sabato 31 dicembre 2016

Buon anno a tutti.

Buon anno a tutti i migranti culturali: sessant'anni fa erano i miserabili ad abbandonare, per puro istinto di sopravvivenza, i loro luoghi di nascita, dove avevano appreso un costume povero e maniacale. La retorica dei valori familiari, del sereno clima in cui tutti, al freddo e con la pellagra, cantavano, era contraddetto da tante morti precoci, che, se non ci fossero state le nascite, si sarebbero evitate, mentre i genitori e in particolare le madri, speravano di ottenerne aiuto, casomai in una casa, in coabitazione, quando fossero diventate vecchie. Un circolo vizioso, spacciato per virtuoso. In più, la vita, le gestazioni e il primo allevamento dei figli - che ne sarebbero rimasti condizionati, in qualche guisa, per tutta la vita - era caratterizzata da maniacali superstizioni, frutto di una ignoranza profondissima. Il Friuli e il Veneto erano la riserva settentrionale degli esodi per procacciarsi un pezzo di pane, in un clima meno aspro, portando con se, oltre alla rassegnazione, la paura per le suggestioni improvvise, soprattutto nelle mezze stagioni ed in inverno, delle montagne che tanto impressero i loro simboli, come ombre cangianti, nell'animo evoluto, ma nevrotico, di Dino Buzzati, che di quelle emozioni sconvolgenti è stato un interprete, scomposto e raffinato insieme. Oggi, invece, a partire e non solo dalle eternamente, ma anche colpevolmente, disagiate regioni del sud , ma anche dal centro, a mollo nella stasi indeterminata e il nord impoverito e "specializzato" in ruoli e mansioni "ad escludendum e ad reducendum", sono i giovani acculturati, senza prospettive conformi al loro titolo di studio. Come hanno fatto in passato e continuano a fare, operai, diplomati e dottori, dal sud verso il settentrione. Gente che non si adatta e che è meglio che si tolga dai piedi - perché non ha specificato i casi a cui si riferiva? - come ha avuto la beceraggine inconsapevole di affermare, un sottoculturato ministro del welfare, ridotto ai minimi termini e ad una cogestione fra finanza bancaria e sindacati, alla ricerca di un pretesto di sopravvivenza. Buon anno a tutte le donne, spesso insopportabili, che pretendono di affermare istericamente le loro ragioni, spesso banali, e che vengono eliminate, per un attimo di pace o di rivalsa, prima dell'inferno carcerario, da estranei e fuorviati nelle loro aspettative, come ritengono per sé, le donne, mariti o compagni, comunque del tutto inidonei a sopportare, senza un rifugio, logistico o interiore, tanta nevrosi. Buon anno a queste famiglie che mai sapranno andare oltre la fase infantile e adolescenziale dei loro figli, relegandoli, come loro, in un destino sociale e professionale subordinato, che solo la disoccupazione attenuerebbe, se non fosse foriera di depressione ed emarginazione. Buon anno alle dinastie professionali che, se sapranno educare i loro rampolli - e qualche d'una ci riesce efficacemente - ne faranno dei cloni, ma soddisfatti per status, non sempre di se stessi. Buone raccomandazioni, comunque. Buon anno ai militari di professione che, per rimpinguare un misero stipendio, in cambio di un presidio degli interessi economici, pro quota vigenti, mantengono la loro famiglia a distanza, liberandosi degli effetti collaterali, più impegnativi delle missioni. Buon anno agli studenti delle scuole pubbliche, selezionati da un corpo docente neghittoso, che non vuole, né probabilmente potrebbe, impegnarsi nell'educazione culturale di tutti i discepoli provenienti da famiglie nelle quali nessuno può aiutarli, neanche economicamente, negli studi. Chi se le può permettere e non asseconda le naturali, ma controprudecenti, inclinazioni dei figli facilitati, allo svago, al disimpegno e, in progressione, al vizio, può affrancarli dal duro canonicato scolastico, attraverso la scuola privata e prepararli, ugualmente, all'Università, dove molti si laureano con medie molto basse e si barcamenano, mentre pochi danno prova di grande applicazione. Non è detto che, professionalmente, siano questi ultimi ad affermarsi e non debbano subire l'arroganza e l'invidiosa competitività, da posizioni di forza, di tanti somari raccomandati, fin dagli anni universitari. Auguri (?) a chi, l'anno prossimo, morirà, perché minato da malattie incurabili, a chi è affidato, per gli ultimi conati della sua vita, a badanti "sindacalizzate", da quando hanno avuto un contratto collettivo di lavoro, mentre agli altri lo smantellano e che reclamano ogni sera il "nero" da spedire ai parenti per comprare casa, mentre affermano che il costo della vita, nei loro Paesi, è pari a quello occidentale: ho verificato, non è vero. Con ventimila euro si compra un appartamento, come nella Grecia rovinata dalla sua corruzione e dal gelido rigore della Unione europea ( in Ellade, trentamila euro ), mentre con cinquantamila euro ci si può comprare una villetta in città e una villa in campagna. Alle 22 sbattono a letto gli assistiti, per leggere e chattare con i congiunti lontani, al rifiuto del "nero", dipettosamente, dichiarano che andranno in licenza, a prescindere, sempre a data e orario stabiliti, non svolgeranno determinate mansioni semi-infermieristiche, ecc., oppure saranno abbandonati, in un crepuscolo mortifero, in case di riposo e assistenza che variano dai 15.000 euro al mese, ai 1.700 delle strutture popolari, ex pubbliche. Buon anno a tutti i partecipanti, squittenti e cretineggianti delle feste private, auguri ai giovani, ma solo a quelli seri e capaci di sacrificio, in procinto di raggiunmgere il primo traguardo significativo della loro vita...anche se saranno corrotti dalle banalità degli ambienti che li aspettano nella realtà empirica; quanto agli esiti professionali, vedranno se sarà il caso di festeggiarli. Comunque, a lungo, tutti i giovani di oggi, continueranno a sorridere, perché la loro vita è ancora lunga e, anche se il ruolo sociale è spesso già residuale o inadeguato rispetto a quanto speravano, la giovinezza illude, anche se stanno già costituendo le basi matrimoniali del loro immodificabile sacrificio. La festa sciamanica e tribale, i botti mutilatori e necanti, servono simbolicamente a sbarazzarsi del passato, costituendo il solo modo per non ammettere il proprio fallimento, surrogarlo con la ricchezza, una maniera di rimuoverlo. Il futuro, che fra poco tutti (?) accogleranno con tanta festa, tempo dodici mesi diventerà vita inutile, da simenticare. Conta solo il presente, nient'altro. Buon anno ai licenziati e ai licenziandi, ai precari e agli sfruttati a tempo. Buon anno a chi ha sofferto o soffre gli effetti della violenza superficiale ed occultata e di chi subisce o ha subito la competizone prevaricatrice o immobilizzante, in particolare "intra moenia", per frustrazione e rancore. Buon anno a chi sfrutta e a chi è sfruttato, a chi, rifugiatosi al caldo di uno staus protetto, ma minore, si agita e accampa pretese, pro domo sua, ovviamente a scapito di altri, che le hanno già passate tutte. Buon anno a chi si fa mantenere, come se non fosse mai diventato adulto. Insomma, buon anno a tutti!

venerdì 30 dicembre 2016

La "vacanza" dei diritti residui, almeno di quelli tecnologici, non ci sarà. Se permetti che si alzi un muro, pensa a che cosa lasci fuori. Italo Calvino

Il presidente dell'antitrust, un certo Pitruzzella, se ne è uscito con un'intervista al Financial Times, nella quale, riferendosi trasparentemente solo all'Italia ( negli Stati Uniti, un simile provencialismo sutoritario ancora non si è visto e sono gli americani ad aver "messo in circolo" internet ) impetra la censura, la rimozione e la sanzione delle notizie non approvate da una indeterminata autorità pubblica. Non ci riuscirà, ma ciò non attenua la gravità di queste affermazioni, contraddittorie per un garante d'antitrust, da parte di un corifeo di un potere ademocratico sconfessato che, per portare a compimento i suoi servigi, crede di avere bisogno di un'impossibile uniformità d'informazione. Crede, perché non è così, purtroppo, ma i coglioncelli, nominati come Renzie, si sentono veritariamente osteggiati dall'intelligente opinione espressa anche sul Web. Non si tirino in ballo le offese e le minacce che pochi infelici rivolgono alle istituzioni, le trasposizione in Rete di video compromettenti di ex fidanzate e ex mogli che, a suo tempo si erano comunque fatte filmare, per vendetta postuma, mentre si asseconda, per interessi economici, ogni sorta di pornografia, effettiva e morale. Si rimpiangono i giornali d'area e di apparato, la televisione ( ancora ) governativa, ma questo modello non può più tornare. Ebbene, i Pitruzzella d'occasione non sanno far altro che teorizzare, per chiedere una censura e una persecuzione delle opinioni e solo delle opinioni, espresse in rete, con l'ovvia esclusione di quelle incensatrici, conformistiche o neutrali. Solo a Cuba hanno fatto così, ma i blogger hanno continuato nella loro pericolosa opera; in Cina si è vietato Internet o lo si è limitato all'anodina manifestazione di insulsaggine, non ostativa, in Turchia, ogni qual volta il potere, per fortuna molto screpolato del Sultano Erdogan, viene commentato e criticato, Internet e i social network vengono inibiti più o meno a lungo ( il tempo di ridurre a più miti consigli gli intemperanti ) mentre i quotidiani d'opposizione sono stati chiusi prima e dopo il tentato colpo di Stato. Neppure l'azione degli hacker russi, che possono agire soltanto verso l'esterno, perché anche in Russia, l'opposizione anti putiniana e contraria agli oligarchi del suo cerchio magico, l'unico Paese che non ha aderito al regime internazionale di individuazione dei provider, di cui si valgono i truffatori e i pedofili di tutto il mondo, ha, neppure per un attimo, messo in discussione la libertà della Rete. Ecco che, con la stolidità dei prepotenti e degli inquisitori, pericolosamente, un altro corifeo di sistema si leva a recitare il suo compitino, la sua poesia di Natale, che elogia i buoni propositi e accusa i cattivi, in simbiotica, ma articolata, dialettica sul Web. Come se l'uomo dicotomico potesse essere libero a prescindere dalla sua natura. L'attenzione e il lavoro, a difesa della libertà, non possono e non devono andare in vacanza.

La dimensione politica del mondo.

L'amministrazione uscente, piccata dalla vittoria di Donald Trump, sta producendo gli ultimi colpi di coda. Ha espulso trentacinque diplomatici, civili e militari russi, che con i fatti presunti e contestati non c'entravano niente, per ritorsione contro l'hackeraggio portato a compimento da un gruppo di hacker russi, sotto l'egida dell'FSB, l'agenzia di spionaggio esterno che ha preso il posto del KGB. Costoro avrebbero pesantemente interferito nella campagna elettorale americana, a scapito della Clinton e dei democratici, preferendo un socio, in affari con molti oligarchi russi, lui e i suoi uomini. Questo è tipico delle amministrazioni affaristiche repubblicane; anche Bush junior e la sua famiglia, insieme a buona parte di quella amministrazione, a cominciare dal Segretario di Stato Condoleeza Rice, avevano cospicue cointeressenze nel settore petrolifero e, per questo, mossero guerra all'Iraq, completando il lavoro del capostipite, George W.H. Bush, che si era attardato al comando per un solo mandato, dopo due da vice con Donald Reagan. Con la Clinton non sarebbe stato diverso, anzi, la probabilità di un'altra guerra, dopo quella libica, da lei voluta e demandata, per lo smarcamento di Obama, alla Francia, all'Inghilterra, in misura minore, col solito supporto logistico traditore dell'Italia, ma Donald Trump, con il suo spregiudicato conflitto d'interessi, interconnesso con quella del suo staff e dei magnati russi, ha del clamoroso. Quello di Sivio Berlusconi, a tutela del quale regnò madiaticamente, prima della rimozione golpista di Napolitano e Monti, per conto di Germania e Francia, risulta parametrato alla piccolezza e piccineria dell'Italia, ma questi intrighi di interessi economici, da parte di persone che detengono le decisioni sulla pace e sulla guerra, inquietano e sconcertano. Fra tutti i popoli elettori, quello italiano si distingue per saggezza e precisa individuazione dei probelmi. Spero che continui, perché se dovesse cessare o farsi confondere, per questa piccola nazione sarebbero dolori e restrizioni, a cominciare da quella principale, da molti sottovalutata e da qualcuno odiata: la libertà. La Russia ha annunciato contromisure; non è più l'Unione sovietica che si chiudeva nel suo bunker e reagiva propagandisticamente - salvo incursioni in alcune zone del mondo, represse dai colpi di Stato provocati dagli statunitensi - ma reagisce o tratta da pari a pari, con ritrovata sicurezza e come le compete sul piano diplomatico. Anche le inammissibili incursioni, sul piano formale, per favorire un candidato di estrema destra, ma più malleabile per ragioni empiriche nei loro confronti, è ancora molto poco rispetto alle interferenze sotterranee da sempre messe in atto dagli Stati Uniti, per giustificare le loro guerre, dirette o per procura, e la loro invadenza nascosta, nella vita di tutti gli altri Paesi, per loro strumentalmente, anche momentaneamente, strategici. Sarà un bel match. Intanto, il lavoro di sputtanamento del serafinico-abbondante magnate ereditario newyorkese, continua e continuerà anche durante il suo mandato, coniugando la lotta interna con quella dei competitors economici, politici o militari sullo scacchiere finanziario ed energetico del mondo, ridottosi a questa dimensione.

