giovedì 31 maggio 2012

Sogni dissolti.

Fabbriche quattrocentesche in frantumi. L'arte che le ha plasmate, deframmentata in macerie, il disegno architettonico cancellato e ridotto alla sua materia inorganica. Profluvi di dissertazioni, identità immaginate e tramandate per generazioni, si sono degradate in calcinacci. La natura, nè cattiva, né benevola, si è imposta con ruvida semplicità sulle costruzioni degli uomini, sui calcoli di edificazione e di stabilità che non hanno tenuto conto della furia squilibrata del sottosuolo, che muovendosi per assestarsi su nuovi e secolari equilibri instabili, deve necessariamente distruggere quanto si manteneva da tanto tempo. Su questo edificheremo.

martedì 29 maggio 2012

Blaterazioni rassicuranti.

Per tutta la giornata agli effetti del terremoto delle 9 a.m. si è accompagnata una blaterazione ininterrotta, che ha intersecato, ritardato, sospeso ogni attività programmata. Cautelativamente, sono state evacuate strutture e sospese iniziative già programmate di ogni genere. Al dolore, di maniera, per i morti, si è sovrapposto il pensiero dei soldi sfumati, di quelli che si sarebbero rischiati nel procedere con le iniziative previste. Un povero parroco, non ricordo dove, ma non importa, è stato sepolto dal crollo della navata mentre cercava di portare in salvo una Madonnina. Mi commuovo e mi inchino..se non sarete come bambini.. Sono morti un ingegnere che controllava la stabilità di un capannone e due operai stranieri, uno magrebino, l'altro indiano. Fra i dispersi altri operai,non importa la nazionalità. Ma di fronte a questi drammi veri, di giovani vite interrotte e di famiglie appena impostate, quante ciacole incompetenti, quante drammatizzazioni inutili, in confronto della compostezza dei malcapitati che fa onore solo a loro e ci fa ben sperare per la ricostruzione, senza aiuti e dilazioni statali, per la cui mancanza protestano soprattutto i titolari di beni dominicali, mantenuti in patrimonio , ma non più coltivati da generazioni..di possidenti. Troppa ignoranza che si vuole pervicacemente propagandare, la stessa in base alla quale sono cadute le fabbriche di più recente costruzione, perché, sulla base statistica della rarefazione nel tempo di questi eventi, si era "scientificamente" stabilito che la zona "non era sismica", risparmiando sui materiali da costruzione. La pianura padana e l'Emilia in particolare sono terre "giovani", emerse dalla palude primordiale, dopo la "crescita" degli Appennini.Lo sa anche un bravo scolaro delle scuole elementari. Così un caleidoscopio di ipocrisie, tutte a girare intorno alla semplice notiza che non arriverà: sono iniziati i lavori di ricostruzione, con successivo rendiconto dello stato di avanzamento. Non c'è più neanche Berlusconi a raccontarci che il mondo è una Disneyland. E' meglio, dice qualcuno: no, è uguale..anche la presa in giro.

lunedì 28 maggio 2012

La giustizia dopo il Muro

Sembra innegabile che l'iniziativa giudiziaria, dopo un cinquantennale letargo durante la Prima Repubblica, quando si era organizzata in correnti, abbia assunto la veste del maglio demolitore degli asetti di Governo, poco dopo la caduta del Muro di Berlino e il dissolvimento dell'ipotesi comunista in Italia, quando cioè, si sono create le condizioni per aggredire il notorio malaffare che aveva caratterizzato l'inamovibile classe politica nazionale, sedimentando, nel ruolo, anche l'opposizione. Allo smantellamento del fronte conservatore degli interessi costituiti ha corrisposto la sua trasformistica sostituzione con una serie di cangianti movimenti trasformistici, incompetenti e autoreferenziali, che, escluso il breve interregno prodiano, controverso, ma non contrassegnato da incompetenza, hanno contribuito a portare la Repubblica sull'orlo del fallimento finanziario, mentre le oligarchie si arricchivano. Il fenomeno, che era rimasto inibito per tutto il periodo berlusconiano e anche durante gli interregni di centro-sinistra, si ripropone ora, sconfinando anche in Vaticano, per i condizionamenti moralizzatori del costume tedesco, egemone in Europa. I sussulti sono però più nefasti di quelli del terremoto e stanno sconcertando tutto o quasi il corpo elettorale, esponendoci a nuovi show alla Fregoli, che, mentre la calsse media frana, rischiano di impoverirci sempre di più. L'inadeguatezza e l'ignoranza della superstite classe politica sono evidenti, ma il processo di sostituzione e auspicabilmente di riqualificazione saranno lenti e contraddittori e, potenzialmente foriero di sprofondamenti mediterranei che rischierebbero di isolarci nei confronti dell'area più dinamica ed evoluta del Continente. Stiamo navigando, ma fra i marosi.

domenica 27 maggio 2012

Chi vale, se è onesto e parla chiaro, può subire periodi di lunga eclisse, ma poi, facendo semplicemente quello che sa fare, torna a manifestare i suoi talenti. Non sarà saldo come la roccia su cui poggia la Chiesa cattolica, ma il tabagista boemo Zdenek Zeman, la stoffa del tecnico di valore la possiede e anche del sincero e irriguardoso polemista, capace di scoperchiare il pentolone graveolente della chimica sportiva, quella di cui stanno morendo numerosi calciatori che hanno militato negli stessi anni, nelle stesse squadre. Riesumato alla guida del Pescara, in serie B, ha vinto il campionato e valorizzato alcuni elementi della sua squadra, in particolare il centravanti, ruolo nel quale Zeman sa scegliere i migliori. Il gioco del Pescara di quest'anno è stato spettacolare, vivace, partecipato e gioioso, come deve essere, o meglio dovrebbe, se a corromperlo non ci fossero troppi interessi economici e figure losche a dirigerlo, mentre i calciatori sono sullo stesso livello morale e culturale dei loro supporters. L'espressione della sua filosofia di gioco appare vincente nelle società piccole, nelle quali riesce a non farsi intossicare dai troppi interessi rappresentati. Zeman si intossica solo con le sue sigarette. Non è, quindi, una roccia.

Il Governatore casto.

