domenica 23 gennaio 2011

Milone.

Ieri sera, Milone, ho incontrato una dimissionaria dal nostro gruppo laniero-caseario e finanziario.
Costei, dopo dieci anni di fedele appartenenza, ha constatato una stretta insopportabile alle condizioni di lavoro e, di conseguenza, di vita.
"Avevano trasformato la vecchia caserma in un lager. Tutto per accumulare, soldino su soldino. La direzione era al corrente della situazione, ma non ha fatto niente per raffreddare i bollenti spiriti dell'organizzazione e, soprattutto, dei colleghi invasati. Adesso faccio la mamma, in attesa di un'altra occasione, che sto cercando".
Lo si sapeva, vecchio mio, è il metodo di selezione del Gruppo; serve a mantenere giovani, agili e scattanti ai riflessi indotti, le maestranza. Finché ce la fanno. Poi, un sano turn-over.
All'apice della piramide, la cui base sono gli schiavi che si avvicendano, la dirigenza, immobile da oltre vent'anni, invecchia satolla, solo un po' incattivita da questa plebe che un'evoluzione sciagurata dei rapporti sociali ha reso titolare di modeste facoltà, pur se in via di smantellamento.
Anche in consiglio di amministrazione, al fianco dei discendenti di sì nobile schiatta, siedono, attente, le riproduttrici della razza padrona, coniugando, in indefettibile compagine, presente e futuro di una dinastia di provincia.

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