venerdì 28 febbraio 2014

L'estraneità dei valori.

Breve passeggiata preserotina nella libreria Feltrinelli di Porta Ravegnana. Poche le novità: vengono spacciate per tali numerose riedizioni di testi classici in veste economica. E' comunque picevole incontrare, come ogni volta che vi capito, tante persone intente alla disamina degli argomenti e altrettante in fila con più libri nella gerla. Altre volte mi era capitato di assistere o solamente di sentire le grida di contestazione all'esterno, non rivolte alla libreria cinquantenaria bolognese, ma verso la realtà rifiutata, locale e internazionale. Questa volta il mini corteo si è invece svolto all'interno dei ristrutturati locali. Alcuni giovani, ragazzi e ragazze, denunciano l'intervento della polizia, chiamata dai responsabili dell'emporio di vendita, durante un tentativo di autoriduzione intervenuto in mattinata. Ritorno improvvisamente indietro di tanti decenni, quando l'autoriduzione dei conti nei ristoranti, nelle sale cinemtografiche e in ogni altro luogo di ritrovo, era consuetudine di una certa sinistra extraparlamentare. Voci che gridano nel deserto di un proletariato inestinguibile. Non importa che molti di loro non siano dei proletari. Questi ragazzi, che srotolano un gonfalone in prossimità delle casse, che loro stessi fotografano con i cellulari, invocano lo sconto per il movimento "pane e lettura", alla cui richiesta, negata, di sconti a loro riservati, sarebbe corrisposto il presidio dei celerini in seduta antisommossa e, forse, l'inagibilità sopravvenuta delle porte d'accesso di via Rizzoli. Il personale, come gli astanti, non fa una piega, continua a fare il suo lavoro e, neutrale, ma neppure partecipe; anche quando i dimostranti sono usciti, non commenta. D'altra parte i librai sono dei giovani e meno giovani laureati in lettere che sbarcano il lunario per pochi soldi e lunghissimi orari e non hanno motivo di essere ostili al ridotto manipolo degli autoriduzionisti, se questi, a loro volta, li ignorano e non importunano i clienti, che, a loro volta, hanno accolto l'invasione temporanea come un contributo, forse alla memoria. Un bambino di pochi giorni, in braccio alla mamma, si è prodotto, "nel tumulto", in uno sbadiglio con stiramento verticale, che è stato tutto un programma sui parallelismi della condizione umana. Ancora precari, chi per una sola stagione, chi per sempre, in un luogo deputato alla rappresentazione investigativa delle vite, alla saggistica separata sulle e delle vite medesime, impossibilitati a vivere le proprie e contrastati nel leggerne le descrizioni, traspositive della loro condizione, perché il listino degli sconti delle "ultime" edizioni, riesumate per essere riproposte, testimoni che la condizione umana non muta , sono riservate ai consumatori con reddito e non prevedono cultura nei giovani proletari. Uscendo dalla libreria scorgo il presidio residuo di un cellulare dei carabinieri, con quattro giovanotti, apparentemente sperduti e intimiditi, forse stupiti di dover salvaguardare la cultura mercenaria, di cui intuiscono la strumentalità, ma della quale sfuggono loro i possibili contenuti. Perché piantonare il sacrario di questi incomprensibili nichilisti? Perchè "dieci scornacchiati" rivendicavano lo sconto su quel seme di disordine e di confusione che è la cultura? Nell'incertezza, due manganellate non si negano a nessuno.

mercoledì 26 febbraio 2014

La differenza inconfondibile.

Fra i tanti paradossi della rappresentazione quotidiana di un canovaccio senza soggetti, c'è anche quello di dover corrispondere con sincerità alle facili provocazioni che vengono dal fronte degli sfruttatori riguardo a chi ha smesso di tutelare il lavoro, per porsi in una prospettiva, equivoca e comunque di lungo termine: il sindacato. Pur di sottoscrivere un accordo qualunque, i sindacati hanno, negli ultimi decenni, assecondato ogni processo di ristrutturazione padronale, anche del salario, senza ottenerne ovviamente nulla in cambio, se non la sussistenza sul piano politico, riferimento principale di questi enti non riconosciuti e bussola di ogni loro (dis)orientamento. Voler subordinare la prassi sindacale a precisi riferimenti politici ha un senso ( opinabile ) quando la politica ha il vento in poppa e le classi lavoratrici rappresentate possono inscrivere le loro strategie rivendicative e far valere il peso del numero e della riserva di voti. Ma quando la politica è depotenziata e non più in grado di guidare la rotta delle classi lavoratrici, per una più equa ripartizione del reddito, ecco che i sindacati si trovano paralizzati, impotenti ed isteriliti e cercano un'improbabile appeasement sulle strategie, per forza di cose, speculative delle aziende. Così facendo, negli ultimi anni, si sono ritrovati privi di interlocutori e carenti di rappresentanza, tanto che adesso vagheggiano la creazione di macro aree di rappresentanza che coagulino più province, in rapporto alla rarefazione delle maestranze impiegate ed anche dei marchi di fabbbrica che hanno ammainato i loro gonfaloni. Come non vedere e, quindi, come negare che il mondo sindacale sta mutando in un patronato sociale, dopo essere diventato da tempo una ridda di servizi fiscalmente facilitati, nel quale la normale rappresentanza delle classi subordinate è stata sostituita dall'assistenza previdenziale e dalla contrattualistica – in supplenza, come per molte altre cose, pagate secondo tariffari precisi, in grado di intercettare onnicomprensivamente tutte le involuzioni, riduzioni e creazioni di rapporti di lavoro, che i contratti atipici e la precarietà d'impiego hanno creato. Il mantenimento di istituti, sempre meno onerosi, di smaltimento di personale attraverso la sua proletarizzazione, è stato sbandierato come un successo, quanto meno di tenuta dei sindacati stessi, nonostante, ogni volta, sia stato ricontrattato a cifre da neoproletariato di suburbio, che costituiscono anche la base retributiva riservata alle nuove assunzioni. La stessa competitività a metà strada fra la soppravvivenza e la stretta giugulatoria verso le imprese finanziariamente in crisi ( condizione alla quale non sempre corrisponde la debolezza tecnica o tecnologica, priva di valorizzazione, se sussistente, a seguito della finanziarizzazione dell'economia ), provoca ristrutturazioni e dispersioni di mano d'opera, prima che le imprese, così depauperate, siano assimilabili da quelle monetariamente più forti, in un cupio dissolvi di mancanza di contenuti. D'altra parte, da tempo, le imprese vanno in piazza, mentre i sindacati vi latitano. Come se non bastasse, tutto questo prospetta un trattamento gravemente ridimensionato del regime pensionistico, tanto da rendere assolutamente sconsigliabile l'abbandono precoce del lavoro, che le aziende caldeggiano, come attestato dalla sua crisi accertata dei conti dell'I.N.P.S., che ha perso la possibilità di far fronte agli oneri previsti, se non in termini pesantemente ridotti. In questo sporco gioco, ammantato di ideali depotenziati, ciascuno persegue il proprio interesse e, quindi, non bisogna abdicare al proprio, rendendosi sordi alle parabole e attenti all'empiricità dei dati. Se gli asset migliori saranno salvaguardati ( non diamolo per scontato prima di constatarlo ), si cercherà di rendere superflue molte figure attualmente inserite nelle aziende, veicolandone l'impiego verso i segmenti da abbandonare, per offrire infine a queste figure depresse e private del loro lavoro sostanziale, delle tabelle di mantenimento da discount alimentare, mentre in ogni ambito della vita civile(?) la ragionieristica presiede alla conservazione di ogni ambito di rendita, accantonata con spirito da formica, ma anche con ogni sotterfugio. Anche su questo, tranne che nelle dichiarazioni, i sindacati latitano. Sono quindi complici e responsabili di subordinata correità. Ma nonostante il fatto che, in questa fase storica, la loro inattendibilità sia evidente, bisogna considerare che l'azione di ridimensionamento e regressione sociale non viene portata direttamente avanti dalle organizzazioni del tribunato della plebe, ma dalla solita controparte datoriale che, oggi, non trova nessuno a contrastarla. Il sindacato, sempre, per sua natura, riformista, non è un'entità metastorica e la constatazione che oggi non valga la pena di frequentarlo, non toglie che, in questo tipo di società, cioè da circa tremila anni, non è stato escogitato nessun altro nucleo di rappresentanza sociale per le classi subalterne, la cui subalternità non si riduce al panem et circenses ( casomai più circenses che pane ), con cui, molte volte, soprattutto in ambienti piccolo- borghesi, lo si confonde, fornendogli pretesti, con obiezioni leggere, per il suo sostanziale, attuale disimpegno. Ma, pur essendo facile e scontato, prendersela con la parte debole e inefficace della forbice che, volenti o nolenti, coincide con la propria, non bisogna perdere di vista il competitor naturale del lavoratore, al quale ci si può solo prostituire, in forme modulate, ottenendone, in rari casi, mortificanti e limitate, in tutti i sensi, gratificazioni, dato che il suo scopo è comunque di prendere e di dare, al massimo, ciò che non lo coinvolge, nè gli interessa.

domenica 23 febbraio 2014

La ballata degli impiccati.

