lunedì 31 gennaio 2011

Milone

Caro Milone, mentre tendiamo all'eccellenza, come si conviene a dei bravi provinciali, molti segni, molti gesti, ci richiamano alle nostre origini. Pretendiamo di essere una banca elegante e poi giriamo per strada con due sporte usate ripetutamente, che contengono sacchetti di moneta, per approdare alla CAMST, dove "la mia responsabile" - mi aveva detto la volta scorsa una rubizza cassiera - mi indirizza alla Marisa, quando la incontro nel corridoio con uno straccio e un detergente per superfici smaltate in mano. Preclare esempio di proattività, che già trova ampia applicazione in questa pretenziosa simil-banca, con pretese estetiche. L'ho detto e ripetuto ai miei fascistoidi colleghi, che questa potrebbe essere una banca comunista. Non era forse un capitalismo di Stato che praticava un plebeismo diffuso e induceva nei suoi destinatari pasqualotti un sistema di manie di cui l'estetismo proletario ( o aziendalista )era il presupposto? Mi guardano smarriti, incerti circa una possibile presa in giro che sembra non sfiorarli, se a menarli per il naso è l'azienda. Forse perchè lo fa sistematicamente.
Vedendomi girare per il corso, la giornalaia moldava che gestisce un lilipuziano baracchino-edicola per la vendita di non tutti i giornali, mi grida di sotto il portico; "Ehi!! Non sono passati a ritirarli!" "Che cosa?" "I giornali!" Pare che il Credem'a me paghi ai neghittosi Euromobiliaristi, onerosissimi abbonamenti al quotidiano sul quale non tramonta mai il Sole ( dell'avvenir? ) e che loro non si peritino di ritirarli il lunedì, anche se si tratta dell'edizione del sabato. Tu credi, Milone, che recuperino la lacuna sullo storico dei listini?
Propongo di ridurre l'abbonamento ai soli cinque giorni lavorativi.
Sto diventando proprio una carogna. Se continuo così, mio malgrado, faccio carriera.

domenica 30 gennaio 2011

Milone

Caro Milone,
il Credem'a me è un Ginnasio atletico e spirituale, di tipo spartano.
I colleghi vi trovano piena sintonia con la necessaria forma fisica ed un meccanico equilibrio che si manifesta posturalmente.
Con passo cadenzato, entrano, incedono ed incedendo escono, spesso con il sorriso sulle labbra e la testa che inclina verso un'ideale tribuna.
Lo faranno cento volte al giorno, coinvolgendo anche noi, un po' disprezzati, un po' invidiati portinai, nell'efficientismo neurologico.
Gli uomini devono avere delle famiglie tradizionali, costumi casalinghi, due figli per replicarsi biologicamente e culturalmente; le donne nella medesima condizione, devono essere bi-vestali ( minori ), in casa e in azienda.
Le incarrierate devono essere sterili e sfogare la loro avvertita ( checché ne dicano ) indeterminatezza interiore in performances commerciali.
Poi fanno festa, tutti insieme, in tribali, itineranti auto-rappresentazioni, nell'incessante, inutile ricerca del "loro" autore.

Milone

L'Ordalia dei metalmeccanici sfiora le nostre adiacenze. Abbiamo chiuso bottega perché il nostro marchio è stato oggetto in passato di apprezzamenti immeritati- mi dicono-. Qualche cliente tamburella sul vetro della busola, ansioso di sentirsi al sicuro, ma i più divertenti sono i colleghi che, tutti insieme, si affollano all'ingresso, in simultanea ed improvvisa convergenza, provenienti dai vari bar dei paraggi. Hanno un'espressione timida e sorridente, da discoli che, per questa volta, hanno scampato un paio di scapellotti.
Come un sol uomo, Milone, Credem'a me.

Milone

Ieri sera, caro Milone, ho incrociato,tornando a casa, un gazebo della FIOM. Che scostumati, ho pensato, invece di stare in fabbrica, al caldo, un po' come i miei colleghi emigrati, pieni di passione e responsabilità obbligatorie. I metalmeccanici raccoglievano firme di solidarietà con il loro sindacato che, nel mio piccolo, ho di buon grado accordato. Mi hanno allungato, senza parlare, due segnalibri e due occhielli da portare sul petto, con vignette di Vauro. A lato del gazebo, un operaio ( o era un funzionario sindacale che non aveva voglia di lavorare? )distribuiva dei volantini. Si trattava di un comunicato alla popolazione, descrittivo dell'organizzazione FIAT. Ti risparmio, amico mio, le analogie con il nostro caro Credem'a me, ma ti assicuro che, nella moderazione del linguaggio e nella semplicità dell'esposizione, era un documento sindacale e non il bollettino dei catecumeni che, umilmente, si affianca ai corifei aziendali, informatici e non. Decrittava, infatti, la vulgata marchionnesca e ne mostrava i presupposti e le pratiche conseguenze di ogni giorno. E' così che si dovrebbe fare sul versante sindacale, con passione e responsabilità, lasciando al libero arbitrio dei destinatari di farne l'uso che credono, ma non accettando di farsi fare la morale da loro.