Calembour di fine anno.

La meningite impazza su adulti e bambini, anche questo è il segno di una regressione nei servizi, igienica nella fattispecie. Almaviva chiude la sua sede di Roma e licenzia 1.666 dipendenti, una pletora alla romana, intuitivamente frutto del pedaggio d'insediamento. I dipendenti che, in un primo momento, avevano rigettato le proposte del call center di adottare le stesse modalità retributive, organizzative e di orario, adottabili in molte altre zone del mondo, i loro sindacati si erano irrigiditi. Spesso il sindacato romano fa la voce grossa e la mantiene - stavolta troppo a lungo - trovando una sponda nel personale rappresentato, perché interpreta il costume sociologico dei lavoratori capitolini; poi, quando tutti, lavoratori e sindacati. hanno constatato che a prezzi da fame, per l'Italia e di sussistenza in molti paesi del terzo mondo, creati dalla fine della guerra fredda, anche nelle vicinanze, hanno cercato di ritornare sui loro passi ( anche questo atteggiamento è tipicamente romano ), la proprietà ha deciso di por fine agli indugi e di chiudere la grossissma filiale, nonostante l'intervento concitato del ministero per lo sviluppo - neanche quello del lavoro, che oggi si chiama del welfare, prossima attivtà delle aziende finanziarie e dei sindacati di ogni residua categoria lavorativa. L'atteggiamento di Almaviva è dettato esclusivamente dai costi di gestione, tutt'altro che insopportabili, anche mantenendo l'attività in Italia, ma meno lucrativi: per questo, sbattendosene di qualsiasi sensibilità verso poveri diavoli che, con un riflesso pigro, alla romana, si erano adattati a questo simulacro dell'agognato impiego amministrativo, alternandosi per otto ore, su tre turni, in uno snervante e mentalemnte devastante lavoro di informazione degli utenti frettolosi o distratti. Il mondo attuale e, soprattutto, prossimo venturo, per ogni categoria di lavoartori generici, sarà di questo tenore; ma non solo: la robotica ha già preso piede nelle sale operatorie degli ospedali, nelle quali, all'insaputa dei pazienti, sono dei robot computeriizati ad operarli, con una precisione e una mancanza del senso di stanchezza che gli umani non possiedono. Insomma, fra non molto, anche la qualificatissima ed apprezzatissima - tranne che dai pazienti - attività degli apritori di visceri, sarà obsoleta. La vanità delle attribuzioni e delle autoattribuzioni, svelata e messa in angolo, dai maggiori utili attesi dalle aziende ospedaliere. In Monte dei Paschi di Siena, però, una comunissima banca, si varrà, per salvarsi, degli aiuti di Stato, ammessi prorpio per il settore coinvolto, dalle Commissioni europee, che però hanno svergognato, coprendolo di insulti e dimostrandone la pelosa incapacità di gestire i conti, il più antico Istituto bancario d'Italia: Ci vorranno 40 mld. di euro, che si trasformeranno in un ulteriore deficit per le casse dello Stato italiano e sul quale - lo ha subito detto perentoriamnete - l'Unione contabile europea non farà sconti. Verranno, quindi, ancor più ridimensionate le pensioni - spero non ancora ritardate - i servizi sociali e quelli sanitari in particolare. Non si scambi per insensibilità, ma in questo sfacelo, sarebbe meglio la meningite. Una meningite mirata.

giovedì 29 dicembre 2016

Il teatro dell'ovvio.

Non c'era bisogno che lo dicesse, il neo premier Gentiloni, che avrebbe(ro) proseguito sulla strada di Renzie; a parte le cronache di gestazione di questo governo fotocopia, ancora più protervo nelle sue affermazioni nel campo del lavoro, perché sconfessato mentre si stava allestendo il non strumento giuridico per completare l'opera di massacro del settore e che i poteri e i residuati storici reddituari, vedevano - i secondi per un riflesso atavico - come la riaffermazione del loro disimpegno contributivo e domani, fiscale, dietro il quale "rifugiarsi". Sono in grado di alterarmi, questi figuri che residuano solo in ambienti del tutto analoghi, anche se necessariamente e progressivamente, camuffatisi, in parte, nelle forme e nella loro rappresentazione "semi"pubblica. Perché questo si verificasse, la Costituzione che si voleva mutilare e lasciare come un moncherino, ad ulteriore depotenziamento della sua raffinata e, per questo, inapplicata formulazione, doveva essere superata, non nei suoi connotati storici, ormai desueti, ma nelle sue applicazioni pratiche attualissime, soprattutto in termini di garanzia. Il Conte Gentiloni, fantaccino senza personalità di un potere inelettivo, si adeguerà. Del resto è un clone dell'eskimo dissimulatorio che Pasolini smascherò e, di clone in clone, dell'ultima esperienza del non governo inelettivo, patrocinato, sì, dall'Europa eurocentrica, simile nell'atteggiamento delle varie commissioni censorie della U.E., alla frustrazione reazionaria dei reddituari storici, che si volevano riparare, in favore di vento, sotto l'egida di una sinistra-Quisling ridicola e, per fortuna, non in grado di ingannare. Ha contribuito un altro residuato, da Centralismo democratico - si chiamava così, nel P.C.I. il sistema per cui, al dibattito interno, ignoto alle masse, doveva seguire il più rigido conformismo dei comportamenti alle decisioni prevalenti - messo in atto, nostalgicamente, da Giorgio Napolitano, che vedeva - anche se si fosse trattato di una finzione - nella democrazia, derivante dall'economia di mercato e, se vogliamo, dai suoi riti, solo uno strumento da superare. Ci stava quasi riuscendo. Se possibile, il Conte Gentiloni ha ancora aumentato la mediocrità arrivistica del suo esecutivo, introducendovi e confermandovi personaggi incompetenti e grevi, in posizioni, da sempre o ormai sottostimate, ma pur sempre architravi di una democrazia evoluta e consapevole. Ma, quella italiana, non è condivisa da tutte le componenti sociali, certamente ha avuto i caratteri dell'importazione post-bellica. Che ci fanno ancora i Patti lateranensi, voluti, per adesione, da Togliatti, già pronubo del reintegro nei loro posti del personale direttivo e amministrativo del fascismo? Quel "realismo" duale di chi esercitò il potere, sotto l'influenza o la direzione della Chiesa cattolica e, chi, temendo che i poteri autarchici fossero ancora troppo prevalenti, decise di vivere in simbiosi, ma all'opposizione, la sua, fallimentare alla luce dei fatti, esperienza politica, avendo maggior cura alle dinamiche del comunismo mondiale, le cui direttive ed azioni si stabilivano a Mosca e di cui Palmiro Togliatti, pur privo di potere, fu uno dei co-formulatori più importanti. Probabilmente gli importava questo, mentre i referendum sul divorzio e sull'aborto, temuti dal P.C.I., fino a un'adesione travaglita all'ultimo momento, mostrarono, sia pure dopo trent'anni, un'Italia diversa, almeno nelle parti meno retrogade, perché influenzate, nel bene e nel male, dall'industrializzazione, del Paese. Mi consola che questa gentucola non conta più niente e dovrà solo far quadrare i conti per i ragionieri di Bruxelles, nella conformisticamente obbligata recita di uno stato periferico nella geografia mondiale ed europea, una periferia verso la quale ci siamo progressivamente spostati, mentre le vacche grasse dell'appropriazione indebita di denaro pubblico e il clientelismo ammansitore, producevano lo sconquasso - rimosso - attuale.

Dissimulazioni ed arroganza.

Dunque, Giulio Regeni è stato venduto ai poliziotti egiziani, " al ministero dell'interno", dal presidente del sindacato degli ambulanti del Cairo. Pare che i sindacati egiziani siano protetti dal governo e, in particolare, dal ministero di polizia. Il probo sindacalista avrebbe deciso di vendicarsi, allorquando Regeni si sarebbe rifiutato di comprargli un biglietto aereo e un altro "benefit" che non ricordo. Il sindacalista istituzionale, di un paese dittatoriale, avrebbe provveduto a farsi filmare nel corso di un incontro, durante il quale si vedrebbe Regeni - il video è senza audio - passargli del denaro "in cambio di informazioni, "che formulava con troppa insistenza e troppa curiosità". L'inchiesta che gli era stata commissionata dell'Università di Cambridge. Il sindacalista degli ambulanti, basisti e informatori per la polizia - povero Regeni, ancora una volta quanta ingenuità - se ne viene fuori oggi, con un'intervista alla stampa internazionale, che, normalmente, dovrebbe valergli un'incriminazione, anche se l'interlocutrice asserita fosse stata la polizia, una polizia che, in Egitto, dipende direttamente dal Generale golpista e Capo dello Stato, Al Sisi. "Regeni faceva troppe domande" - perfetta affermazione in stile mafioso e levantino - " è la polzia che si occupa degli ambulati - in che termini? - non Regeni": affermazione di becera utilità pratica e sindacale; infine: "ogni buon egiziano, nel senso di cui sopra, al mio posto avrebbe fatto lo stesso". Le affermazioni, a ruota libera, del tribuno degli ambulanti ed informatore della polizia politica, vengono formulate, dopo la diffusione dell'ambiguo filmato, nel quale il gesto imputato, ammesso che fosse stato una compravendita di informazioni e non un "benefit", dei tanti che il sindacalista era uso chiedere per sé e non per i suoi protetti ( dalla polizia ) e, se, da un lato, serve a confermare la bestialità dei bastardi scherani del regime, dall'altro non inficia l'attività d'indagine del ricercatore, la sua libertà, purtroppo "vulnus" gravissimo all'interno di un regime imposto con la forza e, conseguentemente, criminale. Un'analoga azione, per difendere l'omertà di qualche accolita delinquenziale, privata o istituzionale, sarebbe stata oggetto di persecuzione giudiziaria, salvo accomodamenti in paesi, per molti versi non dissimili dall'Egitto, come l'Italia. In chiusura, l'ambulante-premier si lascia andare ad una valutazione politica: " come mai, dopo la diffusione del filmato, la situazione si è acquietata?." Da ambo le parti?" Ecco chiarita l'ambiguità. I poveri genitori continuano a gridare nel deserto

mercoledì 28 dicembre 2016

Fra il serio e il faceto.

Il Revisore di conti del Comune di Roma, che ha bocciato il bilancio preventivo della bombardata Giunta Raggi, è imputato per bancarotta fraudolenta. Inattendibilità o, almeno, dicotomia morale e professionale nel censore capitolino. Roma non cambia: Cicerone avrebbe materia d'invettiva anche ai giorni nostri. Intramontabilità della testimonianza classica. Al Comune di Roma e non solo al Comune - non c'è ne è uno che non ciurli nel manico, che non abbia pendenze, in atto o potenziali con i Tribunali. Sul piano degli affari - come da caratteristiche indigene - la ex capitale morale si distingue per mazzetteria: anche lì il Sindaco è indagato. Pare non esserci alternativa all'astensione, o meglio, alla diserzione delle urne, tranne che nei momenti topici, nei quali il popolo si è espresso, finora, senza perdere la trebisonda e mantenendo in linea id galleggiamento e sostanzialmente in rotta, la caravella corrotta della nazione. La crisi, come sempre, ha peggiorato la moralità pubblica e privata, le malversazioni e le truffe sono aumentate, mentre i famelici amministratori, hanno ripreso, per di più impauriti, a mettere da parte i soldi. Pare che tutti i leader, anche quelli da operetta, facciano altrettanto, preparandosi all'esilio, e, a spulciare la carta geografica politica, non si fa fatica a constatare che si tratta, quasi sempre, di ridotte del terzo mondo, imitatrici del modello statale per poterlo rapinare dall'interno. Come l'Italia, inequivocabilemnte.

martedì 27 dicembre 2016

La vita traditrice.

