martedì 6 dicembre 2016

Il sorriso mesto del clown.

Il clown di Aleppo è morto, come i bambini che intratteneva fra le macerie, sotto un bombardamento. La cura, il sorriso, la grazia non possono sopravvivere, non sono ammessi, sembra questo il significato dello scempio programmato dai vertici militari che, su quel terreno, confliggono fra di loro, valendosi di un capro espiatorio: non l'ISIS, bensì la popolazione. Il clown si aggirava, come avviene nelle corsie degli ospedali pediatrici, per rimuovere il trauma, lo shock delle esplosioni e della morte - scenario: lo ha fatto finché ha potuto e poi ha dovuto a sua volta prendere atto di questa raffigurazione della realtà. Come nella vita ordinaria, nella quale si alternano e si sovrappongono sentimenti e immagini, gioia e dolore, senza darci mai la possibilità di fissare in positivo l'obiettivo. E' l'occasionalità della vita che la tecnologia non ha rimosso, l'ha casomai incrementata. Per ciascuno, l'esistenza sarà solo conflitto e dolore o grama sopravvivenza, per altri mediocre benessere e aspirazioni compatibili, per altri ancora privilegi e strategie per conservarli. La triste e dolce parodia del clown è stata spenta in quella figurazione di annullamento, risorgerà, per i puù sfortunati, ovunque possibile, fino a quando possibile.

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