martedì 25 gennaio 2011

Milone

La piccola Fede non ha ancora finito l'apprendistato che già si esercita sulle strade provinciali. E' già stata a Cesena e oggi è a Ferrara. Tutto in funzione della sua crescita, per la quale investe parte del suo stipendio con passione e responsabilità.Di questa piccolina che, se fosse mia, avrebbe preso, di tanto in tanto, qualche scapaccione, ho assistito alla rapida involuzione, mano a mano che si inoltrava nel sistema ideologico del Credem'a me. Ne parlavamo stamattina, dato che non entrava nessuno, quando il padre guardiano e raffinato teologo del nostro ordine conventuale, è intervenuto a gamba tesa, inanellando una serie di assurdità logiche e sequenziali, come se io non avessi conosciuto altro che questo Eden. "In verità", parlava al solo decollato ( Giovanni ) che a volte dimentica di svitarsi la testa quando entra in azienda.
Piccolo mondo antico, (co)stretto fra quei due bei campioni di libertà che sono Peppone e Don Camillo, il quale, comunque, anche se inutilmente, non ometteva di rimproverare agli antesignani del Credem'a me, il loro gretto egoismo.

lunedì 24 gennaio 2011

Milone

Si terrà, il prossimo 27 gennaio, la commemorazione del tentato sterminio degli ebrei dell'Europa continentale. L'anno scorso ne proposi la citazione sul portale. Pur non contandoci più, mi piacerebbe leggervi, una tantum, poche semplici parole di identificazione con la cultura della libertà e con la sua diffusione. E' di queste ore la notizia della scomparsa di Tullia Zevi, una delle ultime testimoni. Chi rappresenta un segno di contraddizione, può (ri)diventare da un momento all'altro, un capro espiatorio.

Milone

Bunga, bunga consulenziale, oggi in Sede.
Agili, flessuosi e sorridenti, i consulenti scivolano sui tappeti, come Aladino, cercando di condurre i reticenti clienti che hanno convocato, nei salottini. Un aficionado del tempo che fu, si ferma un attimo per chiedermi ragguagli circa l'opprtunità di mantenere un rapporto, "tutto a pagamento" con il Credem'a me. Gli suggerisco di non demordere e di rilanciare sui servizi domiciliari. Traditore! Di chi? Di chi non ha rispetto di se stesso?
Quando i ruoli sono coperti, il padre guardiano, Giuliano d'Aversa, mi consola, dicendomi che "crede" che Yogi o Bubu ( te li ricordi, Milone? ) "abbiano bisogno di me". Vorrebbe farmi sentire importante, ma non mi sfugge che hanno bisogno di me solo per un'ora. Nessuno mi ama. Così ho preferito scriverti.
Il mio amico Thor, forse il figlio che non ho avuto - non ho mai ricevuto reclami - ha superato la prima settimana di prova ed è stato confermato a tempo indeterminato nella sua conciergerie. E' contento e noi siamo contenti. L'approccio al mondo civile non è stato indolore. Lo chef, che voleva piazzare suo nipote, il secondo giorno lo ha apostrofato, chiedendogli se era già in grado di catalogare la clientela come facciamo in banca: mass o family, personal o affluent, corporate e via attribuendo...come a Roma, al parcheggio. Ha risposto che non e che, come previsto, avrebbe preso parte al corso all'uopo organizzato, questa settimana. Lo chef è esploso: "assumono della gente che non sa fare un cazzo!! e via cazzeggiando nel ribadire il concetto. Thor, che, nonostante tutto, discende da magnanimi lombi, dopo un po' gli ha replicato: "se lei si fa di "bamba" in continuazione, non la considero una buona ragione per mancarmi di rispetto. Per me, il rispetto è tutto e non transigo". Bamba, ho appreso, è la cocaina, nel gergo dei senza fissa dimora. Thor non l'ha mai assunta, come ci aveva detto e come ci ha confermato la polizia di Stato. Nei centoventi giorni di vita in strada ha conosciuto tanti tossici (fisici) ed ha imparato a riconoscere i cocainomani dalle ulcerazioni caratteristiche che ne corredano le narici. Dopo un po', lo ha preso da parte: "chi te l'ha detto?" "Sono in grado di riconoscerne i segni." "Ti prego (sic!) di non dirlo a nessuno." Grande scuola anche quella della strada, Credem'a me Milone, come per i cronisti e, immagino, per i promotori esterni.
Bunga, bunga, vecchio mio.

domenica 23 gennaio 2011

Milone.