Roberto Formigoni ha vissuto da nababbo alle spese di un brasseur d'affaires della sanità lombarda. Non l'ho mai favorito, ha tuonato il sopranumerario dell'Opus Dei, vincolato alla castità come un frate, sia pur laico. Forse è vero: sfruttando una posizione di potere che sconfina nell'arbitrio, i favori se li è fatti fare. In fondo è un piccolo commis stracattolico, privo di coscienza civica e convinto che la morale consista in atti di astensione sessuale - ai quali, sia ben chiaro, io credo come alla verginità della Madonna - e che, in un rapporto di servile subordinazione a metodiche spiritualiste, che intersecano l'esoterismo, ci si possano permettere abusi e ruberie, pari a quelle contrabbandate nella mutilazione dello spirito, prima che del corpo, degli adepti. Analoghi, ma diversi riti deformanti, anestetizanti e inavvertiti, vigono nella massoneria. Mi dimetto, solo se riuscirete a dimostrare che io l'ho favorito! Ridaje, fa tutto da se; se la dice e se la canta. Purtroppo, la democrazia, priva dei suoi partiti di riferimento, delle masse operaie ormai scompigliate dalla finanza senza fondamento, dai sindacati impotenti - in verità, uno solo: la CGIL, gli altri sono complici e opportunisti, langue, esanguee confinata nella testimonianza retorica e, al massimo culturale, dove, si sa, non si trovano soldi, né finanziamenti pubblici, ormai estinti, tanto che, gli organi di informazione e di formazione sono solo quelli che riescono a pagarsi i costi di gestione, quelli, cioè, mancando in Italia gli editori puri, che sono corifei di interessi economici. Roberto Saviano, sulla 7 sta raccontando che la Mafia non dona, prende, distrugge ogni critica e inibisce la conoscenza e il dibattito e che, spesso, investe, riciclando denaro, in attività industriali e bancarie, distruggendo i concorrenti dei propri complici. La Mafia è un concetto che Falcone e Borsellino hanno reso concreto, dimostrando che, questa realtà si può aggredire. Ma di mafia, purtroppo, è intrisa la società economica italiana.

Il mio regno non è di questo mondo.

Dunque, è stato il maggiordomo. Una categoria conformista e fedele che illude i beneficiari delle servizievoli cure, ma che, in fondo al cuore, conserva un barlume di indipendenz di giudizio e di sano spirito critico. La materia del diavolo. Il giorno prima era stato licenziato il Governatore dello I.O.R., la banca del Vaticano, non più ritenuta sicura dai grandi advisors internazionali che, per evitare di rimanere invischiati in riciclaggi ed evasioni tributarie avevano chiuso i loro conti di corrispondenza con la banca che già fu di Marcinkus. Era maggiordomo del Papa anche il papà di Emanuela Orlandi; a suo tempo si legò la scomparsa della ragazzina all'intimità "diplomatica" del camerlengo con il Pontefice. Ma forse è stata tutta una montatura che solo la "fede" ha sviato dalle giuste traiettorie investigative. Almeno di quelle giornalistiche. Cosa avrebbe fatto Paoletto, che esce di casa ogni mattina alle 5 per essere al capezzale del Papa, vestirlo e servir messa nella sua cappella privata? Avrebbe intercettato una serie di lettere, indirizzate al Benedetto di turno o al suo Segretario di Stato, Barbera Bertone, passando per il suo badante interessato alla porpora, tale Georg. Le lettere sono di una banalità sconcertante e non rappresentano motivo di meraviglia per chiunque non sia interessato ad alimentare una polemica che, però, è evidentemente in atto, internamente ed esternamente al colonnato del Bernini. Ciò che trova documentale conferma è il tono untuoso, mellifuo, ipocrita della vita di Corte, di qualunque Corte, direi. Sono autogiustificazioni, accuse trasversali a correnti prelatizie. Da molti anni, gli Apostoli di verità, senza ricorrere a giornalisti d'inchiesta, pubblicano i retroscena dell'humus curiale per i tipi delle edizioni Kaos. Non è una novità: ben più grave, moralmente, fu il servizio fotografico che il medico personale di Pio XII realizzò al capezzale dell'agonizzante e controverso Pontefice. Di Giovanni Paolo I si dice che sia stato soppresso "nella culla", prima di mettere in atto una radicale riforma della Curia, di Giovanni Paolo II, che si sia servito di triangolazioni finanziarie per fomentare un sindacato anticomunista in Polonia. In fondo, Shakespeare avrebbe trovato elementi per testi drammaturgici, negli attuali sacri palazzi, come ne trovò, a bizzeffe, nella Corte elisabettiana. Il maggiordomo, custodito in un loculo, una ex segreta nobiliare ( il Vaticano ospita i Principi ecclesistici e i loro famigli che, porprio per il fatto di essere dei famigli, sono sempre potenzialmente colpevoli ) di quattro metri per quattro, tace e, per ingannare il tempo, fare training autogeno e sottrarsi all'inquisizione degli inquirenti, prega. Il Capo della Polizia vaticana è un ex dirigente del SISMI, il servizio italiano per la sicurezza esterna e pare che la sua funzione sia di investigare la vita privata di tutti i residenti; sta di fatto che, come già faceva in Italia, avrà sicuramente sviluppato una anguillesca abilità nel districarsi fra interessi, potentati e le persone che li rappresentano, per cui, proprio perché uomo mascherato, delle sue assertività non c'è da fidarsi. Eppure, la giustizia, reale, apparente o d'apparato momentaneo, deve comunque trionfare. Più interessante e foriero di dirompenti rivelazioni, è la rimozione del Prof. Gotti Tedeschi dalla Presidenza dello I.O.R. Voluto da Barbera Bertone, da Barbera Bertone scacciato in malo modo. La ragione del contendere pare essere stata la maxi multa per riciclaggio di una tangente che era stata fatta passare per il vaticano, come tante altre volte durante la Prima Repubblica, quando la politica estera italiana era quella della Santa Sede. Scoperto, lo I.O.R era stato rimesso in piazza, dopo lo sputtanamento dell'epoca Marcinkus, comunque confermato nel suo ruolo, fin quasi alla morte, da Wojtila. L'economista aveva voluto introdurre regole antiriciclatorie, speculari a quelle vigenti in Europa e, per di più, retroattive. Questo avrebbe provocato uno scontro mortale con Bertone. Perché provocare il Segretario di Stato? In precedenza, i rapporti fra i due si erano raffreddati perchè Gotti Tedeschi si era messo di mezzo, qaundo Bertone, con i soldi dello I.O.R., che si alimentano di tutta la finanza grigia nazionale di alto livello e di parte di quella internazionale, voleva rilevare il San Raffaele di don Verzé, il Policlinico Gemelli ed altre strutture di cura private per costituire un polo sanitario cattolico di primaria importanza, in competizione con lo Stato, come nell'istruzione. Per asserite ragioni di insostenibilità finanziarie, Gotti tedeschi aveva fatto svanire il progetto del porporato, che ora si sarebbe vendicato. Più interessanti, le analisi di Gotti Tedeschi sull'impoveriemnto dell'Occidente cristiano in rapporto all'Asia indiana e cinese, l'una politeistica, l'altra atea, la certificazione della precarietà finanziaria dopo i risarcimenti alle vittime della pedofilia nelle diocesi nord americane, che ne aveva portato talune al fallimento e che si era accompagnata alla rarefazione delle donazioni all'Obolo di San Pietro. Che dire delle vicende vaticane che si cerca di fissare ( per quanto? ) sui limiti raggiunti, secondo il costume feudale della Corte pontificia? Niente di ultimativo. L'inibizione alla ricerca spregiudicata confinerà i fatti nella necessariamente approssimativa ricostruzione degli storici di questa non originale fase della vita ecclesiale, intesa come vita della Chiesa istituzionale, nella quale, prosaicamente, come ogni altra realtà storica, si bada esclusivamente ai propri interessi.

martedì 22 maggio 2012

Contributi interpretativi.

