martedì 1 novembre 2016

La stagione più adatta al crepuscolo dei sentimenti.

Oggi ho fatto visita ai tumuli delle figure più prossime, ancor vive, ma solo nel ricordo. E' stata la prima volta che quella memoria non si prolungava in qualche vita residua, ancora in grado di narrare e non solo di ricordare, con tante probabili deformazioni, un periodo lungo, azzerato, inghiottito dall'anonimato da cui era sorto. Domani, ricorrenza dei defunti, probabilmente nascerà Giulio. Sua madre ha avvertito stanotte le contrazioni del parto, ma, essendo primipara, risulta pervicacemente chiusa. Giulio spinge senza tanti riguardi, inaugurando le contraddizioni della vita, i contrasti, le diverse posizioni, sensibilità, esigenze interne a qualsiasi nucleo culturalmente costituitosi: la famiglia è uno di questi. Il progetto si scontra subito con la volontà di continuare a lavorare in un'attivtà micro-imprenditriale di nicchia, ma di buon andamento. Giulio comincerà su di un fasciatoio, in negozio. Da domani comincerà il progetto più difficile e più importante della coppia e non è affatto detto che l'influenza materna, o paterna, ma quella della madre è più avviluppante, anche nei dettagli ( salvo lasciarsi sfuggire , nella foga organizzatrice, il senso di alcuni sintomi e segnali, nel corso della vita sia sempre all'altezza delle diverse, evolutive esigenze del figlio, mentre il papà, o babbo, mi sembra impostato sul modello tradizionale, preso,a sua volta, da un'attività che sembra in ripresa, dopo anni bui, che prefiguarvano il fallimento. Allora, caro Giulio, si nasce, come primo atto della vita, a prescindere da qualsiasi aspettativa, mentre tu, ti limiti a spingere ( o è tua madre ad espellerti? )e si vivrà di conseguenza, sull'abbrivio superficiale di un benessere delegato ed autoaffrancante. Se così sarà, sarai stato comunque fortunato, relativamente..ma difenderai questo tuo status, chiudendoti a riccio contro ogni critica, certo, per difenderti, ma, potenzialmente, anche per aggredire. Sarai sicuramente battezzato e festeggiato prima o dopo il giorno dei morti. Davanti ai tumuli: quanti ricordi interpretabili con gratitudine o rancore ( è un termine forte, ma, quando scrivo improvviso e non me ne viene in mente un altro )quanti sforzi andati a buon fine, quanti atteggiamenti reclamati che sono stati trascurati, quante ingratitudini da parte mia e reciproche incomprensioni. In ogni caso un rapporto speciale, individuale: la mia famiglia naturale superstite e quella acquisita era assente, mentre erano presenti, subito dopo il commiato, le figure già adulte alle quali spero di lasciare un ricordo.. e basta, certo non negativo, ma niente di più. Ogni figura importante della nostra vita è unica e noi desidereremmo essere unici per ciascuna di loro: se così è, non ce ne accorgiamo. Le sinergie quotidiane, le strategie dichiarate, gli scopi e i risultati conseguiti e abbandonati o falliti, si intrecciano a priori e nella confusa valutazione successiva al variare radicale degli eventi personali dei percorsi intrapresi, comunque, avviati sull'ultimo miglio, di un'esistenza che comincia a testa in giù, a mo' d'ariete, e si conclude con l'archiviazione, loculare o all'interno di un piccolo mausoleo di famiglia, nel quale gli affetti, la fatica comune di chi la costituì, si celebrano da sé, su un palcoscenico immobile, non più frequentato. In quel contesto affollato, ho apprezzato la riservatezza e la discrezione, finalmente il rispetto della privatezza e l'accantonamento della competitività, che caratterizzava il movimento silenzioso e sicuro dei visitatori. Per sentire le solite gallinerie, riferite chissà a chi, ho dovuto ritornare al parcheggio della Certosa, dove una matrona diceva risentita all'altra: "se la pensa così, che faccia da sé". Questa è la vita di chi non se la complica e trova nelle sue beghe di autoaffermazione quotidiana la sua ragione di esistere. Spero e ti auguro, caro Giulio, a testa in giù, per uscire allo scoperto, di non rimanere alla superficie delle cose, di essere appagato e felice, ma di essere diverso, in grado di dare un senso personale alla tua vita. Tua, perché, forse, in generale, non ne ha.

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