lunedì 30 maggio 2016

L'opacità delle apparenze.

Da qualche tempo i fondi internazionali agiscono nel e sul panorama bancario, non più come veicolatori di domestici flussi di denaro, ma come partner ed acquirenti - per ora pro quota - delle banche stesse. In realtà, negli Stati Uniti ed in Asia sono già da tempo banche a tutti gli effetti, tranne quelli operativi, demandati al possesso di una carta. Sono banche l'American express e la Visa, ad esempio. In Italia sono entrati dalle porte secondarie dell'Unicredit e di Intesa San Paolo, ripianandone le perdite, finanziandone il lancio di gadgets o prodotti tutt'altro che innovativi, ma di moda ed appetibili. Attraverso i loro capitali - almeno in parte - è stato possibile continuare ad esodare, ad esclusivo carico delle banche, migliaia di lavoratori ed assumerne una quota minore, ma pur sempre consistente, mai nella propria regione di residenza, quali che fossero le pressioni in tal senso. Mille e settecento all'Unicredit, prossimamente mille in Intesa-San Paolo. I capitali dei fondi, anonimi nei fatti e, non da oggi, pregni di capitali evasivi, mafiosi od altrimenti malavitosi, in connubio decentrato con i grandi patrimoni finanziari, talvolta emanazione celata della più ricca clientela di queste banche internazionali ( ma non solo: sono pluribancarizzati ) e del loro management apicale. Il bene e il male di questo credito e debito mitologico e privo si sottostante sono inestricabilmente aggrovigliati e bisognerà attendere una mietitura, resa ibrida dalle fusioni periodiche, per attendere la prossima che si presenterà nelle medesime condizioni, in maniera che il grano sembri loglio e viceversa. Se i fondi intraprendono questa crescita tumorale nell'organismo bancario dei Paesi più aggredibili, è perché il DNA dei medesimi è, da un lato troppo compromesso da una gestione di rapina e di redistribuzione clientelare dei proventi che ne sono derivati ( in misura minima riguardo ai cespiti, eppure imponente rispetto a chi ne ha colto i cascami ), per cui è fin troppo facile farlo impazzire dopo essere penetrati, bene accolti, come il Cavallo di Troia, nei suoi fortilizi. In tutto questo, le istituzioni, la Banca d'Italia in primis, curano la regia di un colossal o di un polpettone prodotto altrove, dove le metastasi asociali sono la causa dell'ignoranza, della povertà e della mancanza di cure del popolo "inutile", la maggioranza che non vota più da generazioni e del quale - è provato - il volano gerarchico capitalistico-finanziario, con il puntello delle anoressiche strutture statuali, è garanzia di eterna turbolenza riaffermativa. Come la rivoluzione culturale di Mao a consolidamento del potere del P.C.C., ancora monoliticamente al potere, al posto dello Stato, nella Cina totalitariamente capitalistica. Per noi, inclini a pensare di essere l'ombelico del mondo al quale ci siamo aggregati, mentre siamo, in realtà, una poco ( ad essere generosi )considerata periferia del primo mondo ( e neanche per l'intero )un'altra "mano invisibile", ma certamente non benevola né provvidenziale ( anche se sarà presentata in questi termini ) ci condurrà dov'altri vuole e dove noi, gregge, questo sì, di pregiatissimo convenzionalismo, c'intrupperemo, occhieggiando alle vagheggiate, ma forse non più reali, opportunità di ogni formato.

domenica 29 maggio 2016

Il teatro del mondo.

L'autarca turco, Erdogan, ha tolto l'immunità ai parlamentari Curdi che gli hanno impedito, finora, l'assunzione presidenzialista ed esclusiva del potere. I deputati, messi nelle mani dei giudici e dei secondini, sono cinquanta su cinquantanove che costituiscono il gruppo parlamentare curdo. Il loro leader assomma settantacinque procedimenti giudiziari, da solo. I Curdi lottano per un loro Stato e, per questo, combattono, da generazioni, i nemici occasionali delle potenze occidentali. Pare che non abbiano ancora capito che, per queste ultime, tutto si gioca sull'utilità temporanea di ogni entità e contrabbandato principio. Per questo sono sempre in lotta, anche se gli scopi, per loro, sono solo miraggi. Se questo è il destino, certamente qualcuno che specula su di esso, anche all'interno dei loro ranghi, esiste, ma, il solo fatto di esistere, li pone in contrapposizione sacrificale con tuti i poteri, costituiti o di fatto, entro i quali si agitano. Ora sono, per la prima volta nella loro vicenda umana, l'unica opposizione parlamentare in grado di mettere in crisi la volontà totalitaria di un politico che cerca l'esclusività, perché è corrotto fin nei rametti del suo albero genealogico. Nessuno, fra gli utilizzatori del loro sacrificio muoverà un dito per aiutarli: si invocheranno i diritti politici ed umani genericamente. Al di fuori del loro ruolo strumentale, senza un'entità statale, i Curdi non hanno poste diplomatiche da scambiare. Ieri sera, a San Siro in Milano, è andata in scena una contesa secca fra la ricchezza e la sua miglior servitù gladiatoria e una compagine che - si diceva - avrebbe potuto solo costituire la riserva del Real Madrid. L'Atletico, che ha conosciuto la terza divisione spagnola, il fallimento e una lenta ma sistematica risalita, ha schiacciato i ricchissimi rappresentanti politici e sportivi dell'unità spagnola, per due terzi della gara, protrattasi per due ore ed ha perso perché ha sbagliato due rigori. Se anche avesse vinto, come avrebbe meritato, sarebbe stata solo una parentesi felice in un contesto di subalternità, come nella vita reale. Però il concetto di squadra e di coesione, partecipe e non leaderistica, del suo allenatore, che ha manifestato ieri sera sono stati autentici e ne hanno manifestato il senso, contro la squadra realista che ha giocato sulle punte. E' morto Giorgio Albertazzi, attore e uomo di cultura. Tribuno e fine dicitore, a mio giudizio, più che attore. Celeberrime le sue letture di Dante dalla loggia della Torre degli Asinelli, a Bologna. Messosi alle spalle il fascismo, non rinnegato ( questo gli fa onore, non moralemnte, ma intellettualmente ) per il quale fu condannato a morte, per aver guidato un plotone di esecuzione dei repubblichini di Salò, dei quali fece parte, come dario Fo, che, però, era di leva, con il quale, negli ultimi anni, aveva rivisitato alcuni testi classici. Fu graziato in extremis dal Guardasigilli comunista, nell'immediato dopo guerra. Albertazzi fu classico in senso paludato, quanto Fo lo fu e lo è ancora in senso dialettale, atemporale e popolare; lo fu dal principio alla fine della sua esperienza artistica, intervallata da qualche film erotico-intimista e da tanto palcoscenico, dal quale l'ho ripetutamente ascoltato. Era pedagogico, vagamente urticante, ma preparatissimo sui testi che rappresentava; conosceva bene la storia dei teatri nei quali si esibiva. Offrì, qualche anno fa, la rapida, ma integrale visione della sua ultima compagna, un'aspirante attrice giovanissima, alla quale strappò gli abiti in scena, con le mani adunche del vecchio che, preconizzando la morte, si aggrappa alla vita, con il rancore disperato di compiere un gesto inutile. E' andata in scena, venerdì 27 Maggio, all'Arena del Sole, una rappresentazione a cura della docenza letteraria di alcune scuole tecniche di Bologna, della fine del giudice Falcone. Il merito e la singolarità di questa circostanza è stato che l'invitato e conferenziere è stato l'autista di Falcone, scampato alla morte, ma menomato da ben quindici interventi chirurgici subiti. Ma non menomato nello spirito. E' stato chiaro: il giudice era nervoso, ha voluto guidare personalmente la macchina e, stanco per il viaggio aereo, ha estratto le chiavi dal cruscotto, provocando lo sbandamento e il rallentamento dell'auto, per consegnare alla moglie le chiavi di casa, che erano state accoppiate a quella d'avviamento dell'automobile. L'autista era stato relegato sul sedile posteriore, al quale si era assicurato con le cinture, a differenza dei due coniugi. La macchina della scorta che li precedeva fu investita in pieno dall'esplosione e i due occupanti dei sedili anteriori della sua furono catapultati, in uno spazio ristrettissimo sul tetto e sul vetro, mentre lui, per poco, ma al di fuori dell'epicentro dell'esplosione era rimasto senza coscienza, ma meno grave di Falcone e signora, che morirono subito dopo il ricovero in ospedale. In un certo senso, deve la vita alla sconsideratezza e all'impazienza di Falcone. Ebbene, in tanti anni, tanti, troppi - ha affermato - hanno preso a pretesto una vicenda alla quale e dalla quale erano stati distanti in ogni senso, per parlare, accreditarsi, candidarsi e fare passerella mediatica. Non ha risparmiato neppure la sorella Rita, adombrando una sua separatezza ed indifferenza all'attività del fratello, fino al suo epilogo. Sono diventati protagonisti ed hanno corredato di elementi inventati ed inesatti una vicenda che invece è stata seguita per anni e in prima persona dall'autista che ne ha condiviso, senza morire, la sorte. Non si tratta, ha specificato, di un desiderio di pubblicità, ma della constatazione dell'indifferenza alla realtà delle situazioni e dei fatti retoricamente celebrati, nei quali, al confronto, ha rilevato ogni sorta di improrietà e di inadeguatezza descrittiva ed interpretativa. Ha infine affermato di avere maturato, nel corso della sua vita di autotrasportatore di personalità giudiziarie, un profondo scetticismo sull'affidabilità delle istituzioni, in realtà subdole e amorali e a un giudice che, dopo essersi qualificato come tale, gli ha parlato a lungo all'orecchio, ha opposto una freddezza e un distacco inattaccabili. Dulcis in fundo: senza incertezze e pur semplicemente alla guida delle automobili dei giudici inquirenti, Giulio Andreotti non era solo un protettore politico della mafia siciliana, con la quale aveva stretto un patto strategico, nel terzo dei suoi collegi elettorali, ma era mafioso, "pungiuto" come usa dire, egli stesso. Un'ottima testimonianza, di un uomo di mestiere, agli studenti delle scuole professionali, strumenti, artigiani ed artefici, ma non dirigenti, della società.

venerdì 27 maggio 2016

Facce sciape.

