lunedì 28 maggio 2012

La giustizia dopo il Muro

Sembra innegabile che l'iniziativa giudiziaria, dopo un cinquantennale letargo durante la Prima Repubblica, quando si era organizzata in correnti, abbia assunto la veste del maglio demolitore degli asetti di Governo, poco dopo la caduta del Muro di Berlino e il dissolvimento dell'ipotesi comunista in Italia, quando cioè, si sono create le condizioni per aggredire il notorio malaffare che aveva caratterizzato l'inamovibile classe politica nazionale, sedimentando, nel ruolo, anche l'opposizione. Allo smantellamento del fronte conservatore degli interessi costituiti ha corrisposto la sua trasformistica sostituzione con una serie di cangianti movimenti trasformistici, incompetenti e autoreferenziali, che, escluso il breve interregno prodiano, controverso, ma non contrassegnato da incompetenza, hanno contribuito a portare la Repubblica sull'orlo del fallimento finanziario, mentre le oligarchie si arricchivano. Il fenomeno, che era rimasto inibito per tutto il periodo berlusconiano e anche durante gli interregni di centro-sinistra, si ripropone ora, sconfinando anche in Vaticano, per i condizionamenti moralizzatori del costume tedesco, egemone in Europa. I sussulti sono però più nefasti di quelli del terremoto e stanno sconcertando tutto o quasi il corpo elettorale, esponendoci a nuovi show alla Fregoli, che, mentre la calsse media frana, rischiano di impoverirci sempre di più. L'inadeguatezza e l'ignoranza della superstite classe politica sono evidenti, ma il processo di sostituzione e auspicabilmente di riqualificazione saranno lenti e contraddittori e, potenzialmente foriero di sprofondamenti mediterranei che rischierebbero di isolarci nei confronti dell'area più dinamica ed evoluta del Continente. Stiamo navigando, ma fra i marosi.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti