giovedì 29 marzo 2012

Penuria esuberante.

Il fenomeno degli esuberi è sconosciuto al Credem'a me. In compenso, il personale è capace di coprire tutte le posizioni di lavoro, in itinere, dove noi non siamo presenti. Il meccanismo della proattività si estrinseca in una ininterrotta sequela di servizi domiciliari, sia istruttori, sia di trasporto valori, con relativa calendarizzazione delle visite e reperibilità incondizionata. Si instaura, per questa via, un rapporto schiavistico fra i galoppini che, proprio per questa loro reale qualifica, si evita accuratamente di inquadrare e gli altri fruitori, solidali, della loro prestazioni: l'azienda padronale e gli altri feudatari sparsi qua e là. Alì Babà..com'è bello stare quà. Il residuo personale deve osservare ritmi di lavoro che nessuno monitora, tranne l'azienda, con controlli a distanza. I report sono scanditi da personale-marcatempo che evita che vi siano tempi morti. Se la stasi si prolunga, si pretenderebbe di riempire l'horror vacui, archiviando scartafacci, controllando lo stato dei bagni, ritoccando con aspirapolvere e cencio le superfici, esponendo e aggiornando i manifesti, andando in Bankitalia e, poi, correre, la sera, a prendere il treno. L'Entità è come i Servizi segreti del Vaticano; per questo le ho attribuito lo stesso nome. Si nega che esista, ma è come di,o che vede e provvede ( ed eventualmente, si informa ). E' buona norma confessarsi almeno a Pasqua e, per questa via, informare delle proprie intenzioni. Altrimenti, si viene relegati, in funzioni di recupero produttivo e in mansioni sostitutive ad horas, anche se si è avuto un bambino ( l'aspettativa per parto e la licenza oraria per l'allattamento, vengono bypassate, attraverso accordi che procrastinano la presenza al lavoro fino a trenta giorni dal termine della gravidanza ed il ritorno al lavoro di altrettanto, in maniera di completare, ingozzando il pargolo, lo svezzamento ), o se si hanno disabili da assistere. L'unica possibilità di "lucrare" una stentata rendita di posizione, casomai coniugata con una riduzione di orario e di stipendio, è di sposare lo schema, in modo da fruire dei buoni uffici sindacali con l'itterizia, da interpretarsi nella logica di cui sopra.

Beghe sindacali.

I sindacati interessati all'approvazione di quella chiavica di C.C.N.L. testé sottoscritto, accusano la minoranza della CGIL di non attenersi al canovaccio concordato nelle assemblee. Vorrebbero, cioè, che lasciassero alla maggioranza il compito di presentare in buona luce l'accordo e si limitassero, poi, ai risultati delle votazioni. Ogni volta che la materia di un giudizio è controversa, ai comportamenti difformi dal gioco d'apparato, seguono scandalizzate lacerazioni delle vesti e accuse di non democraticità dei comportamenti adottati dalla parte inadempiente. Resta controverso in che cosa consista il comportamento democratico: nella semplice espressione del voto assembleare, nell'autocertificazione dei risultati, o nell'ampliamento orizzontale del dibattito che, nell'ambito delle strutture burocratiche, non aveva trovato l'unanimità dei consensi. Dibattito continuo, eventualmente per sovvertire..e poi risovvertire..per ribaltare, se necessario, tutto quanto precedentemente stabilito? Un'aggiornata versione del "contrordine compagni" di guareschiana memoria? Però, qualche volta si fa del bene anche senza proporselo..e viceversa.

Le pulizie del gatto.

Son sulla soglia due migranti asiatici, che, proprio per questa loro condizione, raccolgono lo sporco degli altri. Non sono rimasti con noi neppure un'ora. occhio e croce, devono avere un contratto di 40-45 minuti. Nel nostro Eden incontaminato, le pulizie si fanno un giorno si e l'altro no, con quale salvaguardia dell'igienicità degli ambienti - essendo la nostra una comunità - lascio alla valutazione della sensibilità comune. E' vero che la presenza degli addetti non è costante, così da farmi pensare che, quando le ritirate sono troppo frequentate, o quando il bisogno si fa impellente lungo la strada, usufruiscano delle ritirate dei bar, prima di andare a visitare i clienti, con impeccabile aplomb. E' altrettanto vero che le aziendali latrine sono corredate da cartoncini di collaborazionisti, che intimano di centrare la tazza e di rimuovere i rimasugli delle colazioni, per dover evitare di intervenire direttamente, se qualcuno "la fa fuori dal vaso" e che le verifiche istantanee che gli stessi fanno nei locali di decenza, dopo il passaggio di clienti già segnalati e, a campione, fra una visita, un trasporto di moneta, una deiezione e un salto in Bankitalia, mantengano l'ordine di attribuzione, un po' come nelle caserme, dove si provvede di "ramazza", quando qualche sadico e frustrato sottufficiale vuole "tener puniti" gli inuniformi. Il sindacato, che nacque, in forma spontanea e poi si organizzò in maniera rudimentale, agli albori del capitalismo, già si caratterizzava per la salvaguardia del salario, dell'orario di lavoro e, più che dell'igienicità degli ambienti, della loro non infettività. Salario, orario, igiene. Seguono: liberté, fraternité, egalité. Vade retro!

lunedì 26 marzo 2012

Il paese è piccolo..la gente mormora.

Il paese è piccolo..la gente mormora e noi, cogliendo fior da fiore, ci facciamo il miele. Sulle corsie laterali, Danti e Camurri, quatti quatti, sbaragliano la distratta concorrenza, che poco conosce i territori e i suoi abitanti. Un po' come avvenne a Cremona, alla Fiera del bovino, a parte il deprecabile incidente valutativo. Chi non beve e non minge, in compagnia....alla faccia di quella privacy sospetta che non ci rende partecipi, utili e profittevoli. PB, CIM, PRZ, SM, TC,un sistema di "antenne" efficientissimo e coordinato che neppure il Mossad e la TIM possono vantare, raccoglie, elabora, compendia, per poi piombare, letale, sull'obiettivo. Ma non ditecelo, dato che non ci pagate. Non c'è bisogno di sollecitare l'emulazione. Tutti noi, al Credem'a me, non lavoriamo: apparteniamo. Da ciò, la Passione estatica e la Responsabilità devota che ci caratterizzano, rispetto agli altri, senza dio, del sistema creditizio.

domenica 25 marzo 2012

Difficili Ragioni.

Il settimanale "Ragioni" del Riformista chiude i battenti, dopo solo due mesi scarsi di pubblicazioni. I tagli all'editoria di nicchia e, in questo caso, di qualità, non ne consente la sopravvivenza. Si pubblicherà solo quello che si vende al grande pubblico, come si constata dal proliferare di fogli sempre più gossipari e sempre più scadenti. Nulla contro queste espressioni di una realtà purtroppo diffusa, ma ci sarebbe piaciuto che, con modica spesa, si fosse consentita una tribuna e uno spazio di dibattito, più ristretto, ma non elitario, anzi utile a contrastare l'involuzione deprimente della democrazia, quindi, delle facoltà di tutti. . La vita del pensiero che si nutre della sua trasmissione e del confronto, si conferma precaria, come il lavoro. Un altro effetto..lungo, della caduta del Muro, che almeno in occidente proteggeva le menti dall'ottenebramento semplificatorio dell'avidità bottegaia e del razzismo censitario. Sono, in fondo, poche settimane che "Ragioni" ci parla e già deve trasmigrare verso incerti lidi, ai quali, però, è sicura di approdare..un po' come l'Ebreo errante, consapevole del suo destino, ma indomito nel non tradirlo. Pur sapendo che non perseguiremo obiettivi visibili, ma contribuiremo alla incerta e spesso contraddittoria evoluzione del costume, se e quando ne avrà assimilato o semplicemente digerito il pensiero, continueremo a cercare di diffondere e seguire,nel loro faticoso itinerario, le nostre ragioni ed a contrastare l'involuzione deprimente della democrazia, quindi, delle facoltà di tutti.

venerdì 23 marzo 2012

Scopi reconditi.

