domenica 31 marzo 2013

Il Consiglio dei geronti.

Il potere salvaguarda se stesso. Il Presidente, in scadenza fra 15 giorni, ha subornato, per la seconda volta in quindici mesi la democrazia. Una specie di generale Jaruzelski italiano. E' lui e i vecchi partiti ad esere causa della crisi, non il popolo elettore che, sia pur dimostrando la divisione nazionale nei fatti, si è espresso con chiarezza. Il vecchio comunista, il realista di tutte le reazionarietà e di tutte le solidarietà nazionali, ha ancora steso una coltre di pudico conformismo sulla realtà italiana, cercando la complicità tecnocratica dell'Europa minore - la Germania e basta - che ha i mezzi per pretendere di comandare, a scapito di tutti gli altri: la stragrande maggioranza -. In questo Paese cattolico, sono i preesistenti apparati, ancorché in crisi, a "illuminare" la realtà che cambia, in un'eterna controriforma. Comunisti e cattolici si sarebbero rappattumati da quel dì, se non fossero stati gli "ingenui" americani ad impedirlo per almeno trent'anni, durante i quali la tradizione nazionale si conservò con i paramenti dello Stato teocratico clientelare e prima che la tragedia di Aldo moro ( e della sua sventurata scorta ) precipitasse, nell'immediata indifferenza dei suoi stessi compagni di partito e nell'intransigenza del partito della fermezza berlingueriano. Il "migliorista" Napolitano, come già Dalema, si sono dimostrati i migliori alleati della destra, non avendo potuto deliziarci con i caratteri del loro specifico format di potere che, solo per una ripartizione post bellica delle aree di influenza in Europa, ci fu risparmiato. Tocca adesso all'Europa finanziaria ed ai suoi gerontocrati epigoni, come nella Cina istituzionale. Per essere ancora liberi, questo progetto non dovrà avere buon esito.

sabato 30 marzo 2013

La mala Pasqua.

Pasqua in India per i Marò. Se non li avessero trattenuti, sperando che gli Indiani abbozzassero, per restituirli immediatamente per non perdere le commesse commerciali, probabilmente sarebbero di ritorno, in licenza premio. Parodia della vita militare. Parodia dei compiti e dei ruoli che li hanno portati a sparare su barchette lillipuziane sotto la parete di una petroliera perché il Ministro La Rissa aveva sognato di essere tornato ai bei tempi del Duce, allorché le forze armate nazionali difendevano gli affari e i corporativi lavoratori italiani. Forse aveva visto qualche telefilm e aveva scambiato i contractor's con i soldati tutori della Patria. Secondo rituali istituzionali che il grillismo ha messo in discussione senza avere per ora le competenze e le esperienza da proporre, gli egoismi corporativi la fanno da padroni, mandano in vacca la nazione, addentano grifagni il proprio osso e ci si sdraiano sopra dopo averlo sotterrato. Probabilmente il Prefetto Cancellieri sarà prefettiziamente nominato anche a commissariare il Governo, dopo il Teatro Bellini di Catania, il Comune di Bologna, il Comune di Parma ed aver ricoperto il ruolo di Ministro di polizia, avendo quindi acquisito una buona conoscenza del territorio italiano, delle sue specificità e criticità in termini di ordine pubblico. Con Monti o Grilli all'economia, avremo fatto un giro di polka. Lo spread oscilla e tende ad alzarsi, ma non lo fa in maniera imperiosa come lo stallo suggerirebbe. Aspetta che la crisi sia dichiarata, conclamata ed evidente e poi si scatenerà un attacco agli equilibri politici più che agli assetti finanziari. Un vero e proprio sistema di potere, dunque. Il mondo della produzione si trascina di cassa integrazione in manutenzione degli impianti; interi settori merceologici sono senza commesse. Solo la finanza impazza, proterva ed evenescente, alimentandosi dalle e sulle crisi che provoca e rielabora. Le banche italiane sono in parte in via di commissariamento, oggetto delle attenzioni appropriative parziali di altre entità del settore che dispongono di risorse maggiori, le tengono gelosamente in cassa, evadono e aspettano di approfittare delle disgrazie altrui. Codeste, per ottenere i loro scopi, prepensionano tutti coloro che mostrano segni di rallentamento, di stanchezza rispetto ai continui, incessanti rilanci di un metodo di spremitura e sfruttamento, al quale si dedicano in via ordinaria e in via straordinaria, quale unico scopo delle loro possibilità di investimento e quale unica destinazione delle maestranze, irretite e annichilite da una propaganda ebete e volgare, intimidatoria e irrispettosa. In silenzio, progettano di chiudere sportelli, di trasferirne gli occupanti secondo logiche di redistribuzione delle iniziative commerciali, da monitorare e valutare nel breve e di favorirne l'abbandono, le dimissioni, di chiunque, a scapito della sua salute e in ragione delle sue necessità, si sforzi di rimanere al traino del carro. Al servizio di privati costumi. Il Presidente della Repubblica uscente, nel sottolineare la permanenza in servizio di un Governo tecnico sconfessato nelle urne per la pervicacia del suo Presidente nel presentarsi alle elezioni, nella sua veste di senatore a vita, si affiderà a due "comitati di saggi" - si suppone di opposte tendenze, ma parimenti "saggi" - per fingere di cercare di forzare inconciliabilità che sono radicate nei rispettitvi ellettorati o in gran parte di essi. Per non far lacerare istituzioni serve, si lacererà ancora una volta il tessuto sociale, al servizio di quei poteri sovranazionali che, per l'ennesima volta, ci costringono ai loro voleri. Così gli evasori fiscali potranno riportare in Italia parte delle loro sostanze trafugate e non più impiegabili in B.O.T., come avveniva in passato, con complice e silente, vorrei dire "saggia", accondiscendenza degli apparati dello Stato medesimo. Come per la mafia, ecc.

Sembianti.

Ras di Ferrara fu Italo Balbo, un modello dell'«uomo nuovo fascista». S'era fatto il cursus honorum del gerarca sanguinolento: scampoli di gloria feroce tra i volontari della carneficina nella «grande guerra», capo delle «squadracce» al soldo degli agrari, quando bastonature e omicidi di avversari politici mostravano il «senso dello Stato» del primo fascismo, comandante generale della milizia. Implicato nell'assassinio di Don Minzoni, arrivò in Parlamento e presto giunse al governo. A Ferrara il 26 sono ritornati gli squadristi. Balbo mancava, è vero, ma s'è trovato un sostituto degno. Rivendicavano il diritto d'ammazzare impunemente e non a caso il colpo vibrato in piazza era assassino: mirato al cuore d'un madre - l'immensa Patrizia Aldovrandi - per fermarne il palpito di dignità, la passione e l'indomito coraggio. Chi ha voluto vederla, l'ha vista bene l'Italia di questi tempi bui: un Paese nel quale l'umanità spesso è donna, ma molto più spesso si perde in una divisa che mostra i distintivi della guerra. La guerra, sì, che la Costituzione ripudia ma offre la leva per la polizia della repubblica antifascista: Medio Oriente, Balcani e Afghanistan. Un'Italia in cui la Caporetto dei valori della Resistenza- di questo ormai si tratta, non di altro - non si spiega semplicemente col berlusconismo, ma chiama alla mente - ed è un morire di dolore - Piero Gobetti e la sua terribile sentenza: il fascismo malattia congenita della nostra storia, la natura elitaria del Risorgimento, un potere mai saldo in mano al "popolo sovrano" e sempre molto lontano dai cittadini. Chiama alla mente lontani maestri, appena tornati in armi dai monti partigiani e subito impegnati a scrivere una Carta Costituzionale tesa a colmare lo storico deficit di partecipazione. Quella Costituzione che ormai non conta più. La crisi economica procede di pari passo con lo smantellamento della democrazia. Si sono visti chiari i segnali d'asfissia d'una politica priva di respiro ideale e s'è misurato l'abisso che ci attende, se non sapremo restituire al dibattito sullo stato dell'economia, il contributo decisivo di storici e filosofi. In un Paese che dopo la Liberazione non mandò a casa sciarpe littorie, sansepolcristi, scienziati della razza, questori, prefetti e magistrati mussoliniani e chiamò a presiedere la Corte Costituzione quell'Azzariti già capo del "tribunale della razza", sono vent'anni ormai che, a parlare d'antifascismo, si disturba il manovratore. Vent'anni che si batte la grancassa su una inesistente ferocia partigiana e si trova la sinistra consenziente. Mentre Veltroni e i suoi cancellavano dalle rare sedi del «partito liquido» persino il ricordo dei partigiani - si fa un gran parlare di donne, ma a Napoli il Pd ha eliminato dalla sua sede la partigiana Maddalena Cerasuolo - l'accademia s'è adeguata. In questo clima, dopo le acrobazie dei lacrimogeni sui tetti del ministero di Grazie e Giustizia, le violenze di Napoli e Genova e gli indiscriminati attestati di stima agli immancabili servitori dello Stato, più che la resurrezione di Balbo a Ferrara, stupisce lo stupore sbigottito di chi solo oggi intuisce l'esito fatale di un vergognoso revisionismo. Perché meravigliarsi della polizia, dopo che s'è voluto ridurre l'antifascismo a una questione privata tra veterocomunisti e neosquadristi, dopo l'armadio della vergogna e l'inascoltato allarme di Mimmo Franzinelli, che ci ha ammonito sul significato profondo d'una amnistia che fu colpo si spugna e sancì la continuità con lo Stato fascista? Rinnegata la propria storia, attestata a difesa di un'Europa che Spinelli ripudierebbe, collocato in soffitta Marx per far le fusa al liberismo targato Monti, era fatale che la polizia tornasse alla tradizione dell'Italia liberalfascista e si facessero nuovamente i conti con Frezzi massacrato di botte, Acciarito torturato e Bresci suicidato. Qui non si tratta di solidarietà di corpo. Emilio Gentile l'ha spiegato chiaramente: la mistica fascista del cameratismo fu il fulcro di una identità nuova che, nel cuore d'un crisi, fuse in anima collettiva l'individualismo solitario dell'eroe, sicché i "rigenerati della guerra" pretesero di essere "rigeneratori della politica". Quand'è che il Parlamento pretenderà che si accenda la luce sui meccanismi di reclutamento delle forze dell'ordine e sulla loro formazione culturale e politica? Il fascismo dei mazzieri è solo l'espressione materiale e strumentale del risorgente sembiante che si è mascherato, dissimulato, ma che aveva già dato sentore di sé all'epoca del primo centro-sinistra di Aldo Moro, quando la presenza dei socialisti al Governo, che fu foriera dello sviluppo possibile dell'Italia attraverso le nazionalizzazioni e, successivamente, con l'introduzione dei divorzio e dell'aborto nella legislazione civile, il Piano Solo del Generale De Lorenzo sfiorò il colpo di Stato, d'accordo con Antonio Segni, Presidente della repubblica e degli agrari ( sardi ) e gli evasori e gli accumulatori portarono per la prima volta, nel dopo guerra, i soldi trafugati all'estero. E' questa l'Italia che fa schifo ed è. è sempre stata, maggioritaria. Purtroppo, fuori di un contesto più organico ed evoluto, questo paese slavinerebbe in un terzomondismo egoista, pieno di espressioni retoriche, di francescanesimi negli atteggiamenti, di ipocrisia e di spirito di sopraffazione. Per questo, anche in assenza di espressioni oppositive, è bene che, nella coscienza e nello spirito critico di ciascuno, questi contenuti regressivi siano monitorati e studiati. I quattro agenti, scontati tre anni di reclusione per un delitto efferato ( uno di loro, ai domiciliari ) torneranno in servizio sulle volanti, come stabilito dal "comitato di disciplina", speriamo di non incontrarli mai. Quello di cui si parla è il costume ordinario della polizia di pattuglia e a dimostrarlo è la "mitezza" della pena e la "sensibilità" verso i "colleghi" nell'interpretazione dei regolamenti interni. Ecco come e perché la manifestazione di un'altra pattuglia è stata possibile sotto le finestre del "comune" dove lavora la madre, che ha reagito da par suo.

martedì 26 marzo 2013

Fantasticherie.

