il mio mondo relazionale non è né povero, né ridotto. Le caratteristiche antropologiche di un popolo non cambiano attraverso il filtro omologante delle sovrastrutture legali, istituzionali e delle istituzioni economiche, per cui, se questi caratteri non sono subornati dal bisogno opportunistico, immagino che l'Inghilterra reciderà il suo pur labile legame con l'Unione europea, che ha solo provocato una violenta regressione economica ed una fiscalità di rivalsa, sulla quale hanno fondato le loro fortune i valletti di circostanza: Monti, Renzie. Ben diverso è stato il ruolo ricoperto da Emma Bonino che, però, rappresentava un'Italia elitaria e, quindi, non democratica, emblematica di una cultura, non della realtà. Attratti dall'amo delle convenienze più personali e plebee, le istituzioni, soprattutto bancarie, avranno facile gioco nel tirare per l'anello che portano al naso, i bovi ruminanti alla greppia, del "demos", vario e incongruo, tranne che per questo aspetto, che affonda le sue radici nel senso "pratico" e nella fame di cui residua nella psiche una memoria atavica.

martedì 21 giugno 2016

I decapitatori di casa nostra e, insieme, il paradiso di Allah.

Mentre nel Gruppo Intesa e in quello Unicredit il personale di quest'anno, curato dal welfare aziendale, si rilassa nei Centri benessere, "noleggia" direttamente in azienda l'automobile, facendo concorrenza ai concessionari e ha già prenotato quindici giorni di ferie in più, le sedi sindacali provvedono, dietro delega, a rassegnare le dimissioni dei propri iscritti ( a cui viene fatto contestualemnte sottoscrivere il modulo d'iscrizione alla categoria degli esodati o dei pensionati )per via telematica, i tagliatori di teste, che agiranno per conto dei Fondi, che rileveranno le banche in crisi ( quasi tutte, eccettuate la Banca Mediolanum, il Credem e il Banco di Desio e della Brianza ), si aprrestano a recuperare le posizioni che avevano abbandonato ancora sgocciolanti di sangue, l'ultima volta. Il Robespierre richiamato a coordinarli, sarà Maurizio Micheli,che ora ricopre la carica di direttore del personale di Telecom Italia, dopo essere stato capo del personale di Poste Italiane e di importanti banche, esperto di ristrutturazioni aziendali attuate con strumenti "negoziati con i sindacati". Sarà di nuovo lui, a capo di un trust che istituzionalmente negherà qualsiasi possibilità di licenziamento, ma che ne curerà la regia quando a rilevare le banche fallite, per prime, si presenteranno i Fondi mascherati. e sarà un altro bagno di sangue, con qualche ( od uno solo? ) giorno di sciopero di testimonianza. Riesumando i vecchi riti, di cui saranno memori solo gli esodati e i pensionati, i sindacati faranno cattivo viso a buon gioco e si appresteranno al rilancio combinato di tante opportunità commerciali per i dipendenti iscritti, che già mostrano un'infantile vocazione alla ricreazione ed alla rimozione di un problema che, quando ancora non ci tocca, viene percepito come estraneo. Si è cominciato dunque ad officiare un rito dissimulatorio assurdo, stante le condizioni dell'economia e delle finanze nazionali. Per questo è rimosso e si internazionalizza il luna park, fornendo ai lavoratori "feste, farina e forca".

lunedì 20 giugno 2016

Camaleontismi interminabili.

Che ne sarà, nel prossimo futuro, del welfare, di quel sistema di supporto al reddito ed al mantenimento della salute, del quale lo Stato si è fatto carico dal dopo guerra a pochi anni or sono, un po' in tutto il mondo capitalistico, per paura del comunismo? Attraverso un sistematico, ma rallentato processo ormai ventennale, sancita l'insolvenza di parecchi Stati, ricondotti per le orecchie nell'alveo di una valuta artificiale, le prestazioni previdenziali e sanitarie si sono rarefatte, per lasciar spazio ai surrogati privati e, quanto al loro finanziamento, alle aziende bancarie private, che del welfare faranno un segmento importantissimo del loro core business. Si consideri che lo Stato italiano spende ogni anno 840 miliardi di euro, 500 dei quali sono assorbiti dalla sanità e dalla previdenza. Questi 500 miliardi sono in itinere verso il settore bancario privato. Il sindacato, ormai privo di riconoscibilità categoriale e sociale, si industria, subordinatamente e di bulina, alla finanziarizzazione tentata di tutti i servizi, dato che ormai, almeno in Italia, il segmento del credito alle imprese si è inaridito, lasciandole al fallimento o, nella migliore delle ipotesi, alla micro-attività. A livello di grandi gruppi, ma anche a latere - per ora - della bancarietà domestica, sono nati e stanno crescendo sistemi di welfare integrati, che vanno dai ricoveri ospedalieri, alle cure ambulatoriali, anche odontoiatriche in un numero ancora limitato di casi, passando per le mense aziendali, transitando sulle navette che, da megaparcheggi, trasportano i lavoratori provenienti dall'hinterland alle loro officine. Ci sono poi le nursery e il dopo scuola in locali attrezzzati e si pensa di cofinanziare questi servizi attraverso fusioni finanziarie ad hoc fra aziende del medesimo settore merceologico. Per le banche, ad esempio, potrebbe funzionare da Unicredit alle B.C.C., nei centri più piccoli. Ecco due aspetti da sottolineare: perché limitarne l'applicazione alle categorie professionali? Perché i servizi saranno accessibili solo ai dipendenti dei settori che se lo potranno permettere e chi, meglio delle banche, mentre si preparano ad esportare il modello fuori dal loro recinto, secondo le modalità del prestito? Avrete notato che, anche per andare in pensione si dovrà, per ora facoltativamente, fra qualche anno chissà, cederne una quinta parte alle banche finanziatrici senza costi aggiuntivi per l'erario, per il proprio specifico settore e per tutti gli altri che saranno in grado di pagare. La previdenza diventa, per questa via privata. Limitandoci al credito, va evidenziato che per il personale che temporaneamente manterrà il suo posto, si prospettano delle strane opportunità da paese dei balocchi: ad esempio, si potrà aggiungere alle ferie normali, altri quindici giorni di assenza senza doverli giustificare, durante i quali si sarà retribuiti solo al 35%, ma si potrà godere, se ve ne saranno le possibilità economiche, del proprio tempo o impiegarlo altrimenti proficuamente. Di più. Vi ricordate l'anno sabbatico, senza retribuzione e senza contributi di qualche anno fa? Ebbene, eccolo di ritorno. A discrezione, si potrà sospendere il proprio lavoro, senza perderlo, per un anno intero, durante il quale si sarà retribuiti all'80%; al rientro, secondo un piano di perequazione, si lavorerà a tempo pieno o parziale, secondo una tariffa in grado di "restituire" quanto generosamente donato dal welfare aziendale. E' chiaro che, per questa guisa e con il ritrovato filtro dei sindacati reggicoda, si potranno modulare i costi per l'azienda, le esigenze familiari o personali, costituendo un volano intrusivo nel mega business del welfare calibrato. Queste opzioni sono già a disposizione dei dipendenti dei Gruppi internazionali e - attenzione - trovano la loro sostenibilità nei Fondi, che sono candidati anche a rilevare le banche in crisi..perché solo loro, organismi anonimi ed extrabancari, potrebbero licenziare. Quanto renderà alle aziende di credito, trasformate e snaturate, come i "suoi" sindacati, rispetto alle origini, non è al momento stimabile. Come poi si concili tutto questo, non con il ritiro dello Stato sociale, che è evidente, ma con le dichiarate intenzioni di procedere,a breve a licenziamenti a tappeto del personale delle aziende bancarie in crisi, a cui si è aggiunta di recente anche la Cassa di Risparmio di Cesena e con il metodo della creazione continua di esuberi nei grandi gruppi, per cui se l'anno scorso Unicredit era in auge ed ha assunto mille e settecento giovani, quest'anno ne deve esodare più del doppio, come ha fatto, sempre lo scorso anno, il Gruppo Intesa San Paolo, che, invece, quest'anno celebrerà i suoi fasti, assumendo cento precari, in tutti i sensi, sull'otto volante. Ma tant'è: i lavori preparatori fervono, la nuova ragione sociale del sindacato, di nuovo unitario, sta per essere magnificata, le salmerie, la manovalanza plurilaureata servirà solo di pretesto al business, con i buoni uffici dello Stato, degli intermediari sociali, riammessi all'intermediazione negli affari, ma non nei confronti delle aziende. Il concorso a premi comincia, ma chi perderà improvvisamente gli approdi precipiterà nella voragine dei giochi a premi nazional-popolari.