Le candidature per le prossime elezioni amministrative non sono mai state così fatue da tempo immemorabile, Personaggi da manovrare come burattini, come del resto i nostri governanti, slogan senza contenuti, nessuna notizia sui curricula dei candidati di "facciata" che, in questa occasione, non godono neppure del paravento della "tecnicalità". L'astensionismo, almeno, non asseconda questo gioco da "saranno famosi" e lascia le sbiadite figure e gli opachi apparati ai loro onanismi, già istituzionali.

La vite scempiate.

Da domani anche il secondo Marò sarà di ritorno. I due pescatori che ha ammazzato non hanno questa possibilità anche se le loro famiglie sono state ricoperte d'oro dalla diplomazia italiana. Lo spettacolo del rigore giudiziario di facciata - che non è riuscito a fissare ancora la data della prima udienza - e dell'inane ma reiterato lavorio delle autorità italiane, è giunto all'epilogo; anche il formalismo giuridico continuerà ad esercitarsi, non nelle aule di tribunale, ma nelle cronache nazional-popolari dell'una e dell'altra società mediatica. Intanto, a quattro mesi dall'uccisione di Giulio Regeni, l'ultimo disperato appello della madre del giovane rivela e denuncia l'appeasement fra due Stati alleati dal commercio delle armi, dal respingimento dei migranti e da potenziali sviluppi sul campo dei pozzi petroliferi libici. E' già tornato a Il Cairo il nostro ambasciatore? Sono state interrotte le forniture della nostra industria bellica? L'Italia ha promosso un'iniziativa per denunciare lo stupro quotidiano degli oppositori che, prima del colpo di Stato, erano stati maggioranza elettorale? In Brasile trentatre sadici dementi straziano una ragazzina, mettendone a rischio la vita fisica e compromettendo quella psichica, postandone il filmato su twitter, sul quale hanno ottenuto undicimila contatti e più di cinquecento "mi piace", prima dell'oscuramento. Dopo una condanna in primo grado, la prescrizione del reato contestato non matura mai. Mi sembra una cautela elementare contro le dilazioni studiate per evitare il giudizio, ma su questa proposta le coalizioni politiche si sono sfaldate, o meglio, si è frantumato il P.D. dato che, a destra, non ci sono mai state posizioni differenziate al riguardo. Sul fronte della pseudo-sinistra, venuta meno l'etica assolutistica del P.C.I. che deteneva saldamente il monopolio dell'opposizione che contava, la moralità e la sensibilità verso le conseguenze di ciascuna fra le varie condotte, si sono fatte contraddittorie, radicalizzandosi. A sentire le arringhe della pubblica accusa e del collegio difensivo nei confronti di Giulio Bossetti, la rappresentazione della realtà cambia anteticamente i connotati dei protagonisti: unica assente Yara Gambirasio. L'ultimo sopravvissuto alla bomba atomica inaugurata a Hiroshima, si è lasciato abbracciare dal Presidente degli Stati Uniti ed ha mancato di memoria e di rispetto verso coloro che furono ridotti a un'ombra e a quanti morirono di malattie oncologiche provocate dalle radiazioni. Non era, nella circostanza, un atto privato fra Barak e..., ma un gesto politico troppo comodo e per nulla impegnativo tra il Presidente della potenza che aveva ritenuto di testare sui musi gialli la sua nuova arma ed una cavia fortunosamente sfuggita al test. Quelle tratte dalla cronaca sono condotte accompagnate quotidianamente dalla congerie di mediocrità, omertà, calcolo servile, giustificazionismo d'ambiente e di preminenza, ritualizzati e rifiutati solo quando vengono sbattuti in faccia al pubblico, ovviamente ritualmente, come un esorcismo che, per sostenersi e perpetuarsi ha bisogno che questi fenomeni si ripetano.

giovedì 26 maggio 2016

Vite sfuggenti, in una società incurante.

Ogni due minuti, un bambino scompare nel mondo. Scompare per sempre e, quindi, è rapito e, nella maggior paret dei casi, dopo l'uso, sessuale o di trapianto d'organi, viene soppresso, tanto il rifornimento è sempre abbondante. Un fenomeno così vasto non può essere anarchico, estemporaneo, deve, quantomeno, trovare un acquirente, qualcuno che ne usufrisca e presuppone un'organizzazione che non necessariamente o almeno non in ciascun caso, deve avere caratteri di "cupola" mondiale, ma certamente, in ognuno di questi casi deve poter contare sull'indifferenza, da un lato, e sull'omertà da tutti gli altri. Un uome morto da cinque anni è stato rinvenuto nella sua abitazione, in Sardegna, perchè i vicini che lo ignoravano a causa di una sua malattia psichica, avevano chiamato i vigili del fuoco quando si era prodotta un'infiltrazione d'acqua. La rimozione dell'attenzione colpisce tutti coloro che risultano anomali ed estranei ad un ambiente: è come se fossero già morti. In Francia, alle otto raffinerie di carburanti si sono aggiunte diciannove centrali nucleari, bloccate dai manifestanti contro l'omologazione del lavoro a merce, voluta dall'Unione europea. Oggi i primi dieci arresti. Quel che conta è che non si arresti la lotta, anche se segnali di estensione del fenomeno contestatario non se ne vedono. Perché ciò avvenga è necessario che la lotta dei lavoratori francesi abbia successo. Allora, i pavidi osservatori si accoderanno. L'ISTAT certifica: le retribuzioni non sono mai state così basse, da trentaquattro anni a questa parte. Si riferisce alle retribuzioni medie dei lavori parziali e precari più strampalati, miscelati con quelle in via di estinzione garantite da contratti degni di questo nome, anche se non più valorizzate da molto tempo. Ogni gioeno si rovescia un barcone nello stretto di Sicilia; i morti vengono citati in fretta, poi scatta l'incensazione retorica dei salvataggi della nostra marina militare, la stessa che in altre circostanze provocò l'affondamento di un naviglio e la morte di centinaia di trasportati. L'incidenza della crisi sugli infarti e sui tumori, dovuti allo stress, alla fatica, all'angoscia e al decadimemnto igienico delle vite compromesse dalla povertà e dalle restrizioni delle cure, hanno provocato un'impennata nelle statistiche, oggi denunciata dalle asociazioni mediche. La baraccopoli di Idomeni, in Grecia, è stata sgombearata e i profughi, temendo di perdere la loro libertà di movimento e di venire deportati in luoghi di contenimento, hanno ripreso a muoversi a piedi, verso i centri urbani maggiori, nella speranza di trovare, in quell'ambito numeroso, una sopravvivenza marginale e per sfuggire all'omologazione con gli ebrei, gli zingari e ogni altra sorta di "devianti", a cui la loro condizione, rimossa e misconosciuta, di senza terra, ma portatori di una cultura nazonale autoctono, ha apportato rifiuto, indifferenza e ostilità, provocando la rinascita, in men che non si dica, della destra xenofoba e reazionaria all'interno dei singoli Stati.

mercoledì 25 maggio 2016

Codicilli ad hoc.

Nell'Italia sempre più povera e corrotta, come una nazione sudamericana, una giudice in aspettativa parlamentare ha proposto una pena di nove anni di reclusione per quei cronisti le cui inchieste giornalistiche dovessero rivelarsi infondate. Ben che vada sarebbe lecito un risarcimento, ma la carcerazione prefigura uno stato illiberale che, in un ordinamento come il nostro, non può ( o potrebbe? ) avere diritto di cittadinanza. La giudice rivela una mentalità sanzionatoria e non, eventualmente, risarcitoria e lo scopo palese di un codicillo di tal fatta, è di mettere la mordacchia al giornalismo d'inchiesta. Come in Turchia. La giudichessa e tanti come lei, insieme ad un folto stuolo di avvocati, affollano gli scanni di un Parlamento di nominati, a dimostrazione dell'insussistenza dell'autonomia dalla politica dell'ultima casta di pigri ed inamovibili garantiti a vita e nella carriera, anche quando non esercitano in quanto parlamentari. Uno delle incongruenze maggiori con la neutralità dell'azione giudicante, fu la creazione delle correnti ideologiche dei giudici, all'interno delle quali ci si spartiscono, con il dosaggio del manuale Cencelli, le cariche istituzionali, secondo la consistenza della corrente di appartenenza, la cui azione giudiziaria è palesemente condizionata dallo spazio che si vuole mantenere ed aumentare nei confronti non solo delle altre correnti, ma anche riguardo agli sponsor politici di ciascuna di esse. Fu un giudice e parlamentare del P.C.I., Luciano Violante, a creare, sotto traccia, questo sistema che oggi, in diverse occasioni ha criticato, perché è divenuto in parte autoreferenziale, dopo il massacro dei partiti corrotti della prima Repubblica e il dissolvimento trasformistico del più grande partito comunista al di qua, appena al di qua, della cortina di ferro. Allora, quel cuneo nell'eterodirezione conservatrice, autoritaria e inerte dell'ordine giudiziario poteva avere un senso, anche se, contemporaneamente, si favorì la parcellizzazione ideologica di un corpo, la cui funzione è di essere focalizzato sui fatti La mancanza di serenità interna all'ordine giudiziario, non può né deve mettere la sordina all'indagine giornalistica, né a quella giudiziaria, cominciando, come già diverse volte negli ultimi decenni, con il mettere a rischio la funzione pubblica di denuncia ed inchiesta. Pur certo che ad un simile atteggiamento il giornalismo di trincea saprebbe reagire con gli strumenti suoi propri, è già tempo di mobilitarsi perché questa ricorrente infamia, in un Paese come il nostro, così poco democratico nei suoi fondamenti, abbia, per l'ennesima volta, a fallire. Non si tratterà di una battaglia né di destra, né di sinistra, perchè entrambe le spurie formazioni suggono il latte dell'intolleranza in percentuali alte, anche se non dichiarate, anzi camuffate.

martedì 24 maggio 2016

Il fascismo depotenziato.