Dario Vassallo, Sindaco di Mollica, ha scritto sl segretario del P.D., Matteo Renzi, per rimproverargli l'avallo elettoralistico di una politica feudale, che si tramanda di generazione in generazione, per conservare i propri privilegi e confermare nella miseria e nel clientelismo subordinato tutto quanto residua della società campana. Si riferisce, in particolare, al connubio finanzairio con i potentati locali, con il Governatore De Luca e con la camorra, che ha ucciso suo fratello " che aveva in tasca la tessera del suo partito". Povero giovane traumatizzato, proprio qui sta l'equivoco di tante illusorie appartenenze, in particolare in un partito spurio, come il P.D., con segretario democristano. A livello popolare, d'altronde, non è realistico porsi obiettivi diversi, preconizzare ecosistemi ideali: questo avveniva - e solo di facciata - nel Partito comunista, algida e moralistica icona dittatoriale, che, mentre si apriva alla società, così com'è, rimpiangeva un Eden, mai esistito, di moralità e austerità. A livello popolare - dicevo - questa è la qualità della gente e va "pasturata", secondo il linguaggio dei pescatori, per trarne raccolto. E' una società mediocre, pavida, indifferente e, se non altro, per omissione, assassina. Eppure, alla declamazione della virtù mitologica, che il popolo non possiede, ma rivendica, a cui suo fratelllo aveva creduto ( oppure no? Essere uccisi non è una prova in questo senso )non ci si sottrae e la si mette in capo a pallide figure "primariali", come se avessero interesse ad applicarle. Dal momento che sono ostative al potere e al possibile clientelismo, provocherebbero l'abbandono della "base" e, nel senso comune, il povero malcapitato farebbe l'inspiegabile parte del fesso, maggior scandalo ancora, rispetto alle malversazioni scoperte, per un partito di micro-consumisti di massa e di bulimici forchettoni, scala salendo. Se Angelo, fratello di Dario e sindaco a sua volta, non si fosse investito di una missione irreale e soprattutto spropositata rispetto alle sue forze, illusoriamente sostenute da una veste pubblica, da una carica da esercitare sulla base della realtà, se cioè si fosse limitato alla declamazione d'uffico, a sua volta ( ma forse non ne aveva la cultura, era un uomo pratico ), come fanno le autorità pubbliche e religiose, che ai funerali non mancano mai, sarebbe stato snobbato e, se troppo insistente, emarginato e reso innocuo: non ha accettato questa prassi ed è stato ucciso. Nel nord leghista ed egoista, orfano dei privilegi e delle sovvenzioni della Balena bianca, dove si è (ri)proposta, in questi giorni, la secessione autonomistica della Regione Veneto e lo studio scolastico del dialetto, per imitare l'Alto Adige, già imitato dal Trentino, italianissimo, ma confinante, in un'espansione progressiva di autonomie trivenete, per lucrare le esenzioni fiscali e i reinvestimenti in loco, cioè nelle mani dei "distributori locali", a Verona, una delle tante sacrestie d'Italia di quella regione, il Vaticano aveva istituito una commissione d'inchiesta, dopo le ripetute denunce di bambini sordi e muti dell'Istituto Antonio Provolo, nel quale erano oggetto di abusi sessuali sitematici, da parte del clero e dei dipendenti laici, in un'autentica mafia pedofila contro i disgraziatissimi bambini. Uno, in particolare, conduce da anni la sua battaglia di testimonianza contro i preti abusanti o manutengoli del Vescovo di Verona, Giusepep Carraro, al quale recavano, nel suo appartamento, in una stanza buia, i suoi svaghi animati. Si tratta di Giovanni Bisoli, già vecchio, soprattutto isolato e in attesa che, morendo, smetta di tenere in guardia, non tanto i suoi aguzzini, che lo hanno già preceduto, quanto l'omertoso ambiente, curiale e para-civile, come vederemo. Giovanni Bisoli è esplicito, nella sua lingua monca e strascicata, ma chiarissima nei contenuti, di chi, sordo alla nascita, ha appreso tardivamente a parlare: " dagli undici ai tredici anni ( Giuseppe Carraro ) mi ha sodomizzato e ha praticato su di me anche altri giochi sessuali. Venivo condotto nel suo appartamento da un prete che, introdottomi, nonostante la mia paura e le mie resistenze, nell'appartamento vescovile, non appena mi voltavo verso di lui per un istintivo, quanto ingenuo tentativo di riapprpriazione della sua mano, per essere protetto e riaccompagnato indietro, non c'era più." Poi descrive i miserabili approcci spicci ai quali succedeva subito la violenza. "Gli abusi su di me cessarono, quando mi congedai dalla scuola, il 27 Giugno del 1964." Ebbene, la commissione "interna" del Vaticano, presieduta da un ex giudice del Tribunale di Verona, Mario Sannite, ha, dapprima, presa per buona una data di dismissione falsificata di un anno ( precedente al congedo effettivo ), per asserire come infondate le accuse del Bisoli, in quanto" nella seconda metà del periodo imputato alle violenze, il denunciante era già stato congedato". Ma oggi Gianni Bisoli ha "trovato la pagella originale tra le carte di mia madre" e invocando una giustizia, cercando di imporla, nonostante un costesto omertoso, mafioso ed ingiusto, l'ha presentata, anche alla stampa, parte della quale l'ha archiviata, anche nel Web. "La data di uscita è quella che avevo dichiarato: 27 Giugno 1964 e non 1963 come nel documento falsificato prodotto dall'Istituto Provolo ed accettato dalla commissione", il cui farisaico presidente ammette ora che la data appariva, in effetti, abrasa, ma che esistevano altri elementi di inattendibilità del denunciante. Quali? La voce spenta, nonostante l'animo indomito, le difficoltà di articolare favella secondo la mascheratoria loquela dei falsificatori, per via del suo handicap originario, al quale avevano pensato bene di aggiungere il trauma e la deformazione psicologica dell'abuso sessuale sostitutivo? Non so se riuscirà a far riconoscere il vero volto del male a questo mondo correo e vigliacco, che aveva dato corso alla causa di beatificazione del sodomita pedofilo, Arcivescovo di Verona e che dopo che la commissione lo aveva scagionato, è ripresa insolentemente, come se dio, se esistesse, avesse bisogno di simili attestati umani, a "beneficio" degli umani: non potrebbe provvedere da solo, nell'alto dei cieli? A questi ultimi non ascendono i sordo-muti. Bisoli aveva denunciato, nel 2009, anche il prete veronese Nicola Corradi, "rifugiato" in Argentina, come i criminali nazisti, tramite l'apposito "corridoio" vaticano, dopo la seconda guerra mondiale. In Argentina, popolata da un 60% abbondante di etnia italiana e, per il restante, spagnola, deve esistere qualche "santuario" dei crimini più nefandi, ad uso dei ministri dlla Chiesa e dei suoi, storici e diplomaticamente occasionali ( apparentemente ) alleati, se la feccia della terra, gli ultimi fra gli uomini, possono rifugiarvisi. Sì, perché il sacerdote Nicola Corradi, aveva ripreso servizio nelle sedi dell'istituto Provolo, multinazionale dell'assistenza, specie sanitaria, in sud america e finalmente arrestato in Argentina, il 26 Novembre 2016, per abusi sessuali sui minori. C'è solo da augurarsi che le guardie carcerarie lo abbiamo relegato in un reparto di pederasti incalliti. A quando un rapporto Kinsey, sulle abitudini sessuali nella Chiesa universale?

lunedì 26 dicembre 2016

La vita non è storia, è libertà.

Georgios Kyriacos Panayiotou, in arte George Michael, è morto "serenamente", in casa sua, a cinquantatre anni. Non aveva malattie specifiche, ma in tutta la sua vita musicale e artistica aveva prodotto poco e molto arrangiato; moltissimo aveva fatto proprio il "demi monde" che gravita precariamente nei dintorni, in cerca di un'alternativa alla vita grigia e oppressivamente convenzionale dei mestieri borghesi. Sono, come lui, artisti, tutti coloro che, mentre faticano sui libri di studi difficili, "non accettano" interiormente di essere solo degli studenti e, sperabilmente domani, solo dei professionisti, ma "deviano", evadono, nella testimonianza, che è rivolta effettivamente solo a se stessi, dell'espressione artistica e non solo coloro che rinunciano a cimentarsi nell'agone dei mestieri corporativi. In questo senso, morire a cinquantatre anni, certamente non serenamente ( non si muore mai serenamente, ma fra gli spasmi della vitalità che si spegne ), dopo aver sperimentato la nevrosi "demoniaca" - che col demonio, che non esiste, non ha niente a che fare - bensì con il "daimonion ti" di Platone e della versione in baccanale, nella percezione del popolo: l'unica perseguitata e perseguitabile - che compendia in un attimo la scelta che si è trascinata anche troppo a lungo. A quasi tutti sembra poco, ma, in fondo, il resto sarebbe stato solo una replica. Si è stancato di accontentarli. George Michael, la nevrosi demoniaca l'ha esperimentata fino in fondo, come tanti altri artisti che, per questa irriducibilità al sentimento dell'uomo medio, erano scomunicati dalla Ecclesia ed espulsi dai cimiteri, dall'accertata convenzionalità alla memoria, come se non si fosse già estraniato volontariamente dalla comunità dei conformisti convenzionali. Per questo, George Michael soffriva di depressioni ricorrenti e profondissime e aveva imparato a miscelare i farmaci con l'acool. Non era un drogato in senso proprio, ma un chimico creativo che aveva sperimentato gli effetti della varia e combinata farmacopea, di cui si serviva, con le gradazioni alcooliche e, per questo, aveva già conosciuto crisi respiratorie e cardiache, parallele all'asfissia spasmodica interiore, dalle quali era riemerso in virtù delle facoltà, ancora giovanili, del suo corpo, di tempra forte, almeno fisicamente. Sì, perché anche la mente è corporea, del tutto intrinseca e soggetta alla chimica organica, anche a quella alcoolizzata, come tutti gli altri organi. Non si sarebbe detto che la sua vita, in gran parte crepuscolare, si svolgesse nella penombra delle sue case sparse per il mondo, quando, di frequente, il male oscuro lo prendeva, per restituirlo all'esaltazione catartica quando teneva - non molti - oceanici concerti, in particolare nella sua Londra, dove era nato e dove è morto. Se ne sarà andato in modo angoscioso e arrovellato, come la sua vita interiore, lasciando agli altri, soprattutto ai giovani, una sensazione di libertà, anzi di liberazione, che vilmente in seguito non hanno scelto e non sceglieranno, ricevendone il riconoscimento momentaneo, trionfale, che lo faceva sentire per un attimo, in compagnia, profeta e, come tutti i profeti, che cantano o gridano nel deserto, sprofondava subito dopo nella cupezza più nascosta che ne inibiva a lungo anche la vena creativa. Ma il mito non ha bisogno di essere visto, anzi, meglio non conoscerlo nella sua debole e sofferente realtà, per continuare ad abbeverarvisi; è chi lo incarna il solo a sapere di che sostanza, di contraddittoria lotta per conservarsi, è fatto. Ma la morte si sconta vivendo e lui, come pochi altri, libero lo è stato e non ha conosciuto la decadenza fisica: questo è un grande risultato. E' morto appartato rispetto a quel mondo adorante ma infedele, perché quello che ha fatto, lo ha fatto solo per sè, come tutti i profeti, il cui testimone modificato viene raccolto, assunto e rappresentato, da qualche istituzione speculativa o da molti discepoli replicanti per influenza e per lucro e a cui, per timida inadeguatezza d'ispirazione, continuano a volgere lo sguardo aspiranti intergenerazionali di un esito temuto. Non importa se sei morto, non importa quanto sei vissuto e, entro certi limiti, neppure come. Hai riempito il tuo spazio e coperto il tuo tempo nell'assurdità trascendente della voragine e della vertigine che solo la libertà folle, da ogni convenzione e accomodamento, sa fornire. Ti sarà forse mancato il fiato, alla fine, ma per tutto il tuo breve tempo hai conquistato, fosse stato solo per un attimo, la franchezza e la leggerezza di un sorriso tutto tuo, in faccia al mondo.

Beata ignoranza.

