domenica 9 febbraio 2014

Stampi deformanti.

Maria Concetta Cacciola è stata uccisa dai suoi zelanti familiari che volevano impedirle di rivelare le dinamiche mafiose della piana di Gioia Tauro. Della n'drangheta faceva parte anche il marito che, per questa ragione, era detenuto. La giovane collaboratrice di giustzia aveva colto l'occasione della carcerazione del marito e di una relazione - pare - intrattenuta con un'altra persona, per cominciare a vuotare il sacco e liberarsi di un'oppressione anche personale, nel contesto rosarnese. Del "contesto" facevano ovviamente parte anche i suoi familiari, il padre e il fratello che l'hanno uccisa, facendole bere dell'acido muriatico per simulare un suicidio, nonostante la stretta parentela, il cui legame era evidentemente inferiore al rispetto dei protocolli di una società chiusa, aggressiva ed ostile, nella quale i rapporti sono determinati a priori e garantiscono la continuità di morali arcaiche. Non hanno avuto pietà neanche dei tre figlioletti che avrebbero dovuto essere e forse saranno educati ai canoni mafiosi. Certe pretese autoconservative si riscontrano in tutte le educazioni inziatiche e laddove tutelino degli interessi. La sua stessa famiglia, dopo che due avvocati, ormai al soldo della mafia ( anche questo non è originale, si verifica in altri ambiti ) l'avevano indotta alla ritrattazione delle sue affermazioni ai giudici, prima che la scenografia del suicidio venisse apprestata, ha eliminato la sua anomalia. Mi sovviene l'eliminazione dell'anomalia del figliolo con la "testa troppo grossa" della Franzoni, cresciuta in un clan familiare oppressivo e uniforme. Ricorderete la sorte che toccò alla ragazza pakistana, emigrata con la sua famiglia in Italia e poi emula delle sue coetanee, che fu parimenti uccisa dal padre e dal fratello, con la collaborazione, fin nell'aula di giustizia, della madre. Comportamenti analoghi, non ben analizzati nelle loro connessioni intrinseche con costumi identificativi e di riconoscimento all'interno di società diversamente "etniche", che riescono a rimanere autoreferenziali pur all'interno di un diverso modello. Un'altra contraddizione del globalismo, più ideologico che reale. Temo che il risultato sia stato raggiunto, a prescindere dalla sua scoperta e dalla punizione, spero severa e prolungata, degli artefici diretti di questo scempio. Chi non si è ricercato sono le personificazioni emblematiche di questo modo di agire, dissimulato spesso da gentilezza e maniere, a chi e a che cosa, in quale, anzi, in quali diversi contesti, si esprime in forme dissimulatorie.

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