Renzo De Felice, il maggiore storico del fascismo italiano, che ebbe per assistente e successore l'ebreo Paolo Mieli, poi direttore del Corriere della Sera. moriva venticinque anni fa, lasciandoci nella sua documentatissima e noiosa storia del progressivo accumularsi del consenso, abilmente sfruttato da Mussolini, al regime incistato nel costume nazionale prevalente, la sanzione, con rigore scientifico, della realtà non rimossa degli italiani: fascisti dentro. Prima ancora del nostalgico Movimento sociale italiano, a raccoglierne al potere l'erdità fu tutta la parte destra dello schieramento democristiano, che al riparo della divisione in blocchi, ripristinò, all'ombra del campanile, il modello corporativo onnicomprensivo del regime appena rimosso dai bombardamenti degli anglo-americani, dell'invasione della Sicilia e dell'Italia meridionale con i buoni uffici della mafia, preventivamente interpellata a sedimentare gli assetti borbonici statici di una parte del paese che, nonostante tutte le ingentissime sovvenzioni ricevute, non ha mai intrapreso un percorso di crescita e di affrancamento dal feudalesimo, pronuba anche la Chiesa cattolica, schierata su posizioni di estrema destra. L'insurrezione partigiana, prevalentemente oomunista, fu un'espressione del vento del Nord e a quelle latitudini rimase confinata. L'opera enciclopedica di De Felice non è una cavalcata retorica ed epica nell'antifascismo, bensì uno studio minuzioso e documentale dell'evoluzione di un fenomeno di massa, l'unica vera controrivoluzione italiana, come si addice ad un popolo intriso di conformismo gattopardesco da secoli di dominazioni e clientele straniere e confessionali. La stessa borghesia liberale che si organizzò nella Massoneria, non trovò nel sentimento popolare nessun appiglio al suo progetto nazionale e dovette dapprima procedere da sola, con le opportune complictà internazionali e poi ripiegare rovinosamente sulla restaurazione, della quale l'abile sindacalista della campagne romagnole, prima repubblicano e poi socialista fu il protagonista per un ventennio da dittatore e per un trentacinquennio sul proscenio trasformistico ed opportunistico della politica italiana, prima di venir scaricato, dalla sera alla mattina e appeso, con l'ultima amante, per i piedi, all'apice del suo "giorno da leone". Il fenomeno De Felice non ha mai sconfinato dall'alveo accademico ed è stato più recensito, criticato ed emarginato che letto. Neppure io ne ho completato la conoscenza, che spazia anche nel vortice finale di quella esperienza politica, ma ho meditato tutta la parte propedeutica e di consolidamento del regime, prima del folle abbraccio con il nazismo, dopo che Hitler ne aveva imitato e perfezionato il modello e ne avevo tratto la conferma di un'idea già fattasi chiara nel tempo: nell'antropologia culturale dei diversi popoli determinati eventi non sono casuali, ma nascono da caratteristiche profonde e non solo da contingenze storiche che le esaltano e le esacerbano e che ora sono ritornate sullo sfondo del ripetersi di avvenimenti, o meglio di ricadute sociali, molto simili a quelle dei nazionalismi di destra, che, però, erano per l'appunto interne a nazioni autonome ed a Stati sovrani, a differenza della realtà attuale che, per certi versi costituisce la causa del revanscismo senza memoria e, nello stesso tempo un argine alla sua riconcretizzazione. Il sentimento fascista ribolle quindi solo negli animi, nella xenofobia e nel risentimento verso le "macchinazioni" che ci hanno portato a perdere, per quanto attiene alla sua diffusione popolare, i "benefici" di un welfare troppo esteso, a fini, appunto, di consenso, da provocare lo sprofondamento di bilancio che la Germania, di nuovo valutariamente egemone, ci impone di recuperare a tutela della sua stabilità, mentre allora ci coinvolse nell'atto finale di un sistema imperialistico prodottosi dal tentativo militare di capovolgere gli effetti di una crisi, con l'ausilio complice del ceto medio impoverito. Decenni di storia sono trascorsi da allora e la tutela nordamericana non inclina al totalitarismo, ma i prodromi dell'antropologia europea o di buona parte di essa, sono tornati a manifestarsi, per fortuna nell'agitazione impotente.

lunedì 23 maggio 2016

La trama mal illuminata.

L'Austria ha scelto il suo Presidente, gli ottocentomila voti espressi per corrispondenza dai non residenti in quel piccolo, controverso, vecchio ma, nell'ottocento, imperiale Paese, hanno rovesciato le proiezioni. Da distante le cose si vedono meglio e, per trentunmila e ventisei voti, un professore in pensione, severo ma non grave nell'aspetto ha battuto lo spiritato concorrente, erede di un neonazismo estremamente pericoloso nella nazione di Hitler, quello del Governatore della Carinzia Haider, perito in un incidente stradale. E' stata una contesa democratica che poteva rivolgersi nel suo opposto ( avrebbe dovuto essere accettata e contrastata democraticamente ), ma così non è stato e l'inopinato sconfitto ha subito accettato il verdetto. Che sia d'esempio. La destra, talvolta l'estrema destra preme con vigore ma, pare, ha trovato i suoi contraltari nella coscienza popolare, pur esposta per numero ed età dei residenti ad una difficile convivenza con i disperati ma giovani flussi migratori dalle zone di guerra, nelle quali la bestiale criminalità delle milizie che, ancora una volta la miseria ha formato, non deve mascherare quella di pari, ma comodo cinismo di chi ha portato o fomentato guerra a scopi di rapina energetica. L'Austria ha deciso di restare in gioco, anche se con uno scarto minimo che ne testimonia una non ipocrita contrapposizione e di contribuire in positivo alla rischiosa tessitura di una trama europea.

Il risanamento economico senza "zavorra".

Il panorama bancario, quello più fulgido nel mare tumultuoso della finanza, in Italia presenta una secca percorsa da rivoli quasi inariditi. Solo un gruppo, Intesa San Paolo, promuove l'assunzione, ovviamente atipica e precaria, di altri mille addetti, dichiara di non avere esuberi ed ha prestato, di sua tasca, ingenti finanziamenti alla galassia delle banche in crisi. La Popolare di Milano, dietro input dei sindacati coalizzati in consiglio di amministrazione, ha cercato di evitare il connubio con il Banco popolare, ma una telefonata a tutti i segretari confederali ed al segretario generale della FABI del portavoce della presidenza del consiglio dei ministri ha intimato: il banco popolare deve essere salvato. Perchè, per come, non è dato sapere, ma queste operazioni grigie hanno caratterizzato tutta la prima repubblica. Pur stressati e insicuri, condizione alla quale non erano abituati, i bancari possono contare su un vallo di difesa, di incerta resistenza, in quanto parte defedata di un sistema privilegiato che non si può buttare alle ortiche pena l'ulteriore declassamemto dell'Italia, intesa come entità finanziaria, non come popolo, da tempo all'incanto. Dicevo della Pop. Milano. cosa volevano fare i sindacati-padroni? Aggredire la popolare vicentina, la popolare di Verbania, il Credito valtellinese e, se proprio dovevano impegnarsi, la Carige, le stesse banche a cui mira il Credem per sfuggire al coinvolgimento con banche problematiche. Le fusioni che dovevano essere già in atto slittano per un ruvido attrito, ma si faranno. Con chi, come nei matrimoni dinastici d'altri tempi, è da vedersi. L'Unipol, il gigante bancario e assicurativo dei cooperatori rossi, è sbiadito e si vede. Deve sperare che la Banca popolare dell'Emilia Romagna, quella che, ad ogni tornata, sostituisce gli avventivi, reclutati presso le agenzie di lavoro interinale, con altri postulanti, la voglia, perché se Pop E.R. non sarà, qualche altra dovrà subentrare. Non si tratta, si badi bene, di crisi, almeno non nell'ultimo caso citato, dell'azienda bancaria, ma di destinazione, plusvalenza, sgravami e conversione, mentre tutte si affannano, preliminarmente, a prendere in carico le flottiglie in mare apero dei clienti in fuga. I sindacalisti acquisiti, come i vertici della B.N.L., oggi B,N,P, Paribas, hanno recentemente partecipato alla riunione annuale parigina, nella quale la dirigenza delle rondini primaverili illustra e, moderatamente, dialoga con i rappresentanti delle maestranze: rappresentanti dei lavoratori, sono detti in sede europea, non più sindacalisti. Prossimamente, sempre loro, rappresentanti della componente minore aziendale, andranno per una convention sul lavoro nel credito ( sempre nel mirino delle istituzioni sovranazionali, nei termini del suo dimagrito "efficientamento ) andranno a Bruxelles. Spero e credo che non si illudano di contare qualcosa in quel contesto, dal momento che anche le autorità istituzionali italiane sono commissariate, ma un viaggetto pagato, scontato con la noia delle cuffie per la traduzione simultanea, non va trascurato, anzi è una specie di convocazione rituale, nella quale si è chiamati a far numero. Un'affermazione dei dirigenti centrali, che un tempo sarebbe stata una menzogna svalutativa dell'intelligenza degli astanti, va oggi purtroppo assunta come parzialemnte veritiera: "non siamo più in grado di amministrare i fenomeni". Parzialmente, perché una via di fuga per sé, per ogni evenienza, l'avranno certamente elaborata, come i vertici sindacali, del resto. Se un merito va finora ascritto alla FABI è di aver costantemente ricompreso, spostandolo, il confine della categoria, facendovi assumere anche i lavori appaltati o gran parte di essi. Si è così mantenuto coeso un mondo certamente impoverito, ma non disperso in una tutela ideologica, oggi neppur più politica. E' quanto si dovrebbe fare per ogni categoria. Ma così, piano, piano, non si parla più di sistema creditizio italiano, né delle ricadute sui novemila impiegati bolognesi nel settore. Il sindacato confederale si avvia a ricoprire un ruolo di rappresentanza verticistica e para istituzionale nel mondo del lavoro che non c'è più, dato che, con queste premesse, che si involvono da trent'anni, per il sindacato tradizionale, rappresentativo dei lavoratori, in esubero di sistema e non di singole aziende, non c'è futuro; al personale senza qualifiche nessun lavoro, tranne quello just in time, agli ultimi epigoni di una laurea inflazionata, come diceva vent'anni fa un'arguta scrittrice inglese: cento lavori di merda.

domenica 22 maggio 2016

Carta canta e villan dorme.