L'azzeramento dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è una misura per rendere flessibile il mercato del lavoro, ma per rendere rigidi (fino al parossismo) il regime di fabbrica e la stretta sui ritmi di lavoro. Certamente nei prossimi mesi e anni ci saranno, uno a uno, o, meglio, quattro a quattro ogni quattro mesi, decine di migliaia di licenziamenti individuali per "motivi economici". Sappiamo già chi verrà colpito, perché da qualche mese i capi girano nei reparti e minacciano i delegati non allineati e gli operai che resistono all'intensificazione del lavoro, annunciando loro che, «appena passa l'abolizione dell'art. 18, sei fuori!». Così, se alla manifestazione della Fiom del 24 febbraio, su 50 mila partecipanti, almeno 40 mila erano lavoratori e lavoratrici della Fiom, possiamo essere sicuri, con uno scarso margine di errore, che, al ritmo di 12 all'anno per azienda, quei lavoratori verranno espulsi dal loro posto di lavoro ottenendo con il tempo quello che Marchionne ha realizzato in un colpo solo, cambiando nome allo stabilimento di Pomigliano e tenendovi fuori tutti i tesserati Fiom. E lo stesso avverrà con altre migliaia di lavoratori, già ben identificati, nella maggior parte delle aziende di altri settori. Se Barozzino, Pignatelli e La Morte, i tre operai della Sata di Melfi licenziati dalla Fiat per rappresaglia contro uno sciopero, ci hanno messo più di un anno per dimostrare le loro ragioni di fronte ai giudici e, nonostante l'ordine di reintegro, non viene loro concesso di rientrare in fabbrica, possiamo immaginare che cosa succederà con le decine di migliaia di lavoratori già in lista per essere licenziati individualmente "per motivi economici". I quali, per dimostrare di essere stati oggetto di una discriminazione, e non di una esigenza "economica", dovranno andare a cercare tra i loro compagni di lavoro qualcuno disposto a testimoniare in loro favore, sotto la minaccia di entrare così anche lui, nel giro dei successivi quattro mesi, nella lista degli esuberi per motivi "economici". Così diverse decine di migliaia di lavoratori andranno ad aggiungersi, grazie all'azzeramento dell'articolo 18, all'esercito dei disoccupati senza reddito che i tagli di bilancio, la riforma degli ammortizzatori sociali a costo zero e le crisi aziendali stanno moltiplicando nel nostro paese. Con in più il fatto che, se è quasi impossibile per un giovane trovare oggi un posto di lavoro, per i lavoratori e le lavoratrici di una certa età sarà ancora più difficile, e per quelli usciti dal loro impiego con un licenziamento individuale - cioè con le stimmate di una espulsione discriminatoria - il licenziamento equivarrà all'iscrizione in una lista di proscrizione. È una cosa che le persone di una certa età ricordano bene quando alla Fiat, prima dell'autunno caldo di quarant'anni fa, imperversava il regime imposto da Vittorio Valletta. Siamo ritornati là; anzi peggio, perché allora l'economia tirava mentre adesso non c'è alcuna speranza di tornare in tempi accettabili a una qualsiasi forma di ripresa della crescita. E soprattutto dell'occupazione. Ma l'uscita dalle aziende di alcune decine di lavoratori con posto fisso non apre certo le porte a nuove assunzioni, come è ovvio a qualsiasi persona che non sia in malafede. Semplicemente chiude per sempre davanti ai lavoratori licenziati le porte di un altro impiego. Perché la domanda di lavoro non c'è e non saranno certo le politiche economiche di Monti e della Bce a crearla (basta vedere quello che la Bce ha combinato in Grecia e in Portogallo, paesi solo di un anno davanti a noi nella corsa verso il disastro). Ma quei lavoratori licenziati non avranno più né cassa integrazione (né ordinaria, né straordinaria, né in deroga), né mobilità, né "scivolo" verso il prepensionamento; solo una modesta somma di denaro e un anno di disoccupazione. Poi si ritroveranno per strada senza reddito e con nessuna possibilità di un nuovo lavoro: nemmeno d un lavoro precario: perché se mai ci sarà da assumere qualcuno in un call-center o in una cooperativa di facchinaggio, non andranno certo ad assumere un 40-50enne licenziato, quando è e sarà pieno di giovani più adatti a lavori del genere. Così, nel giro di qualche anno, assisteremo a questo rovesciamento dei rapporti intergenerazionali: se fino ad oggi molti dei giovani assunti in qualche forma di lavoro precario e intermittente hanno potuto contare sulla casa, la pensione, lo stipendio fisso o qualche altra forma di aiuto da parte dei loro genitori, nei prossimi anni saranno i lavoratori anziani (cioè ultracinquantenni) senza pensione né salario a dover contare sui redditi saltuario dei loro figli precari per sopravvivere. Ma se questo è il panorama che ci aspetta fuori delle fabbriche e delle aziende, quello che si prospetta al loro interno è anche peggio. Perché là si vivrà sotto il ricatto permanente del licenziamento individuale "per motivi economici"; e se questo potrà colpire solo pochi lavoratori per volta - non più di dodici all'anno per azienda - funzionerà perfettamente da deterrente per tutti gli altri. Perché, con poche eccezioni, le imprese e l'imprenditoria italiana ormai impegnate a difendere i loro sempre più risicati margini di competitività contando esclusivamente sull'intensificazione dei ritmi di lavoro e la compressione dei salari, non hanno certo la cultura aziendale e la lungimiranza per farsi sfuggire un'occasione del genere: non avrebbero insistito tanto per l'abrogazione dell'art. 18. Posto fisso vuol dire accumulo di esperienza, quel patrimonio aziendale - a patto di saperlo e volerlo valorizzare - che tante imprese italiane hanno sacrificato ai vantaggi offerti dall'ingaggio del lavoro precario e malpagato. L'azzeramento dell'articolo 18 è un invito a continuare su questa strada, perché rinunciare all'esperienza dei lavoratori anziani vuol dire ricominciare ogni volta da capo e mantenersi ai livelli tecnologici più bassi. Così, quello che non sono riusciti a fare Berlusconi, Maroni e Sacconi in 17 anni, Monti lo sta portando a termine in pochi mesi. Il piatto è servito e quello che resta da fare, prima che passi in Parlamento il cosiddetto decreto sul mercato del lavoro - in realtà, sulla disciplina di fabbrica e l'ampliamento dell' "esercito industriale di riserva" - ma anche dopo, se sarà approvato, è continuare ad opporsi senza se e senza ma. La posta in gioco e troppo alta e anche coloro che in azienda non ci sono ancora, non ci sono più, o non ci saranno mai, dovrebbero capirlo e agire di conseguenza. Quale che ne sia l'esito, questa mossa di Monti e Fornero deve diventare per tutti il simbolo dell'ipocrisia, della malafede e della pochezza di questa campagna di governo.

mercoledì 21 marzo 2012

Obiettivo: diminuzione dei salari.

E' proprio così. Nel blando mondo sindacale impiegatizio bancario è stato sottoscritto, un giorno prima che il Governo procedesse ad una serie di liberalizzazioni di orario, non solo un adeguamento agli orari dei negozi: fino alle 20 o, in casi particolari, alle 22 p.m., ma anche un altro fumoso "fondo di solidarietà" che, prevedendo un part-time "volontario" dei lavoratori anziani, consentirà loro di "adottare" un lavoratore giovane che sarà retribuito 1.180 euro netti. Su questa base, sarà rinnovata, per vecchi e giovani, la parte economica del contratto di categoria. la parte normativa non viene aggiornata da molti anni, perché non esiste più nessuna normativa, ma solo accordi quadro, anzi cornice, all'interno della quale si fanno scorrere, come slides, le peggiori e incompiute pitturazioni. Siccome i contratti di categoria, sono figli minori di linee di politica economica che i sindacati confederali interpretano ( quindi anche la CGIL ), l'esempio è emblematico, anche se particolare. Sullo sfondo, una ventata di licenziamenti da gestire con brevi e non chiaramente quantificati ammortizzatori sociali; ma è lecito suppore xhe si tratterà di una sussistenza ribassista. Questo è l'avvenire del nostro lavoro. Di questa situazione è corresponsabile anche il levigato Presidente della Repubblica, comunista di lungo corso, con 59 anni di attività parlamentare alle spalle. Con "realismo" tipico della tradizione comunista, si è fatto promotore e catalizzatore di questo scempio, a dimostrazione patente, dei limiti di una visione materialistica della vita, economica e non. Per me non è stata una sorpresa. In italia esiste un movimento sindacale che, soprattutto per evitare inutili e controproducenti sussulti para-terroristici e un'altra uscita, ancora più a destra, dalla crisi, ha il dovere di giocarsela con metodo, ma, soprattutto, coraggio. Alludo, ovviamente, alla CGIL.

La controriforma del lavoro.