Cambia solo la scenografia.

Se domani mattina gli exit-pool troveranno conferma, avremo due sindaci del M5S - che io ho abbandonato - a capo dell'amministrazione romana e di quella torinese. A Roma. gli elettori hanno conferito a Virginia Raggi il doppio delle preferenze del candidato di sinistra post-Marino, tanto che qualcuno ha ipotizzato un complotto per far naufragare nella palude non bonificata ogni velleità di buon govermo. La Raggi, come Chiara Appendino, eletta con altra logica nella severa Torino sabauda, rappresenta l'extrema ratio sperimentale di un elettorato di sentimenti conservatori e tradizionali, per "vedere" l'ultimo bluff della politica, ma la débacle della pseudo sinistra a Roma e, soprattutto, a Torino ex città operaia per definizione, prima dell'esodo della FIAT, marca la fine della sinistra marxista e non consente il decollo del partito della nazione di Matteo Renzie. L'ultimo dei comunisti trasformisti, Virginio Merola trascina una candidata leghista, che aveva ottenuto al primo turmo poco più del 10% dei voti, al 45% dei suffragi, ponendola come l'opposizione più forte in Consiglio comunale, antesignana dell'ordine e della lotta metafisica contro il degrado. Sarà un sindaco debole. Queste elezioni amministrative sanciscono la divaricazione netta, nel corpo elettorale, fra i neo democristiani e i post comunisti, apparentandoli per ora nell'inadeguatezza e nell'incongrutià degli interessi di riferimento, più ideologici che concreti, stante lo stato di semi libertà al quale siamo sottoposti, per essere voluti, a tutti i costi, entrare nella camicia di forza della valuta comune. Il sud conferma la sua estraneità e staticità rispetto alle convulsioni, ma anche alla dialettica ( purtroppo in quest'occasione assai vuota ) delle zone produttive e civilmente più evolute o, se volete, più moderne, del Paese. Celebra una sceneggiata "rivoluzionaria" solo nella sua ex capitale, Napoli, tingendosi di arancione come l'Ucraina, pittoreca ma ridotta alla fame dalla sua scelta, con un giudice calabrese, per ruolo ed aspetto inquisitorio e sentenzioso, in un contesto nel quale si scatena la violenza e si sconta la carcerazione anche per dieci euro. Direbbe il Principe di Salina: è cambiato solo il fondale del palcoscenico. L'Italia resta più che mai un paese che, se fosse restato monarchico, sarebbe già da tempo ( penso e mi auguro ) federale come l'Inghilterra e la Spagna e che nell'accrocchio di interessi dinamici e statici mercantili e mafiosi in un contesto pseudo repubblicano ( almeno al sud ) dovrà cercare le veste giuridica per trasformarsi ugualmente in una Repubblica federale, ma dovrà farlo liberandosi dei Salvini od epigoni. Un'impresa molto ardua alla quale potranno dare un contributo i sempre più numerosi astenuti, resi tali dall'evidente mancanza di sceltà. Infine, un'osservazione. I due nuovi sindaci di Roma e di Torino sono entrambi donne; non sono sindache, perché la funzione, in italiano, è neutra, ma per essere elette, tutto d'un colpo, non hanno avuto bisogno d'appellarsi al genere. Sono esntrambe espressione di un costume e una mentalità e, purtroppo, anche di un movimento tradizionali e conservatori, fanno appello all'onestà, al rigore ed alla buona amministrazione, senza favoritismi ( fanno per dire ). Per questo, sulla base del sentimento prevalente, ma purtroppo esclusivamente ideologico, della destra e della sinistra, sono state elette. Penso che nessuno si sia soffermato, neanche per un momento, sulla loro identità di genere. Va così in soffitta anche l'ultimo retaggio del femminismo in carriera, che, sulla base di un sistema chiuso, senza competizione e sotto l'egida di un ente ordinatore, poneva le cariche da assegnare a uomini o donne su di una base d'accesso percentuale. Una accesso totalitario, almeno in ipotesi, ai benefici della militanza, senza qualità né verifiche che non fossero la fedeltà alla vulgata del partito.

domenica 19 giugno 2016

Le apparenti, diverse modalità del rito.

La ritualità nasconde sempre una Koiné, che le adattate riedizioni culturali dei sapien(te)s in società hanno alterato in alcune delle sue forme ed a cui hanno attribuito significati convenzionali per riadattarle alla comprensione comune, nell'ambito del sistema che sulle convenzioni si giustifica e si ripropone. Si giustifica e ripropone omettendo ed accantonando la violenza su cui si basa e che si manifesta, istituzionalizzata, di momento in momento, di scopo in scopo. Non entro nel merito dei significati che si attribuiscono a questa violenza statale , ma so che ne esistono molte altre: ambientali, di gruppo d'interesse, culturali, religiose e via sottilizzando, che, se restano nell'ambito dell'accettabilità implicita non vengono denunciate, né perseguite, anzi, finiscono per ritorcersi su chi, equivocando il contesto, le denuncia. E' in questa chiave che interpreto i sempre più frequenti gesti assassini che ogni giorno, ogni ora, vengono illustrati dai gazzettini, sempre più on-line e sui quali ci si sofferma più o meno a lungo, a seconda dell'incidenza che si vuol loro attribuire su vicende, più spesso contese, in corso. La deputata inglese, uccisa da un suprematista bianco a Londra rientra nel novero delle vittime sacrificali. Delle vittime acrificali assunte in assoluto; come i martiri dell'Islam? No, delle vittime sacrificali di un pretesto generalista, come i diriti umani in tutto il globo, ai quali si è opposta la convinzione fanatica del suo opposto. Se non fosse stata fanatica non si sarebbe espressa in un gesto individuale. Questa società liquida vedrà aumentare sempre di più questi gesti, pur già tanto diffusi, ce ne sono già stati i prodromi nell'immaturo piacere di distruzione a distanza dei sassi dai cavalcavia, negli omicidi ereditari o semplicemente "liberatori" di genitori e fratelli, nei quali si sono distinte le ragazze, se in coppia, quali ispiratrici e i maschi figli "unici". L'omicidio seriale e gratuito, tranne che nella psiche "oggettivante" dell'autore è improvvisamente diventato un fatto consueto, ha, per così dire, a sua volta, un'acquisita organizzazione interiore, che lo porta all'esclusione sociale, all'interno di un'altra potenziale società che non è costituita da gente apparentemente integrata, nella cui apparenza trarre i propri adepti, lontani o scollegati fra di loro, cioè senza ruoli comodi o accomodanti al suo interno e che, in una percentuale irrilevabile e non analizzabile caso per caso, coltiva un virus attenuato della stessa specie. In codesto contesto esistono diversità evidenti fra la componente maschile e quella femminile, con sprofondamenti poco rilevabili nel contesto relazionale pubblico, drammatiche e insopportabili in tanti contenitori privati, nei quali la donna è spesso, ma non sempre, vittima. L'omaggio ai propri simboli o contingentemente avveriti o riavvertiti come tali, quando è osteggiato, si conserva, si aggrega in associazioni, si esprime in esplosiva semplificazione, come i gesti della criminalità con scopi economici e obiettivi concreti, come l'azione dello Stato che, lungi dall'avere una strategia definitiva nei confronti dei fenomeni denunciati e perseguiti, si propone spesso di "coprire" manifestazioni approvate, lucrose e incentivate. L'assurdità del vivere si è trasferita da tempo nei sacrari dell'oggettività conformistica e ne ha sconvolto le semplici equazioni, non ha provocato - non lo penso affatto - i gesti anarchici, disorganizzati e, a modo loro romantici ( il romanticismo tedesco allignava anche fra i nazisti ) dell'assassino che incontri per strada o di chi ti sferra semplicemente un pugno incrociandoti, ma li ha messi in circolo, sinergizzati, senza disporre di un vaccino.

giovedì 16 giugno 2016

La violenza sottesa che non si vede.