Ieri sera, Milone, ho incontrato una dimissionaria dal nostro gruppo laniero-caseario e finanziario.
Costei, dopo dieci anni di fedele appartenenza, ha constatato una stretta insopportabile alle condizioni di lavoro e, di conseguenza, di vita.
"Avevano trasformato la vecchia caserma in un lager. Tutto per accumulare, soldino su soldino. La direzione era al corrente della situazione, ma non ha fatto niente per raffreddare i bollenti spiriti dell'organizzazione e, soprattutto, dei colleghi invasati. Adesso faccio la mamma, in attesa di un'altra occasione, che sto cercando".
Lo si sapeva, vecchio mio, è il metodo di selezione del Gruppo; serve a mantenere giovani, agili e scattanti ai riflessi indotti, le maestranza. Finché ce la fanno. Poi, un sano turn-over.
All'apice della piramide, la cui base sono gli schiavi che si avvicendano, la dirigenza, immobile da oltre vent'anni, invecchia satolla, solo un po' incattivita da questa plebe che un'evoluzione sciagurata dei rapporti sociali ha reso titolare di modeste facoltà, pur se in via di smantellamento.
Anche in consiglio di amministrazione, al fianco dei discendenti di sì nobile schiatta, siedono, attente, le riproduttrici della razza padrona, coniugando, in indefettibile compagine, presente e futuro di una dinastia di provincia.

Milone

Caro Milone,
il Teatro Duse di Bologna ha chiuso i battenti, dopo duecentocinquant'anni di attività classica, che ne aveva fatto uno dei più accreditati empori culturali d'Italia. Io ne ero abbonato da soli ventitré anni ed ero arrivato, senza raccomandazioni - pur conoscendone il direttore, oggi "manager culturale" ai beni architettonici - a scalarne la prima fila. Si parla di un multi-market con ristorazione. Per quest'anno, sotto la gestione del teatro Dehon, ospiterà sei spettacoli di ottimo livello..poi, nulla più.
Sui Dehoniani, due parole. Questo ordine conventuale, che si insediò ai margini di una periferia operaia, difficile sul piano culturale e fattuale ( fanno parte del paesaggio le auto della polizia penitenziaria ) si mantiene con il suo lavoro che, soprattutto della serigrafia e di ogni sorta di componentistica artigianale, ha fatto un'impresa e ne ha investito i proventi in opere sportive e culturali di prim'ordine, oggi frequentate anche da un'utenza borghese. In fondo ad una via male illuminata sorge il cinema-teatro Dehon che presenta un cartellone invernale di ottima qualità, interpretato dalle migliori compagnie nazionali.
Di questo lavoro, di questi religiosi, ho il massimo rispetto.
Dicevo del Duse. E' stato cancellato dal ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli, insieme al teatro La Pergola di Firenze ed al teatro Valle di Roma, tutti associati all'Ater teatro, di mangiatoia di sinistra, alla quale attinge(va) il giuggiolone trasformista. Il piacione, delle anime dei personaggi e degli interpreti non ha certamente sentore.
Bologna ha avuto una importante tradizione teatrale fra la fine dell'Ottocento e la prima parte del Novecento, Non mancavano palcoscenici di varietà e i café chantant per i gaudenti frequentatori. Dopo la seconda guerra, si trasformarono, quasi tutti, in cinamatografi. Poi, vent'anni fa, un rinnovato impegno teatrale.
Oggi, il declino. Perché di una declinazione al ribasso, certamente si tratta.

Milone

Milone, ho capito perché mi capita di ritardare.
Questa mattina mi sono alzato presto, perché ho dormito male e ho potuto constatare, con calma, come i lavori del Civis ( cosiddetto tram su gomma )provochino strozzature nel traffico e, in taluni punti, lo immobilizzino per tempi non prevedibili.
Il progetto di metropolitana è accantonato per mancanza di risorse economiche.
Tante tangenti in meno, anzi no.
Sei grattacieli in costruzione in zona aeroporto, per civile abitazione. Chi li abiterà? I dipartimenti universitari sparpagliati in tutta la città, come gli uffici giudiziari. Il nuovo tribunale in via Farini. Quando si terranno i processi, i furgoni della polizia penitenziaria bloccheranno il traffico e i detenuti, in catene, - barbara usanza per i tradotti - si mischieranno per un breve tratto ai viandanti per acquisti o lavoro. Il Palazzo di giustizia, attiguo al carcere, dove c'è l'aula bunker? Troppo inelegante per i funzionari abituati agli affreschi di Palazzo Baciocchi.
Alberghi in costruzione dappertutto. Quando servivano ne eravamo carenti. Tutti a quattro stelle superiori: 250 euro a notte. Serviranno per la fiere? L'anno prossimo, alcune significative manifestazioni, acquisite e gestite ottimamente, in sessant'anni, a partire dai primi tentativi, para o post-agricoli, saranno concentrate a Milano ed il livello degli alberghi in costruzione non consentirà di sostituirle con il turismo, colpevolmente trascurato fino ad ora.
La basilica di santo Stefano fa la muffa: si susseguono le manifestazioni con i frati a fare la ola con i cantanti, i politici di ultima fascia ed i soliti scrocconi di pasti di beneficienza, come quello per i senza tetto al Diana, qui di fianco. A capotavola, Andrea Mingardi, già titolare di abbonamento omaggio alla tribuna dello stadio. Per Santo Stefano tutti si offrono di comparire; il Vaticano, umile e riservato, non ci ha messo, né ci metterà un centesimo.
Molte opere e servizi, già presenti, ma inutilizzati, vengono tralasciati per far posto ai nuovi cantieri.
Cosa vuoi che ti dica, caro Milone. Io, comunista non sono mai stato, ma in passato sono stati più seri. Questa conversione trasformistica al mercato assomiglia, in scala, alla tartufesca metamorfosi di Boris Eltsin in Russia, che agiva spesso in stato di ebbrezza. Speriamo che non ci tocchi un Putin, casomai sul versante opposto, come da italica tradizione.