A leggere il rapporto annuale Istat 2016, il nostro paese è alle prese con una crisi che da qui ai prossimi anni produrrà altre conseguenze sociali devastanti, ma senza che ci sia più una reazione capace di fermare o invertire la frana. L'Italia è dopo la Gran Bretagna il paese dove le disuguaglianze economiche e sociali sono piu' accentuate, veniamo dopo il paese liberista per eccellenza, la ricchezza prodotta nel paese è finita o nella speculazione finanziaria, o nei conti esteri o è andata a incrementare la ricchezza dello 0,99 % della popolazione, rafforzando le posizioni di rendita. Una parte insignificante è invece finita ai redditi da lavoro. Oltre la metà dei lavoratori e delle lavoratrici italiani\e è in attesa del rinnovo dei contratti da anni, si ricorda che per tre milioni di lavorator pubblici l'attesa dura da sette anni e dopo i dati relativi al 2015 si apprende che nel primo trimestre 2016 i contratti a tempo indeterminato hanno ripreso a calare a vantaggio degli atipici e dei voucher (piu' 46 % solo nei primi due mesi di quest'anno) Stando ai dati Inps, lo scorso Febbraio c'è stato un calo del 33% dei contratti a tempo indeterminato, come era già avvenuto in Gennaio. Riducendosi gli incentivi (da 8066 euro annui per un triennio siamo passati ai 3250 per un biennio a partire dal 2016), il loro importo e la loro durata, anche i contratti a tempo indeterminato crollano: si conferma quindi il crollo dopo il taglio degli incentivi. Non basta sfruttare, non si assume se lo sfruttamento non è finanziato. Una ripresa economica gonfiata ad arte dai provvedimenti governativi, dagli sgravi fiscali alle imprese, dalle tutele crescenti che permettono ai padroni libertà di licenziamento pagando solo un piccolo indennizzo economico Se le statistiche Inps smontano l'ottimismo demenziale del Renzismo, nel sindacato e nelle realtà politiche non si va riflettendo per nulla sull'ultimo rapporto Istat. Il dado è tratto e la testa è sotto la sabbia. Sulla morte annunciata del ceto medio, che ha sempre garantito la maggioranza elettorale alla rendita minoritaria, si stagliano i movimenti squadristici e, in sede di analisi, ci sono atteggiamenti preoccupanti, tra chi di fronte alla proletarizzazione pensa che maturino le contraddizioni per una opposizione sociale piu' dura e senza la mediazione dei corpi intermedi e quanti invece non vogliono prendere atto degli scenari futuri di un volgo disperso che nome non ha. La proletarizzazione da slums. Solo le famiglie, come sempre in Italia, sono il welfare, ma che cosa accadrà tra dieci anni quando le pensioni saranno decisamente piu' basse perché calcolate con il sistema contributivo? Già adesso abbiamo una "forza" lavoro produttiva fino ai 67/8 anni, costretta a prolungare l'età lavorativa per inerogabilità di pensioni che saranno comunque decurtate. I dati Istat fotografano l'assenza di mobilità sociale, questo è uno degli effetti della crisi del ceto medio, sono i minori a pagare la crisi in termini di povertà, di riduzione delle opportunità, di abbandoni scolastici, di impossibilità di accesso all'università dalle rette privatizzate. In venticinque anni - sempre per l'ISTAT - la forbice sociale si è allargata, con la crisi del ceto medio non ci sono stati fenomeni di radicalismo sociale e politico ma un arretramento generale delle conquiste in materia di diritti e di lavoro. Un paese sempre piu' vecchio, che legge e studia meno della media europea, nel quale una categoria che non dovrebbe soffrire di disoccupazione o sottoccupazione se si decidesse di continuare a curare i malati, viene indicata dal Ministro della sanità in termini di "proletarizzazione dei medici". Vuol dire, nelle parole di un Ministro di destra, che la sconfitta del ceto medio e la crescita della disuguaglianza sociale inizia a produrre crepe nelle certezze , pur sperequative, del Governo, mentre affiora la consapevolezza che questa radicale polarizzazione tra ricchi e poveri rappresenti un problema anche per il buon funzionamento del modo di produzione capitalistico. Se da una parte la crescita dei trentenni senza reddito e senza prospettiva rappresenta una minaccia per l'immediato futuro, soprattutto il loro, dall'altra bisogna chiedersi se questa generazione di esclusi rappresenti in prospettiva un blocco sociale conflittuale e antagonista. La mia impressione è che la individualizzazione, piuttosto stolida, della società sia tale da scoraggiare reazioni appropriate. Manca solo - per poco ancora - per le persone senza alcuna fonte di reddito, il reddito minimo di cittadinanza, una sorta di pensione sociale che la demagogia di sinistra attribuì a chi non aveva mai lavorato, sottraendo le risorse a chi le aveva accumulate, anche attraverso le prime forme di accantonamento privato, oggi così in voga, nell'ignoranza e nella smemoratezza. Da qui a ipotizzare che questa massa informe assuma connotati conflittuali corre grande differenza. Gli Stati sovrani, nella vasta area minore del mondo finanziario, non esistono più e la ricchezza non si crea più attraverso la produzione di beni omologhi, reperibili dovunque.

Ricordi significativi.

Emma Bonino, con il suo copricapo, a nascondere la calvizie provocata dalla chemioterapia, ha commemorato il suo mentore in una piazza assolata. L'esponente radicale che, ad un certo punto ha smesso di frequentare i banchetti per dedicarsi all'attività parlamentare e governativa, che è stata commissario all U.E., prima e, per un breve periodo di passaggio delle consegne, insiema a Mario Monti, ha detto cose vere. Ha parlato dell'ipocrisia delle commemorazioni da parte di chi l'aveva dileggiato ed emarginato in vita. Dopo due decenni, anche lei aveva speso le sue indubbie facoltà nelle sedi istituzionali alle quali era stata chiamata probabilmente per togliere al Marco declinante un puntello di indubbio valore. Così il povero leader di se stesso doveva condurre battaglie referendarie a grappoli che finirono per svilire questo istituto importantissimo ed aprirono la strada all'astenzione elettorale. Emma, invece, cominciò a distinguersi egregiamente in ognuno dei tre agoni summenzionati e fu parlamentare, ministro e commissario radicale, dando seguito con coerenza, in quelle sedi, ai contenuti della sua scelta politica. Se non fosse stata avvicendata da Monti, probabilmente per ottenerne maggiore acquiescenza, come fecero con la defenestrazione di un primo ministro eletto, con lo stesso fantaccino e poi con Renzie, l'Italia, che rappresentò con competenza e chiaro vigore, non sarebbe ridotta a teatro dei pupi comunitario. Ma anche lei, ad un certo punto fu assorbita dal sistema. Da tempo, ben prima di ammalarsi, le sue frequentazioni con chi l'aveva lanciata su un proscenio sul quale, da sola, senza sfruttare l'abbrivio della personalità teatrale pannelliana, non sarebbe mai arrivata, si erano interrotte e la sua orazione funebre, recuperata dagli anfratti remoti della coscienza, è risultata storica. I detenuti del carcere bolognese della Dozza, invece, paraticheranno oggi lo sciopero della fame in memoria di "un amico", che per gran parte della sua vita, ha denunciato, in tutte le sedi, le incivili condizioni della detenzione in Italia, favorendo diverse e inascoltate sentenze della Corte di giustizia europea. D'altra parte, tutto si tiene e, anche recentemente, sono giunte notizie di selvaggi pestaggi di detenuti, anche al passaggio da un carcere all'altro. Nella sua debolezza, Pannella, pochi giorni prima di morire, aveva anche scritto al Papa per esternargli che "amava il suo Vangelo". Un'affermazione sentimentale che non tradiva alcuna volontà di conversione. Il pampa-Papa non gli ha risposto e ha fatto bene; è stato lui a sbagliare a scrivergli. Nel solco delle lotte non violente per i diritti civili, in uno Stato ancora ancorato a costumanze feudali e sanfediste, a prescindere dallo stupido e superficiale atteggiamento consumistico low-cost, la testimonianza del loro unico amico, da parte dei carcerati della Dozza, acquista lo spessore di un ricorso sincero, significativo.

Omologazioni ribassiste.

Il linguaggio dei supporters sportivi, che leggo su twitter, richiama e riproduce tutta la retorica della lotta per il successo e l'orgoglio compensatorio per l'animus pugnandi dimostrato dai perdenti. I vincitori non ne hanno bisogno: è implicito nel "trionfo". A giudicare dagli occhi lucidi e dal disdoro depressivo degli sconfitti, in una gara di palleggi e scarpate e dai volti grigi della dirigenza che non potrà introitare ricche, spropositate royalties per carenza d'investimenti ed insuffcienza di "cuore agonistico" di gladiatori inferiori, si evincono tristi riflessioni sui contenuti valoriali degli uni e degli altri. La massa migrante, di stadio in stadio, dei pecoroni a supporto, spesso foraggiata, attraverso sconti sui biglietti e sui trasporti, dalle società, è l'apparato ideologico ( in realtà si tratta di aspirazioni a benefici da due soldi, quelli appena descritti ) non solo per svagrsi un po', ma purtroppo per sentirsi "qualcuno". Fra i tifosi del Milan e della Juventus, in piccola parte torinesi e i neo squadristi di Casa Pound sfilati, sempre a Roma, in mattinata, corrono umori comunicanti. Parlo di quelli sche si scalmanano sulle gradinate. La subura calcistica è in espansione, come molte altre: lavorative, di costume e anche di sentimenti, demandati a facilitazioni che, quando non sono opportunistiche, sono da branco. Ecco, il branco non è solo quello che, vigliaccamente stupra, è diffusamente quello che si accalca e grida, non per un diritto negato o una necessità di cui nessuno si cura, ma per la "vittoria" di undici selvaggi come lui. Poi, borbottando di soddisfazione, mentre i fumi si spengono, vanno talvolta a distruggere o sporcare le vestigia del nemico, sotto forma di monumenti o prendendo di mira direttamente qualche tifoso avverso isolato. Il "controllo" reciproco nella "follia", è garanzia della sua prosecuzione. Non solo in ambito calcistico.

sabato 21 maggio 2016

Società violente, caratterizzate da egoismi ed ignoranza.

