mercoledì 30 novembre 2016

Sincronismi affannosi.

Nella vita di ogni giorno i confini fra la sicurezza e il rischio, la chiarezza e l'opacità, si sfiorano sconosciuti, continuamente. Convenzionalmente, scambiamo convenevoli con persone spregievoli, che non sappiamo essere tali e ci infastidiamo per situazioni innocue; soprattutto, cerchiamo di "farne troppe", a nostro beneficio, scambiato molto spesso con il servilismo verso il core business della nostra vita. E' un errore tragico: si destinano risorse crescenti, nell'alveo della penuria, a vendere fole e si riducono quelle destinate ai compiti ripetitivi, che non cessano mai di essere richiesti. Si entra in confidenza con soggetti ed enti, ci si affida all'istantaneità sbiadita o maculata di striature di qualche traduttore d'intenzioni, si "certifica" sicuri, si sollecita l'esecutore, anche se il nome speso dall'incantatore dovrebbe far riflettere un attimo. ma si perderebbe tempo e questo l'illusionista lo sa, ci conta e se la ride. Come in ogni forma di violenza, l'attacco si porta nel coagulo del consueto, bisogna essere al corrente, per rapporti estorti, pregressi e successori..in qualsiasi senso, di abitudini e prassi pericolose. In certi contesti, tutti tesi all'estroversione e sbrigativi, ultraveloci, eseguiti in solitudine o quasi, prima o poi ci scappa. Involontariamente, la notizia esce dai confini, chiunque può portarla nell'ambito di una banale conversazione d'intrattenimento e, al danno si unisce la beffa del millantatore fortunato, che preconizza, in forme non riconoscibili, appropriazioni future, come in una truffa rateale. Quando il tempo residuo della giornata non viene speso per il riesame e l'approfondimento, ma per mettere in cantiere nuove conquiste, c'è il rischio di accantonare frettolosamente l'eseguito, mischiato alla congerie di disposizioni consimili, attuali e storiche. L'ammiccamento improprio segue una filiera pluriennale di confidenza e felicitazioni, nota al prestigiatore: all'ennesima condiscendenza, il destinatario non è più identificabile, ha il sembiante di un mito cinetico, del quale i connotati sono impressionistici.

martedì 29 novembre 2016

Fra il si e il no, son di parer contrario.

La penosa propaganda, come un reality nazional-popolare, fra il si e il no all'abborracciato referendum sulla mutilazione costituzionale, che dovrebbe inibire la legislazione sociale nel nostro paese e semplificare la ratifica delle disposizioni comunitarie e le esigenze delle classi oligarchiche in via di riformulazione ( i soggetti saranno ovviamente gli stessi: i detentori di denaro )specula in maniera oscena e fuorviante sul vuoto politico e civile nel quale ci siamo persi. Bisogna prescinderne e lasciar scivolare - sempre attraverso il voto - nel vuoto questa congerie di carrieristi alternativi a qualsiasi lavoro. La mutilazione della Costituzione non serve ad eliminarli, ma solo ad escluderne una parte: quella soccombente all'interno delle spurie coalizioni in lizza. Comunque vada, non saranno le clientele al seguito del carro di Eliogabalo, onusto di gloria e di denari, che finì ucciso in una latrina, a staccarsene, finché sarà in grado di dare frutti. Per questo, la pur bistrattata forma giuridica fondamentale, va salvaguradta. I costituenti sono dei costruttori, non dei demolitori. Zigzagando - ma spengo subito - fra i canali pubblici, non trovo praticamente altro; anche gli spettacoli d'intrattenimento sono deprimenti, per non distogliere gli spettatori dalla contesa speciosa degli scaravoltati schieramenti. Si, perché la destra fa la sinistra e la sinistra, nello sforzo di fare la destra, deforma grottescamente il suo aspetto. I nostalgici e gli oppositori radicali di un fenomeno che non esiste, il renzismo, aumentano la sensazione di tristezza che le parole al vento suscitano. Se non fossimo stretti nella camicia di forza del debito, la storia si ripeterebbe nei suoi termini più scontati, ma evidentemente più ignoti. Credo, anche ai conferenzieri del si e del no. Subito dopo aver votato no in maniera chiara, si potrà tornare a disertare le urne, in maniera da far defluire il politicume, sempre uguale - non c'è in Italia, né il vecchio, né il nuovo - nella cloaca, proprio come Eliogabalo, che, non entrandoci, fu infine precipitato nel Tevere con un peso legato ad un piede, perchè non potesse mai ricevere sepoltura, lui che, fino alla sua ingloriosa uccisione, era stato un Imperatore, della dinastia dei Severi, per di più. D'altra parte, per fare gli imperatori, a qualche dinastia bisogna pure appartenere. La democrazia svuotata produce e propone i Renzi, dopo aver prodotto i Berlusconi, a suo tempo Mussolini ed oggi la Meloni, molto migliorata, a parte gli occhi da bue, dopo la gravidanza. Per essere presentabili, bisogna avere cultura e maniere, ricchezza e bellezza, per essere credibili bisogna assicurare benessere diffuso, saper creare aspettative che non si rivelino, in ogni caso, nonostante l'impegno per realizzarle, illusorie, ma, per essere modesti, basterebbe avere qualcosa di realistico e corrispondente all'esperienza ed alla logica da dire e da proporre..se no, in in Paese così poco serio, arruffone ed arrivista, meglio non seguire i pifferai. Purtroppo è già successo e il peggio si costruisce sempre dalle fondamenta. In questo caso destruende.

Lo scopo del denaro, quando non serve a soddisfare le esigenze naturali.

Lapo Elkan, lo sgrammaticato figlio di un sofisticato scrittore ebreo, ex marito di una Agnelli ( in linea collaterale sono circa centocinquanta )è, da tempo immemorabile, ufficialmente fidanzato e un giorno si spoderà e figlierà perché così vuole la moralità censitaria, come quella regale, come quella borghese e avrà più successo di tanti mariti poceri diavoli, finchè durerà, anche se non durerà. Che gli piacciano gli uomini, sia pure in povera e infelice versione trans, è affar suo, ma quando si riferiva alla "stronzata" che aveva fatto quando, per oversose, aveva rischiato la "ghirba" in un appartamento di Torino, mentiva a se stesso, anche se alludeva solo all'uso degli stupefacenti. Il demente, che già era stato arrestato negli Stati Uniti per essere esntrato sul parquet ed essersi impossessato della palla durante un incontro di basket al quale assisteva, stavolta, approdato giovedì a New York, era già in gattabuia nel fine settimana per aver simulato un sequestro ed aver chiesto alla sua famiglia l'invio urgente di diecimila euro (sic!), per pagare il riscatto...di una confezione di droga che voleva consumare, non si capisce se prima, durante o dopo, una quarantott'ore di passione con un trans subito arruolato, come è costume reclutatorio nel network transnazionale dei ricchi. Anche stavolta è già fuori su cauzione, immagino superiore a diecimila euro ( non poteva procurarseli diversamente, non ne disponeva, voleva scherzare con i suoi? )ma dovrebbe presentarsi davanti ad una giuria, pena il suo esilio dagli Stati Uniti, per la gioia dei suoi avvocati. Un anno fa, l'occhialaio di tendenza, era stato arrestato mentre si intratteneva, sempre con un trans, all'aperto, nei giardini del Bois de Boulogne, a Parigi. La paziente fidanzata lo ama e aspetta di poter mettere mano sugli alimenti...ma avrà pure una famiglia altolocata anche lei; di bassi sentimenti però, o si rarefanno, salendo in quota? E' un carnaio selezionato, quello degli amori simil-dinastici? Lapo non è solo un viziato, è anche un ammalato, come un altro suo cugino, figlio dell'avvocato, morto suicida. Nella famiglia Agnelli, le sudicerie sono sempre state di casa ed hanno il carattere del privilegio regale. Suo cugino, il presidente della juventus, adesso va allo stadio con la moglie del suo colleboratore più prossimo, anche lei, tifosa della Juve. Nella tribuna d'onore, plaudente, la sua cornutissima zia, Marotta il direttore sportivo e, talvolta, Marchionne e Lapo stesso, sempre stralunato e strafatto. Suo fratello, presidente della FIAT, sembra un esteta filosofico: messo in batteria, sposato e bi-padre, fin dalla più giovane età, apparentemente impersona la refrattarietà ai vizi. Lui ha qualcosa da rappresentare, molti in quella disastrata dinastia proliferatoria di compensativi piaceri, si annoiano anche ad inventarseli, li ripetono coattivamente e corrono, di qua e di là, rivolgendosi ai circuiti internazionali più accreditati della prostituzione. Perchè di nient'altro si tratta. Sono però personaggi dai quali tenersi alla larga e, soprattutto, dai quali tener alla larga i figli, perché hanno un'amoralità e un senso d'impunibilità che, accompagnati dalla dinamica ormonale, centuplicata dalle droghe, possono dare "fuori di matto", in qualsiasi forma, da un momento all'altro. Lo stesso capostipite, avv. Giovanni, era noto fra gli intimi ed anche, una volta, agli inservienti di un albergo di lusso di Sant Moritz, per le sue devastazioni del mobilio, se, attraverso le narici d'oro, sniffava troppo. Che sesso e potere si coniughino perversamente - come nelle espressioni più violente e plebee, a marcare fisicamente una superiorità annichilente - è noto alle cronache fin dai tempi di Nerone, Sardanapalo, Eliogabalo et similia, per finire, per ora, con Lapo, a dimostrazione che l'anarchia è parente della violenza e strettamente legata all'allucinazione psicologica, tanto quanto, strettamente affine al potere...d'acquisto.

domenica 27 novembre 2016

Testimonianze.

