mercoledì 16 maggio 2012

La propaganda langue.

Per la terza volta, in pochi mesi, Moodys ha abbassato anche il nostro rating, come ha fatto per altri venticinque Istituti di credito. Il Credem'a me soffre per questi ridimensionamenti molto di più di quanto non si commuova per i suoi lavoranti e per ogni forma di bisogno finanziariamente impetrata, da imprenditori in difficoltà o da dipendenti in procinto di diventare "ex". Se qualcuno coltiva ancora l'illusione - non si sa mai - che le banche possano assumere una qualche veste sociale, farà bene a ricredersi rapidamente, prima di venir privato dell'ossigeno minimo per continuare a vivere. Il proposito è, anzi, di far rientrare tutte le ditte e le attività per le quali si ritiene, in base ad algoritmi, che possano soffrire merceologicamente degli sviluppi penosi previsti, per loro, nei prossimi mesi. Riportiamo dunque i soldi in cassaforte, in modo da farli trovare inermi e favorirne, in molti casi, il fallimento con lucida preveggenza. Si anticipano, per così dire, le tendenze, come in borsa. Così si restringe ulteriormente la base clientelare, attenti solamente a non invischiarsi in crediti in sofferenza che potrebbero diventare inesigibili e produrre cartolarizzazioni al ribasso, più tardi, troppo tardi. La proprietà - è stato detto, per quel che ci riguarda - è molto dispiaciuta, forse, ha molto sofferto - per la perdita della "A", nella valutazione di Moodys. Questo è l'unico elemento esplicito ( l'intenzione di rientrare tempestivamente dalle esposizioni che rischiano di diventare critiche, accelerandone il processo e il dolore reputazionale, come usano dire ); il resto, molto conciso, è propaganda, nella quale, però, per la prima volta si avvertono delle debolezze, delle incertezze. Ci atterremo rigorosamente - per quel che può valere - ad una concezione eugenetica dell'economia, che, lungi dal cercare di sanare la nostra base applicativa, la restringe, la riseleziona al minimo, nella speranza - o si tratta di qualcos'altro? - che abbarbicandosi ad una platea sempre più piccola di sopravviventi alla crisi, se ne possano evitare gli effetti. Quanto sia realistico è prova affidata ai prossimi eventi. Credo che, alla luce delle generose intenzioni llustrate, la manomissione dell'art.18 della legge 300 del 1970, di cui il 20 prossimo ricorrerà il 42°, sia funzionale a compensare la contrazione ( per noi, banche ) degli affidatari e per le imprese gli effetti dell'inaridimento finanziario. Per gli enucleandi, disoccupazione, sottoccupazione, senza supporti pubblici e previdenziali, incompatibili con il "risanamento" del bilancio dello Stato eurocentrico. Sono, anzi, i cittadini ad essere chiamati a contribuire con il loro sacrificio, allo sforzo di mantenere intatta una ristretta categoria di beneficiari. I pochi, in grado di mantenere un conto in banca, si salveranno con le banche. Ma saranno, gli uni e le altre, nello stesso numero - già ridotto, rispetto a dieci anni or sono - di adesso?

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