Non si può entrare in una rivendita qualsivoglia, per chiedere una piccola prestazione o un oggetto d'uso corrente, aenza che, prima di uscire, titolari o commessi ti segnalino che, da loro, in funzione di un acquisto di stagione, si pratica uno sconto. Non c'è bar o fruttarolo che non abbia la tessera a punti, anche le librerie praticano il due al prezzo di uno, lo sconto sulle ultime edizioni, le facilitazioni e-book. Si, perchè l'on-line, a puri fini accumulativi e trasformistici, si applica a quasi tutto. Le banche, quel che ne rimane o quello che sono sempre state, insieme ai prestiti, forniscono all'indebitata clientela, l'ultimo cellulare con funzioni computerizzate, che, con un'app specifico, se portato sulla persona, fornisce a sera l'indice di fecondità della portatrice, con percentuali di successo superiori alla pillola anticoncezionale, senza ormoni ma con radiazioni. Presto se ne farà un uso aziendale, con sms di allert e di astinenza, pena il discredito societario e, alla prima invenzione, snzioni e penalizzazioni. I telefoni palmari offerti da Unicredit costerebbero al negozio ottocento euro e non sono in comodato d'uso, ma vengono scalati dalla rata del mutuo con un'aggiunta di venti euro al mese. Alle poste, agli ultimi bollettari non domiciliati, non appena l'impiegato coglie un'opportunità, soggiunge: "ce l'abbiamo anche noi"...Si tratta, infatti, sempre delle stesse cose, miscelate, camuffate, offerte a minor costo, salvo, subito dopo, far pervenire la nota di modifica unilaterale delle condizioni. Le comunicazioni vengono fornite con e-mail, sms, che assomigiano alle comunicazioni dei regimi delle epoche pre mercantili: sono sempre comunicazioni anonime e ad una via. Come quelle del Movimento 5 stelle che non voterò più. Un vecchio e decisamente brutto arnese dell'apparato di un fu partito, fa brutta mostra di sé sui cartelloni elettorali, mentre, commosso, abbraccia con disperato trasporto persone ignote; la donzelletta che vien dalla Campania si annuncia come il volto più pulito...e sciapo del torneo. Pannella è morto recitando la sua parte fino in fondo, schiavo del suo personaggio, icona di una solitudine trasfusa nell'agone pubblico. Ogni volta che si desidera un'informazione, si parla con un operatore straniero, da chissà quale lontana e minore provincia di un impero non delimitato territorialmente. Hillary Roda Clinton sarà candidata ma non riesce ad imporsi elettoralmente neppure sul suo avversario interno, un certo Sanders che, agiudicare da quel che dice, sarebbe un buono ma altrettanto debole proseguimento del mandato di Obama. La Clinton, neanche per me e non per pregiudizi maschili, è convincente: troppo condizionata dall'apparato finanziario su cui si appoggia. Risulta spesso ambigua ed i sorrisi non servono a mascherare questa sensazione. Trump attacca a testa bassa e le sue bieche considerazioni sull'america bianca e isolazionista da ripristinare, che metterebbe in forte difficoltà un'europa costretta a venire a patti con la Turchia, che vorrebbe riarmare nella guerra negli slums, abitati anche da bianchi poveri, in una riedizione del "Giustiziere della notte 7", parla all'americano che si sente diverso, ma che è incolto e non potrebbe trasferirsi nei quartieri non frequentati dagli emarginati...a nuora perché suocera intenda. Per questo è possibile che sia un competitore con la possibilità di vincere, anche se le corporations che i Bush rappresentarono, ne paventano, non solo negli Stati Uniti, la tendenza a "farsi, finchè possibile, i fatti propri". Ebbene sì, Donald Trump è un candidato più popolare di Hillary, così come sono popolari i partiti della destra europea, comunque denominati. Società violente, caratterizzate da egoismi ed ignoranza, nelle quali spiccano, di ritorno, piccole entità autoconservatesi e timorose di essere assorbite nella fogna comune.

venerdì 20 maggio 2016

Dalle crepe della democrazia formale tracimano i liquami del neo autoritarismo.

L'immunità parlamentare è un privilegio ingiusto del quale, in tempi normali e stabili, beneficiano i ladri eletti in Parlamento. Ma non è, né è sempre stato così. All'origine, fu riservata, in Italia, ai parlamentari-sindacalisti che commettevano continuamente dei reati, quali l'interruzione di pubblico servizio, l'occupazione di suolo pubblico, le manifestazioni non autorizzate e l'impedimento ai crumiri di recarsi al lavoro. I cosiddetti "picchetti", protrattisi fino a non molti anni fa. La percezione di un fatto cambia con le contingenze e con i tempi; su queste variabili speculano i politici più consumati. Sd esempio, Marco Pannella è stato uno di questi. Talvolta, la clava dei diritti e delle negate immunità, anche attraverso un voto parlamentare, quando ne sussistano i necessari requisiti di forza, può essere pericoloso e condurre, per via istituzionale, all'autoritarismo ed alla cassazione della democrazia. Per via legislativa, si possono innescare processi persecutori, anche sanguinari. Il fascismo in Italia e il nazismo in Germania, si affermarono sull'abbrivio di una sensibilità "d'ordine" prettamente e meschinamente borghese, Il comunismo, invece, che aveva alle sue basi una concezione - che non ho mai condiviso - sull'uomo e sulla società, si è fondato sull'insurrezione e sulla rivoluzione, disprezzando, non senza fondamento, le "libertà" borghesi. Indotta violentemente la "catarsi", per mantenersi avrebbe avuto e, in effetti storicamente ha avuto, la necessità di un ente ordinatore, sotto l'egida del quale le personalità sarebbero state (illusione) omologate e in una semplificazione economicistica, non vi sarebbe più state differenze e particolarità. Ci stiamo arrivando per la via opposta, senza avvertire la disgregazione morale che comporta la mercificazione low cost. Ecco che ora, non inaspettata, giunge da Ankara la notizia che il parlamento turco ha votato l'eliminazione dell'immunità parlamentare. Ci sarebbe da gioirne se questo istituto, in un Paese sostanzialmente non democratico, in via di regresso islamista, non avesse consentito l'agibilità politica alla folta, pur se minoritaria e mal sopportata, etnia curda, che adesso, priva della tutela legale per poter portare avanti le sue iniziative, le sue lotte e la sua attività politica, sarà pesantemente inquisita, criminalizzata dalla magistratura turca, tutt'altro che autonoma dal governo, con l'intenzione di decapitarne la guida. In europa, il volgare regime turco è appoggiato smaccatamente dalla Germania, così come la Francia flirta senza decenza con il sanguinario regime golpista di Al Sisi, in Egitto, pagandone almeno le conseguenze, non sul piano contrabbandato della sicurezza, ma su quella della guerra non dichiarata, ma in atto. Sul piano politico, se mai ne avessero l'autonomia, dovrebbero rivalutarsi i Paesi "minori", in questo o in quel contesto, soprattutto in europa, ma la politica di sperato e subordinato mantenimento - sempre più lesinato e condizionato - ne rende balbettanti le dichiarazioni e le prese di posizione. Così, in questo contesto post-democratico, le dittature mascherate, gli smantellamenti delle Costituzioni e i fallimenti valutari prendono sempre più piede nel silenzio e nell'indifferenza generale. Il "brigantaggio" sempre più diffuso, non è causa, ma pretesto di un inquietante neo autoritarismo.

Gli scopi impliciti nell'assenza di risposte.

Un aereo della compagnia civile di volo egiziana è stato sabotato sull'asse Parigi-Il Cairo, l'asse del silenzio interessato sul caso Regeni, che mostra subito la corda in una guerra vera. Il termine terrorismo non ha senso: ciascuno utilizza i mezzi che ha e le sicure inframmettenze criminali, riguardo agli scopi, sono nell'uno e nell'altro schieramento. Uno scalzo e uno in marsina e tailleur. La storia non produce novità alcuna; siamo all'ennesima ripetizione. D'altra parte, senza conflitto, si può solo essere calpestati. Giacinto Pannella, detto Marco, è morto e, subito, la retorica incensatoria si è effusa sulle sue spoglie defedate da due tumori. Si può lodare chi non darà più fastidio, fastidio che era riuscito ad apportare proprio perché si era speso individualmente per tutta la vita al di fuori dell'apparato-partito, senza il quale la congerie dei mediocri non avrebbe futuro. Lui, a costo di sforzi, soprattutto nervosi, certamente ingenti, si è autocelebrato e ha interpretato un senso civico e laico che altro non è stato che il substrato dell'avanzata della morale mercantilista. Trovatosi solo dopo l'approdo di altri radicali della prima ora, sul fronte della testimonianza non paludata, si è dovuto abbarbicare sugli specchi per intestarsi tante battaglie e, soprattutto, tanti risultati, che hanno usufruito dei contributi di forze ben più consistenti ed organizzate e sull'azione delle quali ha volteggiato con indubbio senso politico. La prossima volta non voterò più per il Movimento 5 stelle: dopo la morte del cofondatore e l'entrata in campo, maldestra e improvvida del figlio Andrea, mi si è rivelata la natura eterodiretta, attraverso le e-mail e i sondaggi in rete, da parte di una struttura aziendale. Figurarsi se posso dar fiducia a un altro partito-azienda. Sarebbe peggio "il tacon che il buso". Che aspettarsi, d'altra parte? Mi ero illuso. Diceva Leo Longanesi che il suo voto non poteva valere quello di tanti mentecatti. Io non sono così presuntuoso, ma sento l'esigenza di estraniarmi da un mondo stupido, di stupidi venditori, per stupidi acquirenti. L'attività economica corrente corre sulla rete, sui punti vendita delle società, mentre gli unici "negozii", capillarmente sparsi sul territorio, hanno solo una valenza bottegaia e non sono facoltizzati ad entrare nel merito dei contenuti contrattuali, demandati a caselle postali in località sperdute e dalle quali non torna mai la cartolina di ritorno delle raccomandate. Così, i contratti revocati restano in essere anche se non sono più fruiti e il contenzioso resta solo un profluvio di parole scambiate per piccione viaggiatore, mentre i costi non si arrestano e le spese per un avvocato sono superiori alle tariffe orizzontalemnte applicate anche ai recedenti. E' un mondo di una volgarità senza pari, adatto a gente volgare e che diseduca alla volgarità, la prima delle quali è l'assenza di risposte.

martedì 17 maggio 2016

Il mondo non più descritto nell'evolvenda Unione europea.