Cerimonia commemorativa di mia madre, morta proprio la notte di un anno fa, citata in coppia con il marito, scomparso dal 1988. Entrambi sul declinar dell'anno, il 21 Ottobre l'uno, il 25 Dicembre l'altra. Ci troviamo in una chiesa deserta a mezzogiorno, una gentile vecchina, che leggerà alcuni passi del Vangelo, ci informa che si tratterà di una Messa di Comunione e Liberazione. Pensa che la nostra sparuta pattuglia di parenti sia un gruppo di iniziati. Mio nipote Pietro, omonimo del nonno, del quale possiede molte caratteristiche, di carattere e di cultura e grande estimatore della nonna Maria, ci informa che la chiesa di San Giacomo all'Università è notoriamente un feudo di Com.& Lib. L'omelia del prete è fuori dai margini, cita per nome i ricordati nel corso di un comizio del tutto inusuale, perché non tratta del brano liturgicamente proposto, ma parla di sé, del gruppo di uomini che incontrò quando aveva ventiquattro anni, delle membra che friggevano, del suo cuore più vitale, a settant'anni di un ventenne, di contatti personali con un amico ateo e della necessità di non essere un rinunciatario, un perdente, uno che si accontenta, perché Gesù era un vincente, un rivoluzionario (pur) non violento, il carburante di una indomita tensione al risultato, che deve estrinsecarsi nella soddisfazione dei desideri, di qualsiasi genere. Mi sovviene che la Chiesa, che non ho più frequentata dalla prima giovinezza, è cambiata, oppure che ciascuna componente ne fa l'uso che crede, mentre non capisco il senso della dedica di mezzogiorno a una organizzazione imprenditorale potente e molto attiva politicamente all'interno dell'Università e nelle corsie di Ostetricia e Ginecologia, dove si praticano anche gli aborti. Ma poi, perché comiziarne ai parenti convenuti in ricordo dei loro cari e a pochi altri, nel contesto di un manifesto politico, incentivato da una libera offerta. Dovrebbero spiegarlo a mia sorella, così contenta di essere riuscita nelle citazioni per Natale. Penso che una commemorazione si dovrebbe casomai tenere nella ridotta del desco, dove invece si è consumata la solita strafogata, annaffiata di vino, con seguito di lepidezze, "de minimis" illuminanti. "Sono più forte di un ventenne" ha ribadito con voce ancora franca e forte, salvo poi tornare, claudicante e reclino, verso l'altare. Un altro celodurista, a modo suo. Giulio ha compiuto cinquantuno giorni, è un bambino calmo e amante della compagnia; quando c'è qualcuno in giro, non eccetta di restare sdraiato in culla a rimirare il soffitto; piange solo quando vuole andare all'abbeveratoio materno, tornare in simbiosi con la genitrice che, appagandone l'affettività suggitoria, della fase orale, lo introduce ai sentimenti. Dopo aver provato reiteratamente di sfilarsi i guanti con le gengive, è riuscito a farseli togliere perchè li stava imbibendo con la saliva prodotta dall'inutile sforzo. Però non tignava, non protestava, continuava solo nei suoi autonomi tentativi. Mia madre si sarebbe "sciolta" per questo e invece giace immota al buio a al freddo, senza pià avvertire nulla, supplita, con conformi atteggiamenti, da altre officianti. In cinque si sono appartate per prendersi cura delle sue deiezioni e quando sono tornate con il trionfatore, cambiato e vestito d rosso natalizio, hanno annunciato: "abbiamo prodotto moltissimo!!" Splendida metafora sull'uso della femmina in biologia, anche perché, al suo ritorno, pur sorridente e compiaciuto, Giulio ha, poco dopo, reclamato la tetta. C'era un altro bel bambino, di alcuni mesi più grande, vivo e pertecipe, con il quale ho scambaito motteggi, sguardi e ammiccamenti. La coltura della vita continua le sue stagioni: è certo che moriremo, ma, anche se non fossero nati i nostri successori, per noi sarebbe finita lo stesso, e con noi, quella civiltà del privilegio, che asseriamo essere oggettiva e naturale ragione della perpetuazione. Come è già avvenuto innumerevoli volte, anche per loro, il futuro replicante è tutto da scrivere, mentre, invece, per tanti altri, è già scritto nella miseria, nell'ignoranza. Su queste basi ineguali, su entrambi i versanti, si consuma, in fieri, il contrasto, l'incomunicabilità, la violenza potenziale. Per essere felici non dovranno mai uscire dal loro fortino, sarà necessario che si facciano veicolare dalle fortune dei loro genitori, in attesa che diventino le proprie, praticare, se vorranno, una religiosità formale e accomodotoria e sospirare di bontà e generosità, mai eguaglianza, nei confronti dei bisognosi docili, avendo cura esclusiva di razionalizzare fortemente le proprie azioni, dapprima strettamente egoistiche, disinteressandosi di tutto quello che avverrà intorno a loro, se eventi sfortunati non ve li precipiteranno. Così, dicevo, saranno felici, perchè non capiranno un "acca" del mondo e della vita.

domenica 25 dicembre 2016

Gli affari, le amicizie, le carriere..il provincialismo.

Certo è che le conversazioni di queste feste comandate sono pesanti come il menu, assai meno saporite e vegane, vegetariane, quanto a contenuti. Nel citare, ricordare, si confermano i criteri di gestione delle incrociate esistenze, tutte e ciascuna all'insegna del proprio minuto e, talvolta minutissimo, tornaconto, in un "fru-fru" di fasullo compiacimento per quanto si è riusciti ad estorcere alla vita, o meglio agli "affetti" più vicini, che si erano conquistati e dai quali ci si aspettava benessere e palcoscenico, anche se il proprio repertorio drammatico faceva sorridere. Proprio per questo, dopo essere passati per il riso e il sorriso conformistici si è trapassati all'opinione prepotente, imposta come verità: nessuno l'ascolta, tutti se ne fregano, ma l'autoillusione di essersi "affermati" per la perentorietà dell'affermazione ed averla ribadita, vale una conferma interiore. Con l'età, con il declinare delle fortune, la declamazione si fa retorica, storico-celebrativa, archeo-ideologica; al conservarsi ( delle fortune ), mentre declinano le altre facoltà, ecco svelarsi il pensiero celato, nel dosso all'ingresso negli "assetti azionari" degli scalpitanti ed insofferenti subentranti, che mai si sognerebbero di intraprendere il loro percorso da soli, anche se dotati di titoli e competenze per farlo: alla comodità non si rinuncia, ma una volta definitivamente ereditata, per chi la trasmette si apre la strada dell'oblio e "dell'acconcia sistemazione". Mi capita di pensare che passiamo la vita a porci delle domande sbagliate, per rispondere alle quali sciupiamo la nostra casuale esistenza, che i caratteri del piacere e del dispiacere non siano intrisi in retorici principi, ma ascritti nei geni e negli ormoni, nell'apparato corporeo, di cui la mente è solo una componente, complessa ma in stressa connessione con tutti gli altri organi, di pari e connessa complessità, quelli, per intenderci che fanno diversi un uomo e una donna e sottocategorie, tante diverse "personalità" umane, semplificate nel cervello rettilario, primitivo, ma ben vivo e superstite, l'unico che dia soddisfazione alla nostra crudeltà. Cresciamo immersi in un sistema educativo, familiare e scolastico, che ci condiziona in un'infantile acquisizione di principi morali, mai creduti completamente, ma temuti come se fossero sotto l'egida vendicativa di un dio o di un signore mondano gelosi e, che essendo patrimonio comune - quindi, per definizione improbabili ed inaffidabili - sono custoditi e difesi da un'opinione tanto superficiale quanto ferreamente pronta al giudizio. Quando si raggiunge la pacifica consapevolezza della insignificanza di quel mondo di apparenze sociali e ambientali, diverse per strati e influenze, quando cioè il richiamo alla natura e al suo egoismo sono organicamente sopiti, la tranquillità cinica, nel senso in cui la intendevano i Greci classici, è solo amarezza e rimpianto di non appagamento, quando le forze lo avrebbero consentito. Anche per questo, in molti, la riaffermazione isterica di principi negativi ed obsoleti, ha il sapore di una rivincita invidiosa su chi potrebbe accorgersene e prende a competere ricatattoriamente, ma mai esplicitamente, su chi potrebbe ( ma è estremamente improbaile ) beneficiarne. Vi riesce solo chi, per ferina mancanza di educazione, precoci esperienze portatrici d'insensibilità e prevalenza d'influenze su anime inesperte, o timide, rapina gioia e innocenza e si prepara, per questa via, etologicamente alla vita. Chi ha condotto, con costanza e meritato successo, un lunghissimo ciclo di studi, senza alcun motivo reale, all'approssimersi del traguardo viene colto da una fretta vertigionosa, la capacità di concentrazione si appanna, i voti calano un po'. Sembra volersi liberare del sacrificio e correre al successo, al prestigio ed alla prevalenza sociale. Sta in realtà per iniziare una dura competizione con gli apparati, le raccomandazioni, il cicaleggio delle ruffianerie, con il sottobosco costituito da chi, quei privilegi a cui tutti aspirano, li aveva già in tasca e si appresta a farli valere, con il suo codazzo di clienti e di etére, che gli resteranno ipocritamente fedeli fino a quando sarà in grado di assicurar loro protezione e vantaggi. Non un minuto di più. Dalle rimembranze emerge, qualche volta, per associazione con altri discorsi, con altre situazioni costituende, una citazione "estranea", riguardante una figura certamente oggi grave, ma non più presente, non perché sia morta, ma perché vive e lavora in ambiti lontani, restituendoci, per poche istantanee, la sua immagine immutabile di ragazzo. Non sappiamo, presumiamo solo, se abbia condotto una vita appagante o se si sia trascinato di insoddisfazione, in disagio; lo citiamo, lo richiamiamo in vita nell'atemporalità di un sorriso fiducioso e, forse, ingenuo.

sabato 24 dicembre 2016

Il senso che si vuol dare alle cose.

Sarà un Natale cristiano, come auspica Francesco I, consapevole della secca riduzione del tenore di vita e di un possibile ritorno alla coesione familiare, dispersa dalle vacanze microcellulari, durate per generazioni? Ci sarà un recupero dei vecchi trascurati perchè remore ed indigenti, in una tenera riscoperta dell'affettività domestica? Penso di sì, in una grande percentuale di casi, quelli, per intenderci, che quest'anno non possono permettersi spese ingenti e cercheranno di farsi felici attraverso la felicità dei figli, se piccoli e ritroveranno nella gastronomia magistrale della casa un antidoto allo spreco rappresentativo, dopo anni ed anni nei quali non avevano teso ad altro. Sarà un Natale cristiano perché modesto, caratterizzato da regali low cost, in generale, da distrazione dai riti del consumismo, poco incline, con le solite tradizionali conferme, non eccezioni, alla "grandeur" dei cafoni, delle cosiddette "perle ai porci". Sarà però anche il Natale dell'alienazione , dell'assenza, della meccanicità, dell'invidia festaiola fra mediocri. Qualcuno ha voluto colpirne la simbologia: nulla di originale, è sempre successo. In meno di un quarto di secolo, dopo essere approdato in Italia, per farvi quattro anni di carcere, vi è ritornato per farsi ammazzare, di notte, davanti ad una monumentale, quanto grigia e impersonale stazione, mentre vagava senza meta e senza documenti, neanche quelli falsi che i banditi e i terroristi, "in partibus infidelium", portano sempre con se. Un altro morto, sia pur un assassino, senza idetità. E' drammatico voler morire, vendicandosi, a 24 e a 22 anni, come è toccato, secondo un copione d'intelligence che prevede uniformemente l'uccisione dei sicari e degli attentatori, dato che la "vulgata" sui mandanti se la attribuisce il potere, uniforome anch'esso, in nome di un nichilismo alla "Delitto e castigo", "I Demoni", "I fratelli Karamazov". E' la povertà affettiva, relazionale, familiare, abbandonati alla violenza senza protezioni, a provocare tutto questo. Le felicitazioni e i compiacimenti, delle autorità omologhe e carrieriste e sui "social", non univoche, fanno ancora più male. Non esiste un paragone fra vittime innocenti e non, non riesco, in questo caso, ad intravedere un netto discrimine fra infelicità vissuta ed apportata, anche se sarei il primo a straziarmi se ne fosse stato colpito un mio caro, ma parlare di "innocenza" troppo spesso è ipocrita; quando è reale e ad apportare sofferenza sono i nostri Giannizzeri, la ignoriamo, la nascondiamo, non ne parliamo o almeno non ne parlano i compiaciuti dell'altra notte. Era innocente l'ambasciatore russo ad Ankara? Quante operazioni di intelligence avrà coperto? Quanta insensibilità diplomatica avrà messo in atto? La Fatwa si è fatta itinerante, profuga e, in questo senso, globale; è naturale difendersene, è insensato ed altrettanto crudele, stigmatizzarla. E' il male del mondo riservato ai precoci disperati di una vita insensata, che insensatamente e strumentalmente vivono, nell'illusione di darvi un senso e che ne fanno un'esperienza breve, perché caratterizzata da un'assurda solitudine, la stessa che porta all'esplosione dei suicidi nei periodi delle feste natalizie e di Ferragosto, quando il senso di vuoto, per taluni si fa insopportabile, mentre altri lo riempiono con un vuoto condiviso.

venerdì 23 dicembre 2016

La vita ridotta all'essenziale, rivelatrice dell'inesistenza di qualsiasi remora e pudore.