Per salvare i Paesi non virtuosi e l'euro, bisognerebbe far entrare la Svizzera nell'Unione europea, come la parte greca di Cipro, e applicarle un prelievo - se lo desiderano, completamente anonimo - del 30% sui depositi superiori ai 100.000 euro, custoditi nei suoi forzieri. Sarebbe una giusta forma di progressività nei confronti degli oligarchi "concittadini pigs" dell'Europa insolvente e non approfitterebbe della corruzione esogena di quelli russi, extra,ex comunisti. Ma la Svizzera è sempre rimasta neutrale, come la Chiesa, neutrale anche nei confronti del bene e del male, verso i quali ha sempre, nei fatti, svolto una funzione mediatoria, assolutoria e giustificatrice, inquinando anche la coscienza civile di interi popoli e quella individuale di tante persone, se se ne ascolta la vulgata filosofica. A proposito, perché non far entrare in Europa anche il Vaticano e lo I.O.R., quarta entità finanziaria al mondo e, casomai, San Marino, per non trascurare i piccoli Paradisi. La distrazione dei popoli è grave e la sfacciataggine dei tecnici e dei profeti dell'inganno rimane impunita.

A chi servono le "parti sociali"?

Lo stoico esploratore incaricato, si è attardato - dopo che erano state ignorate da tutti - nel raccogliere il parere delle "parti sociali". In un'ottica di sinistra tradizionale è stato un passaggio dovuto, ma in rapporto alla realtà percepita, ne hanno rimarcato l'inaridimento e la separatezza. "Parti sociali" sono infatti parole che albergano nel Palazzo, non nella società e oggi definiscono organizzazioni in profonda crisi di rappresentanza e di risultati. Organizzazioni che si sorreggono reciprocamente, lasciando cadere qualche d'uno della babilonica compagine, nella speranza, per ora frustrata, di irrobustirsi a sue spese. Quel che cercano insieme è un disperato e disperante ruolo istituzionale. Il termine "parti sociali" nasce dal profondo del pensiero democristiano, dal quale non riusciamo ad affrancarci e dal quale, a destra come a sinistra, sembriamo condannati ad essere governati. In forme dissimulate, ormai dispero di non morire democristiano. Evidentemente, l'humus cattolico, ma nel senso di bottega, è seme - per me inquinante - di civismo minore e di fameliche aspettative. Secondo questa ideologia, lavoratori e imprese hanno i medesimi interessi e, in concordia, stanno tutti nella stessa barca e si rivolgono alla politica che sta ad un livello superiore, senza ammettere che è stato proprio questo approccio popolaresco e contingente a impedire, dopo due, tre generazioni, l'emergere di una compagine sociale ed economica robusta. Per salvarsi, i Tribuni della Plebe ricercano un ruolo istituzionale che non è mai stato loro concesso e che, se lo sarà, sancirà la minorità della politica tutta. Facile è stata la corruttela verso chi, anziché preoccuparsi di far crescere i lavoratori, si preoccupava solo della sua vanità e della sua famiglia. Dopo la prima tangentopoli, i sindacati confederali hanno svolto un ruolo di supplenza ai partiti, travolti con la prima Repubblica, ma riassestatisi sotto traccia, attraverso dicotomie opportune ma tutt'altro che di principio, bensì solo di riferimento opportunistico e tattico. Nonostante Berlusconi, che fa politica in funzione antigiudiziaria e che, comunque, come è ovvio, rappresenta e tutela solo gli interessi dei furbi elusori ed evasori delle imposte, parte del sindacato ha cercato legittimazione anche dove e se non contava nulla e ha perso parte della sua legittimità nei confronti dei lavoratori, tranne quelli desiderosi di favori, provocando un'osmosi, nei due sensi, che ne ha abbassato le difese. Alla fine, al sindacato corrivo veniva spiegato quanto era stato già deciso. Monti, infine, ha più volte affermato che non avrebbe subito l'influenza delle "parti sociali". Perché le convocava. allora? L'espressione "parti sociali" ha accompagnato tutto il percorso della crisi della rappresentanza. In sostanza, la funzione della "parti sociali" si è rivelata inutile. All'uscita dalle consultazioni, i sindacati - alias le "parti socilai" - hanno invocato l'abolizione dell'IMU. Già che c'erano potevano riproporre Berlusconi come Presidente del Consiglio; si sono dimostrati convinti che la tassa emblematica abbia penalizzato la sinistra di governo, senza neppur cogliere la confusione mentale che stava all'origine della richiesta. Che fosse solo pubblicità? Anche la CGIL, che ha chiesto anche lo sblocco dei crediti alle imprese, come se le banche fossero ancora pubbliche, sostituendosi, o meglio, affiancandosi a Confindustria. Anche Confindustria, Unindustria non hanno portato un contributo importante alle decisioni da prendere; hanno riaffermato che bisogna fare presto, lasciando implicitamente inespresso che cosa, ma nessuno si è speso sulle politiche di austerità, su quanto sta avvendo in due terzi d'Europa, sui vincolo di bilancio. Prosegue, assoluto, il silenzio e l'assenza dei sindacati sulla previdenza, sull'età per accedervi, sullo sfruttamento del precariato. Delle pensioni, in particolare, nessuno ha parlato, né in campagna elettorale, né in sede di consultazioni per la formazione del Governo. I differiti,ormai, sono entrati in una terra di nessuno. Ci deve essere un legame tra la catastrofe che colpisce il lavoro e la funzione attualmente inutile della "parti sociali". Le imprese, che rispetto, protestino per sé. I lavoratori hanno bisogno di sindacati che smettano di recitare il ruolo della "parti sociali" e siano solo di parte, dalla loro parte.

domenica 24 marzo 2013

Confuse semplificazioni.

Il risultato elettorale è stato semplice e chiaro. La torta è stata divisa in tre spicchi uniformi: il movimento di coloro che non accettano, per nessun motivo, di pagare le tase, il partito di coloro che ne esigono la progressività e l'incassabilità e ne chiedono la redistribuzione sociale dei cespiti e il movimento di coloro che non vogliono farsi irretire da tattiche parlamentari e aspirano all'implosione del sistema. Nell'ambito del Partito democratico, la socialità della spesa è subordinata ad una congerie di clientele consolidate che si contendono la leadership del partito, tradizionale formulazione della compagine politica, nella quale con più facilità si possono spartire denari e influenze. Tornando al voto, si è trattato, quindi, di un'espressione che ha tenuto conto solo delle sensibilità interne alla stratificata compagine nazionale, come se non dipendessimo, ormai, da un patto di stabilità che ci consegna, come un'azienda qualsiasi, ai piani di rientro della BCE ed alla futura alienazione dei nostri asset strategici, integrati nella progettualità della Germania, mentre Finlandesi ed altri nord europei, già subordinano prestiti irrecuperabili, perché andrebbero dispersi negli ambiti clientelari italiani, al pignoramento e all'appropriazione di lotti turistici, monumenti e alberghi. E' la stessa politica, funzionale allo stesso fine, che hanno perseguito in Paesi non allineati come la ex Jugoslavia, dove gli esercizi alberghieri erano spesso di loro proprietà, anche se affidati in gestione a incaricati locali, ma aveva almeno la veste di finanziamenti diretti in cambio di facilitazioni allo sfruttamento turistico. Nulla di originale, dunque, neppure le lobby costitutive del Movimento del Senatore a vita Mario Monti, che si è barricato nel suo fortino dove tiene lezioni a favore dei suoi privilegiati mandatari, ma nel quale, le milizie dal doppio e triplo cognome sono in gran parte costituite dai "carini" di Cordero di Montezemolo. Nulla di nuovo, tranne il nostro definitivo assorbimento nell'area di rivalsa di un'Unione europea nella quale lo spirito di sussidiarietà economica è assente, come era logico aspettarsi, mancando forze contrarie in grado di farsi valere coi fatti, ma che è stata inconsapevolmente data per certa e con falsa sicumera indotta presso le disinformate opinioni pubbliche delle nazioni meno attrezzate, meno coese e più corrotte. Perché, quindi, tante facce di circostanza? La democrazia è sentimento dell'uomo della strada e come tale va accettata e rispettata. Il guaio è che la democrazia stessa - che è stata sospesa una prima volta e tante volte tradita nella prassi, complici i tanti "portoghesi" dei banchetti - ad essere sub judice, a rischio. Perderla sarebbe come avvertire, per la prima volta, il bisogno dell'aria.

Francescanesimi gesuitici.