lunedì 17 gennaio 2011

Milone

Il pastore abruzzese si è complimentato con gli operai che, con nove voti di scarto, hanno assicurato un avvenire ( da servi ) a sé ed alla propria discendenza.

Maurizio Landini è di Reggio Emilia, Nilde Jotti era di Reggio Emilia. A noi, proprio Maramotti doveva toccare?
Dimenticavo: ci dà da mangiare.

Povero Berlusconi. Non è neppure padrone di festeggiare come crede, con chi accetta i suoi inviti. Due settimane fa rivendicò, orgogliosamente, di averlo sempre fatto e di voler continuare a farlo. Ieri ha asserito di non averlo mai fatto..a pagamento, essendo delegato al compito il ragioniere dell'amministrazione.
Certo che la medicina fa miracoli: sei bypass ( tutti ), la rimozione della prostata per un tumore e guarda che performances; dev'essere la cultura d'impresa.
Rincuorato, conto, quando andrò in pensione, di scopare come un riccio.

Il moralismo d'accatto di una certa sinistra, fa un po' pena.
Il premier è un soggetto pubblico! Sarà vero per loro che, per approfittarsene, non hanno altra via che il dedalo delle correnti politiche ed il dosaggio ( peloso ) della rappresentanza.
Un po' pena fanno anche i tentativi mediatici di rendere pan per focaccia. I due giornali di area berlusconiana ed il settimanale Panorama ( lo stesso nome di una catena di supermercati ), hanno reagito alla fronda della destra stessa, intervistando una escort marchigiana che esercita a Reggio Emilia. Costei offre sul suo blog, pioggia dorata e cioccolata ( bisogna prenotarsi ) e, secondo Maurizio Belpietro - che è stato oggetto del più strano attentato della storia del terrorismo - Gianfranco Fini, in occasione di una sua visita nella città del tricolore, avrebbe pensato bene di decomprimersi nostalgicamente con codesta Rachele. Contento, ci sarebbe poi tornato.
Lacerazione di vesti e sdegno in faccia al mondo ( che se ne frega ) e via di seguito: sputtana tu, che sputtano anch'io.

Panorama, seccato dai ripetuti attacchi di Famiglia cristiana al papà del suo editore, ha replicato pubblicando le (s)costumanze ( fai quello che predico e non quello che faccio ) dei preti gay di Roma, con DVD allegato, attori assoldati allo scopo e un'ampia analisi sui ritrovi di queste anime vagule, blandule..

Il Santo Padre tace contrito, pago delle ulteriori esenzioni fiscali assicurate al suo patrimonio immobiliare, accatastato come prima casa ( popolare ) - dicono le malelingue -. Io credo, semplicemente, che questo dotto sacerdote sappia benissimo che non è più la religione, bensì il sesso, il vero oppio dei popoli e si comporti di conseguenza.

La nostra Area Manager è callipigia. Di tutte le qualità venusiane che gli scultori greci hanno rappresentato, a lei si attaglia, prevalentemente, questa specifica caratteristica. Inguainata in drappi serici, da palcoscenico, è capace di diffondere queste potenzialità su tutta la sua area di competenza, assidendovici sopra con plastica modularità, perché sia a tutti chiaro che dio glielo ha dato e..guai a chi glielo tocca.

Bello il gioco dei quattro cantoni con la magistratura della famiglia, ormai completamente partecipe, nella rappresentazione dell'omicidio di Sara Scazzi. Alla fine, sarà stata la vittima ad essersi strozzata da sola per farle un dispetto.

domenica 16 gennaio 2011

Declini.