La Repubblica, in occasione della morte di Fidel Castro, ha ripubblicato l'intervista fatta nel 2006 a Gino Doné Paro, unico italiano sul Granma, lo yacht a bordo del quale Fidel Castro partì, precisamente 60 anni prima della morte, il 25 novembre 1956, dal Messico verso Cuba con un gruppo di rivoluzionari durante la rivoluzione cubana, emulo, con molte meno unità, di Giuseppe Garibaldi. La faccio mia e la offro ai lettori. E' una testimonianza di vita avventurosa, nella versione storica dell'internazionalismo proletario, antesignana utopistica di un'altra utopia distruttiva: il globalismo, capitalistico nella versione finanziaria, come il comunismo lo è stato nella versione di coloro che sono costretti a prestare il loro lavoro ed a riporvi ingenuamente le loro speranze di realizzazione. Ingenuamente perché i posti sono prenotati. L'utopia comunista è stata tale solo perché perdente, per la festa dei tifosi della squadra avversa, con la quale non c'entrano niente, ma con cui si identificano; quella capitalistica specula anche sulle crisi che provoca, perché conta sull'assenza d'impegno ed anche della capacità di comprendere delle masse popolari.Fra le "utopie", quella di Fidel Castro non è stata sconfitta. "Ride come un bambino, Gino Donè Paro, 82 anni e mezzo. "Sono felice perché sono all'Avana. Fuori dalla finestra vedo le palme maestose e belle. Quando sono qui, mi sento cinquant'anni in meno". Un solo rammarico, per il 'companero Gino, el Italiano'. "Volevo venire qui come privato cittadino a trovare i miei amici. E invece sono nel protocollo, trattato come un ambasciatore". Ma non è sorpreso, 'el Italiano' arrivato da San Donà di Piave. "Ormai noi del Granma siamo rimasti in pochi, e ci trattano con i guanti. Forse riuscirò a vedere il compagno Fidel. Con lui e Raul parleremo di quello sbarco, di quei giorni di paura e di coraggio. Parleremo di Ernesto Guevara, che era mi hermano, mio fratello. Sono stato io a insegnargli a sparare bene, e soprattutto le tecniche della guerriglia. Già allora ero il più vecchio di tutti. E avevo una certa esperienza: in Italia avevo fatto il partigiano. Spiegavo a Ernesto come si organizzano gli agguati, come si attacca e come si fugge. Insomma, gli ho dato la giusta istruzione". "Io, l'italiano della barca di Fidel insegnai a Guevara a sparare" Condividi Cinquanta fa, il 2 dicembre, lo sbarco del Granma sulle spiagge cubane di Las Coloradas. è l' inizio drammatico della rivoluzione. "Ci eravamo preparati in Messico. È lì che ho conosciuto Ernesto. Lui era un bravo medico, ma con le armi era inesperto. Se sbagliava un tiro, durante l'addestramento, io lo incoraggiavo. Insomma, credo di essere stato un buon maestro. Il viaggio sul Granma non si può dimenticare. Doveva durare tre giorni e invece siamo stati in mare per sette giorni. Il comandante assoluto era Fidel Castro, e poi c'era Raul che dirigeva tre plotoni. Io ero tenente, capo di uno dei plotoni. Fidel era un vero un comandante. Ti dava sicurezza, capivi che aveva un progetto preciso. Ma per il resto là sul Granma, secondo me, più che responsabili eravamo tutti dei pazzi, ma pronti a dare la vita uno per l' altro". Gino Donè Paro sembra raccontare un romanzo dei Tre moschettieri. "Uno per tutti, tutti per uno. Dopo due o tre giorni i viveri erano finiti. Avevamo fame e sete, ed eravamo stretti come sardine in quello yacht che aveva 8 posti in tutto. Ci si poteva stare anche in 20, ma noi eravamo 82. Ed io ero uno dei quattro stranieri, l'unico italiano, anzi l'unico europeo. Alla fine abbiamo finito anche il carburante". "Quattro ore per superare arbusti e mangrovie, e poi siamo stati attaccati dagli aerei di Batista. Ci dividemmo in gruppi, come mi aveva insegnato l'esperienza di partigiano. I chiodi degli scarponi ci bucavano i piedi. Ernesto mi aiutò, curando le ferite. Ma io soccorsi lui quando ebbe una crisi d'asma. Sì, ho fatto il medico curando un medico, perché per fare stare meglio le persone non ci sono soltanto le medicine, ma anche le coccole. Gli feci dei massaggi, piano piano, e lui si riprese. Dopo quei giorni non l'ho più incontrato. Io non l' ho mai chiamato Che, perché questo soprannome non gli piaceva. È un intercalare argentino. È come se avessero chiamato me 'Ciò', solo perché sono veneto. Anni dopo l'ho aspettato in Perù, mi hermano Ernesto, ma non siamo riusciti a fare incontrare le nostre strade". C'è anche un encomio firmato dal generale Harold Alexander, comandante delle forze alleate in Italia, nella vita di Gino Donè. "Quando facevo il partigiano, ho salvato dalla laguna e dai tedeschi degli ufficiali inglesi. Finita la guerra, ho capito che nel mio Veneto non avrei trovato da lavorare. E sono partito". Una tappa in Canada, poi Cuba. "Ho lavorato come muratore, carpentiere, decoratore, ruspista. All'Avana ho avuto la fortuna di incontrare Fidel Castro quando era presidente dell' associazione degli universitari". Nessun dubbio, anche dopo 50 anni. "Fidel è il Comandante e a Cuba c'è la vera libertà". Ma perché un italiano emigrante si trasforma in guerrigliero? Ancora una volta, la risata di un bambino. "Perché, anche se ero il più vecchio - quando ero sul Granma io avevo 32 anni, Fidel 30 ed Ernesto solo 28 - avevo il sangue che mi bolliva. Facevo il carpentiere, ma dentro ero ancora un maledetto partigiano. E allora, se vuoi bene alla patria, ai tuoi fratelli, alla famiglia, devi scegliere. A San Donà del Piave dovevi scegliere fra nazisti e fascisti e la libertà che stava dall'altra parte. Lo stesso problema lo trovai a Cuba. Da una parte c'erano il maledetto Batista e i suoi sicari, dall'altra Fidel, Raul, Ernesto e gli altri companeros". 'El Italiano', pochi mesi dopo il viaggio del Granma, deve espatriare. Fa il marinaio per anni poi si ferma negli Stati Uniti. Ci resta fino a tre anni fa, quando torna a San Donà di Piave. "Sapevo della presenza di un italiano sul Granma - dice Gianfranco Ginestri, scrittore di libri e guide su Cuba - e ne ho avuto conferma dalle nipoti di Gino a San Donà, quando ancora lui era negli Usa". Gino Donè fra pochi giorni tornerà al suo paese sulla riva del Piave. "Io sono stato educato in mezzo ai preti, Ernesto era invece un marxista e leninista vero. Eppure siamo diventati fratelli. Mi hanno chiesto se sono anarchico, comunista, rivoluzionario... Io sono soltanto un maledetto selvaggio. Però osservo il mondo e vedo che c' è sempre qualcuno più povero e più ignorante di me. E oggi, chi dà una mano ai proletari? Forse ci vorrebbero ancora uomini che decidono di essere fratelli. Hasta siempre".

Quando Thanatos prevale su Eros.

In questi giorni sono in corso varie manifestazioni per impedire che la violenza specifica esercitata sulle donne, venga assorbita, senza reazioni, negli "usi quotidiani". Le statistiche non rendono ragione di un costume atavico,trasfusosi e confusosi nella rappresentazione culturale dei fatti. Un gesto disumano, che esprime il "disagio della civiltà" e che la civiltà si illude di costrastare con gli esorcismi pubblici. Nel nostro contesto organizzato, ma sovrastrutturale, la violenza assume il carattere di un concetto repulsivo, che, negli stessi termini, viene prodotto proprio dal conflitto fra natura, che, per definizione, si vorrebbe buona ( ma non è così ), e cultura ( sovrastrutturale ). Le donne buone, che, ritengo, ne siano la percentuale minoritaria, come per gli uomini, sono affettive e inquadrano il sesso, dal quale sono, egualmente agli uomini, tormentate, nell'ambito della sentimentalità che, in loro, riguarda civilmente, la vita tutta, mentre negli uomini si accompagna al senso profondo di possesso gratificatorio. Da questo, gli equivoci relazionali, la scoperta, la recriminazione, la violenza. Si pretende di superare il problema a livello sovrastrutturale, mentre la soluzione risiede nella qualità della relazione. Al di fuori dell'impegnativo contesto relazionale, non si darà luogo a pace, rimanendo soffocata e taciuta la mancanza di quella interiore, che riguarda uomini e donne. L'aspetto criminale ( sempre per noi soggetti civilizzati ) rivela comunque l'archetipo della violenza di genere, in numerose manifestazioni. Cito, a proposito, quanto accadde alla dottoressa Eva Carneiro, che dovette lasciare la cura sanitaria della squadra di calcio del Chelsea, dopo aver soccorso un giocatore che aveva subito un grave infortunio, nel tempo di recupero di una partita che l'allenatore, Mourinho, voleva vincere. Il calcio imprenditoriale è un'altra icona di violenza, con i suoi "far male" pronunciati durante le telecronache, nei commenti e nei numerosi "peana" pre e post contesa. Dovette lasciare il suo lavoro, considerato inferiore a quello del "coach". Come se non fosse bastato, da allora è oggetto di continue minacce di morte e di violenza sessuale. In questo consiste la violenza vigliacca: in morte somministrata attraverso atti sostitutivi, egualmente annichilenti. La violenza può esercitarsi solo in rapporto ad una "superiorità" fisica, ambientale, economica, di contesto e non sono esenti dall'esercitarla, anche se non in forme fisiche, bensì psicologiche, le donne medesime. Quelle che si limitano alla lamentela e alla recriminazione , che non le soddisferà mai, anche se a volte ha l'effetto di mandare in nevrosi il suo oggetto, in molti casi sono soggette alla violenza, mentre ve ne sono che anticipano il contrasto, attraverso l'aggressione psicologica, giocando su fattori nei quali sanno di essere in vantaggio. Questa, che meriterebbe una reazione, è invece una violenza all'incontrario frequentemente vincente, anche se isolante, in soggetti spesso già appartati o soli, talvolta vittime di violenze subite. Quando la Morte prevale sull'Amore ( Eros, in senso carnalmente e spiritualemnte pagano ).. e spesso accade.

sabato 26 novembre 2016

E' arrivato il mio turno. Se lavori molto e con dignità, puoi produrre i beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno

E' morto Fidel Castro: un'altra porta si chiude, un'altra pagina, dopo che il vecchio e colto combattente, aveva intravisto la rituristicizzazione della sua splendida isola, la sua ribanalizzazione. Capita, quando si vive a lungo. Dopo una lunga guerriglia, condotta a tenaglia con Ernesto Che Guevara, i barbudos presero il potere. Si trattò di un binomio in camicia coloniale, formato da un avvocato, figlio di una dinastia forense e un medico, proveniente dalla borghesia ricca di Buenos Aires. Il "Che" fu spiccio e spietato, nel sud dell'isola e condusse alla vittoria, senza feriti, né prigionieri, nelle file altrui, trecento campesinos, usi al dolore e al sacrificio, contro forze numericamente soverchianti. Fidel agì sul Rio Negro, fu fatto prigioniero, torturato ed umiliato. Riuscì a fuggire e riprese la lotta, fino all'esito che diventerà il suo motto: "Hasta la victoria siempre". Per 638 volte, qualche stratega ditro le quinte, elaborò piani per ucciderlo; se il suo fu indubbiamente un regime, lo fu anche per necessità. Fu, comunque un regime umanista: L'istruzione fu imposta e orizzontalemnte diffusa, la sanità è tutt'ora d'eccellenza, la gioia di viere dei cubani non è mai stata osteggiata e spenta. Lo sa chi ne è stato ospite felice. Da Cuba, lo spirito rivoluzionario si è esteso in tutta l'america latina e in vaste regioni dell'Africa e i soldati cubani sono talvolta rimasti nei Paesi nei quali hanno combattuto. In quegli anni il "grigiore" borghese era "sovvertito", la vita di quei rassegnati aveva riacquistato uno scopo, non importa se illusorio, perchè di illusioni si vive. Dieci anni fa, non i medici, ma i suoi avversari gli avevano diagnosticato un tumore e avevano festeggiato, come stanno facendo ora: si trattava, a quanto se se è saputo, di una violenta febbre emorragica intestinale. Di che morirne comunque. Invece è sopravvissuto per un'altra decade, icona di una sanità, prestata a tutta la popolazionee anche a qualche straniero che si reca, per cure oftalmologiche, in quell'isola, di livello, fatta da medici seri e preparati, non da "professionisti e primari", nella quale, le specialità medicinali sono ancora prodotte nei laboratori delle farmacie, fuori dai circuiti della sanità industriale, selezionatori per censo. Certamente la sua condotta politica interna non sarà stata scevra da ombre, ma resterà un esmpio della differenza fra i regimi borghesi e un sistema, insufficiente, ma autenticamente popolare, fatto salvo il tasso d'inciviltà medio delle persone. Io ho sentito un suo discorso dal vivo e non credo di sbagliarmi: in quelle espressioni educate, in quella lingua "linda", si celavano i contenuti di un sentimento interiore, di una valorialità specifica che stride naturalmente con le aride e spesso cafone espressioni della retorica borghese. Un'altra scuola, ben altro impegno, lo stesso dei cuori migliori che, per debolezza di condizione, lo riservano ai loro affetti, alle loro famiglie. Sono stati loro la sua base sentimentale. Hasta la victoria siempre.

venerdì 25 novembre 2016

L'incertezza regna sull'ambiguità.

Erdogan licenzia il Capo del Governo e ne assume le funzioni. Putin sta meditando una seconda Costituzione post sovietica, per assumere, dopo quattro mandati presidenziali e tre da Primo ministro, un ruolo esecutivo e legislativo da padre della patria, come Stalin buonanima. Ma, mentre la Russia è una fedrazione, più di etnie che di Stati, la Turchia è uno Stato unitario, nel quale il Presidente, scampato al "golpe", forse autoconvocato, è diventato un autarca, un dittatore. Il suo percorso politico portava comunque a questo esito, ma la dinamica recente dei fatti gli sta consentendo di accelerare i tempi. Si varrà, formalmente, di una riforma costituzionale, partorita in quattro e quattr'otto, senza un'opposizione ( tranne quella armata ) e un'informazione libera. Putin governa e governerà su una pletora di "cacicchi" o oligarchi che dir si vogliano. Dunque, gli Stati civilmente deboli ricorrono a modifche d'occasione dei testi costituzionali, quando i loro padroni-governanti riescono a pilotare gli eventi a loro favore. Riguardo ai Russi, restano impregiudicate le possibili influenze nello sventare il colpo di Stato anti-Erdogan e le interferenze denunciate, che non hanno favorito la candidatura di Roda Clinton, anche se il contenuto della posta "clasificata", girata su un server privato, non è mai stato reso noto. La forza dell'informazione informatica non ha però consentito che rimanesse celato "l'inoltro". Così gli Stati Uniti hanno un Presidente pesantemente reazionario e i democratici non hanno saputo esprimere altra candidatura che non fosse frutto degli equilibri d'apparato. Una radicalizzazione sana dello scontro, sarebbe stata quella fra Bernie Sanders e Donald Trump. Fatto sta che i Paesi estranei alla democrazia liberale ( mercantile ) o molto labili verso di essa, per contraddizioni storiche e forti gruppi ostili all'interno della società, vengono menati per il collare da personaggi d'occasione, ambigui, bugiardi e contraddittori. E' il caso dell'Italia e della sua mutilazione costituzioanle, operata da un barbiere, come si usava ai tempi delle Corporazioni medievali, quando i barbieri ed i chirurghi appartenevano alla stessa categoria. Ne conseguivano morti ed infezioni invalidanti, quando non letali. E' quanto potrebbe avvenire, in un Paese poco serio, come l'Italia, per giunta infestato dalla mafia e sotto tutela, nel quale, comunque, alla necessaria riscrittura di una Costituzione splendida e mai applicata, per il mutato contesto storico, devono dedicarsi, in autonomia, i tecnici più accreditati, per il tempo che servirà. Poi il popolo potrà ricominciare ad esprimersi politicamente, dopo avere discusso ed approvato la legge fondamentale. Perché non ci "soccorra" un salvatore o qualche salvatore, dopo che ci saremo mutilati lingua, mani e piedi: su un letto di contenzione e su una sedia a rotelle. Le cose serie si fanno riconoscere da sole.

giovedì 24 novembre 2016

Miasmi dalla palude.

