martedì 20 dicembre 2016

Riconoscere e farsi riconoscere come il nemico.

Non si possono banalizzare gli attacchi, simili ad un'incursione aerea o a un attacco bellico di commandos, che vengono portati, in occasioni e luoghi simbolici, all'occidente in guerra, ma in trasferta. Ne andranno investigate le trame non evidenti, le modalità di reclutamento, ma le stragi che periodicamente vengono perpetrate sul suolo europeo, hanno un significato di ritorsione guerresca che non si deve rimuovere. C'è certamente un estremismo ideologico alla base di queste azioni kamikaze che è invece assente nella cinica e razionale dissipazione di intere città. I mostri sono stati risvegliati da anni di trame e di violenze che si presumevano impunite e che invece hano risvegliato sentimenti reali, presenti, ma sopiti sotto generazioni ritratte, riservate. L'estremismo cova all'interno delle società arabe, illuse e poi deluse nella loro "primavera" di tutt'altra origine e senso, rispetto alla retorica europea e statunitense, che ha offerto alle milizie più integraliste un valido pretesto per mettersi all'opera: la stoltezza e la presunzione occidentali hanno riesumato parole d'ordine religiose, le uniche che possano mobilitare le masse, in quel tipo di società e non basta la riprovazione, il timore indotto nelle proprie opinioni pubbliche a rimuovere la realtà di un'azione- reazione, in sincrono, secondo le modalità che i diversi strumenti a disposizione consentono ai belligeranti, alla luce del fatto che gli oppositori sul campo, del mondo islamico, rappresentano una o più milizie scalze. In coscienza non capisco che cosa c'entri la Germania - salvo qualche iniziativa di coinvolgimento in zone calde, ufficialmente di affiancamento logistico e non belligerante - ma, probabilemnte, non è stato così o così non è stato avvertito. Il camion questa volta è polacco, incerta l'origine degli attentatori. La rivendicazione è arrivata non appena constatato il "successo" dell'azione, così come sono ripresi i video di propaganda immessi in Rete, uno dei quali sottotitolato, in lingua corretta, in italiano. Le stesse favelle delle nazioni ostili, anche se le medesime continuano sfacciatamente ad asserire il contrario, attraverso l'abusato "divide et impera", secondo cui si amano i popoli, si fraternizza con loro e si contrastano i Califfati, gli estremisti in genere, anche nell'interesse dei popoli arabi "amici". Naturalmente decidiamo e declamiamo tutto noi. La guerra ha superato i confini remoti degli Stati interventisti, attraverso i connazionali da tempo emigrati e stanziali in quegli stessi Paesi, la guerra contro le milizie non riconosciute sul campo, alla quale gli stessi Stati arabi avevano partecipato all'interno di coalizioni occidentali, ha provocato una reazione guerrigliera, altrimenti denominata terroristica, che si riaccende quando la propaganda dei media indigeni asserisce che sta per essere annientata. "Sarebbe grave se fosse stato un rifugiato", ha detto la Merkel, che si è cautelata elettoralmente: perché, un rifugiato a causa della guerra portata dalle potenze ospitanti nella sua patria, che ha cercato un rifugio e un sostentamento, dovrebbe limitarsi ad una ovina riconoscenza e rassegnazione? In un contesto così pregno di violenza e deprivato di ordine e riferimenti, il gioco più insidioso, ma su due fronti, si fa confronto di metodi analoghi, dissimulati e disconosciuti eppure fattualmente immanenti. Ogni tanto si legge che qualcuno è stato morso od ucciso da un cinghiale e spesso i cani da caccia vengono sventrati, come i lupi che li assalgono, dalle piccole zanne affilate dei cinghiali, che hanno reimparato a selezionare uomini e cani come loro etologici avversari. Non vuole essere dispregiativo - tutt'altro - ma i popoli bersagliati dalla potenza vigliacca delle nazioni predatrici, si comportano di conseguenza, attraverso nuclei dedicati, anche se, ai loro vertici, non idealisti ed ingenui, come i leader occidentali, del resto.

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