martedì 8 novembre 2016

Stanotte, negli Stati uniti, si votano anche le primarie europee.

Questa notte, in diretta su Sky, si terrà l'elezione del Presidente statunitense; si tratterà di un suffragio richiesto o estorto su temi strettamente connessi alla vita del paese, ma riguarderà tutta la provincia imperiale. L'Impero non è più egemone, è oberato dai debiti - per questo fa guerre su guerre - è artefice ed esportatore sel suo dissesto finanziario e sembra aver aver riscoperto - anche lui - i poveri domestici o la vocazione crepuscolare e ricorrente nelle file conservatrici, dell'isolamento. Un riflesso russo-putiniano, per questo Trump vede bene l'autarca russo. Il partito democratico e la sua candidata tentano, dall'esperienza di Bill Clinton, di rendere meno desolante la condizione della popolazione, non solo di quella senza lavoro ed istruzione, ma anche di quella del lavoro quando c'è e della disoccupazione istantanea. Cercano di assicurare una tutela sanitaria, una pensione non subordinata alle fluttuazioni dei rendimenti dei fondi privati, ma i miglioramenti apportati sono sempre stati degli aborti e anche stavolta resteranno lettera morta. Se Hillary vincerà la speculazione più cinica la farà da padrona, saranno i democratici a veicolarla e ad arricchirsene, mentre la rendita di Trump è indifferente a queste dinamiche e anche il suo partito sarebbe poco influente, perché la campagna elettorale se l'è pagata da solo e su questa base personale e privata agirebbe con gli ampi poteri presidenziali. Per questo la finanza internazionale tifa Hillary Roda Clinton e teme il ricco e appagato magnate e anche la finanza europea spera di non trovarsi senza riferimenti, casomai catastrofici, per non rivelare la sua asfitticità e la sua mancanza di coesione e strategia. Trump potrebbe tentare, almeno per un po', di chiudere la porta in faccia a tutti e di salvaguardare il suo Paese con una fortissima selezione dell'immigrazione; l'Europa, intesa come mosaico di Stati, si troverebbe senza supporti logostici a cui affidare la sua sicurezza e sarebbe costretta a fare da sé. Potrebbe non essere un male. Insomma, il voto democratico farebbe pochissimo per i neri e gli ispanici, ma consentirebbe ai governi europei di fare il gioco di bulina con la speculazione finanziaria principale e manterrebbe all'euro un cambio di garanzia con il dollaro - valuta con la quale si pagano le transazioni internazionali - senza ritrovarsi in un'area depauperata di molte sue risorse, in un sostanziale vuoto pneumatico. Intendiamoci: non credo che l'isolazioanismo, essendo una contraddizione in termini dei flussi di denaro interni alla dinamica dell'intero mondo occidentale, Stati Uniti in primis, potrebbe protrarsi a lungo, ma sta di fatto che gli elettori americani, inconsapevolmente o indifferentemente stanno scegliendo anche per noi.

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