Son tempi grigi, statici, l'economia reale è esangue e quella finanziaria è in attesa di pretesti speculativi. Al referendum gli investitori voteranno Si, come le donne speranzose, dal 2018, di usufruire del "opzione donna", riedizione renziana, per uscire, pur di uscire, con quattro soldi dal lavoro litigioso e nevrotico, precarizzato e ultracompetitivo. Solo quelle, ovviamente, con un marito, non necessariamente ricco, a cui rompere l'anima dopo con la loro insoddisfazione. Nelle società di ogni genere e in particolare in quelle finanziarie ed assicurative, si viene alle mani in ufficio. Quando ci sono utili e dividendi, persone che si detestano trovano ragioni di cordialità da profitti e passano sopra ai conflitti latenti, che esplodono, anche all'interno delle famiglie e non solo nelle sedi delle compagnie, quando la biada pecuniaria scarseggia. Si assiste allora ad ogni sorta di meschinità compensativa. Il mondo bancario è in agonia: le nicchie reddituali che curano la qualità del credito, sono assediate dai movimenti finanziari scomposti che vedono fra i protagonisti anche i loro clienti depositanti e i loro proprietari, ovviamente su altri versanti bancari; del resto, le banche si stanno trasformando sempre di più in società di assicurazioni che strangolano l'attività specializzata e professionale, soprattutto sul versante del privatizzando welfare, al quale tutti concorrono, all'insegna della miseria delle prestazioni, previdenziali e sanitarie, sindacati al traino delle imprese bancarie e traino delle masse popolari. La tassazione ha raggiunto livelli deliranti, le sofferenze mascherate, ma scoperte dalle varie commissioni brussellesi, dei calvari. L'ultima pilotata fusione fra Banco popolare e B.P.M avrebbe nascosto un altro miliardo e trecento milioni di euro di crediti deteriorati, nel pastone dei bilanci da omologare. Il personale in esubero dei grandi gruppi bancari, accoglie i richiedenti prestiti, raggiunti da campagne telefoniche o informatiche, per proporre, in aggiunta, anch'essa rateale, vendita di telefonini di ultima generazione, il cui costo sarà saldato alla scadenza del prestito; sempre in questi ambiti, quote di personale vengono estrapolate per dedicarsi alla vendita di polizze assicurative ed altri strumenti. Mi chiedo che differenza ci sia, sul banchetto dei rimasugli creditizi, con la pomposa informalità rivelatrice di tanti tuttofare nelle aziende familiari e domestiche? E' un ridicolo gioco di atteggiamenti e di finzioni, nel quale il peana dei venditori riguarda la ricchezza crescente dei proprietari o la strategia finanziaria mondiale e occulta del tritacarne riciclatorio multidimensionale. Se vince il No i risparmi investiti in Borsa si ridimensionaeranno subito dopo, altrimenti conosceranno un'impennata momentanea: depressione ed euforia sono sempre speculative in finanza, ma i gestori individuali di portafogli tremano più degli investitori stessi circa le conseguenze di un rifiuto ad adattare i dettami della Legge regolatrice a quelli dell'aggregato europeo. Che, in un caso o nell'altro, ma non in termini identici, l'esito scatenerà un riposizionamento politico, è scontato. Inutile vantare la propria maggior virtù, mentre si ammicca verso il campo amico ed anche quello avverso, semplicemente il voto deve esulare, per i cittadini e basta, da questi confusionari richiami e prescindere dall'improvvisa virulenza di politici che si sono sempre disinteressati, mentre operavano al soldo e ai voleri delle lobby unioniste, dell'astensionismo all'americana di un corpo elettorale in precedenza appassionato e presente. E' da loro che bisogna difendere la Costituzione: da loro e da quelli che verranno.

mercoledì 23 novembre 2016

Contese dottrinarie sullo sfondo di un potere reale e sulle modalità di amministrarlo.

Il pampa-Papa, dopo averlo introdotto, in deroga, durante il Giubileo della Misericordia, ha modificato il diritto canonico, da sovrano assoluto, quale è, pronunciandosi sulla remissibilità del "peccato" di procurato aborto, alla madre renitente, ai medici e agli infermieri che hanno dato luogo all'evento. E alle "mammane"? Probabilemnte, anche a loro, se pentite, secondo logica conseguenza. Il codice dovrà essere modificato e i giuristi incaricati si metteranno presto all'opera. Dopo aver "ammesso" ai sacramenti i divorziati risposati, quindi in stato di flagrante e reitaerato peccato, sia pur attraverso una serie minuziosa di sottodistinzioni poco chiara, con numerosi demandi alla discrezionalità dei Vescovi, nella loro veste giuridica di feudatari territoriali, il gesuita Bergoglio, scompagina gli assetti giuridici - non dottrinari, che restano, come in tutta la storia della Chiesa cattolica, inalterati -, cioè del giudizio e della pena, contraddicendo, alla luce della "misericordia", del perdono possibile per ogni peccato, una logica dogmatica inalterata e fissa da secoli. Pare che tutta l'ala conservatrice della Chiesa sia mobilitata per selezioanre un successore, quindi con l'auspicio di una morte rapida dell'attuale Pontefice, restauratore. I Cardinali avevano, anche se solo in parte, criticato pubblicamente le considerazioni bergogliane contenute nell'Amoris laetitia, un'altra apertura o meglio presa d'atto dei preliminari amorosi antematrimoniali e, secondo larga statistica, amatrimoniali. Se la dottrina resta impregiuducata - e questo dovrebbe bastare ai conservatori - e le aperture ai lefevriani, inaugurate da Benedetto XVI, considerato il capo in testa dei reazionari, ma di difficile interpretazione per la sua sottile erudizione teologica, sembrano compensare le aperture all'eros pagano e alla precipitazione chirurgica dalla rupe Tarpea, la prassi ne risulterebbe - se fosse immediatamente assunta ed applicata, stravolta. Questo manda fuor di senno i tradizionalisti. A un Imperio se ne sostituirebbe - perché resterebbe - un altro, meno cogente, all'apparenza e nell'attualità, perché misericordioso. Se poi - ma è un'utopia - il modello si instaurasse, allora, nella melassa misericordiosa, vorrei constatare la liberalità di una siffatta concessione, che, per la Chiesa, è sempre controriformistica. Per certi aspetti, sarebbe come cambiare dall'interno la prassi e le costumanze di strutture aziendali di mia conoscenza, diretta ed indiretta: si farebbe prima ad andare in pensione o a dimettersi, come, in ambito chiesatico, ha fatto Benedetto XVI. Misericordiosamente o non, la lotta per il potere, celato sotto la "riscoperta" di verità evangeliche, considerate in passato alla stregua di semi-eresie e mai proposte dal basso, senza essere duramente represse, entra nel vivo, pur sottoposta ad un forte attrito. Il pampa-Papa non si ferma e, anche se la dottrina cattolica non sarà né negata, né stravolta, sarebbe interessante, sul piano critico e culturale, che il dotto gesuita potesse condurre la sua battaglia per il papato e la Chiesa, "perinde ac cadaver". La Chiesa è più povera, ha detto Francesco I al termine dell'anno della misericordia, individuando in questa caratteristica la condizione per la sua sopravvivenza e per non diventare una "chiesetta", come disse poco dopo essere stato eletto. La sua previsione sulla brevità del suo pontificato, lascia intravedere una strategia, apparentemente contraddittoria, della Chiesa nei confronti di un futuro più che mai indefinito. Lo Spirtio santo la guiderà, come al solito. Infine, realtivamente al perdono, a prescindere, che un semplice pentimento apporterebbe a chiunque, penso che riguardi una visione irrealistica e astorica dell'esistenza, tutta in funzione trascendente e, pur non nutrendo nessuna aspettativa verso la giustizia positiva, o umana, non accetto che tormentatori e tormentati, umiliati e offesi e i loro offensori, possano essere messi sullo stesso piano, perché gli atti contro la vita non si limitano all'omicidio e all'aborto, ma anche all'esistenza menomata di bambini e bambine violentati o degli esseri umani disprezzati, mutilati degli organi, emarginati e perseguitati durante la loro vita. Ecco che la religione ritorna alla banalizzazione del male come peccato, invitando chi ne è colpito a rassegnarvisi e chi l'ha praticato, fin sulla soglia dell'Inferno, a pentirsi sinceramente. A quel punto, credo che venga naturale perché non costa nulla. L'utopica aspirazione alla giustizia va ugulamente perseguita e i colpevoli, in particolare quelli coperti dai privilegi devono essere colpiti o, almeno disprezzati, senza che nessuno si arroghi o arroghi a chicchessia la facoltà di perdonarli, come se il dolore che hanno seminato non gridasse vendetta. P.S. Sono due concezioni diverse, una per i preti e una per gli uomini? Si, ma si inquinano nel sentimento popolare, provocano confusione e distacco dalla realtà e incidono sul costume ed anche sulla percezione di quello giudiziario. per questo restano discorsi paralleli, spiritualmente rispettabili, ma politicamente negoziabili e sfuggono alla comprensione delle persone anche di media cultura, mentre l'una e l'altra dovrebbero essere comprensibili da tutti, fedeli e cittadini.

martedì 22 novembre 2016

L'imprescindibilità dell'inganno.

Donald Trump ha reinventato il blind trust, quello a cui si appellò Berlusconi, dopo essere sceso in campo ed aver conquistato il governo. Poi, per quasi vent'anni, non se ne fece nulla. Anche lui, come Trump, aveva numerosi figli, da due distinti matrimoni ( Trump, da tre ) ai quali affidare, a parole, le fortune multifamiliari. Le età, però, non consentivano a tutti i discendenti di controllarsi a vicenda, e l'allora Cavaliere menò spudoratamente il can per l'aia. Ci vollero anni e anni di attacco giudiziario, per farlo desistere e inibirlo ai ruoli pubblici. Era allora Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, che preconizzò la sconfitta della moglie alle elezioni, contraddicendo un giornalista che gli poneva una domanda retorica, sull'ineleggibilità di un personaggio in così palese conflitto d'interesse. Certo che la sorte di quei guastatori della politica stantia, in crisi autonoma, è stata carceraria per Previti e, attualmente, per Dell'Utri, mentre Berlsuconi se l'è cavata con i servizi sociali e il pensionamento giudiziario. E' diventato una replica di Beppe Grillo: ineleggibile, ma "Grande elettore", di un movimento che tiene in piedi con i suoi soldi, mentre anche la concorrenza commerciale lo aggredisce. Trump e Berlusconi, due ricchi al comando, in funzione di una riduzione domestica dell'economia, devo presumere anche della loro, messa in difficoltà dai flussi incontrollati di denari, a cui coniugare, per il volgo, la retorica del facile successo e la paura degli estranei in marcia verso lande lavorative desertificate. Certi paparini non saranno mai oggetto di svalutazioni morali, di reprimende circa la loro condotta: hanno troppo da dare, anche alle mogli divorziate, perché questo possa avvenire. Vedremo se, anche nel caso di Trump, la giustizia americana ci metterà il naso. Così come si prega e ci si affida, a cose disfatte si impreca e si inveisce. La Roda Clinton ha sbroccato dopo l'esito inaspettato della sua inelezione: ha graffiato il marito - come era solita fare anche alla casa Bianca - ha profuso una gamma di parolacce e di bestemmie da rivalutare Richard Nixon, che se ne era reso interprete al tempo del Watergate. Del resto, è sempre così: si recita sempre, più o meno bene, una pochade di superficiali convenevolezze, passando per i riti che scandiscono la vita delle persone. Se non si recita, si è esclusi; se si criticano le recitazioni cerimoniali e rituali, si è aggrediti. I sotto gruppi categoriali si coagulano attraverso il conformismo e la piaggeria, anche se sono del tutto asolidali nella prassi, perché il loro unico scopo è di trar vantaggio personalmente, nella gara confermatoria e, sotto traccia, denigratoria degli altri corifei, ma l'nganno beneducato è imprescindibile. E' confermatorio delle regole del torneo, perso il quale si impreca agli dei e si graffiano i traditori più prossimi.

domenica 20 novembre 2016

La natura e, in essa, gli uomini, non sono buoni.