Sta cercando di prendere piede una concezione , in base alla quale, la società dovrebbe diventare un'impresa, costituita da imprese, che non corrisponderebbe più a quella precedente dei soggetti produttivi delle società industriali. Non mancano certo le descrizioni dell'uomo ipermoderno, incerto, flessibile, precario. Per molto tempo, il soggetto occidentale è stato sottoposto a regimi normativi e registri politici, insieme eterogenei e conflittuali gli uni rispetto agli altri: la sfera del costume e della religione, la sfera della sovranità politica, la sfera degli scambi commerciali. Questo soggetto viveva quindi in tre spazi diversi: quello delle occupazioni e delle credenze, quello degli Stati nazionali e della comunità politica, quello del mercato monetario del lavoro e della produzione. Tale ripartizione è stata fluida fin dall'inizio e la posta in gioco dei rapporti di forza e delle strategie politiche consisteva proprio nel fissarne e modificarne le frontiere. Risultano sfuggenti le progressive modificazioni dei rapporti umani, le trasformazioni pratiche indotte dalla nuova economia, gli affetti soggettivi delle nuove relazioni sociali nello spazio commerciale e delle nuove relazioni politiche nello spazio della sovranità. Le democrazie liberali sono state sistemi dalle tensioni molteplici e dalle spinte divergenti, che consentivano, entro certi limiti, un funzionamento eterogeneo del soggetto, ovvero assicuravano, al contempo, la separazione e l'interconnessione delle diverse sfere della vita. Due grandi spinte parallele sono coesistite: la democrazia politica e il capitalismo. Il prodotto-uomo si è sdoppiato: il cittadino con i suoi diritti inalienabili e l'uomo economico guidato dall'interesse. L'uomo fine e l'uomo come mezzo. Lo sviluppo di questa modernità ha, per ora, sancito uno squilibrio verso il secondo polo. Lo spiegamento di una logica generale dei rapporti umani, sottomessi alle regola del profitto massimale. Ebbene, con l'urbanizzazione, la mercificazione dei rapporti è stata uno dei fattori più potenti dell'emancipazione dell'individuo dalle tradizioni, dalle radici, dall'attaccamento familiare e dalle personali fedeltà. Ne derivano una libertà soggettiva, al prezzo di una nuova forma di assoggettamento alle leggi impersonali e incontrollabili della valorizzazione del capitale. La forma generale ne è stata la contrattualizzazione. I contratti si sono sostituiti alle forme dell'alleanza e della filiazione, alle vecchie forme della reciprocità simbolica. Il contratto è diventato il soggetto di tutte le relazioni umane. Ma ecco che a questi rapporti associativi tra persone dotate di diritti inalienabili, si affiancano processi di normalizzazione e di tecniche disciplinari, a costituire un dispositivo d'efficienza. Si sono quindi ideati ed applicati i modelli di educazione dello spirito e di controllo del corpo, di organizzazione del lavoro, di abitazione, di riposo e di svago, funzionali all'ideale adattativo dell'uno, al contempo individuo calcolatore e lavoratore produttivo. E' il dispositivo d'efficienza ad aver fornito alle attività economiche le risorse umane necessarie, ad aver prodotto senza sosta le anime e i corpi adatti a funzionare nel circuito della produzione e del consumo. Il dispositivo d'efficienza è consistito in una gestione delle menti. Il governo delle risorse aziendali, residuo rigenerato di strutture totalitarie, vuole penetrare fino al pensiero o sostituirsi alla sua assenza, per accompagnarlo, orientarlo, stimolarlo, educarlo. Il metodo si fa obliquo, la legislazione indiretta, destinati a pilotare gli interessi. Il constructum è una macchina idealmente autonoma che trova in ogni soggetto un ingranaggio pronto a soddisfare i bisogni della catena complessiva. L'ingranaggio va fabbricato e costruito. Bisogna, a questo scopo, che il potere si ridefinisca come essenzialmente produttivo, come uno stimolatore della produzione, i cui limiti saranno definiti solo dagli effetti della sua azione sulla produzione. La prassi del costruendo sistema consiste nella sorveglianza di ciascuno da parte di tutti e di tutti da parte di ciascuno, E' un modello totalitario che non consente autonomie ed è identico a quello in essere nel mondo comunista prima della sua implosione, un'eterogenesi, nel nostro mondo capitalistico, superstite formalmente solo negli istituti libertari e democratici della società civile, che, però, in rapporto all'impoverimento culturale, richia di diventare sempre più, una società regolamentare esogena. Il corollario del controllo combinato è l'intensificazione degli sforzi e dei risultati e la minimizzazione delle spese=legge dell'efficienza. Fabbricare uomini utili, docili, censori dei "devianti". Ma l'utilitarismo non è venuto a capo della pluralità interna al soggetto, come della separazione delle sfere alle quali corrisponde tale pluralità. Il principio di utilità, la cui intenzione omogeneizzante è implicita, non è riuscito ad assorbire tutti i discorsi e tutte le istituzioni. Oggi, per la parte sociale di nuovo prevalente, tenta di coagulare la pluralità del soggetto e la separazione delle sfere pratiche e giuridiche. Fino ad oggi, l'utilitarismo non si è imposto incontrastato. I principi sono rimasti misti e già alla fine del XIX secolo, nelle relazioni economiche sono comparse considerazioni sociali, diritti sociali, politiche sociali che si sono confermate per quasi tutto il secolo XX ed hanno limitato la logica accumulatrice del capitale. L'attuale momento neoliberista è caratterizzato dall'omogeneizzazione degli individui intorno alla figura dell'impresa. Il problema, lo scopo, è governare un essere la cui soggettività deve essere integralmente coinvolta nell'attività che gli è assegnata. Non si tratta di disconoscere che l'uomo, nel lavoro, resta pur sempre un uomo che non si riduce allo stato di oggetto passivo, quanto di vedervi il soggetto attivo che deve partecipare totalmente,impegnarsi pienamente, dedicare tutto se stesso all'attività professionale. Il coinvolgimento personale deve essere completo. E' una nuova forma unitaria di totalitarismo, analoga, come si è detto, a quella dei sistemi collettivisti del secolo scorso che avevano bisogno per funzionare di una "reductio ad unum", conservata solo con la forza e la delazione, con la sua pretesa di controllo capillare sugli individui e non contraddittoria, non incompatibile con la sua organizzazione oppressiva, come il caso cinese, nell'eterogenesi dei fini, attesta e, nell'ambito del quale, anzi, impedisce la deframmentazione sociale e politica che che ha invece comportato in Europa, per decenni, al frantumarsi del blocco sovietico, dando luogo anche a nuove, autonome nazionalità. L'obiettivo del nuovo potere risiede nella volontà dell'individuo di realizzarsi nel nuovo potere medesimo che si vuole portare avanti, imporre. La motivazione che anima il collaboratore dell'impresa, è, in sostanza, il desiderio, sotto tutti i nomi che gli si possono attribuire. Chi desidera non è solo il punto di applicazione del potere, è la propaggine dei dispositivi di controllo dei comportamenti. Perchè lo scopo delle nuove pratiche di costruzione e di gestione del soggetto è di far sì che l'individuo lavori per l'impresa come farebbe per se stesso, sopprimendo ogni senso di alienazione e ogni distanza fra l'individuo e l'impresa che lo assume. Costui deve migliorare la propria efficienza, intensificare i propri sforzi come se l'autocontrollo fosse spontaneo, come se questa condotta fosse imposta dall'interno. Le tecniche dell'impresa di se stessi arrivano al colmo dell'alienazione pretendendo di sopprimere il sentimento dell'alienazione. Il desiderio del soggetto è il desiderio dell'Altro. Questo è reso possibile da tecniche raffinate di motivazione, incentivo e stimolazione. La governabilità imprenditoriale dipende da una razionalità inglobante che presume di descrivere e di assegnare le aspirazioni e le condotte, di prescrivere le modalità di controllo e di influenza che devono essere esercitate e adottate uniformemente. La razionalità neoliberista produce il soggetto di cui ha bisogno servendosi dei mezzi per governarlo, affinché si comporti davvero come un'entità in competizione, che deve massimizzare i risultati e assumersi la totale rsponsabilità di eventuali fallimenti. Ma gli obiettivi non se li pone; gli vengono imposti. Questa forma di governo di sé, in questa nostra era neoliberista, si chiama "impresa". L'impresa è presentata con asfissiante sistematicità, come il luogo di maturazione dell'individuo, come l'organismo nel quale possono finalmente congiungersi il desiderio di realizzazione, il benessere materiale, il successo commerciale e finanziario della "comunità" di lavoro. In realtà, la moderna gestione degli uomini è accompagnata dall'adozione di tecniche volte a produrre forme di assoggettamento nuove e più efficaci. Codeste, per quanto nuove, sono impregnate della più sorda e classica delle violenze sociali, caratteristiche del capitalismo: la tendenza a trasformare il lavoratore in semplice mercanzia. L'erosione progressiva dei diritti riconosciuti al lavoratore, l'insicurezza instillata nei salariati tramite le "nuove" forme di occupazione precarie, provvisorie e temporanee, l'indebolimento del potere d'acquisto, sono altrettanti elementi che hanno rafforzato considerevolmente la dipendenza dei lavoratori dai loro datori di lavoro. In un contesto di paura sociale, l'adozione del neo-management nelle imprese è stata molto più facile. Il modellamento al quale gli individui vengono sottoposti, li prepara a sopportare le condizioni che vengono loro imposte. Essi stessi contribuiscono, con il loro comportamento, a inasprire e cristallizzare tali condizioni. E' importante evidenziare fino a che punto l'apologia dell'incertezza, della reattività, della creatività, favorisca l'adesione dei lavoratori salariati al modello "connessionista" del capitalismo. Ma limitarsi a questi aspetti significa considerare soltanto l'immagine seduttrice e strettamente retorica delle nuove modalità di potere, sottovalutare l'aspetto propriamente disciplinare del discorso manageriale e prendere troppo alla lettera il suo argomentario. A questa sottovalutazione corrisponde la sopravvalutazione dell'ideologia della "crescita" in una tesi assai unilaterale, mentre quello che emerge sempre di più nella "evoluzione" in atto nel mondo del lavoro è l'importanza decisiva delle tecniche di controllo nel governo delle condotte. Non siamo usciti dalla "gabbia d'acciaio" dell'economia capitalistica, anzi, a ciascuno viene imposto di costruire per proprio conto, una piccola gabbia d'acciaio individuale. L'impresa è presentata come il luogo ideale di tutte le innovazioni, del cambiamnmento permanente, che altro non è che il rilancio continuo della competitività accumulatoria, dell'adattamento continuo alle variazioni del mercato, della ricerca dell'eccellenza. Viene così imposto al soggetto di conformarsi interiormente, con un lavoro costante su se steso. Deve badare costantemente ad essere il più efficiente possibile, a dimostrarsi totalmente dedito al proprio lavoro, a perfezionarsi in un continuo apprendistato, ad accettare la sempre maggiore flessibilità richiesta dai cambiamenti incessanti di scenario. Le tecniche di gestione: valutazione, progetto,normalizzazione delle procedure, permettono di oggettivare l'adesione dell'individuo alla norma di condotta che gli è imposta, di valutare tramite griglie e altri strumenti di indebita registrazione, il suo coinvolgimento soggettivo, pena situazioni arbitrarie, quali la riduzione del salario e, possibilmente, il licenziamento. Sotto il totale arbitrio di categorie di una gerarchia, sempre favorita nella carriera e nei riconoscimenti economici, incaricata di manipolare categorie che falsificano l'obiettività della misura delle competenze e delle prestazioni, riducendole ad un cottimo dissimulato. L'attendibilità della misura, anzi la sua inattendibilità, è strumentale ad esercitare un potere in profondità sul soggetto, invitato ad offrirsi senza riserve, a superare se stesso per l'impresa, a "motivarsi" sempre di più per meglio soddisfare il cliente, costretto dunque a dimostrare il proprio coinvolgimento personale nel lavoro. La razionalità imprenditoriale presenta l'incomparabile vantaggio di riunire tutte le relazioni di potere nella trama di un unico discorso. Il lessico dell'impresa cela in se un alto potenziale di unificazione dei diversi regimi di esistenza, l'impresa non è solo un modello da imitare, ma anche un'attitudine da stimolare, un'energia potenziale da sollecitare nel lavoratore, un modo di essere. Stabilendo una corrispondenza strettissima fra il governo di se e il governo della società, l'impresa definisce un'etica ovvero una certa disposizione interiore, un certo ethos da incarnare per una sorveglianza di sé che le procedure di valutazione devono rafforzare e verificare. L'ennesima riformulazione dell'homo novus non interseca solo i tradizionali tracciati della sociologia, ma incrocia anche la psicologia individuale, in una patologica condizione, inscritta e costretta nell'economoa psichica stessa. Numerosi psicanalisti dichiarano di avere in cura pazienti affetti da sintomi che testimoniano la patologia ed il disagio indotti dalla nuova era della soggettività negata. Il soggetto della psicoanalisi, infatti, non è una sostanza eterna, né una costante transtorica, ma l'effetto di discorsi inscritti nella storia e nella società, che reagiscono con la malattia, anche adattatoria, ogni volta che si cerca di violarli. Per questo, la presa d'atto della manipolazione e del contesto, parimenti manipolatorio, in cui questa patologia si rafforza, deve essere solo prodromica ad una sempre più convinta resistenza e reazione, prima di tutto culturale, psicologica e, infine, sociologica, trasversalmente alle classi sociali soggiacenti.

sabato 22 febbraio 2014

Disco rotto.