Nella storia di Alberto Stasi e Chiara Poggi, con il primo in prigione, per soli sedici anni, dopo una lunghissima inchiesta e due assoluzioni, durante la quale diede prova di una freddezza e di un distacco da bocconiano, come, per altri ma analoghi versi, fece, con successo Raffaele Sollecito, coautore - soggettivamente ne sono convinto - dell'omicidio di Meredith Kercher, che dapprima, lui e la sua fidanzata americana, che si guarderà bene dal riallacciare il rapporto, una volta che era riuscita a rimpatriare, avevano cercato di riversare su un povero cuoco-gestore di frittelle e, infine, sull'unico condannato certamente complice, ma minore per responsabilità, Rudy Guede, in procinto di essere riprocessato, per ricaduta delle argomentazioni assolutorie dei due amanti perversi. In entrambi i casi, due neri e due poveracci. Il delitto, sofisticato e sadico, mal si attaglia a due sottoproletari, ma la violenza, nell'iconografia dei "ben pensanti", si sposa con la marginalità dei costumi e delle condizioni. Invece, nella mente viziata e abituata alla comodità di alcuni ( quanti? ) ambiziosi giovinastri eleganti e con una vita, pre professionale, senza sacrifici ed ambasce, alligna la ricerca del piacere gratuito, del predominio e del sadismo ritualizzato, dei quali appare "improprio" - anche agli occhi della platea borghese - rispondere, in una sorta di mimetismo che vorrebbe rendersi irriconoscibile, irrintracciabile. Da qualche decennio, il rito processuale italiano si è adeguato al modello dialettico anglosassone, che è un diritto giurisprudenziale, passando dal rito inquisitorio ( Codice Rocco, 1930 ) a quello accusatorio, nel quale accusa e difesa si cimentano nella ricerca di prove o indizi di prove presunte e possibili: Se il precedente era un diritto "valoriale ed etico", l'attuale è censitario. Voglio vederlo, un avvocato d'ufficio o anche un avvocato privato che assuma la difesa di un indigente o di un percettore di reddito basso, impiegare somme ingenti nell'indagine privata da contrapporre a quella pubblica, ben finanziata dallo Stato. Ebbene, la famiglia Stasi, tramite i propri legali, che si sono rivolti ad un'agenzia di investigazioni rinomata e costosa, sono andati a riesumare il DNA di un amico della povera ragazza massacrata, per insinuare che, se tanto gli dà tanto, al pari del gelido fidanzato, la pelliccina sotto le unghie della vittima, potrebbe essere rivelatrice di un "altro" diverso assassino. Mi pare di capire che, rimettendo in dubbio tutte le minuziose, faticose e non prive di ambiguità, perizie e controperizie. non si tenti tanto di invertire l'ordine dei colpevoli, ma rimettendo in dubbio la sentenza passata in giudicato e compromettendo un'altra figura, un semplice impiegato, non si punti tanto a far incarcerare quest'ultimo, quanto a far liberare subito, per risopraggiunta incertezza delle prove, il breve-detenuto Stasi. Che poi l'amico del fratello, già, a suo tempo, interrogato due volte, ne abbia la vita e il lavoro compromessi, anche solo per lo stato di agitazione e l'influenza ambientale indotta, che ne mettono a repentaglio le reazioni, agli avvocati all'americana, nulla importa. Certamente continuano ad essere profumatamente pagati. Dal sistema inquisitoriale ed "etico" del fascismo, al mercato delle insinuazioni, a favore solo di chi può pagare una dispendiosa attività d'investigazione privata, in tutti i sensi, di tempo e di denaro, necessari per sottrarre ( il tempo ) ad altre cause, l'immoralità - che non è formalità legale positivistica - coinvolge, con un riflesso rivelatore, nelle insanie e crudeltà dei figli anche le loro famiglie, inavvertitamente ( ma fino a che punto? ) sollecitatrici, se ora ne sono vindici. Chissà quante volte sono state sentenziose del male apportato da altri, da estranei, nella cronaca indifferente, riportata, mentre ora riducono al tornaconto, ignaro di ogni giustizia, la vita umiliata ed anche la vita soppressa, a beneficio di quella di un assassino giudicato. "Ma è loro figlio" ( soprattutto, a quanto si legge, di mamma ) di cui forse sono complici-tutori, ma a quanto si constata, sempre col beneficio del dubbio, non adeguati educatori.

giovedì 22 dicembre 2016

Quel che non ti proponi e che non t'aspetti.

Facebook mi ha dedicato un album dell'anno che sta per finire. Poche immagini di un tempo doloroso, in gran parte intriso di ricordi, nel quale i miei sentimenti si sono risvegliati e ne ho dato una modesta e pubblica espressione. Mi sono commosso. E' stato, inaspettato, il più bel regalo che potesse farmi. Grazie

Gente insignificante.

Roberto Formigoni ha avuto il fatto suo. In cambio di favoritismi affaristici, nella sua veste di Governatore della seconda regione in Europa, per reddito, si faceva pagare lussuose vacanze. Una puttana. Gli hanno sequestrato fra i sei e i sette milioni di euro di beni estorti e lo hanno interdetto, per sempre, dai pubblici uffici. Per questi aspetti, finalmente, l'Europa è maestra. Intervistato, all'mericana dalle Iene, si esibì in un corpo a corpo, nel quale immobilizzò e provocò, con parole ed atteggiamenti da prevaricatore l'intervistatore. Un bullo di rione. Si produsse in contumelie da "coatto" all'accettazione di un aeroporto milanese - non ricordo quale dei due - perché, non avendo i documenti in regola, non lo lasciavano partire. Un uomo al di sopra della legge. Il leader di Comunione e fatturazione, che costituì il suo trampolino di lancio, è stato asfaltato. Gente insignificante, ricondotta alla loro dimensione.

mercoledì 21 dicembre 2016

Il deserto dei...?

Il vuoto, l'assenza e l'attesa di quello che non c'è, l'atmosfera buzzatiana ( alla Dino Buzzati ) dei tempi insensati, cioè senza ordine ed equilibrio, che stiamo vivendo, dopo la fine di un ciclo storico e la prevalenza contraddittoria e contraddetta, dell'impronta capitalistica, prendono improvvisamente a sinergizzarsi ed allora, non ci si capisce più niente e ci si trova nel mezzo di una tempesta, "come la rena, quando turbo spira". Quando la tempesta di sabbia si placherà, lo stesso scenario risulterà modificato, ma pur sempre identico e ancora irriconoscibile, come nel deserto. Tutto ciò è avvertito in questi termini solo alle nostre latitudini, perché, invece, una civiltà ideologica è riemersa ed è l'unica, attualmente, che possa opporsi all'empirismo "eretico" di nazioni colonizzate dal capitalismo e dalla finanza, mentre i loro caratteri culturali, élitari e messi "democraticamente" in un angolo, sarebbero di tutt'altra cifra. Non intendo riferirmi all'Italia, estrema periferia del mondo occidentale, eppure ricca come poche o nessun' altra di retaggi culturali unici, pur frutto, dopo la fine della civiltà di Roma, di piaggeria verso e committenza di retorici poteri. Nell'era successiva, in epoche consegnate alla musealità e alla magnificenza delle vestigia murarie di una realtà non nazionale, nel contesto delle "piccole" regioni dominanti sul nostro medesimo continente, che vengono sollecitate a spendere poco convincenti parole, ogni qual volta qualcuno vendica una violenza recata lontano dalla propria ribalta, giocando proprio su quell'immigrazione senza senso che gli avvenimenti bellici, contingentemente, e il globalismo hanno indotto, mettendo in conflitto superficialità d'atteggiamenti e umiliate e rancorose tradizioni sconvolte dalla miseria e dalla diaspora. Per poche ore, tutto si confonde, come le membra sparte delle vite già consegnate all'oblio, al quale non sarebbero sfuggite, con ogni probabilità, neppure se si fossero prolungate a lungo. Si sarebbero riprodotte e basta. L'indifferenza, la catatonicità, si rivolgono alle parole, talvolta apparentemente sensate, ma, subito dopo, avvertite per quello che sono: propaganda mediatica e sentenziosità servile. Ogni giorno, ogni ora, ascoltiamo qualche voce registrata che ci avvisa di decisioni incontestabili: sui social, corredate da filmati, sugli autobus, durante i tempi d'attesa al telefono, anche se si chiama un taxi o ci si rivolge ad un numero verde; poi, nell'uniformità dell'indecifrato, accolto nel grigiore, in una situazione di sottocosti reali e simbolici, un alieno irrompe e asfalta le vite di chi si trova sul suo itinerario, casualmente, nella consumazione di una ritorsione generica, espiatoria, che ripropone o crede di riproporre. Crede, perché spesso anche i simboli, modificati, irriconoscibili, sono comuni, culturali, importati e confusi, risinergizzati nell'incertezza dei flussi finanziari ed umani che cercano, con ogni mezzo nevrotico di convincersi di un'impossibile stabilità. E' il mondo dell'informazione, "servizio", di chi e di che cosa, sfugge ai più, mentre sulle "reti" private, i soloni dell'intrattenimento enfatico e celebrativo e del pallone occupano tutto il loro e il nostro tempo a parlare di obiettivi e di forza, di "cattiveria" e di "far male", mentre gli interpreti stranieri, prodotto di un altro esodo, arricchiti e aziendalizzati, mi ricordano nelle loro pappagallesche banalità i ciclisti della mia infanzia, che salutavano la mamma. "contenti di essere arrivati primi, quando non uno". Il protervo o trimalcionesco ministro del lavoro, disprezza i giovani migranti che lo accusano di averli fatti diventare i camerieri d'europa. Molti hanno congiurato prima di lui, ma questo campione della grevità cooperativa sbrocca, non riesce a dissimulare, non scoppia in lacrime, è corente con quel cafone che è. Intanto, uno dei suoi figli, "che d'estae va a raccogliere le mele", dirige una rivista della "cooperazione", di cui il padre è presidente ed alla quale aveva chiesto di ritornare. Potrebbe essere una buona occasione. In questo caleidoscopio d'inciviltà, gli "estranei" macellai motorizzati, sono solo un ulteriore elemento, insignificante e senza scopo del puzzle. Non sappiamo quanto del percorso nel buio abbiamo già compiuto, probabilmente poca parte e la meno terrificante, ad onta delle apparenze, nella quale sono poche e misconosciute le entità e le poche persone in grado di tenere la rotta, nei suoi elementi semplici e circostanziati. E' confusa anche la descrizione, il testo? E' voluto. Sarà lungo il periodo dell'insignificanza e della mancanza di scopo, chiari i valori da conservare e salvaguardare, che diradati "amanuensi" non mancheranno comunque di preservare.

martedì 20 dicembre 2016

Riconoscere e farsi riconoscere come il nemico.

Non si possono banalizzare gli attacchi, simili ad un'incursione aerea o a un attacco bellico di commandos, che vengono portati, in occasioni e luoghi simbolici, all'occidente in guerra, ma in trasferta. Ne andranno investigate le trame non evidenti, le modalità di reclutamento, ma le stragi che periodicamente vengono perpetrate sul suolo europeo, hanno un significato di ritorsione guerresca che non si deve rimuovere. C'è certamente un estremismo ideologico alla base di queste azioni kamikaze che è invece assente nella cinica e razionale dissipazione di intere città. I mostri sono stati risvegliati da anni di trame e di violenze che si presumevano impunite e che invece hano risvegliato sentimenti reali, presenti, ma sopiti sotto generazioni ritratte, riservate. L'estremismo cova all'interno delle società arabe, illuse e poi deluse nella loro "primavera" di tutt'altra origine e senso, rispetto alla retorica europea e statunitense, che ha offerto alle milizie più integraliste un valido pretesto per mettersi all'opera: la stoltezza e la presunzione occidentali hanno riesumato parole d'ordine religiose, le uniche che possano mobilitare le masse, in quel tipo di società e non basta la riprovazione, il timore indotto nelle proprie opinioni pubbliche a rimuovere la realtà di un'azione- reazione, in sincrono, secondo le modalità che i diversi strumenti a disposizione consentono ai belligeranti, alla luce del fatto che gli oppositori sul campo, del mondo islamico, rappresentano una o più milizie scalze. In coscienza non capisco che cosa c'entri la Germania - salvo qualche iniziativa di coinvolgimento in zone calde, ufficialmente di affiancamento logistico e non belligerante - ma, probabilemnte, non è stato così o così non è stato avvertito. Il camion questa volta è polacco, incerta l'origine degli attentatori. La rivendicazione è arrivata non appena constatato il "successo" dell'azione, così come sono ripresi i video di propaganda immessi in Rete, uno dei quali sottotitolato, in lingua corretta, in italiano. Le stesse favelle delle nazioni ostili, anche se le medesime continuano sfacciatamente ad asserire il contrario, attraverso l'abusato "divide et impera", secondo cui si amano i popoli, si fraternizza con loro e si contrastano i Califfati, gli estremisti in genere, anche nell'interesse dei popoli arabi "amici". Naturalmente decidiamo e declamiamo tutto noi. La guerra ha superato i confini remoti degli Stati interventisti, attraverso i connazionali da tempo emigrati e stanziali in quegli stessi Paesi, la guerra contro le milizie non riconosciute sul campo, alla quale gli stessi Stati arabi avevano partecipato all'interno di coalizioni occidentali, ha provocato una reazione guerrigliera, altrimenti denominata terroristica, che si riaccende quando la propaganda dei media indigeni asserisce che sta per essere annientata. "Sarebbe grave se fosse stato un rifugiato", ha detto la Merkel, che si è cautelata elettoralmente: perché, un rifugiato a causa della guerra portata dalle potenze ospitanti nella sua patria, che ha cercato un rifugio e un sostentamento, dovrebbe limitarsi ad una ovina riconoscenza e rassegnazione? In un contesto così pregno di violenza e deprivato di ordine e riferimenti, il gioco più insidioso, ma su due fronti, si fa confronto di metodi analoghi, dissimulati e disconosciuti eppure fattualmente immanenti. Ogni tanto si legge che qualcuno è stato morso od ucciso da un cinghiale e spesso i cani da caccia vengono sventrati, come i lupi che li assalgono, dalle piccole zanne affilate dei cinghiali, che hanno reimparato a selezionare uomini e cani come loro etologici avversari. Non vuole essere dispregiativo - tutt'altro - ma i popoli bersagliati dalla potenza vigliacca delle nazioni predatrici, si comportano di conseguenza, attraverso nuclei dedicati, anche se, ai loro vertici, non idealisti ed ingenui, come i leader occidentali, del resto.

lunedì 19 dicembre 2016

La gratuità significativa della guerra.