Il Papa dei poveri e degli umili, che si spoglia degli orpelli e indossa un senplice saio bianco. Questo Papa è un gesuita, ha conosciuto la condizione del figlio di emigranti, la povertà dei barrios bonarensi. E' un politico. Lo è per formazione e per esperienza. La Chiesa cattolica che si era valsa della dottrina teologica di Ratzinger, che ha avuto cura di creare un corpo cardinalizio di provati conservatori aconciliari, ha ora eletto un politico consumato per portare pubblicitariamente nel mondo la modestia e la rinuncia, in effigie. Ieri erano seduti fianco a fianco, affratellati in un continuum schermato e manifestato dal candore degli abiti identici, come di due fantasmi. Si porrà come Papa Francesco nei confronti dei poveri e degli emerginati nei barrios e nelle favelas dell'America latina e nei rispetti delle preponderanti aree di degrado e miseria, morale e materiale, degli esclusi dall'istruzione e dal lavoro delle economie capitalistiche in crisi che tanto impauriscono chi ha qualcosa da perdere, gente che non ha mai contemplato gli outsiders del personale tornaconto che non siano utili o disposti a farsi utilizzare. Sarà scenograficamente fratello anche del continente africano, escluso e relegato perchè troppo arretrato rispetto alle dinamiche economiche e finanziarie, ancor di più di quanto lo fu all'apoca dello schiavismo e, in tempi più recenti, di quanto lo fu all'epoca del post colonialismo, durante il quale sembravano essersi poste le basi, dolorose, di un processo sperequato, ma di inclusione nel circo e nel circuito economico? ( Sempreché queste influenze indotte dallo scopo "evolutivamente" depredatorio e sfruttatore, siano utili e positive, per popolazioni che vivevano la loro aderenza alla natura e non avvertivano il bisogno di conoscere la speculazione e la gara a sopraffarsi e culti esogeni per consolarsi rispetto alla "nuova" sofferenza. )Oggi, lo sfruttamento delle risorse è demandato direttamente alle holding internazionali, mentre gi Stati nazionali sono impegnati in altri contesti europei e mondiali, a contendersi finanziariamente la supremazia, sostituiva delle guerre fra di loro e foriera delle stesse conseguenze delle guerre su gran parte della popolazione civile. Per l'influenza dell'immigrazione islamica, pur non uniforme ideologicamente, ritualmente, culturalmente, le società europee andranno soggette a profonde ibridazioni nelle loro periferie e presso la parte povera e culturalmente poco corazzata della propria popolazione. Gli effetti non sono prevedibili. Ecco che il gesuita Francesco prende l'iniziativa del dialogo triangolare fra cattolici, musulmani e atei, le tre categorie universalistiche del sentimento e della ragione umani. Anche se ha salutato, fra i primi, il Rabbino capo della comunità romana, ben più antica della sua, sono proprio gli Ebrei ad aver drizzato per primi le antenne , intravedendo la possibilità di nuovi guai, provenienti da un ecumenismo tutto politico, al quale loro sono sempre rimasti estranei, pagandone sempre ingiuste conseguenze, fino ad approdare alla barbarica ( fuori di retorica ) persecuzione eliminatoria della Germania nazista. Papa Francesco sa che gli anni a venire saranno caratterizzati dalla povertà e dalla relegazionee e si propone come modello pastorale della sofferenza da privazione, senza incidere minimamente - pur proclamamdole - sulle sue cause morali. E' un conoscere, un prevedere e un assistere senza tentare di prendere di petto i fenomeni, senza confondersi con le beghe del mondo che li provocano, demandando tutto alla vita dopo la vita. Una osservazione ora censoria, ora silente. Se dio c'è - sembrano suggerire - a volte sembra dormire e ha spesso consentito le nequizie più atroci senza intervenire e noi, animati da una fede ragionevolmente imperscrutabile, ci adeguiamo. Autodefinendosi solo Vescovo di Roma e non indossando l'ermellino, è sembrato precludere a un sempre contrastato, sia localmente, sia nella Curia, comunitarismo, che sarà sperimentabile se saranno attenuati e rivisti vincoli e cerimoniali ( che servono a tenere unite esperienze diversissime ), anche i vincoli celibatari, pur temutissimi per via delle leggi successorie. Un Concilio, dunque, dopo che il II non ha avuto attuazione e che si sono riportate ai blocchi le impostazioni tradizionali, che modifichi la situazione materiale, liturgica e dogmatica della Chiesa, che usa un linguaggio sempliciotto per i fedeli del gregge e coltiva raffinate ancorchè arcaiche finezze elitarie. In attesa che anche le suore rivendichino, con esplicitazioni verbali e comportamentali ( non lo faranno mai )l'espressione della loro sessualità, che ogni problema risolto, cioè, ne trascini una quantità geometrica, assisteremo alla pièce e, al primo buon giorno! esploderemo felici. Saremo felici solo durante lo spettacolo e, per questo, assiteremo a rimaneggiamenti e repliche.

sabato 23 marzo 2013

Paradigmi minori.

Lavorare per il padrone significa interpretarne le direttive e assumerne gli atteggiamenti. lavorare per il padrone significa servirne tanti altri, individualmente e personalmente. Lavorare per il padrone significa sentirsi dipendenti dal suo destino e, quindi, compiacersi per i suoi successi, pur ricavandone una irrilevante mercede. Lavorare per il padrone significa esserne sospettati, controllati, vendicativamente ridimensionati ogni qual volta lo si infastidisce con comportamenti privati che contraddicano il suo interesse. Lavorare per il padrone e i suoi clienti significa atteggiarsi a salottieri, superficiali costumi, significa farsi cliente dei clienti, accompagnarli alla porta, al di fuori, per poi rientarre con loro, uno dopo l'altro, per l'intera giornata. Lavorare per il padrone significa interiorizzare i propri compiti come una governante devota che, vivendo nella casa e non contemplando possibilità di vita individuale, non si corichi prima di aver terminato ogni dettaglio di ogni possibile incombenza e sia la prima a levarsi al mattino, per far trovare tutto apparecchiato, confermando il padrone che la vita - che non può essere che, esclusivamente, la sua - sia proprio questa.

Paradigmi.

Nelle spire della crisi, i tribuni della plebe si interrogano sulle loro possibilità di mantenere una strutturazione uguale o simile all'attuale. Non è la crisi finanziaria a fargli paura, ma come tutti i poteri costituiti, temono che l'adattamento politico agli eventi socio-economici possa travolgerli. I sindacati sono libere associazioni private, sono costituzionalmente garantiti, ma rivestono la specie delle associazioni non riconosciute, costituite cioè ai fini statutari da liberi aderenti e la cui influenza è o dovrebbe essere strettamente subordinata alla rappresentaza numerica dei loro soci. Per ragioni storiche e politiche, i sindacati hanno preso forma ed espressione confederale, vale a dire di struttura burocratica unificante delle diverse categorie lavorative che la compongono, o in veste categoriale o di mestiere, per l'importanza e la specificità di taluni settori, come quello del Credito. Proprio perché espressione spesso maggioritaria, in gangli strategici dell'economia, hanno mascherato in termini particolaristici, il mandato e l'appoggio ( palese presso i confederali ) dei partiti politici o di parti importanti di essi e hanno spacciato un DNA diverso, ma non incompatibile, con ibridazioni collaborative. E' per questi motivi che la FABI, costituitasi a Genova nel 1948, per iniziativa di un gruppo di Aclisti, si è subito affermata e tutt'oggi si mantiene ai vertici della rappresentanza di una categoria, che pur è stata precocemente depauperata di quarantamila unità e si sta ben posizionanado anche nel target dei pensionati e degli esodati o differiti previdenziali. La FABI, quindi, ha schermato e filtrato nel corso di tutti questi decenni, l'influenza politica della CGIL e calmierato anche quella democristiana della CISL e sostituito la UIL nella gestione - ovviamente non dichiarata - delle opportunità e delle carriere. Questa disamina è necessariamente semplificatoria perché le tipologie bancarie sono state, dal 1948 ad oggi, le più variegate, anche nell'ambito del "grande" credito e ciascuna di queste maxi tipologie andrebbe esaminata a parte. Di una, in particolare, potrei parlare per vita vissuta. Il ciclone finanziario che ne ha investito le apparentemente solidissime fondamenta, ne ha cancellato i marchi: Cariplo, Banco di Roma. Banca Commerciale Italiana. Le ultime nate hanno avuto vita breve e si sono reincarnate in nuove denominazioni, senza più raggiungere la stabilità patrimoniale e di bilancio. Ultimo, in ordine di tempo, il Monte dei Paschi di Siena, dopo che la penultima banca per anzianità, il Credito Romagnolo, è stata fagocitata con OPA ostile - l'unica in Italia - dal Credito italiano, in via, a sua volta, di mutazione. Il lavorio di interessi, ma anche politico che ne ha modificato la fisionomia attraverso lifting sistematici, è stato ed è alla base della mission interna ed internazionale che avrebbero dovuto interpretare e che invece rischia di involversi in altri cataclismi endogeni. Nei fatti, questi grandi Gruppi hanno solo favorito un ricambio nelle maestranze e cercato di imporre un cambiamento nella mentalità. In contesti siffati i sindacati, quelli con una implicita ed evidente vocazione politica, hanno contribuito con contratti e accordi di secondo livello, secondo specificità, a favorire, mediandolo, un fenomeno al quale non hanno mai avuto intenzione e possibilità di opporsi. Il panorama sindacale attuale ci mostra una vocazione dei "moderati" tribuni alla stabilità degli assetti conciliativi, nella speranza di mantenervi l'approdo sicuro che vi hanno mantenuto fino ad ora, mentre la CGIL fa la fronda ad ogni accordo, mobilitando la sua minoranza. Minoranza di nuovo conio, perché parte della minoranza che, almeno, si era opposta alla destrutturazione del settore per quanto atteneva a regole e a diritti, ma che, in seguito ad alchimie congressuali, si è ritrovata in maggioranza, mentre, altri ex maggioritari, espulsi e relegati, hanno vestito i panni dei contestatori. Come comportarsi, quindi, da parte delle sigle maggioritarie, comprendenti anche la Federdirigenti, il Sinfub e la UGL, verso una grande sigla sindacale di prevalente matrice operaia che non riesce a contenere le intemperanze dei suoi movimentisti? Relegandola al secondo tavolo delle trattative. Solo nel Credito? Evidentemente no: è infatti già successo anche nei settori storici dell'operaismo comunista, come quello metalmeccanico. Da queste esclusioni, solo gli operai inquadrati in compagini mansuete hanno avuto benefici, quanto meno hanno ottenuto di poter lavorare, ma, se ne ha ricavato un beneficio l'economia, non si è notato. Non molti hanni fa, ad essere esclusa per qualche anno dal primo tavolo bancario, fu proprio la FABI nonostante che vi avesse il peso specifico maggiore. Se vi sono stati vantaggi per la categoria dei lavoratori, qualcuno me li comunichi. L'adattabilità deve farsi magmatica in un contesto nel quale non sono ravvisabili elementi certi e nel quale si teme e si cerca di contrastare una possibile capacità creativa e dissimulatoria della sinistra, schierandosi con ciò obiettivamente a destra o, che è ( per ora ) lo stesso, al fianco dell'ABI. Nel frattempo, le preoccupazioni concrete degli apparati di gestione non differiscono da quelle dei borghesi risparmiatori. L'analisi si fa sottile, soprattutto in termini fiscali, mentre si cerca a tentoni di individuare le possibili intenzioni di questa o di quella opzione politica e quindi legislativa, sul tappeto. Tutti insieme, dunque nella Mirabilandia di un settore che resta privato, ma pubblicisticamente strategico, nel quale tutti i soggetti di una rappresentazione ripetutamente replicata e nella quale i sindacati moderati vorrebero avere una funzione sostanzialmente istituzionale e monetaristica ( la FABI ) e anche formalmente istituzionale ( la CISL )assumono atteggiamenti regolamentari. La partita del Credito, pur condotta da giocatori in grisaglia, sarà decisiva e coinvolgerà, in termini dialettici, attori fieramente avversi sulla scena. Nell'ipotesi, non peregrina, di uscirne con le ossa rotte, si aumentano gli accantonamenti intestati ad una società di fatto, quale è e resta il sindacato. Dalla consulenza legale e commerciale giungono ammonimenti a non incrementare il reddito da investimenti finanziari, perchè sarebbe pratica incompatibile con gli scopi assistenziali e di rappresentanza dei lavoratori. Come ovviare? Si potrebbe, ad esempio, comperare una nuova sede per il sindacato, destinandole, però, incombenze dissimili da quelle già esercitate im immobili di proprietà, immobilizzando il patrimonio in termini giustificabili. Che differenza c'è con la destinazione degli utili non reinvestiti di tutte le altre associazioni private a scopo di lucro, sia pur declinate in termini di supporto prospettico per un futuro incerto? Da alcuni anni sono state separate giuridicamente e fisicamente, le strutture murarie che ospitano il lavoro dei CAAF, da quelle dedicate al lavoro sindacale, anzi, per i CAAF sono state costuite apposite società di capitali. Dopo tanto affaticarsi in materie amministrative del tutto speculari a quelle aziendali, che cosa e quanto resterà da dedicare alla prassi rivendicativa? Beh, assolutamente nulla, come si evince dall'evanescenza sindacale di molti anni a questa parte. Infatti, il modello rivendicativo, che si alimentò della forza d'inerzia degli autunni caldi degli anni '70, è stata da tempo abbandonata. Sul piano politico e su quello sindacale, si manipola solo l'interpretazione degli eventi e ci si guarda bene dal contrastarli, per non esserne travolti. Un'attività da surfisti.

giovedì 21 marzo 2013

Quando si comincia una costruzione dal tetto..