Quando si sta per morire si enunciano quei contenuti o, più spesso, quelle frasi fatte, proverbiali e gergali che hanno accompagnato compulsivamente la propria esistenza infantile e adolescenziale. Nessuno le capisce più, coinvolto nelle proprie beghe, nelle proprie insoddisfazioni, in attesa di riesumare le proprie.
Dopo una settimana di prioritari impegni, ecco le congiuranti e starnazzanti figliole, ad limina, accompagnate da Pietro con pagella, che, in questa circostanza, non raccoglie il consueto profluvio di rallegramenti.
Si diventa grandi anche così.

Milone

Caro Milne, Thor ha trovato lavoro e, per quella paradossalità della vita che tante volte ho verificato, da senza tetto che è stato per quattro mesi, sotto la volta dell'ufficio I.N.P.S., a ridosso di una aiuola, alla fiera campionaria, in compagnia, a tre, quattro passi, di altre disgraziate senza patria e dei loro frettolosi consumatori, è diventato, a tempo indeterminato, poertiere d'albergo.
La morte, in rapida sequenza, del padre e della madre, il pignoramento dei beni, in Germania, la vita errabonda che il papà aveva imposto alla famiglia per ragioni di lavoro, lo avevano lasciato in balia degli eventi.
Non voglio attribuirni ciò che non è mio: il merito esclusivo della sua rinascita è stato di colei che prima era la mia simil-moglie e della sua migliore amica.
Adesso, superata la fase della sopravvivenza, sta entrando in quella del disagio della civiltà. Lo aiuteremo ancora. Se vorrà, sarà dei nostri.
Questa mattina, angosciato per il possibile ritardo che il mondo ostile stava provocando al mio incedere, ho intravisto un altro clochard che stava rimuovendo il suo giaciglio da sotto un porticato.
Chiodo scaccia chiodo.

Milone

Mi si ingarbugliano le idee, caro Milone. L'area manager imperversa con soave eleganza per il salone. Oggi indossa un abito fasciante, in porpora d'oro. Sembra la dama di Goldfinger ( solo i più anziani, la ricorderanno ) e suscita nei giovani colleghi la stessa agitazione che provocava in me la partner di quello 007.
Nel passarmi davanti, piegando appena il capo verso di me, mi ha sussurrato: "sei in forma?" "Rispetto a te, neanche lontanamente." Si prospettano, ben che vada, maliarde fregature.
E' ripassata, provocante, per convocare in riunione il povero Giuseppe d'Andria, che, confuso e irretito, nello scapicollarle appresso, ha perso i foglietti che recava seco, è incespicato su un lembo del tappeto Maramotti, ha porto, imbarazzato, un cinquantino alla cassierina e, un po' prono, ha proseguito.
Ricordo che una volta, Mirandolina si dovette cambiare la maglietta, di un bianco riflettente sul seno opimo, ma, tutto sommato, pastorale.
Simbologie del potere, Credem'a me.
Lattonzolina, davanti al cliente mi rimprovera una lentezza che l'operazione richiede. Se non la mando a farsi..è solo perché ci pensa benissimo da sé.

giovedì 13 gennaio 2011

Milone

Via Indipendenza: miseria e nobiltà, avrebbe detto Edoardo.
Il passeggio è sgangherato e concentrato; la via, per risplendere, avrebbe bisogno che questa accozzaglia di semoventi sparisse, per un giorno.
Nei bar, anche nei ( soli ) due più fichi, il personale è da drug store e non ha, neanche lontanamente, le phisique du role dei camerieri che li popolarono fino all'altro ieri. Confuso dall'ambientazione, il rozzo servente abbozza espressioni ricercate, dopo essersi asciugato il naso o riemergendo dalle ritirate, senza che, ad un frettoloso esame, risulti un rassicurante, umido nitore dell'epidermide delle mani.
Gli avventori e, soprattutto, le avventrici anziane e ricercate, provano a riesumare l'ozio dei bei tempi, ma "cucci" e sobbalzi le destabilizzano e ne sollecitano gli spenti ritmi.
Davanti ad una vetrina, ridondante di merci, una ragazzina dice all'amica: "qui vendono una gonna per un euro e novanta".

Ho conosciuto l'intera dinastia post postribolare dell'Hotel Metropolitan.
Si è presentato un signore, oltre la trentina, che tradiva una certa insicurezza nel versare un assegno: "non vengo mai..sono il figlio della ( Mirella? ), la ragazzina mi dice, fai qui, firma Là". "Non si preoccupi, lo fa anche con me che potrei essere suo nonno". "Non è girato". "Cazzo ( pardon! ), ma bisogna firmare dappertutto?" "Scarabocchi".
"Mi saluti la nonna ( colgo un moto d'imbarazzo ) e si goda la vita più che può". "Faccio il possibile".
Nonostante tutto, mi fa un po' pena. Spero che non si scoraggi: forse riapriranno i casini.

