domenica 22 maggio 2016

Ricordi significativi.

Emma Bonino, con il suo copricapo, a nascondere la calvizie provocata dalla chemioterapia, ha commemorato il suo mentore in una piazza assolata. L'esponente radicale che, ad un certo punto ha smesso di frequentare i banchetti per dedicarsi all'attività parlamentare e governativa, che è stata commissario all U.E., prima e, per un breve periodo di passaggio delle consegne, insiema a Mario Monti, ha detto cose vere. Ha parlato dell'ipocrisia delle commemorazioni da parte di chi l'aveva dileggiato ed emarginato in vita. Dopo due decenni, anche lei aveva speso le sue indubbie facoltà nelle sedi istituzionali alle quali era stata chiamata probabilmente per togliere al Marco declinante un puntello di indubbio valore. Così il povero leader di se stesso doveva condurre battaglie referendarie a grappoli che finirono per svilire questo istituto importantissimo ed aprirono la strada all'astenzione elettorale. Emma, invece, cominciò a distinguersi egregiamente in ognuno dei tre agoni summenzionati e fu parlamentare, ministro e commissario radicale, dando seguito con coerenza, in quelle sedi, ai contenuti della sua scelta politica. Se non fosse stata avvicendata da Monti, probabilmente per ottenerne maggiore acquiescenza, come fecero con la defenestrazione di un primo ministro eletto, con lo stesso fantaccino e poi con Renzie, l'Italia, che rappresentò con competenza e chiaro vigore, non sarebbe ridotta a teatro dei pupi comunitario. Ma anche lei, ad un certo punto fu assorbita dal sistema. Da tempo, ben prima di ammalarsi, le sue frequentazioni con chi l'aveva lanciata su un proscenio sul quale, da sola, senza sfruttare l'abbrivio della personalità teatrale pannelliana, non sarebbe mai arrivata, si erano interrotte e la sua orazione funebre, recuperata dagli anfratti remoti della coscienza, è risultata storica. I detenuti del carcere bolognese della Dozza, invece, paraticheranno oggi lo sciopero della fame in memoria di "un amico", che per gran parte della sua vita, ha denunciato, in tutte le sedi, le incivili condizioni della detenzione in Italia, favorendo diverse e inascoltate sentenze della Corte di giustizia europea. D'altra parte, tutto si tiene e, anche recentemente, sono giunte notizie di selvaggi pestaggi di detenuti, anche al passaggio da un carcere all'altro. Nella sua debolezza, Pannella, pochi giorni prima di morire, aveva anche scritto al Papa per esternargli che "amava il suo Vangelo". Un'affermazione sentimentale che non tradiva alcuna volontà di conversione. Il pampa-Papa non gli ha risposto e ha fatto bene; è stato lui a sbagliare a scrivergli. Nel solco delle lotte non violente per i diritti civili, in uno Stato ancora ancorato a costumanze feudali e sanfediste, a prescindere dallo stupido e superficiale atteggiamento consumistico low-cost, la testimonianza del loro unico amico, da parte dei carcerati della Dozza, acquista lo spessore di un ricorso sincero, significativo.

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