Gli Hooligans e gli Urka, i neo barbari allevati in casa, attraverso l'esclusione scolastica ed economica, sono i nemici interni ad un mondo non solidale. La Russia ha protestato diplomaticamente per l'incarcerazione di venti suoi connazionali facinorosi, asserendo che si era violata la Convenzione di Vienna. Ha cioè eccepito il diritto internazionale a tutela delle nazionalità aliene che sarebbero state probabilmente mandate in Siberia in casa propria. Ha voluto sottolineare, anche in ambito teppistico, la sua estraneità al modello consociativo e gerarchico che regna nel resto dell'europa continentale, Non diversamente fanno gli Stati Uniti che mandano i propri concittadini al patibolo, ma ne tutelano l'estraneità imperiale, non solo militare, in ogni parte del mondo. Il mondo islamico ha pronunciato una Fatwa, silente ma implicita, mondiale e come un movimento politico-spirituale si impossessa di ogni atto estemporaneo di violenza che il disperato attuatore voglia attribuirgli, senza correre il rischio di ritorsioni e sfruttando l'effetto imitativo di tanti infelici fuori contesto. Come è d'uso nella politica, i gesti scomposti vengono strumentalizzati ed usati per sedare le legittime proteste interne a Stati che hanno abdicato alla loro sovranità, ma ne mantengono le guarentigie formali. L'unico fronte opponibile è quello della cultura, senza farsi illusioni sugli esiti "democratici" che ne scaturiranno e, in rapporto ai quali, la militanza critica non potrà cessare. Il virus della violenza latente e pretestuosamente attribuita si è manifestato anche in Inghilterra, dove una deputatina dal viso un po' fainesco ed irritante, paladina dei diritti umani e vestale dell'inclusione a prescindere di un paese diviso in nazionalità ed isolazionista quanto nessun altro, è stata sacrificata da uno dei tanti alienati che popolano le sue vie, spesso sfiniti dall'alcool e dalla depressione, salvo scoppi brevi di violenza omicida: Come all'Heysel, un hooligan isolato, un terrorista ispirato dall'Isis, ha compiuto il suo "dovere" interiorizzato e stabilito la supremazia - in questo caso - dell'Inghilterra. La deputata labourista si confrontava in strada - come faceva, lodevolmente, tempo per tempo - sulla auspicata permanenza della Gran Bretagna nell'U.E. In Italia, dove pure ci sono stati atti di autolesionismo suicida, all'epoca delle tasse improvvise e inaspettate del governo Monti, non si sente un alito di vento. La calma è piatta ed il ripiegamento sociale palpabile. Eppure il pentolone ribolle, le sue espressioni prevalenti o prevalentemente pubblicizzate, rafforzano il direttorio per procura in Paesi che non contano niente, eppure, finché ci sarà un'espressione di voto, casomai per una connessione fortuita di "resistenze", qualcosa potrebbe ancora trasformarsi. Per noi, questo rappresenta un altro rischio, prodotto, coem siamo, della controriforma cattolica.

mercoledì 15 giugno 2016

La prassi e il suo rovescio.

La banale azione del governo e, per suo conto, delle amministrazioni locali, nel licenziare i "furbetti del cartellino", dopo averli tollerati per decenni, ha il sapore della parata per i gonzi. Soprattutto cerca di alimentare l'invidia giustizialista delle plebi, sempre più frustrate e "consolate" con il sacrificio propagandato di gente che era abituata a timbrare e poi andare in vacanza, con la piena complictà di coloro che adesso, senza preavviso, li licenziano. Il moralismo italiota è di pura facciata: l'Italia non è cambiata e non cambierà, si da solo luogo alla caccia all'assenteista, utilizzando le registrazioni di quelle medesime telecamere la cui documentazione veniva in passato ignorata e distrutta..come le registrazioni del Presidente della Repubblica al telefono con l'ex ministro della giustizia Mancino, nelle indagini sulla mafia. Per certuni, la prassi non cambia mai. Non voglio dire che certi comportamenti siano incensurabili, dico soltanto che la improvvisa rigidità sa di ipocrisia e di strumentalità; colpisce solo i più rozzi ed ingenui fra i tanti fannulloni e profittatori storici della nostr pubblica amministrazione e costituisce solo un pretesto di snellimento degli organici, sostanzialmente un minor onere attinto, a colpo sicuro, dove si sapeva di poter fare buona pesca.

La stabilità al ribasso.

Non ci sono parole per commentare la sfacciataggine del governicchio non eletto: senza vergogna e in spregio all'intelligenza comune, ha proposto un'uscita indebitata dal mondo del lavoro e offerto un'occasione di investimento a banche ed assicurazioni. Dai prestiti per i pensionati, alla pensione in prestito. Il tutto per mantenere stabile un progetto che vede nelle pensioni un onere temporalemnte indefinito, stante la maggior attitudine a sopravvivere degli italiani. In Francia, solo dopo l'ultima manifestazione di protesta, con la quale la C.G.T. ha cercato di prendere la guida del movimento e, nello stesso tempo, ha strizzato l'occhio al governo, quest'ultimo ha subito approfittato della situazione creata ad arte, affidando al primo ministro facili profezie generazionali circa la durata del terrorismo, per "giustificare" una selezione delle manifestazioni future, in maniera da renderle inoffensive. Adesso, la base dei movimenti dovrà, a sua volta, affinare la qualità della sua protesta, guardarsi dall'invadenza degli screditati sindacati e giocare di conserva con il mondo della cultura che, fin dall'inizio, lo ha appoggiato, chiudendo teatri e revocando convegni, in coincidenza con le prime proteste contro una legge offensiva, esplicitamente offensiva e non una semplice presa per i fondelli come quella italiana in materia di previdenza. La stabilizzazione al ribasso si sviluppa sulla direttrice della facilitazione coordinata degli affari finanziari d'accatto di questi tempi e del debito come condizione di una confermata servitù.

martedì 14 giugno 2016

Progressi inutili.

Dopo l'utero in affitto, si potrà ovviare alla sterilità dovuta a cause anatomiche, con il trapianto dell'organo di gestazione: l'utero. Il muscolo, trapiantato, sarà utilizzabile solo una volta, poi dovrà essere asportato. Chi saranno le donatrici? Saranno espiantati, se in buono stato, dalle morte precoci? La sperimentazione è già stata effettuata ed ha avuto buon esito, in nord europa. Che gioia! Che meravigliosa realizzazione del sogno di avere una famiglia! E chi è rimasta anche senza l'utero? L'usa e getta, da metafora, a pratica surrogata della vita, carpita ad altri/e, in un tripudio di sentimentalismo, ignaro del dolore altrui. Anche nei trapianti di rene, i ricchi non conoscono liste d'attesa. Tra dieci anni, gli uomini potranno partorire aumentando esponenzialmente il numero degli stronzi.

Ciabattando, ciabattando.