Basta osservare gli sconvolgimenti sociali - di quelli finanziari m'importa poco - che l'euro-mito ha procurato, per apprezzarne tutta l'evanescenza e l'irrealtà. Per fortuna, perchè degli sconvolgimenti sociali, in queste società desindacalizzate e depoliticizzate se ne farebbero un baffo, l'euro-ipotesi sta procurando veri e prorpi sconquassi istituzionali. Se a mascherare quello greco si presta la politica marcia dei due partiti convergenti nella depredazione, il progetto di prelievo forzoso sui conti ciprioti sta provocando una sorda resistenza di quel mezzo governo, a cavallo fra Europa occidentale e rifugio di capitali russi, estorti o di origine criminale. Quanto le manifestazioni di piazza siano preoccupate della povertà incipiente sui 900.000 greco-ciprioti o funzionali a coprire l'improprio forziere degli oligarchi, non è distinguibile. Ma anche il Portogallo conosce, ignorate dai media, imponenti manifestazioni di protesta di una popolazione immiserita; la Spagna sta declinando più lentamente, date le sue dimensioni, verso la stessa deriva, l'irlanda ha ricominciato a languire, dopo una breve parentesi di innovazione e relativo benessere. Sta di fatto che l'euro, sia economicamente, sia politicamente, è un aborto che andrebbe abbandonato per ritornare al serpente monetario e al range di fluttuazione compatibile con le diversissime dinamiche economiche dei Paesi membri. La costituzione della moneta unica avrebbe dovuto essere l'ultimo atto dell'integrazione basata sulla rappresentanza e sulla salvaguardia delle tradizioni, culture, psicologie e specificità nazionali, già così varie anche al loro interno. Ma questo, evidentemente, non interessava, né interessa a nessuno che rappresenti interessi corposi, dietro il paravento del mandato popolare. Perciò , un'esperienza così incongrua e contraddittoria, andrebbe accompagnata all'estinzione, la meno traumatica che sia possibile. Per quanto attiene all'evidente corresponsabilità della corruzione domestica nel congiurare alla debolezza delle economie meridionali ( Irlanda esclusa )va pur affermato che un lontano processo di integrazione progressiva può solo basarsi sulla modifica civile e morale della politica domestica, in un contesto di unione e di controllo, escludenti se inosservati, ma realistici circa lo stato dell'opera. Altrimenti, il massacro sociale non sarebbe solo uno slogan e, pur nell'indifferenza degli strati privilegiati delle nazioni coinvolte, si accanirebbe per più di una generazione, sulla cittadinanza meno corazzata e ammortizzata, che ha tutta la titolarità per farsi sentire ed ascoltare.

martedì 19 marzo 2013

Dietro la maschera.

Ogni ecosistema è tale non per le sue manifestazioni evidenti, ma per l'humus che le sostiene e che le rende rappresentabili, casomai ingannevolmente evidenti. Verrebbe quindi da chiedersi se l'abnegazione, di per se, sia sufficiente al conseguimento dei fini dichiarati, non una volta per tutte, ma continuamente, incessantemente. Sembrerebbe di no, se ci si sforza di scrutare sotto la cortina fumogena abbondantemente sparsa. Il presunto successo - spesso non è oro quel che luce - sembra riposare su una studiata metodologia speculativa di ogni possibile appropriazione di "stockaggio", sia che riguardi la concorrenza sulle suggestioni riguardo la sorte delle aziende in dificoltà e dei risparmi ivi custoditi, sia riguardo all'uso da farsi delle ridottissime risorse umane da spendere sul mercato. Si tengono riunioni nelle quali vengono indicate alla nostra Condor air force, le possibili prede in difficoltà o già agonizzanti, nostro destinato bottino e si consumano insultanti sceneggiate e reprimende se i risultati attesi non vengono conseguiti, a causa dei rendimenti inferiori offerti. Si pretende, infatti, di favorire l'infedeltà nella cattiva sorte verso aziende in via di commissariamento, secondo un modello distruttivo di appropriazione di ciò che c'è, sfruttando difficoltà e rallentamenti di chi lo detiene. Oltre al disgusto che il metodo, sterile, comporta e che mi fa propendere - non da oggi - per l'opzione pubblica, cioè statale del sistema creditizio, il reticolo inibisce le potenzialità del mercato e, insieme a queste ultime, delle prebende di una categoria che si è mantenuta per decenni al di sopra della media retributiva, riservata al lavoro dipendente e ne riduce le competenze ad una indiscriminata capacità di vendita, ormai indistinguibile da quella di un commesso di negozio. Si spiegano così anche certe scelte meridionalistiche. A metà degli anni '90, tutto il sistema dei banchi meridionali perse ogni autonomia, venne commissariato e, per influenza della Banca d'Italia, fu assegnato ai grandi gruppi bancari. Codesti si accollarono, per questa guisa, oneri crescenti; per sostenerli si dovettero ripetutamente fondere, al dichiarato scopo, per ora rivelatosi velleitario, di costituirsi una base patrimoniale di sostenibilità. Mentre aumentavano di dimensioni, lasciavano per strada numerosi rami d'azienda potati sui quali si avventavano banche e banchette che sottoponevano le acquisizioni a sistematici processi di adattamento e di pulizia etnica. Qualcuno, credetemi, ha infatti rilevato a prezzi di saldo, numerosi sportelli e piccole banche locali, membra sparse di una diffusione a macchia di leopardo, tendente all'ispessimento, ma di rado all'onirica redditività. Ecco quindi che, sotto traccia, prima se ne convertono alcune e poi si comincia a chiuderle, continuando a infierire sulle già tartassate maestranze e ad esclusione di alcuni direttori, prontamente convertitisi, in quella veste, a qualsiasi professione di fede e di qualche "titolare" di portafoglio fiduciario, "raccomanadato" dai suoi fidelizzati clienti. Checché se ne vada cianciando, la gestione corrente continua a basarsi sulla riduzione costante dei costi, proporzionale all'ampliamento della rete e al conseguente indiscriminato incremento della fungibilità e della mobilità territoriale, anche fra aree professionali differenti, in rapporto all'aumentare dell'età e al ridursi delle forze, al trasparente scopo di indurre nei ranghi il maggior numero possibile di dimissioni. La linea del Piave, che cerca di conservare i confini ma che non potrà portare a nessuna vittoria, è diventata l'assoluta discrezionalità di sfruttamento di ogni strumento, nudo: senza inquadramenti, senza orario di lavoro ed evadendo con ogni strattagemma ed ogni complicità, incrementi degli oneri contributivi. La gestione ordinaria di realtà siffatte, si basa in buona parte su lavoro intermittente, a chiamata, poco remunerato alla luce delle convocazioni e delle destinazioni senza preavviso, di pigioni neppur supportate da un contributo aziendale, di un nomadismo verso ridotte lavorative, sopportabile solo grazie ai contributi al sostentamento della famiglia di origine. Oggi, infatti, il lavoro "viene fatto mancare" anche nelle aree ricche, anzi sempre più ricche, ma per pochi, fortificati soggetti, sempre i medesimi, a ben vedere. L'uso e l'abuso della forza lavoro viene esercitato attraverso una calibratissima analisi delle possibilità di incremento reddituale di ogni singola attività svolta, della temporizzazione delle medesime e comportano una appropriazione del potenziale tempo libero di tutti e di ciascuno. L'adattamento o l'abiura avvengono attraverso lunghissimi periodi di prova, durante i quali, o si fa acquisire l'abito mentale della propria enfatica alienazione o ci si può liberare per tempo degli infiltrati, verso i quali il trattamento ambientale si esercita continuamente, anche se non sono soggetti a contratti a termine.

Evoluzioni nel rapporto di lavoro.

E' una storia che - se confermata - avrebbe dell'incredibile quella rimbalzata nelle scorse ore dalle colonne del quotidiano francese Le Monde e che si starebbe consumando in Emilia Romagna, nel cuore del nostro Paese. Nel bar di un'area di servizio autostradale gestita dal gruppo francese Elior, titolare tra gli altri, del marchio My Chef, presentissimo sulle strade, nelle stazioni e negli aeroporti italiani, i dipendenti sarebbero costretti ad indossare degli speciali braccialetti elettronici che invierebbero al datore di lavoro un segnale in ogni ipotesi di immobilità del dipendente superiore al minuto e mezzo. Si tratterebbe di un dispositivo anti-rapina, si giustifica il Gruppo francese che, peraltro, si affretta a precisare di aver ottenuto il via libera dei sindacati. Non ha dubbi, invece, il patrigno di una delle dipendenti che ha parlato – sotto falsa identità – con Le Monde: si tratta di uno strumento di controllo a distanza dei lavoratori. Quale che sia la verità – è obiettivamente difficile credere alla storia di un dispositivo anti-rapina adottato nell'interesse dei lavoratori – ci si ritrova davanti ad un'inaccettabile compressione della privacy dei lavoratori, costretti a giustificare al datore di lavoro, se e quante volte al giorno vanno in bagno ed a muoversi come marionette anche quando ciò non sarebbe necessario. Lavoratori trattati come galeotti con il braccialetto elettronico alla caviglia (n.d.r. quello di My Chef sembrerebbe alla cintura), persone in carne ed ossa controllate come capi di bestiame o, piuttosto, come cavie da laboratorio, costrette a correre in tondo senza sosta. Qual è la sorte dei dati raccolti da My Chef attraverso le cinture elettroniche dei propri lavoratori? Cosa accade a quei dipendenti che commettano la grave "imprudenza" di fermarsi troppo spesso, nel corso del proprio turno, per oltre un minuto e mezzo? My Chef utilizza davvero le informazioni acquisite attraverso il suo "giocattolo ammazza privacy" solo per garantire la sicurezza dei lavoratori e distrugge tutti i dati a fine turno o, invece, li conserva per l'eventualità in cui voglia contestare al lavoratore un eccesso di pigrizia? Le Monde non racconta se la vicenda è già stata portata all'attenzione del Garante per la privacy italiano e se quest'ultimo abbia dato il semaforo verde al trattamento dei dati sulla "immobilità" dei lavoratori ma, se ciò non è ancora avvenuto, sarebbe opportuno che il Garante si attivasse mentre, se è avvenuto, sarebbe interessante capire su quali motivazioni si è ritenuto che, nel nostro Paese, possa considerarsi legittimo misurare - perché di questo si tratta - ogni episodio di immobilità di un addetto ad un bar (n.d.r. e non dell'autista di un treno o di un aereo) superiore al minuto e mezzo, sottoponendo quest'ultimo ad uno stress senza eguali per evitare il beep che lo denuncerebbe pubblicamente come "il pigro del turno". E pensare che, in passato, si è persino discusso sulla compatibilità, con la disciplina sulla privacy, del braccialetto elettronico per i detenuti. Guai a dare sempre la colpa di tutto alla politica ma non c'è dubbio che episodi come questo siano il risultato di una politica nazionale che, specie durante il Governo dei Professori, con l'alibi dell'emergenza economica, ha guardato – e male – solo ai numeri ed ai bilanci lasciando che, in giro per il Paese, si facesse sistematicamente carne da macello di ogni più elementare diritto civile. L'articolo è riportato da L'Espresso in edicola questa settimana. La chiosa è ingenua, così come brutale ed elementare è il comportamento, atto a monitorare la redditività dei malcapitati garzoni, in relazione agli incassi e al consumo di bibite, caffé e panini, rapportato al movimento fisico. Questi metodi padronali sono in voga in ogni piccolo ambiente e, in un modo o nell'altro, godono del consenso implicito dei sindacati che cercano di sopravvivere proprio sulla paura dell'alterazione di una finzione che consente al temuto padrone di tenere in scacco le maestranze "contente", quando non esaltate dai suoi successi, in un contesto di dipendenza nel quale nessuno li rappresenta. Ma il moto perpetuo, i riflessi condizionati, il tempo libero in appalto gratuito,vigono anche altrove e si valgono del consenso apparente eppur effettivo del normalizzato personale. Ogni più elementare diritto civile è stato da tempo e durante lunghi anni, abbandonato. Non si può cadere dalle nuvole, come fa l'articolista, individuandone la genesi e le conseguenze solo dagli ultimi, anzi penultimi colpi di piccone.