La decisione di procedere d'imperio - in realtà sotto l'imperio della Unione europea formato ridotto - alla sterilizzazione dell'art. 18 e di ricondurre il lavoro ad una merce, liquidabile una volta per sempre, con una cifra, neppure chiaramente fissata, riporta, non senza un iter "contraddittoriamente" coerente, il lavoro al pre 1970, quando fu redatto ed approvato Lo Statuto dei diritti dei Lavoratori - la legge 300, che contiene l'art. 18 contro la facoltà di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo -. L'analisi della Camusso, esplicativa della posizione della CGIL è stata chiara e oggettiva rispetto ai temi sviscerati, punto per punto. Sfuggevole e generica, invece, è stata la dissertazione del Governo, che, nelle parole della Fornero, si è limitata all'illustrazione di un pacchetto - non un paccata - confezionato e imballato, pronto per la consegna..non gradita. Altrettanto sfuggenti, gli apprezzamenti della CISL, che tradisce la sua aspirazione di sindacato istituzionale, dotato di riconoscimento giuridico e le distinzioni tardive della UIL, che sembra aspettare di vedere quale sarà la parte prevalente di un contenzioso innescato dalla gravezza definitoria del Senatore e Presidente del Consiglio tecnico. Se, come credo, la legittimità di un sindacato, a prescindere dalla sua ideologia, dai suoi fini, sia, nel contingente, la corretta rappresentanza dei suoi associati, nella coerenza con la sua storia - che, come tutte le storie, presenta luci e ombre - ritengo che la CGIL, con incisiva interpretazione, stia per vivere un altro dei suoi momenti topici, in una vicenda nella quale, i poteri forti, se non altro perché sovranazionali, la fanno da padroni. La timidezza opportunistica degli altri sindacati, prevalentemente impiegatizi e, in parte, rurali, è, purtroppo figlia della stessa situazione, dalla quale, senza proporsi di contrastarla, si cerca di trarre profitto. L'articolazione degli scioperi, che saranno preceduti da assemblee illustrative, si rifà ad una tradizione sindacale a me ben nota, per esserne stato attivamente partecipe, prima che una slavina degli assetti proprietari della Prima Repubblica, svilissero, con il lavoro, la stessa funzione sindacale. Quella seria e commendevole, alla quale credo di essere stato sempre fedele, senza mettere il cervello all'ammasso. Registro, con piacere, che la FABI nazionale - non quella di Reggio Emilia e dell'Organo di coordinamento del Credem - ha prontamente aderito alla rivendicazione dell'art. 18, così com'è e quindi allo sciopero generale, anche in categoria.

Ludi.

Caro Spinsanti, va tutto bene, tranne l'enfasi incensatoria che sarebbe meglio riporre nel cassetto delle care, vecchie e amate cose del tempo che fu. Meglio sarebbe andato se, a parte il "contenzioso" con l'Ufficio delle imposte, aveste pagato queste appassionate e responsabili prestazioni, che, non per questo, devono essere gratuite, senza spartirvi i cespiti di quelle fatiche. Dopo di che, lascia che Adolfo si degni di rispondermi direttamente, senza redigere, in buon italiano - una rarità nei forum - risposte d'apparato, come sempre al Credem. Quanto al "gestito", sappi che io, per fortunata combinazione, di cui non vanto alcun merito, sono stato severamente educato a gestirmi e governarmi da me, ma se ti fa piacere... Quanto a giocare, non ho ancora smesso, ma i giochi me li scelgo. A vedermi ora, non si direbbe, ma ho praticato diversi sport e, ancor oggi, a sessant'anni suonati, frequento ancora le palestre...ma erano tutti sport individuali. Mi dicono che venerdì sarai qui. Mi farà piacere, se vorrai, conoscerti.

martedì 20 marzo 2012

Microclima

Perfetta integrazione. Ormai, chi coordina, in rapporto alla franca intimità che ci affratella, sa anche a che ora espletiamo organicamente e può organizzare gli adempimenti utili, in maniera da realizzare l'eccellenza. Anche le pause caffé sono monitorate e sequenziate, secondo binaria presenza, in maniera da precedere o seguire previsioni, prenotazioni e corse in Bankitalia, intervellate da riunioni istantanee nei corridoi o sulle soglie. Anche l'eloquio è frenetico e non prevede repliche, tanto che, spesso, provoca equivoci con i clienti occasionali, che, anziché serviti, anzi, anticipati nei loro conosciuti desideri, si sentono respinti con fastidio. Le ultime cautelative ramanzine sono tenute con una manica del soprabito già infilata e l'altra pendula. Esco dal bagno. In quello a fianco, riservato alle signore, una voce felpata, maschile, che poi riconosco, attira la mia attenzione. Sta solo parlando al telefono, per non perdere tempo.

Le parti e il tutto.

Le parti, evidentemente di un tutto, si sono incontrate nottetempo al Ministero del lavoro con il Ministro competente e si sono aggiornate solo alle ore 03 a.m. Altrettanto chiaramente, fanno come i ladri di Pisa: di giorno litigano, pubblicamente, di notte vanno a rubare insieme o concordano, nel nostro caso, le modalità di spartizione del bottino. La paccata. E' l'eterna e immutata commedia delle parti e degli inganni, che, come tale, viene fruita da una platea attenta ed interessata a sapere, non che fine faranno i protagonisti, ma noi comprimari. P.S. Pare, alle ore 20, che, come prevedibile, la CISL e la UIL abbiano accondisceso al superamento della norma contro i licenziamenti indiscriminati. La CGIL pare di no. Speriamo che questa grande organizzazione di origine e natura operaia tenga duro, nonostante le fortissime pressioni a cui è certamente sottoposta in queste ore, compresa quella del debole e troppo "realista", Morfeo Napolitano. Se lo farà, senza ambiguità, avrà anche il mio modesto, ma sentito, consenso e contributo.

lunedì 19 marzo 2012

Paradossi e virtuosismi.

Caro Adolfo, scusa per la confidenza, ma la trepida consapevolezza di dover vincere insieme, mi conforta nella familiarità. E' con te, per te, soprattutto con te, che dovremo vincere. Delle altre componenti dell'Invincibile Armata non è dato sapere, ma, in nome tuo, che tutto domini e conosci, andremo indomiti all'assalto. In un anno nel quale, secondo l'Ufficio studi della Confindustria, il PIL è calato del 6% in Italia, realizzando la peggior performance nel G7 e segnando un punto in più di deficit rispetto a quanto ci toccò durante la famigerata crisi del '29-'30, ci conferma nella consapevolezza della nostra extraterritorialità e nella virtuosa estraneità alle vicende di questo colpevole Paese, che non ci merita. L'avere conseguito 96 mln di utili, mentre l'Italia va a rotoli e nonostante l'assalto ai nostri forzieri degli avidi gabellieri statali, per i quali abbiamo già predisposto le riserve necessarie a coprire i probabili effetti di un costume, tanto condiviso nel nostro ambiente, da non costituire causa di vergogna, ma tanto usuale da non poter essere stato occasionale, ci riempie di legittimo orgoglio. Abbiamo conservato le posizioni anche nell'intermediazione finanziaria, impresa tanto ardua in un anno di slavine incessanti e realizzato una percentuale di impieghi tale da non poter essere stati altro che impieghi domestici o dominicali. Se il reinvestimento non ha interessato solo la Casa madre e i suoi ascosi satelliti, in una frenetica, ma controllata, partita di giro, deve essersi trattato di una sfilata, simile agli elegantissimi happening che si svolgono in periodo pre quaresimale nei patrizi palazzi veneziani, con pubblica offerta di gratuito spettacolo al popolo, ebbro di entusiasmo, lungo le calli, fra i palazzi illuminati e i riflessi della luna. Noi, caro Adolfo, adepti della tua dottrina, che deve essere anche quella degli altri associati all'impresa, pronti alla difesa, a spadino sguainato, ma disposti a rivelarsi solo ai parenti - fratelli o cugini - al termine di ogni cerimonia di accoglienza e di iniziazione, con popolare rusticità, ci lisciamo il ventre e ci freghiamo le mani, in attesa di fruire dei denari della tua generosità e degli altri soci vincitori, insieme a noi. Non assisteremo più a questa stranezza ambientale, per la quale, nonostante mai, un ghello, che non sia stato offensiva elemosina, sia stato destinato a foraggiare le salmerie delle tue truppe, nessuna voce si levi, critica e forte e, soprattutto desiderosa di sapere dove sono finiti i soldi. E veramente, il nostro, un mondo speciale e arcano, dove tutti lavorano, pochi guadagnano e le regole sono il precipitato di equilibri intrinseci e decontestualizzati. E' tutto così bello, Credem'a me. Tuo affezionatissimo, Milone

Sempre a proposito di particolarità climatiche.