Sta prendendo piede il terrorismo fai da te; gli atti estemporanei di personalità infelici od alienate ed il richiamo imitativo, alimentato dai media che in passato tacevano su questi eventi, stanno costituendo una filiera di auto-rivendicazioni, che vengono prontamente raccolte e validate dalle organizzazioni al bando nel mondo occidentale. L'accavallarsi di atti di violenza stragista ad opera di suicidi, per un'estrema rivalsa sulla loro vita e lo sconcerto indotto negli ingenui uditori da parte di chi se ne appropria, sta ingenerando una sindrome, rivendicata, pubblicamente acclarata, di immagine estrema, finale, in coerenza con una esistenza senza scopo, appaltata all'ultima spiritualità religiosa o civile. Religiosa, in questo momento. Anche la politica amministrativa mostra la corda, divisa fra residui, parziali di vecchi apparati e assenza di prospettive, pari alla secchezza dei bilanci comunali. Per andare in pensione anticpatamente bisognerà pagarsela, sottoscrivendo un mutuo ventennale con le banche che, dopo la cessione del quinto ( del tutto analogo ) sguinzaglieranno squadre di famelici promotori a far sottoscrivere polizze specifiche e che saranno proposte "spintaneamente" ai propri esodandi, con i buoni uffici dei sindacati. In Francia, invece, la protesta contro la "Loi Travail" ha conosciuto la sua giornata più tumultuosa e sanguinosa: lo spirito giacobino non consente mediazioni. Altrove si propongono le sconcezze di cui sopra. Domenica si rivota: non avndo votato nessuno dei due contendenti rimasti in lizza e non essendo incline a scelte "contro" o a favore del "meno peggio", non voterò. A proposito: chi intendesse fare come me non si rechi alle urne per depositarvi una scheda bianca; le riempiono, spartendosele, i delegati di lista.

lunedì 13 giugno 2016

Tutto ciò che proviene dal potere sa di muffa.

Molto spesso gli sforzi esagerati, soprattutto se ripetuti con ossessiva fissazione, anziché essere indice di rinnovati successi, sono rivelatori di una crisi, di una debolezza strutturale, che non può essere superata e che inclina ad una cessione delle armi al miglior compratore. Quando a combattere sono chiamati i ragazzi, allora probabilmente si sta per toccare il fondo di una crisi dimensionale che, non evolvendosi, si involve necessariamente in un contesto troppo competitivo, perché troppo compromesso, per consentire ancora una tranquilla rendita di posizione. A proposito di esagerazioni, ad Orlando, in Florida, dopo l'omicidio sul palco di una seguita cantante, un altro deficiente, dopo essersi provvisto dell'artiglieria dal droghiere, ha "giustiziato" quarantanove gay che si intrattenevano in uno dei loro locali. Esagerata è stata la strage, ma anche i commenti improntati alla speculazione politica, alla quale ha partecipato, da lontano, anche l'Isis, mentre il gesto è figlio dell'ignoranza e dell'alienazione molto diffuse in quella società armata. Negli Stati Uniti si fanno irruzioni nelle cliniche dove si pratica l'aborto, nelle scuole che ancora si frequentano ed in quelle da cui si è stati rifiutati, in diretta durante le trasmissioni giornalistiche delle varie TV commerciali, mentre da noi, per ora, ci si è limitati al disturbatore Paolini, eppure avvertito come un insopportabile esagerato. Il Giornale che fu di Montanelli se ne è uscito con un allegato per i suoi lettori, alla vigilia dei ballottaggi, di incerta interpretazione, almeno per me: ha ripubblicato il Mein Kampf di Hadolf Hitler. Se si rivolgeva ad un pubblico di nostalgici, vecchi e nuovi, ne vanno investigate le ricadute, se voleva provocare per suscitare reazioni, va analizzato l'ideatore, se è la riedizione di un testo storico, si poteva scegliere un momento diverso, anche se ogni scelta editoriale è rispettabile. Il pampa-Papa ha fatto un discorso a braccio semplice e vero: la fame non è ineluttabile, è spesso un'arma, uno strumento spesso usato negli assedi, che la burocrazia mantiene, mentre non rallenta né inficia la circolazione delle armi. La terra stessa, prostituita ai fini commerciali, è stata snaturata e sviata dal suo scopo primario di assicurare il cibo a tutti i suoi abitanti, sia nelle forme etologiche, sia in quelle civilizzate. Come dargli torto? Eppure - ne sono certo - qualcuno continua ad avvertire lui come eagerato. Il rumore. il crepitio dei cervelli bacati continua, indegno ed inarrestabile. Bisogna staccare l'audio.

domenica 12 giugno 2016

Sono i principi a mancare.

Nelle strade di Marsiglia, uno dei poli della criminalità gangsteristica mondiale, si sono ripresentate le riproduzioni generazionali degli hooligans britannici: i figli, forse i nipoti nei casi più precoci, si sono scontrati con i supporters russi, prima di una partita finita in parità. Questa generazione di hooligans non ha trovato terreno libero e inerme alle sue scorrerie: dall'altra parte c'erano gli "Urka", che in russo indica colui che inclina alla criminalità, ma è ancora un teppista. I barbarici contendenti erano accumunati dall'uso dell'alcool, ma i russi non sono ancora catatonizzati dagli stupefacenti e, soprattutto, sono ancora ben vigili e combattivi nel loro ecosistema , che non li ha ancora relegati negli slums, dove, pur giovani ed energici, assopirsi e poi spegnersi come un leone in gabbia. Così lo scontro è stato all'ultimo randello e ad avere la peggio è stato un giovane inglese, ridotto in fin di vita. Alla sera, sugli spalti tutti intonavano gli inni nazionali, bellissimi, ma solo da parte inglese partivano fischi all'indirizzo di quello russo. Anche i numerosi giocatori di colore dell'Inghilterra, intonavano ispirati "Dio salvi la regina", ma non risultavano credibili. L'Unione europea è un sacrificio inutile. lo stanno ripetendo i fautori della Brexit nel Regno( poco ) Unito, che citano ad esempio la scomparsa dell'industria manifatturiera italiana, leader nel mondo prima dell'improvvida, forzata e corredata - come da tradizione - fuga di Prodi, che ha consumato, nell'occasione, la sua ennesima "capella" da economista speranzoso o in mala fede, incursione affannosa nell'euro. Intanto, l' AUDI, da pochi anni proprietaria della Ducati, ha messo in vendita la prestigiosa, tecnicamente, azienda motoristica bolognese. Contemporaneamente, l'AUDI-Lamborghini ha impegnato per un'intera giornata le sale del Baglioni per un meeting storico, che ha visto l'esposizione di auto d'epoca in Piazza Minghetti e la sfilata sul circuito di Sant'Agata Bolognese, delle auto d'epoca revisionate per farle correre di nuovo. "Dobbiamo pagare le multe che ci hanno comminato, nel mondo, per le false dichiarazioni sulle emissioni dei nostri motori diesel e dobbiamo fare un po' di cassa". Mike Piazza, un italo-americano che ha fatto i soldi giocando a baseball negli Stati Uniti, è il nuovo proprietario della Reggiana in terza serie, come Joe Tacopina a Venezia, Joey Saputo a Bologna, James Pallotta a Roma. Sarà casuale, ma come i ristoranti cinesi e la rete d'imprenditoria ortrofrutticola pakistana, non è rimuovibile il sentore di mafia che comporta e che dovrebebre esere analizzato, sotto traccia, con attenzione ed impegno. I flussi incontrollati della finanza stanno invadendo l'Italia, come Cuba prima della rivoluzione che, da noi, non ci sarà. Fino a non molto tempo fa, la dialettica lavorativa vedeva contrapposti capitale e lavoro e, su quella base e con l'aiuto dello Stato, si conciliavano la sedimentazione e l'incremento delle rendite investite e l'evoluzione, lenta e contraddittoria, ma reale, delle classi subalterne. Adesso, invece, si sciopera per etnia: certe mansioni sono appannaggio dei pakistani, altre dei tunisini, altre ancora dei marocchini. Questi lavoratori d'importazione, molti dei quali sono clandestini, si fronteggiano, bloccano la produzione di un reparto, vengono sostituiti dai crumiri di altre nazionalità. I proprietari tacciono, in parte perché assoldano, per il tramite etnico, molte braccia attraverso il caporalato interno alle nazionalità, spesso interno allo stesso luogo d'origine e in parte perché, accettando pericolosamente questa etero-direzione organizzativa applicano il "divide et impera" di ogni tempo e contingenza. Molti non capiscono più a che cosa serva questa becera Unione europea; i suoi custodi per conto terzi, dopo aver pronosticato miseria e relegazione in caso di affrancamento delle masse che, o vi sono già ridotte, o si stanno incamminando in quella direzione, adesso insinuano che la pace sul continente, dalla fine della seconda guerra mondiale, sarebbe di nuovo in pericolo, perché, venuto meno l'equilibrio bipolare fra il capitalismo ed il comunismo, le differenze evidenti e storiche fra le nazioni porterebbero di nuovo a guerre e ad allenaze belliche, come si fa nelle coalizioni politiche, prima che la guerra si sotituisca temporaneamente alle contese verbali. C'è da rimanere allucinati: il progetto europeo si basava, alle origini, su principi che, lungi dall'essersi trasformati in mera filosofia, sono l'humus e la base costituente di qualsiasi progetto ed andrebbero tradotti in norme cogenti, mentre la flessibilità controllata dei cambi o il serpente monetario servirebbero - come sono già serviti - a rafforzare l'energia, oggi rattrappita, del continente europeo, mentre una difesa coordinata e comune e uno status politico univoco di rappresentanza, verso tutti i soggetti, collaborativi ed alleati, oppure ostili ed invasivi, sarebbe il tracciato post traumatico di questa europa fallita. Ma forse questa unione vincente farebbe nel tempo la fine della ex Jugoslavia, trasformatasi da grande Paese rispettato dai due blocchi, in alcuni piccoli frammenti insignificanti o invece imploderebbe sotto la pressione degli appetiti particolari del mosaico caotico e nell'evanescenza della mancanza di principi condivisi e di strutture statuali in grado di imporli.