sabato 16 marzo 2013

L'armata di riserva dei disoccupati.

Le crisi creano disoccupazione. I disoccupati sono coloro che non obbediscono, FIAT docet. Se si manifestasse una ripresa delle vendite e, conseguentemente, delle produzioni ( il mercato non è uguale per tutti, tranne che per i mercanti di denaro ), i savi operai della vigna sarebbero riassunti - tranne situazioni eccezionali, non vengono neppure licenziati - ma gli operai disubbidienti ( quelli non iscritti alla CISL ) non verrebbero riassunti e, se reimmessi in azienda dai tribunali, non verrebbero reimpiegati, come a molti di loro già capitava in una sorta di limbo pre espulsivo. Il modello industriale riproduce i medesimi meccanismi di conflitto e di esclusione, filtrata e clientelare. Non vi è infatti esclusione se manca il conflitto, ma, in questo caso, non si tratta di relazioni industriali, bensì del sovrapporsi di usi e sub culture ( come quella, quando diventa sovrastrutturale cultura fine a se stessa, del conflitto ) fondiarie, religiose e pauperistiche. In Italia, l'agitarsi di Mario Monti, neo sdentato alle elezioni politiche, per farsi nominare Presidente del Senato per un mese e poi passare alla Presidenza della Repubblica come garante e Commissario della Unione europea, non si perita neppure di mascherare il progetto golpista e sovranazionale della assurda cupola di vetro continentale. Morfeo Napolitano, non so se per strategia o circostanze contingenti, non si è prestato a questo gioco, nel quale il PD è immerso fino al collo, anche con i rimasugli - ma opulenti - della Lega lombarda. Per adesso, i grillini si comportano bene. Il nuovo Papa ha settantasei anni, è un gesuita, l'ordine più aristocraticamente politico della Chiesa. Dicono che sia teologo, ma, figlio di immigrati, ha fatto le scuole tecniche. Poi si è laureato in filosofia in un'Università gesuitica, dove avrà sostenuto un percorso di studi adeguato. A 36 anni anni era Superiore dell'Ordine a Buenos Aires, nonostante che vi fosse entrato a 22. E' quindi uomo dalla carriera uniforme e sistematica. Incappò, quando indossava questa veste, nel colpo di Stato del militari argentini, durante il quale scomparvero milioni di suoi connazionali, selezionati, con metodo nazista, in un Paese in cui tanti gerarchi tedeschi avevano trovato rifugio, sfruttando anche canali vaticani. Ritenevano, i militari, che fossero un'infezione sociale e culturale da estirpare, esattamente quello che pensava Hitler degli Ebrei. La Chiesa tacque, alcuni suoi settori favorirono l'eliminazione degli oppositori attraverso la delazione, anche alcuni sacerdoti impegnati nei barrios e nelle favelas, furono uccisi, un paio riuscirono ad espatriare. Le madri di Plaza de Mayo, ormai nonne, accusano il neo Papa di non avere mai accennato ai desaparecidos, mentre si esibiva in lavande dei piedi ai miserabili ed agli ammalati delle periferie boarensi. Un premio Nobel sostiene che non fu colluso, un giornalista - da molti anni, non da ora - ha pubblicato due libri accusatori e sostiene di detenere nel suo archivio le prove documentali del suo coinvolgimento. Allo stato non esistono, però, prove nè indizi che lo accusino oggettivamente. Sta di fatto che il silenzio della Chiesa verso il fascismo e anche il nazismo è stato sempre assordante, diversamente da quanto fece con il comunismo. Certamente, in ogni sua espressione, anche la più caritatevole, la Chiesa non si rifà mai a canoni democratici, figli di una cultura illuminista della quale è sempre stata competitrice e dalla quale fa discendere l'altro "errore" del mondo moderno: il socialismo e il comunismo. Vale a dire, secondo me, che non c'è da contarci, perché non individua nel fascismo violazioni di quell'ordine "naturale" di cui si fa vestale. Il Papa è di origine italiana come la maggior parte degli Argentini, la cui cultura politica è fascisticamente sedimentaria. Peron era figlio di friulani e la destra peronista era ben più "sociale" della sinistra, un po' come quella del Sindaco di Roma, Alemanno, marito della figlia dell'ultimo ideologo del fascismo italiano, Pino Rauti, scomparso recentemente, che del clientelismo, endemico nella burocratica Roma, ha fatto la cifra della sua amministrazione. Della destra peronista, Bergoglio è stato diplomatico e discreto sostenitore. Sarà stato per la comune passione per il tango, anche coniugale per Juan Domingo e per Menem che ne impalmarono due ballerine. Questo Papa pratica la modestia e, da buon attore, ne interpreta le caratteristiche, ma non mi pare che abbia rinunciato al potere, come si addice a qual si voglia Sacerdote. Per tutti, un'armata di riserva di disoccupati, che l'uomo crea e che il Signore ama. Gli uomini vanno a pranzo insieme per evidenti ragioni politiche.

martedì 12 marzo 2013

Ut unum sint.

Secondo un'inchiesta, apparsa sul Fatto quotidiano del lunedì, sono presenti in Italia nuclei di fondamentalisti religiosi, che dormono con il corpo insaccato in tuniche che evitano il contatto sensorio dei corpi, dotate però di un oblo' circolare per permettere - si dice - la procreazione. La notizia non è originale: era seguace, ad esempio, di questi costumi grezzi anche un famoso artigiano-pasticcere bolognese che, attraverso l'oblò, ha procreato una dinastia di pasticceri-baristi-bottegai, ancora riconoscibilissima dalle similari fattezze e dalla corporatura uniforme , tutti insieme in un frequentato negozio. Che questa sottocultura, alimentata e sedimentata dal sentimento, dai "valori" domestici e assolutamente salvaguardata dal confronto ideologico, filosofico e storico, possa produrre, senza orizzonti temporali, replicanti felici - soprattutto se acompagnata dal benessere dinastico - è realtà che non stupisce; rimane, per fortuna, marginale. Ma il fanatismo religioso non è l'unico ad allignare nelle ridotte e negli anfratti della società. Io conosco una specie dal cromatico sembiante di certi bellissimi pappagalli brasiliani, che vive un'esperienza comunitaria assoluta, nella quale il controllo e la segnalazione di ogni deviazione sono appannaggio di tutti i membri, secondo il modello dell'Opus Dei. Gli adepti si riuniscono una volta alla settimana, dopo aver deposto gli strumenti di lavoro, che, fino allora ( al termine dell'orario previsto ) non ha conosciuto rallentamenti: dal vertice alla base calano le Tavole della Legge ( quella salica ) e i precetti per esser grati al Signore vengono salmodiati ed officiati periodicamente, per trovare applicazione quotidiana, in un sussurrio di levitazioni anche con chi turpiloquia e bestemmia ( ne colgo il paradosso generale ma non me ne adonto, personalmente ) o, privo di favella, grugnisce a brutto muso nel tentativo di farsi capire. Gli adepti sanno che la loro "giusta" mercede è funzionale al raccolto del Signore delle vigne e che solo a prezzo di una fatica che accorcia la vita e la depriva di ogni spirituale alimento, potrà aspirare ad un quarto di quanto gli sarebbe dovuto e che spetta a tutti i loro colleghi della chiesa universale del credito.Il cilicio viene applicato sulle carni e sull'anima degli adepti, fin dal momento della "conferma", quando cioè si è evinto dalla meccanica gestualità e dalla ripetitiva loquela, che il malcapitato è per sempe condizionato. Le concezioni eroiche e dolorose della vita, lo stoicismo fisico - meno quello morale - ne è una delle vissute virtù teologali. Si lavora aggravate dalle gravidanze e si ricomincia, sgravate, daccapo, anche dalla cassa, pur se la gamma delle possibilità è varia. Le teste, se riparte il business delle demolizioni potranno essere opportunamente convertite. Non c'è infatti capocciata che tenga: si sfruttano tutte le possibilità prima che la tumefazione diventi evidente per non alterare l'estetica aziendal-ambientale, si passa la notte con una braciola sulla parte contusa e, con un colorito da maggiordomo vittoriano, ci si fa ritrovare al proprio posto come se nulla fosse stato. In tutto quanto precede c'è uno spiccato barcamenarsi occulto, che si vale anche dell'affacendarsi del cappellano. E' evidente che manca il tempo collaterale alla gestione degli eventi. Tutto quello che esula dal proprio servaggio deve arrovellarsi in spire concentriche che tendono a restringersi in un solo punto. Le avvisaglie delle malattie incipienti, dato che non si possono prendere adeguati periodi di riposo, perché privati di ogni privacy al riguardo, vengono bellamente trascurate, i prelievi sierologici si fanno, ma se danno luogo ad ulteriori necessità di accertamento, non si trova la disponibilità del medico a lavorare di notte. Se poi si decide, arditamente, di cercare di affrontare le proprie patologie sperando che siano di breve durata, si è investiti da uno tsunami di telefonate dei colleghi in stato di semi detenzione e soggetti all'interessamento improprio ed illegale di tristi figure che, a loro volta si barcamenano con impiegati dell'accettazione per non incorrere nelle denunce del personale medico. Le visite fiscali sono frequenti e vengono riservate a chi non si confessa apertamente e non quantifica da sé i tempi del rientro. Gli interventi chirurgici si affrontano all'ultimo momento, lavorando fino alla sera prima ( per non tormentarsi con pensieri traumatizzanti ) e, quando si rientra, i punti di sutura "tirano" ancora, come traspare dalle smorfie e dalla postura deambulatoria dei nostri Enrico Toti. Lo stoicismo minore si subisce, più di quanto si eserciti, allo sportello, nella voliera dei sibili acuti, alimentati da un andirivieni che assomiglia molto a quello dell'orso impazzito per la detenzione in gabbia. Avanti e indietro, indietro e avanti, la civiltà sedentaria è ancora lontana per questi nomadi. Affluenza a ondate improvvise, come se si trattasse di un sol uomo; frotte di nevrotici frettolosi tutti insieme, mentre ai fischi si sovrappongono le chiamate telefoniche con sottofondo vocale. I bottegai chiedono, l'un dopo l'altro, monetine per i resti: scendi e risali, mentre gli avventori scalpitano e quando si lagnano vengono sempre creduti. Mi torna in mente l'arguzia del Dott. Pino che, interrogandomi durante la tregiorni di esame propedeutico all'assunzione, in Corso Vittorio Emanuele II, a Roma, mi chiedeva sornione: " lei lo farebbe il cassiere?" e alla scontata risposta affermativa, soggiungeva " sì, con quella gente che preme, vuol dire la sua e non capisce un cazzo?" Era anche lui uno psicologo, ma di altro genere rispetto a quelli padani e io non sfiorai mai la cassa, che era un bunker chiuso dai vetri e isolato dai saloni delle agenzie. Dicevo delle telefonate incessanti per colleghi quasi mai disponibili e per questo bisognosi di filtro, quando non sono all'esterno, impegnati in qualche battuta di caccia, non propriamente in veste venatoria. I salottini, spesso deserti, vengono improvvisamente occupati da comitive, familiari prevalentemente. Gli officianti sono talvolta della nostra Sinagoga, ma spesso si tratta di "erranti" di altre province che si incontrano a mezza via o, più frequentemente, al domicilio dell'agognato cliente. Il separé è utilizzato anche dagli affluenti dei promotori finanziari che, se non sono consuetudinari, telefonano per prenotarne uno..per un'ora. Se mi capita di dover far attendere qualcuno, in attesa di un'erogazione, mi sembra normale invitarlo ad attendere seduto. Lo fanno, quasi tutti, a luci spente. Comunque a sentire lorsignori, non è mai abbastanza. Si vive, perchè la condizione è più esistenziale che lavorativa, in un contesto organico di semi-clausura, nel quale l'unico scopo è la fortificazione degli azionisti - tutti reggiani - dei clienti del cerchio magico, spesso a loro volta azionisti, cementati da un connubio clientelare ma anche professionale, composto. in molti casi, da dinastiche conoscenze e semiparentali apparentamenti. Una coorte societaria e clientelare, cementata da interessi ed amicizie trasversali, minute e personali, in una immutabile compagine dinastica, nella quale i meritevoli famigli, reclutati nella strada e sottoposti ad una selezione soprattutto culturale e psicologica, fattoreggiano e si controllano reciprocamente, ut unum sint.