Venerdì scorso, mentre gli addetti alla Riva dei bruti si recavano al silenzioso officio sindacale, nelle edicole del piano Superiore ci si agitava per assicurare l'accesso ai privilegiati avventori. Il cassiere sostituto-crumiro, forse per la fretta, si era rotto un piede, tanto che, horribile visu!, la Sede sarebbe rimasta chiusa, ma, soprattutto, l'annessa mansione di usciere vicario sarebbe rimasta deserta, con grave disdoro dell'impettita affluenza. Venivano all'uopo investiti della vigilanza due frati guardiani, con esperienza nella pulsantiera della bussola. Uno di questi chiosava, penitente: "figurati, andare ad un'assemblea sindacale, quando, per il repentino cambio di mansioni, sembra che non faccia niente!!", già prono alla meritata penitenza improduttiva. Se si fosse trattato di un C4? Dimenticavo, non si tengono in orario di lavoro.

Milone

A dimostrazione che il clima, dalle nostre parti e indipendentemente dalle latitudini, è uniforme e felice, sta il confuso contegno dei barbari avventori, che, come Annibale, sono alle nostre porte. La difesa dagli importuni eretta a tutela dei fidati alleati del nostro piccolo Impero, che consiste in un sistema di allarmi, rilevazioni e intelligence interna, che si fa beffe del Mossad, contrasta con gli accesi indiscriminati che ci tormentano, sia in termini di inquinamento acustico, sia di scomposto scalpiccio, mentre, con movenze da indossatori, vengono intattenuti i nostri elitari avventori. I toni si alzano, i richiami si affastellano, le rudi cesure delle pretese degli occasionali, non inziati, provocano veementi discussioni che vengono sedate dal nostro occasionalissimo buttafuori, che, nel richiamarli al sussurro contemplato dall'Ordine, grida come un ossesso. I rari colleghi sgambettano fra i box, entrano ed escono, escono ed entrano; a volte si irrigidiscono, come colpiti da un flobert al Luna Park, ma poi riprendono imperterriti la consueta andatura, non aliena da un lieve becchettio da galletti o... L'imprinting, da ideologia al potere, di imporre a chiunque non sia già stato convinto, il verbo della Max Mara in foggia bancaria, porta a interrompere,corregegre, zittire qualsiasi malcapitato che chieda collaborazione per risolvere un problema. L'insofferenza si tramuta in dispregio, quando il poverino di turno si rifà ai comuni canoni di civiltà, ritenendo, a giusta ragione, di essere stato provocato. Si riversano allora sul malcapitato gli epiteti che confermano le valutazioni che, per reazione, costui ha rivolto al suo aggressore: "è un morto di fame, del sud, ecc., rivelando, anche ai carenti di olfatto, l'humus di cui si nutre questo nostro Credem'a me, mentre si sollecita implicitamente il consenso alla più smaccata prepotenza. L'ideologia, il sistema, si fanno regime, il gioco di squadra si fa squadrismo, per condizionare, intimidire e, opportunisticamente, convincere.

sabato 17 marzo 2012

Scoppia una nuova guerriglia per l'occupazione della R.A.I.

La RAI non scatena guerre politiche solo per le poltrone da assicurare ai propri fedeli, ma anche e soprattutto per il formidabile potere di influenza che ha sulle deboli menti superficialmente fotosensibili a tutto quanto venga loro ammannito, dopo cena. Si è visto quanto è valsa a Berlusconi, dopo che i giudici avevano distrutto l'apparato che lui serviva ed a cui si è direttamente sostituito. Abdicazione della politica dalle sue responsabilità, assoluto monopolio dell'occupazione del potere e di ciò che ne discende. Esecutivo tecnico, strumento di estranei, europei, ma anche nazionali. La sua natura di braccio esecutivo di entità terze, sia pur sinergiche ai suoi componenti ed al ruolo pubblico che privatamente rivestono, non poteva essere più evidente di così.

La controriforma del lavoro.

Purtroppo, al di là delle schermaglie verbali, la controriforma del lavoro andrà in porto, nonostante le cortine interpretative di quanto, pur non essendoci ancora, già si commenta. La progressività di un fenomeno in atto serve ad accompagnare la trasformazione in peius, che però le giovani generazioni ignorano e non sono in grado di confrontare. Molti contratti di categoria contengono già le ipotesi in progress che neppure si enunciano, né al tavolo delle trattative generali, né, per ora, nelle cronache dei giornali. Che i rappresentanti dei poteri forti si lagnino della mancata radicalità di provvedimenti che emarginino subito il sindacato, avvilendo i lavoratori, è nella logica degli interessi rappresentati. La stabilizzazione dei contratti di inserimento - ben quattro anni di adattamento - avverrà poco sopra i mille euro, per tutte le categorie di nuovi lavoratori. Gli anziani, che hanno avuto un rinvio del tempo previdenziale, adotteranno un giovane a mille euro, riducendo proporzionalmente il proprio orario di lavoro. Quanto alla fattibilità pratica ed alle condizioni di esercizio di un'ipotesi del genere è troppo presto per farsene un'idea. Quel che, invece, risulta chiaro, è il sostanziale modello corporativo, simil-germanico, come tutto il resto nelle riforme Monti, che assimila i sindacati a co-gestori di una stabilizzazione al ribasso degli equilibri economici pubblici e delle esigenze di amministrazione dei gravi, sempre più gravi, problemi del mondo del lavoro dipendente. Per i sindacati, para-istituzionalmente, l'importante è esserci. restano, ignorate, le differenze di storia e tradizione fra l'Italia e la Germania, la disomogeneità dei redditi prodotti nelle diverse arre del nostro paese, la maggior varietà nostrana di posizioni ideologiche rispetto all'istituzionale e uniforme Germania. Ne nasceranno molte contraddizioni. Come ci si propone di affrontarle? Con la repressione, l'interpretazione capziosa, la pena breve, il perdono. Gestendola, cioè, nel tempo, come tutte le riforme del Gattopardo di cui abbiamo il copyright.

Cambiano gli interpreti?

Nelle sale cinematografiche si rappresenta: "Là bas" - Laggiù - un film sull'odissea degli Africani che emigrano in Europa, per trovarvi diffidenza, disprezzo e sfruttamento. Pietro Germi, nel 1950, realizzò un film analogo sul viaggio verso la Francia di minatori siciliani e sulle umilianti sensazioni provate, sia all'arrivo, sia durante l'attraversamento di altre regioni e di diverse culture. Ai minatori siciliani, l'attraversamento della pianura padana; ai migranti africani, la traversata del deserto e del mare. E' l'eterna epopea dei poveri, contenente una gamma condizionata di scelte, fra la sopravvivenza e la repressione di una condotta criminale, per forza di cose strumentale ad interessi più forti e celati. Un'opera d'arte ben fatta li rappresenta una volta per sempre e i migliori remake sono quelli che fanno parlare i protagonisti, che commentano, con le poche parole che possiedono, la loro evidente condizione, ma che quanto ai contenuti che riusciranno a esprimere, non saranno completamente sinceri.

venerdì 16 marzo 2012

Particolarità climatiche.