L'euro è una moneta esposta ad ogni speculazione e priva di possibilità di difesa perché è una moneta “senza Stato”. Su questo sono tutti d’accordo. È stato detto e ripetuto migliaia di volte da quando è iniziata la crisi dei titoli sovrani, ma in realtà era stato detto e ripetuto da economisti ed esperti fino dalla sua creazione: una moneta inventata a tavolino, senza uno Stato che la emetta e che la garantisca, non è mai esistita e non può esistere, non ha senso, non si capisce come possa essere venuta in mente a qualcuno. Nessuno dei politici però ha mai voluto ascoltare una sola parola di critica nei confronti della moneta unica così come non è mai stata ascoltata nessuna parola di critica nei confronti di un progetto privo di qualsiasi principio di realtà come quello dell’unificazione europea. Oggi, però, non si può continuare a fingere che il problema dell’euro siano i conti truccati della Grecia, o il debito della Spagna, dell’Italia o del Portogallo. C’è chi adesso afferma che bisognava fare prima l’unificazione politica e poi quella della moneta, cosa che i politici naturalmente sapevano benissimo; la verità è che è stata fatta la moneta proprio perché l’unità politica non si era riusciti a farla. Si è trattato di un atto di forza spericolato di cui i popoli dovrebbero chiedere i danni ai propri governanti. Gli Italiani poi più di qualsiasi altro popolo in quanto non sono mai stati chiamati a dare il proprio consenso con un referendum e quindi sanno con precisione i nomi e i cognomi dei responsabili della rovina attuale. Ciampi, Prodi, consegnino almeno le loro ricche pensioni alle vedove dei tanti imprenditori e lavoratori suicidi… Visto che la debolezza dell’euro dipende dalla mancanza di uno Stato che lo garantisca e che uno Stato unico europeo così come non esiste oggi non esisterà neanche domani, è in base a questo dato di fatto che dobbiamo fare i conti quando ci si domanda (per la Grecia, ma il discorso vale anche per l’Italia) se convenga uscire dall’euro: la situazione può peggiorare, anzi sicuramente peggiorerà, ma non può migliorare. Il progetto di unificazione dell’Europa era sbagliato in partenza ed è fallito perché è impossibile eliminare i singoli Stati, ossia i singoli “popoli” che li costituiscono, con la loro lingua, la loro storia, il loro carattere e ne abbiamo la prova sotto gli occhi ogni giorno. Cos’è, infatti, facendo un solo esempio, la “testardaggine” della Merkel di cui tanto ci si lamenta, se non il carattere laborioso, tenace, teso sempre al primato, del popolo tedesco che in lei si rispecchia, quel carattere che gli ideatori dell’unificazione europea speravano di riuscire ad imbrigliare proprio annegandolo nell’Unione? Era forte il marco perché c’era dietro il popolo tedesco, nello stesso modo per il quale l’euro oggi ha come riferimento soltanto i titoli di Stato tedeschi. Cosa ne sarebbe dell’euro se fosse la Germania ad abbandonarlo? Non si dica che l’euro le conviene perché guadagna molto negli scambi commerciali o altre motivazioni del genere. La forza della Germania non dipende dalla sua economia (basterebbe a dimostrarlo il modo con il quale è riuscita nella riunificazione con l’Est ad assorbirne tutti i deficit): l’assolutizzazione dei moventi economici è sempre sbagliata come qualsiasi altra assolutizzazione. Purtroppo l’Europa si è consegnata invece proprio al fondamentalismo economico-finanziario, mettendosi nelle mani dei banchieri e delle loro aprioristiche teorie, e non può quindi non affondare così come sta affondando l’Italia perfino governata da un banchiere. Uscire dall’euro senza troppi danni è possibile, anche perché buona parte dei danni li abbiamo già scontati. Abbiamo perso la democrazia, abbiamo perso l’indipendenza, abbiamo perso milioni di posti di lavoro, abbiamo perso la speranza nel futuro, le nostre ricchezze sono nelle mani di banchieri, ossia di folli speculatori che li giocano buttandoli nel buco nero dei derivati. Cos’altro dobbiamo aspettare per tornare alla razionalità e per poter riprendere in mano la nostra vita?

domenica 20 maggio 2012

Primo, non prenderle.

Ieri sera, il Chelsea di Di Matteo è riuscito dove aveva fallito Ancelotti e, prima di lui, Mourinho. E' riuscito a eliminare il Barcellona e e battere il Bayern in casa sua, tirando i suoi rigori sotto la curva avversaria. Pur essendo una squadra dalle spiccate attitudini offensive e manovriere, all'inglese, è riuscito a imporsi con un lento gioco di lesina, che ha volto spesso la fortuna dalla sua parte, ma non del tutto casualmente. Che avesse intenzione di giocarsela lo si è visto, soprattutto, quando, alla fine dei tempi regolamentari, ha chiesto ai suoi sostenitori di intensificare i cori di sostegno. Poi, Cech, il portiere con il ferma mandibola fratturata, con due parate su cinque tiri, ha consentito ai blues di prevalere. All'italiana al 100%. Di matteo, che io non ricordo come calciatore si è rifatto ( inconsapevolmente? ) alla "tattica" catenacciara di Nereo Rocco, a cui è intitolato lo stadio di Trieste: primo, non prenderle. Catenaccio e contropiede era il suo verbo, adottato per vent'anni dall'Italia, clubs maggiori compresi nelle competizioni internazionali e che tante critiche ci ha valso, tanto che ancora ci viene, di tempo in tempo, rimproverato, anche dopo che Arrigo Sacchi innovò radicalmente il nostro gioco, sull'abbrivio degli Olandesi degli anni '70-'80. Quello di Di Matteo e del Chelsea è stato un catenaccio rimodernato, fatto di un filtro impermeabile a centro campo - che mi ha ricordato il modulo di Pioli al Bologna, sinistrato a inizio stagione -, ma anche nelle fasi difensive estreme, questa metodica ha dato i suoi frutti e consentito alla squadra palesemente meno attrezzata di chiudere, anche in extremis, i varchi ed al portietre di esaltarsi in destrezza e attenzione, tranne e non è un caso, sull'iniziativa rimbalzista più banale e "periferica" di tutta la partita. A nche il portiere tedesco, poco o nulla impegnato per tutta la partita, lo imiterà cinque minuti dopo su un bel colpo di testa, ma non irresistibile di Drogba. Adesso Abramovic chiamerà Capello a fare gioco "globale", ma forse non riuscirà a conseguire un risultato come quello apportatogli dall'allenatore meridionale italiano che, come Nereo Rocco, friulano dei suoi tempi, conosce certamente le economie necessarie a sbarcare il lunario nelle situazioni più difficili e a non coltivare complessi di inferiorità verso che è più attrezzato, per prevalere sul quale, come già insegnava Davide contro Golia, la prima regola è non prenderle.

La retorica e i fatti.