Riavvolgimenti del nastro..

A leggere il Corriere della Sera di domenica scorsa, sembrava di essere tornati alla mia infanzia, quando le sensazioni circa l'agitarsi inane del mondo entravano quotidianamente in casa dei miei genitori, sotto forma di stampa, mentre la ricchissima biblioteca mi familiarizzava con ipotesi, ancor vaghe, di cultura che non fosse riservata all'imprinting domestico, pur generosso e ricco, a un ambiente specifico e compiuto in se stesso, di riferimento. Il direttore, Ferruccio De Bortoli, mio follower, ricambiato su twitter, pregava in prima pagina, con l'articolo di fondo, Giorgio Napolitano di farsi rieleggere, per mantenere un riferimento decente nella comunque malmentosa politica italiana. Strano, ho pensato, il più grande quotidiano delle borghesia italiana ridotto a supplicare un comunista di fare quello che, secondo una rigidissima prassi interna - che non ho mai condiviso, pur apprezzandone il peso culturale - i cardinali-comunisti sono sempre stati ed hanno sempre fatto. A un ottantottenne si chiedeva di salvare il salvabile, mentre anche il Papa, con signorile autonomia, aveva deciso ed attuato di abdicare. Il foglio dei lorsignori milanesi aveva a cuore le istituzioni o - come penso - un certo tipo di esse e, soprattutto, un uso istituzionale, che coniugando la conservazione della ricchezza e quella del potere, sapesse imporre la sua gravità golpista sulla volontà popolare, di nuovo ostaggio e territorio di razzia di potenze straniere, straniere in particolare in termini culturali, psicologici e civili. Gli proponeva, con malcelata malizia, di rimanere a fare il pagliaccio o l'uomo di paglia della situazione, suggerendogli di lasciare dopo due o tre anni se l'ingravescente aetate lo avesse schiacciato. Si trattava solo della perorazione a prolungare i giochi dei partiti e delle classi dominanti, inopinatamente interrotti dal rifiuto montiano di galleggiare sulla sfiducia belusconiana. Pare che Napolitano, che pur ha tradito una volta, per superiori fini, il mandato popolare ma ha ricevuto la tempra dell'aristocratico illuminista napoletano, prima di calarsi in quella marxista nella vulgata di Antonio Labriola, non se ne dia per inteso. Speriamo che mantenga fermo questo propositoo. Sempre sullo stesso quotidiano, domenica scorsa campeggiava un articolo inpregnato di romanticismo di un altro opinionista ben retribuito in una professione nella quale i soldi sono riservati solo ai pifferai di regime, questo o quello. Cosa diceva di così essenziale costui per il manifesto della borghesia meneghina? Si scioglieva, novello Gioberti in un neppur dissimulato neoguelfismo e auspicava, quasi invocava lo Spirito Santo, di darci ( a noi Italiani? ma La Chiesa non è universale? ) un Papa italiano che, dopo trentatre anni di astinenza, sapesse supplire alle ancora una volta constatate magagne della gestione civile. In cuor suo, il quotidiano di via Solferino, rimpiangeva la massoneria sabauda che alla Chiesa aveva fatto, sul piano politico e temporale, le scarpe, ma, consapevole della mancata riproduzione di siffatta schiatta, era pronto a ripiegare sulla più frusta riedizione dell'alleanza fra il trono e l'altare, restituendo a salvaguardia degli interessi più conservatori e retrivi, alla Chiesa e al sanfedismo una delle sue storiche, ma speriamo superate, caratteristiche vandeane. Un Papa da Milano e di Comunione e Liberazione, poi, sarebbe il massimo. Mala tempora currunt.

domenica 10 marzo 2013

Apertis verbis.

S. Agata Bolognese (BO), 04/09/2012 Ns Rif.: R. Gnudi Spett.le Vicepresidenza dell’unione europea C.A. On. Antonio Tajani La nostra è una piccola impresa nata nel 1911, che da allora opera ininterrottamente nella produzione di componenti, principalmente per il mercato delle due ruote, nella famosa Motor Valley emiliano - romagnola, Motor Valley della quale oramai è rimasto solo il nome a parte qualche eccellenza. Scriviamo la presente per manifestare la solitudine dei piccoli imprenditori e la discriminazione subita dalle PMI, in particolare quelle più legate al territorio, quelle che non vogliono delocalizzare perché ritengono che un’ impresa sia fatta di uomini e che rispettano la collettività che opera all’interno della azienda, parte fondante della stessa. Ci permettiamo pertanto questo sfogo cercando di elencare le principali problematiche che tutti i giorni viviamo, che non sono soltanto quelle relative alla tassazione e alla burocrazia. Deve essere posto un freno alle Multinazionali, alle quali deve essere imposto il concetto che se vogliono operare in un mercato di riferimento, ad esempio quello europeo, devono produrre nello stesso mercato. E chi lo fa deve essere protetto dai competitor che non rispettano questa semplice regola con dei dazi. Questo semplice sistema è quello con cui la Cina opera da anni. Per un imprenditore italiano, infatti, non è possibile vendere i propri prodotti in terra cinese, se non pagando dazi appositamente calcolati per mettere il prodotto in oggetto completamente fuori mercato e proteggere i propri imprenditori. Inoltre non è possibile costituire una società in Cina se non attraverso una Joint Venture. Significa che il mercato cinese è impermeabile alle società di altri stati. Non ci si può entrare se non avendo come socio un cinese, con tutto quello che ne consegue. Di fatto le PMI non possono permettersi accordi del genere senza correre grandi rischi in un paese dove le tutele legali sono una strada non perseguibile. In India è possibile costituire società esportatrici non soggette a tassazione alcuna. Significa che è possibile andare a produrre in una low cost country (con tutti i vantaggi economici del caso), con una azienda in nero. Non si può chiedere alle aziende europee, e italiane in particolare, di competere con realtà di questo genere. Anche in altre Low cost country come Vietnam, Sri Lanka o la più vicina Serbia vengono dati sostanziosi sgravi fiscali alle aziende esportatrici. Per alcune aziende, tali sgravi, sono così appetitosi da esportare prodotti anche a costo di produzione. Questo sistema malato incentiva forme di concorrenza sleale e inasprisce la lotta su campi di battaglia sui quali le nostre imprese non possono vincere: quelli del costo. Oggi gli imprenditori italiani sono posti sul ring della competizione globale zavorrati da una tassazione spropositata, normative antinquinamento che impongono elevatissimi costi (investimenti e di produzione), un sistema di relazioni sindacali retrogrado e inefficace. I nostri competitor internazionali non solo non sono così gravati, ma si avvalgono di strumenti che fanno sfociare la competizione nella slealtà: il classico ferro di cavallo nel guantone. In un contesto in cui le giuste conquiste in materia di diritti e di salvaguardia del territorio e della salute si configurano paradossalmente come ulteriori orpelli, per noi, veri sostenitori dell’economia reale il rischio è quello di soccombere. Molte multinazionali hanno approfittato di questa situazione e, per mantenere profitti a doppia cifra, hanno comprato interi distretti produttivi/ aziende operanti nello stesso settore in concorrenza e le hanno smembrate, portando le produzioni in low cost country, tutto sulle spalle dei lavoratori, ma ciò che più ci rattrista è che ci hanno tolto la speranza. La speranza di ricreare quelle imprese che per essere costituite hanno richiesto intere vite di sacrifici e anni di lavoro. Dovremmo essere uniti contro questo tipo di capitalismo che mette le persone e il lavoro dietro ai profitti. Persino le banche ormai sono in grossa difficoltà. Perdono molto denaro e i crediti in sofferenza sono notevolmente aumentati. Difficile per noi difenderle visti i trascorsi, visti i contratti derivati o l’anatocismo bancario, vero bubbone sulla via dell’esplosione. Tuttavia sono oggi strategiche per il rilancio del paese. Non si può fare impresa senza denaro o senza il supporto di una banca. Tuttavia si può migliorare il sistema. In America il 70% c.a. della raccolta è investito sul territorio dove essa è stata fatta. In sostanza si permette a comunità virtuose di avere un volano finanziario in grado di lanciarle, un volano con caratteristiche di giustizia. La Comunità Europea non vuole questo tipo di sistema perché confligge con la libera circolazione dei capitali all’interno dell’Unione, ma questa libertà eccessiva ha fatto si che alcune banche siano andate ad investire solo sulla base dei rendimenti attesi. Il risultato è che abbiamo finanziato anche delle low cost country. Bisogna combattere in Europa per migliorare una regola miope. Dobbiamo armonizzare il fisco nel vecchio continente, perché scempi come le attività di ottimizzazione fiscale, operate da molte multinazionali (basti guardare quante sedi legali ci sono in Olanda), sono incompatibili con una realtà che vede i malati di SLA manifestare a Roma a causa dei tagli che li hanno coinvolti. In sostanza dovremmo ricreare un mercato che rimetta al centro l’Uomo. Mettere al centro il profitto come abbiamo fatto in questi ultimi anni ci ha fatto adorare un falso dio che ci “ha portato alla perdizione” e questa crisi è la nostra punizione. Punizione che si abbatte anche sui giusti, che non hanno mai operato sulla base della regola del profitto, ma sulla base dei prodotti e della comunità che compone l’azienda. Dobbiamo entrare in guerra contro i paradisi fiscali e i “paradisi produttivi”. Paesi che si avvantaggiano non mettendo regole, a scapito di chi le regole le rispetta. La contrazione del mercato che affligge in particolare l’Italia è diretta discendente della perdita di posti di lavoro. Non possiamo chiedere ai disoccupati di consumare. In sostanza sarebbe ora che l’Europa iniziasse a spostare il confronto da e tra i paesi interni costituenti ai veri competitor che stanno sottraendo lavoro e opportunità di crescita di tutta l’Eurozona. Noi che da anni abbiamo a cuore le sorti della nostra piccola, ma centenaria impresa riteniamo necessaria l’introduzione immediata di dazi sulle importazioni, già peraltro applicati in altri settori, o almeno l’applicazione del principio di reciprocità, estendendone il concetto in materia economica, con quegli stati canaglia che stanno sottraendo il bene più importante per noi, il lavoro. Siamo certi che comprenderete lo sfogo di chi vede tutti i giorni ridursi le possibilità di avere un futuro all’altezza del proprio passato, di coloro che vengono ingiustamente avviliti e mortificati dall’inizio della crisi, punti nel proprio orgoglio: il Lavoro. E che avvierete le necessarie attività a salvaguardia di quanto rimane del nostro settore. LA PAIOLI C o m p o n e n t s s r l Postfazione. In provincia di Bologna, sono solo tre le aziende che hanno tagliato il traguardo dei 100 anni di ininterrotta attività. Fra queste, La Paioli SpA di Sant'Agata Bolognese, che ha pubblicato la lettera aperta che riproduco sul mio blog e su facebook. Il tessuto delle piccole e medie imprese, che ha costituito la ricchezza diffusa e la solidità italiane è ora a rischio di dissoluzione per la proterva volontà della finanza sovranazionale e l'inanità accomodante e complce di tutta la declassata classe politica nazionale. Da esportatori di prodotti d'eccellenza, siamo prossimi a diventare esclusivamente importatori per pochi intimi, sciupando colpevolmente lavoro e competenze. L'estensore della lettera si chiama Riccardo Gnudi ed è un giovane imprenditore, paracadutato nel lavoro, già in piena crisi, da pochi anni ed è anche mio nipote.

