lunedì 19 marzo 2012

Paradossi e virtuosismi.

Caro Adolfo, scusa per la confidenza, ma la trepida consapevolezza di dover vincere insieme, mi conforta nella familiarità. E' con te, per te, soprattutto con te, che dovremo vincere. Delle altre componenti dell'Invincibile Armata non è dato sapere, ma, in nome tuo, che tutto domini e conosci, andremo indomiti all'assalto. In un anno nel quale, secondo l'Ufficio studi della Confindustria, il PIL è calato del 6% in Italia, realizzando la peggior performance nel G7 e segnando un punto in più di deficit rispetto a quanto ci toccò durante la famigerata crisi del '29-'30, ci conferma nella consapevolezza della nostra extraterritorialità e nella virtuosa estraneità alle vicende di questo colpevole Paese, che non ci merita. L'avere conseguito 96 mln di utili, mentre l'Italia va a rotoli e nonostante l'assalto ai nostri forzieri degli avidi gabellieri statali, per i quali abbiamo già predisposto le riserve necessarie a coprire i probabili effetti di un costume, tanto condiviso nel nostro ambiente, da non costituire causa di vergogna, ma tanto usuale da non poter essere stato occasionale, ci riempie di legittimo orgoglio. Abbiamo conservato le posizioni anche nell'intermediazione finanziaria, impresa tanto ardua in un anno di slavine incessanti e realizzato una percentuale di impieghi tale da non poter essere stati altro che impieghi domestici o dominicali. Se il reinvestimento non ha interessato solo la Casa madre e i suoi ascosi satelliti, in una frenetica, ma controllata, partita di giro, deve essersi trattato di una sfilata, simile agli elegantissimi happening che si svolgono in periodo pre quaresimale nei patrizi palazzi veneziani, con pubblica offerta di gratuito spettacolo al popolo, ebbro di entusiasmo, lungo le calli, fra i palazzi illuminati e i riflessi della luna. Noi, caro Adolfo, adepti della tua dottrina, che deve essere anche quella degli altri associati all'impresa, pronti alla difesa, a spadino sguainato, ma disposti a rivelarsi solo ai parenti - fratelli o cugini - al termine di ogni cerimonia di accoglienza e di iniziazione, con popolare rusticità, ci lisciamo il ventre e ci freghiamo le mani, in attesa di fruire dei denari della tua generosità e degli altri soci vincitori, insieme a noi. Non assisteremo più a questa stranezza ambientale, per la quale, nonostante mai, un ghello, che non sia stato offensiva elemosina, sia stato destinato a foraggiare le salmerie delle tue truppe, nessuna voce si levi, critica e forte e, soprattutto desiderosa di sapere dove sono finiti i soldi. E veramente, il nostro, un mondo speciale e arcano, dove tutti lavorano, pochi guadagnano e le regole sono il precipitato di equilibri intrinseci e decontestualizzati. E' tutto così bello, Credem'a me. Tuo affezionatissimo, Milone

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