Chi non muore, si rivede. Ho potuto riapprezzare il vecchio attore Adolfo, protetto dalle critiche dai suoi cortesi ( da curtis ) giannizzeri, in un'ibridazione della pochade e della retorica imperiale, durante una cerimoniale perorazione pro domo sua. Non mi ha deluso: è sempre così esplicito e diretto, così chiaro e divulgativo, che avrei potuto dire anch'io le stesse cose. La cornice teatrale non si attagliava all'argomento, però. Sembrava infatti trattarsi del preannuncio di una campagna bellica di conquista delle risorse in rotta dai forzieri sbrindellati di imprudenti amministratori. La comparazione delle forze in campo, si limitava ai patrimoni rispettivi e trascurava l'analisi fra le percentuali assegnate alle imprese e quelle riservate agli investimenti, senza considerare, infine, l'entità dei rispettivi eserciti. L'Adolfo guerrigliero prefigurava anzi un'intensa attività di commandos, in diversiti ambiti territoriali, a giorni alterni. Gli altri sono obesi e impacciati, noi siamo snelli e efficaci. Paghe di questo, le truppe cammellate andranno fiere all'assalto, poi, l'anno prossimo o, al massimo fra un biennio, nuove imprese guerresche le chiameranno all'impegno. Nessun altro scopo, per loro, nella vita. Sicuro delle prospettive trionfali, mentre già piovono insulti da caserma verso coloro che mostrano minor determinazione ed efficacia nell'impresa, sentenziava: l'affannata concorrenza non riuscirà a reggere i nostri ritmi ( basterebbe rispettare i contratti ) e cederà dinnanzi alla nostra avanzata: siamo i fichi del bigoncio. Gli asset migliori cadranno nelle nostre gerle al nostro passaggio e la nostra curiale gentilezza ci farà preferire dai bistrattati frequentatori di certi ambienti generalisti. Io credo, invece, che avverrà il contrario: gli asset migliori saranno salvaguardati, anche se si tratta quasi sempre delle maggiori imprese nazionali, le cui dinamiche problematizzano anche le strategie commerciali di chi ha per merce e prodotto i mezzi di scambio e le riserve di valore e manderanno in malora gli altri. Probabilmente Adolfo intendeva, ma non voleva ancora dire, che dovremo scippare i capitali delle consorelle di pari dimensioni, arroccate sul mercato domestico e sfruttare la loro presunta debolezza per accaparrarcene la quota sicura, da club privé, nel quale convogliarla e coinvolgerla. Si favorirà così, indirettamente, l'esodo di molte maestranze e si potrà, domani, dare l' assalto a prezzi concorrenziali alle strutture residue sul campo di battaglia. Con il 2% del mercato sovraperformiamo, in redditività, del 6,5%, grazie ai milioni di ore proficuamente lavorate dai nostri eroici e mitologici impiegati, che mai se le farebbero pagare. Possibile che, nel restante 98%, cercando cioè gli aghi nel pagliaio, non possiamo scegliere il più rassicurante peculio per i nostri forzieri? Ho già sottolineato come trascurasse di distinguere fra attività d'impresa e prassi di investimento e di esplicitare la natura dei nostri depositi statici e reddituali nei due sensi - verso l'azionariato e verso i clienti cassettisti - in cerca di rifugio per i loro accantonamenti. Avrebbe dovuto altrimenti spiegare all'uniforme platea plaudente, simile a quella dei Plenum del Partito comunista cinese, come immaginasse di competere sul piano industriale con procedure informatiche di rivalsa e una rete estera così capillarmente diffusa da non toccare neanche Bolzano ed Aosta e con il continuo rischio di lasciare a secco, all'estero, i titolari e i messi delle aziende, che non avessero previamente comunicato ogni loro spostamento allo sportellista di radicamento del conto corrente, fra un aereo e l'altro. Adolfo, in un crescendo d'enfasi servile proclamava: noi siamo privati, cioè milizia proprietaria - perché, le altre sono pubbliche? - è il nostro scopo; la nostra ragione di sussistenza in situ, è di remunerare il capitale, accrescerlo per il compiacimento dei suoi detentori, non deprimerlo chiedendogli trasfusioni di denaro. Il volume della base reddituale va quindi gonfiato, per l'inerte rassicurazione di un gruppetto di spettatori grifagni e assenteisti, sospettosi l'uno dell'altro, sia nei consorzi societari, sia in quelli familiari. Qual'è lo strumento, la leva prefinanziaria? Sempre lo stesso! Indovinate? Ma sì. proprio lui, il personale, così costretto nello spirito aziendalistico, così duttile e flessibile da essere ormai bino e, alla fine del prossimo biennio, certamente trino benché uno, eccellente nel lavorare come una bestia da soma, senza mai azzardarsi a suggerire, con la moderazione che l'ambiente reclama, uno straccio di remunerazione, dato che di una riduzione dei carichi e dei ritmi non è neppure il caso di accennare. Insomma, con il due per cento del mercato abbiamo fatto sempre più ricchi quattro gatti di pianura e, quando avremo raggiunto il quattro, saremo per redditività la decima entità domestica per giacenza pecuniaria, investita in partite di giro. Mentre rimembro Adam Smith in quelle parole, mi giungono, in sottofondo, come da un girone infernale, i lamenti musicalmente modulati, come in uno spiritual, degli altri raccoglitori della padronale piantagione.

Il nuovo che è sempre vecchio.

La prima guerra civile ucraina è durata una settimana. Ha evitato il trascinamento, come è avvenuto in Libia, perchè il Presidente filorusso si è rifugiato presso Putin, dove forse anche Berlusconi aveva qualche volta vagheggiato di ricoverarsi e come ha fatto Gerard Depardieu per sfuggire alle tasse da risanamento del suo Paese. La rivolta che ha causato più di cento morti, oltre cinquecento feriti, è stata ordita dalla ex Presidente Tymosenko, dal carcere, da dove ha dato il via ai galeotti che aveva liberato per farsene una milizia privata e che si erano organizzati nelle formazioni paramilitari del nazionalismo fascista ucraino. Apparentemente, questi nazionalisti hanno combattuto per l'adesione a una comunità sovranazionale, l'Unione europea e sfuggire alla subordinazione politica alla Russia. Qust'ultimo aspetto, col nazionalismo, ci sta, mentre rispetto al primo risulta molto pretestuoso. L'affermazione di Putin circa il ruolo subordinato dell'Ucraina filo-occidentale ( o solo filo-tedesca? ), come la Romania e la Bulgaria, non è campata in aria e bisognerà vedere come la metà degli Ucraini, di lingua e costume russi si adegueranno a quella che sembra oggi la tendenza prevalente del Paese, ma che era l'opzione subordinata ieri. Ma quei morti e quei feriti non sono stati sacrificati per una causa nobile - che è quasi sempre ascrivibile alla mitologia dei vincitori - ma solamente per far uscire di prigione la Tymosenko. Ora ci saranno delle nuove elezioni, ma il menu dei partiti in lizza non varierà: i blu si contrapporranno agli arancione. La Timoshenko non si riprenterà, presumibilmente, ma, al suo posto e per lo stesso partito, si candiderà il pugile, campione del mondo, Volodymyr Klycko, nato nella Repubblica democratica tedesca e molto sponsorizzato dalla Merkel. L'ex Primo ministro Tymosenko aveva, durante il suo governo, privatizzato tutto il possibile e si era intestata, direttamente e tramite affiliati al suo partito e prestanome, tutte le società energetiche nazionali e molte altre attività. Se anche - ma non è detto - non avrà più un ruolo politico diretto, la sua vita si prospetta molto appagante. Sta di fatto, però, che, dopo la fine dell'Unione sovietica, durante la quale il gas era stato portato anche nelle più recondite regioni rurali, il monopolio della materia prima è rimasto alla Russia e Putin minaccia spesso di chiudere i rubinetti o di farselo pagare a prezzi che l'Ucraina non può permettersi, salvo indebitarsi a strangolo con l'Unione europea, dopo che il prestito russo sta per essere revocato ( completamente? ). Dopo la gassificazione del Paese, molte famiglie avevano dismesso le vecchie e bellissime stufe di ceramica o maiolica che riscaldavano gli ambienti e non potrebbero far fronte agli inverni gelidi. Come si comporterà la Russia continentale, che, accettando la restituzione dell'armamento nucleare dislocato sul territorio ucraino, aveva aperto la strada al distacco geo-politico di quella nazione dalla sua crosta continentale, la quale, altrimenti, sarebbe rimasta un'anomalia micidiale e instabile in un'area contesa, quale atteggiamento - certamente speculativo ( anche la Germania? ) assumerà la U.E.? Se l'Ucraina, nella su storia è sempre stata divisa, le ragioni sono, in contesti diversi, quelle descritte e Giovan Battista Vico aveva perfettamente ragione.

giovedì 20 febbraio 2014

Dinamiche pericolose.

In Ucraina e non solo a Kiev, la guerra civile prende consistenza. Il confronto è fra gruppi armati e bene armati. Mentre il governo in carica schiera le forze istituzionali, al servizio di ogni potere costituito ( ma le diserzioni cominciano a manifestarsi ) sul fronte opposto e filo occidentale le milizie neo-fasciste sono il braccio armato della rivolta e dispongono di mezzi che solo l'organizzazione clandestina non avrebbe potuto fornirgli. Dunque - questa è l'opinione espressa dall'emigrazione ucraina - ad armarli è, non tanto l'Unione europea, quanto qualche paese che ne fa parte. La Francia, di sicuro. Si prospetta dunque uno scenario libico, di crescenti disordini, di contrapposizione militare, fino all'epilogo, che però, in questi frangenti, vede schierato sul fronte orientale, l'orso russo, la cui efficacia diplomatica è stata testata nell'empasse siriana ed a cui ha ricorso anche il pampa-Papa, per non compromettere definitivamente la possibilità di presenza cristiana in quella regione del mondo. Il linguaggio di Medvedev è stato chiaro e ammiccante ad un tempo. Non sia l'Ucraina lo zerbino dell'Unione europea - e zerbino lo è già con la sua emigrazione servile all'estero, mentre quella russa si è interrotta da tempo -, per poi successivamente soggiungere: "non sia il Governo ucraino lo zerbino di quelli filo-occidentali". Se così sarà, il prestito di diciannove miliardi di dollari, da poco concesso all'Ucraina dalla Russia, verrà revocato. Che esistano interessi politici della Francia, principale fomentatrice dei disordini e della Germania, di potenziale espansione economica verso oriente, secondo una costante storica ineliminabile, che in passato è stata foriera di drammi, è acclarato, mentre una federazione euro-asiatica con a capo la Russia è l'opzione putiniana. Si profila dunque una possibile spartizione dell'Ucraina in due, secondo le coordinate storiche che influenzano l'esperienza, l'indole, la psicologia e anche la cultura identificativa delle due anime di quel Paese: russofoni a est e ucraini anche in senso linguistico e culturale, ad ovest, peduncoli poco caratterizzati - e certamente poco rispettati - di ridotta dimensione geografica, politicamente attratti - ma dominati - da russi oppure da lituani e polacchi e, tramite loro, dalla ben visibile mano distruttiva dei mercati internazionali. In questo scenario, le opposte fazioni si sparano addosso dai tetti delle case e in tutte le città, non solo nella capitale, rivolta e repressione stanno aumentando. I caduti si contano, per ora, in qualche unità e non a centinaia, come a Kiev. Continuano, sul fronte orientale dell'europa, i riposizionamenti geo-politici che hanno interessato la Libia, la Tunisia, l'Egitto, nuovo partner russo sul fronte dell'aggiornamento bellico del proprio esercito, che è uscito rafforzato dal colpo di Stato, ma è stato criticato dall'amministrazione statunitense per la presa esclusiva sul potere e la prossima candidatura a Presidente del Capo di Stato Maggiore, dopo che, preoccupati dal prevalere dei Fratelli musulmani, lo avevano indotto ad intervenire. I precedenti torbidi, che avevano interessato la Georgia, la (ex) Yugoslavia e, fino alla sua invasione, l'Iraq, non sono stati esaustivi. Gli squilibri creati dal venir meno della biplarità, contiinuamo a essere numerosi ed a prodursi evolutivamente. Gli Stati Uniti sono stati attaccati, ma Bin Laden è stato ucciso. Si continua a giocare sporco e pesante, mentre, anche nell'ambito dell'Unione europea, le discrepanze e le dicotomie, economiche e d'interesse, la fanno, da tempo, da padrone.

martedì 18 febbraio 2014

Le ragioni sottostanti.

A Kiev la guerra civile è finalmente scoppiata. Le fazioni si dividono fra filo-occidentali, ad ovest del fiume Dnepr e filo russi, ad est. La dicotomia riproduce la storica divisione di una nazione attratta e contesa da polacchi e lituani, verso ocidente e russi ad oriente. Ucraino, ma russofono fu il grande scrittore Gogol; ad occidente conoscono e amano di più Sevcenko, umanista e artefice della lingua ucraina, che non ha nulla a che fare con il noto calciatore, sceso in politica, insieme ad un pugile, ex campione del mondo, molto sponsorizzato dalla Merkel. Costui, è nato e cresciuto nella Repubblica democratica tedesca, dove il padre, militare dell'Armata rossa, era di stanza e dove la Merkel era una giovane dirigente comunista. Ma chi muore e distrugge, ha, anzi avrebbe, per la prima volta chiaro il gioco speculativo che si fa sulla sua pelle e sul suo avvenire, con la scusa di quello dell'Ucraina: la rivolta arancione è fomentata dal carcere dalla ladra acclarata Timoshenko, mentre la reazione governativa è guidata dal suo avversario filo-russo, pluripregiudicato ( è stato in carcere tre volte ). Urca! Verrebbe da esclamare..e, infatti, questa enfatica e gutturale espressione, di cui non conosco il significato, ma solo il senso, nel vernacolo russo e ucraino sta a significare "delinquente". Proprio come i contendenti uffciali, i possibili subentranti e i fomentatori appartati in guanti gialli. Mentre quel popolo è disperso in lavori servili, in tutto il mondo, si combatte per chi e per che cosa?

Evanescenze.

Il festival di San Remo è diventato un format di divulgazione politica. Della politica, senza fondamenti, di questi tempi vuoti, come tutto l'intrattenimento televisivo e dei periodici, ai quali corrisponde l'analfbetismo tecnologico e non solo. Questa sera ci sarà Beppe Grillo. Sulla carta non avrebbe potuto aspirare a palcoscenico migliore, in attesa di portare in giro in primavera: "Ve la dò io l'Europa", remake rivisitato del "Ve la dò io l'America" di una trentina di anni fa. La delegazione dei Fratelli d'Italia ha esordito nelle consultazioni governative con un trio che sembra la parodia della Famiglia Addams. Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e un terzo energumeno ridondante che assomiglia allo zio Fester, sono quanto di più antiestetico si possa proporre. Oltretutto, con una scheda ritta in mano, sembrano i figli scemi degli Addams medesimi. Padri, figli e fratelli contemporaneamente. Che c'entra con San Remo? Niente, ma è del tutto equivalente. Le mogli dei due marò fucilieri e pistoloni, fin troppo vezzeggiati in India nella loro dorata reclusione, chiederanno in eurovisione la loro liberazione. Avranno saputo mantenersi fedeli? Lo saranno stati i due bellimbusti, ai domiciliari in un cinque stelle? In fondo, è secondario. Quel che conferma un sentimento di vago schifo in tutte queste demenziali pagliacciate nazional-popolari è il ribadito interesse personale, in ogni pubblica rappresentazione del "core" italico, sia che si tratti di due signore timorose di perdere il loro reddito insieme ai già dispersi mariti, sia che si tratti di tre residuati storici accumunati da una bruttezza che sembra proprio familiare, sia che si tratti dell'ultimo tribuno pubblicitario.

lunedì 17 febbraio 2014

Barbarie contemporanea.