L'annuncio del pericolo assembleare che gravava sulle beghe quotidiane dell'affezionata clientela, ha sortito il suo effetto. Ecco spiegata l'anomala affluenza degli avventori di prossimità, usi, per pigra tradizione, a concentrare ogni minuzia in vista del fine settimana o, se già in partenza, il lunedì successivo. Una sorta di ansia di inappagamento deve averli presi. Io che non vado mai agli Offici liturgici, né, ormai, ricordo più quali siano le Feste Comandate, oggi pomeriggio, mi porterò al rito assembleare, nel quale, più che verificare le corrispondenze e gli scostamenti, rispetto ad una preliminare consultazione della base, dovremo sorbirci la rappresentazione "mestierata" dei limiti, dei vincoli, della necessità di un accordo, in fondo positivo, innovativo e solidale con un'idea di solidarietà. Altrove, le assemblee sono disertate o, nei limiti ristretti dei partecipanti, battibeccate e, almeno verbalmente, combattute. Qui, Credem'a me, sono vissute come un rito confermatorio e praticate alla stregua delle altre riunioni aziendali, molto più numerose perché incitano alla lotta commerciale, mentre le dieci ore pro capite annuali, potrebbero provocare qualche improprietà micro-rivendicativa e compromettere il Clima che gli altri ci invidiano, tanto che stiamo studiando la possibilità di sfruttare turisticamente questa nostra privilegiata particolarità.

giovedì 15 marzo 2012

Graecia capta, ferum captorem coepit.. L'Italia in marcia verso Oriente

La crisi delle civiltà e finanche degli Imperi è sempre stata preceduta dal manifestarsi di una dissoluzione morale che ormai odora di putrefazione. Non c'è purtroppo passaggio della nostra breve storia unitaria che non sia caratterizzato da una assoluta mancanza di senso civico e dalla coltivazione del proprio particolare, senza riferimenti etici, casomai costretti solo dai propri limiti oggettivi. In sede politica, la continua mediazione fra bene e male, resa possibile dall'incertezza dei riferimenti e dalla loro mistificazione sistematica, ha portato vergognosamente all'abdicazione ai propri doveri di eletti, delegata a emissari, accademicamente paludati, delle lobby più importanti di un sistema di relazioni coeso e autoreferenziale, anche sul piano culturale e morale. E' questa la solita "paccata" fra consoci.

L'arcana trattativa sul lavoro, che si svolge dietro le quinte.

Non è certo una novità, quanto sta per accadere. E’ talmente usuale che è possibile, non solo anticipare i contenuti dei provvedimenti, ma anche le ripercussioni, sperimentate, sulla società. L’immoralità civica resterà intatta, con ipocrita rassegnazione italiana. La Tedesca, ripetitivamente impressionata dalla controriforma italiana si guarda bene dall’aderirvi, essendo già in un’altra realtà economica. Purtroppo, un’uscita dall’Europa è fomentata solo dalla destra più retriva, convinta di poterne trarre profitto, in una sorta di continuità storica. Piuttosto, l’esclusione della minoranza della CGIL dalle deliberazioni di questo sindacato, non dovrebbe costituire la semplice presa d’atto che un nuovo soggetto politico e sindacale è ormai nato, prima che gli vengano tagliati addosso i panni del reietto e del trovatello?

mercoledì 14 marzo 2012

La "trattativa" sul lavoro, da chiudere prima del summit europeo.

Si termina un'opera, un lavoro solo quando è il momento. E' una norma di buon senso, violando la quale, ogni riflusso è nelle cose. Chi ha auspicato la mobilità in ogni categoria sociale e professionale, rendendo così necessaria un'aberrante controriforma pensionistica? I tribuni della plebe, oggi impegnati nell'ennesimo avvitamento, che non può che convincere che chi era già convinto e, spesso, in rapporti subdoli con le aziende e/o con la politica di piccolo cabotaggio e di orizzonti limitati che vige di questi tempi. I lavoratori privi di appartenenza - non importa se iscritti - si sono dati alla fuga alla prima ventilata occasione, fidando "sui diritti acquisiti". Non esistono diritti se finiscono i soldi. Ora, si prospetta la macelleria selettiva dei superstiti e dei più avveduti, selettiva perché non sarebbe possibile farne un'ecatombe indiscriminata, stante l'abnorme allungamento dell'età pensionabile. I sindacati complici saranno all'opera nelle quinte colonne per conservare, sostituire e ungere le condotte per le quali passeranno i sacrificati a qualche Verità d'occasione.

martedì 13 marzo 2012

Magistrature minori, in tutti i sensi.

Giorgio Cremaschi, storico leader della FIOM, non ha risparmiato la CGIL, nella sua analisi delle contraddizioni - rivelatrici - dei sindacati, nessuno escluso, riguardo alla politica dell'Unione europea, per il tramite del governo tecnico italiano. Finalmente una voce veritiera in una melassa di ipocrisie e cerchiobottismi. La Camusso fa purtroppo parte della schiera, non so se per indole – non mi pare – o per calcolo politico. Allo scempio pensionistico, dopo aver favorito la fuga dei cinquantenni, per consentire alle aziende ristrutturazioni che si sono rivelate inutili, nonostante i contratti atipici, la contrazione dei diritti e degli stipendi, segue quella degli ultimi diritti dei lavoratori, prima fra tutti di non essere allontanati dal lavoro a discrezione del padrone, in patente contraddizione con l’abnorme aumento dell’età pensionabile. Il risultato sarà un pauperismo endemico, fra perdita del reddito e riduzione della retribuzione pensionistica di cui si godrà dopo molti anni, se ci si arriverà. Uno scempio sociale e familiare. Si pone, nei fatti, la costituzione di un nuovo soggetto politico e sindacale, non tanto a tutela delle generazioni mature, che sono perdute, ma in rappresentanza del proletariato creato dalle scellerate politiche della Unione europea e dei suoi commissari.

Parole, parole, che nulla dicono.

L'esempio greco dovrebbe essere illuminante, circa il contegno da tenersi dal nostro governo, prima della prossima riunione del gruppo di contato dell'Unione europea. Volenti o nolenti e con l'implicito consenso dei sindacati - tranne un 20% della CGIL - dopo il cambio delle regole in corsa. con decorrenza immediata, dell'anzianità pensionistica, si continua a massacrare il lavoro dipendente, irriso dalla contraddizione dell'aumento di dieci anni dell'anzianità per la quiescenza e la facoltà di licenziare, tutti potenzialmente, ma non i sindacalisti per non discriminarli. E' una rapida brutalizzazione, al termine della quale lasciar campo alle bubbole dei partiti, richiamati a gestire un cumulo di macerie. Soprattutto morali.

Solo con la specie di reato del concorso esterno, si può combattere la mafia. Giancarlo Caselli

Chiare e semplici parole. Solo con il concorso esterno si potranno perseguire gli ispiratori e i manutengoli, pur con tutti i distinguo che la miglior avvocatura saprà insinuare fra i legulei che cassano le sentenze e si potrà cercare di isolare la mafia dalle solidarietà interessata di cui gode. Secondo me, però, non sarà sufficiente perseguire i reati collaterali al fenomeno mafioso. Sono infatti persuaso che la mafia sia il braccio armato degli assetti di potere reali delle regioni che fecero parte dello Stato delle due Sicilie, una guardia bianca del latifondo aggiornata e con un'autonomia finanziaria, non so quanto ampia, in realtà, degli interessi composti delle aristocrazie locali, con le quali si rapporta sistematicamente. Da questa sistematizzazione, il favore o l'omertà complice delle persone, che, proprio per questo, quando non sono in grado di trarne occasionale profitto, ne accettano la prevaricazione. L'azione degli uomini di diritto, non collusi, risulta quindi destinata a risultati parziali e sempre tardivi.

lunedì 12 marzo 2012

Milone

Esiste un underground, in questa azienda, un sottosuolo ibrido che non si esprime, tranne che per, non richieste, felicitazioni, che ignora, non condivide e, potenzialmente, sembrerebbe disposto - ma è proprio così? - a rivendicare i suoi diritti, senza passare per mediazioni riaffermative. Ne esiste un altro, fatto di identificazione ideologica, di assimilabile anche se incongruo crogiolo di apporti, al modello aziendale, moddello politico, sociologico, extragestionale, per traslato con altre, ma endogene simbologie culturali. A confondere gli assunti, una dicotomia generazionale, presente in ogni ambito, che significa legittime aspettative per i più giovani, a prescindere dal vissuto quotidiano e da quello delle generazioni di mezzo, più prossime a loro per esperienza e contiguità contemporanea. Ovviamente, fra i più anziani prevale il disincanto ed è difficile discernere quanto lo scetticismo sia frutto della delusione, delle modeste capacità professionali o, invece, sia il prodotto opinabile di un ragionamento onesto e quanto più possibile empirico e basato sui fatti. Noto che le assemblee sindacali, quelle che, per i sindacati rappresentano solo la calendarizzazione di avvenimenti nazionali, alle quali le rappresentanze di base e quelle intermedie sono chiamate a dare divulgazione, sono praticate, in silenzio, dagli elementi più corrivi a qualsiasi ipotesi di opposizione all'arbitrario ed imposto costume aziendale, pur sapendo che, quando non si basa sulla prepotenza, conta sull'ignoranza. Si tratta di un costume che ignora, incontrastato, anche i residui criteri di riconoscimento che la giuslavoristica attribuisce ai lavoratori, gli stessi che ancora vigono in ogni altro dove. Calcolo e paura miscelati, contribuiscono a creare quell'humus nel quale s'impantana qualsiasi abbozzo di dibattito e che lo rende, assurdamente, pericoloso e sulla cui base l'apparato speculativo dell'azienda fonda le sue farisaiche, incessanti, propagandistiche riproposizioni, sub specie di ammodernamento.

