giovedì 10 novembre 2016

Un Presidente mediocre, in un contesto mediocre.

Ha vinto Trump, da solo, fuori dalla coltura ( si, proprio coltivazione ) dei sistemi. Si è voluto concedere, da vecchio - è il più anziano Presidente eletto nella storia degli Stati Uniti e, se sarà riconfermato fra quattro anni, sarà il più vecchio ad uscirne. Anche la Clinton, del resto, ha solo un anno meno di lui. Non è detto che ci arrivi, né che ci arrivi incolume: hanno già cercato di ammazzarlo in fine di campagna elettorale. Lo stesso apparato repubblicano gli è ostile, perché non ha tenuto nel minimo conto la sua aspirazione a perpetuarsi ed è andato in solitudine, con i suoi mezzi - molto inferiori a quelli impiegati dalla Clinton e non suoi - al traguardo. Lo sconcerto europeo nasce dalla stessa estraneità al mondo dei poteri noti e collegati fra di loro da mille contatti e dei quali, invece la Clinton faceva parte. Ma, pur non mancando di competenze e di esperienza e malizia, era arrivata alla candidatura - a sua volta contrastata - sull'abbrivio della presidenza del marito - che aveva sostenuto, durante un'intervista, di non credere che gli Stati Uniti fossero immuni dal vedere ai vertici un autocrate finannziario, come Berlusconi ed aveva ragione. L'impulso vanitoso ( anche gli uomini, spesso, lo sono ) ed affaristico, in palese conflitto d'interessi familiari, come se gli Stati Uniti fossero una simil-monarchia ( del denaro e degli interessi collegati, certamenti si, come ogni accrocchio di potere all'occidentale ) l'ha spinta a lottare, non per gli interessi delle donne, che per il 53% non l'hanno votata, ma per il suo personale e familiare, nell'ambito del quale, secondo il cerimoniale della Casa Bianca, l'ex Presidente l'avrebbe dovuta appellare, nei corridoi e nelle stanze, come "Signor Presidente" e così gli eventuali figli presenti, per non sminuire la sacertà della carica, mentre si esplica, restituendole una parità di costumi che, a suo tempo, anche lei aveva dovuto osservare, senza esimersi - secondo le cronache - di aggredirlo improvvisamente, mettendogli anche le mani addosso, tanto che era stata costituita una squadra apposita per difenderlo. Quando la Lewinsky rivelò di averlo spompinato per un anno e mezzo, pare che lo avesse anche graffiato e che lui avesse ingiunto ai body guard di "levargli di torno..questa puttana." Avessi dovuto votare io, credo che me ne sarei astenuto, non per viltà o irresponsabilità, ma perché, da tempo, non vedo perché ci si debba limitare a una scelta imposta, dai partiti o da una kermesse pubblicitaria dispendiosa e sponsorizzata, se l'uno o l'altro(a) non corrispondono, neppure un po', alle mie aspettative. Sono sovrano, per un voto, o non? Durante la sua esperienza di Segretario di Stato le erano stati attribuiti due errori, in Libia, quando si era espressa per la delega alla Francia dell'attacco, con copertura aerea statunitense e per la mancata protezione dell'ambasciatore che fu ucciso e trascinato in fiamme per le vie di Tripoli e per l'appoggio alle disastrose operazioni belliche sul terreno iracheno, dopo l'esportazione della democrazia del repubblicano Bush, la cui caratteristica di famiglia è di lasciare sempre le situazioni incomplete, essendo solo interessato(i) al petrolio, come la più organica Segretaria di Stato Condoleezza Rice. Le e-mail mai rivelate né chiarite, le attribuivano lo spostamento di informazioni strategiche, anche economicamente, sul suo server privato. La Clinton ha perso proprio perché è stata imposta da un apparato e questo scarto dell'elettorato, richiama al recupero dell'identità, di destra o di sinistra, di chi si candida, in maniera, cioè, riconoscibile e di parlare ed impegnarsi su di un programma mirato, concreto e specifico, anche se i finanzieri, pubblici e privati, non vogliono e pretendono di continuare a giocare nell'indeterminatezza. La ricchezza non è solo godimento statico, ma dinamica di affermazione. Al riparo dalle interferenze e dai condizionamenti delle famiglie, delle conventicole, degli apparati, dei comitati elettorali, si può sbaragliare il campo e procedere con sicurezza verso le mete che ci si è prefissati. Paradossalmente, l'ego ipertrofico del ricco che si propone alla plebe, coincide con le proiezioni fantastiche dei suoi supporters di un giorno, ne coltiva i sogni, ne droga la consapevolezza che la loro condizione non muterà mai. Eppure, un assurdo "noi", un contraddetto, ogni momento, "stare insieme" e coalizzarsi contro un favolistico nemico, può preludere ad un cammino lungo, che solo un'inversione delle facoltà di reddito, può superare e contraddire, allorquando, cioè, le categorie sottoposte possono concretamente rivendicare condizioni materiali più favorevoli per loro. E' il paradosso Trump, che ha vinto sulle sinergie affaristiche, militari, diplomatiche e di contesa di genere, agitate dalla Clinton. Ciò non toglie che resti un reazionario - categoria certamente influente anche negli U.S.A. - che il senso civico più evoluto, senza spocchia, con semplicità, deve attrezzarsi a contrastare.

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