domenica 26 giugno 2016

Dalla "revanche" al possibile reducismo.

Sono passati tre giorni dalla Brexit che già i magazine hanno dimenticato la grande vittoria del M5S e gli sgarbi da cortile di casa popolare dei convenuti a prendersi una benedizione. Devo dire che anche in Gran Bretagna, il particolarismo dell'unica nazione ad avere votato di no all'uscita, la secessioanista Scozia, ben si presta al gioco sporco delle oligarchie brussellesi. Forse non se ne rende neppur conto: plissetta le pieghe dei suoi gonnellini e stizzisce che vuole lasciare il Regno unito, ma vuole aderire alla U.E. Alla ricerca di una padronanza, comunque e - scusate - d'altra parte il primo ministro è una signora..in cerca di un partner rappresentativo. Intanto, su twitter cinguettano i presunti pentiti, presi dal rimorso per un'opportunità negatasi, dopo aver rifiutato una subordinazione antistoriica. I pentiti appartengono alle classi popolari, i finanzieri della City se ne fregano dell'una come dell'altra soluzione. I flussi finanziari più importanti e veicolabili nel mondo continueranno a passare per Londra. La Germania di nuovo, eternamente, egemone, ma troppo piccola per fare da sola, ha visto sconfessare, da parte di una nazione significativa, la rabbiosa volontà di uniformare le aree crcostanti alla sua condizione, di un ministro paraplegico, che ha trovato corrispondenza di sentimenti negli investitori, a prescindere, anche i piccoli, che hanno visto di molto ridimensionati i loro cespiti borsistici. Fra questi, in termini assai modesti, ci sono anch'io, ma non mi è ancora passato per il cervello di chiedere, fra migliaia, di quanto si sono assotigliati gli accantonamenti per l'imminente vecchiaia. Me ne frego proprio: l'ho sempre fatto. La vita non è insicurezza e paura e neanche comodità statica. Almeno per me. "La" primo ministro scozzese sembra poco incline a condividere il suo ridimensionamento all'interno di un "regno" dal quale, per pure ragioni di speculazione, voleva uscire. Del resto, di questi tempi decaduti, l'economia non offre, né consente, di inanellare dibattiti e contese sulle prospettive economiche, ma anche umane e culturali, valoriali e di prevalente costume dei popoli e la Chiesa che, in quel contesto precedente, era abbarbicata al più retrivo e feroce conservatorismo e che si valeva, appoggiandola, anche della reazione fascista, ha riesumato Vangelo ed internazionalismo multireligioso. Per ora. Con enfasi confusa, si elaborano ipotesi para-giuridiche, per le quali, capziosamente, al termine delal procedura di divorzio, che sarà lunga e duramente negoziata - come ha subito affermato Junker, che doveva avere avuto sentore della possibile sconfitta - il documento che sancirà il contenzioso potrebbe essere sottoposto a referendum, che prima si temeva e si osteggiava, con minacce imperialistiche ( ricordate quanto è accaduto in Grecia ? )come la peste ed eventualmente ribaltarne gli esiti. Come se l'atto finale non sancisse quanto disposto dai contraenti, come se l'incipit non fosse stata la volontà di uscire del popolo inglese..e poi, via, al buon senso e soprattutto alla logica, il facile giudizio. Si cercherebbe di speculare sulle paure indotte dai termini usati negli atti, si riproporrebbe, istituzionalizzata, la propaganda "terrifica", come quella dei cosacchi in Piazza San Pietro e dell'impossibilità di scegliersi le scarpe, per le signore, in caso di vittoria dell'ex Unione sovietica. Qui sono in ballo ed in crisi, salutarmente, le rinnovate ambizioni di dominio di una nazione forte ed importante che non vuole però prendere atto dei suoi limiti e che mi chiedo come reagirebbe se fosse di nuovo coinvolta in una grave crisi economica. Perchè qui siamo al livello degli gnomi di Berlino, analoghi a quelli di Zurigo che, però, di entrare nel calderone, non ci pensano proprio. Uomini potenti ed estranei, sguardi freddi che con i popoli e le loro debolezze e paure non hanno e non avranno comunque niente a che fare. Casomai, alla prossima riunione del club Bilderberg, Mario Monti farà la figura del reduce di un cattivo servizio, reso inutile.

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