domenica 1 maggio 2016

Repliche di un cartellone immutabile.

L'Arcivescovo di Bologna ha presenziato quest'oggi alla Festa del lavoro, una commemorazione di uno scomparso che vive nelle speranze soprattutto della generazione anziana e di mezza età, che sono rimaste appiedate quando erano ancora in viaggio verso la pensione. Un cambiamento delle regole in corsa, improvviso, come nei Paesi dell'est europa subito dopo la liquidazione del comunismo, preparata per tempo, ma non comunicata al popolo, ai "compagni". Anche da noi, le innovazioni in corso d'opera sono intervenute dopo che un colpo di Stato, ordito in sede centrale europea e pilotato dall'ultimo arnese del comunismo nostrano, ha azzerato le facoltà d'intervento e di confronto con gli elettori e dopo un lavoro preparatorio, attraverso la costituzione di un parlamento di nominati. Ebbene, Monsignor Zuppi ha fatto male, a meno che non si voglia pensare ad una sceneggiata tutta politica, verso un'aspirazione irrecuperabile per le generazioni compromesse, come verso il dio che non c'è. Più la realtà si fa arida e più i pifferai prendono fiato: con che risultati non si sa, ma il rilancio inane viene esperito. Il summenzionato Zuppi ha anche disposto la devoluzione ai poveri degli utili della FAAC, lasciata in eredità alla Curia arcivescovile di Bologna dall'ultimo proprietario. La Curia destinerà parte di questi cespiti e, forse, ospiterà i senza tetto ( o solo alcuni di loro? ) nei numerosi immobili con i quali ha sedimentato il suo patrimonio anche in una città "scristianizzata", come Bologna. Ne avrà certamente delle esenzioni fiscali, in un momento nel quale, anche le istituzioni pubbliche, hanno demandato a società private l'esazione erariale, anche aggiuntiva e "comunale", per servizi già pagati: un balzello di "testimonianza". Mentre il cinque per mille che la Chiesa cattolica intercetta all'86%, pur in assenza di devoluzione ( mentre lo Stato, giustamente, incassa il 5% )secondo un riparto sotterraneo concordato fra potentati in combutta, per pagarvi prevalentemente il magro stipendio di sostentamento del clero minuto, la tassazione, che non si traduce che in stipendi e sempre meno servizi, ha connotati di brigantaggio di strada, con il quale le pletoriche ed incompetenti burocrazie statali, comunali e regionali, alimentano i loro rimborsi spese, che arrotondano sensibilmente gli stipendi. Che cosa ha rappresentato quest'oggi Mons. Zuppi, con la sua faccia da faina contrita e i suoi motteggi da beghina d'altri tempi? "Cui prodest?" Ai disoccupati e ai precariamente occupati sicuramente no. Con quali criteri si fornirà assistenza ai "poveri'" Ai bisognosi affluenti o a quelli endemici? Quanti di loro saranno persone cadute in disgrazia a causa di guerre o di metodologie aziendali di potatura e quanti, invece, disgraziati, procreatori di altri disgraziati, senza un mestiere, una competenza anche minima e una pigrizia di sopravvivenza, che, troppo spesso, durante la prima Repubblica clientelare, ha sacrificato i non molti, a dire il vero, che si erano costituite queste qualità senza avere una "famiglia" alle spalle. Fra i figli di papà e di mammà e l'arcipelago dei nati per caso, "necessariamente" inscritti in un disegno provvidenziale e divino, non ce n'era per nessun altro. E per nessun altro ce ne sarà.

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