Mentre si affastellano le ciacole, che precedono e, purtroppo, accompagnano l'accertamento dei fatti sulla primitiva e crudele tentata mattanza di Brindisi, alle 04,05 di questa mattina, una forte scossa di terremoto ha fatto altre vittime e, come a Brindisi, ne ha poste altre in una situazione di dolore e, potenzialmente, di morte o di invalidità. Qualcuno, indenne, è morto di paura. Basta uno scotimento e, con le mura, nuovissime o antiche, crollano le nostre presunzioni e le nostre certezze infondate. Per sventura ulteriore, i concitati cicaleggi si ripeteranno. Le vittime sono pretesti per la passerella delle "autorità" e per le più approssimative interpretazioni, che scaturiscono come risposte pre eleborate, di mestiere. Una volta constatato ciò che altri hanno subito, si passerà ad altri argomenti d'attualità e le cose, come si sono crudamente appalesate, saranno rimosse.

sabato 19 maggio 2012

Il senso dele proporzioni.

Poche ore fa, a Brindisi, una povera ragazza è stata uccisa in un attentato prodotto da tre bombole di gas, che sono state fatte esplodere, da un timer tarato sull'ora di entrata a scuola. Se c'era um messaggio da recapitare a qualcuno con quella deflagrazione, è certamente arrivato, ma non sarà certo pubblicizzato. La natura localistica e piccina di un gesto grave e gratuito sta nella rudimentalità della "bomba" e delle tecnologia d'innesco, mentre la cattiveria dimostrata fa parte dell'humus ambientale di certe persone e di certi contesti, non solo brindisini, che, solitamente, vengono celati e mascherati, da una congerie coerente e ipocrita di smancerie sociali. Ancor più fuor di senno è il ciarlare a vanvera dei politici nazionali, della stampa e dei movimenti. Strategia della tensione politica ( con origine a Brindisi? ), strategia della tensione mafiosa ( che nasce da una barbarie verso una scuola brindisina? ). Non si sa, non ci si capacita, eppur si dichiara. Povera bimba, quanta insensibilità nei rozzi omicidi e nei ciarlatani sdegnati. Tutto si farà o, meglio, si dirà di aver fatto, tranne che sanare l'infezione di cui la "bomba" è stata il pus. Anzi, ostentato qualche esecutore, vero o presunto, qualche mandante potrà stringere accordi, a lui favorevoli.

venerdì 18 maggio 2012

Crepuscolo.

Stiamo lavorando, questo pomeriggio, senza la consueta illuminazione dei locali. Tempo fa, mentre mi attardavo nelle ritirate, si è spenta la luce. Dense nuvole in cielo. Tutti segni degli dei? Noi siamo già in modalità crepuscolare e, devo dire, che si sta bene. Forse, in Grecia stanno già riconiando le dracme. In certe cose non è possibile improvvisare..

Motilità e astringenza.

Ci siamo finiti, volenti o nolenti, nella centrifuga dei capitali. Abbiamo detto addio a Lugano. Dopo generazioni, lo Stato è costretto a reclamare il suo. Con moto, eguale e contrario, centripeto, reagiamo all'avertita invasione e riscopriamo il tepore del natio borgo antico. Potessimo ritornare nell'utero materno.. Per sfuggire all'apparir del vero, cominciamo a cedere asset, stringiamo accordi per nuovi appalti societari, suggeriamo di non pensarci, ma "ci siamo in mezzo". Però, finché trarranno guadagni da noi e la getione non sarà "affaticata" da un sindacato, per ora inesistente, questa finanziaria di famiglia e di una ristretta Buona Società, se la terranno e se la terranno cara. Altrimenti, ne dubito. Il nazionalismo finanziario è una contraddizione in termini.

mercoledì 16 maggio 2012

La propaganda langue.

Per la terza volta, in pochi mesi, Moodys ha abbassato anche il nostro rating, come ha fatto per altri venticinque Istituti di credito. Il Credem'a me soffre per questi ridimensionamenti molto di più di quanto non si commuova per i suoi lavoranti e per ogni forma di bisogno finanziariamente impetrata, da imprenditori in difficoltà o da dipendenti in procinto di diventare "ex". Se qualcuno coltiva ancora l'illusione - non si sa mai - che le banche possano assumere una qualche veste sociale, farà bene a ricredersi rapidamente, prima di venir privato dell'ossigeno minimo per continuare a vivere. Il proposito è, anzi, di far rientrare tutte le ditte e le attività per le quali si ritiene, in base ad algoritmi, che possano soffrire merceologicamente degli sviluppi penosi previsti, per loro, nei prossimi mesi. Riportiamo dunque i soldi in cassaforte, in modo da farli trovare inermi e favorirne, in molti casi, il fallimento con lucida preveggenza. Si anticipano, per così dire, le tendenze, come in borsa. Così si restringe ulteriormente la base clientelare, attenti solamente a non invischiarsi in crediti in sofferenza che potrebbero diventare inesigibili e produrre cartolarizzazioni al ribasso, più tardi, troppo tardi. La proprietà - è stato detto, per quel che ci riguarda - è molto dispiaciuta, forse, ha molto sofferto - per la perdita della "A", nella valutazione di Moodys. Questo è l'unico elemento esplicito ( l'intenzione di rientrare tempestivamente dalle esposizioni che rischiano di diventare critiche, accelerandone il processo e il dolore reputazionale, come usano dire ); il resto, molto conciso, è propaganda, nella quale, però, per la prima volta si avvertono delle debolezze, delle incertezze. Ci atterremo rigorosamente - per quel che può valere - ad una concezione eugenetica dell'economia, che, lungi dal cercare di sanare la nostra base applicativa, la restringe, la riseleziona al minimo, nella speranza - o si tratta di qualcos'altro? - che abbarbicandosi ad una platea sempre più piccola di sopravviventi alla crisi, se ne possano evitare gli effetti. Quanto sia realistico è prova affidata ai prossimi eventi. Credo che, alla luce delle generose intenzioni llustrate, la manomissione dell'art.18 della legge 300 del 1970, di cui il 20 prossimo ricorrerà il 42°, sia funzionale a compensare la contrazione ( per noi, banche ) degli affidatari e per le imprese gli effetti dell'inaridimento finanziario. Per gli enucleandi, disoccupazione, sottoccupazione, senza supporti pubblici e previdenziali, incompatibili con il "risanamento" del bilancio dello Stato eurocentrico. Sono, anzi, i cittadini ad essere chiamati a contribuire con il loro sacrificio, allo sforzo di mantenere intatta una ristretta categoria di beneficiari. I pochi, in grado di mantenere un conto in banca, si salveranno con le banche. Ma saranno, gli uni e le altre, nello stesso numero - già ridotto, rispetto a dieci anni or sono - di adesso?

Macropartecipazioni e microtutele.

In quanto primi azionisti privati del maggiore gruppo bancario, è normale che il nostro rating si adegui proporzionalmente e non possa esulare dall'insieme, più periclitante di quanto ancora non si appalesi. Le cause sono storiche e la cura impertita da una autorità aliena, non ne tiene conto. E' storica anche la struttura a fortino del Credem, che si basa sulla gestione di un'elitaria base clientelare, insediamento per insediamento e che si è rafforzata con la proprietà Maramotti, ben rappresentata dal nostro penultimo vicepresidente nel board di Unicredit. Il problema è se questa solidità conservativa e questa solidarietà d'intenti fra la clientela e la gestione finanziaria resisterà ai venti tempestosi, ai quali non siamo climaticamente estranei. Stiamo entrando in un elemento non aduso, rari nantes in gurgite vasto.

martedì 15 maggio 2012

Se il nostro obiettivo è il profitto..

