giovedì 1 dicembre 2016

Ominicidi.

Due casi di ominicidio oggi, uno a Lomazzo in Lombardia e un altro a Vibo Valentia, in Calabria. Due storie di donne omicide, due situazioni estreme, condotte con emozionale disordine e valendosi di complicità domestiche e ambientali. L'infermiera di Lomazzo, contendeva il marito a sua madre: i due genero e suocera erano amanti. Nel frattempo, lei era diventata amante di un medico del pronto soccorso, nel quale anche lei si prodigava; in teoria, di tempo per le trame non ce n'era. Invece sì. Attraverso il sesso, la mantide riusciva a far maturare il desiderio di uccidere in corsia, come un medico nazista, al suo drudo. Infatti, gli ha fatto ammazzare il marito e la madre, facendolo suo con le stesse gratificazioni che i due le avevano estorto. Per sottoscrivere le cartelle cliniche degli uccisi e avvalorare delle false analisi cliniche, si erano avvalsi di una dottoressa a contratto, che, scoperta, insieme al medico, per il blocco positivo degli altri addetti al reparto, così commentava con la sua, di madre: io non ho ancora un lavoro, se sarò indagata li immerderò tutti, altrimenti a quello, gli taglierò le carotidi. La gerarchia sanitaria, per mettere a tacere l'accaduto, come fanno i Vescovi con i preti pedofili, trasferendoli, metteva in cantiere un concorso pubblico, del quale la precaria interna avvaloratrice, risultò vincitrice. Gli è andata male a tutto il consorzio: la fermezza di altre due infermiere ha fatto scoppiare il bubbone e rivelato, dopo il caso dell'infermiera di Lugo, di cosa può essere fatta la prima linea di un nosocomio: figurarsi le retrovie. Arbitri della vita e della morte, in una perversione d'onnipotenza, della quale l'amante tradita ha saputo interpretare, con naturalezza, il personaggio ispiratore. L'altro episodio è avvenuto a Vibo Valentia, dove una signora - si fa per dire - sposata e di cinquantun anni, non ha sopportato la fine, da lui decisa, della sua relazione, non con il primo, ma con il secondo amante, che gestiva in contemporanea. Con l'aiuto del primo - si sa, muscolarmente le donne sono più deboli, dopo averlo attirato in un luogo isolato, per un incontro chiarificatore, lo ha fatto uccidere dall'altro suo amante fedele e poi ha chiamato in soccorso anche suo figlio, per il trasporto in una sterratta in campagna, dove al corpo è stato dato fuoco. Quando il Commissario Nardone, nel primo dopoguerra, fece il sopralluogo nell'appartamento dove Rina Fort avevava ucciso a martellate la moglie e i cinque figli del suo datore di lavoro ed amante, esclamò: questo è opera di una donna. Almeno, lei, friulana, fece tutto da sola e non coinvolse nel suo delirio, qualche coglione, in altre circostanze probabile femminicida.

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