sabato 11 giugno 2016

La marginalità bipolare.

Con il reinsediarsi di un modello gerarchico ( sempre più ristretto ) con i suoi crollari d'esclusione e d'iniziazione per chi aspira, attraverso l'affrancamento culturale, a farne parte, tornano ad essere praticati i riti del sadismo festoso studentesco. La festa delle matricole, che offriva corse in mutande sotto i portici di Bologna, ma anche smorza candele accese con l'ano e il lancio, in pieno inverno, nella fontana del Nettuno, delle commesse della Standa ( allora ) che andavano al lavoro, stenta a riprendere i suoi fasti arbitrari, ma, ristretta in piccoli cenacoli, si ripropone, senza più contributi dei commercianti, in itinere, per così dire, verso appartamenti privati o pubblici esercizi, prenotati esclusivamente da chi può permetterselo. Nei colleges, una forma di Università privata d'indirizzo non esclusivamente culturale, il percorso degli esami non contempla solo la verifica delle conoscenze, ma l'assimilazione, all'ingresso, dei ragazzi da omogeneizzare e con i quali costituire in futuro un clan, una loggia o un comitato para-confessionale d'affari. Ma, forse, qualcosa è cambiato anche dentro quelle mura oppressive. All'interno del Collegio Borromeo di Pavia, - fondato da San Carlo Borromeo, cugino di Federigo, l'Arcivescovo di Milano, fra i personaggi dei Promessi sposi durante la descrizione della peste, entrambi nipoti di Pio IV, in una filiera dinastica e di potere in cui perdersi, tranne che per loro, costretti e privilegiati all'interno della medesima, come i sadici discepoli - pochi, pochissimi collegiali hanno avuto la personalità di denunciare le sevizie alle quali sono stati sottoposti, per un anno intero, al loro esordio presso quell'Istituto "meritocratico" ( un'altro degli slogans di copertura di un dato mondo del privilegio e dell'arruolamento ). Uno studente del quinto anno della facoltà di Giurisprudenza, visibilmente scosso, ha reso testimonianza allegorica e concettuale, per il cronista, delle ignominie alle quali era stato sottoposto, suffragate da inginocchiamenti e prosternazioni ai suoi aguzzini. Mi torna alla mente la sottomissione imposta, attraverso inginocchiamento, di un allievo del primo anno, attratto dalla contestazione studentesca pubblica, da parte di una professoressa che ne subornò la fragile personalità, imponendogli di inginocchiarsi..di fatto davanti a lei. La scuola era pubblica, ma il liceo esclusivo. Questi costumi sono del tutto analoghi a quelli praticati nelle caserme nei confronti delle "spine", che, per fortuna non ci sono più, sostituite dai coscritti a pagamento, verso i quali, almeno all'inizio, fino a che non replicano un comportamento criminale da dominatori, immagino che le mortificazioni "formative" siano la regola. In ogni ambiente di questo tipo, compresi e non diversi i quartieri e i cortili della camorra e della mafia, vige la rimozione, l'omertà e, se scoperti, la svalutazione o la ritorsione inversa, attraverso apprezzamenti ingiuriosi che rivelano, per contrasto, la mentalità assolutoria verso se stessi di chi si compiace delle sevizie che mette in atto. In realtà, il modello gerarchico, nelle sue espressioni private, fuori dai minuetti e dalle formalità pubbliche, esprime un pensiero profittatorio riconfermato e trasmesso, mascherato e mistificato da ogni costruzione concettuale involutiva e "giustificatoria", alla quale gli studi preclari possono contribuire a fornire elementi illustrativi, dibattimentali, non espliciti. Lo stesso Rettore del Collegio di Pavia, un religioso, comodamente assiso su di un divano, con le gambe accavallate, con tono di voce impostato, riferiva di aver sentito parlare, da terze persone estranee ai fatti riportati, di situazioni esecrabili e che, quando aveva chiesto spiegazioni a singoli accusati di essere autori..di reati - espresione rimossa - si era trovato di fronte a negazioni o ad attenuazioni. Non aveva ritenuto di approfondire, ben sapendo che avrebbe scoperchiato il pentolone degli abusi multigenerazionali e preoccupandosi solo della Istituzione su cui comodamente campava. Anche la "lucidatura?", chiedeva l'impertinete intervistatore: "Eh si", purtroppo, forse, ma" sospirava in chiusura. La lucidatura consiste nel "lucidare" con lucido da scarpe, l'intero corpo del suppliziato, soprattutto se riottoso a subire altre umiliazioni. E le cinghiate e via descrivendo? Ah... Gli altri studenti, non denuncianti, hanno spesso un atteggiamento giulivo, quasi implicitamente derisorio e, pur ammettendo che sussistono fenomeni di "goliardia", ne ascrivono la funzione alla creazione di un gruppo, all'interno di un mondo chiuso, negano di emarginare in maniera incontrovertibile chi, trovatosi in un contesto inaccettabile, si ribelli e si rifiuti, mentre l'emarginazione lamentata sarebbe solo un'autoemarginazione. Si trata solo di stabilre i margini.

mercoledì 8 giugno 2016

La base consenziente del potere dominicale.

Non c'è niente di peggio del conformismo sub-culturale, quello per il quale si assumono gli atteggiamenti suggeriti da qualche istitutore ambientale, acquisendo una pseudo sicurezza dietro demando e pretendendo od aspettandosi che - come l'ambiente prevede - non ci siano discrepanze nell'ecosistema, nel quale mimeticamente ci si vuole inserire. Mentre qualcuno, acquisito o ingaggiato cerca di consolidare il suo status di potenziale integrato e comincia subito a lagnarsi dei "devianti", come prevede l'ordine delatorio reciproco, come se fosse un veterano della causa pad(t)ronale, tutti gli altri ( in vero, pochissimi ) si fiondano sugli obiettivi del momento, in realtà per quattro soldi, in un'eterna professione di fede. Le giustificazioni, se mai vengono biascicate, riguardano l'osservanza di un ordine superiore, insinuando di averlo subito, ma dimostrando di essere pronti a "testimoniarlo" ancora: quello in corso con le sue varianti sistematiche o qualcun altro, ma senza nessun altro scopo che trarne profitto. In un contesto di tal fatta, si deve osservare quotidianamento l'estraniamento di persone esercitanti un loro diritto, completamente ignorate da tutti, impegnate in una gara di resistenza psicologica in una terra di nessuno, indipendentemente dalla latitudine di destinazione: una sorta di confino, nel quale, come per un rifugiato od un migrante, per loro non ci sono assegnazioni e ruolo. Non c'è nessun riconoscimento, al massimo, ruoli di complemento. L'importante, però, è che differenze dal meschino conformismo si palesino ed aumentino di numero, sia pure, in molteplici casi, ignote le une alle altre, isolate e sparpagliate sullo scacchiere degli ident(itari)ici contenitori sistemici, per i quali solo la legge ne assicuri non esclusivamente il reddito ma, causa per causa, la dignità.

martedì 7 giugno 2016

Alchimie con elementi di scarto.