Il presidio di Place de la Republique, a Parigi, si ricompone ogni mattina e,fra dibattiti e conferenze pubbliche, si espande e manifesta per le lunghissime vie della metropoli. Oggi ci sono stati scontri violenti: non essendo un conservatore ( di che cosa? )non me ne spavento, anche se qualcuno si sarà fatto male, né me ne scandalizzo. Penso che ci stia e che l'obiezione, in questo stato fetale, non sia ipocrita. Spero anzi che si apra un dibattito sempre più ampio, dato che non credo che lo spirito di ribellione appartenga alle masse, che lo interpretano, casomai in maniera rozza...ma necessaria. Se così non fosse non incontreremmo, ogni giorno, drappelli cangianti di mendicanti organizzati in network, che, tendendo la mano e ritranedola vuota, manifestano quell'impetrazione di misericordia che tanto piace a Francesco, proprio perchè incapace di risolvere i loro problemi, per la via della solidarietà e dell'elemosina, irrimediabili. Solo ieri, per la seconda volta durante diversi anni, un negretto si è fatto uno spuntino a base di carne a mie spese. Li invito sempre a servirsi al buffet, se hanno veramente fame: quello incontrato ieri ce l'aveva. La mia essenzialità è più rispettosa di quella sofferente per il distacco da pochi centesimi o da quella del pur in gran parte giustificato diniego: è semplice. Infatti ha suscitato un levarsi di teste, non so se contrariate ( di che? ) o incredule. Poi, il negretto se ne è andato, senza salutare né ringraziare ed ha fatto bene. Di fronte allo sfacelo della Grecia, intriso di levantini tradimenti, qualcuno finge ancora di chiedersi in che cosa consista l'Unione europea. Fra i "padri rifondatori" ( sarebbe ora di aprire alle madri ) spicca Romano Prodi, "spaventato da questa europa", nella quale ci ha imbucati, introducendo, fin dall'origine, i primi sacrifici d'obiettivo, a posteriori, in parte restituiti. La stessa politica di Renzie, l'inveterata medietà indecisa dei democristiani. "Se la D.C. sceglie, è perduta", soleva dire Andreotti. (In)decisa a non prendere impegni che riguardino lo sviluppo dei fenomeni accettati, che ricadono sulle masse, costituite da milioni di individui. I greci anziani possono accomodarsi al cimitero, le inumazioni assumeranno presto l'aspetto incolto dei cimiteri dell'ex europa comunista e, guarda caso, dell'Inghilterra, ineguale e capitalsitica. Le pensioni saranno ulteriormente decurtate e le cure non saranno più prestate, tranne che privatamente. Il precipizio non è descritto nella sua involuzione, l'informazione riguardante i non garantiti latita. L'europa serve quindi ad un apparato dominante e ad uno parassitario, basato sulla corruzione, che salvaguardano loro stessi. Il "refrain" " che cosa accadrebbe se uscissimo dall'euro? Un disastro." non ha nessun significato, neppure contabile, a meno che, dai conteggi, si vogliano escludere le classi inferiori, residuali, minime. Infatti, di queste persone, negli aridi conteggi del F.M.I. non si tiene nessun conto. Ma anche volendo prendere in considerazione il motivetto, che cosa cambierebbe in meglio per tutta la collettività a restare strozzati dalle pretese di Stati egemonici scopertisi creditori e che cosa accadrebbe di peggio di un'attualità "integrata" che non assicura la sussistenza e le cure mediche? Più che europeo, il modello è biecamente capitalistico e nord americano: la previdenza e la sanità diventino private, cioè speculative e di pochi. La gente è ignorante, anche i destinatari delle tagliole finiranno per subirle perchè non sono in grado di obiettare, ma non rinunciano a guardare la televisione. La fagocitosi finanziaria, comunque, non si accontenterà mai, è fine a se stessa. Si pone già l'esigenza di resistere alla presunzione di dominanza, che riecheggia quella degli Imperi centrali nell'Ottocento e quella imperialistica, in risposta ad una crisi, del Terzo Reich. La storia non avviene mai a caso ed è prodiga di elementi di analisi solo sul piano culturale, perché la politica non può che replicare gli errori, dovendo rispondere a una minoranza di "rentiers" o ad una maggioranza di caproni, che potrebbero essere indifferentemente, a seconda delle contingenze storiche, fascisti, comunisti, devoti osservanti del loro tornsconto e quindi conformisti di qualunque apparato. Esiste però, è evidente e mal risolto, finora, un problema d'identità dei diversi popoli, a prescindere, in molti casi, dalla loro scarsa moralità pubblica, perché incapaci e neghittosi ad uscire da una logica egoistica ed incivile, sostanzialmente predatoria. Sui partiti e sui sindacati è inutile contare: i loro bagliori sono lontani ed esausti riflessi di un'epoca passata. La lenta risalita non può partire che dai movimenti di base in via di incremento, pur sotto la gragnuola di colpi del "braccio secolare" della Unione europea, contro i popoli che la dovrebbero costituire. L'europa è diventata un campo di concentramento per nazioni insolventi e di migranti per effetto delle influenze e delle conseguenze esogene apportate dal capitalismo speculativo e, per questa via, appropriativo delle risorse che, così rubate, non possono che essere destinate a pochissime mani. Il "sentimento" di adesione degli Stati esangui dell'ex impero sovietico, risponde, come per i Greci, alle esigenze della nomenclatura riciclatasi. L'alternativa dei BRIC - Brasile, Russia, India e Cina, non è attraente per la mancanza di democrazia formale e/o sostanziale in questi Paesi, espressioni di oligarchie più o meno palesemente corrotte, al potere. Il cinismo caudatario afferma, di questi tempi, che la democrazia è un mito. Lo è invece ridiventata perché è stata sterilizzata la dialettica fra le entità sociali e si sono disperse le identità nell'internazionalismo, ma l'aspirazione verso un suo recupero comincia a manifestarsi. Non sarà conseguibile senza dure,a utentiche lotte. Sarà un impegno per una parte, all'inizio ristretta, della generazione successiva alla mia, che dovrà alimentarsi di cultura e capacità d'analisi, in una contesa che sarà bruta. L'agitazione scomposta delle pentole vuote comporterebbe solo qualche "bonus" renziano o di chi per lui.

lunedì 16 maggio 2016

La contesa nella Chiesa.

E' ripresa con virulenza circoscritta la competizione nella Chiesa cattolica dei due Papi, animata in prima persona dal pampa-Pontefice gesuita e da parte dei suoi irriducibili avversari feudatari. Io condivido l'opinione di quel Cardinale che, uscendo dal conclave, disse che con Bergoglio non sarebbe cambiato il prodotto ma solo la sua rappresentazione. Antonio Socci, scrittore sanfedista e tutta la destra giornalistica, più di quella sparsa politicamente, attaccano periodicamente Francesco, ora con le statistiche sulla diminuzione dei fedeli e dei partecipanti alla Messa, tradendo una mentalità da promotori d'affari e da aziendalisti, ora con le dissertazioni teologiche sofisticate, più spesso con il ricorso ad emblematici paragoni col culto popolare e le suggestioni dei "santi oppositori". La lotta, che si va inasprendo, è interna alle dinamiche di potere e di apparato dell'istituzione ecclesiastica e delle sue ramificazioni nazionalistiche o d'insediamento e preconizza un "protestantesimo" di fatto, proprio mentre il secondo Papa apre inusitatamente - almeno apparentemente e in forma edulcorata - a quel mondo. Con il diaconato femminile si avvicina molto al modello della Chiesa anglicana, dal quale la separano la subordinazione alla Casa reale e l'uniformità sostanziale con la più influente ( finanziariamente ) massoneria, della quale il Re o la Regina sono a capo; con la "povertà dei Vescovi espropria o cerca di espropriare la metà a lui avversa e le polemiche, politicamente artefatte, della stampa rappresentativa del mondo ricco, ateo o non impegnativamente coinvolto nella prassi cattolica, ma alleato con la parte conservatrice di quel mondo, segnano la linea di confine e di contesa, in una guerra, per ora, di posizione. Un giornaletto post agrario e ancora intimamente fascista, "rivelava" - e si augurava - una malattia potenzialmente mortale e contingentemente invalidante, sul piano dell'elaborazione del pensiero, del gesuita che, contraddicendo la funzione storica ed il patto implicito con il potere ecclesiastico, aveva assunto il potere in prima persona ed aveva deciso di esercitarlo all'insegna del francescanesimo. Anche le inchieste giornalistiche, frutto di delazioni di prelati e di un'infiltrata, raccomandata a Bergoglio nei primi mesi del suo pontificato, così come le pubblicazioni di Antonio Socci, fanno parte della diplomazia in armi e senza esclusione di colpi. La diatriba in atto non si perita di escludere esiti e si prepara a giustificarli ed a farsene interprete in una rinnovata trama di intrighi e di intrecci affini a quelli degli Stati segreti e della mafia. Sono comunque molti anni ormai che la dialettica teologica e di governo della Chiesa ha preso l'abbrivio e superato in velocità, in credibilità, per chi vi fa riferimento, la macchina giù di giri della politica. Una rinnovata resa dei conti è apertamente in atto, a cui seguirà la "pacificazione" sulla base degli equilibri, quando saranno conseguiti, a favore dell'una o dell'altra fazione. Dubito che la corrente pauperistica possa prevalere a meno che non sia solo una posizione di facciata e che quella ricca, legata al mondo opime e "alle sua pompe", possa collassare, se non attraverso un'osmosi ed un'eventuale strategia alla quale non daranno contributi di chiarezza - casomai, se ne saranno capaci - ci guazzeranno in mezzo, gli esegeti non richiesti del ribaltamento restauratore della prassi di Francesco primo ( o anche in questo caso, secondo? ).

venerdì 13 maggio 2016

Crisi contro crisi. la beata e beota risoluzione accettata non esiste, come la realtà in atto dimostra.

