giovedì 24 novembre 2016

Miasmi dalla palude.

Son tempi grigi, statici, l'economia reale è esangue e quella finanziaria è in attesa di pretesti speculativi. Al referendum gli investitori voteranno Si, come le donne speranzose, dal 2018, di usufruire del "opzione donna", riedizione renziana, per uscire, pur di uscire, con quattro soldi dal lavoro litigioso e nevrotico, precarizzato e ultracompetitivo. Solo quelle, ovviamente, con un marito, non necessariamente ricco, a cui rompere l'anima dopo con la loro insoddisfazione. Nelle società di ogni genere e in particolare in quelle finanziarie ed assicurative, si viene alle mani in ufficio. Quando ci sono utili e dividendi, persone che si detestano trovano ragioni di cordialità da profitti e passano sopra ai conflitti latenti, che esplodono, anche all'interno delle famiglie e non solo nelle sedi delle compagnie, quando la biada pecuniaria scarseggia. Si assiste allora ad ogni sorta di meschinità compensativa. Il mondo bancario è in agonia: le nicchie reddituali che curano la qualità del credito, sono assediate dai movimenti finanziari scomposti che vedono fra i protagonisti anche i loro clienti depositanti e i loro proprietari, ovviamente su altri versanti bancari; del resto, le banche si stanno trasformando sempre di più in società di assicurazioni che strangolano l'attività specializzata e professionale, soprattutto sul versante del privatizzando welfare, al quale tutti concorrono, all'insegna della miseria delle prestazioni, previdenziali e sanitarie, sindacati al traino delle imprese bancarie e traino delle masse popolari. La tassazione ha raggiunto livelli deliranti, le sofferenze mascherate, ma scoperte dalle varie commissioni brussellesi, dei calvari. L'ultima pilotata fusione fra Banco popolare e B.P.M avrebbe nascosto un altro miliardo e trecento milioni di euro di crediti deteriorati, nel pastone dei bilanci da omologare. Il personale in esubero dei grandi gruppi bancari, accoglie i richiedenti prestiti, raggiunti da campagne telefoniche o informatiche, per proporre, in aggiunta, anch'essa rateale, vendita di telefonini di ultima generazione, il cui costo sarà saldato alla scadenza del prestito; sempre in questi ambiti, quote di personale vengono estrapolate per dedicarsi alla vendita di polizze assicurative ed altri strumenti. Mi chiedo che differenza ci sia, sul banchetto dei rimasugli creditizi, con la pomposa informalità rivelatrice di tanti tuttofare nelle aziende familiari e domestiche? E' un ridicolo gioco di atteggiamenti e di finzioni, nel quale il peana dei venditori riguarda la ricchezza crescente dei proprietari o la strategia finanziaria mondiale e occulta del tritacarne riciclatorio multidimensionale. Se vince il No i risparmi investiti in Borsa si ridimensionaeranno subito dopo, altrimenti conosceranno un'impennata momentanea: depressione ed euforia sono sempre speculative in finanza, ma i gestori individuali di portafogli tremano più degli investitori stessi circa le conseguenze di un rifiuto ad adattare i dettami della Legge regolatrice a quelli dell'aggregato europeo. Che, in un caso o nell'altro, ma non in termini identici, l'esito scatenerà un riposizionamento politico, è scontato. Inutile vantare la propria maggior virtù, mentre si ammicca verso il campo amico ed anche quello avverso, semplicemente il voto deve esulare, per i cittadini e basta, da questi confusionari richiami e prescindere dall'improvvisa virulenza di politici che si sono sempre disinteressati, mentre operavano al soldo e ai voleri delle lobby unioniste, dell'astensionismo all'americana di un corpo elettorale in precedenza appassionato e presente. E' da loro che bisogna difendere la Costituzione: da loro e da quelli che verranno.

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