L'ipocrisia di trovare un senso nella notte della specie.

La stampa, in ogni sua espressione ideologica, si straccia le vesti per l'ecatombe si intere famiglie, sorprese nel sonno da una indiscriminata volontà omicida. Pur non cercando di giustificare un atto bieco e senza remissione, non si perde l'abitudine di apparentarlo alla pazzia e di isolarlo in atti individuali perversi, che non inquinano la missione civilizzatrice delle gloriose truppe sul campo. Così purtroppo non è: la violenza ritorsiva e moltiplicata, rispetto allo stillicidio di morti quotidiane, ad opera di truppe professionali ( mercenarie )è figlio delle tenebre di persone di bassissima estrazione materiale e morale, trapiantati, senza alcun esito, in un ambiente alieno, irriducibile ai costumi occidentali - anche se non meno barbaro - per di più ostile, a giusta ragione ed a prescindere dai Talebani. Gli assassini hanno probabilmente vissuto la sindrome di una guerra di trincea, senza la costrizione dei cunicoli, che immobilizzavano i loro predecessori, per mesi, in una guerra di posizione. Accadeva che, alla fine, qualche ufficiale prendesse delle risoluzioni estreme e criminali. Nelle nostre province carsiche, sotto montagne franate a causa del tritolo, giacciono i resti di molti soldati, sacrificati con le rocce, quando la guerra di posizione si faceva interminabile. Nella fattispecie, è poco credibile un atto individuale e folle, perché la follia personale sarebbe stata pagata con un rapido sacrificio, in campo avverso. E' più plausibile che un branco di ubriachi, ma meglio ancora di drogati, si sia accanito in un rito alla Charles Manson su famiglie inermi. Gli schemi interpretativi sono e saranno inattendibili. Di sicuro si è trattato di persone di bassissimo o nessun sentire. Se un eccidio simile fosse avvenuto a parti invertite, un Presidente alla Bush avrebbe mosso le sue armate "virtuose e democratiche", da un continente all'altro. Mi viene in mente di quando, trent'anni fa, intravedendo una ragazzina dalla finestrella di un basso, due marinai americani in licenza, che si erano inoltrati nel vicolo, entrarono nel povero loculo e la violentarono, scambiando la probabile escursione mercenaria, con una facoltà di disposizione assoluta e primitiva su persone, avvertite come prive di ogni dignità. Come gli afgani. Un crimine, come tanti altri, talmente uguali da non poter essere casuali, che non troverà giustizia.

venerdì 9 marzo 2012

Dalle Verrine, in poi..

Sarà durissimo creare un sistema nel quale la corruzione costituisca l'eccezione ad una nuova, nuovissima regola, interiorizzata ed accettata. Dai negozianti che applicano percentuali al rialzo a chi propone la carta di carta per i pagamenti, ai professionisti che recalcitrano nel fare i preventivi, adducendo l'imprevedibilità del numero delle prestazioni professionali necessarie, ai farmacisti che, dietro sponsorizzazione, vendono ed espongono anche articoli da sex shop, figurarsi quelli da parafarmacia, ai taxisti piccola ma solidissima lobby urbana, fino agli imprenditori costretti o abituati a finanziare i loro investimenti attraverso la tangente pubblica, che è sistema e per la quale, destra e sinistra si tengono la parte, fino ai privati che, assurdamente, non fanno più operazioni bancarie che eccedano i mille euro. Un paragrafo a parte per le banche che, favorite in tutti i modi, si stracciano le vesti per la sterilizzazione della commissione di massimo scoperto, in forme aggiornate e che si propongono di fornire conti gratuiti ai pensionati fino a 1.500 euro, solo per il primo anno, come fanno, del resto, in ogni campagna di acquisizione di nuovi clienti. La resistenza conservatrice è appena iniziata, l'estro mistificatorio è al lavoro. Vedremo se e come andrà a finire.

Eterogenesi dei fini.

La Cina è la peggior esemplificazione del capitalismo finanziario dominante e destruens. Dispone di un capitale umano alienabile, anche in senso fisico, pressoché infinito e può attingervi direttamente. Il sogno di ogni dispotismo. Detiene il debito degli Stati Uniti e, quindi, ha interesse a sostenere il vecchio competitore politico. Sta acquistando tutto l'acquistabile, in Europa come in Africa, dove è particolarmente attiva nel settore bancario sudafricano. Nel contempo, la libera accumulazione ha prodotto, al suo interno, le contraddizioni note al mondo occidentale fin dai suoi albori imprenditoriali e la arbitraria repressione non basta a spegnere un dissenso crescente, perché trae origine dalla realtà effettuale. La genesi della libertà intellettuale e delle rivendicazioni materiali e culturali delle popolazioni sradicate e "messe a reddito", produrranno, per ora, risultati contraddittori e limitati, mentre gli attuali squilibri comportano una sequela di effetti domino esogeni ma anche entropici, la cui valutazione e subordinata all'occhiale dell'analista. Per il momento, almeno, mi sembra che una classe media diffusa, in Cina non esista, mentre sulla neo classe operaia vigila l'apparato di controllo e repressione sperimentato del partito unico. Il paradosso è solo apparente: fra capitalismo privato e capitalismo di Stato correva e corre solo un'eterogenesi dei fini.

giovedì 8 marzo 2012

Celebrità

Sono le 8,30 e ancora non sono riuscito a vedere Stefano Pilastri. Non ci sono neppure posti in piedi. Una finestrella avvisa che, a causa dell'irrefrenabile affluenza, come sull'A14 a Ferragosto, si sono creati incolonnamenti e ritardi. I cassieri, pieni di Passione e di Responsabilità, sono connessi dall'alba, per non compromettere l'operatività, ma la sete di conoscenza risulta insaziabile. Non dubito che, se volesse, Stefano Pilastri o chi per Lui, potrebbe moltiplicare le linee, senza aggravare i costi e che non lo fa per non impigrire la fede operosa degli adepti. Mai manifestazione di entusiasmo fu così unanime, travolgente e partecipe. Neppure il caro Leader, Berlusconi, Togliatti e Berlinguer, in occasione dei rispettivi funerali, ne furono oggetto. Moana Pozzi aveva fans più tiepidi. Se no è leadership questa... Nonostante che la funzione commerciale del cassiere dati, nel sistema , almeno da una quindicina d'anni e sia stata prodromica del declino del Credito, che noi, invece, con preveggenza, abbiamo anticipato sul piano a-normativo A volte, a restar fermi, ci si ritrova all'avanguardia.

La vita è rappresentazione.

Le fogge, i remake, le riproposizioni periodiche che ci confermano inconsapevolmente nella credenza del cambiamento, vengono proposte da attori diversi, ma tutti accomunati da una sorta di di ufficialità rassicurante, calano cioè dall'alto. Invece, la creatività in maschera è stata spesso frutto delle compagnie di giro, dei guitti per necessità o pretesto. Lungo via Indipendenza sostano ogni giorno due mendicanti: una donna accasciata in avanti sulle gambe piegate e un falso vecchietto che, sopra gli abiti civili, porta un camice da internato in un ospedale psichiatrico. Trema, incedendo prono, reggendosi ad una sorta di gruccia. Sul petto, un crocifisso e, in mano, un cappelletto. Entrambi hanno lo sguardo rivolto al suolo, la donna appena in tralice, l'uomo di sbieco per orientarsi e tener d'occhio il movimento. Osservano un orario di lavoro: mattina e tardo pomeriggio, lei, la parte centrale del giorno, lui. Tutti e due praticano l'accattonaggio professionale, ma lui, in particolare, potrebbe anche essere un sacrestano alla questua. Chiedono un obolo in nome non loro, ma di un obbligo partecipe di sostentamento, appartenente ad altre epoche storiche ed economiche, in forma apparentemente itinerante e privata, bardati e in atteggiamenti scenici che, per avere successo, richiedono l'attenzione fideistica del pubblico o la distrazione fatale che si ammanta di superbia.

martedì 6 marzo 2012

Rimembranze.