La Corea del nord pratica l'eliminazione sistematica degli oppositori politici e il governo pratica l'accentramento del cibo che distribuisce secondo criteri discrezionali. Sono stati centinania di miglialia i morti per stenti, torture, stupri, infanticidi, nella metà settentrionale della penisola coreana. Lo ha stabilito una commissione d'inchiesta dell'ONU. La Corea del nord ha sempre negato l'accesso sul suo territorio alla delegazione ispettiva, così come ha fatto la Cina comunista e capitalista insieme, lasciando prevedere un fenomeno decuplicato. Queste sono, purptroppo, le metodiche del potere senza controlli e senza contrappesi. La censura internazionale porta all'arroccamento e alla segretezza, per non esere interferiti nel proprio sadico fortilizio. Nè risultano efficaci le sentenze degli oppositori: sono fenomeni comunisti. Sono fenomeni possibili ovunque i diritti dell'uomo e del cittadino siano calpestati da un apparato. Sono diversamenti criminali anche i comportamenti che si verificano nelle fabbriche sudcoreane e della Cina stessa, nelle quali gli operai e i tecnici muoiono di fatica o di suicidi indotti dalla pazzia produttiva. Per la Corea del nord è stata istruita una pratica presso il Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini contro l'umanità. Speriamo che si celebri il processo per conoscerne le risultanze, anche se, qualche opportuno eppur tardivio sucidio, oppure omicidio da parte di qualche liberatore, ci sottrarrà probabilmente i colpevoli.

L'evoluzione del pensiero moderno inclina troppo spesso alla negazione delle basi della civiltà.

In Olanda, piccola patria sommersa della democrazia, aumentano le pressioni e la propaganda per legiferare sull'eutanasia neonatale, in presenza di gravi malformazioni, che renderebbero infelice la vita del nuovo nato e ne impedirebero l'utilizzo. Verrebbe anzi a gravare sui costi. Ma è proprio la patria della democrazia sommersa, questo piccolo Paese, nel quale la liberalizzazione quarantennale delle droghe da intrattenimento, si accompagna alla ghettizzazione e all'abbandono di chi non ce la fa, ma nel quale, all'aumentare della percentuale di immigrati è subito corrisposta una ripulsa razzistica, che presenta molti connotati dell'idealizzazione esclusiva della razza bianca, che si è subito trasformata in un partito? Adesso, dopo l'eutanasia per i vecchi o per i volontari stanchi e depressi, quindi costosi ed inutili, si è aggiunta la versione aggiornata della rupe tarpea, in un revanchismo del nazismo sottostante, o meglio dei suoi prodromi sottoculturali, propri di quelle nibelungiche popolazioni del nord Europa, tanto adatte all'efficienza produttiva e così inclini al barbarismo soggiacente. In Italia e altrove, la lobby intellettuale del radicalismo più spinto, ha cominciato subito a rilanciare il messaggio "per la vera vita", esentrice, per gli sfortunati, dell'onore e del dolore di viverla. Sta di fatto che, una volta acquisita, la vita s'attacca per puro istinto, anche alle condizioni più limitanti e infelici, trova elementi sentimentali, etici, artistici, di contemplazione naturalistica o di analisi interiore, che inducono chi è limitato nelle facoltà, a viverla comunque e a distaccarsene, come tutti, con dolore e rimpianto. Quando questo non avviene e, anzi, la morte è ricercata, sono intervenuti altri fattori, altre influenze, altri eventi a spegnerne la luce. Che di questi elementi si voglia fare, in pieno conformismo con l'ideologia, arida e incivile, che imperversa, il canone inverso della "vera vita" e che questa neo ideologia strumentale al potere, in un periodo di crisi, venga dalle ridotte settentrionali del continente, con la sua ininterrotta tradizione di eugenetica e di barbarica efficenza, è avvisaglia di nuove tenebre. Nella stupidità dilagante, i contributi delle tradizioni culturali umanistiche, le più ampie e radicate che ci siano, deve tenere in rispetto e sovvertire questa deriva di esclusione. L'ideologia liberale, quella socialista e, infine, quella radicale, sono state le leve per scalzare altre sedimentazioni di potere oscurantiste e opprimenti, che, come ogni espressione del potere, comportavano insensibilità e sentenziosa relegazione. Ma neppure queste "evoluzioni" devono essere assunte come vere, come immodificabili, "progressisti" canoni di comportamento, quando involvono in prassi inumane. Il sincretismo culturale deve svolversi e dipanarsi dialetticamente, mantenendo la capacità di non riconoscere quello che nega il fondamento di ogni civiltà. Anche se costa un po' di più.

domenica 16 febbraio 2014

Gli equilibristi degli squilibri.

Sono passato alle ore 14 in Piazza della Costituzione. La fila che attendeva di accedere al Body Worlds exposition si snodava per cento metri fuori dai confini del giardino prospiciente la porta a vetri di accesso alla mostra, all'interno, oltre la quale,ci sono ancora una quindicina di metri prima della biglietteria. Sono ripassato alle 16 e la fila esterna aveva raggiunto i trecento metri. I ritardatari avevano deciso di non perdersi il corpo umano in 3D,in prospettiva, in sezione, gravido e sportivo, Fino alla chiosa contraddittoria fra un primordiale ed enorme gorilla e l'uomo inscritto in Atlante. Hanno già deciso di prolungare la kermesse per un altro mese, ma si sono ben guardati dal perdere la concentrazione di tagliandi, staccabili nelle ultime ore. Domani, con tutta la gran cassa che potranno spiegare, diranno che " a grande richiesta e visto lo straordinario successo" procrastineranno la loro presenza per altri trenta giorni. Quel che colpisce nella pur interessante esposizione, che richiede un lavoro tecnico certosino di stampo plastificato di ogni più minuta interconnessione del corpo umano è l'esibizione artistico-macellaia dell'animale uomo e della disposizione prospettica che si è ricercata ed ottenuta, anche in una sorta di tridimensionalità, nella quale il corpo sembra librarsi in volo, stratificandosi. "Tutti i cadaveri qui presenti, hanno prestato il loro consenso, in vita, al trattamento ed all'esposizione a fini scientifici". Di tecnico-scientifico c'è solo il processo di plastificazione, innovativo ed oggetto di attenzione, per ora paraterapeutica, da parte di molti medici. Ma la raffigurazione dell'uomo scorticato nelle sue civili attività quotidiane, della donna gravida, sventrata per mostrare un grosso feto maturo che comprime le anse intestinali, ha poco a che fare con la scienza, fa dubitare di un consenso prestato in condizioni che sembrerebbero escluderne la necessità, e attengono invece molto allo show business, in tournée mondiale. La maggior parte degli spettatori erano giovani. E' il destino dei giovani credere, illudersi e non essere pagati. Non credono tanto nelle fanfaronate delle aziende in cui lavorano credendo di farne parte, quanto, nella loro insensata - perché non suffragata da nessuna tradizione familiare, né base materiale - smania di emergere - sulla base di una cultura ( di solito tecnico-strumentale ) che, essendo stata per secoli appannaggio dei padroni, in molti casi, ignoranti come delle capre , presumono, acquisendola, di avere acquisito anche i crismi del potere, della ricchezza e del successo, tanto che continuano a recitarne, in assenza, la partitura - per il desiderio di mettersi al sicuro, materialmente e socialmente, in una condizione nella quale attestarsi difensivamente e alla quale impedire l'accesso a potenziali concorrenti. Perciò adottano, perché la speranza è l'ultima a morire, nonostante siano consapevoli dell'inganno in cui sono coinvolti, gli atteggiamenti e i comportamenti, anche i meno dignitosi, che il potenziale elargitore di benefici pretende da loro e fanno quadrato contro chiunque se ne disinteressi e si esprima e comporti responsabilmente, ma liberamente. Lo invidiano, ne sono provocati e lo provocano. Offrono pretesti alla, già di suo, pretestuosa azienda ( quando non vengono sobillati a provocare ad arte ) od altro ambiente di riferimento chiuso in se stesso. Aumentano la loro percentuale d'astio, che non vogliono indirizzare opportunamente, ad ogni accelerazione o ripartenza sfruttatoria e si prestano alle indebite appropriazioni, economiche e morali, in spregio a norme, contratti e prassi. Preferiscono la mortificazione degli altri, al loro livello, piuttosto che una crescita comune, soprattutto di facoltà e di diritti. Non meritano pena, né rispetto. Hanno accettato di concorrere, subordinatamente, alle trame più disoneste e hanno assunto i connotati delle squallide figure che, insieme, concorrono a conservare e preservare l'ecosistema artificiale, plastificato. Adottano il canone inverso, etico e normativo, a tutela e conservazione di un costume padronale, di un'identificazione con il potere. Nonostante recitino un'opera da tre soldi. Questo scenario morale è solo uno spaccato, una plastificazione, certamente consensuale, dello spirito utilitaristico immaginario e senza propettive, che relega, autolesionisticamente, il decoro interiore nell'alveo del sogno e dell'insignificanza. Eppure, chissà perché, ad onta di tanta razionale sicurezza, si continua a soffrirne, se si ravvisa, spesso lo si odia e se ne auspica la rovina. per continuare a recitare, indisturbati, la propria. John Elkann ha perso una buona occasione per tacere. Dopo la Fornero che ha tutta la famiglia concentrata al Politecnico di Torino e in Banca Intesa, ha profferito una bestialità di maniera, molto diffusa nel suo ambiente e in quello dei suoi impacciati e ridicoli imitatori: "la disoccupazione è effetto del troppo benessere, familiare e ambientale. Scelgano i giovani - come stanno già facendo e per generazioni hanno fatto - l'emigrazione, i lavori incerti ed occasionali. Voler star bene non è conforme alle molteplici possibilità di sfruttamento e misconoscimento in giro per il mondo". Diego della Valle è stato lapidario: "John Elkann è un imbecille". Ha così posto una pietra tombale su ogni vano dibattito intorno a così elevata analisi sociale ed economica. Nel 2013, 149 persone si sono tolte la vita adducendo esplicitamente delle motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi del 2012. Sono stati quindi, limitandosi alle motivazioni espresse, 238 i suicidi per sopravvenuta impossibilità di far fronte alle proprie necessità. Il 40% dei suicidi si è registrato nell'ultimo quadrimestre del 2013. Si stima in una triplicazione, la percentuale dei suicidi di coloro che, pur in possesso di una occupazione, si sono tolti la vita perché stretti nella morsa dei debiti. La fonte è il dipartimento socio-economico dell'Università degli Studi Link Campus University. L'Istituto Nazionale di Statistica, da parte sua, rileva che il reddito delle famiglie italiane, in valori correnti, diminuisce in tutte le regioni italiane. La crisi interessa strati sempre più diffusi della popolazione. Eppure, negli ultimi giorni, prima del benservito a Enrico Letta, i ciclici fanfaroni avevano intravisto segni di ripresa. Il PIL italiano, negli ultimi tre mesi dell'anno passato, è cresciuto dello 0,17%, nonostante il periodo natalizio. Moody's ha migliorato cretivamente l'outlook dell'Italia, con la motivazione che il suo sistema finanziario resiste, ammaccato o sconquassato. Mentre la finanza strategica resiste, quella famigliare o di clan medita di approfittare della situazione per migliorare i suoi introiti e chiama a raccolta, per questo, le sue sparute e bispremute accolite di invasati. Ma continuiamo a parlare delle banche, quelle vere, dato che solo di loro ci si occupa, in un senso o in un altro, mentre l'industria media e piccola chiude e quella grande si trasferisce o latita e i capitali sbeffeggiano i finanzieri a caccia di quel poco che è rimasto. Moody's spiega come il miglioramento ( minimo ) nel giudizio verso di noi sia dovuto ai sette miliardi e mezzo regalati da Bankitalia alle sue azioniste, a titolo di ricapitalizzazione e alle garanzie fornite dalla rete di protezione, sempre finanziaria, messa in campo dai Fondi salva-Stati: l'European Financial Stability e l'European Stability Mechanism. Moody's parla chiaro: "State salvando le banche", non le persone. Qualcun altro, insinuatosi sotto false parvenze nello stesso ambito, si propone di sciacallare sulle banche, come sul personale e su tutto ciò che costi poco, volteggiando sulle difficoltà altrui. I sacrifici passati e presenti non sono ancora sufficienti, né per i cittadini indigenti, né per gli Sherpa e le truppa camellate chiamate al sabotaggio. Il Governo del neppure eletto Matteo Renzi farà carte false per salvare alcune banche e lasciar andare le altre. L'hanno messo lì apposta. Comincerà una fase già notissima nei piccoli acquartieramenti dei predoni: scegliere a chi prestare un euro, sarà un affare di Stato. Per gli speculatori si aprirà un nuovo fronte, attraverso la completa privatizzazione della sanità pubblica. E' un paradosso menzognero trarre auspici positivi, da tutto questo, per l'Italia; non lo è, riguardo a chi saprà trar beneficio da questo pilotato sfacelo, sullo sfondo del quale si intravedono nitidamente - quelli sì - nuovi squilibri politici autoritari. Non mancheranno i servi e i servi dei servi ad accompagnare la demolizione, infarcendo di stupidità, sempre più frequenti, per non lasciar tempo al giudizio, gli slogan della propaganda.

giovedì 13 febbraio 2014

Machiavellismi piccini.