E' cominciato il dosaggio degli elementi o semplicemente degli ingredienti nella destra bolognese, in vista del ballottaggio. Manes Bernardini, ex leghista maroniano, accantonato da Salvini, ha raccolto un 10% di voti clientelari, quelli di Galletti e Casini, già sponsor della vittoria di Guazzaloca. Oggi, come allora, in cambio di assessorati, calcolati alla democristiana, con il manuale Cencelli. A sinistra, Merola ha combinato un macello: la sua ambivalenza fra "l'estremismo" pro matrimoni e adozioni gay non gli ha consentito di acquisire il voto della componente cattolica del suo partito-rifugio e il doppio imprimatur di Renzi, ha ancora peggiorato la situazione, alienandogli un 5% del "suo" elettorato, che non ha votato. L'erosione nel PD è continuata ed è documentata dal 7% della Lista civica di Martelloni e Clancy, i quali hanno subito annunciato che non sosterranno Merola al ballottaggio, dopo essersene separati per non subire mutazioni renziane. A proposito, sono contento di aver votato per Emily: la sua campagna elettorale è stata autofinanziata con i lavoretti da studentessa ed è costata 600 euro in tutto. Amelia Frascaroli, che era assessore, ha preso 700 voti; Emily 1007. Si può ancora sperare, purché resti incontaminata la coerenza; conta l'onestà e la competenza delle persone e la loro autonomia, non l'ottica o greppia politica. Purtroppo si prospetta un Sindaco debole per Bologna, sia nel caso che Merola se la sgavagni, sia nel caso degradante che la Bergonzoni coaguli tutte le clientele su piazza, affossando una tradizione anomala e positiva, pur alle spalle, a dimostrazione che senza l'apparato di un partito non democratico, anche i rimasugli di quella sinistra precipitano immediatamante nell'evanescenza e nella corruzione del loro tessuto costitutivo. Il successo, coagulato a destra, di una figura senza contenuti e dal volto sciapo, con i voti della rendita casiniana e di un altro Fregoli o Mastelloni della politica ha esemplificato che c'è solo calcolo di potere e d'interessi, alla base di qualsiasi scelta e di come il leghismo nordico sia la ribellione della vandea territoriale settentrionale, non più sostenuta dai corruttivi favori della Balena bianca. Comunque vada, il ripiegamento sarà ancora più evidente e la transizione si trasformerà in un'agonia, a meno che la Borgonzoni, a Bologna, non risvegli l'opposizione dura e pura e la contrapponga ad una destra da un lato bottegaia e dall'altro squadrista, con i suoi apparati di sicurezza privata e di ronde con randelli di quartiere.

lunedì 6 giugno 2016

Il cancro della democrazia.

Un organismo, fisico o politico, si ammala per l'impazzimento del suo DNA, quando l'igiene carente degli avi, sommmata a quella genetica personale, concorre a creare le condiioni per il manifestarsi di una malattia altrimenti subdola, i cui sintomi, quando si manifestano, sanciscono una condanna a morte. Il DNA di un ordinamento è la sua Costituzione e il fatto stesso che in circostanze storiche, nelle quali sono venuti meno alcuni significativi artefici di quei contenuti, le modifiche - in parte necessarie - vengano condotte ad esiti non dibattuti sull'abbrivio di slogans di moda e vengono amputate " per ragioni di costi" istituzioni di garanzia storiche, a beneficio di freschi manipoli di ricopiatori superficiali di testi che, in autonomia, non sarebbero capaci di redigere, né di concepire. La disaffezione al voto continua, accusa qualche volta un incerto e disordinato recupero, un "famo a provacce" privo di riferimenti, illusioni o garanzie. Su questo scempio, se la dicono e se la cantano tutti gli improvvisi e improvvisati protagonisti della kermesse colorata e aconcettuale di una democrazia per demando, minore e sotto tutela. Per questo, gli esiti più imperscrutabili vengono celebrati come se possedessero una concretezza, avessero dei contenuti e delle prospettive non trasformistiche. L'impegno politico, o presunto tale, è diventato una prospettiva d'impiego stabile o almeno prolungato, nella quale gli apparati, in simbiotica sinergia regolamentare, sono pronti a far regredire e stroncare ogni velleità d'autonomia, ogni aspirazione a continuare, dagli scanni di rappresentanza, ad impersonare le esigenze della vita comune. Per questo le democrazie deperiscono e alla loro decadenza concorrone le istituzioni modificate che erano state assemblate per sostenerla. Il cancro, appunto, della democrazia.

Una labourista in Consiglio comunale.

Mentre i due contendenti a Sindaco, usciti al ballottaggio nel Comune di Bologna, si scontreranno un po' ebbri per l'inaspettata contesa, nel pieno della canicola estiva, sostenuti solo dai loro comitati elettorali, casomai fusi, rifusi, rimescolati con varie e vane promesse, più a destra che nelle residua sinistra portatasi sul centro, Emily Clancy aspetterà solo la prima riunione dell'organismo, all'interno del quale sarà la più giovane fra i consiglieri, forte delle sue mille preferenze. Pare che questo avverrà se il vincitore sarà Merola, per il quale il partito di Emily non si impegnerà, mentre in caso di vittoria della leghista, toccherebbe solo al particolaristico candidato-sindaco di lista. Strana democrazia, dove "tutto si tiene". Emily si è cimentata per una lista juslabouristica, lei che è fresca dottoressa in Giurisprudenza presso l'Alma Mater e studentessa di Human Rights Law, Anti Discrimination Law, Comparative Public Law presso King's College London. Con mille preferenze ha stracciato tanti altri candidati "politicamente" più scafati e, insieme al suo capo lista sarà probabilmente la voce dell'unica opposizione nel buiolo consociativo del "si salvi chi può". Si è proposta in un piccolo movimento civico di sinistra, rischiando l'emarginazione, solo perché non è e non è diventata renziana. Si apre adesso per Emily un percorso irto di trappole e di sabbie mobili, di fulgidi esempi fancazzisti, rappresentanze di bottega e, fin da domani, di colpi bassi sferrati da tutte le direzioni, variabili e ricomponibili. Auguri, soprattutto di non lasciarsi riassorbire nella mediocrità dell' "hic manebo optime". In questo, la sua origine internazionale potrà esserle d'aiuto e potrà beneficiarne, pro tempore, la qualità del dibattito, spesso imperniato sull'autoreferenzialità del prorpio ombelico. Sinceramente, non ero convinto di votare per contendenti così poco caratterizzati, tranne che dall'atavico trasformismo, che trova accoglienza ed "imprimatur" negli ambienti apparentemente più incongrui. Poi Pietro, in occasioni precedenti e infine in prossimità della porta di casa, sdraiato sul divano a studiare, dopo che il fatello mi aveva aperto la porta in mutande, mi ha convinto alla scelta futuribile. Quella di Pietro, infatti, è una buona referenza.

domenica 5 giugno 2016

Prospettive insapori, menu riccamente descritto..