L'ambasciatore russo in Turchia è stato ucciso ad Ankara da un colpo ben indirizzato da un diplomato della scuola di polizia del Paese che lo ospitava. E' chiaro che il tentato colpo di Stato è stato promosso maldestraemnte e probabilmente tramite un oppositore interno potente, dagli Stati Uniti, per levare di mezzo un autarca troppo indipendente, simile, "in progress", a Saddam Hussein. Da allora, all'azzeramento della dialettica democratica di vertice: istituzioni, forze armate, magistraura e avvocatura e, soprattutto Università e scuola, ha fatto seguito una reazione, normale ed adeguata, quanto violenta, di tutte le minoranze perseguitate, a cominciare dai Curdi, la cui filo-occidentalità, ingenuamente strumentale, è avversata dai russi, neo alleati di Erdogan e dal dittatore in pectore, per incongruenza culturale con l'indipendenza e l'autonomia delle etnie. Il sicario ha gridato, prima di essere abbattuto a sua volta: voi uccidete in Siria, a te tocca di morire quà. Perfetto e conseguente: per mantenere al potere il dentista, successore dinastica della famigia Assad e quel partito Baath, che aveva costituito per decenni la diga anti islamica sia in Siria, sia in Iraq, la Russia è intervenuta con successo in sua difesa, massacrando soprattutto gli abitanti di Aleppo, roccaforte distrutta degli insorti, che non si aspettavano, fomentati come erano dagli Stati Uniti, un intervento che, spesso e volentieri, neppure l'Unione Sovietica era usa effettuare, fidando e agendo sulle contraddizioni dello schieramento capitalistico. Invece Putin, da sottile conoscitore della diplomazia sotterranea e efficace interprete delle dinamiche del capitalismo regolatore o da esportazione, ha saputo agire senza remore, come quella potenza nucleare che rappresenta, sia in Georgia, sia in Ucraina e segnatamente in Crimea e per ultimo, fino ad ora, sullo scenario siriano, stringendo una spregiudicata alleanza con la Turchia post trattamento golpistico, dopo aver sfiorato una guerra con la medesima poche settimane prima. E' un gioco di riposizionamento, di salvaguardia di basi in zone strategiche, l'attestato di un rinnovato bipolarismo, simile, ma diverso da quello USA-URSS. Uguale soprattutto riguardo alla poverta del continente russo, rispetto alla ricchezza profondamente diseguale del mercatismo imperialistico nord americano. E' chiaro che l'ambasciatore russo immolato, è solo un capro espiatorio carrieristico. Stava sproloquiando ad un convegno sulla fotografia turca, rappresentativa della Russia, quando l'apparentemente ingenuo gesto omicida-suicida del giovane poliziotto, in giacca e cravatta scure, ne ha interotto il godimento delle carica, ma la motivazione simbolica non è incongrua: la vita di quella feluca non è diversa e, soprattutto, anche nella gratuità del gesto, non vale di più, di uno dei tanti abitanti di Aleppo, maciullati dai bombardamenti russi, verso di loro egualmente gratuiti e segna un altro atto. non facilemnte interpretabile, della contesa, senza esclusione di colpi bassi, che si sta conducendo (anche) sul suolo turco, in una delle tante espressioni della terza guerra mondiale a tappe che si sta combattendo.

In cosa differiscono?

Il commissariamento del Sindaco di Roma - non del Comune, che resta fuori dagli obiettivi del grillismo - segna un brutto episodio nella già ampiamemte sud americana politica nazionale. Con Pizzarotti, a Parma, in una realtà infinitamente meno complessa, ma con le sue concrezioni, preesistenti all'elezione di un Sindaco ed autoalimentantesi, nonostante lui, l'operazione non era riuscita. La povera Raggi che, all'atto del suo insediamento, aveva posto il figlioletto sullo scranno S.P.Q.R., potrebbe rimettercelo. Non capisco che cosa ci faccia ancora: prima era ostaggio di quattro marpioni di lungo corso, ora di un comico volgare e squittente e di un imprenditorucolo ereditario settentrionale, in nome di un'immagine di immacolatezza pubblica che non esisteva neppure quando Roma, la forza, in greco, era un Impero. Resterà adesso a fare da Sindaco-Quisling, con amministratori lombardi, fedeli ai Casaleggio? Abbiamo già i Governi-Quisling - Monti, Letta, Renzi, Gentiloni - tanto che se ne perde contezza e si assimilano come una normalità, cominciamo, sotto l'egida dei moralizzatori della Rete, con i Comuni e, segnatamente, con quello della Capitale, dal quale la mediazione politica a tutti i livelli, si fa possibile. Per fortuna, la Chiesa bergogliana ha deciso di disinteressarsene, anche se ha impetrato l'aiuto divino sulla malcapitata che il Papa aveva avuto occasione di incontrare due volte. Al suo esordio era stata snobbata da tutta la vecchia guardia della politica familistica e servile, gli stessi che saranno sconfessati clamorosamente al referendum costituzionale e che hanno rinserrato le loro fila come se niente fosse stato. Le sarebbe toccato di essere snobbata dal suo cerchio magico, del quale tutti coloro che assumono una veste, pubblica o aziendale, amano circondarsi, di quello di Casaleggio Jr fanno parte i futuri "oriundi" del Comune di Roma. Adesso è stata snobbata da un comico-amministratore della Casaleggio & Co. Si è pentita e continua a sorridere. Ma con quale prestigio parteciperà alle occasioni nelle quali dovrà rappresentare la sua città? Avrà alle spalle l'icona ghignante di Beppe Grillo? Dopo aver - a mio avviso, virtuosamente rifiutato di saccheggiare ulteriormente le casse civiche, con le Olimpiadi del 2020 - il gratta-gratta si è intensificato per linee interne, il facile sputtanamento di figuri impresentabili, è stato messo in atto, per cercare di sottoporsi allo stesso destino, ma solo dopo aver messo le mani nel sacco. Non rubare - e non credo che avverrà - non è sufficiente: bisogna agire e, ogni volta che tenterà di farlo, sarà sotto tutela ed egualmente esposta a ogni sorta di compromesso affaristico. Il Comune di Roma ne è il volano, estraniarsene significherebbe isterilre l'amministrazione in un nulla alla lunga incomprensibile. A meno che non si vogliano sostituire i predoni indigeni con i Lanzichenecchi. Virginia Raggi non ha la forza e la grinta grifagna per esercitare il potere in un contesto greve come quello che, per altro, conosce certamente molto bene; potrebbe essere un pregio, ma dovrebbe avere almeno il riflesso, il decoro, di togliere la sua faccia dai manifesti all'immacolatezza di Grillo (sic! ) e degli impiegati candidatisi, in Rete, per due mandati. Quanti ne servono per lucrare una pensione e alimentare gli obiettivi della casaleggio & Co. Tutto secondo consolidata tradizione.

domenica 18 dicembre 2016

L'antropologia dei popoli.

Il caso Marra, le dimissioni, gli avvisi di garanzia, i vertici aziendali dei 5 Stelle, danno l'idea di un sindaco delegante in tutto e che, nonostante questo,resta al suo posto, o meglio, viene incardinata ad un ruolo delegittimato dai suoi datori di lavoro-imprenditori. Il giacobinismo mediatico dei 5 Stelle, pubblicitario anch'esso, si scontra continuamente con il costume criminale - più o meno diffuso ovunque, della politica italiana e, ammesso e non concesso che le figure apicali ne siano estranee, ignare, non complici ( ipotesi, secondo me, smentita dai fatti ), intrinseco a quel mondo di arrivisti-rapinatori. Tentare a Roma, poi, è paradossale; sembra quasi che più che un coinvolgimento positivo, si cerchi la rappresentazione di un'eccellenza aliena, per pochi eletti, appartenenti, alla Rete in termini mitico-morali e ad un'azienda, con i suoi protocolli regolamentari, in termini operativi e decisionali. L'antitesi della democrazia, resa possibile dalla bulimia plebea e dalla rimozione, fin dall'educazione domestica e d'oratorio, del costume e del senso civico. Come potrebbe la Raggi restare al suo posto, fantaccina di Grillo e Casaleggio Jr e del loro, certamente non disinteressato direttorio, se non avesse già scelto, conformemente, in precedenza, di farsi "proteggere" dai quattro dell'Ave Maria Muraro, Frangia, Romeo e Marra ( arrestato ) contro i quali si erano già dimessi numerosi consiglieri, sempre secondo me, semplicemente scalzati, a favore di altri più protettivi, dalle loro posizioni a tavola? Piombano i capi del Movimento a Roma - in fotografia appare Grillo che mette la mano sulle spalle al Sindaco, che la abbraccia e si prende ogni altra possibile confidenza e che ottenutane l'abiura, la reinvestono per un compito sostanzialemnte sovvertito e ipocrita. La melma dovrà organizzarsi al di fuori del ponte levatoio sollevato e lo farà certamente, mentre la Giunta presenzierà solo alle cerimonie ufficiali ( senza rifornimenti ? ). Comincia, dopo sei mesi, la fase due di un corso ipotetico, con l'immissione di "dirigenti" della Casaleggio & Co., in terra aliena, la cui opera appare, fin d'ora, autoreferenziale. Se da un lato, il putridume politico e amministrativo non fornisce, da se solo, una terapia, che non sia placebo, al suo male, dall'altro, il metodo impositivo, labile nell'arruolamento dei suoi esponenti e ferreo, ma dittatoriale, come quello di un'azienda che pensa solo al suo tornaconto, lascerà le cose esattamente come sono, salvaguardando la sua immagine di facciata, come fanno appunto le dittature, lasciando alle forze prevalenti di assicurarsi o di spartirsi il maltolto, sotto l'egida del diritto formale. La Raggi si era giustamente lamentata dello spionaggio palese ai suoi danni e si era chiesta che coscienza avesssero sì vili speculatori, indifferenti ai traumi che apportavano a suo figlio. Adesso, per rimanere in sella, fa abiura e resta a fare da bersaglio-icona dei suoi padroni. Indice di una mentalità. Diceva Marra: non posso perdere potere; faccio quello che voglio, Virginia mi copre...in cambio di protezione, evidentemente. L'antropologia dei popoli non cambia col rigore comunque controriformistico di Bepep Grillo; in fondo è bastato un pentimento, neppur pubblico, ma nel confessionale di una riunione ristretta.

sabato 17 dicembre 2016

La veste che nasconde.

Raffaele Marra, prima capo di gabinetto di Virginia Raggi, era poi passato alla gestione del personale, cioè alle assunzioni, assegnazioni, promoziomi, emarginazioni, espulsioni o semplici ridimensionamenti. Il Sindaco ha belato: mi dispiace, mi sono fidata. Povera Virginia, rischia lo stupro. Meglio sarebbe se ritornasse alle pandette. Ma così non è, non può essere; anche se per pochi mesi, il suo principale collaboratore, per tutti, ma non per lei, persona ad alta pericolosità sociale, non può non averlo conosciuto, sia nelle decisioni, sia nelle modalità di approccio alle medesime. Dubito che un altro candidato sia reperibile al di fuori del mondo degli affari incentivati a suon di mazzette: scombinerebbe il criterio egemone, accettato anche dai paganti, tutti i riferimenti ed anche i subappalti salterebbero e di questo sarebbe incolpata la Giunta. Per questo, a voler essere, come dicono a Roma "delle brave persone", un pezzo da novanta della corruzione istituzionale dava delle garanzie di ordine e di contenimento e indirizzo delle scomposte pretese del sottobosco capitolino. La Raggi, a Roma, si gioca le stesse carte che Maria Elena Boschi si giocherà, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nel sottogoverno: altro non ha convenienza a provare di fare; male che le vada tornerà a fare l'avvocato come se niente fosse stato. Di questo, sono certo, sta tranquillissima: Roma digerisce tutto. Solo che adesso sono state ibernate le nomine, la Giunta non lavora ( a Roma è la norma ), chi succederà al carcerato non potrà fare altro che scongelare " i lavori in corso ". Penso a quell'amministratore della Margherita, unico colpevole di appropriazione indebita nel giardinetto di Francesco Rutelli, che dopo la fusione con i D.S. riuscirà a mandare in malora il Monte dei Paschi di Siena. Comunque sia, a leader integerrimi, minano le basi minime sulle quali operare, degli amministratori ladri: non se ne prescinde. L'onestà dell'icona istituzionale viene presentata come l'avventura sconsolata di un povero imbecille, circondato da fetenti, che i giudici, i carabinieri e i finanzieri scoprono e puniscono in una lotta titanica per l'onestà che un giorno vincerà..passando per altre casacche politiche, in Rete o spaziali. Penso a Primo Greganti il bi-tangentaro dei D.S. e poi del P.D., sulla breccia anche pochi mesi or sono, unico colpevole di malversazioni ed, evidentemente, unico beneficiario. Comunque, avere un delinquente al Personale della più grande municipalità italiana, è indicativo dei criteri di selezione e degli interessi che ispirandoli, ispirano le carriere. Mentre Marra veniva tradotto in manette, alla stessa ora, il premier Gentiloni, contestatore in eskimo eppur Conte di Macerata e di non so che altro, e il poltronista Alfano, partivano, su due aerei diversi, alla volta di Bruxelles, per il ballo dei debuttanti, ingenerando il raddoppio delle spese. A volte si pensa che siano un abisso di cinismo e di disonestà, ma talvolta mi sovviene che proprio non ci arrivino, ottusi dalla formalità ripetitiva, mnemonica e acritica dei ruoli che ricoprono. Probabilmente le convinzioni sono state indotte dall'habitat familiare e mai investigate attraverso l'educazione allo spirito critico. Volendo perseverare, ci sta bene Valeria Fedeli, ministro della sotto-cultura alla pubblica istruzione. Osvaldo Di Napoli, ex deputato forzista, è stato sequestrato a Roma, per strada e pubblicamente dileggiato, da alcuni comizianti del movimento dei "forconi", quei personaggi che sbraitano, di solito nelle piazze e fuori dalle sedi istituzionali, anche per intere giornate. Talvolta, come a Bologna, sono da soli. A Roma erano in numero sufficiente ad effettuare una pubblica umiliazione di un cittadino inerme. Questo è fascismo, senza aggettivi e se dagli sproloqui si passa alle vie di fatto, una frattura, da cicatrizzare subito, si è già prodotta nel corpo sociale. Da Parma giunge la notizia che, nel 2012, una ragazza ricoverata in un centro di accoglienza e rifugio, un'italiana, di Mantova, è stata a lungo stuprata da diversi giovani uomini appartenenti, per gli stessi motivi, alla medesima struttura. Sono saltati fuori dei filmati da cellulari, nel corso di un'altra indagine. Sì, perché l'accaduto non era stato denunciato e la ragazza veniva minacciata dall'interno perché non rivelasse l'accaduto. Trattandosi di un centro solidaristico, gli stupratori, nei mesi successivi avevano cndotto una normale vita di relazione, erano usciti dal centro con altre ragazze meno sfortunate, erano stati filmati in riunioni conviviali e durante manifestazioni a cui avevano partecipato in nome dei valori di tutela dei deboli...mentre di una debole "che sembrava un cadavere", perché in stato di incoscienza, si erano approfittati a turno, filmandosi a vicenda. E' possibile, forse probabile che, se non fossero stati casualmente scoperti, costoro, oltre a condurre una vita normale, avrebbero fatto anche una qualsivoglia carriera. Di quelle di cui sopra.