Dal mio osservatorio provvisorio, caro Milone, noto una compulsiva frequentazione delle binarie toilettes del Credem'a me. Penso che sia il settore più proattivo dell'azienda. Scendono anche dai piani superiori; pare che la colite imperversi e che le prostate premano, a meno che non si vogliano lasciare tracce olfattive sotto le volte basse, un po' oppressive, che perderebbero clamorosamente - temono, soprattutto, le signore - la loro arcana riservatezza.

Milone

Oggi, vecchio mio, ho toccato il fondo. Sotituisco il sindacalista di fiducia e coagulo la Passione per il lavoro ( degli altri ) e la Responsabilità verso gli azionisti dell'impresa.
Dopo il mini scazzo di ieri mattina, oggi, alla solita ora, il bus ha rispettato gli orari ed io ho spaccato il minuto.
Tutte le posizioni erano già coperte: si sa, chi va a Santa Lucia perde il posto all'osteria. Questo tutti lo capiscono.
Nessuno ha niente da dire.
Il proattivo affaccendarsi dei colleghi ginnasiarchi - complimenti, Milone, per il risultato - libera, però, tempo per tempo, ambiti e nicchie che è buona norma riempire, per offrire sempre agli astanti l'impressione degli "otto milioni di baionette". Erano le stesse truppe che giravano intorno all'isolato, dietro il palco delle autorità dell'Asse.

Ho allungato un po' il percorso verso la mescita ( di cappuccini ) sul corso e mi sono soffermato ( un attimo ) al banchetto di un robivecchi e, in mezzo a cianfrusaglie di ogni tipo, ho notato un rettangolo di carta vile ( oggi sarebbe carta ecologica, riciclata ) che recava un proclama di benvenuto a S.E. Cav. Benito Mussolini, in visita al dopo lavoro di Rossano calabro.
Quei poveracci si saranno dovuti trattenere a sorbirsi pistolotti variegati ma univoci, come è capitato ai miei colleghi, ieri sera, durante una terapia collettiva di indottrinamento gratuito.
Quante assonanze, nei termini, nel pathos, nel profluvio di punti esclamativi. ( Cfr. Portale ) Non è che, per risparmiare, copiate?
Ho chiesto quanto costava. " Devo chiedere":
Prende il cellulare e chiama. Dal bar, poco distante, esce un uomo senza qualità - che notoriamente piace ai tiranni - e, un po' sbuffando, suggerisce qualcosa al robivecchi.
"Quindici euro". "Grazie, è carino, ma mi pare troppo".
In fondo, sono già servito.

Milone

Milone, nei giorni scorsi è morto un neonato, di freddo e di stenti, a Bologna. Viveva in Piazza Maggiore, a pochi passi da qui, con il gemello che è sopravvissuto nella lotteria della vita, restituita alla sua realtà bruta, senza mediazioni. Delle mediazioni delle burocratiche e timorose ( di sé ) istituzioni, la madre e il padre avevano cercato di fare a meno, paventando che provvedessero, affidando i fantolini a qualche struttura "protetta".
Durante il giorno, si scaldavano in Sala Borsa, la biblioteca multimediale del Centro. L'unica cosa di cui si sono ripetutamente preoccupati gli inservienti è stata di segnalarne l'incongrua presenza.
La querelle di attribuzione delle responsabilità prevalenti non mi interessa.
E' la prima volta, dopo l'ultima guerra, in città, che questa sorte tocca al più debole di una famiglia disagiata.
Siamo rientrati nella barbarie, dalla quale eravamo usciti da quando i contadini avevano smesso di dividersi la carne con i cani dei padroni.
Con la medesima indifferenza.
Oggi c'è il sole.

mercoledì 12 gennaio 2011

Milone

Durante la settimana che ha preceduto il Natale, un improvvisato venditore di richiami aviari, sostava nei pressi della nostra porta e provava i suoi fischietti per invogliare i ragazzi che passavano a comperarli. Non era trascorsa mezz'ora da quando aveva cominciato, sulla pubblica via, che già i nevrotizzati colleghi smaniavano d'insofferenza, tanto che, ad un certo punto, ho suggerito loro di uscire e sparargli: avrebbero potuto giustificarsi, asserendo che l'avevano scambiato per un tordo.
La prospettiva necatoria li mise subito di buon umore.
Non un moto d'insopportazione per il continuo fischiare delle bussole, non un muscolo si contrae quando, durante i lavori di manutenzione elettrica, si innesca la sirena a 100.000 decibel.
Ognuno è assuefatto ai suoi richiami.

Milone

Il falso problema dei tempi di adibizione, caro Milone, è funzionale allo smaltimento di tutte le incombenze di retrosportello che la gestione di Giuseppe d'Andria ha apportato - ovviamente dietro conforme e superiore sollecitazione - nel nostro convento e lui, con l'altro abatino/a si abbandonano all'iracondia quando il risultato rischia di non essere raggiunto.
Tendono all'eccellenza.

