domenica 20 novembre 2016

Il maschio alfa.

Recentemente, su alcuni blog, ho letto disquisizioni, esaltative o corrusche, sui cosiddetti "maschi alfa", o capi-branco. Ovviamente, l'etologia scientifica non c'entrava mai, era solo un prestito e un pretesto per etichettare personaggi della cronaca, come Donald Trump o il Gevernatore della Campania De Luca. Ora, il primo, dalla chioma serica, da amorino, è certamente un maschio alfa, ma solo in rapporto al piedistallo di ricchezza e di dominanza da cui fa discendere i suoi comportamenti e su cui fonda, economicamente e in autonomia. le sue battaglie vincenti. Può contare, senza però distrarsi, sull'accondiscendenza operativa di interi staff e non ha mai dovuto impegnarsi troppo per conquistare una donna: come si dice del lavoro mancante, se un'opportunità non trova riscontro, dietro c'è la fila. Oddio! Un altro detrattore delle donne! Niente affatto, è che per ogni specie esiste un corrispettivo; a chi obiettava che il principe ereditario inglese aveva sposato una ragazza ordinaria nell'aspetto, venne obiettato che si tratava appunto di un principe e non di un calciatore. Io non so se Trump e De Luca, capi di branchi lontani, siano alfa e certaltri beta, ma è evidente che si tratta di due cafoni. De Luca è un boss della politica campana e, se è riuscito ad affermarvisi, senza curar troppo il linguaggio, è perché agisce in un ambiente conforme, rispetto al quale ha saputo dotarsi, nei termini del suo elogio del clientelismo di ier l'altro, di guappi e "quaglioni", attraverso cui sottomettere, per ora, i competitori. E' poi chiaro il suo intento attuale di trarre il massimo profitto, per se, per la banda, il massimo profitto, da distribuire, da maschio alfa, alla comunità..che se lo merita. Donald Trump rappresenta un sintomo di crisi - non credo finale - della potenza imperiale ed economica del nostro tempo, un riflusso, un regresso, un ripiegamento, dovuto all'inconsistenza della ventosità finanziaria, il desiderio di rimettere le cose in ordine, in termini domestici, mentre scomposte orde fameliche si affollano, per restare ai margini, con la loro fame..pericolosamente. De Luca è l'ennesima conferma di una realtà che non muta e di una mentalità, di un costume "da messicani", che non è indotto ad industriarsi ed a cambiare lentamente cultura, dalla corruzione sovrastante, che lo schiaccia nell'elemosina e di cui l'apparato amministrativo e il cosiddetto maschio alfa De Luca, è solo la struttura intermedia. Insomma i maschi alfa sono solo il prodotto di una cultura, prodotto di un'economia o di un ambiente minore rispetto al tranquillo godimento di una condizione di favore. Per imporsi nelle contese dei piani inferiori delle "Vele", a Napoli, nei cortili dei quartieri popolari di Palermo, nei meandri della politica che li amministra, ci vuole rabbia, attitudine al rischio, ma anche solidarietà clanica, emarginazione degli incongrui, fuori da qualsiasi contesto organizzato. Per essere alfa, dunque, bisogna essere a capo di un gruppo, etologicamente richiamato, inscritto nei geni, veicolato dai media, composto quindi da tanti falsi alfa, servi di scena, per un archetipo lontano, trascendente. L'etologia animale dell'uomo, ibridata dalle follie delle culture, in un ripetitivo tourbillon di fascinazioni e di avvertiti interessi.

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