venerdì 16 dicembre 2016

La frana del puzzle.

Quando, in periodi senza sedimentazioni di potere, le figurine vengono riposizionate e ridenominate, l'utopia del "nuovo", ovviamente virtuoso e giusto, si scontra con le realtà sottostanti, che non conoscono altri "rinnovamenti" che quelli delle prebende rapinande, sotto tutti i vessilli ed i pretesti. Il Moviemnto 5 Stelle si è imbarcato nell'amministrazione di Roma, che, anche se fosse esercitata in maniera effettivamente eccezionale - non lo credo - sarebbe coinvolta ed interessata dall'antropologia indigena, formatasi nei secoli ed irridente di ogni possibilità di superamento di un sistema che si presterebbe solo alla devota povertà, più propria delle dichiarazioni d'oltre Tevere che alla prassi della composita capitale, con le sue gerarchie preindustriali, sadiche, amorali e irresponsabili. La Raggi è sotto inchiesta della Procura di Roma, politica quant'altre mai e, udite! udite!, riguardo alle sue assunzioni ed assegnazioni, come se a Roma si fosse mai esulato dagli equilibri clientelari che caratterizzano la spartizione familistica o affaristica delle incombenze pubbliche, privatizzate da sempre ad esclusiva cura dei beneficiari trasformisti. E dire che dalla propaganda che spera(va) potesse derivargli da Roma, il M5S fondava le sue ambizioni di impossessamento delle leve di governo, in un'apoteosi palingenetica, ecumenica e provincialmente "universale". In italia si ruba dovunque, ma le modalità nel farlo, sono differenti, specifiche: a Roma senza corruzione e raccomandazioni non si amminsitra e non si fa politica e, nella sua veste plebea, destra e sinistra ( oltretutto, attualmente camuffata ) non significano niente che successione nel posto a tavola. Davvero, per cinque anni, una coalizione informale di comuni cittadini potrebbe amministrare senza costituire per il tempo futuro un nucleo espandendo di fedeltà e favori, attranedo la vicinanza e il consenso dei postulanti vecchi e nuovi, da rimeritare piegandoli ad un costume speculativo - questo sì - ancora in precoce formazione e soggetto ai tentativi di aborto indotto da parte di trasmigranti professionali che bisogna, in qualche maniera, integrare? L'immagine della Raggi, nei primi giorni succcessivi al suo insediamento, a colloquio con un assessore, seduta sul tetto del Campidoglio con la testa fra le mani, è emblematico dell'impossibilità di operare contro il vento, un vento puzzolente che tutto involve. Roma non vive di attività produttive, ma di diplomazia e favori; non potrebbe vivere altrimenti e ridiventerebbe il borgo dolente che era stata durante il Medio Evo, emblema di un'irrilevanza sostanziale messasi al servizio del malaffare minuto e prometeico, ecludente ogni forma di onestà pubblica, eppur rifugio di artisti tanto sublimi, quanto affamati e ruffiani, remunerati con i soldi pubblici e la misericordiosa ospitalità. Che può e potrà fare la Raggi, membro di un importante Studio legale, al quale non avrà certamente acceduto per meriti, prima scientifici e poi professionali, perché contrari alla prassi delle cointeressenze, contro la realtà? Niente, ma non ci proverà neanche; dal Campidoglio e, domani, dal Governo, i pentastellati, soggetti ad un dirigismo aziendalistico settentrionale, del quale i romani hanno sempre riso, come di una forma di inferiorità cerebrale, farebbero fuochi di artificio per abbacinare il pubblico dei cambiamenti, senza cambiare assolutamente nulla, arruolando solo i soliti traffichini. Che poi sia la Guardia di Finanza e la Procura di Roma a rivestire i panni dei moralisti, loro che degli "ozi di Capua" sono i comodosi interpreti e della grassazione fiscale fanno la loro fonte di reddito, è l'ennesimo, abusato paradosso all'italiana, società inventata e quindi priva di qualsiasi specificità morale che non sia la pretestuosità vantaggiosa. Sempre a Roma, il governo, di prima, trama contro se stesso: il cosiddetto ministro del lavoro della Coop, auspica la fine del replay prima del referendum sul Job's act, sperando di superare il secondo rifiuto consecutivo del popolo italiano e di ripetere il "tradimento" non riuscito in sede costituzionale, che Alexis Tsypras e Syriza hanno perpetrato alle spalle del popolo greco. L'Italia è, complessivamente intesa, in condzioni pre fallimentari, non dissimili da quelle greche, ma le sue dimensioni e le differenze economiche fra le sue regioni, la stessa storia politica delle medesime ne fanno un boccone indigesto, se non cucinato in termini dietetici: una dieta che il popolo rifiuta e che, per questo, si cercherà in tutti i modi, di non fare esprimere. Il referendum costituzionale era previsto dalla Costituzione stessa, che si voleva mutilare, la sconfessione della precarizzazione del lavoro occasionale, sgonfiatasi subito dopo la fine dei priviolegi fiscali per le aziende ed il ripristino di ovvi criteri di giustizia nell'ambito di un rapporto comunque ineguale, collocherebbe la maschera tragicomica di questi burattini sulla loro lapide governativa, relegandoli là da dove non dovevano uscire, nessi in campo come marionette di altri poteri, in coerenza con la loro storia personale e politica. P.S. Il Capo del personale delle municipalità romana, tale Marra, proveniente dalla Giunta ultraclientelare, con aperture alla bottega dell'estrema destra, che frequentava quando conobbe e sposò la figlia di Pino Rauti, dell'impresentabile Gianni Alemanno, a sua volta eletto nel nome " del "rinnovamento ricostitutivo", cioè della "legge e dell'ordine" alla romana: repressione, ma soprattutto indifferenza e privilegi, è stato arrestato. E' stata una nomina sputtanante per la Raggi che, se lo ha fatto, è - ben che vada - perché conosce i suoi polli e sa di non poter fare altrimenti, se non altro per dare un ordine tarato allo scomposto assalto, alle pretese rivendicative di altri abusi dai quali si è stati esclusi. Ha fatto comunque una scelta di campo. Personalmente penso che non sia estranea ad un modello che, in quelle frange e nella sua posizione non può ignorare: è indicativo che non abbia potuto neppure salvare le apparenze. Un partito della Rete è più permeabile che mai e soffre della doppia tabe dell'infiltrazione e dell'autoritarismo, come si proponeva di fare lo sprovveduto Alemanno. Dunque, che differenza c'è, sociologicamente, fra le due proposte di moralità?

giovedì 15 dicembre 2016

L'ultimo volo.

Mediaset vola in Borsa, Vivendi, un latinismo pronunciato sciovinisticamente alla francese, produce guadagni per gli azionisti e raggiunge il 20%. Si approssima alla soglia, raggiunta la quale, l'O.P.A. diventa obbligatoria. Che si fermi un attimo o riprenda con impeto, poco cambia: la proprietà italiana, sulla cui fortuna Berlusconi aveva fondato il suo impegno pseudo-politico, è già molto indebolita ed assediata. Ieri si è riunita la famiglia, le famiglie del patriarca. Mancavano solo le olgettine, pur timorose di perdere la locazione-donazione. "Scendo in politica e rinuncio alle mie proprità: costitirò un "blind trust" ( come Trump ), lo intesterò ai miei figli ( allora l'ultimo genito aveva cinque anni ), tutto mi muove tranne che l'interessse personale". Eccolo lì, il vecchio Silvio, in crisi anche per astinenza governativa, di potere compensatorio di una fortuna troppo sincopata per non essere fragile, alla quale lo hanno costretto i giudici, per conto dei suoi nemici-concorrenti. Ora è sotto l'attacco, non delle toghe rosse, bensì del capitalismo, che è lotta etologica per la supremazia, l'appropriazione degli "uomini del fare". Contro il trust sovranazionale, che elude i limiti interni, si prepara per l'ultima battaglia, che sarà durissima. Il capitalsimo è o dovrebbe essere, in termini finanziari, anche e soprattutto O.P.A., attraverso cui selezionare, con strumenti di mercato ( con i soldi )i deboli e gli indeboliti, dai, pro tempore, ricchi e forti, a cui deve arridere il successo. Per cui, finanziariamente, tutto deve essere, o dovrebbe essere, in Paesi, come il nostro, pur ad imitazione capitalistica, apertamente contendibile. La pseudo sinistra italiana che tutelò il Biscione, anche quando il suo proprietario non era al governo, di fronte a queste iniziative non sa che pesci pigliare: il capitalsimo fuori dai confini non è malleabile e, dopo la sbornia da neofita di Massimo D'alema, che diede il via alle scalate e alle fusioni ( altra cosa, dalla ferina contesa sul mercato ) e i compromessi di Prodi, che si accontentava di battere, lui solo, l'allora Cavaliere poi disceso da cavallo, per cui, l'ultimo arrivato eterodiretto Gentiloni deve limitarsi a dichiarare di essersi accorto che un'informazione ambivalente, ma controllabile, sta per uscire dal recinto degli interessi comuni e a velleitariamente far intendere che potrebbe rendere la vita agra allo straniero invasore. Strano: non siamo un'Unione? Ma sono minacce larvate, che anche l'ultima commissione europea sarebbe capace di tacitare. L'ultimo tentativo di sopravvivenza consistette nel tentativo di acquisizione dei ripetitori privatizzandi da parte di Mediaset ( per la quale sarebbe servita comunque la sponda politica ), investimento strategico, ma minore, di un'azienda noiosa, in ripiegamento da anni, sciocchina e obsoleta, gravata dai debiti dell'A.C. Milan, che per ragioni di equilibrio finanziario, ha dovuto vendere. Anzi, senza i soldi dei cinesi, la battaglia sarebbe persa anche per le Tv. In più, l'imposizione dei figli, a prescindere dalle potenzialità dirigenziali, ha ulteriromente gravato un gruppo che si era costituito e gonfiato attraverso i favori, ricambiati, della politica, craxiana prima e poi personale del suo fondatore. Povero Silvio: il suo giorno da leone - un po' di cartone - l'ha vissuto, fra belle donne ( che, in veste matrimoniale, l'hanno spolpato e reso padre di superficiali e avidi figli ) e carne fresca, fino a quasi il suo tramonto: non è stato un vero "tycoon", ma un italiano medio in versione "sciur commenda " e "maialino", degno leader della maggioranza degli italiani. Adesso deve combattere, più per la numerosa discendenza che per se stesso, senza eroismi, di cui non sarebbe capace, ma per forza di cose, una battaglia decisiva, pronto - ne sono certo - all'accomodamento, all'abbozzo, alla resa con onore e pingue "buona uscita", se i francesi facessero sul serio o se lo mettessero alle strette, dopo averlo condizionato. Come disse lui di Gheddafi, subito dopo averlo tradito, non diversamente da qualunque altro leader levantino,come se niente ci fosse stato fra loro fino a pochi giorni prima: "sic transit gloria mundi", senza fare errori di citazione, come un'altra volta gli era capitato. Adesso tocca a lui e ai suoi, altrimenti buoni a nulla, figlioli, su cui giurava, sapendo che erano materia vile. Meglio han fatto, per loro, gli eredi Agnelli, che, dopo aver goduto di ogni facilitazione, pur strategicamente ricambiata, durante il regime democristiano, se ne sono andati, con la solita faccia di tolla, all'estero, senza neanche salutare. Silvio "amava" l'Italia perché aveva scelto il veicolo mediatico. Poi gli hanno tolto la patente.

mercoledì 14 dicembre 2016

Il professor di chimica, provando e riprovando, s'accorse che lo stronzio precipita cagando.