Milone

E' un po' triste, mon ami, constatare che l'uniformità di linguaggio, fra sfruttati ed ex sfruttati, oggi sfruttatori, non deroghi di una virgola dal verbo aziendale. Come, anzi, giochino sinergicamente. E' una miseria da contrastare, costi quello che costi.
Quanto sopra, a prescindere dal micro evento che può averne dato causa.

Milone

Caro Milone, forse al Credem'a me i treni arrivano sempre in orario e gli sparuti e proattivi colleghi devono avere competenze da Capo stazione. Sostituiscono perfettamente la campanella scolastica del tempo che fu e fanno le veci anche del megafono, affisso al muro, a fianco del crocifisso, dei miei ricordi infantili e adolescenziali. Una volta, un insegnante ci informò che l'altoparlante era un residuo del fascismo, allora utilizzato, che avevano omesso di rimuovere..per prudenza. Non si sa mai.
Questi casellanti appartengono ( o sono appartenuti ) alla categoria del personale itinerante sulla rete di competenza ed hanno ( avuto ) obblighi di presenza aurorale per i primi, pallidi postulanti, che poi spariscono fino alle 10,30, quando riaffluiscono in massa indistinta e pretenderebbero di essere serviti sull'unghia. Anche se viaggiavano sui mezzi propri - io avrei utilizzato i mezzi pubblici, come previsto in assenza di concessione di auto aziendale - dovrebbero sapere che il traffico non è uniforme nel corso della settimana e che, soprattutto i mezzi comuni, seguono percorsi predefiniti, lungo i quali spesso rallentano, quando non si intasano, ad onta di qualsiasi corsia preferenziale. Per cui, prendendo a riferimento un orario, normalmente si rispetta il tempo di lavoro al minuto e per ovviare, a proprio danno, alle bizzarrie dell'inscatolamento viario, si dovrebbe - quanto meno - anticipare di quindici minuti la propria presenza alla fermata ( su distanze medie ) e rischiare di sostare per altrettanto tempo sull'uscio o anticipare l'entrata nella macchina chapliniana.
L'azienda può trattenersi il corrispondente del tempo non lavorato - la vecchia banca lo faceva - e, in caso di cronica tendenza ritardataria può prendere equilibrati, cioè contrattualizzati, provvedimenti disciplinari. Ma la pena del vocio, irritante ed offensivo di colleghi che sanno ancora di latte e non hanno uno straccio di veste giuridica all'uopo, gradirei che mi venisse risparmiato e, se non sarà possibile, adotterò , mio malgrado, un atteggiamento assolutamente liberale: li lascerò dire.
Evidentemente c'è qualcosa che rode e che non si vuole indirizzare all'azienda.

martedì 11 gennaio 2011

Milone

Esco per un ozioso intervallo e scendo lungo via dell'Indipendenza. Incrocio un menomato su una sedia a rotelle. E' amputato poco sotto il bacino e poggia i tronconi delle cosce recise sul pianale della sedia. Un uomo e una ragazza lo accompagnano, spingendo la carrozzella.
Al bar Calderoni, già luogo di aristocratici ritrovi, con la vetrina spaccata e non sostituita da due mesi, informano i clienti che se si portano la consumazione al tavolino esterno, non pagano il servizio. Tutt'intorno, pile di bicchieri e stoviglie.
Ordino un caffè. Me lo prepara e me lo serve un cameriere anziano che, radendosi, si è tagliato il mento, che sanguina abbondantemente e che lui si tampona con un fazzoletto di carta.
In un bar-tabaccheria compero le salviette per soffiarmi il naso. Incurante del traffico nei due sensi nell'angusto locale, una giovane donna smanetta una slot-machine. Ancora volantinaggi che offrono prezzi scontati per ogni sorta di servizi, sulla via.
Ritrovo il povero amputato, posato al suolo, su di una stuoia, ma i tronconi degli arti inferiori sono spariti.
E' stato imbragato in una stoffa aderente che lo fa sembrare poggiato sul tronco, appena sotto lo stomaco, come sarebbe vitalmente incompatibile. Chiede l'elemosina e chi gliela dà e chi lo ignora, sembrano non rendersi conto dell'assurdità, da baraccone, della rappresentazione.
Nella Roma medievale - e non solo - la pietà verso gli storpi si esercitava facendoli esibire per strada, a cura degli stessi sacerdoti che ne curavano l'assistenza.
Sono cambiati, in parte, gli impresari.
Sull'uscio dell'avita dimora, un giovane collega chiede a un cinese se ha da accendere, incurante degli ammonimenti del portale.
Sono certo che si tratta di una opportuna simbiosi proattiva e ambientale.