Vigilia nuvolosa di una tornata elettorale amministrativa caratterizzata da una mancanza di slancio e di propositi che non siano conservatori, nella consapevolezza che nell'arco del prossimo mandato, nulla sarà costruito e molto disperso. I "manifesti" dei ridicoli movimenti in lizza, si rifanno alle semplificazioni aziendali, per ridurre tutto alle quali, accentuano il piglio moralistico e minacciano sfracelli repressivi..soprattutto in ottica di prosciugamento fiscale delle sempre più ridotte risorse delle famiglie. Intanto, una magistratura alla quale sono assurti anche giudici di famiglie popolari, continua ad incriminarli. Nelle scuole secondarie, lunedì prossimo si chiuderà l'anno scolastico: a questo punto, attraverso il filtro della "scelta" in corso d'anno, molti sono stati declassati, o meglio, riportati alle loro classi d'origine, cioè precipitati nell'avviamento al lavoro, ridenominato scuola professionale. Nei consigli di classe dei professori, si bilanciano le materie "pesanti" con quelle "leggere" nello stilare la lista dei rimandati, talvolta senza aggiornarsi sugli ultimi sviluppi delle verifiche fra discipline e quindi con dati non aggiornati. A giudicare da quanto li aspetta - i provati studenti - sorge spontanea una smorfia riguardo a tanto rigore, fortemente compensatorio, quando quello stesso stile sentenzioso e aculturale se lo ritroveranno, - resi conformi - nel lavoro e nella società. Onestà, rettitudine, giustizia al ribasso, sono gli slogan di una classe arrembante di mediocrissimi politicanti, abili solo nell'avvertire la loro opportunità, storicamente contingente, di mettersi al caldo, pur non essendo in grado di spiccicare una parola pregna di contenuto, ignoranti come "immigrati" e talvolta di più, sulla storia e la natura intrinseca delle città nelle quali qualcuno - chissà attraverso quali selezioni - li ha candidati. C'è da rimpiangere la classe corrotta dei servitori di se stessi, attraverso lo Stato, della prima Repubblica; fra di loro c'erano molti amorali, che è un risultato della conoscenza, dell'esperienza e della prassi delle sovrastrutture, al posto di questi immorali-moralisti, senza grandezze e privi di entusiasmo. Le offerte sono discount, il prodotto, neutro: votarlo o non votarlo è lo stesso. Gli omaggi ai potenti di società arcaiche, da parte di arcaiche istituzioni religiose, continua, fra penose e ridicole smentite, sdegni altrettanto conformistici, mentre la simbiosi fra l'indifeso sentimento, anelante al rassicurante, anche se tanto condizionante, potere e l'alleanza fra la mafia e l'altare, feudale sintesi identitaria in povere e riarse sterrate, prosegue ad autocelebrarsi, perché è nelle cose, staticamente ripetitive. A voi il confronto con analoghe, altrettanto utilitaristiche e simboliche realtà, racchiuse in se stesse, con il loro occhieggiare a distanza, con il loro , quasi rimosso, negato, incontrarsi e rendersi omaggio, anche se, esclusivamente fra di loro. E' morto anche Cassius Clay, strozzato dal respiro occluso, aggrvato dal morbo di Parkinson, frutto dei due ( fra i tre, che sono passati agli annali, ma uno dei quali era combinato per poter sfruttare al massimo le mondovisioni ) unici incontri pugilistici veri di un mito immaginario: quelli con Frazier. Io, gli incontri di Cassius Clay, un bel nome latineggiante che spesso la comunità degli schiavi d'america attribuisce ai propri figli, li ho visti tutti: la loro spettacolarità, curata fin nei dettagli, mi piaceva, ma presto mi ero reso conto della loro artificiosità, sulla quale prosperava un'accozzaglia di figuranti ambientali. Il giovanissimo Cassio diventò campione del mondo, abbattendo con un colpo "fantasma", sfuggito alle rozze riprese in bianco e nero dell'epoca, il mille volte più forte Sonny Liston, che finirà i suoi giorni ucciso, mentre riscuoteva i crediti per la mafia. C'è stato certamente nella vicenda pubblicitaria di Cassius, arrivato al vertice della ricchezza, un ripensamento, sul quale ha lasciato che il mafioso ambiente delle palestre pugilistiche continuasse a apeculare, un traumatico ritorno alle sue origini di escluso, negro e reietto. Nella sua mente, non coltivata - ma non è sempre un danno - il senso della sua estraneità ad un mondo del quale aveva pur - per sopravvivere con i pugni - assunto la apparenze e le prime celebrazioni del suo successo. Già di ritorno dalle olimpiadi di Roma aveva buttato in un fiume la medaglia d'oro conquistata, perché aveva "capito di aver combattuto per i bianchi", per i suoi padroni. Reso sicuro, negli anni, dai soldi e dall'esposizione celebrativa sui media, tornerà ad essere visitato dal demone della sua traumatizzta infanzia, quando, a dodici anni aveva conosciuto il primo fermo di polizia ed, a quindici, il carcere, si ribellerà a combattere ancora una guerra imperialistica contro i Vietcong, perché nessuno di loro: " mi ha mai chiamato negro". Finirà nuovamente in carcere, sarà picchiato dai poliziotti e dai secondini, gli saranno tolti tutti i titoli, conquistati, ma anche usurpati, sul ring. Anche in questo c'è una morale implicita. Uscito di prigione, nei cinque anni successivi, ancora spinto dal ciclone parolaio, vuoto e propagandistico, se li riprenderà tutti. Quando combatté veramente per quindici interminabili riprese, senza quindi veloci "Ko" e sotto la gragnuola reciproca di pugni veri, il verdetto sarà quello della natura non addomesticata: la morte di Frazier nell'arco di pochi anni, dopo l'insorgere di composite malattie neurologiche da traumi ( dovuti ai colpi di contenimento a distanza, delle braccia molto più lunghe di quello che era diventato Muhammad Ali ), ma anche per Cassius-Muhammad, i colpi del tarchiato avversario, quando riusciva a superare i colpi di sbarramento, lo portarono ( come diretta conseguenza diagnosticata ) allo scoordinamento neuronale e motorio, che ha precipiato la sua ultima crisi respiratoria. Il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, toccò prima a Clay, poi a Frazier e infine a Clay. La sua vita finiva quel giorno, schiava degli interessi che l'avevano usata anche ad opera dei negrieri della sua stessa razza, ma, pur claudicante e patetico, il povero ragazzo incolto dei suburbi africaneer, riandava con l'istinto della memoria biologica ai suoi prodromi e si faceva balbuziente paladino dei sofferenti e degli esclusi, nel suo contesto artificioso e artificiosamente organizzato. Ancora una volta come aveva potuto, con i pugni, e come poteva con la mitologia riportata. Quando gli furono tolti i diritti civili per renitenza bellica, riscoprì le origini ataviche degli schiavi da cui discendeva, in gran parte musulmani in Africa e, come altri "fratelli" - come ancora si chiamano fra di loro i neri nel continente naturalisticamente più bello del mondo - si fece musulmano, ma non islamico, arricchendo di un'altra icona il movimento dei musulmani neri e delle Pantere nere di Malcom X. Se ne è andato un altro testimone di quella/e democrazia/e, senza contenuti per chi ne è stato servo, che consente la manifestazione del proprio pensiero per giustificare la propria oppressione. I suoi avi hanno continuato a chiamarlo.

Chissà se il vento soffia ancora?

