domenica 6 maggio 2012

Digressioni.

Francois Hollande ha rispedito nel limbo dell'opposizione l'arrogante presidente uscente che si era imposto sulla falsariga della reazione più indifferente alle proteste "europee" delle benlieus parigine. La politica di potenza anarchica, l'appiattimento sulle posizioni tedesche, nonostante che la Francia stessa sia coinvolta nella crisi finanziaria, gli hanno alienato la fiducia dei francesi. La Francia non è l'Italia: sa essere rigorosa, ma sa anche opporsi e gode di un'autonomia che riposa sulla cultura. Come la Germania. La civilisation francaise versus la Kultur tedesca. E' lecito sperare che sappia correggere le foie rigoriste e autoconservatitrice della Merkel e che possa favorirne la sostituzione, con un Cancelliere del suo stesso partito, ma più lungimirante e aperto alle esigenze di una collaborazione dialettica. E' una buona notizia, anche se è presumibile che Hollande non sovvertirà la linea europeista di cui la Francia aspira, sul continente, ad avere la leadership, proprio in concorrenza con la Germania, ma è lecito sperare che sappia conciliarla con le esigenze di sostenibilità di tutte la classi sociali, alla luce di quei ritrovati principi dell'illuminismo storico e filosofico, che devono con costanza essere resi disponibili alla conoscenza ed alla coscienza della più vasta area di fruitori e che devono coinvolgere il popolo. In Grecia, per converso, la follia giugulatoria dell'Europa teutonica ha provocato una reazione abnorme e rovinosamente irresponsabile, che ha visto la lievitazione dei movimenti della sinistra più massimimalista e vacua e di un forte movimento neo-nazista, nel Paese che nella resistenza contro l'invasore hitleriano e mussoliniano, seppe perdersi in una resistenza concreta e sanguinosa, quanto epica. Questi bruti sono stati scelti per le loro infami proposte di marchiatura degli albanesi, che fuggono dalla miseria verso una povertà appena più attenuata. Il partito conservatore resta quello di maggioranza relativa, per la paura dei pochi reddituari, da sempre profittatori della primordiale economia greca e, per riflesso identificativo, in quegli strati della borghesia e della piccola borghesia, che si sentono minacciati più nell'immaginario culturale che nella sostanza degradante, ma pur aventi la scusante di non accettare per sè e per i propri discendenti, la decadenza morale in atto, provocata e perpetuata, però, dagli egosimi sedimentati dei privilegiati a cui si apparentano nel voto. La Grecia è prima decaduta nella corruzione, nel clientelismo, nella falsificazione dei dati economici ed ora nella stratificazione dell'attuale rappresentanza sociale. L'Europa, unita solo nella moneta, continua - anzi, ha appena cominciato - nelle sue convulsioni, ma, anche se non per tutti, la speranza di un cambiamento si manifesta.

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