Il Grullo fiorentino ha defenestrato il Presidente del Consiglio di Napolitano e dello Zio berlusconiano, con extraparlamentare stile da prima ed eterna Repubblica e si appresta ad imitarne l'inconsistenza economica e politica, la mancanza d'autonomia, ma si propone, tenendo anestetizzato il popolo, di fare quelle variazioni all'impianto costituzionale dello Stato, che lo renderanno irriconoscibile rispetto alla già deformata configurazione odierna. Ieri, il Corriere della Sera ha dato il benservito a Napolitano, oggi Matteo Renzi ha completato l'opera, da Segretario d'apparato, senza passare per le tagliole parlamentari. Mario Monti si è subito accodato, "rivelando" aspetti non noti della sua nomina, ai quali a suo tempo si guardò bene dall'accennare. Romano Prodi, che era stato giubilato in sede di prima investitura alla Presidenza della Repubblica, da centouno deputati renziani, si rimette, con consumato e greve mestiere, al seguito, nella speranza di lucrare l'ultima, prestigiosa, posizione di rendita. Obiettivo mancato da Casini, Berlusconi e Monti stesso. I colpi di coda sono improbabili ma non impossibili. Da Licio Gelli, alle trame andreottiane o viceversa, dalle stragi a tangentopoli, passando per Craxi e Mediaset, ci riprova una figura troppo scialba per essere credibile come leader, anziché come maggiordomo. Il Grullo fiorentino si pone a garanzia dei poteri forti, secondo una parvenza popolare. In tutta questa colluttazione, l'unico ad essere stato stritolato, per ora, è stato lo smacchiatore smacchiato, al quale l'eccesso di tensione e la frustrazione per le occasioni mancate, per poco non procuravano un'ipocrita cerimonia funebre.

mercoledì 12 febbraio 2014

Crepuscoli.

Roberto Antoni è morto stamattina. Ieri mi avevano chiesto notizie sullo stato del suo conto corrente: i genitori, temevano che non riuscisse a far fronte a due ordini periodici. Invece i soldi ce li aveva; un modesto, ma sempre attivo saldo, come mi era occorso di conoscerlo in questi anni di sportello, essendo lui, cliente della Sede in cui lavoro. Se io ci lavoro,lui poteva esserne il freak cliente. Quando non si cerca un approdo sicuro, si capita a casaccio, ma siccome lo scopo non è l'adeguamento ad un modello, ma la soddisfazione degli aspetti materiali della vita pur salvaguardati da un sano menefreghismo ideologico, si compete, inevitabilmente, fino alla fine, con l'ecosistema, riuscendo a trarne anche motivo di divertimento. A prendere troppo sul serio le cose, a estremizzare fino a suicidarsi, è stato proprio Freak Antoni, che è vissuto di meno e con più follia: non sono certo..con maggior soddisfazione. Conoscevo gli Skiantos, ma non mi piacevano, né, ritengo, mi sarebbe paiciuto, nella frequentazione privata Freak Antoni, durante i suoi brevi anni ruggenti, dal '77 all'80. Ma ho avuto l'opportunità di conoscerlo come cliente della banca, non mio, e di apprezzarne il garbo, la sensatezza dei ragionamenti, la malinconia evidente anche nelle poche frasi che ci scambiavamo. Sempre attento alla sua minuta amministrazione, sempre puntuale nel riconoscere quanto dovuto "alla pianista", si affacciava, palesemente affaticato, smunto e defedato alla porta, aspettava il suo turno e poneva le sue istanze con sinteticità e precisione. Accennava, a spizzichi e bocconi, più alle sue concezioni che a vicende specifiche. " una volta, sono stato femminista - mi disse a proposito della Bonino, di cui pur riconosceva le capacità - adesso le manderei a...". L'estate scorsa mi telefonò per scusarsi di non essere venuto a sistemare una questioncella, perché "ho avuto la broncopolmonite". Faceva un caldo equatoriale. Dieci giorni dopo si presentò e nel salutarmi, soggiunse, come faceva sempre: "la ringrazio per la sua gentilezza nei miei confronti". Non ha mai accennato alla sua malattia ne se ne è mai lamentato. Melanconico ha vissuto, melanconico ha condotto a termine la sua vita. D'altra parte, l'ho sperimentato ormai molte volte, si muore con lo stesso atteggiamento con il quale si è vissuto, è l'ultimo atto del nostro copione secondo genetica ed influssi coscienti ed inconsci. Freak Antoni ha preso, malgrado le apparenze, sul serio la vita che " è sempre, infine, una fregatura" e non ne ha fuggito, prudente e pudibondo, gli apetti autodistruttivi, come l'uso dell'eroina, a causa della quale si ammalò, subito dopo essersene disintossicato. La morte si sconta vivendo. Se ne è andato con la discrezione privata che ho avuto l'occasione e anche il privilegio di avvertire. Questa mattina, alla notizia della sua scomparsa, ho provato sollievo per lui e sincero dispiacere per me. Non mi capita sempre.

martedì 11 febbraio 2014

Indefiniti scenari.

Gli Svizzeri hanno respinto oltre frontiera gli immigrati, compresi quelli della Unione europea. Un referendum ha sancito una forma inversa di extra comunitarismo, nazionale, questa volta. A eccellere nella ripulsa, sono stati gli italofoni abitanti del Canton Ticino, con ben il 66% dei voti ostracistici. Le maggiori città dei tre Cantoni si sono espresse difformemente, ma il resto del pur piccolo territorio ha imposto la sua volontà esclusiva. Il provvedimento di contingentamento degli stranieri riguarderà anche i frontalieri, quelle persone, cioè, che passano il confine per lavorare e fanno ritorno in patria ogni giorno o, più frequentemente, per il fine settimana. Molti tecnici qualificati lombardi avevano trovato un riconoscimento economico adeguato alle loro capacità, proprio in Svizzera, dove erano apprezzati consulenti o lavoratori dipendenti: ora dovranno ripiegare, da disoccupati, entro i loro confini. Si darà quindi luogo al ripristino dei contingentamenti di lavoratori ammessi e per un tempo predefinito. Venite pure, dunque, ma nel numero e per il tempo di nostra stretta utilità. Si tratta, in fondo, del Paese degli evasori, enclave privilegiata e antimondialista. un'altra contraddizione, ma a pensarci bene, anche una chiarificazione, concreta e patente, della globalità degli egoismi. Un'indagine demoscopica attesta che un terzo degli italiani ritiene normale praticare sesso fra adulti e adolescenti; se lo ritiene normale, vuol dire che lo pratica oppure lo ha praticato, nella sua esperienza di vita. L'indagine non fissa età alle adolescenze coinvolte, ma il termine stesso che è suscettibile di digradazioni arbitrarie, indica una fase della vita nella quale la personalità è ancora in fase di costruzione. Fossero anche gli ultimi piani, non è dunque ancora terminata. Per questo, invadenze vili verso i fanciulli, l'antica efebia, dopo che la psicoanalisi ha rivelato a tutti - rimanendo marginale, anzi osteggiata nelle conoscenze - quante sofferenze e deformazioni può apportare ad anime non ancora autonome e quindi in grado di prestare e ricercare consenso, non solo l'abuso, non solo la molestia, ma anche l'influenza precoce, sarebbero da respingere e sanzionare severamente, dopo adeguate campagne formative, per i fanciulli ma, a quanto pare, anche verso la popolazione adulta, per liberare il tabù, largamente infranto, da timidezze e vergogne e, soprattutto per uccidere il fantasma che porta gli offesi a chiudersi in se stessi, effetto sul quale contano i profittatori. Sigmund Freud asseriva che tante nevrosi e dolori psichici della vita adulta trovavano la loro genesi in precoci esperienze disturbatrici, subite ad opera di persone adulte quando la personalità delle loro vittime è ancora in formazione. Ben vengano queste rilevazioni a sbatterci in faccia l'entità della cattiveria che è sempre figlia dell'ignoranza. Roman Polanski violentò una tredicenne in casa di Jack Nicholson. Il padrone di casa era ubriaco. Come ci fosse entrata una tredienne e che cosa ci stesse facendo, non ricordo. Sta di fatto che la violenza ci fu e venne acclarata. Il regista fu processato e condannato, poi gli fu concesso una specie di salvacondotto per l'espatrio. Si stabilì a Parigi, da dove continuò a dirigere dei bei film, per produttori e con interpreti nord americani. Due anni or sono, ritenendosi al sicuro, rientrò negli Stati Uniti per ritirare un premio, ma fu arrestato. Con una procedura rapidissima, fu di nuovo liberato ed "esiliato". Comportamento strano per la giustizia e l'amministrazione pubblica statunitense, con la quale non si scherza, a prescindere dal ruolo sociale. Ma, per due volte, in questo caso, non è stato così. Lobby all'opera? Come escluderlo, anche alla luce di parte della filmografia di Polanski, intrisa di occultismo e di esoterismo? Con Mia Farrow protagonista, si affermò con Rosemary's baby, un film sul figlio del diavolo, concepito in stato di ipsnosi durante cerimonie alle quali partecipava in condizione di incoscienza, officiate dal marito e da due caramellosi vecchietti, una coppia di satanisti, vicini di casa, con cui aveva stretto amicizia. Ebbene, Mia farrow, reduce da un matrimonio e da una relazione intermittente con Frank Sinatra, sposerà Woody Allen, senza interrompere la liaison con The Voice. Roman, il figlio attribuito ad Allen, sarebbe invece di Sinatra. In compenso, la coppia Farrow-Allen adotterà una quantità incongrua di trovatelli, incongrui a qualsiasi forma di educazione, in senso tradizionale e dell'integrazione. Sarà per sposare una delle figlie adottate che Allen lascierà Mia Farrow. Sta ancora con l'ex figlioccia o figliastra, con cui ha adottato due bambine. Da allora, l'acredine della pur non fedele Mia si è rivolta contro il filosofo-regista, fiancheggiata dal figlio Ronan, di incerta paternità e dalla ventottenne Dylan, la bambina che, a sette anni, fu molestata, a suo dire, da Woody, all'epoca della separazione da Mia Farrow. Anche per Woody, la giurisprudenza è stata ambigua e sembra destinata a rimaner tale, pur chiamata ripetutamente in causa sullo stesso argomento. La Farrow, nei giorni dell'abbandono, partorì un figlio maschio - si è detto - la cui attribuzione a Woody o ad un ritorno di fiamma con Frank Sinatra, pur settantottenne ( ma nell'epoca post berlusconiana, chi ci fa più caso? In fondo Sinatra cantò l'amore sensuale ben oltre gli ottant'anni, l'amore dei ricchi coadiuvati e in eleganti marsine ), è sempre rimasta incerta. Piuttosto evidente, invece, è stata l'acredine della Farrow, che non si è più risposata, verso il regista newyorkese, in fuga "amorale" con una delle figlie, ma adulta. Ecco che la vicenda acquista le sembianze e le atmosfere di una sceneggiatura cinematografica a quattro mani: Polanskiane e Alleniane. Di entrambe le possibili versioni, Mia farrow è la poliedrica protagonista. "Una manipolatrice, che ha istigato la figlia ad accusarmi, tramettendole il suo odio verso di me, inducendole una sindrome recidivante, anche ora che è sposata e che è madre di due figli suoi". Della stessa opinione è Moses Farrow, altro asiatico figlio adottivo dell'attrice americana, che si è rivoltato contro la madre, contestando le sue accuse all'ex marito. La stessa sindrome ostile che sarebbe stata indotta nel figlio Roman, di incerta attribuzione, che ha cambiato sia il nome assegnatogli da Woody, sia il suo cognome, per assumere quello certo della madre. Un sordido patrigno o una mefistofelica madre, in un harem e caravanserraglio affidatario e non, privo di argini e fedifrago esogenicamente ed endogenicamente? Una claque di figliastri, a vario titolo chiamati in causa e coinvolti in una saga adottiva e adattatoria, orfanotrofiale, troppo dilata per essere compresa, priva com'è di argini razionali, una drammatizzazione alla Polanski o una psicanalitica pochade alla Woody Allen? La verità giudiziaria - credo - non sarà accertata, nonostante la duplice chiamata in causa del tribunale e neppure l'eventuale montatura - a quanto pare - sarà investigata e, se scoperta, perseguita. Il finale resta indeterminato e, nei suoi connotati, indefinibile.

lunedì 10 febbraio 2014

Discariche.