Oggi è la giornata mondiale dell'infanzia, un appuntamento generico e dispersivo. Non è la giornata di tutta l'infanzia, ma solo di quella triste, infelice, violata. Telefono azzurro, la meritoria e semignorata associazione fondata dal neuropsichiatra infantile Ernesto Caffo, ha dirtamato diversi dati. In Italia si consumano, di media, quattro abusi al giorno, quattro vite dissestate, quasi tutte concentrate nelle ridotte sociali senza difesa e dove comunque le prospettive non esistono. A questo si aggiunge la deformazione della psiche. In europa sono 18 milioni i bambini vittime di abusi sessuali, 44 milioni quelli che hanno subito violenze fisiche e 55 milioni quelli che hanno dovuto sottostare ad abusi psicologici. Diceva bene l'antropologa Ida Magli: Freud rivelò l'odio che i figli nutrono verso i genitori, ma sorvolò o non si accorse di quello che i genitori e, per esteso, tutte le altre figure adulte, nutrono verso i bambini; " I figli dell'uomo" ed. B.U.R. La violenza e gli abusi sono drammi del silenzio e della solitudine, diffusissimi, ma quasi mai denunciati. Il Telefono azzurro nel 2015, ha ricevuto 3.977 segnalazioni e ne ha gestite direttamente 1.402. Le richieste di aiuto hanno riguardato bambini fino a soli 10 anni, per il 41,2%, nel 32,1% dei casi si è trattato di preadolescenti e nel 26,% di adolescenti. E' evidente la realtà, mascherata nei casi di comodità economica e di ritualistiche maniere, ma comunque presente: gli adulti odiano i bambini, ne invidiano la potenziale felicità, scaricano loro addosso la propria insoddisfazione e i loro fallimenti. Li riguardano come prede sessuali sostitutive. Per combattere questa fisiologica malvagità, " le vittime devono essere aiutate a parlare, a superare timore e vergogna. I genitori e gli insegnati devono essere formati a riconoscere correttamente i fattori di rischio e i primi segnali di un disagio..a cui ne seguiranno altri. Deve diventare materia di studio, nel curriculum della facoltà di Medicina e Chirurgia e inserito nel piano nazionale di prevenzione sanitaria, il maltrattamento e l'abuso dell'infanzia". Negli ultimi cinque anni, sono stati 3.000 i bambini vittime di violenza, presi in cura nei 5 centri italiani: l'ospedale infantile Regina Margherita di Torino, il Mayer di Firenze, la Clinica Mangiagalli di Milano, l'azienda ospedaliera universitaria di Padova e l'ospedale pediatrico Giovanni XIII di Bari: 4,4 milioni di bambini. Se questo è l'uomo, per parafrasare un grande abusato, apparentemente protetto dalla sua grande cultura, ma poi, a distanza di decenni, finito suicida, Primo Levi. non vi è da nutrire alcuna speranza, uccisa sui corpicini del ricambio biologico, per impedire loro di conoscere una nuova umanità. Il 30% delle vittime è raggiunto - mi sembra scontato - dal maltrattamento multiplo, comprese forme non investigate per l'innanzi: l'abuso chimico conseguente all'assunzione di droghe e in ambienti "tossici" e la sindrome del bambino scosso che riguarda le scene quotidiane a cui assiste, anche in tenerissima età, che lo destabilizzano nel profondo, mentre i genitori e i parenti tutti ritengono che non sia in grado di rilevare e percepire nulla. La rete di strutture sanitarie che, come in un'epidemia riconosciuta tardivamente, dopo secoli di ignoranza, che si propone di estendere alle Regioni e ai territori, sarà un presidio di testimonianza, oltre che di cura, di un fenomeno evidentemente non sradicabile nelle profondità della psiche adulta, dato che non è lecito attendersi una sua cessazione, non rimuoverà il dolore di una condizione assurdamente ( per l'ipocrisia logica ) anomala, nello stesso contesto che ti cura. L'interminabile peregrinazione del dolore che la religione cristiana dichiara come superabile solo nella trascendenza di "un'altra vita" spirituale. Un'altra associazione, "Terre des Hommes", fornisce statistiche, nelle quali calare terrore e desolazione, rassegnazione e rinuncia. Sono 50 milioni i bambini sradicati dalle loro case; 25 milioni vivono in Paesi al centro di conflitti. 385 milioni di persone - fonte Unicef - vivono in condizioni di povertà estrema e 250 milioni di bambini non stanno ricevendo nessuna istruzione. 300 milioni di bambini e di adulti vivono in zone nelle quali l'inquinamento dell'aria è sei volte superiore al tollerabile e dove, presto, si manifestano malattie e morte. Tutte cause e ragioni di un futuro mitologico.

Il maschio alfa.

Recentemente, su alcuni blog, ho letto disquisizioni, esaltative o corrusche, sui cosiddetti "maschi alfa", o capi-branco. Ovviamente, l'etologia scientifica non c'entrava mai, era solo un prestito e un pretesto per etichettare personaggi della cronaca, come Donald Trump o il Gevernatore della Campania De Luca. Ora, il primo, dalla chioma serica, da amorino, è certamente un maschio alfa, ma solo in rapporto al piedistallo di ricchezza e di dominanza da cui fa discendere i suoi comportamenti e su cui fonda, economicamente e in autonomia. le sue battaglie vincenti. Può contare, senza però distrarsi, sull'accondiscendenza operativa di interi staff e non ha mai dovuto impegnarsi troppo per conquistare una donna: come si dice del lavoro mancante, se un'opportunità non trova riscontro, dietro c'è la fila. Oddio! Un altro detrattore delle donne! Niente affatto, è che per ogni specie esiste un corrispettivo; a chi obiettava che il principe ereditario inglese aveva sposato una ragazza ordinaria nell'aspetto, venne obiettato che si tratava appunto di un principe e non di un calciatore. Io non so se Trump e De Luca, capi di branchi lontani, siano alfa e certaltri beta, ma è evidente che si tratta di due cafoni. De Luca è un boss della politica campana e, se è riuscito ad affermarvisi, senza curar troppo il linguaggio, è perché agisce in un ambiente conforme, rispetto al quale ha saputo dotarsi, nei termini del suo elogio del clientelismo di ier l'altro, di guappi e "quaglioni", attraverso cui sottomettere, per ora, i competitori. E' poi chiaro il suo intento attuale di trarre il massimo profitto, per se, per la banda, il massimo profitto, da distribuire, da maschio alfa, alla comunità..che se lo merita. Donald Trump rappresenta un sintomo di crisi - non credo finale - della potenza imperiale ed economica del nostro tempo, un riflusso, un regresso, un ripiegamento, dovuto all'inconsistenza della ventosità finanziaria, il desiderio di rimettere le cose in ordine, in termini domestici, mentre scomposte orde fameliche si affollano, per restare ai margini, con la loro fame..pericolosamente. De Luca è l'ennesima conferma di una realtà che non muta e di una mentalità, di un costume "da messicani", che non è indotto ad industriarsi ed a cambiare lentamente cultura, dalla corruzione sovrastante, che lo schiaccia nell'elemosina e di cui l'apparato amministrativo e il cosiddetto maschio alfa De Luca, è solo la struttura intermedia. Insomma i maschi alfa sono solo il prodotto di una cultura, prodotto di un'economia o di un ambiente minore rispetto al tranquillo godimento di una condizione di favore. Per imporsi nelle contese dei piani inferiori delle "Vele", a Napoli, nei cortili dei quartieri popolari di Palermo, nei meandri della politica che li amministra, ci vuole rabbia, attitudine al rischio, ma anche solidarietà clanica, emarginazione degli incongrui, fuori da qualsiasi contesto organizzato. Per essere alfa, dunque, bisogna essere a capo di un gruppo, etologicamente richiamato, inscritto nei geni, veicolato dai media, composto quindi da tanti falsi alfa, servi di scena, per un archetipo lontano, trascendente. L'etologia animale dell'uomo, ibridata dalle follie delle culture, in un ripetitivo tourbillon di fascinazioni e di avvertiti interessi.

venerdì 18 novembre 2016

Gli interessi compatibili.

Ogni quattro imputati per associazione mafiosa, in Lombardia, uno è un imprenditore, Nicola Cosentino, in Campania, era attiguo al clan dei Casalesi, favoriva le assunzioni che i camorristi gli sollecitavano e si valeva della loro "moral suasion" elettorale: quando necessario, dell'intimidazione. Che l'imprenditoria sia l'altra faccia del proletariato che presta il suo lavoro, compreso quello intellettuale, è un dato empirico acclarato; il circuito di incremento degli affari, dei "fidi" alternativi e della connessione amorale, sono una mafia in divenire. Nel sud borbonico, i fantaccini politici mediano i traffici dei potentati locali, che ne delegano l'esecuzione alle associazioni criminali. Il potere di queste ultime, è un demando non dissimile da quelli che vigono nelle organizzazioni aziendali, formali od informali. Il Governatore della Campania, De Luca, una figura, come tante, facilmente sostituibile, ha definito la Presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, che l'aveva reputato, nel 2015, impresentabile, un'infame, soggiungendo che andrebbe uccisa..come la figlia di Borsellino alla sanità siciliana. Il governatore della Campania, sempre l'impresentabile De Luca, parla ai sindaci della Campania come un boss della malavita ai suoi picciotti. parla come un cafone ignorante, avido solo di soldi pubblici in cambio di voti, quelli che la mafia ha storicamente spostato, all'interna delle pluripartitiche coalizioni di governo, in cambio di favori clientelari, che, fatta salva la quota per sé e per i picciotti, servisse a fidelizzare la plebe votante, nelle sue patacche digradanti all'interno dell'organizzazione (sic!) sociale. Il sistema elettivo, imposto dagli americani e dagli inglesi non si attaglia al mezzogiorno: lo iato culturale è incolmabile. La Lega è una plebea consorteria popolare, non è la soluzione del problema, ma attardarsi a foraggiare - come ha fatto Renzi, afferma esplicitamente De luca - il mezzogiorno borbonico è uno spreco insensato. L'Italia non è una se non nella testa bacata di un reuccio e di un tribuno massone a cavallo: la parte meridionale dell'attuale Paese può stare in Europa solo come ci sta la Grecia. Ha solo inquinato le aree produttive del nord, approfittando della crisi e della mentalità grettamente bottegaia, così simile a quella del proletariato salariato, degli imprenditorini. Mario Draghi, un altro prodotto del clientelismo italiano, uso a ricattare - con successo - le studentesse, come il professore bolognese recentemente arrestato a Torino, quando era docente a Firenze, sostiene che la ripresa è lenta, quasi inavvertibile, ma costante. Fotografa - e lo sa -, nel mistificarla, la realtà di un indebolimento, ormai sistemico, della capacità di reddito delle fasce popolari, prive di rappresentanza politica e del medio ceto, ormai sprofondato ai limiti del comparto inferiore, che con il loro faticoso e indebitato lavorio di puro mantenimento, imprimino all'economia un andamento da tartaruga, mente i possessori di ingenti ricchezze le hanno già delocalizzate in luoghi esotici e sicuri, come le loro attività. Continuo a chiedrmi come questo miasma sia ancora interessante per un'entità fluida e gassosa chiamata Europa e quali possano essere gli interessi, in cotale compagnia, dei Paesi centro settentrionali dell'Unione che la rappresentano monetariamente ed economicamente, ma non ancora politicamente. Deve essere un interesse o una gamma ( un grumo? ) di interessi, compatibile con il fetore che producono, da un certo parallelo in giù. Mai come oggi, priva della sua componente comunista e resistenziale - che con la democrazia, a sua volta non c'entrava per niente, ma che equilibrava gli egoismi particolari e il plebeismo dei favori e delle fedeltà richiamate - l'Italia appare come quella cloaca che è.

mercoledì 16 novembre 2016

La tenaglia delle opzioni.

Il ministro russo dello sviluppo economico è stato arrestato: mentre favoriva e promuoveva gli appalti, intercettava un po' di quel fiume di denaro che gli passava sotto il naso. Probabilmente, le ditte competevano per le aggiudicazioni a suon di tangenti, come in tutta la storia degli affari, intersecati ed incentivati attraverso il potere pubblico. Da che mondo è mondo, quando l'economia si intriga con la poilitica e l'amministrazione statale, i funzionari, pur privilegiati e satolli, non resistono, anzi non si pongono nemmeno il problema di astenersi dalle ruberie. Si tratta di una tassazione impropria, da esattori privati, che già documentò Cicerone nella sua arringa, da pubblico ministero, contro il governatore della Sicila, Verre. Anche allora, i preposti alle colonie erano strapagati, in base all'ingenuo od ipocrita presupposto che il benessere, coniugato con i privilegi, ne facesse dei servitori civili integerrimi, gratificati dall'impersonare la giustizia imperiale o repubblicana che fosse. Invece, costoro, abusavano, assecondati da ampie rappresentanze della popolazione, che ne traeva dei mediocri benefici a cascata, delle loro prerogative e, secondo una concezione da rapinatori, salassavano gli imprenditori, pubblici e privati, che, a loro volta, traevano profitto dallo sfruttamento della mano d'opera schiava. Nei Paesi di sovrastruttura liberale e, segnatamente, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, queste forme corruttive non esistono, perché lo Stato si disinteressa dell'economia e lo spirito puritano si esercita sull'esazione delle tasse, sulla conformità dei modi e, spesso, anche sulla condotta privata, nota, degli aspiranti alle cariche pubbliche, che in gran parte provengono dalle classi agiate, in nome e per conto delle quali si esercita il diritto. In italia, per sessant'anni, i partiti di governo ed i singoli ministri hanno esercitato la grassazione ai danni delle imprese partecipanti alle gare, come il governo egiziano, di cui so, per esperienza indiretta, ma di collaborazione lavorativa, che per ottenere il via libera a lavori di messa in sicurezza di argini e dirupi, si dovette provvedere a pagare ogni suo membro. Come avveniva per le pattuglie della Guardia di finanza, in missione ispettiva, prima della "riforma" rigorista che adesso interpretano con premi budget aggregati. Nei Paesi amministrativamente invadenti, il popolo e le imprese autoctcone, gravitano intorno al potere, per intercettare qualche porziuncola avariata del plusvalore che viene consentito dalle concessioni pubbliche. Laddove lo Stato non si impiccia di economia, lasciandola alle libere lotte di mercato, i dati econometrici - salvo che in questo periodo di crisi finanziaria - sono periodicamente ottimistici, circa l'andamento fluttuante di una statistica, che influenza i corsi, quanto maggiore è la disoccupazione generica e, quindi, quanto più bassa è l'inflazione per l'incapacità di spesa di milioni di persone. Tertium non datur, o meglio: esiste il fenomeno tedesco che, pur adottando il sistema capitalistico, ha contegni imperial-prussiani, una dura burocrazia legale e un'onestà istituzionale che in occidente non conosce paragoni. Per questo la Germania signoreggia su un gruppo troppo numeroso e dimensionalemnte, anche per lei, pur così efficiente, soverchiante, di paesi ostili storicamnte, ma soprattutto discoli e maleducati, che, pur subendone l'egemonia monetaria, non le consentono di guidare una coorte di nazioni, in grado di trattare alla pari con le principali potenze globali.

martedì 15 novembre 2016

Il progetto..possibile?