Milone

Basta, per favore, con le Tavole degli Impegni. Sostituiamole con un abbonamento - da detrarre in busta paga - all'Intrepido ed al Vittorioso. Quando manca il sottostante, come per i derivati, si indulge alla vendita dei Principi e, purtroppo, noto che queste palle vanno diffondendosi, come un'epidemia. E' il momento degli agitati-inconsulti, come il Ministro della Difesa, Ignazio La Rissa ( due figli: Cocis e Geronimo )e dei suoi spot sulla vita militare per i disoccupati prossimi venturi, per i quali il carro funebre sarà lo strumento di accompagnamento all'esodo.

Credem'a me, non siamo una banca. Siamo un Privé esclusivo.
Gli inservienti vestono uniformemente, le luci sono crepuscolari, i locali agibili e discreti.
Al mezzanino, numerose nicchie, impreziosite da archi e vetrate per i riservati conciliaboli. Qui si raccolgono Alcuni/e gravidi di gestosi per sbrigare le faccende dei frequentatori, le cui cure si assumono a 360° gradi.
Anche noi, presso i nostri clienti, siamo di casa. basta una telefonata, un SMS o un MMS con foto ed eccoci accorrere senza tener conto di orario, di pranzo o di cena, di impegni che non siano i loro.
E' credibile tutto questo, senza far parte a propria volta, di un reticolo - casomai minore - di interessi?
Considerando che un simile regime di orari impatta soprattutto sulla propria famiglia, se ne può argomentare che di famiglia allargata si tratti.

Nella nostra famiglia allargata abbiamo arruolato anche i famigli e, come spesso avviene, alcuni di costoro hanno assunto i connotati dei padroni ospitanti, fino a diventare più padronali di loro.
La coalizione fra i famigli, se non riesce a far assumere a tutti i propri connotati, cerca di condizionarne le adibizioni e di attribuire ai marginali tempi pienissimi e scansioni incessanti. Non è estraneo ( anzi! ) a questo atteggiamento il desiderio di recuperare tempi agibili per loro e di limitare gli straordinari regalati.
Su queste dinamiche coatte aleggia la cappellania sindacale, che opera a latere, in termini esclusivamente amministrativi, come se i mutamenti climatici indotti non la riguardassero.

Come tutti i regimi, anche quello del Credem'a me offre spunti e caratteristiche "positivi", anche se coattivamente statici.
E' fuor di dubbio che una maggiore ( anzi, nel nostro caso, una larvale ) democrazia interna si sciuperebbe nella ricerca di piccoli e costanti privilegi personali ( soprattutto sul versante femminile ) , legati ai tempi di non lavoro, il cui incremento anarchico e discrezionale, suscitando un invidioso impulso imitativo, banalizzerebbe e svuoterebbe il modello, sommando alla sperequazione dei trattamenti, la perdita della "Passione e della Responsabilità". Per converso, la piaggeria imperante - talvolta di sentore squadristico, in assenza di gradi e di responsabilità in chi la interpreta - si esercita conformemente alle intenzioni dell'azienda e per gli stessi scopi, che sono i nostri Principi e i nostri Valori.
Un'ultima preghiera. Abolite il Nucleo Valore. Mi ricorda troppo quelle strutture di comodo in auge nella vecchia banca, per il personale raccomandato, ma inetto.
E' chiaro che non è il nostro caso, ma si rischia troppo la similitudine con l'esoterismo di regime, vanitosamente a scapito del regime stesso.

Milone

Bentrovato Milone.
Dall'Alpi alle Piramidi, sempre sul podio. Credem'a me: vanitas, vanitatum, vanitatum.
Hanno incontrato sulle piste da sci il Ministro degli Affari Esteri, On. Frattini. Sciava, prendeva le funi-seggiovie e gli skylift con annoiata sufficienza, con l'eterna fidanzata. Su Internet, leggevo di un certo Cesare Battisti brasiliano e dello sdegno che caratterizzava il ministro. Credem'a me: non gliene poteva fregar di meno, come quella volta che bigiò una riunione della NATO perché aveva già prenotato alle Maldive. Io, di Cesare Battisti conosco solo quello che fu impiccato - anziché fucilato - per non riconoscergli la veste di nemico, ma attribuirgli quella di bandito, nel Castello del Buon Consiglio di Trento.
Rientrando a casa, ho trovato nella buca delle lettere una missiva della mia Segreteria nazionale, nella quale e con la quale mi si sollecitava alla vigilanza ed al massimo impegno, perché l'A.B.I:, in sede di rinnovo del C.C.N.L., tenterà di sovvertire gli ultimi diritti della categoria. A parte il fatto che, quando ci si mobilita a parole, ci si riserva di rimestare il paiolo per denegare che avvertite nuances siano invece un'intera linea di profumeria: eau de (S)chorege, direi, io non corro più rischi. Noi del Credem'a me, da illuministici diritti non siamo ( mai stati ) coinvolti, amministrati come siamo ancora dal costume del fondo dominicale.A volte, a stare fermi, ci si ritrova all'avanguardia.