Mettersi in discussione richiede coraggio, l'acquisizione e la sedimentazione di nuovi principi. Spesso è il preludio di una catarsi. Non ne ho mai avuto sentore. Farlo in continuazione, però, mi sembra indice di una grave nevrosi compulsiva che si sfoga in dinamismo. Di questa, invece, osservo i segni quotidiani e inequivocabili. Dichiarare di farlo a fini reddituali, comporta l'involversi in spirali ascendenti e discendenti, che poi risalgono, senza trovare esito e interiore stabilità. Se questo significa mettersi in discussione, è innegbaile che noi facciamo come le volpi d'inverno, che cacciano giorno e notte, per ridursi a rovesciare i contenitori delle immondizie, nei parcheggi.

lunedì 14 maggio 2012

Non lasciamo il solco tracciato

Innovare per conservare, o viceversa, oltre che il succo della contingenza è la conferma di una mentalità che adatta, non senza incongruenze, la grande impresa alla domestica amministrazione, la buona apparenza borghese all'avida sostenibilità. La nostra forma mentis è univoca, dai più prossimi al Vertice della piramide, fino alla Base. Aumentare, quindi, i clienti? Improbabile che lo si voglia. La linea Maginot delle commissioni respinge ogni approccio generico. Solo i domestici o gli affittuari dei nostri Clienti praticano le nostre casse, lasciandoci una parte dei loro miseri salari. Gli occasionali sono rigettati attraverso lo strumento del doppio documento d'identità, che nessuno porta con sé e che li induce a non ripresentarsi. Ai famigli dei Cleinti accreditati non viene richiesto. Sono marchiati idealmente. Incrementare il numero delle aziende? Se non sono in crisi, sono in satnd by. E' un target segnato, come i monatti durante la peste virale. Non tutta l'improvvisa immobilità nazionale è dovuta alla crisi finanziaria in atto; è che, presentendola, le famiglie capitaliste italiane, che su questa base intimista si sentono sicure e che hanno messo da parte i soldini, abbarbicandosi al proprio provincialismo, hanno semplicemente smesso di investire, infilando gli accantonamenti, cospicui, in tutte le cassette di sicurezza disponibili e in tutti i ghirigori societari immaginabili, in Italia e all'estero, in famiglia e fra amici, distribuendosi fra diversi Consigli di amministrazione o trasformando i loro beni, da mobili in immobili e distribuendo generosamente fra parenti e soci, la titolarità dei medesimi. Zona per zona, si coagulano in epicentri bancari dove provocano un'elitaria frequentazione endogena. Per le veicolazioni più complesse ci sono i grandi e compromessi Gruppi creditizi. L'imprenditoria nazionale difficilmente si riprenderà da sé, anzi, lo escluderei proprio, dato che l'investimento pubblico, cioè dei cittadini gabbati, è impedito dalla folle subordinazione ai creditori, del pareggio di bilancio costituzionale, che, oltre ad impedire gli unci investimenti in prima battuta che si praticavano in Italia, ha sancito l'abdicazione alla sovranità nazioanle e modificato in profondità il senso del dettato costituzionale stesso, con tutte le pulcinellesche riserve mentali che ci sono proprie. All'italiana, senza parere. Una sorta di nuova fuga a Brindisi, perlamentare, questa volta. Tornando a noi, che fare? Proviamo a indovinare. Stringi, stringi, lima, lima..proponi servizi e strumenti non originali, ma da noi centellinati secondo necessità aziendal-congiunturali. Diciamocelo, siamo un tutt'uno: siamo un po' fermi, anche come Gruppo tessile di design. E ci va ancora di lusso..di lusso no, almeno sul piano dei dividendi e delle alte retribuzioni. Quindi, tirando a indovinare? Nessun Premio di rendimento al personale. Ma è personale? No, sono accoliti. Intensificazione dello sfruttamento: ad clientes, pedibus calcantibus, fungibilità estrema, ordinario straordianrio, monitoraggio delle transazioni, occhiuto controllo sui tempi di missione esterni, finanche della permanenza al gabinetto, ulteriore contrazione delle pulizie, con segnalazione dei neghittosi che non si dannano per aspergere in diciasette minuti primi e via ripetendosi. Che c'è di nuovo?

sabato 12 maggio 2012

Commiati.

Il saluto a Lucio Dalla è stato imponente e prolungato, ma lui era morto altrove ed era stato rimpianto da lontano. Aveva vissuto ed era onorato con partecipazione, ma, lui, no: era sempre rimasto solo, un'icona idealizzata, con pochi sodali, legati da un ricordo, da un dono,da un ultimo affetto. Il commiato da Maurizio Cevenini è stato commosso e sincero nelle parole, che sono state pronunciate lasciando sullo sfondo la veste pubblica di chi le ha espresse, ma che, evidentemente, erano rimaste inavvertite, tarpate e non erano state partecipate al solitario suicida, perché invischiato nella ritualità ipocrita del gioco politico. Eppure, non penso che la ragione del gesto sia riconducibile alla passione delusa per una dinamica troppe volte dimostratasi mediocre. Dell'uno si è perso il sentimento, dell'altro la compagnia.

Intransigenti transizioni

Bisogna capire cosa sono i terremoti elettorali in Francia, Grecia, Germania, Italia. Anche perché è solo un inizio, e sbagliare giudizio sarà pericoloso. Io credo che abbiano un epicentro comune: si chiama rottura del patto sociale europeo. Chi l’ha prodotta? Una rivoluzione, quella dei banchieri, cioè il passaggio finale, formale, della politica nelle mani della finanza internazionale, di quelli che Luciano Gallino chiama i “proprietari universali”. I popoli europei, raggirati prima e adesso bastonati senza pietà, cominciano a reagire. Per ora confusamente. Ma cominciano a capire. E cosa vedono? Vedono che i partiti tradizionali, tutti, destra e sinistra, cui avevano fatto riferimento negli ultimi cinquant’anni, mancano all’appello. Perché hanno tenuto bordone, hanno taciuto, sono complici. Per questo gli elettori li abbandonano (cominciano ad abbandonarli). Cosa cercano? Risposte semplici, salvifiche. Quelli di destra scivolano verso il nazionalismo, il razzismo, la xenofobia. Emozioni forti, plebee. Quelli di sinistra anelano a, per ora vaghe, piattaforme di buon governo, più partecipazione, più democrazia. Tutti capiscono che le decisioni passano sopra le loro teste. Vanno alle estreme. Più si accentua la crisi, più queste tendenze diventeranno acute, e di massa. E’ la fine del centro. In Italia è Beppe Grillo. In Germania sono i Pirati, i Verdi, la Linke. In Grecia è Syriza e Alba “tragica”. In Francia è Marie Le Pen, e Mélenchon (vincono ancora Merkel e Hollande, perché in Germania e Francia la crisi è ancora poco visibile e là i partiti tradizionali ancora non sono franati). Siamo solo all’inizio. Poi cosa verrà? Se l’offensiva dei banchieri continua, che succederà? Loro, i banchieri, e i loro servi politici e giornalisti, dicono che poi verrà la crescita. Ma la crescita è impossibile senza investimenti. E investimenti non possiamo farne perché abbiamo permesso il pareggio di bilancio in Costituzione. Dunque ci restano due “speranze”: la prima è attingere al mercato internazionale della finanza, indebitandoci ancora di più. La seconda è privatizzare: cioè svendere tutte le proprietà dello Stato. A chi? A coloro che verranno con il denaro inventato al computer. Cioè ai “nove banchieri” che dominano il pianeta Occidente. Il fatto è che, se siamo in questa situazione è perché siamo entrati in una crisi strutturale che non ha uscita. Siamo al capolinea. I banchieri sono diventati rivoluzionari non per caso. La catena di Sant’Antonio si è rotta e loro continuano a strattonarla. Adesso – dopo averci ipnotizzati tutti con il consumismo – si apprestano a costringerci al razionamento (che saranno loro a decidere come farlo). Come se ne esce? Non so, francamente. Ma so che la prima cosa da fare è non pagare il debito usuraio che c’impongono (a tutti gli europei ormai). Secondo mettere fuori legge i derivati e mettere in galera quelli che interagiscono con gli offshore (vere organizzazioni criminali, come coloro che ci portano i soldi). Terzo, nazionalizzare subito le più importanti banche. Keynes si può usare, per qualche tempo, ma non basterà a lungo, perché una crescita infinita in un sistema finito di risorse è impossibile. Questo è appunto il capolinea. Si scende. Comincia una transizione. Ma questa politica, questi partiti, questi maggiordomi, non sono in grado nemmeno di concepirla. Sono pagati per non farla. Allora bisogna mettere mano a un comitato di salvezza nazionale che unisca tutte le forze popolari e che imponga (in base alla Costituzione, fino a che non la aboliranno del tutto) una svolta radicale. Arriva il “nazismo bianco”(ce lo annuncia Tremonti, uno che i nazisti bianchi li conosce bene). Se siamo capaci, bene, se non siamo capaci, peggio per noi.