Renzi e la sua accolita tosco-emiliana hanno costituito un governo di minoranza istituzionale. Paolo Gentiloni governerà con tutti i ministri renziani, tanto, quanto Gianni Letta. Come il predecesssore immmobile di Renzie, non farà niente, fino al benservito, quando il suo mentore si riterrà abbastanza rigenerato da ritornare in pista. Ma ci tornerà? In pista si, ma per sfracellarsi: se ciò non accadrà, l'Italia se lo sarà meritato. La mancanza di qualità, il dispetto e l'ignoranza ( la tabe maggiore, madre delle altre due ) sono la cifra di un paese eterodiretto, nel quale mediocrissimi interpreti intravedono la possibilità di esercitare un potere - da quei mentecatti che sono - e di arricchirsi. La qualità del dibattito deve concentrarsi nella società civile e trovarvi i suoi interpreti. In questa fase, la rappresentanza istituzionale conta niente, è anzi controproducente. Tutte le tossine arrivistiche, a livelli presenti anche durante la prima Repubblica, ma mai privi di anticorpi politici, come ora, si sono liberate e concorrono al depauperamento del livello di interlocuzione indigena e mondiale: basti pensare al ministro poltronista, Angelino Alfano agli esteri. Degno ministro incolto di un'Italia che non conta niente. Vanno lasciati soli ed ignorati, non per far loro danno, ma perché la qualità della nazione non è più rappresentata. La consigliera di Coalizione civica, Emily Clancy, aveva proposto e fatto approvare, a Bologna, il criterio di selezione anonimo dei candidati a ricoprire ruoli poubblici, secondo una metodologia, appresa durante un corso universitario biennale presso gli alti studi giuridici di Londra, in maniera da impedire favoritismi, l'autentica lebbra del mondo del lavoro, pubblico e privato, italiano. Si voleva che, almeno, la selezione pubblica fosse equa sul piano delle competenze e del merito culturale e il Comune di Bologna, unico in Italia, l'aveva adottata, pur provenendo da un consigliere di minoranza. Si dev'essere scatenato l'inferno, nel pollaio democratico e, ieri, se ne sono miseramente usciti con la revoca, o almeno la dichiarata intenzione di farlo, del provvedimento, che avrebbe svelato, solo alla fine, l'identità dei candidati. Secondo un uso plebeo della dialettica, un non so chi ha usato una delle tante frasi fatte della sinistra spartitoria, nella quale delle massaie, attraverso le quote rosa, si attribuiscono e si scambiano dei posti di comando molto ben remunerati:...se la Clancy vuole fare della demagogia..Infatti, la scusa agitata consiste nello statuto del Consiglio comunale bolognese che prevederebbe una parità di genere fra i promossi, a prescindere dalla capacità d'intendere e di volere dei candidati e delle candidate, tutti e tutte espressione degli equilibri interni ad un apparato di potere. La mentalità di questa gentuccola si evince dall'atteggiamento del neo ministro dell'Istruzione e dell'Università, una ex sindacalista che si è attribuita - non richiesta - un titolo di laurea sociologica, per aver frequentato una sorta di corso di aggiornamento interno al sindacato o a qualche altra associazione para-professioanle. Giuseppe Prezzolini, ad esempio, non era laureato, ma sarebbe stato un ottimo ministro dell'Istruzione ed anche dell'Università, per le sue conoscenze profonde e non burocratiche, acclarate in patria e all'estero. Ma la grossolana, anche nell'aspetto, neo ministra,non dovrà fare altro che burocratizzare ancora di più ruoli, cattedre e carriere e, in questo senso, una sindacalista, che crede di essersi laureata, può andare benissimo. Per di più, l'unico minstro rimosso del precedente governo è stata proprio la precedente titolare della pubblica Istruzione, a completare il quadro della considerazione in cui è tenuta, in Italia, la cultura. La stessa che ne nutrono i regimi. Meglio non diffonderla, tanto il titolo serve solo da viatico formale per dei posti prenotati: gli altri vadano pure all'estero. Maschi e femmine - ma chissà che casino da neurodeliri avranno fatto le femmine e, comunque, tutti coloro che aspirano a ricoprire un incarico da frasi fatte, si sono coalizzati, in attesa di dilaniarsi in sede di assegnazione: che cosa accadrebbe se risultassero investiti/e, ad esempio, cinque donne su cinque candidati o viceversa? Che avremmo cinque personalità adeguate e motivate al meglio, attraverso l'indipendenza e questo terrorizza più della conoscenza, perché è un suo precipitato.

lunedì 12 dicembre 2016

L'Italia divisa.

L'Italia dicotomica, con molte altre sotto-divisioni, è sul palcoscenico. C'è una nazione dell'accrocchio e del costume clientelare, ce n'è un'altra che si è messa di mezzo e, pur scontando un dirigismo di tipo aziendale, ha preso spunto dall'inanità evidente della prima, sia di fronte alla crisi, sia nei confronti dei poteri sovranazionali e, da oggi, non partecipa più ai riti "triti e tristi" degli ultimi dei poltronisti, Alfano e la ex D.C. in testa. Il riposizionamento tattico viene respinto e, dall'antica partecipazione al referendum costituzionale, che ha riecheggiato il fervore popolare di tutta la Prima repubblica, tradita dall'immobilità della dicotomia di allora e, come oggi, dagli ordini che venivano dall'estero, si ritornerà all'astensionismo di massa che acquista, alla luce degli ultimi avvenimenti, la fisonomia di una testimonianza democratica che non accetta di essere burattinesca, eterodiretta, involutiva in un regime neppur dichiarato. La prima Repubblica fu messa in crisi soprattutto dal venir meno della sponda comunista e, prima ancora, per dei conati inavvertiti e tellurici, attraverso il passaggio alla lotta armata da parte di gruppi che, per i decenni precedenti, erano stati rappresentati da piccole ma agguerrite formazioni della sinistra parlamentare ( PSIUP-Partito socialista di unità proletaria, Manifesto, prima versione ) ed extraparlamentare ( Lotta continua soprattutto, ma nche altri tutt'altro che banali partiti minoritari ). A destra, in termini di contrapposizione armata ( anche terroristica ) erano risorti gruppi combattenti post repubblichini. Tutti al nord, a parte la Capitale: il sud, tradizionale e borbonico, facente parte di un'altra Italia, continuava a involvere la sua violenza nel costume mafioso, che è un precipitato degli immobili vertici di quella, altrimenti immobile, società. Poi, la politica sterilizzatta da un tardivo, opportunisticamente sospetto, risveglio della magistratura, non a Roma, ma in quel di Milano, è diventata liquida, altrimenti malmentosa, trasformista, mentre si piegava a tutte le pretese dei creditori, risvegliatisi dal "debito", dopo l'unificazioane tedesca e la fine effettiva della seconda guerra mondiale, con l'implosione o la svendita del comunismo. Nell'ambito delle sottocategorie politiche, i "trascurati", dopo i "responsabili", ecc, nell'ultimo caso, i seguaci poltroneschi di Denis Verdini, già sodale di Silvio Berlusconi e poi legato da toscanità, anzi da fiorentinità a Matteo Renzie, perchè restati a bocca asciutta, nel poltronificio ministeriale, "non attribuiranno la fiducia all'esecutivo". Formidabile, ma non imprevedibile la resistenza delle donne-ministro: il meccanismo è mediocremente spartitorio e, con un pretesto o con l'altro, le "beghine" del proprio tornaconto, si sono dimostrate ( per l'ennesima volta, acquisito un approdo, una facoltà d'entrata in un ambito di potere e di privilegi ) insuperabili. Tutte confermate e implementate con rientri stantii. Adesso comincerà una forsennata opera di aggressione e di logoramento verso il Movimento 5 Stelle, mentre i leghisti mostrano una tradizionale vocazione alla divisione, quando si viene in vista del traguardo, dove si trova la tavola imbandita del ristoro. Renzie, ha recitato la sua ennesima "palla": dalla Segreteria dei Dem., nella quale parla solo lui e con i buoni uffici del suo designato e dei suoi ministri/e, cercherà di speculare sugli eventi e di tentare un'improbabile rivincita. La sua occasione, di cui, ad un certo punto, ha cominciato ad ignorare la strumentalità, lasciandosi trascinare dal temperamento rodomontesco del toscano, esplicito ma non verace, anzi, in vero, cafone, è perduta. Potrà, al massimo, finché il P.D. permarrà nel suo stato di indeterminatezza, cercare di condizionare e ricattare la politica governativa, cioè d'esercizio del potere domestico, perchè quello sovrano è stato venduto. Contro questa Italia si dovrà reagire con lucidità.

La copisteria istituzionale.

Le autorità giudiziarie di Bologna avranno le loro ragioni, ma sembra, dall'esterno, che fatichino ad abbandonare i ritmi blandi o almeno ad indirizzarli contro gli storici apparati politici ed amministrativi, ormai coinvolti, come non avveniva direttamente durante la prima Repubblica, nell'intreccio affaristico. Appaiono poco propensi, anche, a mettersi in urto con i figli dei potenti, intersecando così diplomazie aggressive e ad approfondire le indagini sulle speculazioni edilizie, sugli strani intrecci fra concessioni, ricusazioni e minacce. Per fortuna, il GIP ha disposto la riapertura delle indagini su Erdogan Jr, di cui era stata chiesta l'archiviazione, mentre per la colata di cemento, prima approvata, ma non da Sindaco e poi ritrattata con conseguenti minacce, si è steso un altro velo, senza mordere i garretti ad un potere pluridecennale con il quale è comodo convivere. Non si erano neanche accorte delle infiltrazioni mafiose in Regione, fino a che non è stata costituita una sotto-delegazione antimafia, in loco, che, in pochi anni ha scoperchiato "Aemilia". Anche le società a vario titolo operanti sul territorio, negavano, ignoravano oppure si valevano della finanza parallela, da riciclare. Sembra che i flussi incontrollati, sulle ali della finanza e i pasticcetti locali ad opera di gente che "non dà problemi", restino ostici, fastidiosi al sereno operare, assuefatto all'ambiente. Si persegue solo, senza successo, la microcriminalità, nella quale siamo ai primi posti. Un sano provincialismo sembra attanagliare i burocrati del diritto. Eppure la "metropolitanicità", ovverosia l'integrazione delle province con il capoluogo e di più province con due o più capoluoghi, aumenta tutte le sinergie fra il grano e il loglio e all'uno e all'altro non sono insensibili, in Italia, i pubblici amministratori. Le consuetudini, il reticolo della amicizie sono decisivi per gli appalti, per le progettazioni e per le autorizzazioni. Durante la prima Repubblica, a Bologna almeno, le tangenti le riscuoteva, per il binomio di governo, il P.S.I. e gli imprenditori erano contenti di dover foraggiare solo due partiti, diversamente dai loro colleghi che, in quegli anni, erano gravati dal pentapartito. Per fortuna, a livello nazionale, non si è ridato luogo alle " larghe intese". Speriamo che l'onestà locale sia adamantina, ma le minacce di morte mal si associano all'idea di un apparato affaristico meno aggressivo della media. Il polpettone di governo vede il sotto cuoco - perché il primo è stato Renzi - impegnato nel riciclaggio di ex sindaci ( Fassino ) ed ex presidenti senatòri di Berlusconi, oltre a un suo ministro e gerarca di partito ( Pera e Urbani ) e di nonminati renziani, anche sconfessati dai risultati referendari ( come la Boschi ) all'insegna del "Rotary" ministeriale. Oltre al "friccandot", il levigato Gentiloni dovrà confermare al loro posto Alfano, Lorenzin e il Nuovo(?) Centro Destra, mentre l'UDC, schierata per il No, pare destinata ad uscire. Dimenticavo: le "vecchie new entry" si erano spese, contro i loro vecchi partiti, per il SI: ne aspettavano rimeritazione, che avranno in ottica invasiva-espansiva, a prescindere...dalla volontà degli Italiani. Fotocopie, per la rivincita. Mi sbagliavo, per eccesso d'ottimismo: Alfano e la Boschi promossi, NCD garante del governo numericamente, Minniti riesumato, dai servizi segreti dalemiani agli Interni ( pericoloso ), ai servizi segreti, Lotti, il più renziano per dipendenza e favori. Mi sfuggono e non mi interessano gli altri, molti dei quali confermati, nonostante tutto e qualche richesta di avvicendamento. Mattarella come Napolitano: Italia serva e clientelare, una decadenza sicura.