Ho un ricordo sedimentato di Andrea Farné. Di quando, cioè, capitava in viale XII Giugno, dopo l'acquisizione. Non era stabile; itinerava - credo - fra le nuove province, di raccordo e a coordinamento degli avviatori commerciali, che, omessa una V, di vittoria, a me ricordavano i mitici componenti della Royal Air Force, vittoriosi sulla Luftwaffe nella battaglia d'Inghilterra. di lui rammento che portava una crestina sul capo, certamente frutto dell'effetto "galleria del vento, nell'incessante agitarsi per il bene del Credem'a me. Non ricordo chi, mi disse che era un dirigente, titolare di un'auto aziendale - mi pare, una BMW, oggi sostituita con delle AUDI ( o hanno facoltà di scelta? ) -. Non intrattenemmo commercio alcuno, fino a quando, un giorno, mi sentì tirare per una bretella - rossa -. Senza neppur rivolgersi a me, ne commentò l'incongruenza con i dettami estetici della nostra Casa di moda, rivolgendosi alla camaleontica direttrice, che adattava - e non era certo la prima volta - l'abito al clima. Non ricordo, poi, di aver avuto particolari conversari con lui e lo ringrazio per aver dedotto la mia intelligenza dalle espressioni, nonostante al mia improponibile corporeità. Sono infatti grasso e antiestetico. Ne va di un I Pad. registro la'mmonimento ad usare il cervello nelle cose della vita - suppongo - anche se, forse per questioni di mole, sono poco adattabile. Comprendo il suo ringraziamento a quanti danno il loro apporto ai vari Forum in termini utili e "contributivi", pur rammentandogli che di "contributivo", nelle loro retribuzioni "pattizie", non c'è traccia.

La leadership del cazzeggio.

La leadership del cazzeggio unanimista, anzi replicante, non può sfuggirci. Citava, Aldo Busi, in un necrologio controcorrente, in ricordo di Lucio Dalla, che, una volta, in una trasmissione televisiva, quest'ultimo aveva dovuto simulare di desiderare una donna e si era esibito in una pantomima grottesca. Qualcosa di analogo alla celebrazione pavloviana di ogni "strategia" verbale dell'azienda. Ormai, in questo mondo convulso e interattivo, rappresentiamo un residuo di altre epoche storiche, alla stregua del regime dinastico della Corea del nord. Abbiamo, infatti, lo stesso ticket pasto, piangiamo per la fame, ma i corifei del regime, ben pasciuti, sostengono che piangiamo per la commozione.

Leadership di Gruppo-Vincere insieme

Cari amici, sono andato sul portale del Gruppo Credem e ho cercato di prendere visione delle società con le quali dovrò concorrere a vincere. Utente non autorizzato a visionare il documento, è stato il risultato. Un'altra censura post ( o pre? ) Milone. Non che ci sia molto da dire, in sede di presentazione di un progetto, ma almeno far sapere a tutti con chi si deve vincere. A presto. Pier Paolo

lunedì 5 marzo 2012

Milone

Mentre il tessuto sociale si sfibra, sotto la pressione divergente degli egoismi privilegiati e del crescente pauperismo di quote importanti della piccola borghesia, noi ci interroghiamo sul clima della nostra serra. Le poche voci critiche vengono tacciate di qualunquismo, versione aggiornata del disfattismo di littoria memoria e di moventi personali, leggasi: psicotici. E' il solito canovaccio dei prepotenti incompetenti che non sanno che aggredire gli interlocutori. Capisco benissimo che non varrebbe la pena perdersi in conciliaboli con questi astiosi confermatori di uno status quo di cui sono beneficiari, dato che sono sempre gli stessi, coloro che sono chiamati a contribuire e che, molto spesso, appartengono al ristretto Ghota del Credem'a me. Ma non sarei stato, con convinzione e onestà, di cui è giudice soggettivo ma severo la mia coscienza, se potessi con noncuranza omettere una replica a siffatti sfacciati che gabbano e irridono le persone di cui si servono. Ho perso il conto delle autoincensazioni che sono usi rivolgersi, mentre chiamano a raccolta il popolo lavoratore per festeggiare i successi di un'azienda autoreferenziale nei confronti di pochi favoriti, neppur tutti noti. La retorica che viene agita è inferiore a quella dell'Intrepido e del Vittorioso che mi è capitato di leggere da bambino. Nonostante l'infantilismo della proposta ideologica, ci si picca di imporre la legge delle Nove tavole, corrispondenti agli impegni assunti iniziaticamente da nove settori acronimici. L'impronta massonica è per questa via rivelata. I giochi littori, o Olimpiadi aziendali, le celebrazioni, anche quelle dello stacco delle cedole, assimilato al Solstizio d'estate, la Famiglia, intesa come potenziale veicolatrice di iniziative commerciali e di fidelizzazione degli eredi, ma anche come comunità allargata, nella quale le esigenze rivenienti dall'impegno professionale sono prevalenti. La dismissione di tristi bicocche in zone sperdute del paese, offerte come opportunità immobiliari, per ciulare un altro po' di soldi ai dipendenti, la biblioteca che propone ogni fantasiosa e marziale possibilità di successo, di un successo avulso dalla realtà dei soggetti destinatari della propaganda, come vedremo in seguito. I progetti di leadership di Gruppo, del quale non vige neppure la trasparenza costitutiva. I forum su iniziative commerciali varie, secondo un rigida uniformità di temi che, dal vertice, scendono senza variazioni per li rami, "avvalorate" da commenti di referenti di settore centrali e periferici, che sfilano su di una ideale passerella della Max Mara, lodatori oltre che del clima paradisiaco, dell'organizzazione, delle acquisizioni. Per degenerare, infine, nell'edicola ostensiva dei colleghi meritevoli per Passione e responsabilità. Dall'altra parte della barricata in cui siamo confinati, ma di cui si vorrebbe negare l'esistenza, non esiste un sistema premiante, se non in natura: I Pad, telefonini, sonagli per poppanti. I budget sono però previsti per tutti e per ciascuno, in stretta coordinazione di esiti attesi. Non si prendono più di due settimane consecutive di ferie, in spregio al dettato contrattuale, per assicurare una presenza costante ed una supplenza quando i clienti, invece, sono in vacanza. Non si usufruisce dell'aspettativa per maternità e per puerperio. Al rientro dalla gravidanza si è spesso demansionate. Manca un contratto integrativo aziendale e, conseguentemente, la possibilità di inquadrare il personale secondo caratteristiche e competenze acclarate attraverso percorsi di carriera, che non prevedano continuamente rappezzi arlecchineschi sulla sdrucita tessitura di un organico sottodimensionato. Non vengono mai verificati i cariche ed i ritmi di lavoro, i tempi di esecuzione, l'osservanza dell'orario di lavoro. Si minaccia, invece, si sollecita, si investiga, si fanno impropri riferimenti per limitare i pochi esercizi legali di cui, documentatamente, si usufruisce. Non si corrisponde alcun contributo per la redditività aziendale - il cosiddetto VAPR - caso unico nel panorama bancario italiano. Ma siamo proprio sicuri di lavorare in una banca? Il lavoro si svolge sistematicamente al domicilio dei clienti o nei luoghi ove svolgono la loro attività, senza orari, recuperi, prebende. Ci si mette a loro incondizionata disposizione e si assumono i loro impegni, i loro calendari, fino ad abbassarsi a svolgere per loro private faccende. L'attività esecutiva compendia, oltre al servizio di cassa ed alla contabilità, la portineria, l'archivio, le piccole pulizie in sala e nei bagni. Su ciascuno di questi ambiti, una ambigua figura - come le altre, del resto - detta RDE, esercita la sua vigilanza, il suo pungolo, il controllo delle assenze anche a fini fisiologici, redarguisce i colleghi, ne segnala i ritardi e i comportamenti non allineati. Fa tutto questo, senza nessun inquadramento. Un inquadramento che giustifichi questi comportamenti, infatti, non c'è. Se poi, come è normale e sano, a qualcuno salta la mosca al naso, ecco l'Inquisizione intervenire a sedare, con la scusa dello scandalo arrecato ai clienti, ma in realtà, per reprimere ogni pur motivato dissenso, ad un costume ipocrita e incivile. Come quello di mettere i panni negli armadietti della modulistica, perché risultano inestetici rispetto ad un ambiente più rituale e maniacale che effettivo. I cassieri, poi, coprono a loro prevalenti spese e con i loro mezzi privati, aree territoriali troppo vaste in rapporto ai 30Km contrattuali, al massimo, previsti per i trasferimenti, anzi ricoprono inzialmente una non prevista, normativamente, veste di sostituti del cassiere, cioè di se stessi, che li spedisce con un semplice clic di computer, a coprire una gamma di postazioni di lavoro ed a supplire, anche su due piedi, ad ogni esigenza straordinaria: malattie, infortuni e ordinarie: ferie brevi. Quando si è interiorizzato questo modus operandi, si viene buttati allo sbaraglio a raccattar clienti. Se si consegue un buon risultato, si passa alla gestione del portafoglio, nei termini sopra descritti. E' evidente che questa disamina sconta un dato temporale oggettivo: un giovane è portato anche irrazionalmente a tentare la sorte, nei limiti in cui l'azienda finge di prospettarglieli, mentre un anziano acquisito, dovrebbe tacere in cambio di una apparente neutralità nei suoi confronti che mira a lavorarlo ai fianchi, se fallisce la terapia d'urto iniziale, in attesa che si creino le condizioni per un suo allontanamento. Oltre tutto, la strana banca non aderisce al fondo per gli esuberi, per evitarne i condizionamenti omogeneizzanti con quasi tutto il resto del sistema e gestisce con malizia e malafede, privatamente, le personalizzate espulsioni, che procurano ai furbi manipolatori cospicui premi di risultato.