sabato 9 marzo 2013

Gli evi medi sono tutti uguali.

Sotto l'imperio dello spread, severo e distante Signore che esige sacrifici, anche umani, riemergono simboli e vulgate, professioni di fede compatibile e autodafè del Medio Evo che fu e che sarà. Tele Kabul, già megafono di ogni allucinatoria fantasia palingenetica, ospita e amplifica, invece, ogni sorta di associazionismo straccione a supporto delle icone morali di un cattolicesimo dei minimi essenziali. E' l'offerta culturale degli intellettuali organici, organici alla miseria crescente, accettata ma non condivisa, dalla quale "quando ce ne saranno le condizioni" far scaturire di nuovo la plebea pretesa di una redistribuzione degli avanzi, gli stessi che vengono offerti con languida paciosità negli attuali frangenti.

Memento.

Si è sparsa la voce, violatrice del segreto massonico che vige al Credem'a me, che un povero Christian, in prova da diciotto mesi, sotto le mentite spoglie di un contratto di inserimento, evoluzione del precedente di formazione e lavoro, pur essendosi sfessato per le agenzie, non sia stato confermato. Non avrebbe dimostrato una furia delirante per l'attivismo mercatorio, per la depredazione dei rimasugli altrui. Dopo essersi sfinito con le levatacce, i ritmi da cottimo ed avere più che proporzionalmente ridotto il reddito percepito con benzina, manutenzione e multe, non rosicava abbastanza vendetta e non si accaniva rabbiosamente sullo spolpatissimo osso. Il povero Christian è stato così licenziato nella forma ipocrita ascritta anche a esodi sistematici ( o mirati ) ai quali i sindacati danno contributi generali o specifici. Al povero Christian è toccata la stessa sorte dei tirocinanti in formazione e lavoro, ceduti con i soprammobili da Unicredit, che, alla fine del mal sopportato processo, con algida premeditazione furono ( uno alla soglia dei trent'anni )restituiti ad un altro tipo di vagabondaggio. Di quanto accade in azienda, esulando dai manierismi e dall'ufficialità, non si parla, a nessun livello. Se si sa, si tace, non per superiore discrezione, anche perchè dei successi dei Condottieri si straparla a iosa. Ai livelli intermedi e bassi - ne consegue - al di fuori della mercificatoria destinazione delle persone, non si deve contemplare vitalità, analisi critica di quanto sarebbe doveroso conoscere. Il buon Christian, insomma, era troppo "benestante" e non aveva la "fame" necessaria al personale da riporto, purché addestrato a consegnare intatta la preda che reca fra le fauci. "Perchè è stato espulso? Non sono riusciti ad inserirlo? No, è stato lui poco furbo nel dissimulare la sua neghittosità. Non si è mai abbandonato a deliqui commerciali, a ruggiti terrorizzanti per la savana. Forse costava troppo, insinua un altro Christian, riferendosi a me e dimentico che, in un contesto simile all'attuale neanche lui - forse - sarebbe stato ritenuto idoneo alla caccia indiscriminata e prospetticamente non redditizio. Ci si adegua all'impronta; il lavoro non conta più niente, la regola è variabilmente tarata sulle circostanze reddituali mentre le politiche aziendali - nel caso nostro, il puro profitto - sono insindacabili. Non c'è contrasto a questa logica assoluta, che stornando l'attenzione dall'unico interlocutore reale che il lavoratore ha, nel bene come nel male: l'azienda, la dirotta perversamente sul vicino in micro analisi estemporanee sulle presunte possibilità di sopravvivenza. Dove si sottoscrivono e si applicano gli accordi ( politici ) fra le "parti sociali" - una delle quali è lo Stato, ridotto a conventicola - l'espulsione è accompagnata da un anticipo reale e sostanziale della pensione, tecnicamente definito "differimento", e anche la "buona uscita" è stabilita in 18 mensilità al massimo, impedendo, almeno alla luce del sole, le cospicue trattive sotto traccia che vigevano prima. Credo, anzi so, però, che per la dirigenza permangono. L'omogeneità, la normalità e l'evidente irrazionalità di questo costume risiede nella sua natura di "pubblico" trattamento di prassi private di sostituzione di lavoratori costosi e artritici con giovani disperati, disposti a qualsiasi cosa per qualsiasi stipendio. Chi non assume la cineticità che non lo lascerà più - tanto che il passo cadenzato dei nostri marmittoni è identico per ciascuno, quando scandisce sonoramente l'inarrestabile avanzata del regime, mimetizzandosi nella schiera degli adepti del sacrificio ( tendente al martirio )- è riassegnato alla etologica selezione della strada. , Che cosa ha tradito una insufficiente natura espiatoria? Trafelato, il PBA, che ha raccolto il testimone dal PBE, mi reca una nota del sopraggiungente, in modo che non abbia a perder tempo nell'esplicitarmela personalmente. Costui ha evidentemente rimosso il recente incidente del blocco monolaterale, quella volta temporaneo e dimesso istantaneamente l'aplomb dei giorni successivi, viene a prenderGli ( al padrone della sua lampada )un carnet di assegni. Mi lascia le disposizioni che ha raccolto e si riprecipita, immemore delle avvisaglie. Auguri, buon Christian, non tutto il male viene per nuocere. Scusa, conosci qualcuno che sia interessato a sottoscrivere la nostra polizza assicurativa contro il rischio di perdere il posto di lavoro?

giovedì 7 marzo 2013

La notte è appena scesa.

Oramai l'immiserimento della popolazione italiana galoppa. Le classi precarie ante precariato, quelle che sbarcavano il lunario e basta, sono precipitate nell'indigenza. La maggior parte sono donne e hanno una bassa scolarità. Questi concittadini si trascinano da soli alla mensa della caritas. Povertà e solitudine, ancora una volta si confermano binomio inscindibile della condizione umana. Sono stati i tecnici, professori ricchi al soldo del privilegio a sancire profeticamente la loro miseria: poveri e ignoranti, altro binomio costante e diffuso. La politica di tutto parla tranne che di loro, non interessano più neanche come instrumentum regni o di movimento. I tribuni della plebe hanno scoperto il loro volto di traditori, la nazione si ripiega, la civiltà decade. Coloro che hanno un lavoro sono offesi, pungolati, oppressi per il mantenimento delle facoltà e della riccchezza del padrone, perchè a questo scopo aggrediscano altri, ancor più sfortunati. Abbiamo appena intrapreso il nostro viaggio, al calar delle tenebre.

Figli di un dio minore.

Sembra che per non votare a sinistra, gli italiani siano sempre più disposti a farsi buggerare dai ricchi. La sinistra è triste, noiosa e non contempla prospettive, anzi è moralista e monotona, sotto sotto censoria e indiscreta. Non suscita voli pindarici, impedisce incursioni nell'utopia che definisce "fughe in avanti". Per questo non attecchisce nel Paese di Pulcinella e, con un po' di ardimento e di fantasia, dalla sera alla mattina, stando sempre bene attenti a non farsi confondere con l'ideologica sinistra, si può prendere la guida della pubblica illusione.

Cultura popolare.