Mentre il nord america torna a privilegiare l'isolazionismo, marcando una secca ribellione agli effetti del globalismo autoprodotto, due Paesi dell'ex blocco sovietico, la ultra conformista Bulgaria e la Moldavia, sembrano tornare nella sfera d'attrazione, non più sovietica, ma russa. I vincitori delle elezioni sono, infatti, antieuropeisti, nella versione guglielmina e sembrano ora favorevoli ad allearsi con Putin, il contro polo d'attrazione continentale. Bulgaria a Moldavia sono fra i tre stati più poveri, insieme alla Romania, dell'Unione eruopea allargata e sembrano intenzionati a ritornare sui loro passi. Dopo l'uscita dell'Inghilterra, resterebbero legati al carro tedesco solo i paesi Pig del sud europa, uno dei quali, la Grecia, sullo stesso livello di dissesto dei tre Stati summenzionati. Negli Stati Uniti, il Governo che verrrà, si va infarcendo di suprematisti bianchi, antiabortisti, paladini della tolleranza zero, in un mix che non ha esclusivi interessi economici, ma anche e soprattutto mire di costume e di prevalenza etnica e razziale che inscatolano una parte del "Paese dell'accoglienza". Dell'accoglienza per lucrare nuovi cespiti dal lavoro degli immigrati che, invece, adesso competono con le classi popolari della nazione che li ospita e che rispediscono il denaro guadagnato a casa. E' indubbbio che, nelle condizioni di svantaggio, su di un suolo ostile, che sfrutta le loro braccia a salari decrescenti, anche da parte loro vi è un incremento di criminalità proprozionale allo sfruttamento. Una lotta di classe mal condotta. Il mondo occidentale sta finalmente mostrando le sue divisioni circa assetti e politiche che ci si ostinava a presentare come omologhe e foriere di progresso, mentre sono volano di diseguaglianza. Sinceramente non capisco perchè tanto accanimento contro la facoltà di abortire di donne poverissime, in nome di idealità del tutto incongrue con la loro realtà. Per avere una nuova legione di sbandati e di disoccupati? E' un moralismo di classe decontestualizzato, nel quale qualche elemento di nazi-fascismo, pensiero di nicchia sempre presente, anche se in percentuali modeste, ma ben organizzate, nelle società anglo-americane, che ne sono sfuggite perché più superficiali e liberali senza saperlo, rispetto al peso della cultura e della disciplina teutonica; è probabilmente il mondo nel quale e con il quale Donald Trump è cresciuto e poi si è mantenuto in contatto. Con questi movimenti, con queste persone, va formando i suoi quadri di governo e, in questa luce, l'ostracismo verso i latini, assume contorni inquietanti. La ripulsa, il capro espiatorio, viene di nuovo identificato con le popolazioni immigrate di etnia diversa da quella bianca e anglosassone: espulsioni, muri e reticolati ne sono la cornice. Il nazionalismo straccione di taluni Paesi ripiega sulla Russia, povera a sua volta, l'america ottusa si riposizione sulla sua fase pionieristica, tutti e ciascuno, spaventati, ma, più che altro, miopi ed egoisti, pensano di potersi chiudere nel loro perimetro. Saranno i fatti a mostrare se si tratta di un progetto fattibile.

lunedì 14 novembre 2016

La piaggeria.

La piaggeria è il collante della società. La piaggeria ambientale, lavorativa, cerimoniale e convenzionale è la misura della carriera dei mediocri, che da questa base compromissoria si attribuiscono, sia pur stentatamente, comodità, vantaggio e potere, riducendo, o meglio cercando velleitariamente e ridicolmente di ridurre tutto a questa dimensione. Inevitabilmente si trascende in toni ed atteggiamenti di autentica prepotenza, che possono intimorire e condizioanre solo i pavidi. E' questa l'arroganza della ricchezza o del privilegio, di qualsiasi privilegio, anche miserrimo. Fino a non molti anni fa, ad esempio, la faceva da padrone quello clientelare, oggi pesantemente messo in crisi, nel mondo commerciale ma non ancora in quello delle professioni. Vere e propie dinastie di manutengoli sono implose, orgogli, sentenziosità e razzismi, anche morali, in una parola fascistoidi, si sono ridimensionati, riducendosi a condizioni di inaspettata modestia, dissimulata dalle setesse cerimonie in un ambiente che delle apparenze fa la cifra del suo stato. Sì, a ben vedere, il globalismo, la concorrenza sui prezzi, ha liberalizzato i servizi popolari, adeguandone il costo e questo ha scardinato tutte le posizioni di rendita, normalmente ereditarie. La condizione dei clienti o dei fruitori non è invece cambiata: al contenimento dei prezzi corrisponde una frettolistà ed uno scadimento delle prestazioni. Il mondo creditizio e finanziario è in perpetua e costante riadattamento e sismicità: fanno razza per conto loro , come le esangui dinastie dei faraoni, use a ravanare fra consanguinei, le micro imprese che cercano, con ogni mistificazione e forzatura gestionale, di continuare ad assicurarsi un peculio esclusivo. Queste realtà che non conoscono la complessità organizzativa delle mega strutture, ancora in via di formazione e di evoluzione e, molto spesso, di internazionalizzazione, che ne fanno delle imprese cangianti multidimensionali, con il loro continuo riciclo di personale, nell'ambito di strutture precise, nelle quali i contratti hanno la funzione di fissarne le competenze e i passaggi, si servono di burattini timorosi solo della "confusione" ed in cerca di una sicurezza, scontata in surmenage, mancanza di orari e mobilità per tappare tutti i buchi su di un vasto, geograficamente, perimetro di "mercato". Non c'è rispetto, in questi ambientucoli, che per la piaggeria e se ne trova sempre un pugnetto, perchè di bizzeffe , date le dimensioni, non si può parlare, in figure acronimizzate, ma senza inquadramenti ed identità professionali, che non siano i demandi del padrone, per il tramite di figure abborracciate, fra le quali trovano istantanea collocazione anche gli ultimi arrivati, che cercano spesso di sottrarsi alle incombenze e ai tempi dilatati dell'impiego, cercando di delegarne la maggior parte possibile, a figure che con loro, per acquisizioni imprudenti, per età ed esperienza, per precedenti qualità professioanli sperimentate e non riconosciute, nella familistica struttura d'arrivo, con loro non hanno, né potranno avere nulla a che spartire. Si cerca di confondere assegnazioni di parcheggio, certamente ignobili e mortificanti per chi si è trovato a ricoprirle, con la cifra del ricercato, anche con metodi subdoli, cooperatore subordinato. Anche a chi è ancora in prova, anche all'ultimo arrivato. a dimostrazione della speciosità speculativa dell'ambaradan messo in piedi, spaccaiato per modello strutturato. Una situazione del genere è possibile, in queste sputacchiere finanziarie, per la piaggeria di sindacati padronali, inamovibili e senza concorrenza per intere generazioni. L'unica tutela possibile in questi contesti malmentosi, è tenere la barra diritta e valersi di un legale privato. Quello che avvelena è la constatazione del grado di mancanza di valori interiori, razionali e lucidi in queste persone, per le quali non vale il ricatto della ricercata confermabilità ( fino ad occasione migliore )o la miseria di un guadagno lontano, sempre più lontano, secondo l'dusato ed abusato metodo del randello sui finachi e della carota davanti al naso. Chi ha un'autentica e profonda formazione non ci si adatta; io non l'ho mai fatto, mi risultava impossibile e sono sopravvissuto. Quindi a meschinità si associa mediocrità ( a voler essere ancora generosi ) e di questa materia vile e sotto pagata se ne trova, come se ne è sempre trovato, un gregge. Si crea un vertice, in questo modo, omologo, nei riferimenti, alla base, autoreferenziale e ricco però l'apice che monitora il suo benessere sul lavorio incessante e continuamente risollecitato di una sottocategoria di galoppini, ora servili, ora invidiosi, la cui maggiore referenza professionale è la mancanza di dignità. E' uno spaccato, una sintesi di quel medio ceto, di media cultura, di principi convenzionali, che costituisce il nerbo della nazione, come gli agricoltori nell'antico Lazio, custodi gelosi e servili, dell'ultima modulazione della retorica padronale di sempre. Per fortuna il mondo è un po' più vario.

domenica 13 novembre 2016

La contraddizione.

Ogni giorno, ad ogni ora, sulle strade, sotto i portici, agiscono decine di mendicanti. Sono parte etnica, attualmente africani, di un network che comprende anche i lavavetri, ai semafori e le prostitute in strada. In quest'ultimo caso, strade sempre più periferiche o nel circondario della città metropolitana, dove un tempo vigeva la tranquilla e controllata vita di paese. Il network criminale, il network dello sfruttamento, ha individuato subito le caratteristiche e le potenzialità commerciali di questa, poco più che embrionale dilatazione amministrativa. La corte dei miracoli a cielo aperto prende servizio alla mattina, con la distribuzione dei mendicanti che incontri, col cappellino teso, mentre vai a lavorare; già dalle dieci, le prime ragazze agghindate con la divisa di lavoro, prendono posto sui guard rail, su seggioline di plastica, oppure a piedi, sul ciglio delle strade a largo scorrimento. Durante il giorno, sia per i lavavetri, sia per le prostitute, si dà luogo a turnazioni, secondo ripartizioni etniche di sfruttamento. I mandicanti spariscono, almeno dal centro, nel pomeriggio. Tutto è in mano alla criminalità organizzata, coalizzata nella gestione del territorio, ma pronta a darsi battaglia alla prima variazione d'assetto non concordata. La stazione di Bologna, in particolare quella sacrificata dell'alta velocità, conosce la presenza costante di extracomunitari, quasi esclusivamente rumeni, che si offrono di portare i bagagli - che talvolta spariscono - e che si offrono, importunandoli, per ogni occasionale servizio ai passeggeri e ai viandanti, come nei parcheggi dei supermercati. La polizia è costantemente presente, come la vigilanza privata, ma questo non li scoraggia: approfittano delle pause, degli interstizi nell'azione di controllo. Lo spaccio della droga è il quarto tassello di un'impresa criminale coordinata ed è "imprenditorialmente" connesso ai tre fenomeni descritti per primi e, insieme ad essi, nelle ore della "ritirata", crea un ambiente invasivo di realtà di quartiere, per l'innanzi ignare di questa marginalità al cubo, che di qualcosa dovrà pur vivere ed altera il clima sociale, in buona parte già compromesso. L'attività di prevenzione e di dissuasione è monca; le leggi non hanno ancora inquadrato il fenomeno e si continua ad agire indirettamente e, nonostante questo, fin troppo pesantemente nei termini delle sanzioni pecuniarie che vengono comminate e che vanno a scompaginare le finanze, oltre che il clima, di molte famiglie. Sembra quasi che la focalizzazione dei reati sia subordinata e contraddetta da ipotesi generaliste circa lo stato d'accoglienza e la libertà di svolgere tutte le attività messe in evidenza, spaccio di droga a parte, in maniera da girare intorno a specificità di reato che andrebbero normate in maniera precisa e conforme - credo che sia possibile - alla dottrina, senza aggredirne, almeno in prima ed esclusiva battuta, le conseguenze. Non bisogna limitarsi a tormentare persone già sfruttate, ma affrontare gli sfruttatori, solo così gli si potrebbe imputare la mancanza di collaborazione. Non lo si fa, perché sarebbe un confronto armato. Alcune associazioni, religiose e laiche, svolgono un eccellente lavoro si assistenza e recupero, ignoto alla maggior parte dei cittadini, ma molto efficace, sia pur relativamente, nel recupero di situazioni molto tristi, non per chi le osserva, ma per chi le vive. Si tratta infatti di situazioni di sfruttamento, compreso il pusheraggio. Oggi il pampa-Papa ha concluso l'anno delle misericordia, una testimonianza ideale che non ha modificato di un acca, se non nelle situazioni più povere e rinunciatarie, cioè devozionalmente alienate, la cattiveria e l'egoismo che sono la cifra naturale del "creato", tanto che a molti pensatori e romanzieri del passato, anche religiosi, ma non devoti, è venuto di affermare che dio, se c'è, è malvagio e si diverte a misurare il suo isolato potere, facendo soffrire i suoi figli. Una versione antropologicamente confermata, ma quasi ignota, non divulgata. Ha chiuso con il progetto d'istituire una giornata mondiale dei poveri, come quella della pace - inutile - e dei giovani - illusoria -. Se sarà, diventerà la più cruda, la più vera e reale e sarà "il segno di contraddizione cristiano", in faccia al mondo.