Con l'intervista-anteprima del Corriere della Sera ad Alain Friedman, autore di un saggio di imminente publicazione, i poteri forti, dopo essersene serviti, scaricano il bi-eletto Presidente della Repubblica. Lo fanno, ovviamente, all'insegna della leggerezza, sul piano puramente formale e istituzionale, ben guardandosi dall' usare il grimaldello della certa trattativa fra lo Stato e la Mafia, che va avanti da sempre e che scherma gli apparati borbonici, intatti nel meridione e le cointeressenze finanziarie della mafia grezza, al nord e nel mondo ricco transnazionale. L'agitarsi inane del M5S e di Beppe Grillo, viene surclassato dal colpo di maglio del paludato e altrimenti prudentissimo organo della Borghesia. Che si tratti di contro-colpo di Stato e non di eversione popolare, lo attestano le testimonianze congruenti e sistemiche, coniugate da tutti gli attori di quella vicenda: il deluso senatore a vita, designato dalle oligarchie europee e da altre, fuori ed al loro interno, ma non manifeste e il consigliori Romano Prodi, che non diverrà Presidente della Repubblica. Tutto avvenne con Berlusconi legittimamente eletto, ma da tempo sulla graticola della sconfessione comunitaria e Bersani dato per sicuro vincente che divenne il povero segretario defenestrato e costretto a chiedere a Napolitano di continuare nel suo lavoro o lavorio e che ora giace convalescente, ma in condizioni che non si conoscono.

domenica 9 febbraio 2014

Morale naturalistica.

Allo zoo di Copenhagen, un cucciolo di giraffa è stato ucciso con un colpo di pistola al capo e sezionato, davanti a una platea di bambini in visita, per essere destinato, a pezzi, ad analisi scientifiche e per un utilizzo delle sue spoglie per alimentare i carnivori. E' stato ucciso perché era stato il frutto di un rapporto incestuoso - come se in natura non esistessero - e, quindi, avrebbe potuto portare della variazioni genetiche involutive nella comunità delle giraffe del bio-parco. E', quindi, stato ucciso per una razionale valutazione, in un ambiente reclusivo e circoscritto; la stessa ideologia è stata alla base di modelli organizzativi di regimi politici e non si è voluto constatare come l'incestuosità dei comportamenti sia probabilmente stata indotta dalla cattività ristretta, appunto "razionale" degli animali. In quest'ambito precostituito, le possibili malattie genetiche avrebbero potuto costituire una variabile impazzita, mentre in natura si stemperano nella dispersione ambientale e delle generazioni. Il cucciolo godeva di ottima salute, ma si è voluto "impedirgli" di far danni per lo zoo, in prospettiva, dato che tutta la sua vita si sarebbe consumata in cattività. Le ripulse morali nelle comunità umane, almeno in quelle più piccole e ristrette, hanno, sottotraccia, la stessa genesi e sono funzionali alle stesse "precauzioni". Probabilmente, anche l'aborto, per le più svariate ragioni, ha le stesse giustificazioni intrinseche, sociologiche e, lato sensu, di costume. La macellazione, davanti ai bambini, mi ricorda il sacrificio di un coniglietto bianco, gettato fra le spire di un seprente boa, esposto in una teca di vetro, da un inserviente, attraverso uno sportello, allo zoo di Barcellona. Anche allora, al disperato dibattersi dell'esserino soffocato, assistettero diversi bambini che si trovavano al cospetto del grande rettile che, subito dopo averlo ucciso, piegandosi a spirale su se stesso, nell'angusto spazio, cominciò ad ingerirlo. Genealogia della morale.

Stampi deformanti.

Maria Concetta Cacciola è stata uccisa dai suoi zelanti familiari che volevano impedirle di rivelare le dinamiche mafiose della piana di Gioia Tauro. Della n'drangheta faceva parte anche il marito che, per questa ragione, era detenuto. La giovane collaboratrice di giustzia aveva colto l'occasione della carcerazione del marito e di una relazione - pare - intrattenuta con un'altra persona, per cominciare a vuotare il sacco e liberarsi di un'oppressione anche personale, nel contesto rosarnese. Del "contesto" facevano ovviamente parte anche i suoi familiari, il padre e il fratello che l'hanno uccisa, facendole bere dell'acido muriatico per simulare un suicidio, nonostante la stretta parentela, il cui legame era evidentemente inferiore al rispetto dei protocolli di una società chiusa, aggressiva ed ostile, nella quale i rapporti sono determinati a priori e garantiscono la continuità di morali arcaiche. Non hanno avuto pietà neanche dei tre figlioletti che avrebbero dovuto essere e forse saranno educati ai canoni mafiosi. Certe pretese autoconservative si riscontrano in tutte le educazioni inziatiche e laddove tutelino degli interessi. La sua stessa famiglia, dopo che due avvocati, ormai al soldo della mafia ( anche questo non è originale, si verifica in altri ambiti ) l'avevano indotta alla ritrattazione delle sue affermazioni ai giudici, prima che la scenografia del suicidio venisse apprestata, ha eliminato la sua anomalia. Mi sovviene l'eliminazione dell'anomalia del figliolo con la "testa troppo grossa" della Franzoni, cresciuta in un clan familiare oppressivo e uniforme. Ricorderete la sorte che toccò alla ragazza pakistana, emigrata con la sua famiglia in Italia e poi emula delle sue coetanee, che fu parimenti uccisa dal padre e dal fratello, con la collaborazione, fin nell'aula di giustizia, della madre. Comportamenti analoghi, non ben analizzati nelle loro connessioni intrinseche con costumi identificativi e di riconoscimento all'interno di società diversamente "etniche", che riescono a rimanere autoreferenziali pur all'interno di un diverso modello. Un'altra contraddizione del globalismo, più ideologico che reale. Temo che il risultato sia stato raggiunto, a prescindere dalla sua scoperta e dalla punizione, spero severa e prolungata, degli artefici diretti di questo scempio. Chi non si è ricercato sono le personificazioni emblematiche di questo modo di agire, dissimulato spesso da gentilezza e maniere, a chi e a che cosa, in quale, anzi, in quali diversi contesti, si esprime in forme dissimulatorie.

Puzzle.

Era appena trascorsa l'Epifania, quando la Logistica di un'azienda ricca di slogans e di vantate sostanze,si è rimanifestata come una malattia cronica, a ravvivare sgradevolmente la memoria di altri preludi al peggio. Dopo anni di usi regalizi per la clientela, per la prima volta ( con qualche eccezione occulta e mirata ) non si fornivano gli sportelli di calepini delle rimembranze e ci si limtava ad economici lunari. Appena passati i tempi degli auspici, una mail beneaugurante, dopo aver rammentato che nell'anno in corso ci attendono nuove guapperie, si chiedeva e ci chiedeva se non fosse il caso di pensare, prima ancora di concepirle, alle ferie, passate e future, quel monte ore di impedimenti, per permettere all'organizzazione di dislocare le truppe superstiti delle precedenti campagne. Compulsioni ripetitive di un'espansione a spese delle entità consimili e a salvaguradia del proprio recinto fortificato. Il protocollo dello Stato Maggiore veniva compulsato dalle figure di collegamento, inverato da una nota pedagogica e morale dei pastori del gregge, da un samizdat del tribunato della plebe che ne sottolineava scolasticamente i contenuti, compendiati nel CCNL. Suggellava le ripetizioni, una summa aziendalista. Passati un paio di giorni, si riesumava dagli archivi delle società di consulenza, un'altro dimidiato interprete, in realtà raddoppiato nelle mansioni e ridimensionato nelle già scarse facoltà, con fortissime limitazioni nei diritti e nelle facoltà, per consentire un uso discrezionale e intensivo di ogni abusata risorsa. I promoter venivano dappresso vessati da budget, simili a quelli delle laparotomie negli ospedali, coinvolgendo anche quanti che non ne avevano bisogno. Ripartiva l'itineranza dello sviluppo ambulante dei poveri piazzisti rimodernati della mia infanzia, che, su di un camioncino, alle intersezioni delle strade, concludevano le loro perorazioni con un "mi voglio rovinare! Aggiungo ancora.." Se non altro, il tono è di nuovo quello. Sta di fatto che l'abolizione dei gadget, le ferie programmate a Gennaio, il controllo sulla redditività analogo a quello esercitato dai prosseneti, con sevizie conseguenti all'inadeguatezza reddituale, sono retaggi già sperimantati una quindicina di anni fa, senza risultati apprezzabili per chi profumatamente li pagava, pur essendo già in difficoltà. Un'altra contraddizione, come se non sapessero gestire da sé le prorpie aziende e si trovassero lì per portato clientelare ed ereditario. Si tratterà di difficoltà da dividendi, da consistenza dei medesimi o di affanno a reggere il mercato, nel quale, esulando da controproducenti incursioni sui circuiti mondiali, per le quali non si è attrezzati, bisogna ripiegare sulle scarne spoglie autoctone, sempre le stesse, in termini numerici e di capitali, da sottrarre agli altri contendenti. Che all'uopo si sguinzaglino anche i cassieri "liberati", salvo farli tornare ai compiti originari, al primo inconveniente programmatorio, è un ulteriore sintomo di disordine, di confusione e di crisi. Non tutto ciò che luce, infatti, è oro. I premi e le afflizioni sono discrezionali; si sa che ci saranno, ma non si conoscono le loro entità. Ricordo un collega che concorreva, con buoni risultati, per un frigorifero. Il cappio, al 50% del capitale necessario, sarà l'ossessione pubblicitaria del momento; l'immobilizzo dei capitali liquidi residui all'esportazione illegale, il salvadanaio, per così dire, si attesterà sul 2%, 3% o 4% lordi, secondo la loro consistenza. Anche l'arruolamento massivo sarà apprezzato; il duro lavoro, recita la vulgata, la costanza del ritmo, saranno propedeutici al "loro" successo. Stride la lamentela circa la cattiva qualità della clientela acquisita "all inclusive": con questi metodi ne raccoglieranno a pioggia. Si cerca soltanto di rastrellare in concorrenza, in un momento di riflusso per aziende senza ordinativi e senza finanziamenti, né finanziatori, grandi e piccole, senza sostenere spese accessorie. La contesa si fa sempre più entropica, i risultati sono sempre più di breve durata. E' tutto scopertamente contraddittorio con la globalità giustificatoria del fenomeno finanziario, nonostante gli indubbi privilegi di approvigionamento di denaro a tassi simbolici, che taluni soggetti hanno ottenuto da parte delle autorità europee, senza che ne fosse vincolato l'utilizzo. Come in ogni società mercantile, evoluta o involuta, alla rozzezza del costume si associa uno spirito guerresco particolaristico e ripetitivo. Gli emigrati, cittadini delle cosiddette nuove democrazie dell'Est, osservano come nella Bielorussia dell'altrimenti dipinto dittatore Lukasenko, alla "monarchia" del potere sia associata la stabilità economica modesta, ma che non provoca emigrazione, una moneta nazionale che non conosce fluttuazioni, mentre nei loro "liberati" Paesi, la miseria e i torbidi continui non fanno che svalutare la divisa nazionale, in confronto col dollaro degli Stati Uniti. E' meglio - si chiedono - la dittatura bielorussa con il Papà sempre accompagnato dal figlio più piccolo, in ogni occasione pubblica o le democrazie formali..e basta in cui si sono ritrovati loro? Sull'invarianza delle condizioni servili mobilitate, privilegiate dall'essere stabilmente, anche se vagule, al servizio del reddito altrui, basa il suo mantenimento l'azionariato assenteista. La chiamata all'impegno e al sacrificio cerca di mascherare l'oggettiva contrapposizione degli interessi; un posto apparentemente stabile si sconta in metodico sfruttamento. I diritti che molti scoprivano di avere proprio all'atto dell'impegno lavorativo, sono relegati negli interstizi e non sono neppure conosciuti dalle ultime leve; gli accordi fra le imprese e gli ex sindacati sanciscono l'impossibilità di qualsiasi presa di coscienza, pena l'esclusione e la razzia dei propri diritti. I segni evidenti di una società autoritaria si evincono da tutti questi coerenti comportamenti. L'uso promiscuo delle maestranze in ogni ambito della vita produttiva, aspira al superamento dei riferimenti normativi - che non hanno niente a che vedere con quelli sindacali -. Organizzativamente, ogni residuo istituto, quali la durata giornaliera del lavoro, la retribuzione prevista, non subordinata al cottimo accertato meccanicamente, che è vietato, è superato regressivamente e ignorato, nella speranza, ben riposta, nell'acquiescenza, nella accertata "neutralità" politica, ma anche aziendale, dei sindacati, che rendono praticabili le sofisticherie interpretative delle norme, da opporre, in un favorevole clima propagandistico, avulso dalla realtà, in ogni sede di giudizio. Le giovani generazioni, sono un modo di dire: ne sono già maturate parecchie edizioni, tutte omologate al ribasso, nell'occupazione, nel reddito, nell'abbigliamento, nella vacuità intellettuale acritica. I mendicanti aumentano, il lavoro latita, i salari sono da sussistenza, l'immigrazione e l'emigrazione si parallelizzano. Ormai, anche le cure mediche si limitano agli interventi d'urgenza, alle visite contingentate, secondo un minutaggio preventivato. Tutte le necessità, precedenti e susseguenti agli interventi, vengono demandate alle famiglie e confliggono con le pretese efficientistiche e produttivistiche. La battaglia per l'acquisizione delle medesime quote di mercato e quindi per l'arricchimento particolare, in confronto con il crollo, la povertà degli altri attori merceologici, si fa spasmodica, si banalizza professionalmente ed eticamente, in un contesto nel quale la percentuale di disoccupati eguaglia quella di chi lavora, mentre gli skipper dei capitali percorrono sempre le stesse rotte del puzzle. Le guarentigie rivendicabili sono state occultate dai tribuni della plebe alla ricerca di un riconoscimento pubblico che li istituzionalizzi. Troveranno tutela marginale per i loro vertici, ma non otterranno mai il riconoscimento agognato, se non in scanni parlamentari. Il sinallagma, il rapporto a prestazioni corrispettive è stato sottomesso alla mera acquisizione temporanea di merce.