domenica 4 marzo 2012

Milone

Il capitalismo finanziario mal sopporta i meccanismi democratici e li vede come un costo e come un ostacolo da raggirare. Da qui, la limitazione e, all'occorrenza, l'inibizione del dibattito democratico, in nome di un'inespressa governabilità, che ne restringe l'eco nell'angusto recinto delle decisioni predeterminate degli artefici del proprio tornaconto. I forum sono un campionario di tautologie. Le proposizioni ufficali vengono ripetute, tali e quali e "avvalorate", quali che siano i valori di verità delle proposizioni che li costituiscono. Segue la chiamata alla cooperazione. Ebbene, la cooperazione è guidata da regole pubblicamente riconosciute che i cooperanti accettano liberamente e che considerano atte a regolare la propria condotta. Ma se si tratta di semplice coordinamento, non è necessario il riconoscimento e l'accettazione delle regole. Sono sufficienti gli ordini emanati da qualcuno che sia in grado di farsi obbedire. In entrambi i casi, si agisce in vista di uno scopo. Nella cooperazione si può scegliere se aderire o meno e la scelta di fondo crea un'obbligazione, nei confronti degli altri giocatori, al rispetto delle regole, dato che gli scopi sono comuni. Ben diverso è ciò che accade, invece, quando c'è mero coordinamento. Fra il cooperare e l'essere coordinati, passa il crinale fra essere responsabilmente liberi ed essere schiavi, sottoposti ad una disciplina militare, svolgere un lavoro subordinato. In quest'ultimo caso, è esclusa l'eguaglianza fondamentale fra le persone.

sabato 3 marzo 2012

Milone

Si terrà, sbrigativamente, in videoconferenza, nei prossimi giorni, un convegno, come al solito ed a maggior "ragione" al termine dell'orario di lavoro, sull'importanza del ruolo esecutivo. La scansione di questi discorsi dalla camionetta nel cortile della caserma si sta facendo spasmodica, mentre le ossequienti riunioni sindacali sembra che vengano implorate e concesse, nel romitaggio di qualche tavolo per riunioni estemporanee. L'importanza del ruolo esecutivo dev'essere molto scarsa, come già la denominazione denuncia. ma, pur a prescindere dai nominalismi, basterebbe considerare in che cosa si estrinseca la celebrata mansione. Il mondo è proprio rovesciato al Credem'a me, almeno a livello retorico, come nella novella del lupo e dell'agnello di Esopo. Infatti, una volta erano le categorie subordinate a vantare la propria strategica importanza, asserendo che una loro mancanza di applicazione avrebbe comportato la paralisi del mondo a cui si riferivano. Ora è l'azienda che nel vuoto normativo e regolamentare si impegna retoricamente nella celebrazione del ruolo professionale degli sfigati, che tali resteranno anche in futuro, se non sul piano retributivo, almeno su quello previdenziale. Mi viene in mente l'apologo di autore ignoto, che ben fotografa la nostra situazione, pur, come detto, a parti invertite. "Gli organi del corpo umano decisero di mettere ordine e gerarchia nelle uniforme ed indifferenziata attività con la quale contribuivano alla sopravvivenza ed alla salute dell'organismo. Con sufficienza, il cuore si candidò alla regalità, subito contraddetto dagli altri organi vitali, che, speculando sulla loro essenzialità e minacciando di scioperare, cercarono di forzare la mano nella contesa per il potere, attraverso ed in virtù del quale si sarebbero assicurata la concorde collaborazione dei sottomessi colleghi..fino a che, il cervello, che era rimasto aristocraticamente in disparte, fece calare l'asso del coordinamento che esercitava su tutte le sottostanti funzioni, rivendicando, come un dato di fatto incontrovertibile, la leadership. Fu solo allora che, il buco del culo, che era rimasto accigliatamente ai margini, colse l'occasione per sparigliare il tavolo e si candidò...umoristicamente, si direbbe, a giudicare dai gorgoglii e dagli sbuffi di riso di tutti gli altri, per una volta solidali..contro di lui. Facilmente, ritenevano. Fu, invece, allora, che, senza pensarci, il buco del culo, offeso e mortificato, si chiuse ermeticamente in se stesso. Per alcune ore non avvenne nulla. Dopo due, tre giorni l'organismo cominciò ad avvertire un vago disagio, ma, dopo una settimana, tutti gli organi cominciarono ad essere interessati da una crecente sofferenza, che si alimentava di tossine sempre più aggressive, mano a mano che si riproducevano. Fu così che gli organi, obtorto collo, sotto l'impulso razionale del cervello si rivolsero al buco del culo, dapprima con toni scandalizzati ed ingiuntivi, infine supplici, perché si aprisse alle evidenti ( loro ) necessità ed assumesse un atteggiamento più collaborativo e beante. Il buco del culo tergiversò, sembrò non avere ancora smaltita la rabbia e che non ne volesse proprio sapere. Poi pose l'aut-aut: dal momento che senza la mia fondamentale facoltà di aprirmi e di chiudermi, a seconda delle circostanze, a tutti voi ed a ciascuno è riservata, ormai, una breve, oltre che precaria sopravvivenza, mi sembra imprescindibile che mi nominiate vostro re. E così fu". L'importanza del ruolo esecutivo deve essere analoga.

Milone

Caro Milone, la vita in azienda si fa sempre più pallosa. L'assenza di dialettica, cioè di vitalità, induce alla mestizia esistenziale e non all'enfasi del successo perseguito che, una volta ottenuto, ci lascerà tali e quali a prima e ci solleciterà un'insensata ( per noi ) coazione a ripetere. Non credevo che i colleghi leggessero gli slogans quotidiani del portale del Credem'a me e tuttora penso che gli scrivani zoppicanti che si cimentano sui forum siano solo degli indossatori della Max Mara. Prendo atto che un embrione di dissenso ha suscitato un abbozzo di dibattito. E' purtroppo vero che i presunti interlocutori sono in realtà degli ominidi d'apparato e degli squadristi potenziali, date le intimidazioni e le minacce, neppur troppo velate. Segnali di una arcaica mafia agraria. E' comunque un piccolo successo che qualcuno abbia, per la prima volta, avvertito la presenza di una voce critica, che, senza presumere di azzeccarla tutte le volte, non sia però costretta a mascherarsi e a nascondersi. Quando il carteggio era limitato a noi due, l'espressione era intimista, leggera ed ironica, mentre ora sembra suscitare davvero gladiatorie contese, limitate a due soggetti: uno collettivo ed uno singolo, privato. Esclusivamente, per ora, nell'ambito ristretto dei ginnasiarchi aziendali. Le intimidazioni e le censure si manifestano perché si teme il contagio o anche solo la muta approvazione di non so quante persone. Io non posso saperlo, perché non detengo i dati che il minuto monitoraggio spionistico della strana banca procura. Rimane assente, sullo sfondo, la maggioranza silenziosa del Credem, quella che lavora gratis, che viaggia a sue prevalenti spese, che opera a ritmi da cottimo e che sa, in cuor suo, che se non troverà un ingaggio più remunerativo, si sarà definitivamente appaltata, con ingenuo entusiasmo, ad un'organizzazione che vede i diritti giuslavoristici come una rapina impropria perpetrata ai suoi danni.