venerdì 11 maggio 2012

L'opposizione sul continente.

Mentre l'uscita della Grecia dal cappio dell'euro si avvicina a grandi passi, le sovranazionali istituzioni germaniche sentenziano che la loro moneta sopravviverà anche alla mutilazione di questa inerte appendice. Passano successivamente a minacciare l'Italia, per ripiegare su di un errore di traduzione. Non erano in pochi, fra coloro che sono informati o impegnati in studi sociali, a chiedersi cosa ci si potesse aspettare, in un contesto così sofferente e compromesso ed a meravigliarsi della mancanza di azioni "esemplari". L'obiezione era che, in un contesto sovranazionale, i riferimenti organizzativi di una mai spenta fazione armata, venivano a soffrire, per così dire, di provincialismo ed a perdere degli obiettivi su cui coagulare un consenso sotterraneo. Ecco che, in una situazione di rapido ripiegamento sulle condizioni d'esordio del capitalismo e conseguente pauperismo, tornano a colpire e a dichiarare di voler colpire, i gruppi anarchici informali, affiliati alla Federazione anarchica europea. L'anarchia, per definizione non può che essere globale, quindi, quale miglior competitore - come all'epoca di Bakunin a Pontelungo ( vi soggiornò relamente ) - di un ritrovato movimento anarchico, armato ed in opposizione ai simboli ( ma loro dicono agli artefici ) della contro rivoluzione di classe. Gli anarchici sono e si identificano con le classi più disperse, disperate ed emarginate delle società, anche se, purtroppo, soffrono dell'anarchia vera, quella dei potenti, di cui la finanza è insieme frutto e strumento e stanno, forse, ritrovando un ruolo e un'identità nichilista , nella quale difficilmente trascineranno quel che resta della classe operaia, casomai suggestionata dalla Lega prima e dal Grillo imprecante adesso. Resta che, per canali e condotte, a me ignote, di una frequentazione ideale e solidale, stanno ora passando alle azione sanguinarie e innovando, in una situazione sociale più compromessa di allora, la lotta armata delle Brigate rosse e della Rote armee fraction. Nel manifestarsi hanno scelto l'icona di un'anarchica greca in sciopero della fame ed hanno citato altri sette anarchici ellenici, in carcere e ripetutamente - a loro dire - torturati. La Grecia è, anche, terra di tradizionale anarchica che durante le vicende storiche di quel Paese povero, corrotto e sfortunato si è camaleontizzata con i gruppi marxisti ma, soprattutto, trotzkisti, che hanno avuto la loro genesi nella resistenza agli Italiani e ai Tedeschi, come, ritengo, i gruppi armati politicizzati italiani, nella Resistenza armata del fu P.C.I. clandestino. La Grecia è anche emblema della tirannia creditoria delle banche tedesche, camuffate da Governi e rappresentate dalle non elette istituzioni continentali, strangolata per le mene dei pochi e corrotti beneficiari del sistema che li ha resi ostaggio degli stessi interessi coalizzati su scala generale continentale e che è all'origine della disperazione e mancanza di prospettive della stragrande maggioranza della popolazione greca. Fatto salvo che gli anarchici, per la loro impalpabilità e capacità di mimesi, ma anche per il facile rifluire delle loro velleità quando perdono d'attualità, sono sempre i primi indiziati di atti e disordini di cui non si sanno interpretare le cause o di cui si vogliono nascondere gli autori. Spesso, l'anarchia vera, quella del potere, riversa la broda dei suoi atti strumentali sui poveri e piccoli emuli minori, senza che la coerenza interpretativa abbia a soffrirne, perché la verità è sempre un Giano bifronte.

giovedì 10 maggio 2012

Tempeste lacustri.

Mentre la crisi - soprattutto di riferimenti concreti - impazza e i suicidi, per questa causa, sono quotidiani, la strana banca si chiude sempre di più in se stessa. Il suo, sembra l'ansimare di un polipo. L'egoistica contrazione che si propone di escludere la realtà, aliena rispetto all'evasione ed al privilegio di una ristretta borghesia provinciale, sta riproducendo parossismi che lasciano presagire nuovi pretesti persecutori. Al forte richiamo alla coesione reazionaria, fa riscontro l'adesione nevrotica, soprattutto delle categorie "basiche", le più giovani e sacrificate, le più cieche e frustrate. Il rattrappimento irsuto, riconfigura il gioco di squadra in squadrismo nei riguardi di coloro che non possono essere riassorbiti nella uniforme miseria concettuale e morale. All'azione, sempre più ripetitiva, rivolta alla medesima, immutabile consociazione, fa riscontro un accentuato affastellamento di sempre più servili ed improprie incombenze che grava sulle categorie più basse. Si tratta di un gioco magmatico costante, nel quale un circolo di profittatori e di evasori, cerca di riconquistare con violenza, a volte ammantata di buone maniere, più spesso non, quanto ha dovuto temporaneamente tralasciare, tempo per tempo, e di ricompattarsi nella ( auto ) tutela di piccolissimi interessi di bottega. I comportamenti di queste meschine e spesso improduttive figure, per le quali le attività imprenditoriali - quando sussistono - sono lo schermo per le loro speculazioni finanziarie e fiscali, non sono riferiti, conseguentemente, alle contingenze economiche o aziendali: costituiscono, per converso, un metodo di conservazione di un equilibrio involutivo e cautelativo, che si fortifica contro qualsiasi ipotesi di interazione economica e finanziaria.

Rimembranze.

Come una scritta sulla rena, cancellata dalle ondicelle sulla battigia, la vita di un personaggio pubblico, ma anche socievole è stata cancellata da un gesto consapevole, probabilmente molto meditato e combattuto, nella solitudine della prima notte, nei freddi locali della Regione. Maurizio Cevenini aveva compensato con un doppio mandato, in Comune e in Regione, la rinuncia alla candidatura a Sindaco, un ruolo tanto scontato, quando la malattia è sopraggiunta, quanto agognato e spentosi, nelle sue potenzialità, sul limitar del sogno. Il mondo degli apparati è meschino, soprattutto con chi ha un largo seguito e la misura del mondo politico e amministrativo ci è stato mostrato dalle vendette polemiche di una Cinzia Cracchi che hanno provocato la caduta moralistica di un ottimo amministratore e professore, purtroppo per lui, farfallone e cazzocentrico. Il Cev era stato subito criticato per il doppio mandato, così come era stato pesantemente censurato dal Commissario del Partito, Sergio Cofferati, per certe sue creative iniziative. Non credo che, nè Cracchi, né Cofferati rischino di suicidarsi. La carriera del Cev era stata sin dall'inizio contraddittoria: Consigliere del P.C.I. al Quartiere Colli, il cui Presidente era liberale, si era trovato un posto a Villa Villalba, da centralinista, pur essendo laureato, per poi diventarne amministratore e presidente di un comitato sulla sanità privata convenzionata. Ma le sue passioni rimanevano romantiche: la città, la socialità, i matrimoni civili, con i quali certamente aumentava la sua popolarità, anche a domicilio di disabili che sposavano donne straniere. Sempre con un sorriso e un'ironia mai violenta o sentenziosa. Queste passioni, nell'apparato sono state sistematicamente contraddette. Ciò non ostante, dietro impulso della figlia, si era infine candidato e aveva stravinto le primarie, mettendo l'organizzazione del partito di fronte ad un dato di fatto incontrovertibile e creandosi nuove antipatie e qualche rancore, certamente originati prima ancora che dalla contesa di interessi, dalle difformità di sentiemnti e di carattere. Il Cev non odiava, né emarginava chi non la pensava come lui. La dimostrazione sta nella nomina dell'Avv. Foschini, capogruppo del PDL in Comune, da parte della famiglia a garante di parte, in nome della profonda amicizia che li legava. Ma, da questo a scegliere come causa determinante del suicidio le contese e la solitudine degli invidiosi, ce ne corre. Non che non abbiano inciso, ma se hanno potuto far breccia in uno spirito debilitato è perchè hanno potuto, con indifferenza e ignoranza, contare sulla sua consapevolezza che la malattia che lo aveva colpito era la stessa che aveva causato la morte di entrambi i genitori, all'incirca all'età che lui aveva raggiunto. La combinazione casuale dei geni e la combinazione contraddittoria degli eventi nel crogiolo politico che, probabilmente, amava ma non analizzava con il distacco e la freddezza degli altri, hanno congiurato a spezzare la gioia di vivere che, altrimenti, era evidente e ad alterare la nostra programmazione, che ci induce normalmente a vivere, comunque. Qualche relais fondamentale e intimo si è spento. Sterile e insensato è il ricordo cerimoniale delle istituzioni, non quello di chi lo ha apprezzato e gli ha voluto bene. Il motivo ci resterà ignoto, misterioso. Per il Cev e per ciascuno di noi resta valida la consapevolezza che la morte si sconta vivendo. Di altro non ci è dato, né legittimamente, né onestamente di dire.

mercoledì 9 maggio 2012

Ordine e dissoluzione.

L'ordine teutonico, nell'area dell'euro, non è più il riferimento necessario degli altri Paesi fondanti dell'Europa. L'alleato più stretto non c'è più ed è lecito sperare che Hollande impegni il peso specifico della Francia per controbilanziare la pretesa tedesca, condizionata dalla volontà di quell'opinione pubblica, di costringere ciascun membro dell'Unione a comportamenti che gli sono estranei, in via empirica e culturale. La reazione c'è stata. In fondo, l'euro è stato imposto, ma è stato costantemente respinto laddove si sono potuti tenere referendum sull'argomento. Solo Germania, Olanda e Finlandia, una specie di area del marco, non hanno accusato cedimenti nel voler considerare univocamente la politica finanziaria sul continente. L'Inghilterra ha aderito a metà, salvaguardando, non solo la sua moneta, come altri dieci Paesi dell'unione, ma, soprattutto, l'autonomia delle sue decisioni in materia finanziaria, rifiutando così, implicitamente, di limitare il suo spettro d'azione e d'interesse alle politiche di espansione e consolidamento della stabilità tedesca, che di un piano di sviluppo, in realtà non ha bisogno ed a cui non ambisce. La Francia, che, aspirando alla leadership del continente, ha sempre rifiutato di subordinarsi organizzativamente al Patto militare della NATO, di cui ha continuato a fare parte mlitarmente e politicamente, in questa occasione ha stretto un patto strumentale con i rivali per il dominio, che gli elettori, provati dall'austerità a senso unico, hanno provveduto a correggere e a contraddire. L'Italia ha dimostrato e dimostra, per l'ennesima volta di non essere affidabile, coerente e, per questo, arranca al rimorchio delle opzioni prevalenti. Vedremo come si contorcerà ora. I Greci stessi hanno sbattuto la porta in faccia alla Merkel e hanno fatto bene. si sono rifiutati ad una vita di miseria e di sottomissione, per la prima volta, almeno esplicitamente, prodotta dalla prevalenza della finanza sulla vita. Usciranno dall'area dell'euro e ne beneficerà la popolazione, dedita all'accoglienza fuori di Atene, quanto ad Atene è dedita, invece, alla corruzione.

Rivitalizzanti.

Il movimento - un altro - di Grillo è, prima di tutto, un veicolo pubblicitario per il suo creatore ed un'ulteriore declinazione dell'astuzia speculativa italiana. Specula certamente sul vuoto politico, che nessuna alchimia o ingenieristica istituzionale può, né deve, riproporre. I paragoni con il recente passato sono fuor di luogo e non si può pretendere di competere con le, pur insidiose possibilità della rete, attraverso la riproposizione dei vecchi volti, dei consunti - dall'uso - trasformismi. Grillo, le cui difficoltà cominceranno con l'affermazione concreta delle sue liste, se sarà bravo e resistente, durerà alcuni anni. tanti o pochi, non so. finché le sue capacità istrioniche e sceniche, espulse dalla TV, si proporranno sulle piazze, come "comizi dell'arte". Potrà, inoltre, e fare dell'ottima cultura partecipativa e popolare, senza procurare danni particolari alla società, sempre proposta, idealizzata e trasfigurata dai portatori di privilegiati interessi, ma con molto meno acume e capacità di divertire, coinvolgendo.

lunedì 7 maggio 2012

La violenza, nelle sue molteplici declinazioni.