La Francia è violentemente scossa dalla opposizione resistente alla Loi Travail, la legge fotocopia del Job's Act e di tutte le leggi imposte dalle commissioni dell'Unione europea, a quasi tutti i membri, tranne che alla Germania, ai Paesi Bassi ed ai membri del nord europa. Ma in Francia non sta passando; il tempo non sembra affievolire la resistenza. Ci si è messa anche la Senna, che non restituisce più le teste della nobiltà decapitata, ma ha inondato Parigi. Le improvvide guerre neo-coloniali di un ridicolo Presidente socialista, le hanno attirato la reazione degli arabi, silenti per molte generazioni, eppur residenti nel suo territorio e fra pochi giorni inizieranno, in stato d'assedio, i campionati europei di pallone. Le norme anti-terrorismo, utilizzate per reprimere le proteste, non sono state sufficienti: la messa a reddito concorrenziale dei diritti dei lavoratori non passa. E' la prima volta in assoluto che questo avviene nell'europa neo-gulglielmina. I Paesi che non hanno conosciuto l'illuminismo o, come l'Inghilterra, solo l'empirismo proprietario, privi dell'argine comunista, una "ecclesia" anch'esso, nel quale però si ritrovavano le masse operaie, ora disperse, non hanno battuto ciglio o, se l'hanno fatto, sono stati repentinamente traditi dal formalismo elettorale e legalitario in cui si erano illusi di rifugiarsi. La figuraccia di Francois Hollande provocherà alle prossime elezioni la vittoria della destra? Poco importerà se il movimento dei lavoratori-contestatori si rafforzerà e si organizzerà. E' normale e produttivo di risultati per i lavoratori che la destra governi, che la sinistra, per governare, non ne assuma le caratteristiche, che destra e sinistra si fronteggino, senza "larghe intese". Chissà se il vento soffia ancora?

Al trotto, al galoppo o dietro alla lepre di pezza.

Finanziamenti concessi dalla Popolare di Vicenza in cambio dell’acquisto delle sue azioni. Pressioni e minacce sulla filiera operativa, dai Capi Area agli operatori di sportello perchè questo avvenisse, costituisse un budget nascosto. Ecco che cosa si cela, in tante situazioni di celebrato successo, da sostenere con antiasmatici ed ansiolitici, nelle aziende di famiglia, nel vortice dell'indeterminatezza finanziaria, ancorati alle abitudini inamovibili dei loro azionisti. Il disvelamento dei bagliori di un oro fasullo, quando arriva, lascia i poveri cristi dei dipendenti nelle fauci di qualche sciacallo, anzi, di quegli uccelli dal becco corto che, specie protetta, soprattutto in america del sud, provvedono a rosicchiarne e ripulirne i resti. Non ricordo più il loro nome, ma li ho visti spesso volteggiarmi sulla testa a Cuba. D'altra parte gli autoconclamati successi stridono con i comportamenti ossessivi, con i rilanci, variamente denominati, incessanti. nascondono una difficoltà a rimanere al passo, mantenedo rendite e privilegi oziosi. Gli uccelli neri, della famiglia degli sciacalli, rappresentano invece la "moralità" del capitalsimo, la sua etica "ripulitrice". Mentre la fanteria aziendale galoppa o trotterella, qualcuno mette in cascina i dividendi..finché ce ne saranno.

giovedì 2 giugno 2016

Le medicine dell'anima.

Si è tenuta presso il teatro degli Alemanni di Bologna una riduzione musicale de I Miserabili, con la regia di Francesca Calderara. La sua compagnia si è costituita alcuni anni fa, quando gli interpreti erano studenti secondari ed è proseguita, arricchendosi ed affinandosi, con gli stessi interpreti, che ora sono giovani laureati o studenti universitari in vista del traguardo. Alcuni di loro hanno trovato nell'espressione artistica e nel perfezionamento canoro una base nobile alla loro crescita e composita formazione, raggiungendo livelli di autentica eccellenza, tsetimoniati dall'applicazione che mettono nelle lunghe e faticose prove che precedono la messa in scena e nella gioia che tradiscono quando vengono loro rivolti i meritatissimi apprezzamenti del pubblico. La rappresentazione de I Miserabili di Victor Hugo, che si è svolta interamente in lingua inglese, ha conosciuto momenti di autentico godimento melomane, quando ad entrare in scena sono stati i più evoluti allievi del cenacolo teatrale, affiancati, senza farli sfigurare, da due tenori professionisti. Il mio grande nipote Pietro è stato un'appassionato ed impeccabile Jaen Valjean, nel primo atto e un sensibile ed impegnato Marius, nel secondo che conclude l'opera, secondo la semplificazione invalsa nel teatro, per cui, salvo che in rari casi, la dicotomia rappresentativa si riduce a due soli atti, anche se l'opera originaria ne prevedeva tre o più. La musica e il canto hanno restituito alla loro semplice emotività e spogliato dalla retorica prosaica, l'opera descrittiva delle fogne parigine, nelle quali la sofferenza, l'itineranza senza meta che non sia la ricerca animale del sostentamento e di un provvisorio riparo, trova nel sogno armonioso del canto la sua sublimazione. Le precise entrate e uscite di scena orchestrate dalla regista hanno messo in evidenza la scansione fattuale e temporale del primo viaggio al termine della notte della letteratura francese e consentito a ciascun interprete di manifestare il suo talento, virtuosismo e livello raggiunto. Ci sarebbe in alcuni casi da chiedersi e da chieder loro, quale scelta esercitare nella vita adulta che si schiude, se non fosse già implicita la risposta nel doppio serissimo impegno assunto, che persegue un obiettivo remunerato nella vita, ma non trascura e conserva la sua anima profonda e personale. E' stato bello veder crescere ed apprezzare tanti giovani talenti in procinto di avviarsi sui sentieri della vita, ridare, in lingua allogena vita a un povero contadino che per ever rubato una pagnotta viene condannato a cinque anni di lavori forzati, un autentico sadismo, che salgono burocraticamente e diciannove per i suoi istintivi tentativi di fuga. Viene perseguitato da un infelice che assume per propria terapia la perfidia coperta da una divisa, riesce a diventare uno stimato cittadino, ma viene ancora inquisito dal sospettoso Javert. La sua esperienza da miserabile lo induce alla cura e alla solidarietà verso i deboli e abbandonati, della povera prostituta Fantine, abbandonata con una figlia da uno studente di passaggio. L'intervento inusuale di un borghese verso una reietta allerta l'istinto da sbirro di Javert, che dapprima non riesce a scalfire la nuova identità di Valjean, la cui natura affine alla sofferenza e non alla retorica valoriale borghese induce ad autodenunciarsi, quando al suo posto viene incriminato un innocente, una specie di esca per la sua coscienza. Come un libero ed insofferente animale, come il grande cane Mel, fugge ancora: solo nella fuga, questi viventi, possono aspirare alla libertà. Ha tempo e modo di strappare un'altra ragazza, Cosette, a servizio da una coppia di sordidi malvagi, che adotta come figlia. Nel contesto sociale, per essere accettati, bisogna ripetutamente cambiare identità; prende il nome di Fauchelevent e, in questa veste, conosce Marius de Pontmercy che, pur figlio di un generale dell'Impero, è un sostenitore della causa del popolo. Con lui e con il monello Gavroche ( un'anticipazione del delizioso e pur dolente monello al fianco di Charlie Chaplin ) ritorna costantemente alle sue origini e partecipa all'insurrezione di Parigi del 1832, durante la quale conosce ancora la retorica umanità di salvare la vita anche al suo aguzzino, l'ingessato Javert ed al suo nuovo amico Marius, che sposerà Cosette, poco prima che Jaen Valjean muoia e concluda la vicenda. Pietro ha interpretato il miserabile e barbuto Jaen Valjean, fino alla sua condanna alla catarsi, successiva al contraddittorio instradamento sul sentiero delle convenzioni, con evoluta capacità canora, trasmettendone il tormneto interiore dovuto all'abbrutimento di una vita senza argini e scopo, precipitati dall'abbrutimento del carcere e dalla consapevolezza, tutt'altro che consolatoria, della miserabile condizione della vita nei diversi costumi e costumanze in cui si atteggia. Nella seconda interpretazione glabra ( senza barba ) di un giovane di buona condizione, ma visitato dal senso dell'ingiustizia e dell'ipocrisia del vivere al riparo, impersona la conversione ai sentimenti senza interessi, che proteggerà, fortificandolo, nel rapporto amoroso e matrimoniale con una creatura che altrimenti sarebbe stata mortificata e sciupata da ogni sorta di utilizzo servile e prostitutivo, in senso lato, ai fini dei quali nessuno le avrebbe permesso di uscire da quella condizione. Sarà un buon medico.