domenica 20 maggio 2012

Primo, non prenderle.

Ieri sera, il Chelsea di Di Matteo è riuscito dove aveva fallito Ancelotti e, prima di lui, Mourinho. E' riuscito a eliminare il Barcellona e e battere il Bayern in casa sua, tirando i suoi rigori sotto la curva avversaria. Pur essendo una squadra dalle spiccate attitudini offensive e manovriere, all'inglese, è riuscito a imporsi con un lento gioco di lesina, che ha volto spesso la fortuna dalla sua parte, ma non del tutto casualmente. Che avesse intenzione di giocarsela lo si è visto, soprattutto, quando, alla fine dei tempi regolamentari, ha chiesto ai suoi sostenitori di intensificare i cori di sostegno. Poi, Cech, il portiere con il ferma mandibola fratturata, con due parate su cinque tiri, ha consentito ai blues di prevalere. All'italiana al 100%. Di matteo, che io non ricordo come calciatore si è rifatto ( inconsapevolmente? ) alla "tattica" catenacciara di Nereo Rocco, a cui è intitolato lo stadio di Trieste: primo, non prenderle. Catenaccio e contropiede era il suo verbo, adottato per vent'anni dall'Italia, clubs maggiori compresi nelle competizioni internazionali e che tante critiche ci ha valso, tanto che ancora ci viene, di tempo in tempo, rimproverato, anche dopo che Arrigo Sacchi innovò radicalmente il nostro gioco, sull'abbrivio degli Olandesi degli anni '70-'80. Quello di Di Matteo e del Chelsea è stato un catenaccio rimodernato, fatto di un filtro impermeabile a centro campo - che mi ha ricordato il modulo di Pioli al Bologna, sinistrato a inizio stagione -, ma anche nelle fasi difensive estreme, questa metodica ha dato i suoi frutti e consentito alla squadra palesemente meno attrezzata di chiudere, anche in extremis, i varchi ed al portietre di esaltarsi in destrezza e attenzione, tranne e non è un caso, sull'iniziativa rimbalzista più banale e "periferica" di tutta la partita. A nche il portiere tedesco, poco o nulla impegnato per tutta la partita, lo imiterà cinque minuti dopo su un bel colpo di testa, ma non irresistibile di Drogba. Adesso Abramovic chiamerà Capello a fare gioco "globale", ma forse non riuscirà a conseguire un risultato come quello apportatogli dall'allenatore meridionale italiano che, come Nereo Rocco, friulano dei suoi tempi, conosce certamente le economie necessarie a sbarcare il lunario nelle situazioni più difficili e a non coltivare complessi di inferiorità verso che è più attrezzato, per prevalere sul quale, come già insegnava Davide contro Golia, la prima regola è non prenderle.

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