La giostra.

Siamo alle solite: da qui al 4 Dicembre e, se il risultato non sarà conforme alle pretese della "troika" e dei suoi "bravi", alla fine dell'anno ed oltre, sarà un susseguirsi di imposizioni informative riguardo un referendum serio, illustrato scioccamente, all'unico scopo di semplificare e radicalizzare, non il confronto, ma lo scontro. Troppi dei protagonisti, dietro dettatura, sono degli incompetenti, che aspirano ad una stagione di potere insulso ed inconsistente, all'ombra di una cupola di protettori. A fare compagnia alla mediocrissima propaganda interna, ci saranno le cronache dei "movimenti" anti Trump, comunque eletto, contestabilissimo ma abilitato a svolgere la politica che ha, senza infingimenti, propagandato. Il "progresso" è un fluido vago, se pretende di non avere contraddittori, sulla base di principi aprioristici. Il mondo occidentale non poteva rimanersene tranquillo, in presenza di sommovimenti finanziari senza capo nè coda, ma non trova, per povertà d'analisi dei suoi vertici improvvisati e per le lotte intestine degli interessi sottostanti, il criterio per darsi una stabilità proficua; c'è anzi il rischio di un'involuzione su pochi, archetipici principi. Questo, ma non solo, è il rischio Trump ed, a cascata, si appalesano, spero come la malattia che sono, i tanti sotto-rischi dei Paesi vicari dell'Impero dissestato e senza bussola. Non tutta la politica di Trump, quella in campo economico, è da rigettare: la "liberalità" verso le importazioni a basso costo, conseguenza dell'impoverimento rapido delle masse popolari, ha dissolto il reticolo delle eccellenti piccole e medie imprese italiane, per far posto ad acquisizioni, ma soprattutto fallimenti, che hanno desertificato la provincia italiana. Un'inversione di tendenza, in quest'ambito, potrebbe rivelarsi rivitalizzante. Sugli aspetti morali, cioè di costume, della "controriforma" enunciata e probabile, stante anche l'ammessa ignoranza del vincitore, si tornerà, forse, per un tratto, alla morale censitaria, dalla quale discendono i principi etici, come aveva tanto ben chiarificato Antonio Gramsci: poco male, in termini quantitativi..la ininterrotta carovana della vita avanza e lascia le sue ombre dietro di sé. Altri saranno più fortunati, ma non è detto, più felici o meno infelici.

sabato 12 novembre 2016

La paura di perdere il protettore.

Per i prossimi due mesi la polemica preventiva contro Trump monterà e riempirà le pagine, trascurate, dei residui quotidiani cartacei. E' la cartina di tornasole dell'esistenza e dell'influenza delle lobby che si coalizzano contro lo sconosciuto, ben liete di irretirlo, pronte a cava lcare tute le proteste e ad alimentarle, se continuerà ad agire in proprio. Il mandato l'ha ottenuto ed è un mandato egemonico: contro di lui, dall'estero, non potrà essere armata la mano di un sicario - potrà invece avvenire dall'interno - gli squilibri dinamici del mondo occidentale potranno subire un brusco arresto e proiettare all'esterno i suoi amministratori. L'europa, se vorrà valersi dell'aiuto americano, dovrà contribuire in misura adeguata, in termini di spesa, alla sua tutela militare, ipotesi irrealizzabile, tranne alla condizione che la Germania ne assuma l'onere maggiore e la Franccia presti le sue atomiche. Ma si riproporrebbero le solite insuperabili contese su chi debba contare di più: la ricca Germania, ridotta nuovamente a pagare i conti o la velleitaria Francia, potentemente armata. L'Inghilterra sarà il partner privilegiato di Trump e Theresa May la prima ad essere ricevuta alla Casa Bianca. L'Italia ha tolto la bandiera europea dallo studio di Renzie e ha subito offerto la sua devozione, nonostante che, alla vigilia, il rignanese avesse espresso la sua preferenza - da sondaggi - per Hillary, nella logica della continuità. Le lobby di tutto il mondo continueranno a blandirlo, mentre lo aggrediscono verbalmente, fiduciose nella sua, almeno parziale, omologazione. Lo stesso dicasi della Chiesa cattolica che, a parte il Papa, è, in grande maggioranza, a favore di Trump e dei Repubblicani, a cominciare da quella statunitense, anche se Trump non è cattolico e la sua condotta è del tutto aliena dalla morale cattolica. Trump potrebbe facilitare il nazionalismo di destra degli Stati baltici e della Polonia. Trump potrebbe fare e disfare molte cose, ma ha detto di volersi finalmente occupare di quello che conosce meglio: l'economia del suo paese e bisognerà attendere ed osservare criticamnte le sue mosse e non fare come quei tifosi che insultano il prorpio chairman o presidente, quando non spende troppo per il loro divertimento. Se si è impossessato del team l'ha fatto a benificio suo e i suoi atti societari gli andranno intestati esclusivamente. Serpeggia una gran paura di perdere il protettore, scaturito da un voto non rischiesto secondo la vulgata mediatica di un consorzio transnazionale d'affari.

venerdì 11 novembre 2016

Ogni cosa a suo tempo, nuova solo per chi non è vissuto a lungo.

Le manifestazioni anti Trump, negli Stati Uniti, mi riportano alla memoria le manifestazioni contro la guerra del Vietnam. Meno imponenti, senza la partecipazione di cantanti già famosi, ma pur espressione di un disagio a rivedere ai vertici esecutivi della nazione, un uomo che sta già preordinandosi la squadra, con alcuni dei più bei campioni della reazione, scaturiti dalle file repubblicane in questi decenni e rimasti ai margini della contesa presidenziale, prorpio perché, come Trump, troppo caratterizzati, ma privi delle sue ingenti risorse economiche, le uniche che assicurano un'autonomia reale da tutto e da tutti, perché non sono il frutto di socialità interessata, che, quando esiste..ed esiste, è tutta rivolta a vellicare il traino dei finanziatori e a riferirsi ai suoi desiderata. L'identificazione della ricchezza che conferisce benessere e potere, sia pur vicario, ha sedotto più della dialettica democratico-finanziaria ed ha portato la maggioranza delle elettrici e molti elettori a sposare il progetto di "rinascita" americana. C'è però un vasto mondo, minore quanto a risorse, ma ricco di cultura, che si sente già oppresso dal moralismo repressivo della squadra in formazione e rivendica, non tanto o non solo, una politica dissipatamente espansiva, quanto il rispetto, avvertito a rischio, delle libere deliberazioni e dei costumi più vari ed individuali, che sotto le amministrazioni democratiche sono meno invasi. Trump è berlusconiano anche nel dire e nel disdire subito dopo: dopo gli insulti personali alla Clinton: "donnaccia, brutta serpe", ecc, ne ha riconosciuto la tenacia, dopo gli insulti al Papa, durante la campagna elettorale, perché lo aveva, di fatto, scomunicato, è passato all'ammirazione e via dicendo. O è una tecnica incredibilemnte vincente o è corretto precipitosamente dal suo staff. Intanto, il Papa emigrante, che conosce la devastazione morale oltreché materiale dei "barrios" argentini, continua la sua pastorale per i poveri, li identifica con Cristo che, anche per questo, dovette conoscere il Golgota: oggi, a differenza di mercoledì scorso, il suo linguaggio non è stato sociologicamente marxista, ma strettamente evangelico. Ha solo soggiunto che, all'ineluttabilità della povertà, non deve aggiungersi la perdita della dignità, come avviene invece sistematicamente, in ogni contesto economico e come è attestato in ogni esperienza storica. Pone, cioè, Cristo e il cristianesimo "autentico" a contributo - ma per lui, a fondamento - della dignità delle persone umane, un elemento che non si conosce, che non si sa di possedere, fino a che non viene contraddetto. Solo allora ci si accorge della sua esistenza. Ma se il suo ambito, sarà un "Regno", non è e non sarà - per il "peccato originale", che potrebbe essere anche l'animalità, ancestrale, ma ben attiva, dell'uomo - di questo mondo. Dopo otto anni, il Presidente nero lascia tre aborti di riforma al successore, che della loro revoca ha fatto il progetto dei suoi primi cento giorni. Il progresso, nella sua formulazione concettuale, non è un "continuum" ininterrotto, ma una fase circoscritta, un'occasione che dovrebbe essere portata alle sue conseguenze ultime tutte in una volta, anche se si tratta della riforma sanitaria, che già Bill Clinton aveva accennato. Sarebbe più difficile cancellarla ed anche sovvertirla: gli approcci incerti, timorosi, sono destinati all'entropia. Più che una società liquida, quella che si configura con l'elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, sembra una società disorganica, ripiegata su ciascuna delle sue fortificazioni precarie, in un mondo senza coesione, neppure oppositiva. Ecco che le irrazionalità "religiose" marcano le specificità archetipiche; in questo senso il cristianesimo di Francesco è più moderno ed offre una base spirituale alla sopportazione. Ma verrà, inevitabilmente, anche ed ancora il tempo della ribellione.

giovedì 10 novembre 2016

Un Presidente mediocre, in un contesto mediocre.

Ha vinto Trump, da solo, fuori dalla coltura ( si, proprio coltivazione ) dei sistemi. Si è voluto concedere, da vecchio - è il più anziano Presidente eletto nella storia degli Stati Uniti e, se sarà riconfermato fra quattro anni, sarà il più vecchio ad uscirne. Anche la Clinton, del resto, ha solo un anno meno di lui. Non è detto che ci arrivi, né che ci arrivi incolume: hanno già cercato di ammazzarlo in fine di campagna elettorale. Lo stesso apparato repubblicano gli è ostile, perché non ha tenuto nel minimo conto la sua aspirazione a perpetuarsi ed è andato in solitudine, con i suoi mezzi - molto inferiori a quelli impiegati dalla Clinton e non suoi - al traguardo. Lo sconcerto europeo nasce dalla stessa estraneità al mondo dei poteri noti e collegati fra di loro da mille contatti e dei quali, invece la Clinton faceva parte. Ma, pur non mancando di competenze e di esperienza e malizia, era arrivata alla candidatura - a sua volta contrastata - sull'abbrivio della presidenza del marito - che aveva sostenuto, durante un'intervista, di non credere che gli Stati Uniti fossero immuni dal vedere ai vertici un autocrate finannziario, come Berlusconi ed aveva ragione. L'impulso vanitoso ( anche gli uomini, spesso, lo sono ) ed affaristico, in palese conflitto d'interessi familiari, come se gli Stati Uniti fossero una simil-monarchia ( del denaro e degli interessi collegati, certamenti si, come ogni accrocchio di potere all'occidentale ) l'ha spinta a lottare, non per gli interessi delle donne, che per il 53% non l'hanno votata, ma per il suo personale e familiare, nell'ambito del quale, secondo il cerimoniale della Casa Bianca, l'ex Presidente l'avrebbe dovuta appellare, nei corridoi e nelle stanze, come "Signor Presidente" e così gli eventuali figli presenti, per non sminuire la sacertà della carica, mentre si esplica, restituendole una parità di costumi che, a suo tempo, anche lei aveva dovuto osservare, senza esimersi - secondo le cronache - di aggredirlo improvvisamente, mettendogli anche le mani addosso, tanto che era stata costituita una squadra apposita per difenderlo. Quando la Lewinsky rivelò di averlo spompinato per un anno e mezzo, pare che lo avesse anche graffiato e che lui avesse ingiunto ai body guard di "levargli di torno..questa puttana." Avessi dovuto votare io, credo che me ne sarei astenuto, non per viltà o irresponsabilità, ma perché, da tempo, non vedo perché ci si debba limitare a una scelta imposta, dai partiti o da una kermesse pubblicitaria dispendiosa e sponsorizzata, se l'uno o l'altro(a) non corrispondono, neppure un po', alle mie aspettative. Sono sovrano, per un voto, o non? Durante la sua esperienza di Segretario di Stato le erano stati attribuiti due errori, in Libia, quando si era espressa per la delega alla Francia dell'attacco, con copertura aerea statunitense e per la mancata protezione dell'ambasciatore che fu ucciso e trascinato in fiamme per le vie di Tripoli e per l'appoggio alle disastrose operazioni belliche sul terreno iracheno, dopo l'esportazione della democrazia del repubblicano Bush, la cui caratteristica di famiglia è di lasciare sempre le situazioni incomplete, essendo solo interessato(i) al petrolio, come la più organica Segretaria di Stato Condoleezza Rice. Le e-mail mai rivelate né chiarite, le attribuivano lo spostamento di informazioni strategiche, anche economicamente, sul suo server privato. La Clinton ha perso proprio perché è stata imposta da un apparato e questo scarto dell'elettorato, richiama al recupero dell'identità, di destra o di sinistra, di chi si candida, in maniera, cioè, riconoscibile e di parlare ed impegnarsi su di un programma mirato, concreto e specifico, anche se i finanzieri, pubblici e privati, non vogliono e pretendono di continuare a giocare nell'indeterminatezza. La ricchezza non è solo godimento statico, ma dinamica di affermazione. Al riparo dalle interferenze e dai condizionamenti delle famiglie, delle conventicole, degli apparati, dei comitati elettorali, si può sbaragliare il campo e procedere con sicurezza verso le mete che ci si è prefissati. Paradossalmente, l'ego ipertrofico del ricco che si propone alla plebe, coincide con le proiezioni fantastiche dei suoi supporters di un giorno, ne coltiva i sogni, ne droga la consapevolezza che la loro condizione non muterà mai. Eppure, un assurdo "noi", un contraddetto, ogni momento, "stare insieme" e coalizzarsi contro un favolistico nemico, può preludere ad un cammino lungo, che solo un'inversione delle facoltà di reddito, può superare e contraddire, allorquando, cioè, le categorie sottoposte possono concretamente rivendicare condizioni materiali più favorevoli per loro. E' il paradosso Trump, che ha vinto sulle sinergie affaristiche, militari, diplomatiche e di contesa di genere, agitate dalla Clinton. Ciò non toglie che resti un reazionario - categoria certamente influente anche negli U.S.A. - che il senso civico più evoluto, senza spocchia, con semplicità, deve attrezzarsi a contrastare.

mercoledì 9 novembre 2016

L'entropia democratica.

