venerdì 7 febbraio 2014

L'importanza della partecipazione.

Le Olimpiadi invernali di Sochi, in Russia, hanno visto una coreografia imponente e investimenti concentrici a favore degli oligarchi putinani. Neanche l'Italia, versione prima Repubblica, aveva saputo far di peggio, almeno tutto in una volta. Sochi, ospita i giochi della neve su un altopiano che è stato rapidamente inurbato e dotato di raffinate infrastrutture abitative ed impiantistiche, mentre, digradando a valle, era rinomata solo per le elitarie vacanze marine dei ricchi locali ed occidentali, negli esclusivi resorts sul Mar Nero. Sochi sorge a soli cinquecento chilometri da Grozny, capitale della Cecenia, la cui popolazione, già inferiore al milione di abitanti, è stata diminuita di centomila unità, nel corso della primitiva guerra che vi si è svolta, fino a trovare un equilibrio instabile ma coatto, sotto l'egida di un uomo di paglia del quindecennale autocrate della Russia. Alla Cecenia si è ora sostituito il Daghestan. Ma la vicinanza resta provocatoria. Sono in corso i tumulti intestini dell'Ucraina, fomentati ad oriente dalla Russia, mentre ad ovest del fiume Dnepr i filo-occidentali combattono una guerra crescente, senza avallo, neppure implicito, della Unione europea, eccezion fatta della sua leader, la Germania, che apertamente sponsorizza candidati e soluzioni politiche, all'interno del Paese diviso, proprio lei che, della divisione, ben conosce i traumi. Tanta enfasi pubbliciaria tradisce un'intenzione di affermazione di forza della Federazione russa, che a pochi chilometri di distanza, qualcuno cercherà di contestare con altrettanta rilevanza mediatica. Già oggi, giorno inaugurale, un ucraino ha tentato di dirottare una aereo di linea verso Sochi e, nelle scorse settimane, gli irredentisti daghestani si sono fatti vivi con due attentati suicidi, dentro una stazione e su un autobus. La cittadina olimpica e il circondario sono presidiati da centomila poliziotti, i servizi segreti non si notano ma sono capillarmente presenti, le navi da guerra incrociano al largo e l'aviazione inibisce a chiunque lo spazio aereo. I maggiori leaders dell'Europa occidentale hanno disertato la cerimonia inaugurale; non li ha imitati il nostro sbiadito Presidente del Consiglio, della cui partecipazione, sui due versanti continentali, non deve essersi accorto nessuno.

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