domenica 5 giugno 2016

Prospettive insapori, menu riccamente descritto..

Vigilia nuvolosa di una tornata elettorale amministrativa caratterizzata da una mancanza di slancio e di propositi che non siano conservatori, nella consapevolezza che nell'arco del prossimo mandato, nulla sarà costruito e molto disperso. I "manifesti" dei ridicoli movimenti in lizza, si rifanno alle semplificazioni aziendali, per ridurre tutto alle quali, accentuano il piglio moralistico e minacciano sfracelli repressivi..soprattutto in ottica di prosciugamento fiscale delle sempre più ridotte risorse delle famiglie. Intanto, una magistratura alla quale sono assurti anche giudici di famiglie popolari, continua ad incriminarli. Nelle scuole secondarie, lunedì prossimo si chiuderà l'anno scolastico: a questo punto, attraverso il filtro della "scelta" in corso d'anno, molti sono stati declassati, o meglio, riportati alle loro classi d'origine, cioè precipitati nell'avviamento al lavoro, ridenominato scuola professionale. Nei consigli di classe dei professori, si bilanciano le materie "pesanti" con quelle "leggere" nello stilare la lista dei rimandati, talvolta senza aggiornarsi sugli ultimi sviluppi delle verifiche fra discipline e quindi con dati non aggiornati. A giudicare da quanto li aspetta - i provati studenti - sorge spontanea una smorfia riguardo a tanto rigore, fortemente compensatorio, quando quello stesso stile sentenzioso e aculturale se lo ritroveranno, - resi conformi - nel lavoro e nella società. Onestà, rettitudine, giustizia al ribasso, sono gli slogan di una classe arrembante di mediocrissimi politicanti, abili solo nell'avvertire la loro opportunità, storicamente contingente, di mettersi al caldo, pur non essendo in grado di spiccicare una parola pregna di contenuto, ignoranti come "immigrati" e talvolta di più, sulla storia e la natura intrinseca delle città nelle quali qualcuno - chissà attraverso quali selezioni - li ha candidati. C'è da rimpiangere la classe corrotta dei servitori di se stessi, attraverso lo Stato, della prima Repubblica; fra di loro c'erano molti amorali, che è un risultato della conoscenza, dell'esperienza e della prassi delle sovrastrutture, al posto di questi immorali-moralisti, senza grandezze e privi di entusiasmo. Le offerte sono discount, il prodotto, neutro: votarlo o non votarlo è lo stesso. Gli omaggi ai potenti di società arcaiche, da parte di arcaiche istituzioni religiose, continua, fra penose e ridicole smentite, sdegni altrettanto conformistici, mentre la simbiosi fra l'indifeso sentimento, anelante al rassicurante, anche se tanto condizionante, potere e l'alleanza fra la mafia e l'altare, feudale sintesi identitaria in povere e riarse sterrate, prosegue ad autocelebrarsi, perché è nelle cose, staticamente ripetitive. A voi il confronto con analoghe, altrettanto utilitaristiche e simboliche realtà, racchiuse in se stesse, con il loro occhieggiare a distanza, con il loro , quasi rimosso, negato, incontrarsi e rendersi omaggio, anche se, esclusivamente fra di loro. E' morto anche Cassius Clay, strozzato dal respiro occluso, aggrvato dal morbo di Parkinson, frutto dei due ( fra i tre, che sono passati agli annali, ma uno dei quali era combinato per poter sfruttare al massimo le mondovisioni ) unici incontri pugilistici veri di un mito immaginario: quelli con Frazier. Io, gli incontri di Cassius Clay, un bel nome latineggiante che spesso la comunità degli schiavi d'america attribuisce ai propri figli, li ho visti tutti: la loro spettacolarità, curata fin nei dettagli, mi piaceva, ma presto mi ero reso conto della loro artificiosità, sulla quale prosperava un'accozzaglia di figuranti ambientali. Il giovanissimo Cassio diventò campione del mondo, abbattendo con un colpo "fantasma", sfuggito alle rozze riprese in bianco e nero dell'epoca, il mille volte più forte Sonny Liston, che finirà i suoi giorni ucciso, mentre riscuoteva i crediti per la mafia. C'è stato certamente nella vicenda pubblicitaria di Cassius, arrivato al vertice della ricchezza, un ripensamento, sul quale ha lasciato che il mafioso ambiente delle palestre pugilistiche continuasse a apeculare, un traumatico ritorno alle sue origini di escluso, negro e reietto. Nella sua mente, non coltivata - ma non è sempre un danno - il senso della sua estraneità ad un mondo del quale aveva pur - per sopravvivere con i pugni - assunto la apparenze e le prime celebrazioni del suo successo. Già di ritorno dalle olimpiadi di Roma aveva buttato in un fiume la medaglia d'oro conquistata, perché aveva "capito di aver combattuto per i bianchi", per i suoi padroni. Reso sicuro, negli anni, dai soldi e dall'esposizione celebrativa sui media, tornerà ad essere visitato dal demone della sua traumatizzta infanzia, quando, a dodici anni aveva conosciuto il primo fermo di polizia ed, a quindici, il carcere, si ribellerà a combattere ancora una guerra imperialistica contro i Vietcong, perché nessuno di loro: " mi ha mai chiamato negro". Finirà nuovamente in carcere, sarà picchiato dai poliziotti e dai secondini, gli saranno tolti tutti i titoli, conquistati, ma anche usurpati, sul ring. Anche in questo c'è una morale implicita. Uscito di prigione, nei cinque anni successivi, ancora spinto dal ciclone parolaio, vuoto e propagandistico, se li riprenderà tutti. Quando combatté veramente per quindici interminabili riprese, senza quindi veloci "Ko" e sotto la gragnuola reciproca di pugni veri, il verdetto sarà quello della natura non addomesticata: la morte di Frazier nell'arco di pochi anni, dopo l'insorgere di composite malattie neurologiche da traumi ( dovuti ai colpi di contenimento a distanza, delle braccia molto più lunghe di quello che era diventato Muhammad Ali ), ma anche per Cassius-Muhammad, i colpi del tarchiato avversario, quando riusciva a superare i colpi di sbarramento, lo portarono ( come diretta conseguenza diagnosticata ) allo scoordinamento neuronale e motorio, che ha precipiato la sua ultima crisi respiratoria. Il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, toccò prima a Clay, poi a Frazier e infine a Clay. La sua vita finiva quel giorno, schiava degli interessi che l'avevano usata anche ad opera dei negrieri della sua stessa razza, ma, pur claudicante e patetico, il povero ragazzo incolto dei suburbi africaneer, riandava con l'istinto della memoria biologica ai suoi prodromi e si faceva balbuziente paladino dei sofferenti e degli esclusi, nel suo contesto artificioso e artificiosamente organizzato. Ancora una volta come aveva potuto, con i pugni, e come poteva con la mitologia riportata. Quando gli furono tolti i diritti civili per renitenza bellica, riscoprì le origini ataviche degli schiavi da cui discendeva, in gran parte musulmani in Africa e, come altri "fratelli" - come ancora si chiamano fra di loro i neri nel continente naturalisticamente più bello del mondo - si fece musulmano, ma non islamico, arricchendo di un'altra icona il movimento dei musulmani neri e delle Pantere nere di Malcom X. Se ne è andato un altro testimone di quella/e democrazia/e, senza contenuti per chi ne è stato servo, che consente la manifestazione del proprio pensiero per giustificare la propria oppressione. I suoi avi hanno continuato a chiamarlo.

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