martedì 4 febbraio 2014

Orizzonti del lavoro.

Avete l'abitudine di ristorarvi presso un Kebab, vi approvvigionate da un verduraio pakistano? Forse state intrattenendo uno smuggler, un terminale dell'immigrazione clandestina in Europa. I lavori svolti secondo cartelli etnici, in Italia, possono nascondere traffici ben più lucrosi, a diversi livelli gerarchici e d'interesse, di una filiera che parte dai villaggi d'origine, si alimenta della curiosità e della esplicita domanda di tanti giovani, speranzosi nell'Eldorado. Attraverso una catena interconnessa di attività, contribuiscono al transito, camionisti, skipper, ospitali asili, sottocoperte di navi mercantili, ma anche di yacht noleggiati e destinati, talvolta con comandanti a gettone, soli o con equipaggio, con i passeggeri, organizzati all'addiaccio da veri e impropri tour operators e imbarcati a viaggio in corso. Preliminarmente, bisogna foraggiare le guardie di frontiera, la polizia dei paesi di transito, anche la loro magistratura e poi, all'arrivo, le burocrazie consolari e d'ambasciata, i tenutari degli ostelli di passaggio, di nuovo le guardie di più di una frontiera, valendosi sul posto di affidabili e cointeressati connazionali integrati, attraverso lo svolgimento di un'attività legale. Molti di questi mercanti, di tutto ciò che si può vendere, sono ricchissimi e possono subappaltare tutte le attività strumentali, occultandosi per sempre dai rischi di incappare in un accertamento o di una retata. Ultimi, nel loro tradizionale ruolo di sfruttatori, senza ipocrisie sindacali, gli imprenditori, che, su base fiduciaria, si rivolgono sempre agli stessi negrieri, impiegano fin che servono, le braccia che questi ultimi hanno importato e fanno curare a loro l'espulsione, il licenziamento, verso la terra natia o per altri lidi dove siano richiesti. Per partire, i migranti devono pagare dal 3.000 ai 7.000 euro agli smuggler e per essere ingaggiati di nascosto dal fior fiore dell'imprenditoria nostrana, devono versare agli imprenditori dai 1.000 ai 2.000 euro. Non lo fanno direttamente; provvedono gli smuggler ad estorcerli alle famiglie, non appena il viaggio si è concluso con l'approdo nel Paese di destinazione. Gli impreditori ricevono, per così dire, un'incentivo alla tratta e vengono fidelizzati dal vettore. I soldi, finiscono nella disponibilità diretta delle singole persone e non intersecano, neanche nascostamente, i bilanci aziendali Poi, i clandestini finiscono nel buco nero del lavoro al netto dei contributi previdenziali. Qui il cerchio del lavoro redditizio, si chiude. Il lavoro di controllo non avviene e rende superflua l'azione di contrasto. Come ben sanno i migranti, dalle colf alle badanti ( anche dopo che, al nord, vengono regolarizzate ), gli addetti alle pulizie e gli operai, classe sommersa.

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