Il nuovo Presidente americano, Donald Trump, ha vinto da solo: si è pagato la campagna elettorale e si è liberato, durante le primarie, dell'establishement del suo partito, che, subito dopo, ha preso ad abbandonarlo. Trump ha proseguito senza curarsene, non essendo un prodotto d'apparato, ma un uomo ordinario, seppur ricchissimo, in grado di farsi "ricosnoscere" da tanti, che, alla faccia dei sondaggi, favorevoli a chi li commissionava, lo hanno votato. La Clinton ha dovuto sistematicamente ripiegare sui ruoli vicari, appendice astuta, ma non a sufficienza: la moglie, il Segretario di Stato del Presidente che l'aveva battuta nelle primarie, la sconfitta nell'ultimo round, nel quale ha sfoggiato la sua preparazione ed anche la sua esperienza, interna ad un modello familiare opportunistico, affaristico e di potere, come lei stessa aveva dichiarato "fin dai tempi dell'Università", con l'allora fidanzato. Trump è una figura molto più semplice ed è apparso anche lineare agli elettori. Hanno trovato riscontro le sue affermazioni circa il dopaggio dei sondaggi, sono state smentite le sue accuse di brogli programmati. Lo sconcerto del mondo finanziario e delle cenerentole del mondo globalizzato, senza rappresentanza democratica, ma solo con nominati ai vertici, tradisce la paura di essere lasciati in balia della loro pigrizia e delle istantanee responsabilità che dovrebbero assumersi, trovando un'alleanza coesa fra dissimili, se il nord america si ripiegasse per un po' su se stesso e puntasse alla sua crescita economica esclusiva - anche per recuperare sul debito - trascurando il versante europeo, popolato da alleati, tanto più stretti, quanto mantenuti militarmente di sana pianta, talvolta critici o doppiogiochisti. Con la Clinton il gioco sarebbe stato ad ampissimo spettro, con il presidente berlusconiano, che non avrà bisogno di mantenere un partito o di acquistare deputati e senatori, la politica dichiarata è di fare con attenzione i conti in casa, di rilanciare l'economia, di estraniarsi possibilemnte dalle beghe degli altri, pur ribadendo un accentuato sforzo finanziario nelle forze armate. Non so chi abbia votato per lui o per lei, fra i 47 milioni di elettori, sui 140 che ne avrebbero avuto diritto: narrano le cronache che l'eletto sarebbe stato votato dai disoccupati indigeni delle zone influenzate da una massiccia immigrazione a basso costo per le imprese, dalle donne sposate, mentre le nubili o le divorziate sarebbero state più favorevoli alla "femminsta" Clinton, da un mondo bianco popolare, ma non di sinistra, anzi moralmente conservatore, che si sarebbe espresso, in opposizione, dall'interno del centro del meccanismo, contro la spersonalizzazione globalista. I grandi sommovimenti finanziari, le fusioni, trasformazioni, le compravendite fra le aziende, le delocalizzazioni, i cambi di nazionalità delle imprese, le mire espansionistiche delle società più ricche sulle concorrenti meno dotate, senza confini, dazi, tariffe retributive che, all'origine, in europa, occupavano le prime pagine e alimentavano il dibattito pubblico, sono diventate talmente ordinarie, che non se ne parla più, tranne che nelle "brevi di cronaca". Il riassetto del potere finanziario, le fusioni e le acquisizioni fra le banche, l'internazionalizzazione del credito, in area euro in particolare, viene trattato alla stregua degli altri equilibri societari, che dal primo dipendono. La Clinton avrebbe cavalcato tutto questo; Trump ha detto di volerne prescindere: non è detto che sia stato creduto, ma l'altra ricetta era già stata sperimentata. Al presidente nero succede il Presidente biondo. L'entropia in versione democratica.

martedì 8 novembre 2016

Italian export.

L'Italia non deve godere di grosso credito se il Presidente della Commissione europea, Junker, se ne esce con un sonoro e gergale: "me ne frego!" alle ripetute - troppe per essere credibili - intemerate di Matteo Renzie, circa il raddoppio clientelare ed elettorale delle spese preventivate e circa le sue negoziazioni, senza interlocutore, fra le poste delle dinamiche comunitarie. L'edilizia scolastica - bisognerebbe mettere in sicurezza antisismica tutte le abitazioni italiane, quelle sarde escluse - e l'onere per le migrazioni ammonterebbero al 0,1% del PIL e non dovrebebro essere sovrastimate da un contabile burlesco. Insomma, la tracotanza che esercitava a Firenze, quando mandava i suoi scganozzi a rimuovere i cartelli che ne denucnaivano l'assenza e le carenze d'intervento, in Europa non fa un baffo a nessuno. E giù cifre: l'Europa finanzierebbe già, tramite il Fondo di solidarietà, molte iniziative contemplate e straordinarie ed altri 340mln di euro extra sarebbero a disposizione, ma non sarebbero stati richiesti. L'Italia, dunque, non conta - e Renzie lo sa bene - una beata sega, né sul continente, né internazionalmente, se è vero che, dopo sette bienni di cooptazione nel ristretto nucleo dei Paesi che fanno parte del Consiglio di sicurezza dell'ONU - dove comunque non contava per niente - è stata estromessa appena qualche mese fa ed ha ripiegato su un'alternanza di un anno, a rotazione, con i tre Paesi bassi: una presa d'atto della propria inadeguatezza, una riaffermazione di voler stare nel gioco, per mediare le proprie deboli posizioni, gioco che - sembra - Renzie voglia applicare anche in Europa, ricevendo l'apprezzamento e la preoccupazione che sappiamo. L'Unione europea. pur con le sue buone ragioni contabili, si conferma un "rassemblement" monetario, un fortino contro la tempesta finanziaria e chi non sta al gioco, quali che ne siano le sue nazionalistiche ragioni, si può accomodare. Saranno solo i Paesi in ordine a darsi man forte. Sbraitando contro la Commissione di Bruxelles, Renzie riconosce la deboelzza strutturale del nostro Paese, le cui istanze sono troppo incistate da favori e aggiustamenti, per poter diventare serie ed ascoltabili, ponendoci da soli e di fatto, ai margini del progetto, per noi titanico. Per cui delle minacce di Stenterello - ed è la prima volta che si usa questa espressione italiana, ci se ne può bellamente fregare.

Stanotte, negli Stati uniti, si votano anche le primarie europee.

Questa notte, in diretta su Sky, si terrà l'elezione del Presidente statunitense; si tratterà di un suffragio richiesto o estorto su temi strettamente connessi alla vita del paese, ma riguarderà tutta la provincia imperiale. L'Impero non è più egemone, è oberato dai debiti - per questo fa guerre su guerre - è artefice ed esportatore sel suo dissesto finanziario e sembra aver aver riscoperto - anche lui - i poveri domestici o la vocazione crepuscolare e ricorrente nelle file conservatrici, dell'isolamento. Un riflesso russo-putiniano, per questo Trump vede bene l'autarca russo. Il partito democratico e la sua candidata tentano, dall'esperienza di Bill Clinton, di rendere meno desolante la condizione della popolazione, non solo di quella senza lavoro ed istruzione, ma anche di quella del lavoro quando c'è e della disoccupazione istantanea. Cercano di assicurare una tutela sanitaria, una pensione non subordinata alle fluttuazioni dei rendimenti dei fondi privati, ma i miglioramenti apportati sono sempre stati degli aborti e anche stavolta resteranno lettera morta. Se Hillary vincerà la speculazione più cinica la farà da padrona, saranno i democratici a veicolarla e ad arricchirsene, mentre la rendita di Trump è indifferente a queste dinamiche e anche il suo partito sarebbe poco influente, perché la campagna elettorale se l'è pagata da solo e su questa base personale e privata agirebbe con gli ampi poteri presidenziali. Per questo la finanza internazionale tifa Hillary Roda Clinton e teme il ricco e appagato magnate e anche la finanza europea spera di non trovarsi senza riferimenti, casomai catastrofici, per non rivelare la sua asfitticità e la sua mancanza di coesione e strategia. Trump potrebbe tentare, almeno per un po', di chiudere la porta in faccia a tutti e di salvaguardare il suo Paese con una fortissima selezione dell'immigrazione; l'Europa, intesa come mosaico di Stati, si troverebbe senza supporti logostici a cui affidare la sua sicurezza e sarebbe costretta a fare da sé. Potrebbe non essere un male. Insomma, il voto democratico farebbe pochissimo per i neri e gli ispanici, ma consentirebbe ai governi europei di fare il gioco di bulina con la speculazione finanziaria principale e manterrebbe all'euro un cambio di garanzia con il dollaro - valuta con la quale si pagano le transazioni internazionali - senza ritrovarsi in un'area depauperata di molte sue risorse, in un sostanziale vuoto pneumatico. Intendiamoci: non credo che l'isolazioanismo, essendo una contraddizione in termini dei flussi di denaro interni alla dinamica dell'intero mondo occidentale, Stati Uniti in primis, potrebbe protrarsi a lungo, ma sta di fatto che gli elettori americani, inconsapevolmente o indifferentemente stanno scegliendo anche per noi.

lunedì 7 novembre 2016

Vox clamans in deserto.

I movimenti popolari possono essere decisivi solo se non si lasciano “incasellare” e se rifuggono dalla tentazione della corruzione che “non è un vizio esclusivo della politica”, ma c’è dappertutto, anche nella Chiesa, anche nei singoli individui. La corruzione si combatte con i fatti: “Il valore dell’esempio ha più forza di mille parole, di mille volantini, di mille ‘mi piace’, di mille video su youtube”, ha detto José Bergoglio ai rappresentanti dei movimenti di base, di varie parti del mondo. Ha espresso un concetto etico-politico, ha "benedetto" e suggerito un indirizzo alle uniche opposizioni rimaste nel mondo finanziario e bellicistico. Ha richiamato all'impegno personale e all'onestà ( purtroppo variamente declinabile ), quali elementi costitutivi e conservativi. “Quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto.” Parlerà poi di guerre subite, di esodi e di migranti e, infine, di sistema socio-economico ingiusto. Concluderà con un: "le persone che amano il lusso stiano lontane dalla politica". Il gesuita, monarca assoluto di un'istituzione molto variegata, vira decisamente a sinistra; anche se lo fa in termini strettamente evangelici e, per ciò stesso destinati a rimanere inascoltati, applica ed esplica la sua formazione di sottile politico e punta sui diseredati, anche se portatori di religioni e culture diverse, ma omologhe, che nel giro di molte generazioni, costituiranno una versione autonoma di quel substrato, nel nostro caso dell'Islam. E' normale che la parte estremistica, cioè fondamentalista, agiti gli animi frustrati delle masse e la conquista delle terre infedeli; è altrettanto normale che il puro spirito di sopravvivenza venga faticosamente a innestarsi nel corpo alieno che, a puri fini economici, lo ospita. In questa analisi è presente lo spirito evangelico, ma anche il materialismo dialettico di Karl Marx, per il quale nessun movente può esulare dalla materialità degli scopi, anche se sono scopi minimi, come nel caso in esame. Ha scomunicato la pseudo-politica attuale, sotto il tallone, anch'esso volgarmente economico, della massoneria finanziaria, una delle storiche avversarie della Chiesa, ha empiricamente sottolineato che per le banche, depositarie dei depositi e veicolatrice dei flussi finanziari, non ci sono "default" che tengano; i soldi che servono vengono stornati dalla cura dei bisognosi e per chi ha perso anche il radicamento territoriale, non c'è speranza. Ne ha identificato la causa nella guerra, condotta con metodi vili, dall'alto e attraverso i buoni uffici di persone e gruppi che, in cambio del potere acquisito, saranno dei fedeli gregari, guerre condotte per fini di acquisizione e di espropriazione, di conseguenza indifferenti alle conseguenze che provocano e ostili a ricercarne una soluzione che comporti, per loro, dei sacrifici. Chi ama il lusso non lo persegua tramite la politica: è una chiara scelta di campo contro i "poveri" arraffoni e politicanti di cui è stata piena la storia minore del democristianesimo nazionale: clientelismo e ruberie durate sessant'anni con il formidabile, ma breve contributo del Partito socialista. Il pampa-Papa è un politico e riempie il vuoto, morale ed etico, prima di tutto, dei partiti di sinistra, ponendo fiducia, non incondizionata - solo se non si lasciano incasellare - nei movimenti di base, come quello degli Apostoli, che li stanno sostituendo, "vox clamans in deserto".

domenica 6 novembre 2016

La politica minima.