venerdì 7 febbraio 2014

L'importanza della partecipazione.

Le Olimpiadi invernali di Sochi, in Russia, hanno visto una coreografia imponente e investimenti concentrici a favore degli oligarchi putinani. Neanche l'Italia, versione prima Repubblica, aveva saputo far di peggio, almeno tutto in una volta. Sochi, ospita i giochi della neve su un altopiano che è stato rapidamente inurbato e dotato di raffinate infrastrutture abitative ed impiantistiche, mentre, digradando a valle, era rinomata solo per le elitarie vacanze marine dei ricchi locali ed occidentali, negli esclusivi resorts sul Mar Nero. Sochi sorge a soli cinquecento chilometri da Grozny, capitale della Cecenia, la cui popolazione, già inferiore al milione di abitanti, è stata diminuita di centomila unità, nel corso della primitiva guerra che vi si è svolta, fino a trovare un equilibrio instabile ma coatto, sotto l'egida di un uomo di paglia del quindecennale autocrate della Russia. Alla Cecenia si è ora sostituito il Daghestan. Ma la vicinanza resta provocatoria. Sono in corso i tumulti intestini dell'Ucraina, fomentati ad oriente dalla Russia, mentre ad ovest del fiume Dnepr i filo-occidentali combattono una guerra crescente, senza avallo, neppure implicito, della Unione europea, eccezion fatta della sua leader, la Germania, che apertamente sponsorizza candidati e soluzioni politiche, all'interno del Paese diviso, proprio lei che, della divisione, ben conosce i traumi. Tanta enfasi pubbliciaria tradisce un'intenzione di affermazione di forza della Federazione russa, che a pochi chilometri di distanza, qualcuno cercherà di contestare con altrettanta rilevanza mediatica. Già oggi, giorno inaugurale, un ucraino ha tentato di dirottare una aereo di linea verso Sochi e, nelle scorse settimane, gli irredentisti daghestani si sono fatti vivi con due attentati suicidi, dentro una stazione e su un autobus. La cittadina olimpica e il circondario sono presidiati da centomila poliziotti, i servizi segreti non si notano ma sono capillarmente presenti, le navi da guerra incrociano al largo e l'aviazione inibisce a chiunque lo spazio aereo. I maggiori leaders dell'Europa occidentale hanno disertato la cerimonia inaugurale; non li ha imitati il nostro sbiadito Presidente del Consiglio, della cui partecipazione, sui due versanti continentali, non deve essersi accorto nessuno.

Il fantasma della libertà.

In molte parti del mondo si succedono manifestazioni di gruppo od individuali, rivendicative di diritti civili e di libertà, che la politica riecheggia e gli apparati della reazione civile e religiosa osteggiano. Tutto viene neutralizzato nella paralisi e nello sproloquio, ma l'esibizione pubblica della democrazia negata ( dato che i ricchi, i potenti e i chierici, l'anarchia reale la esercitano )ne richiama continuamente l'aspirazione. La rivolta popolare ( tardiva ) contro gli effetti delle privatizzazioni, non solo delle aziende ex pubbliche, ma della società stessa, assume i connotati della rivolta velleitaria, quindi repressa e senza conseguenze immediate. Si diffone però come un antivirus, di rigetto verso le influenze del lucro e del particolare economico, che negano il concetto stesso di globalizzazione per tante macule egoiste. Tunisi, Il Cairo, Istanbul, Tel Aviv, New York, Jakarta, Bangkok, Kiev e, ultima Sarajevo, la cosmopolita ed ironica capitale delle Bosnia Erzegovina, palcoscenico di tante tragedie storiche, prima che la guerra interetnica e la corruzione endemica tentassero di spegnerne lo spirito. L'elemento unificatore di tante sparse, non coordinate manifestazioni, è il pauperismo in espansione, previsto, calcolato e incontrastato da istituzioni politiche imbelli, alle quali il pretesto comunista - almeno nel mondo occidentale - consentiva politiche opinabili ma meno vacue delle apparenze che esibiscono ora. Lo spirito inestinguibile della libertà si agita ancora, libero da ogni istituzionale, ideologica sovrastruttura e poco importa se sia vano proprio sul piano da cui, inconsapevolmente, vuole sfuggire: è una forma di separatezza, di distanza necessaria, dalla statica postura di tutti i devoti e gli officianti della propria autocostrizione utilitaristica, tanto più immaginaria quanto più aliena dal vissuto dei loro burattinai, di cui costitusicono la necessaria premessa.

martedì 4 febbraio 2014

Argini fragili.

Per che cosa si stanno ammazzando a Kiev, ormai divisi istituzionalmente secondo la storica ripartizione fra filo polacchi e occidentali e russofoni? Nelle milizie filo U.E. allignano anche fior di fascisti e, sulla contesa politica, infuria la corruzione e la violenza verso gli oppositori. Mentre i filo-Russi possono addurre la necessità di non rimanere al freddo tutti gli inverni, gli occidentalisti perchè si sacrificano per un'entità che li ignora? Quale posizione politica ha assunto infatti l'Unione europea a loro favore, ben sapendo che anelano alla congiunzione; quale forza di interposizione e di condizionamento militare può mettere in campo a sostegno dei rivoltosi? Solo la Germania fa un'occulta politica di sollecitazione trasversale e sponsorizza il pugile ucraino, campione del mondo della sua categoria, certa che se vorrà avere un peso politico, costui dovrà appoggiarsi interamente ad essa. Persegue cioè una politica di neo-influenza continentale, direttrice est, alla faccia dell'imbelle Unione e sollecita il riverberarsi dei pregiudizi anti germanici della Russia. La storia insegna ad interpretare gli eventi ripetitivi che la compongono, ma in essa manca l'etica, che sarebbe alla base di un ammaestramento. Che lezione trarne, se non che gli interessi ci portano al conflitto, in senso diplomatico e poi militare? La nostra unica speranza è che gli equilibri, pur così ingiusti, non si squilibrino o che prevalgano gli interessi al mantenimento delle intestine diatribe, senza farle tracimare, anche inavvertitamente, all'esterno.

Orizzonti del lavoro.

Avete l'abitudine di ristorarvi presso un Kebab, vi approvvigionate da un verduraio pakistano? Forse state intrattenendo uno smuggler, un terminale dell'immigrazione clandestina in Europa. I lavori svolti secondo cartelli etnici, in Italia, possono nascondere traffici ben più lucrosi, a diversi livelli gerarchici e d'interesse, di una filiera che parte dai villaggi d'origine, si alimenta della curiosità e della esplicita domanda di tanti giovani, speranzosi nell'Eldorado. Attraverso una catena interconnessa di attività, contribuiscono al transito, camionisti, skipper, ospitali asili, sottocoperte di navi mercantili, ma anche di yacht noleggiati e destinati, talvolta con comandanti a gettone, soli o con equipaggio, con i passeggeri, organizzati all'addiaccio da veri e impropri tour operators e imbarcati a viaggio in corso. Preliminarmente, bisogna foraggiare le guardie di frontiera, la polizia dei paesi di transito, anche la loro magistratura e poi, all'arrivo, le burocrazie consolari e d'ambasciata, i tenutari degli ostelli di passaggio, di nuovo le guardie di più di una frontiera, valendosi sul posto di affidabili e cointeressati connazionali integrati, attraverso lo svolgimento di un'attività legale. Molti di questi mercanti, di tutto ciò che si può vendere, sono ricchissimi e possono subappaltare tutte le attività strumentali, occultandosi per sempre dai rischi di incappare in un accertamento o di una retata. Ultimi, nel loro tradizionale ruolo di sfruttatori, senza ipocrisie sindacali, gli imprenditori, che, su base fiduciaria, si rivolgono sempre agli stessi negrieri, impiegano fin che servono, le braccia che questi ultimi hanno importato e fanno curare a loro l'espulsione, il licenziamento, verso la terra natia o per altri lidi dove siano richiesti. Per partire, i migranti devono pagare dal 3.000 ai 7.000 euro agli smuggler e per essere ingaggiati di nascosto dal fior fiore dell'imprenditoria nostrana, devono versare agli imprenditori dai 1.000 ai 2.000 euro. Non lo fanno direttamente; provvedono gli smuggler ad estorcerli alle famiglie, non appena il viaggio si è concluso con l'approdo nel Paese di destinazione. Gli impreditori ricevono, per così dire, un'incentivo alla tratta e vengono fidelizzati dal vettore. I soldi, finiscono nella disponibilità diretta delle singole persone e non intersecano, neanche nascostamente, i bilanci aziendali Poi, i clandestini finiscono nel buco nero del lavoro al netto dei contributi previdenziali. Qui il cerchio del lavoro redditizio, si chiude. Il lavoro di controllo non avviene e rende superflua l'azione di contrasto. Come ben sanno i migranti, dalle colf alle badanti ( anche dopo che, al nord, vengono regolarizzate ), gli addetti alle pulizie e gli operai, classe sommersa.

lunedì 3 febbraio 2014

Confusioni di genere o generiche confusioni.

I Governi commissariati dell'Unione europea sono assenti in materia economica, occupazionale e previdenziale. Sono anzi controriformistici in ognuno dei campi interconnessi di cui sopra. Il vuoto, l'assenza irresponsabile sono la costante nelle tradizionali competenze nazionali dei Governi. I parlamenti sono certificatori degli esecutivi e, in sostituzione del dibattito socio-economico, si prodigano in ogni sorta di legiferazione, tanto insulsa, quanto enfatizzata. Le famiglie gay, l'adozione omosessuale et similia hanno sostituito i temi di interesse generale, in grado di sollecitare la partecipazione delle masse popolari. I surrogati non interessano a nessuno, nemmeno alla gran parte dei soggetti chiamati in causa. Si cerca di attizzare il dibattito e la contesa su temi esogeni e di suggerire l'approvazione o la disapprovazione riguardo agli unici temi sui quali la politica conserva facoltà di decisone. Su questi pretesti si esercita il falso progressismo della pseudo sinistra e la sanfedistica reazione della destra civile e religiosa. Una pratica decisamente onanistica, in primis all'interno delle coalizioni, parte delle quali si fanno promotrici dei diversivi, che vengono osteggiati trasversalmente, nello stesso ambito e sul fronte opposto.