Una mail incentivante, questa mattina ci richiamava al peana guerresco che ripetiamo circa ogni tre mesi, prima dell'assalto ai forzieri, alle borse e ai portafogli, scopo e motivo di ogni campagna bellica. Il tono è da telecronaca sportiva; lo sport prescelto, il ciclismo. Una fatica che sapeva di miseria e sacrificio, di sforzi disumani, di muscoli e nervi compressi in corpi segaligni. Di tutto questo è riamasta solo l'apparenza; quei corpi, quei polmoni, non potrebbero reggere lo sforzo della competizione incessante, senza che fossero preventivamente drogati. La droga dei nostri produttori - ho scoperto - si chiama Ciani. Costui, come un telecronista, commenta risultati e classifiche, sputtanando pubblicamente i meno dotati, monitora costantemente gli andamenti, chiama a raccolta, nel trionfo o nella sconfitta, la squadra, dal direttore al cassiere. Ciani si occupa del comparto assicurativo, settore che coinvolge la quotidiana via crucis di ciascun produttore, insieme a tanti altri ingredienti della culinaria mentalità, per la quale siamo nati per essere Pacman. Il Ciani ammonisce, sferza, loda e deprime, ma, soprattutto, minaccia indeterminatamente, come se il risultato atteso fosse implicito e segretamente note le punizioni riservate agli inutili. Ho assistito, a Barcellona, alla reprimenda di un povero vecchio, scrollato da un giovane energumeno che gli rimproverava che "lo storpio", all'angolo ooposto, aveva fatto ben più di lui. Taluni concetti, talaltre espressioni, - non ricordo quali, né mi interessa ricordarle - non sono ammesse dal Ciani e se, auspica un rinnovato dinamismo da parte di chi, partito col vento in poppa, accusa un rallentamento è solo perchè sa che costui ha tanta carne al fuoco che andrà a cottura, forse in queste ore. Guai se non ci andasse. Il progetto assicurativo è arrivato alla quarta tappa di un "giro" destinato ad un esito trionfale di tutta la squadra giallo/verde. Si sottolinea che i migliori conseguiranno più che un'astratta gloria: più onestamente avrebbe dovuto dire "poco più che un'astratta gloria", gli avanzi del pranzo del padrone di cui lui è il fattore. Che certe - mi rendo conto - a stento contenute blaterazioni di regime non si scontrino con una replica degna di tanta grossolana e violenta maleducazione, è indice della sedimentazione del medesimo, che costringe al proprio angusto interno, tutte le dinamiche nervose che so essere in atto in molte delle persone meno elementari e grossolane nell'ambito del "gruppo". La scelta della metafora ciclistica rivela un' ancora non superata mentalità da poveracci verso poveracci inermi e che solo diventando come Ciani potranno opprimere per liberarsi dell'oppressione immediata. Le intimazioni assomigliano a quelle che i caporali rivolgono alle reclute o ai braccianti ingaggiati in piazza. Questi poveri epigoni di un bunkerizzato fascismo non sanno neppure applicare la giusta metafora di gioco al coercitivo sistema di sfruttamento dei rimodernati venditori di enciclopedie a domicilio: il gioco più idoneo a rappresentare la mentalità commerciale è infatti il baseball, nel quale uno scarso numero di competitori deve carpire le basi, fino a completare il giro dell'ideale diamante, scapicollandosi e gettandosi sulle basi, in modo da precedere la palla di pelle e piombo che, intercettata da una linea esterna dopo la ribattuta della mazza, corre veloce verso il fortino da conquistare e anticiparne l'arrivo. Questo è, infatti, conseguire l'obiettivo, rendendo vano il tentativo di sottrarsi all'escludente destino degli avversari. Recitando a soggetto, Ciani o chi per lui, resta appeso alla sua sottostante cultura che è poi quella aziendale: il fascio di "combattimento". La greve mentalità materialistica non può dare risultati diversi, venuta meno quella collettivista, nella quale il peso dell'oppressione era ancor più totalitario e coinvolgeva la "cittadinanza" stessa, è il rinato fascismo degli obiettivi a farla di nuovo e senza mascheramenti, da padrone del gioco. Il prossimo rendiconto incombe e ciascun produttore sarà analizzato, pubblicamente eletto all'ammirazione o additato al disgustato disprezzo, senza che gli ammiratori o i dispregiatori siano ancora dotati di libero arbitrio. " Se foste pagati a provvigione, questa sarebbe ( l'auspicabile ) cifra della vostra motivazione", garantiti fannulloni, mangia a ufo e l'istinto di sopravvivenza vi condurrebbe al ( nostro ) successo, oppure al suicidio conseguente alla constatazione della vostrà inanità, come quel manager senese, speaker del Monte dei Paschi, liberandoci così dal vostro peso morto. E se qualcuno, invece, facesse come quell'imprenditore di Perugia che, prima di farla finita, ha voluto portare con sé anche i suoi persecutori?

domenica 3 marzo 2013

Repliche.

Se si tornerà al voto già in Giugno, vorrà dire che l'Italia si sarà fatta trattare come la Grecia dal Consiglio di amministrazione dell'Unione europea. Lo scenario greco, composto di tanta suicida disperazione, non sarà stato frutto del populismo, come si dirà ripetitivamente, ma sarà stato riallestito dal Gotha dell'Unione europea stessa, di un sistema finanziario privo di una Banca centrale e non soggetto ad un'entità politica statale. Gli interessi occulti, rappresentati dal prof. Prodi e dal prof. Monti, dovranno ricevere in quella sciagurata occasione un'altra replica perentoria, dopo di che, i Paesi del sud Europa potranno e dovranno federarsi e liberarsi dal gioco di un'astrazione, monetaria, nel caso attuale. Si tratterà di scegliere se subordinarsi ancora una volta ad apparati parassitari, che cercano la loro rigenerazione in influenze, non tutte palesi, extranazionali o affrancarsi, con realismo e determinazione, e tornare a lavorare per sé. Arbitro di tutto questo sarà il prossimo Presidente della Repubblica, che dovrebbe essere una personalità indipendente e non venire espresso dai partiti rappresentati in Parlamento. I drammi immaginari, gli scenari apocalittici sono solo l'enfatizzazione della paura di perdere identità e privilegi, degli esangui e inetti apparati burocratici e politici.

Sicurezze effimere.

Basta una spending review per farci scivolare in un barrio colombiano o brasiliano. La giustizia si privatizza a salvaguradia di specifici interessi, a mano armata. Le due metropoli meridionali, Napoli e Roma diventano teatro di tentativi di esecuzioni sommarie di guardie giurate su minorenni, già ladri al lavoro. I reduci della lotta armata, ormai anziani, sono rimasti giovanilmente dediti alle rapine e vi si dedicano con compagni di ventura di famiglia politica contrapposta ( in realtà, senza famiglia ). I ricchi si sono rinchiusi a riccio, gli unici soldi che girano fisiologicamente sono quelli degli immigrati con un lavoro, i poveri sono a caccia a rischio della loro vita e presto - quando già non lo fanno - metteranno a repentaglio quella altrui, il fu medio ceto se ne sta annichilito, rassegnato e rancoroso. Basta poco e serve poco tempo per regredire verso un modificato e irriconoscibile stato di natura.

venerdì 1 marzo 2013

Rassegnate, ma illuminanti osservazioni.

In poche battute, perchè il minutaggio del lavoro opprime, ben più che condizionare, un lavoratore immigrato, che ringrazio per avermi ritenuto adatto alla confidenza, così si è espresso: " in Italia il lavoro non conta nulla. Per guadagnare 600 euro al mese, mi alzo alle 5 a.m. e rientro a casa alle 21, per fare 7 ore giornaliere di attività, frazionate anche per periodi di mezz'ora. Ogni volta, devo spostarmi con i mezzi pubblici: spero di farcela senza biglietto, ma, soprattutto in questi ultimi tempi, sono incappato nei controlli ed ogni volta, mi sono state comminati 81 euro di multa. I miei 600 euro se ne vanno per l'affitto, le utenze e il cibo". Mi sembra, guardandolo da vicino che sia meno "ragazzo" di come mi era sembrato di primo acchito, quando mi scorreva davanti per ripassare i ripiani; forse, del ragazzo conserva - come dire - le ridotte fattezze, emblema della sua povertà senza prospettive, che lo costringe a sopravvivere quotidianamente e ad emigrare spesso. "In Italia - prosegue - si chiedono onerosissimi diritti di concessione, prima di intraprendere un'attività e si esigono subito tasse e balzelli. In Francia - soggiunge - l'intrapresa è esente da tassazione per i primi cinque anni e consente a chi non possiede né capitali, né attività in corso, più o meno estese, di provare a costruirsi un avvenire meno esposto allo sfruttamento. Da voi, invece, si tutelano categorie, note o riservate, dalla concorrenza e si condannano i poveri ( espressione sua ) a rimanerlo per sempre, sedimentando in pochi stabili strati la società. Le mie 7 ore giornaliere per 600 euro mensili - dicevo - mi espongono per 16 ore all'itineranza e anche a circa 9 ore di attesa inattiva, più o meno lunga e a maggiore o minore distanza, fra una scrivania da spolverare, un cestino da svuotare ( a giorni alterni, per ottenere uno sconto sul suo onere, da parte del committente )una corsia o un cesso e pertinenze da asciugare e disinfettare. In Francia ( le ragioni per le quali questi lavoratori continuano ad emigrare non sono chiare e, forse, attengono ad un subentro di parenti, amici o consoci poveri, ben diversi dai medesimi nei Consigli di amministrazione, nelle cattedre e nelle carriere mediche e di ogni altra sorta ) un occupato viaggia sull'intera rete dei trasporti urbani e del circondario con un abbonamento onnicomprensivo di 50 euro; se rimane disoccupato, ne bastano 20. Gli invalidi che sono in grado di utilizzare ancora dei mezzi pubblici, viaggiano gratuitamente, ma, soprattutto, se si vuole iniziare un'attività in proprio, si è esenti da tasse per i primi 5 anni e, in questo modo, la micro imprenditorialità vi è molto diffusa. Se si è bravi e fortunati, si rischia, però, di diventare meno micro, di attivare associazioni e fusioni societarie con omologhi imprenditori, su base etnica o di semplici interessi e di mettere in difficoltà imprese consolidate. In Italia, questo è di fatto impedito, a garanzia di una ristretta cerchia di capitalisti e di imprenditori, dei loro "referenziati" prestatori d'opera che, condividendone la mentalità, salvaguardano il "loro" mercato dalla concorrenza e la loro inclusione impiegatizia". In tutto ciò, fanno la loro parte i sindacati, l'I.N.P.S. che dirigono, a salvaguardia di un meccanismo che, per conservarsi, deve prevedere, per tutti i lavoratori un iter professionale e temporale stabilmente labile e lacunoso eppur invariabile. ( Osservazione mia ) Ascolto e ometto di correggerlo circa l'attualità della sua analisi, impeccabile riguardo il recente passato, ma che, oggi, non ha più bisogno della "fedeltà" - ma ne gode comunque, per minimale, sempre più minimale, adattamento - dei suoi accoliti, ma può prenderli e lasciarli per poi riprenderli o mulinarli nel precariato interno della fungibilità sempre più spinta, degradandoli per renderli "diversamente" redditizi, perché tutto questo mi sembra, a sua volta, "residuale" rispetto alla sua analisi.