A Parigi, le proteste giovanili contro la "loi travail" non si sono arrestate. I manifestanti si sono accampati in Place de la Republique, dove si tengono dibattiti di sano tenore culturale, ogni pomeriggio. A sera, la polizia carica e innaffia e la sgombra, come piazza Taksim a Istanbul, ma, la mattina dopo, i giovani ne riprendono possesso. Avevo già espresso la speranza che questo movimento si sviluppasse ed ecco che da quella "enclave" della contestazione nasce l'iniziativa di internazionalizzazione continentale dell'opposizione militante ed extraparlamentare allo scempio del lavoro e della sua dignità. Domenica 15 Maggio si terranno manifestazioni simultanee a Parigi, Madrid, Roma e Berlino, nella speranza che il virus culturale contagi le giovani generazioni in preda alla precarietà, in un'opposizione costante alla società finanziarizzata. La malattia, ormai conclamata, della competizione degli utili, a scapito di qualsiasi costanza nell'applicazione lavorativa, il ripudio senza spiegazione del modello keynesiano che ha creato, nel '900 lo Stato sociale, tranne che in Inghilterra, tradotto in termini corruttivi dai Paesi latini meridionali ed applicato invece con successo nel centro-nord del continente. Oggi, nella situazione di impotenza e di ritirata di tutte le mediocrissime istituzioni politiche e pubbliche, ecco che rinasce, con qualche fatica, un movimento che potrebbe non fare la fine di quello turco e che potrebbe alimentare la rivolta, sostenendola con l'apporto della cultura. In questo, la Francia può dare il meglio di sé. E' ora di tornare ai principi e alle idee; la meccanica acquisitrice di valori di scambio deve essere messa in crisi, per alleviare la crisi che ci impone.

giovedì 12 maggio 2016

I correttori di bozze.

A Parigi e in tutta la Francia, socialista, bellica e terrorizzata, si è consumata la "loi travail", un copia e incolla del "job's act", entrambi riproduzione nei mercati "secondari" delle disposizioni "imperiali", con scontri nelle strade. A Roma, intanto, i senza tetto, scatenavano la loro terza rivolta nell'arco di un anno: le occupazioni e gli sgomberi pre-elettorali dei locali sfitti, a Bologna, hanno il tono, al confronto, delle contese "istituzionali", nel reciproco riconoscimento e rispetto, come fra giudici levatisi dal letargo della prima Repubblica e politici ladri come prima, come sempre saranno, dato che lo sono sempre stati. Qualcuno fa notare che, pur scontando le balle propagandistiche, Donald Trump, negli Stati Uniti, rappresenti solo lo spirito isolazionistico del conservatorismo nord americano, che la finanza globale e gli interessi energetici hanno risospinto verso una mirata e multiforme politica imperialistica, nella quale i Clinton, da sempre foraggiati da ed interpreti degli interessi di Wall Street, agirebbero da protagonisti. Anche sulla baggianata dell'esportazione della "democrazia" in zone antropologicamente estranee a questa sub-cultura, la cornutona riecheggia più che Bush - che mai la citò - la stampa finanziaria. Sta di fatto che, almeno nelle dichiarazioni, Trump rappresenta meglio, sia pur paradossalmente, gli interessi contenitivi dell'invadenza dissolvitrice della finanza, le ridotte capacità di resistenza delle maestranze statunitensi, interpretando in termini essenziali e rozzi i principi agitati dovunque dalle destre populiste: in Italia dalla Lega. Ma, ancor più paradossale ( apparentemente ), è che l'establishement del partito repubblicano americano, i due ultimi presidenti, padre e figlio, che ha espresso, non lo sosterranno e che, in giro per il mondo, l'ipotesi Trump spaventi realmente le classi privilegiate che non lo avvertono come rassicurante, come uno dei loro rappresentanti. E' matto, dicono, avendo riguardo all'interpretazione dei loro interessi. La Roda Clinton, il clan ridottissimo ma concentratissimo, costituitosi fin dagli anni dell'università, che ha resistito, per i vantaggi che rappresenta, ad ogni intemperanza sessuale del bel gigione, amante ed esperto di sesso orale, certamente non li "tradirebbe" e dovrebbe e saprebbe remunerare chi ha investito miliardi ( cinque ) di dollari fino ad ora, sulla sua candidatura, appagante anche per i "benestanti" europei. Il pampa-Papa sembra all'opposizione, ma in realtà segue e asseconda l'onda: eccolo, di annuncio in annuncio, al diaconato femminile, ordine laico e minore di una Chiesa senza sacerdoti. Codeste, se saranno istituite, potrebbero celebrare matrimoni e battezzare i nuovi cattolici. Un impeto di modernismo imitatorio e di facciata in mansioni che non "pregiudicherebbero" il governo della Chiesa, ma conferendo alle "ministre" una visibilità vanitosa, ne assicurerebbe l'insopportabile pedagogica invadenza, in ogni occasione nella quale, anche un cortese rifiuto, sarebbe considerato come uno sgarbo. Non dovrebbero accontentarsi di questo: ad esempio, le suore dovrebbero rivendicare la loro sessualità. Ma non impegneranno, né loro, né i sacerdoti, la Chiesa e le sue gerarchie in un dibattitto impossibile: il Papa adesso modernizza tutto e niente, "motu proprio", cioè d'imperio. Come Renzie, Hollande..tutti correggono il copione.

Repliche infinite.

Abituati a impostare i ragionamenti sul valore della libertà, ci sfugge spesso la ragione per cui esistono ancora persone che vogliono far parte di comunità che le discriminerebbero se non si uniformasero ai loro costumi. Lo si constata nel teatrino sociale, all'atto della "presentazione" nel primo, verginale posto di lavoro, nel mestiere appreso in caso di cambio di vettura, ma anche quando ci si presenta a casa del fidanzato o della fidanzata. Dimentichiamo che tradizione, identità e gregarismo sono istinti umani più forti e atavici di qualsiasi credenza. L'homo sapiens si è evoluto facendo parte di un branco, di una tribù, di un villaggio. Una volta abbattuti i ghetti e rese libere le riserve indiane, solo in pochi hanno voluto o saputo uscirne. Si tratta, in quest'ultimo caso, di un'inabilità procurata per neutralizzare e rendere impossibile il ripristino della propria originalità, per spegnere la vitalità di entità che si volevano negare, come fanno attualmente i coloni israeliani verso i Palestinesi espropriati, i Turchi nei confronti dei Curdi, come fecero con gli Armeni. Ancora oggi, chi migra, cerca innanzitutto di trasferirsi dove già vive qualcuno a lui simile per etnia e convinzioni. L’appartenenza al ghetto è una versione ancora più potente e vertiginosa della sindrome di Stoccolma e il potere, qualunque colore abbia, lo sa benissimo e lo sfrutta per creare enclaves: a destra, di solito, per cercare di gestire e controllare meglio manodopera a basso costo; a sinistra, di solito, per cercare di gestire e controllare meglio alcune basi elettorali. Sono impostazioni politiche, in ogni sfaccettatura dell'espressione, contro cui è rarissimo ascoltare voci dissonanti. Sarebbero comunque voci che gridano nel deserto, che, se non si stancassero presto, verrebbero emarginate, perseguitate. Le istituzioni pubbliche sono chiamate a promuovere “il pieno sviluppo” dell’individuo senza distinzioni basate sulle sue caratteristiche: lo chiede l’articolo tre della Costituzione, questa sconosciuta. Dovrebbero anche avere cognizione che le sue appartenenze, quando esistono, sono quasi sempre multiple e cangianti e che, quando non lo sono, rappresentano spesso un problema. Non dovrebbero invece favorire mai le logiche da branco, tribù e villaggio, da ghetto, piccole patrie e grandi monoteismi, e nemmeno le pratiche ancestrali veicolate da comunità altrettanto arcaiche, da sancire con concordati di stampo medievale. Sarà invece la piccola orda degli ominidi a coalizzarsi inconsciamente, come si faceva per cacciare con efficacia cooperativa autoconservativa, nei confronti dell'espressione della diversità e della contraddizione. Fu la sorte di Gesù Cristo, poi assurto e agitato ad emblema di un potere costituitosi lontano dal teatro del suo evento e del suo pensiero, declinato in termini compatibili con il potere. Una volta di più. Non è un caso: il potere sceglie sempre questa strada.

martedì 10 maggio 2016

Tutto il potere alla supercazzola.