Che cosa significa essere umani?

Un 'ndranghetista di trentadue anni, è stato fatto evadere a margine dell'udienza per l'ennesimo processo, da un gruppo di compari, fra i quali il fratello, che ci ha rimesso la vita e che è stato portato in ospedale agonizzante dalla madre dei due, da anni residente in Lombardia, dopo esserlo stata in Piemonte. Il boss - così viene definito - aveva ucciso un polacco ventiduenne per la corte che costui rivolgeva alla sua amata. Motivo più cretino per sacrificare una giovane vita, quella di un fratello e per evadere infine in maniera così cinematografica e insulsa, non poteva escogitarlo la povera testa mafiosa. Resta la migrazione indistinta di disoccupati e mafiosi, come quella transfrontaliera dei disperati e dei terroristi, inestricabilmente confuse. Viaggiano insieme e poi s'infrattano le sotto-culture più sedimentate e micidiali, comprese quelle per le quali le mamme piangono a prescindere e si strapperanno le vesti per la loro giovane vita recisa, come le vedove delle loro vittime. Woody Allen ama i bambini; quando crescono si scopa e poi sposa anche le figliastre, ma che, quando aveva sette anni, nella stanza dei giocattoli, si fottesse anche un'altra delle sua trovatelle, figliastra di Mia Farrow, senza intravedere in lei tenerezza, lascia interdetti. L'intelligenza non basta, l'umanità richiede altro. Uno sconosciuto giocatore di pallone, ingaggiato dal presidente di una società retrocedenda, esulando dai suoi consulenti a libro paga, si presenta solingo ai cancelli del centro tecnico di destinazione, senza che nessuno dei bypassati, ma lautamente pagati dipendenti, si degnasse di riceverlo e di accompagnarlo, perchè a loro "ignoto". Basta questo a rivelare la mafiosità ambientale del pianeta calcio, nel quale, ad ogni ingaggio corrisponde una percentuale a crescere per gli allenatori, fin dalle giovanili, per i collegati agenti e i collusi dirigenti calcistici. La globalizzazione delle opportunità ha comportato anche la globalizzazione dei tour operators dei migranti clandestini. Le modalità sono le più tradizionali, ma anche le più fantasione od occasionali, pur in una ragantela di funzionari d'ambasciata, di Kapò precedentemente immigrati, di guidatori di navigli o scafisti, oppure semplicemente comandanti, fino agli imprenditori che si rivolgono sempre agli stessi reclutatori, attraverso i quali, si fanno a loro volta pagare dalle disgraziate, in tutti i sensi, famiglie dei disgraziatissimi migranti e che gli importatori pagano per assicurarsi l'esclusiva del ricambio della forza lavoro.

Costanti.

L'Italia fa, da sola, la metà del fatturato della corruzione, dell'intera Unione europea, compresa la Grecia e lo sfasciume dei Paesi ex comunisti, ingaggiati solo per fornire manodopera a basso costo e in preda al capitalismo truffaldino noviziale,mentre noi, Peter Pan della truffa, non abbiamo mai smesso e l'abbiamo istituzionalizzata artisticamente, come la cappella sistina e tanti altri capolavori, che, assunti nel patrimonio di Papi e Sovrani, depredati dalle truppe napoleoniche e naziste, sono oggi contesi, anche con il furto su commissione, dai capitalisti di tutte le latitudini, che vi immobilizzano i capitali estorti con un sitematico sfuttamento delle maestranze, troppo ignoranti per apprezzarle o chiamate cerimonialmente a contemplarli di tanto in tanto, attraverso calendarizzazioni altrettanto rituali. Chi dice donna, dice danno! E' in gran parte vero, purtroppo. L'importante è non andarsele a cercare, seguendo le proposizioni delle orme delle convenzioni più comuni. La Presidentessa della Camera dei deputati, è una ex Funzionaria delle Nazioni Unite, approdata intellettualisticamente e opportunisticamente a SEL e, e per suo tramite, assurta ad altra importante carica, per sostenere la quale, deve ricorrere al contributo costante dei Funzionari del suo Ufficio, che sono i veri presidenti dei lavori, occulti e pur faranoicamente pagati. Ma, almeno, sanno di cosa discettano. La bella zitella, che ha un fidanzato di cerimonia e che dalla vita aspira vanitosamente ad accaparrarsi tutte le soddisfazioni, compresa quella del birignao di sinistra, recide l'opposizione ad un testo in discussione, per tutelare gli Italiani dal pagare un'altra rata di IMU, come se fosse questo il suo compito e non quello di assicurare la parità di espressione di tutta l'assemblea e di ciascuna sua componente. Con dubbio gusto, pari a quella dell'icona matura della bellezza, un blog ha postato un dialogo stupidello ( soprattutto da parte della sagoma della Boldrini e quindi ad essa attribuito ), durante un improbabile viaggio in macchina con un giovane militante del M5S. "Suggeriscono lo stupro, anzi sono dei potenziali stupratori", ha chiocciato la femminista zitellona eppur bonazza, che del suo stato tradisce sostanzialmente l'egoismo e l'ombelicocentricità. Dopo Pietro Ingrao, socratico Presidente, che, dopo un solo anno, si ritirò, la sinistra non ha fatto altro che proporre le più inaffidabili figure di narcisi che è capace di produrre: Bertinotti e la Boldrini stessa.

sabato 1 febbraio 2014

Profeticamente inutili.

Con ampio dispiegamento di firme accreditate delle maggiori Case editrici e di saputi interventi sulla carta rilegata dei periodici di nicchia, la parte meridionale dell'Europa unita, la più povera e la più corrotta insieme, hanno deciso di investire un certo Tsipras, il da poco conosciuto leader di Syriza, in Grecia, della guida di una coalizione greco-latina di rivalsa al parlamento europeo. Beh, una riedizione così smaccata del brancaleonismo più velleitario e tribunesco, i nostri pensatori da rotocalco per un ristretto numero di utenti, non potevano produrre. Sembrano proprio non rendersene conto. I pensatoi di sinistra non sparano meno cazzate di quelli di destra, dove spesso si cazzeggia senza pensarci. La costruenda coalizione, quali interessi rappresenterebbe, tranne quelli di una gran parte dei cittadini, ridotti però ad una condizione di paria? Purtroppo per loro, fuori dalle opportunità? Non sarebbe nata Syriza, né si sarebbe così improvvisamente ingrossata, senza le politiche di immiserimento della Unione europea e senza l'acquiescenza dei due partiti, per questo insieme al governo, dopo aver saccheggiato il Paese ed averne incrementato la corruzione. Di che cosa potrebbe farsi vessillifero il giovane leader, improvvisato sulla depressione economica e morale del suo popolo, del quale non porta, sia ben chiaro, la responsabilità; ma, a parte questo aspetto morale, che cosa si proprongono i suoi sponsor e, domani, i suoi adepti o lui stesso, all'interno di un organismo, nel quale l'avallo delle decisioni dell'esecutivo di Bruxelles, è l'unica funzione che gli viene riconosciuta, come ormai, senza dichiararlo, nei parlamenti nazionali? Vogliamo giocare con i sofismi o agire politicamente per raddrizzare una tendenza distruttiva per il maggior numero dei popoli europei, traditi, ancora una volta, da una imprenditoria stracciona e perennemente in fuga, come i suoi capitali e da classi politiche inette e avide. Può Syriza rappresentare una speranza o essere invece uno strumento manipolabile di un'intellighentia opportunista?

Margini e marginalità.

Le aziende, per non delocalizzare, chiedono diminuzioni di stipendio per i loro dipendenti, ben sapendo che la legge lo vieta. Chiedono, quindi, una modifica della legge, influendo pesantemente sulla legislazione e i contenuti dei diritti di cittadinanza, oltrechè sui rapporti fra le classi sociali, anche se, in realtà, vogliono negoziare con gli enti locali e con il Governo, una riduzione delle imposte, che sono la base di sussistenza di determinati servizi e delle posizioni dei politici, titolari di quegli incarichi, che si spartiscono all'interno degli apparati delle formazioni vincenti e/o coalizzate, senza più nessuna influenza da parte degli elettori. Ogni determinazione, ogni scelta invocata, sposta il costo su qualche altra entità economica, amministrativa o politica e, in senso lato, ogni miglior trattamento riservato a qualcosa o a qualcuno, si scarica, per compensarsi, su altri equilibri, fino ad allora non intaccati. La politica, dunque, serve a compensare, pro tempore, le esigenze che prevalgono, a gestire la modifica degli assetti, a riconsiderare le posizioni già assunte, alla luce di nuove normative - già di per sé indice del prevalere di un interesse organizzato su di un altro - a rimodularne i contenuti, a rinforzare gli argini sociali. Ma se il governo degli eventi e l'amministrazione del bilancio delle nazioni passano ad un organismo sovranazionale, che pretende dirigisticamente di far prevalere un indirizzo d'eccellenza, su ogni forma di scassato calderone finanziario statale, intere popolazioni si trovano a brancolare in un vuoto normativo, di assistenza e di riconoscibilità. Con la ricchezza concentrata nelle mani, sempre più avide, di un dieci per cento delle popolazioni, lmitandoci alle società industriali, perché nelle altre la percentuale è molto inferiore ed è quasi totalitaria la massa clientelare, mentre la forza lavoro assomma a decine di milioni di persone, si azzerano progressivamente tutte le stratificazioni, gli status avvertiti come propri, la fruizione della cultura e del tempo libero, e si creano e si moltiplicano, le aree di degrado morale e ambientale, le periferie dell'emarginazione. Senza la compensazione del defict di bilancio, ovviamente non criminale ed il soccorso dello Stato sociale, non può essere diversamente, dato che che la ricchezza non si incrementa con le parole e la produzione di beni, se avviene a costi da neo-industrializzazione, può indurre solo una sostenibilità al ribasso, l'unica forma di uguaglianza nota. Per questo si vuole con tanta pervicacia iconoclastica, distruggere i confini, in un universalismo contro la Storia.

Putredine.

L'italianissima e buffonesca saga dei due Marò pistoleri e pistoloni, ostaggio in India delle commesse dell'Agusta e dei suoi elicotteri, destinati a sostituire quelli sovietici, in disarmo, per le personalità indiane, acquista connotati comprensibili. Le vicende processuali dei due Rambo cerebrolesi si intersecano con il processo intentato in Italia ai vertici della Agusta ( non è la prima volta )proprio in rapporto alla vendita di una flotta di elicotteri militari da trasporto a quel Governo, ricoperto attualmente dal partito di Sonia Gandhi. I notabili del partito stesso, i ministri e lo stesso Presidente dello Stato indiano, si sarebbero rimpinguati con le mazzette incentivanti dell'azienda italiana. Secondo l'evoluzione del processo italiano e in rapporto alle rivelazioni sui nominativi dei percettori, si congelano le commesse medesime, che, per essere sbloccate richiedono il ritorno in India, come ostaggi, dei due fucilieri e la loro attuale detenzione dorata. Ma, alla pubblicazione di una lettera e di un elenco dei vertici politici del Partito del congresso al Governo, la Procura dello Stato investito del giudizio, ventila la possibilità, precedentemente e successivamente esclusa, di applicare ai due baldi tiratori, la pena di morte. In fondo, i due decerebrati G-men, che a mio modesto giudizio sono anche due assassini, non hanno capito che, su certe rotte, non ci si fa prendere dal prurito del grilletto, soprattutto se si è tutelati dal Governo italiano. La corruzione che rischia di sputtanare il partito dell'italiana indianizzata alle elezioni della prossima primavera, è molto più compromettente delle povere vite dei pescatori uccisi, per le quali si è già ottenuto il perdono delle famiglie, a suon di quattrini. Fedeli alla consegna, i due "pistola" non si somo interrogati sul loro ruolo, puramente esornativo, su una petroliera privata, sull'incongruità del servizio in quanto militari di carriera, sul vanesio incarico attribuitogli da un ministro della Difesa retorico e voltagabbana, che, anche in costanza di un provinciale fascismo, li avrebbe lasciati ugulamente dispersi nel vasto e remoto continente, come, del resto, ha fatto. Comunque finisca questa vicenda, checché ne dica il Presidente nostrano, non potà finire con onore.