giovedì 31 maggio 2012
Sogni dissolti.
Fabbriche quattrocentesche in frantumi. L'arte che le ha plasmate, deframmentata in macerie, il disegno architettonico cancellato e ridotto alla sua materia inorganica.
Profluvi di dissertazioni, identità immaginate e tramandate per generazioni, si sono degradate in calcinacci.
La natura, nè cattiva, né benevola, si è imposta con ruvida semplicità sulle costruzioni degli uomini, sui calcoli di edificazione e di stabilità che non hanno tenuto conto della furia squilibrata del sottosuolo, che muovendosi per assestarsi su nuovi e secolari equilibri instabili, deve necessariamente distruggere quanto si manteneva da tanto tempo.
Su questo edificheremo.
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