In ogni circostanza e situazione della vita si recitano litanie retoriche o si possono fotografare in maniera semplice e diretta le cose come stanno, come si appalesano, gli effetti incontrovertibili di un fatto. Nella vita sociale, nella ritualità convenzionale, che non è solo esterna alla famiglia, tutt'alto, o alla cerchia degli amici e delle coppie, fra uomo e donna, prevale, contraddittoriamente, una maniera standard di rapportarsi; un'autentica gabbia psicologica, estranea ai fatti, alla realtà. Si tratta di una rimozione ipocrita, di un adattamento, per i più forniti di strumenti critici, di una convinzione, per molti, di una "necessità" per quasi tutti. Così, fin dalla più tenera infanzia, ciascuno si abitua ad adattare la realtà alle convenzioni del suo ambiente sociale, pur rendendosi perfettamente conto che si tratta di mascherature. L'autoproposizione "al meglio" dei riferimenti obbligati di un ceto, un livello culturale, di una mentalità alla Rambo, si fa sovrastruttura di quanto trapela solamente, da un gesto, una reazione incontrollata, da una battuta, da un silenzio, senza conoscere il momento dell'opposizione, del tentativo di esprimere la propria autonomia: infatti, non si è più autonomi. Ti rendi allora conto che la sovrastruttura ha sostituito, subornandola, la coscienza ed intacca, censurandolo, inibendolo, negandolo, il libero arbitrio, possibilmente suffragato da contenuti dialettici. Per questo ci felicitiamo alle nascite, fra di noi, ci condogliamo alle morti, come abbiamo fatto cerimonialmente, ridancianamente o lamentosamente in reciprocità d'esistenza, celebrandone, escluso il protagonista, le modalità all'inizio, all'atto della nascita e fissandone, il ricordo, per molti veramente l'ultimo, durante l'ultima convenzione. E così via, lungo le fasi ricorrenti, sempre uguali, di generazione in generazione, degli obiettivi, dei traguardi attesi, pietre miliari che costituiranno la riaffermazione confortante del consueto, diverso per ambiente, condizione economica e culturale, da non confondersi con attestati per le professioni. Ma ecco che il gioco comincia a svolgersi secondo regole non conosciute, all'insegna dell'improvvisazione e le rassicurazioni contrabbandate e credute, in base ad un empirismo statico, ingannevoli. Qualcuno trama, non è allineato, modifica i percorsi; chi era chiuso da gerarchie dinastiche, anche intrafamiliari, rovescia gli equilibri, mette in difficoltà chi appariva dominante: continuerà a recitare, ma disporrà di più battute, di maggiori occasioni illusionistiche. Dal potere discende l'autorità, quasi mai la responsabilità, l'autonomia del lavoro ben fatto, delle competenze accertate, sfuma, scolora nella piaggeria, elemento predominante della "carriera". Chi, di rado, è inossidabile al teatrino delle vanità opportunistiche sollecitate, ha vita grama e marginale all'interno del sistema, ma non per questo si rinuncia a cercarne l'uso più meschinamente speculativo, non solo a favore del modello, ma anche dei propri, individuali, angusti spazi.

La retorica della politica prospera sul dolore dei popoli..

Dopo un anno senza governo, durante il quale l'economia si è rianimata, si è ricostituito, in Spagna il conservatorismo istituzionale preteso dalla Commissione europea filo-tedesca. Il quaderno dei compiti era rimasto chiuso per dodici mesi, ma le disposizioni non sono cambiate. Provenendo dall'esterno non erano negoziabili. "Perso" un anno, dovrà eseguire il "suo" mandato, attraverso una finzione giuridica: un colpo di Stato, per conto dell'europa monetaria, un altro nei Paesi minori dell'Unione degli interessi monetari e finanziari, che, essendo prevalenti quelli del rientro dal debito, monetario appunto, sul cambio reale delle diverse economie, è da tempo degenerato in un modello metodologico autoritario. In altri tempi, sarebbero state le oligarchie a "trascendersi nello Stato", secondo le filosofie idealisticamente oppportunistiche , di Gentile ed Heiddeger, instaurando l'autoritarismo, suscettibile solo di estremizzarsi, all'interno delle singole nazioni, con l'appoggio, a certe condizioni di salvaguardia del suo potere, della Chiesa cattolica, non ancora ecumenica, sull'onda dell'indifferentismo e delle migrazioni bibliche, che renderanno in men che non si dica, multireligiosi gli Stati federali(sti), ragion per cui cercare, fin da ora, alleanze e sinergie con una religiosità indiferrenziatamente assolutistica, veicolandola con la carità. Ebbene, in Spagna, lo sconfitto Rajoi tornerà a veicolare e mascherare le imposizioni della Troika. Morti gli Stati nazionali, sono cessate le attività militari ( terroristiche ) dei secessionisti Baschi, ma sono aumentate le spinte per la creazione di nuovi Stati autonomi, all'interno di territori contigui, fisicamente uniformi. Quello che, in Spagna, assicurò il fascismo e proseguì com il ripristino, voluto da Francisco Franco, della monarchia, oggi lo assicura il guinzaglio monetario, mentre l'elica finanziaria ne scompone le fibre. Per questo, dopo un vano minuetto, durato poco più di un anno, i socialisti si astengono, Rajoi potrà amministrare, perchè di governare non si potrà parlare, dovendo solo eseguire dei compiti e Podemos, con i suoi tanti parlamentari sarà respinto ai margini, indotto o costretto a diventare inutilmente estremista, poi litigioso ed infine diviso e saranno sempre i soliti, pur falliti, a simil-governare per conto terzi. E' la storia del tradimento di Syriza in Grecia - oggi tranquillamente assiso su di un inutile seggio - dei tre governi nominati in Italia, dell'inconsistenza "unitaria", detta di larghe intese, degli altri Paesi scassati, soggiogati da un cambio reale dal quale non hanno il coraggio di affrancarsi. Il potere formale, funzionariale è saldamente assiso in difesa dei suoi remuneratissimi incarichi, in quel di Bruxelles, il potere decisionale e d'indirizzo è a Berlino: l'Europa si è costituita, dopo decenni di poetizzazioni in merito, solo quando la Germania è stata in grado di riassumere il suo ruolo di preminenza sul continente centro-meridionale. Realisticamente, non poteva andare che così.

Da Saddam ad Erdogan.

In Turchia, dopo dieci anni di governo "putiniamo" di Recep Erdogan, la repressione pre colpo di Stato di qualsiasi movimento organizzato di opposizione, l'arresto di tutti i giornalisti a lui contrari ed il tentativo di deporlo attraverso un colpo di Stato condotto parzialemnte dalle forze armate, la repressione indiscriminata verso tutti gli oppositori politici ( non solo i golpisti ), ha cominciato a provocare una replica armata che potrebbe trasformarsi in una guerra civile. La società turca è pregna di fazioni, simili, almeno quanto a corruzione e violenza, alle organizzazioni criminali: Erdogan e la sua famiglia, ne fanno parte e un ulteriore prolumgamento del suo potere ne accentuerebbe la voracità. Gli oppositori in armi, fomentati e finanziati dall'estero, ma ben radicati all'interno, vorrebbero solo la loro parte e, per ottenerla, sarebbero disposti, dopo aver conseguito il potere, ad ogni sorta di compromesso morale e politico, sul quale si innesterebbe altra violenza. Pare che dopo l'eplosione di un'autobomba nella città più popolata dai Curdi, solo ieri, ci sia dtata, questa notte, una violenta sparatoria all'interno dell'aeroporto di Istanbul, già teatro di un attentato pochi giorni prima del tentativo fallito di un colpo di Stato. Probabilmente sono le stesse dinamiche sotterranee che continuano a produrre i loro effetti, ma non possono essere mere beghe interne. La trasformazione putiniana, in senso diplomatico, con la riscoperta di un amico e di un slleato tattico, per tenere a freno gli avversari interni ed internazionali, europei e nord americani, insieme all'ambivalenza: "saremo feriti, ma resteremo alleati degli americani", con un canale diplomatico aperto con la Russia, non deve avergli giovato: la Turchia non è l'Italia che può tenere i piedi in due staffe senza costituire un pericolo per nessuno ( pur avendo pagato più volte, sanguinosamente, i suoi deboli levantinismi ). Questo grande duro, multiculturale Paese, non conosce spirito democratico e pretenderebbe di risolvere i problemi e cancellare le differenze con la forza, come i Serbi nella ex Jugoslavia, ma al suo interno ci sono organizzazioni potenti e in sonno, ma sempre vive, pronte, al momemto opportuno, a ricominciare a combattere con il metodo della guerriglia e degli attentati. Il Governo di Erdogan si è profuso in ambizioni multiformi, tutte autoreferenziali, cercando l'appoggio e le alleanze variabili, di amici e nemici..fra di loro. Da questo nasce una debolezzza che la violenza indiscriminata, ma mirata del potere, non riesce a nascondere. In Turchia si combatte una battaglia della terza guerra mondiale frazionata, nella quale i Rais regionali non sono consentiti, mentre, per rinsaldare il proprio potere in contesti mafiosi, tattiche e strategie autoctone premono in direzione pericolosamente ( per loro ) contraria.

sabato 5 novembre 2016

Un buon inizio.

Giulio riposa e non "fuma" nessuno dei parenti, amici ed astanti che sproloquiano intorno a lui. Sembra aver capito che non sono lì per lui e li ignora. Un marasma di luoghi comuni riempie la stanza, una disarticolazione sulla base di una superficialità convenzionale, un rito, una festa. Mia madre ha mancato per dieci mesi la bisnonnia. Pochi giorni dopo la sua morte: l'innesco, dopo tre trimestri il cambio, la sostituzione biologica. Kg. 3,930 è scritto sulla culla, data di nascita 04/10/2016. Gli infermieri hanno sbagliato di un mese esatto. La madre è già in piedi, ma sembra reduce da una dura battaglia, da un faticoso sforzo, da mammifero, per trasformare la crisalide in farfalla, una sintesi ripetibile di trasformazione della vita, di passaggio evolutivo da una fase all'altra, in stretto coinvolgimento biologico. Il giorno prima della nascita, Giulio si agitava visibilmante e incessantemente nel ventre; non trovava la via d'uscita, anzi sbatteva la testa contro il muro chiuso delle pareti uterine della madre. Poi si è aperto lo spazio senza troppi convenevoli, costringendo la mamma a rimanere, a cose fatte, in sala parto per un'ora e tre quarti, per le normali espulsioni placentari, igienizzazioni varie e necessarie ricuciture. Durante il suo lungo lavoro di perforazione dell'antro cilindrico, rivelatosi oscuro, diventato improvvisamente inospitale, Giulio ha provato il senso d'angoscia arcana, incomprensibile, che accompagna il passaggio travagliato della nascita, un senso tenebroso da passaggio di stato, che viene elaborato, all'aperto, durante i lunghi sonni delle prime ore e che si sedimenta nella corteccia cerebrale, dalle profondità della quale continueranno a visitarci per tutta la nostra inavvertita vita, rapida, anche se ci sembrerà interminabile mentre aspireremo ai modelli adulti o mentre faticheremo nell'applicazione agli studi che accompagneranno, ma anche inganneranno la nostra crescita, fino al punto di congiunzione con la parabola discendente che ci porterà, dopo esserci riprodotti, ad estinzione. La nascita e la morte hanno apparentemente dei processi comuni: durante le prime ore, come durante le ultime, si espettora muco dalla bocca e dalle narici, gli sfinteri si rilassano senza sovrastrutture mentali di controllo. Prima di assopirsi, addormentarsi con placida, ma evidente coscienza rielaborativa, Giulio è riuscito a produrre una montagna di merda fragrante ed a pisciare addosso al pediatra che imprudentemente lo ha visitato, non appena lavato e deposto nella culla. Capita, in prossimità della morte di "sputare" il cibo rifiutato, a chi si trova, per ragioni professionali, ormai disconosciute, nei paraggi. Alle 19.45 la mamma lo ha "espulso", domani rischia di essere già a casa, per non gravare sui costi sanitari. Sono le 14,45, dopo un quarto d'ora accademico, le infermiere cominciano a gridare: Fuori, i parenti tutti fuori! Non sono ammessi ritardi. Le puerpere ritornano alla loro frettolosa condizione sanitaria. Giulio ignora il chiasso, non si fa ancora coinvolgere. Continua così.