Tutto ricomincia dove aveva avuto inizio quarant'anni fa. Un dirigente dell'Ansaldo è stato ferito ad una gamba, mentre si recava al lavoro. L'Ansaldo è un'azienda meccanica ad alto contenuto tecnologico, che deve la sua floridezza superstite, alla tecnologia militare. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Tutto ricomincia da Genova, città dei carruggi, spelonche e enclaves della Resistenza dell'altro ieri, di ieri e di oggi. Il presidio democratico degli operai, la ripulsa del fu partito comunista, non hanno mai mascherato questa realtà storica, incontrovertibile. Tutto ricomincia, là dove vige il sistema dello sfruttamento organizzato nelle fabbriche, là dove si è creato un proletariato urbano, una classe operaria che sopravvive al suo partito storico, pur degradando nella povertà e nella disoccupazione. Le opportunità per la ripresa della lotta armata risedono nella frammentazione sociale e, conseguentemente, politica di quest'Italia familistica, clientelare, compromissoria e stracciona e, a questo proposito, le prevedibili espressioni scandalizzate di tutto lo spettro politico, questa volta e in questo contesto, non ricompatteranno le masse, i ricchi con i poveri, gli opposti fra di loro. Nella nostra italietta, l'uscita di scena di Berlusconi ha provocato l'implosione e la polverizzazione del PDL, che, evidentemente, era privo di qualsivoglia substrato, come i derivati in finanza. In Grecia è impossibile formare un governo. Personalmente spero che la nuova tornata elettorale sancisca l'uscita dell'Ellade dall'euro. Pochi ne scapiteranno; il popolo ne beneficierà. Alla Francia, il compito di ritessere una trama civile in ambito europeo.

domenica 6 maggio 2012

Digressioni.

Francois Hollande ha rispedito nel limbo dell'opposizione l'arrogante presidente uscente che si era imposto sulla falsariga della reazione più indifferente alle proteste "europee" delle benlieus parigine. La politica di potenza anarchica, l'appiattimento sulle posizioni tedesche, nonostante che la Francia stessa sia coinvolta nella crisi finanziaria, gli hanno alienato la fiducia dei francesi. La Francia non è l'Italia: sa essere rigorosa, ma sa anche opporsi e gode di un'autonomia che riposa sulla cultura. Come la Germania. La civilisation francaise versus la Kultur tedesca. E' lecito sperare che sappia correggere le foie rigoriste e autoconservatitrice della Merkel e che possa favorirne la sostituzione, con un Cancelliere del suo stesso partito, ma più lungimirante e aperto alle esigenze di una collaborazione dialettica. E' una buona notizia, anche se è presumibile che Hollande non sovvertirà la linea europeista di cui la Francia aspira, sul continente, ad avere la leadership, proprio in concorrenza con la Germania, ma è lecito sperare che sappia conciliarla con le esigenze di sostenibilità di tutte la classi sociali, alla luce di quei ritrovati principi dell'illuminismo storico e filosofico, che devono con costanza essere resi disponibili alla conoscenza ed alla coscienza della più vasta area di fruitori e che devono coinvolgere il popolo. In Grecia, per converso, la follia giugulatoria dell'Europa teutonica ha provocato una reazione abnorme e rovinosamente irresponsabile, che ha visto la lievitazione dei movimenti della sinistra più massimimalista e vacua e di un forte movimento neo-nazista, nel Paese che nella resistenza contro l'invasore hitleriano e mussoliniano, seppe perdersi in una resistenza concreta e sanguinosa, quanto epica. Questi bruti sono stati scelti per le loro infami proposte di marchiatura degli albanesi, che fuggono dalla miseria verso una povertà appena più attenuata. Il partito conservatore resta quello di maggioranza relativa, per la paura dei pochi reddituari, da sempre profittatori della primordiale economia greca e, per riflesso identificativo, in quegli strati della borghesia e della piccola borghesia, che si sentono minacciati più nell'immaginario culturale che nella sostanza degradante, ma pur aventi la scusante di non accettare per sè e per i propri discendenti, la decadenza morale in atto, provocata e perpetuata, però, dagli egosimi sedimentati dei privilegiati a cui si apparentano nel voto. La Grecia è prima decaduta nella corruzione, nel clientelismo, nella falsificazione dei dati economici ed ora nella stratificazione dell'attuale rappresentanza sociale. L'Europa, unita solo nella moneta, continua - anzi, ha appena cominciato - nelle sue convulsioni, ma, anche se non per tutti, la speranza di un cambiamento si manifesta.

Non votare. Non è rinuncia, ma presa di coscienza, attuale e temporanea.

Nel pieno della crisi economica e sociale e della devastazione dei diritti e del futuro di lavoratori e disoccupati, improvvisamente compaiono le elezioni amministrative. Viste dal punto di vista della realtà sociale, esse hanno un sentore di truffa.Il Partito democratico, il centro, il partito di Berlusconi, sono stati d’accordo nel portare le pensioni a 70 anni, nel cambiare la Costituzione con la catastrofica misura del pareggio di bilancio, sugli accordi europei con Merkel e Sarkozy, sulla distruzione dell’articolo 18. Sono d’accordo sull’Imu e sulle tasse che vengono imposte sulle buste paga e sulle pensioni. Sono d’accordo su tutte le cose più importanti, eppure i principali partiti che sostengono il governo Monti fingeranno a queste elezioni di scontrarsi, litigheranno per davvero anche per conquistare, in opposizione l’uno all’altro, le amministrazioni. Non vogliamo entrare nel merito delle candidature a sindaco, queste hanno ognuna una propria storia, una propria legittimità. Discutiamo invece proprio del ruolo dei partiti di governo. Un ruolo che prefigura già, in queste elezioni quelle del 2013. Che, se non succede qualcosa, rischiano di essere le più false della storia della Repubblica. Il governo Monti, infatti, sta impegnando già il prossimo governo e quelli successivi nella continuità dell’attuale politica economica. Lo fa con gli accordi internazionali in Europa come il fiscal compact, lo fa con le scadenze della controriforma del mercato del lavoro, con quelle della controriforma delle pensioni, con le liberalizzazioni e le privatizzazioni. E’ ridicolo pensare che questo sia un governo a termine di emergenza. Questo è un governo costituente, che sta preparando il programma anche dei governi futuri, purché ovviamente siano in continuità con esso. Questa continuità può essere rotta solo colpendo elettoralmente tutte le forze che sostengono il governo Monti, creando così un nuovo quadro politico. Un quadro politico che impedisca la continuità di quelle politiche economiche che hanno portato Grecia, Portogallo, Spagna al disastro, l’Italia lì vicino, tutta l’Europa in recessione. Per ottenere questo cambiamento c’è da sperare che, a partire dalla Francia, ci sia una rottura con l’Europa di Monti, Merkel e Sarkozy. E che questa rottura si estenda in tutto il continente. Per questo noi oggi facciamo un appello a non votare tutti i partiti che sostengono il governo Monti. Non votiamoli alle amministrative e prepariamoci a non votarli alle politiche. Non votare e non far votare l’ABC (Alfano, Bersani, Casini) è un mondo concreto per dire no a Monti e alla sua politica disastrosa.