Tornano in piazza Syntagma, ad Atene, i manifestanti contro i continui ridimensionamenti della previdenza, per rientrare, piano di salvataggio dopo piano di salvataggio, nei parametri periodici di un'Unione europea ormai assurda. Scontato l'esito delle votazioni in un parlamento asservito e conformista, come lo era stato precedentemente alla corruzione bilaterale, collusasi in larghe intese e poi rovesciata dal neo movimento di Syriza. Dopo sei mesi e un referendum che di fatto sanciva l'uscita dall'euro, nel quale era entrata attraverso la falsificazione del bilancio pubblico, Alexis Tsipras tornava all'ovile sacrificando alla mangiatoia il suo ministro dell'economia. I Greci, in realtà continuano a fare la fame che hanno sempre fatto, nell'ambito della quale la corruzione aumenterà. Questi, in sintesi sono i portati della palude dell'euro. A guidare politicamente la protesta è il Partito comunista greco, un partito di pura testimonianza che, quando non lo era, veniva messo ai margini anche attraverso il colpo di Stato, ordito dall'ambasciata degli Stati Uniti con il solito concorso di qualche colonnello. Come attualmente in Egitto. In questo senso, che differenza c'è stata fra le violenze istituzionali nel mondo assegnato all'occidente ( la Grecia lo è molto parzialmente, in realtà è in oriente, con tutto ciò che ne è conseguito e che ne consegue )e le invasioni dei paesi-fratelli da parte dei russi-sovietici e dei loro alleati non coinvolti nelle riforme "revisioniste" all'interno dello scacchiere continentale est-europeo? Poi, diventata revisionista la casa madre, tutto si è sciolto. Che differenza c'è, a parte l'uso delle armi e la minaccia dello sfacelo finanziario, che non riguarderebbe i pochi armatori, per definizione, come tutti i capitalisti, apolidi, con il regime dell'eurocrazia guglielmina che impone dirigismi in netto contrasto con la libertà economica e l'anonimato finanziario, rivelando una mentalità e un'intenzione o semplicemente una ricreatasi situazione egemonica, ma di tipo consrvatore, statocratico, appunto dirigistico? Eppure, o questa mentalità è condivisa o la mediocre classe istituzionale post-nazionale non è in grado di proporre una politica autonoma, oppure gli interessi economicamente e privatamente prevalenti si impongono sugli interessi di una nazione e si sostituiscono al bene pubblico ed ecco che al danno procurato si aggiunge il dileggio delle menzogne, della prepotenza o, come in Italia, delle mezze controriforme, tutte tese a ridurre le prestazioni maturate. Dopo il diktat Monti-Fornero, che almeno aveva il pregio della chiarezza, il duo tosco-emiliano Renzie-Poletti ci riprova con l'Ape. Ape starebbe per anticipo pensione, nella logica maligna e fasulla dei "bonus" renziani e polettiani, dato che il ministro di turno fa da spalla al comico principale. Ape fu il motofurgone della Piaggio che ben rappresenterebbe la condizione dell'incauto pensionando. Non starò a fare l'esegesi di un altro testo da venditore di cianfrusaglie, come tanti se ne riscontrano di questi tempi, ma ne trarrò semplicemente la morale: lo specchietto per le allodole sarebbe a costo quasi zero per lo Stato, come impongono le restrizoni comunitarie, a costo medio per le aziende ( per cui non se ne varranno, se non in forme truffaldine ) e a costo altissimo per i babbei che non mancheranno. Costoro, per andare in pensione decurtata, la stessa che sarebbe stata, per loro, piena e già in atto senza il "work in progress" di Maurizio Sacconi e di Elsa Fornero, dovrebbero indebitarsi con le banche. Una sorta di esodo a titolo oneroso per il pensionando e di cessione del quinto per le affamate aziende di credito...al consumo. Sarà un'offerta commerciale alla quale aderiranno solo i più fessi, quegli sfigati tanto evocati perchè garanti del sistema. Un'altra scappatoia irrazionale, un'altra immoralità mascherata, un'altra supercazzola con lo scapellamento a destra o a sinistra..non importa.

martedì 3 maggio 2016

A me, altrimenti, chi me lo farebbe fare?

Il sindaco di Lodi se ne va in cella, perché sorpreso a cancellare alcune prove e subito, questa volta dalle file del P.D., da cui proviene costui, si levano alte grida su una presunta macchinazione dei giudici, contrari ai divieti sulle intercettazioni telefoniche, che si prospetta, per l'ennesima volta, nel disegno di legge del governo. Perchè, verrebbe da chiedersi, avrebbero dovuto cominciare proprio da Lodi? La provincia operosa e un dì democristiana fa da sfondo a gare d'appalto pilotate, ma la D.C. non c'è più: è confluita in parte nel P.D., in parte in Forza Italia. Quando veniva inquisito Berlusconi, questi lamentava la macchinazione della giustizia per impedirgli di fare i suoi comodi e adesso, a lagnarsi per lo stesso spirito "inquisitorio", sono i democratici. Che la burocrazia giudicante possa temere di veder ridimensionate, nel tempo, le laute retribuzioni e tutte le comode guarentigie che hanno accumulato durante e dopo la fase terroristica, è possibile; che la procura milanese si sia mossa al momento opportuno per sbriciolare un sistema grassatorio imperniato sui due maggiori partiti di governo, la D.C. e il P.S.I., è nei fatti: era finita la guerra fredda. Ma i reati sono stati accertati e la corruzione nella cosa pubblica regna intatta, ma non più indisturbata. Sono troppe e costanti le occasioni che una classe di mentecatti, eletta a far da sponda, a quelle cariche che dovrebbero tutelare il bene comune in ogni loro decisone, da altri mentecatti e dai loro clienti, che risaltano anche dalle indagini più facili e superficiali, per sostenere che sono svolte ad arte. Significa, invece, che nel sentire degli eletti e degli elettori, queste gherminelle sono considerate come una normale grassazione fra amici a scapito degli altri e non si vede in questo alcun pericolo sociale. Investigare, soprattutto con le intercettazioni ambientali e perseguire le relazioni mafiose che improntano le collusioni fra politica e affari e che non esitano, l'una e gli altri, a ricorrere alla mafia vera, quando possa tornare utile, sarebbe dunque un attegnamento improprio da contrastare con leggi "ad hoc" e gli inquirenti in nome del popolo italiano, più ideale che reale, dei guastatori costituitisi in consorzio. Se mai fosse, basterebbe comportarsi onestamente per smascherarli, ma qua si nicchia e non si trovano motivazioni a dedicarsi a titolo gratuito, a parte gli stipendi, all'amministrazione degli "affari degli altri".

Cronache elettorali.

Comincia a carburare la campagna per le amministrative. Mancano cinque settimane ad un voto che si preannuncia anemico e la delegittimazione del potenziale avversario si concentra sui suoi difetti, reali e presunti, risalendo a ritroso anche di decenni. Dipende dall'età anagrafica della vittima. Nel mondo della politica locale già si rincorrono i ricordi e le citazioni circa la "gradazione" della sconociuta candidata di una riedizione troppo repentina per avere un fondamento, che già tradisce, secondo me, una vacuità "trasparente" fin dall'espressione che offre dai cartelloni, Costei, secondo ex amici e new competitors, nutre un rimpianto specifico e vorrebbe rinnovarlo, trasformandolo, nell'agone politico-amministrativo, non diversamente, verrebbe da dire, della negata dipendenza di un altro alcoolista anonimo, che per vincere la timidezza - si dice - bisognava recuperare in un locale del Pratello e portarlo a casa, secondo un precoce stile british o irish. Omen - nomen - festeggiava con gli amici in fascia nazi-fasci e pranzava in ambito museale, un po' come un pricipe inglese durante una festa di compleanno. Un'immigrata in veste bucolica rappresenta la new age di un ibrido che, cinquant'anni fa celebrava il ventennale di un'altra donzelletta e che l'opposizione chiosava: "bene, è ora di fotterla!". Anche in questo, la campagna elettorale di una provincia auto esaltata, auto incensata, si monta da se, anche se, nelle ridotte onomastiche, toponomastiche e geografiche-ambientali, qualche spunto di evidente continuità storica si coglie, pur con non imputabile chiarezza. Le contese irriducibili si consumeranno al primo turno e si comporranno nel secondo, sulla base di una trattativa da bottega, sconcertando e scomponendo l'inconsumabile pattuglia dei votanti. Insomma, un nostalgico evidente, fin dal nome e due ubriaconi, a far da effigie ad apparati clientelari e ad interessi d'ambiente sottostanti. In sintesi, il porcaio di oggi, erede di quello di ieri. Il porcaio che si addice, manifesto, alle democrazie, mentre prima era celato dalle attribuzioni morali, rispettivamente, all'inclita e al volgo. Nient'altro.

domenica 1 maggio 2016

Repliche di un cartellone immutabile.

L'Arcivescovo di Bologna ha presenziato quest'oggi alla Festa del lavoro, una commemorazione di uno scomparso che vive nelle speranze soprattutto della generazione anziana e di mezza età, che sono rimaste appiedate quando erano ancora in viaggio verso la pensione. Un cambiamento delle regole in corsa, improvviso, come nei Paesi dell'est europa subito dopo la liquidazione del comunismo, preparata per tempo, ma non comunicata al popolo, ai "compagni". Anche da noi, le innovazioni in corso d'opera sono intervenute dopo che un colpo di Stato, ordito in sede centrale europea e pilotato dall'ultimo arnese del comunismo nostrano, ha azzerato le facoltà d'intervento e di confronto con gli elettori e dopo un lavoro preparatorio, attraverso la costituzione di un parlamento di nominati. Ebbene, Monsignor Zuppi ha fatto male, a meno che non si voglia pensare ad una sceneggiata tutta politica, verso un'aspirazione irrecuperabile per le generazioni compromesse, come verso il dio che non c'è. Più la realtà si fa arida e più i pifferai prendono fiato: con che risultati non si sa, ma il rilancio inane viene esperito. Il summenzionato Zuppi ha anche disposto la devoluzione ai poveri degli utili della FAAC, lasciata in eredità alla Curia arcivescovile di Bologna dall'ultimo proprietario. La Curia destinerà parte di questi cespiti e, forse, ospiterà i senza tetto ( o solo alcuni di loro? ) nei numerosi immobili con i quali ha sedimentato il suo patrimonio anche in una città "scristianizzata", come Bologna. Ne avrà certamente delle esenzioni fiscali, in un momento nel quale, anche le istituzioni pubbliche, hanno demandato a società private l'esazione erariale, anche aggiuntiva e "comunale", per servizi già pagati: un balzello di "testimonianza". Mentre il cinque per mille che la Chiesa cattolica intercetta all'86%, pur in assenza di devoluzione ( mentre lo Stato, giustamente, incassa il 5% )secondo un riparto sotterraneo concordato fra potentati in combutta, per pagarvi prevalentemente il magro stipendio di sostentamento del clero minuto, la tassazione, che non si traduce che in stipendi e sempre meno servizi, ha connotati di brigantaggio di strada, con il quale le pletoriche ed incompetenti burocrazie statali, comunali e regionali, alimentano i loro rimborsi spese, che arrotondano sensibilmente gli stipendi. Che cosa ha rappresentato quest'oggi Mons. Zuppi, con la sua faccia da faina contrita e i suoi motteggi da beghina d'altri tempi? "Cui prodest?" Ai disoccupati e ai precariamente occupati sicuramente no. Con quali criteri si fornirà assistenza ai "poveri'" Ai bisognosi affluenti o a quelli endemici? Quanti di loro saranno persone cadute in disgrazia a causa di guerre o di metodologie aziendali di potatura e quanti, invece, disgraziati, procreatori di altri disgraziati, senza un mestiere, una competenza anche minima e una pigrizia di sopravvivenza, che, troppo spesso, durante la prima Repubblica clientelare, ha sacrificato i non molti, a dire il vero, che si erano costituite queste qualità senza avere una "famiglia" alle spalle. Fra i figli di papà e di mammà e l'arcipelago dei nati per caso, "necessariamente" inscritti in un disegno provvidenziale e divino, non ce n'era per nessun altro. E per nessun altro ce ne sarà.